sabato 31 gennaio 2009

SENIGALLIA : ALBERTO ZAVATTI NON UN, MA IL SINDACO


di Franco Giannini

Si era aperto ieri pomeriggio alle 16,45 nell'Auditorium di San Rocco, il Convegno di studi su Alberto Zavatti, per chiudersi alle ore 20 circa. Tre ore e più trascorse con un'attenzione alterna tra il molto e lo scarso interesse. Non certo per l'argomento trattato, ma per l'oratoria di chi era preposto a non abusare di quei minuti programmati e preziosi, la cui scarsità venutasi a creare, sono così ricaduti, sulle spalle degli ultimi, che ultimi poi al fine dell'interesse che hanno suscitato, così non erano. Dico ciò, perchè di 12 persone che hanno preso la parola, ritengo che solo 7 abbiano colto la completa e continua attenzione del numeroso pubblico presente. Gli altri, un pò per la monotonia del porsi, un pò per la tematica scelta, più che l'interesse del pubblico hanno suscitato solo dei semi trattenuti sbadigli, in parte celati graziosamente da mani educate. Del resto, capisco che si può essere altamente preparati in una materia, ma non lo si può essere nell'arte dell'oratoria, perchè questo è un dono gratuito della natura. Nel volantino promozionale del Comune, leggevo che questo Convegno di Studi è stato promosso per ricordare e valorizzare la figura di quello ricordato, erroneamente, come il primo Sindaco di Senigallia. Altri lo hanno preceduto, ma nessuno è ricordato con pari affetto e rimpianto. Ricordare si, valorizzare un pò meno, perchè la figura di Zavatti si è auto-valorizzata da sola, senza le parole dei posteri che possono sempre suonare come di retorica, anche se non lo sono, bensì per la concretezza dei suoi "fatti" che gli anziani del tempo ben ricordano. Poche erano infatti, le persone presenti in sala con un'età inferiore ai 45 anni, tutti gli altri avevano i cappelli grigi, se li avevano. Molti erano coloro che avevano vissuto quel periodo e che erano testimoni ed elettori del tempo, che lo avevano votato e riconfermato non per la sua idee politiche, ma per il contributo che aveva profuso, traslando la città di Senigallia dalle macerie della guerra a quelle altrettanto difficili della ricostruzione. Un uomo, che oltre a sindaco, come lo ha definito l'attuale prima cittadina Luana Angeloni, fu un "comunista anomalo" per quei tempi, perchè non schiavo delle idee di partito. Fu per tutti i senigalliesi il "sindaco della speranza". Fu, come lo ha definito l'ex sindaco Giuseppe Orciari, il "sindaco del popolo". Un uomo che era nato in un'umile famiglia, come ha avuto modo di sottolineare, illustrandoci in modo ampio ed interessante il Prof. Marco Severini docente all' Università di Macerata, le opere e la vita di un figlio del popolo. Brevemente: rimasto orfano di entrambi i genitori in giovanissima età, uccisi dalla terribile "Spagnola", viene affidato a degli zii, trasferito per un breve periodo in Egitto, poi riportato in Italia e consegnato ai nonni per essere in breve tempo rinchiuso in un colleggio-orfanotrofio. Uscito, impara il mestiere da sarto, a soli 30 anni incontra casualmente al Bar Columbia un certo Maderloni, anconetano ed esponente dell'allora PCI che lo invoglia ad entrare nella militanza di partito e da qui comincia la storia politica che tutti i senigalliesi di lui conoscono. Solo, a testimonianza della sua ferrea volontà, il conseguimento del diploma della scuola dell' Avviamento, conseguito dopo aver sostenuto l'esame con l'allora prof. Paci, altro personaggio amato dai vecchi senigalliesi. Era prima di tutto il Sindaco di tutti, mai dimentico che il suo posto era in mezzo al popolo che lo aveva eletto, ed infatti non era difficile trovarlo seduto al bar, in momenti che credeva di ritagliarsi come pausa lavorativa, circondato di cittadini che approffitavano di quelle occasioni meno ufficiali e burocratiche per chiedergli consigli e favori. Mai che si sia tirato indietro. Partiticamente, era un uomo che, malgrado facesse il sarto, era nudo di quel "Culto della Personalità" tanto caro ai politici di allora, ma aggiungerei, anche a quelli di oggi. Un uomo che era nato povero, che morì povero e che giunse a rifiutare una "Poltrona in Parlamento" che avrebbe assicurato una tranquillità economica a lui ed alla sua famiglia. Per questo è da ritenerlo un uomo di vecchio stampo, quello stampo di cui forse ne abbiamo perduto il modello.

venerdì 30 gennaio 2009

CIR33 - MA FORSE HO FRAINTESO ?

di Franco Giannini

Riporto dei brani di un'intervista raccolta da Sandro Galli e rilasciata al RdC del 28 c.m., pagina di Senigallia, dal Presidente del Cir33, Simone Cecchettini, che mi hanno lasciato perplesso e dubbioso su alcuni punti. Il titolo era "ARRIVA UN ISPETTORE" con sottotitolo "dovrà individuare chi sgarra nella raccolta": "...L'ispettore ambientale è ormai una necessità- rispondeva il Cecchettini - non solo per evidenziare eventuali problematiche legate al gestore del servizio; bisogna infatti verificare in città il corretto conferimento. Da parte degli utenti ci sono infatti ancora difficoltà per quanto riguarda il conferimento della plastica. Anzi, è un disastro." ed ancora : "Eravamo partiti con l'obiettivo di istruirne due ma aspettiamo che da parte del Comune vi siano indicazioni ed anche risorse." ed in merito agli abbandoni : " Anche su questo fronte dovrà svolgere il suo compito l'ispettore ambientale, controllando le isole ecologiche dove conferiscono più utenti.". Si conclude l'intervista con una domanda circa la tassa ed il passaggio a tariffa : " Il passaggio da tassa a tariffa è bloccato dalla Finanziaria 2009. Il Comune insieme al Consorzio già da un anno ha pronto un nuovo piano tariffario, che però non può essere introdotto.......Ma credo che siano anche necessari investimenti per estendere entro il 2009 la raccolta porta a porta in tutte le frazioni. Questo per far compiere alla città un salto di qualità. Senigallia è al 57 % di raccolta differenziata ma ancora lontana dall'obiettivo del 65 %.".


Ora devo dire che se condivido con Cecchettini, l'inciviltà di alcuni concittadini, la loro mancanza di volontà di collaborare, devo anche suggerire di farsi un esame di coscienza e chiedersi se si tratti solo di questo, oppure c'è anche un aspetto che ha scarsamente valutato. Io sono solito chiedermi quando uno non mi comprende, non che sia uno sciocco il mio interlocutore, bensì che molto probabilmente non è sufficientemente chiaro il mio esporre, vale a dire.. non riesco a comunicare. Ecco, appunto, siete certi che la vostra comunicazione sia sufficientemente chiara ? Siete certi che le procedure suggerite siano di facile comprensione ? I giovani sono quelli che recepiscono con immediatezza, ma gli anziani ? Che cosa avete suggerito a loro ? Che in caso di indecisione è meglio buttare tutto sul "Grigio"? Più che lo spiegare è un lavarsene le mani, o no?


Parla di Ispettore Ambientale; condivido con lei che sia necessaria una persona in grado di elevare sanzioni ed operi quindi controlli, indicazioni e suggerimenti. Ma dice anche di attendere ancora dal Comune una risposta e un cenno circa le eventuali risorse. Eppoi ancora, una persona mi sembra che sia una goccia nell'oceano. Non solo, ma quando tutto ciò verrà attuato, perchè quando subentra le Amministrazioni i tempi sono quel che sono!! E le necessità giornaliere non possono attendere quei tempi che provocano disaggi, odori fastidiosi e una presentazione della città turistica non eccelsa. Allora perchè non fidarsi, almeno temporaneamente di quei cittadini più sensibili al problema e anzichè fare i sordi, non accettare i loro suggerimenti fatti di foto, telefonate, scritti, non giudicandoli solo contestatori e polemici? Oltre tutto non costano nulla!!!! Altra parola che io, al suo posto mai mi sarei permesso di usare, è quel "disastro" in merito alla raccolta della plastica. Certo che se le indicazioni -risposte su detta raccolta vengono formulate come quelle sul Tetrapak, beh non c'è da meravigliarsi che i rifiuti plastici siano di scarsa qualità. Anche perchè lei mi insegna che le tipologie di plastica, non possono essere riciclate unitamente come un tutt'uno, in quanto ne uscirebbero e ne escono, materiali definiti "Contaminati", vale a dire pressochè inutilizzabili in quanto non amalgamabili tra loro per temperature di fusione e natura delle cellule dei polimeri. La migliore qualità la si otterrebbe dividendo le stesse tipologie seguendo le sigle, ma il discorso diverrebbe lungo e troppo tecnico.

In merito poi alla tassa-tariffa, c'è proprio il timore di parlarne...benedetta quasi allora questa Finanziaria che rimanderà il tutto più in là.... In merito ai dati della raccolta mi sembra che ci sia qualche cosa che mi sfugge...fino a poco tempo fa, si leggeva che Senigallia era un Comune copiato dagli altri per i traguardi raggiunti, era un Comune che faceva scuola, era un esempio da prendere, in poco tempo avevamo raggiunto quel traguardo prefissato, oggi siamo...ancora lontani dall'obiettivo del 65%? . Forse mi sbaglio, ma che il periodo idilliaco con il Comune, non so per quali motivazioni (o le posso solamente intuire!) stia terminando?? Oh, ditemi pure, che ho solo frainteso!! Nell'eventualità me ne scuso!


FOTO di F.G.: Cassonetti spesso sovrapieni nella traversa di Via Perilli

giovedì 29 gennaio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 3

di Dario Petrolati

PROPOSTE PER IL PROSSIMO MILLENNIO

Un giorno, l'anno scorso, forse si parlava di libri letti e piaciuti, Bianca mi riprese quando le dissi che mai avevo letto LEZIONI AMERICANE.
- Allora vuol dire che ti presto il mio, attento a trattarlo bene che non si trova più quell'edizione -.
Infatti dopo averlo letto e assaporato come forse mai mi era accaduto con altra opera ho tentato di trovare la Einaudi, ma anche la mia libraia di fiducia si è arresa ed ho comprato l'edizione economica Oscar Mondadori.
Conoscevo Calvino come scrittore assai sottile sin dalla sua opera : Il Sentiero dei Nidi di Ragno e poi attraverso il suo impegno politico l'ho sempre trattato a parte, come se fosse il più sensibile ed acculturato della scuola Einaudiana.
Le Lezioni sono l'opera postuma di Calvino, si tratta di sei proposte - lezioni che furono scritte nel 1985 per un ciclo di conferenze per la Università di Harvard.
Purtroppo il maledetto ictus lo aspettava all'angolo e dell'opera restano le bozze che già teneva pronte per parlare con gli studenti e coloro che volevano imparare.
Le cinque compiute riguardano:
*La leggerezza in tutte le sue espressioni
*La rapidità
*La esattezza nella sua compiutezza
*La visibilità in ogni sensibile angolo
*La molteplicità nel suo definire
( rimase incompiuta, solo progettata : *la coerenza)
Studiando con calma e serenità la sua completa lezione ci si accorge che tanti suggerimenti anche i meno ovvi, portano a capire che Calvino amava ed era portato per la sintesi sempre ed ovunque.
Un mentalmente matematico e sognatore sempre portato per la fabula non può che incuriosire ed arricchire il lettore, così è con Calvino, quasi sparito ragazzo, innamorato della natura e sempre sollecito ai richiami dei sentimenti ( la sua storia d'amore contestata con Elsa De Giorgi ) , tutto il contesto politico che lo fa soffrire senza piangere chè sa analizzare il 1956 e prendere le opportune decisioni, il pensiero intero e le analisi non fredde bensì quasi compiacenti sulla realtà mista a immaginazione senza moralismi falsi, forse desideri mai appagati.
C'è uno sdoppiamento sottile non malizioso nel suo esprimersi colto comprensibile da chi è più smaliziato, ma anche semplice e narrativo per le anime meno preparate.
Non manca la sorpresa spesso, che quando compare un nome o un fatto storico allora ci fermiamo nella lettura e cerchiamo di sapere magari capire perchè lo Scrittore ligure ha fatto la proposta, se c'è un perchè e quale semmai.
Un divagare mentale sulle possibilità del presente con le sue conquiste tecnologiche, non dimenticare il passato presente sempre pronto con non mentite spoglie a ritornare all'attualità prima che il sogno diventi realtà.
La leggerezza quella religiosa magari vestita da rimembranze dantesche, eppoi subentrano con garbo la rapidità e l'esattezza, quanto è il visibile o supposto tale e la molteplicità, un gioco pesantemente leggero delle occasioni di vita che solo una mente allenata riesce a concepire e riversare agli astanti stupiti.
Lezioni di cultura non superflue, solo affascinanti concepite col sapore dei fiori liguro-cubani, che si sente oltre al letto ed allo scritto di chi è vissuto troppo poco ma ha saputo lasciare di se un ricordo colmo di sorrisi forse mascherati da chissà cosa.
Forse l'ingegno misto alla poesia di ere lontane, forse il desiderio non detto nemmeno sopito fanno di questa opera " strana " , sempre da leggere per sapere veramente chi siamo.

mercoledì 28 gennaio 2009

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 7 -

Capitolo 12° ed Ultimo - GLI ANIMALI






Assunta : Abitavamo a Napoli, avevo cinque anni, mamma mi comperò una tartaruga molto grande, gli davamo da mangiare l'insalata. Poi sono stata la padrona di un bengalino del Bengala, è un uccellino dalla coda lunga vola qua e vola là, ma non canta, non sa cantare.


Dina : io avevo capre, cani, polli, bovini; i cavalli servivano per il trasporto quando non c'erano tutte queste macchine. Io, per esempio, quando ho fatto la cresima sono arrivata al duomo di Senigallia con il cavallo e li ce ne erano tanti altri.


Ersilia : c'era il volandino un due posti con due ruote tirato da un cavallo. Io salivo su quello di zia e zio, loro nei loro posti ed io dietro con le gambe al vento e poi via a Candia, in campagna... trotta, trotta cavallino... ricordi di bambina.


Angela : io la chiamavo biga, c'era anche la "cacciatora" con quattro ruote e quattro posti, ce l'avevano i contadini per spostarsi. E voleta sapere una cosa ? Quando ero ragazza spesso mi sentivo male mentre lavoravo nel campo, sentivo delle forti fitte alla schiena e alle spalle e mi dovevo mettere a giagio prima di svenire. Era una malattia grave, potevo morire, ma mi hanno portato con il cavallo ad Ostra Vetere e li mi hanno operato. Benedetto quel cavallo!


Santina : anche noi avevamo dei cavalli, con i miei genitori partivamo spesso per la città. Mi ricordo di una cavalla, ero molto affezionata a lei, era bella, marrone.


Dina : una volta c'erano anche i cani da guardia.


Angela : Stella te li ricordi i cavalli?


Stella : quando sono nata c'era un cavallo che da Roncitelli portava la gente a Senigallia con il break, la biga o il carretto.


Dina : e i cani, i cani? il mio si chiamava Boby, abbaiava per spaventare i ladri, aveva la voce grossa.


Assunta : e i gattini! A me piacciono i gattini. Appena trovavo una gatta, che aveva fatto una cucciolata, prendevo un micio e lo portavo a casa e mamma gridava: <>


Dina : i miei buoi tiravano l'aratro. Loro si che erano utili!


Teresina : noi avevamo oche, anatre, polli, canarini e conigli. Mi affezionavo a tutti loro, che dispiacere quando morivano!


Argentina : io avevo ottanta anatre, sessanta conigli e quindici galline: Ho lavorato tanto tanto, ma sono contenta di ciò che ho fatto. Pensate che quando ero piccola curavo le pecore, mangiavo pane di ghianda e di sorba. Macinavamo la piante e facevamo le focacce in casa... che pane cattivo, duro!! Mica si poteva sempre mangiare pane di grano!


Teresina : ai tempi di guerra mia madre coceva ghianda e fava. Non c'era di meglio! La fava veniva grigliata al forno e poi macinata e stacciata; poi con la farina ricavata si faceva il pane, che portavamo a cucinare ad Offagna. Non avevamo mica il forno!


Faustina : la sapete questa?


Perbacco! Disse il pollice:


che fame ho io stamane!


Rispose l'indice:


e non abbiamo il pane!


Il medio dice:


andiamo a rubare!


E l'anulare:


sarò il suo compare.


Scattò vivace il mignolo:


rubare, hoibò, fratelli


piuttosto che ladruncoli


restiamo poverelli!





C O N C L U S I O N I


In questo affresco di ricordi, io e Silvia ci siamo notevolmente arrichite e spesso, durante i gruppi di condivisione, rimanevamo colpite e affascinate. Colpite, da tutta quella ricchezza di emozioni che ci veniva trasmessa; affascinate da quei brani di vita vera, che con estrema immediatezza e spontaneità ci riportavano da un lato agli anni duri e intensi della guerra e della povertà, dall'altro ci rimandavano alla semplicità e alla ricchezza delle nostre usanze e tradizioni. Proprio per il forte coinvolgimento che ci suscitavano questi racconti, abbiamo scelto di lasciare i dialoghi intatti nella loro spontaneità, con le parole in dialetto, le canzoni e le poesie improvvisate e il linguaggio semplice e naturale della vita narrata per come è stata vissuta. Abbiamo pensato che, in tal modo, chi avrebbe letto questo piccolo libro si sarebbe sentito direttamente partecipe, rimanendo maggiormente affascinato dai racconti narrati. Molto coinvolgente è stato per noi anche il vedere le foto dei nostri protagonisti, che assieme ai loro racconti ci hanno riportato davvero a quei tempi. Per ovvi motivi, non tutti gli anziani hanno potuto partecipare attivamente ai gruppi, però alcuni familiari hanno voluto ugualmente darci una loro fotografia e questo ha reso il nostro libro ancora più prezioso. L' obiettivo che ci eravamo preposte organizzando i gruppi di condivisione, era quello di sollecitare le reazioni fra gli ospiti per migliorare la qualità del benessere nella struttura. Col senno del poi, ci rendiamo conto che in cambio di quel poco che abbiamo saputo dare, i nostri cari protagonisti ci hanno reso davvero tanto: ci hanno lasciato condividere parte della loro vita e ci hanno regalato tante esperienze e tante emozioni che non dimenticheremo facilmente.


Laura Pedrinelli Carrara





R I N G R A Z I A M E N T I





Ci teniamo a ringraziare innanzitutto i protagonisti di questo libro, che sono stati molto simpatici e disponibili e, inoltre, ci hanno arricchito con i loro racconti.


Siamo grate anche a tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto: le famiglie che gentilmente ci hanno fornito le fotografie; la presidente della Casa Protetta, Francesca Paci, che ha sostenuto il nostro progetto; la coordinatrice della Casa Protetta, Maria Grazia Sciocco, che ci ha notevolmente aiutato nell'informare i familiari e nel reperire le fotografie; tutti gli operatori e i volontari che ci hanno aiutato durante l'organizzazione e la conduzione dei gruppi; il personale amministrativo che ha dato un notevole apporto tecnico e il padre di Silvia, sig. Giancarlo Bernacchia, che ci ha trasferito le foto sul computer.





Le curatrici:


Silvia Bernacchia:


è Assistente Sociale e Operatrice Inserimenti Lavorativi per la Cooperativa Sociale Pro.ge.i.l. S.c.p.A. di Senigallia. Collabora con la Casa Protetta per Anziani dal 2007 in un progetto di animazione mirato a sollecitare e a mantenere le abilità cognitive residue nell'anziano.


Laura Pedrinelli Carrara:


èPsicologa e psicoterapeuta libero professionista, si occupa di Formazione ed è Psicologa Borsista presso la ASUR ZT4 di Senigallia. Collabora con la Casa Protetta per Anziani dal 2007 in un progetto di animazione mirato a sollecitare e a mantenere le abilità cognitive residue nell'anziano.


SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 6 -

Capitolo 10° - UN VESTITO PARTICOLARE





Angela : Avevo il vestito da sposa celestino con blusa blu. Eravamo cinque sorelle, mio padre non voleva il vestito bianco per nessuna, nè per la comunione, nè per la cresima, nè per il matrimonio: costava i soldi e non si metteva più. A me lo ha fatto mia sorella, si diceva che il vestito la sposa non se lo doveva cucire sennò portava male.


Ersilia : io avevo il vestito color pervinca, perchè il bianco lo avrei utilizzato solo per il matrimonio e una volta i soldi non c'erano.


Irene : si faceva il vestito bianco chi c'aveva i soldi; lo teneva solo per la cerimonia e poi si cambiava.


Angela : losposo ai miei tempi non doveva vedere la sposa quando si vestiva, ma l'andava a prendere a casa.


Umberto : c'era anche chi se lo passava, molte donne lo vendevano ad altre che si dovevano sposare.


Dina : io avevo il vestito bianco di raso, che mi ha fatto mia cognata. Non l'ho più rimesso, una volta usava che si rimetteva in caso di morte.


Irene : quella volta c'erano tanti casi di morte da parto.


Umberto : c'era anche la Spagnola, quella volta c'è morta un sacco di gente. Io vendevo il tessuto all'ingrosso; sono partito da ragazzino nei magazzini all'ingrosso.


Ersilia : io avevo il cappello da sposa in affitto.


Irene : anche il vestito da sposa si prendeva a noleggio.





Capitolo 11° - LA GUERRA





Ersilia : quando è stato ? Ritorno sempre a quel periodo tanto brutto...di guerra. Avevo perso l'amica mia, andavamo a scuola insieme, chiacchieravamo sempre; pettegoline come eravamo! Al tempo di guerra c'eravamo perse di vista, così mi informo e vengo a sapere che era dai parenti a Montacuto. Stavano in cima alla rupe vicino alla batteria dei tedeschi. Era pericoloso, perchè se le navi tirano ai tedeschi anche loro saltavano in aria! Così la mia famiglia gli trova una casa, ma poi abbiamo pensato: come facciamo a farglielo sapere? Allora siamo andati su due biciclette, una ci era stata prestata, ad un certo punto cosa ho visto io non si sa: chi fuggiva di qua, chi fuggiva di là. Quando siamo stati lì gli ho detto: . Loro ci hanno ringraziato tanto e si sono trasferiti lì per evitare pericoli.


Michelina : io ho visto i tedeschi, ero abbastanza giovane, avevo venti anni. Loro, come mi vedevano che uscivo da casa, si mettevano all'incrocio delle strade perchè mi volevano prendere. Un dottore del paese ha visto questo movimento, che mi volevano prendere, e un giorno è venuto a casa e ha avvertito i miei genitori. Gli ha detto che non mi dovevano fare più uscire altrimenti mi prendevano i tedeschi. E allora non mi hanno fatto più uscire; è stata una fortuna, così non mi hanno preso!


Umberto : avevo 18 anni, mi chiamò l'ufficiale; mi presento all'aereoporto, mi danno le coperte, lo zaino e le cose per vestirmi: dovevo andare al campo di volo! Incontro un amico, poi il tenente mi dice: . Vado su, suona l'allarme, il tenente mi comunica che devo solo star fermo in quel posto e che al resto ci pensa lui. Io avevo tanta fifa! Il mio amico mi fa: <>. Il tenente era molto esperto, lui non vedeva l'ora di fare qualcosa, io invece c'avevo paura. Quando siamo tornati, il mio amico mi ha chiesto com'era andato il volo; io ero come lo zafferano in volto dalla paura e dopo mi hanno tolto da quella squadriglia.

Ersilia : avevamo continuamente la paura dei soldati!

Aldesina : e si...quello si.

Faustina : mio marito è partito a 18 anni e col rumore dei camion è diventato sordo. Mio fratello è andato a sorvegliare la polv eriera a Roma, lo mandavano dappertutto perchè era perito elottronico.

Arnalda : durante la guerra io stavo a casa con babbo e i miei fratelli erano in guerra.

Ersilia : ne abbiamo passate tante.

Arnalda : quante paure!

Faustina : a mio marito lo hanno fatto Cavaliere di Vittorio Veneto.

Ersilia : guai a chi propone la guerra!

Faustina : passavano quei proiettili!

Umberto : mi ricordo quando mi hanno imprigionato durante la seconda guerra mondiale. Parto da Falconara e vengo giù, non sapevo cosa fare: chi fuggiva di qua, chi di là. Mi hanno trovato i tedeschi, mi hanno preso e mi hanno messo nel camioncino insieme ad un tedesco disertore. Io avevo paura a stare insieme a questo, perchè lui doveva essere ammazzato. Eravamo una quarantina e ci hanno chiusi in un vagone del treno, non ci hanno dato niente da mangiare per cinque giorni. Abbiamo sofferto tanto la sete, cinque di noi sono morti; ogni mattina ci svegliavamo chiedendoci: Ci mettevamo in fila davanti ad un piccolo finestrino del vagone, unica fonte di aria. Quando ci hanno liberato, in stazione c'era una sorgente d'acqua e il primo istinto è stato quello di buttarci nella fontana.

Assunta : mio padre era giovanissimoquando andò a fare la guerra. Siccome c'erano bombe dappertutto lui si beveva una bottiglia di cognac e poi metteva il sigaro in bocca.

Irene : cigava, cigava. Quando gli uomini mettevano il tabacco in bocca si diceva: <>

Assunta : lui così si faceva venire alta la febbre, lo portavano in infermeria e gli davano la licenza.

Ersilia : vi ricordate i gagà? Erano uomini tutti impomatati per andare al corso di Ancona: capelli lisci, pieni di brillantina e ghette. Stazionavano dentro un bar di Ancona, il bar Torino.

Umberto : io li conoscevo i gagà, andavano in giro da mattina a sera.

Irene : contrabbandavano il tabacco al tempo della seconda guerra mondiale.

Ersilia : sapete che delle donne hanno ricevuto la medaglia d'oro per aver salvato dei marinai, che viaggiavano dentro una nave piena di cannoni da usare contro il nemico? Era la guerra del '15 e '18 e nella traversata da Caorle ad Ancona l'imbarcazione si è spiaggiata per colpa degli scogli, così le donne con una piccola barca hanno recuperato gli uomini in pericolo, perchè bene in vista per il nemico...poi la nave è stata trascinata al porto di Ancona. Quelle donne hanno fatto un atto eroico. Dentro la nave c'era anche mio padre!

Arnalda : io non ho saputo mai niente de'sta nave

Luciana : neanche io!

Ersilia : Radio Londra io l'ascoltavo con dieci orecchie per sapere le notizie...quelle vere. Io non ero contraria alla televisione, ma Radio Londra....ti avvertiva con dei battiti BUM, BUM, BUM e ti dava le notizie di guerra.

Angela : e si la guerra!!

Ersilia : mio padre si è sempre rifiutato di avere la tessera fascista, ma poi è stato costretto. Doveva controllare il canale ad Ancona, non sopportava quella divisa che gli era stata data.

Angela : mi ricordo che a Senigallia i contadini non dovevano passare per il corso, perchè ritenuti indegni; hanno nominato una via secondaria la contrada dei contadini. E poi ricordo che un giorno, mentre raccoglievo delle mele con mio cugino, sono arrivati degli aerei ed hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici, ci siamo buttati in un fosso, nascosti fra gli alberi e in una piccola grotta. Siamo stati fortunati!

Luciana : tutti noi siamo fortunati, la guerra è finita!



......continua.....

martedì 27 gennaio 2009

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 5 -

Capitolo 8° - IL FIDANZAMENTO E LA DOTE



Argentina : io mi sono fidanzata a quindici anni, otto anni si è fatto l'amore e sessanta anni siamo stati sposati. Mio padre non ci credeva all'inizio.


Angela : io mi sono sposata presto, del resto una volta che eri fidanzata, eri fidanzata! Dovevo guardare mia madre e lavorare tanto. Per fortuna mio marito mi ha sempre aiutato.


Ersilia : mi sono fidanzata presto perchè mio marito non voleva il "moccolo", quel piccoletto di mio fratello attorno. Di pretendenti ne ho avuti tanti...avevo un seno!! Ma ormai ero una donna occupata.


Umberto : quando ho preso la patente ho fatto la Giardinetta, tutta in legno, era una FIAT. Ci sono andato una sera, avevo appuntamento con una ragazza. Io ero convinto che era una cosa facile, invece, quando mi ha visto, ha chiamato il padre. Il padre ha urlato dalla finestra : e io sono andato via.


Aldesina : una volta una donna ha messo bocca : Quella volta, solo le donne portavano la dote.


Faustina : per potè fare la dote, perchè soldi non ce n'erano, andavo a lavorare. Una volta, con mia madre, avevamo arcolto cinque/sei quintali di spiga! Dopo c'era nonna, lia c'aveva più soldi e a volte ci comprava la stoffa.


Aldesina : mia zia non è mai andata a casa del marito prima di sposarsi perchè non usava, era come una vergogna. Quella volta era una cosa un pò lentarella, non era come adesso.


Ersilia : io lavoravo in fabbrica, prendevo lo stipendio ogni quindici giorni, con quello che guadagnavo compravo dei pezzi per il corredo. Con della tela comprata da mamma facevo delle lenzuola per il mio matrimonio.


Umberto : l'uomo portava la forza lavoro, l'eleganza e se divertiva !


Aldesina : mia zia ha sposato nel 1936; c'aveva il biroccio per portà il corredo, perchè portava pure il materasso e c'aveva pure il campanello, perchè quando passava lo suonava e tutti si affacciavano.


Ersilia : quando il mio ragazzo ha chiesto la mia mano, io ero lì, ma mio padre ha detto subito di no. Ancora ho la carta scritta del corredo mio, con le firme dei testimoni. Io ho ancora una coperta di peluche colorata, con i fiori, la frangia e un'altra coperta di seta nella scatola nell'armadio.


Faustina : una volta i ragazzi erano più educati di adesso, non facevano tante schifezze. Il mondo è cambiato un bel pò!






Capitolo 9° - I VESTITI E L'ARTE DELL'ARRANGIARSI





Angela : mia sorella faceva la sarta e andava dalla sarta ad imparare; dopo è andata a Chiaravalle a scuola di taglio. A me lasciava le cose da fare, perchè l'aiutavo, le facevo i sovrappunti, gli orli. Dopo ho imparato anche io a fare la sarta, ma la scuola di taglio non l'ho potuta fare. Così mia sorella tagliava i vestiti e io li cucivo, prima l'ho fatto per me e mio marito e dopo anche per gli altri.


Irene : c'era il sartor, che ci andavano le ragazze a imparare il mestier.


Dina : si comprava la stoffa.


Irene : si bagnava, si stirava e si portava dalla sarta. Ci si andava per tutte le occasioni: le cresime, le comunioni, i sposalizi.


Dina : invece, per tutti i giorni, si metteva la vestina.


Luciana : io mi arrangiavo dappermè, ma li facevo per me sola.


Arnalda : anche io per me mi sono arrangiata sempre. Tagliavo dalla sarta e poi li cucivo.


Teresina : anche io li facevo tagliare dalla sarta e poi li cucivo. Il vestito del fratello più grande si portava per tutti i giorni, mentre se c'era una festa si faceva fare dalla sarta.


Ersilia : Mamma mi ha mandato dalle suore a sapere come dovevi tenere in mano l' ago: c'avevi il lavorino, la sedia piccola per appoggiare i piedi. A me però non piaceva.


Ornella : io facevo la sarta e lavoravo per me e per tutti gli altri. Lavoravo anche con l' uncinetto. Quando si è fidanzato mio figlio, io per regalo a mia nuora gli ho fatto una blusa celeste con l'uncinetto. Mia nuora l'ha messa e c'è andata a passeggio con mio figlio per il lungomare; una signora, che sapeva come lavoravo bene, l'ha vista ed è andata da lei a chiederle:


Francesco : io facevo i vestiti da uomo e da donna.


Ornella : con gli avanzi della lana dei vestiti ci facevo lo scialle, le coperte e qualche scialpetta.


Dina : è vero, capitava calca volta!


Irene : io facevo i calzetti a mano coi ferri.


Ersilia : anche io facevo i calzettoni.


Zelinda : io non li facevo i vestiti, compravo la stoffa e andavo dalla sarta. Anche io mettevo i vestiti di mia sorella, però erano molto belli, molto morbidi.


Stella : anche io andavo dalla sarta, compravo la stoffa da Colombaroni.


Ersilia : le maniche erano abolite, per sapè montà una manica ce vole tempo e denaro!


Faustina : so una filastrocca!!


La bella donna che ha perso la rocca


è tutta lunedì che la va cercando


al martedì la trova tutta rotta


mercoledì la va raccomodando


al giovedì le pettina la stoppa


al venerdì la viene inconocchiando


al sabato sal fuso si trastulla


la domenica, che è festa, non fa nulla.





....continua....

lunedì 26 gennaio 2009

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -4-

capitolo 6° - BALLI E TEMPO LIBERO



Umberto : si ballava al "Dopo lavoro"; si suonava e si portava anche la chitarra.


Ersilia : si andava con il fidanzato: o il fidanzato o niente!


Arnalda : io ero principiante, non ero ballerina. Ballavo con tutti, me pijava tutti!


Umberto : c'era un gruppetto di amici che ci si andava a divertì!


Arnalda : io m'arranciavo


Umberto : io ballavo con tutti; bè un ballo sa la fidanzata se pò fa. E dipendeva dall'umore della fidanzata se ballavo con le altre.


Brenno : io andavo con gli amici miei, a volte con mia moglie; come capitava.


Assunta : io stavo sempre in casa con mio padre. La sera si guardava la televisione e poi si mangiava la zuppa. Mio padre non mi faceva andare a ballare.


Dina: io ci andavo a ballare, prima non mi ci mandavano, dopo non ballava mio marito.


Stella : io andavo a ballare tutte le domeniche.


Umberto : c'ero pure io! Io, mia moglie e la bambina. Mia figlia è una ballerina nata!


Ersilia : prima di sposarmi andavo a ballare, ma non lo dicevo a casa.


Stella : il mio fidanzato ballava tanto!


Ersilia : mi ricordo che andavo alla festa dell'Uva a Castelfidardo.


Umberto : c'era anche a Cupramontana. A volte l'ho organizzata io.


Stella : a Roncitelli c'era la festa del paese che organizzava il prete per S. Liberata.


Arnalda : anche io andavo alla festa del mio paese e cucinavo e dopo mangiavo lì; facevo il sugo per la pastasciutta.


Teresina : a Offagna facevano una grande festa, ma quando ero piccola i miei non mi ci mandavano. Da grande sono andata anche a Montesicuro.


Umberto : io andavo a giocare a biliardo e alle bocce. Sono arrivato quindicesimo ai campionati italiani di biliardo aterni, eravamo trecentocinquanta. Le donne fori dalla nostra zona giocavano alle bocce, ma no qui da noi.


Ersilia : c'era pure il gioco della ruzzola; si usava la forma del formaggio secco e la lanciavano.


Umberto : pensa che da Montecarotto c'è una discesa e ancora ci fanno le gare.


Quinto : io andavo a ballare a Villa Sorriso. C'era la musica e si ballava anche il tango.


Ersilia : ho imparato a ballare in cantina, dove mio nonno aveva la barca a remi. Prendevo la scopa e provavo a ballare con quella. Ma devo dire una cosaccia: Ho ballato con un giovane che sembrava serio e che invece ce provava, così non ci ho ballato più.


Stella : ho imparato a ballare mettendomi da una parte della sala e guardando gli altri.


Ornella : io andavo da Fagiulin, dov'è l' Italcementi. Non ballavo perchè mio padre non voleva, però ci andavo e guardavo ballare. Sono stata sempre l' Ornella, ho messo sempre la gonna e non i pantaloni e la gente mi guardava quanto ero precisa.


Arnalda : io andavo a giocare a carte, giocavo a briscola.


Quinto : a briscola?! Io giocavo a Poker a Villa Sorriso. Eravamo solo omini!


Umberto : anche io giocavo a carte, sempre al "Dopo lavoro", a Briscola, a Ramino e a Tresette. Se giocava qualche soldarello.


Ersilia : al cinema sono andata poche volte, mi ricordo che ci ho visto Ben Hur. Era il cinema Vittorio Emanuele al Corso Garibaldi, davanti alla Banca d'Italia.


Umberto : io ero sempre in prima fila con l' amico mio. Il biglietto costava 250 lire.


Ersilia : no, il biglietto costava 50 centesimi a testa!


Umberto : Il film lo potevi vedere anche due volte.


Dina : io andavo calca volta, quando c'era qualcosa di particolare. Ci andavo la domenica, quando c'era qualcosa di importante: "Via col Vento". I film li vedevo anche in parocchia, quelli sulla vita dei santi.


Teresina : io ci andavo a piedi, perchè la macchina non c'era. "Via col vento" l'ho visto con mia sorella più grande.


Brenno : io andavo sempre al cinema quando ero ragazzo. Ci andavo con gli amici miei, a piedi perchè era vicino.


Ersilia : dopo il lavoro andavamo tutti in una casa a vedere la televisione per sentire le notizie della città. Poi mio marito un giorno ha portato a casa un pacco....e non era un televisore?! Invece di comprare due cose da mangiare...gli uomini!


Zelinda : mio padre aveva la radio, ascoltava il "Carosello".


Angela : il mio primo televisore me lo ha portato il fidanzato di mia figlia. Era vecchio, aggiustato più volte, ma funzionava. Dopo tanto tempo abbiamo comprato un nuovo televisore, ma il primo ancora andava. I fidanzato di mia figlia era davvero bravo mi chiamava mammina... purtroppo è morto giovane.


Umberto : vicino a casa mia c'erano un gruppo di zitelle che ascoltavano sempre la radio, io e i miei amici andavamo da loro per ballare




Capitolo 7° - IL TERREMOTO


Ersilia : un anno, in Ancona, ha fatto sempre il terremoto e a piazza Roma c'era il bollettino di quanto aveva durato e quanto forte era stato. A casa mia c'era la macchinetta del caffè sopra al gas che ballava tutta.


Irene : io e mia cugina ci stavamo preparando per andare a scuola, quando ho sentito mia madre urlare...ci diceva di uscire di casa. Era il terremoto!! Ci siamo ritrovate in piazza, c'erano tante persone, tanti feriti, molta confusione e case crollate. Abbiamo visto passare il Duce in aereo, per controllare i danni subiti.


Angela : mi ricordo, è vero, era una mattina. Ho abbracciato forte mia sorella.


Umberto : mia mamma mi stava accompagnando a scuola, è crollato un cornicione, l'ha presa in un braccio.


Assunta : ricordo la pentola che faceva rumore, noi abitavamo nella casa fatta col tufo, mia madre ha subito detto che c'era il terremoto e mi ha detto :<>


Ersilia : in Ancona, in piazza Cavour, avevano montato le tende della Croce Rossa per chi aveva la casa lesionata.

Teresina : mia suocera era rimasta sola, lei era anziana e malata di cuore. Io ho visto i travi del tetto che si muovevano tutti. La mattina dopo hanno portato via tre cariolate di roba che era caduta. Io abitavo ad Offagna, come sono arrivati gli aiuti, hanno subito portato in ospedale mia suocera.

Ersilia : noi lo abbiamo sentito che eravamo in macchina.

Santina : noi eravamo nei campi, abbiamo sentito il terremoto perchè tremava la terra, così ci siamo abbracciati.

Teresina : anche le bestie sentivano il terremoto.

Argentina : io ero andata a trovare mia madre.

Ersilia : il rumore del ferro dentro i travi fischiava. Era una musica. Io abitavo al quarto piano; dovevi sentì le porte che si aprivano, sbattevano! Giravo per casa per prendere i vestiti e non li trovavo, dalla paura non li vedevo.

Angela : io e mia sorella eravamo insieme, ci siamo voltate, il tetto della casa faceva come le onde del mare. Io stavo alla Gabriella, ma poi l'ho risentito quando stavo a Montignano. Mio marito ha legato nel pagliaio tutte le barbabietole e siamo andati a dormì lì. Un vicino ci ha chiesto perchè avevamo tirato fuori le barbabietole e noi gli abbiamo risposto:<> Avevo paura delle bosce, ce ne erano tante. Il vicino di casa allora ci ha fatto dormire a casa sua.

Santina : casa mia era crollata, s'era rotta tutta la roba dentro : tutti i piatti.

Ersilia : dopo la prima grande scossa, per un anno sono continuate quelle di assestamento. Tre quartieri nuovi sono dovuti essere ricostruiti ad Ancona.

Angela : mi fa sentire bene confrontarmi con voi.


....continua....

domenica 25 gennaio 2009

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -3-

Capitolo 4° - LA CAMPAGNA E IL LAVORO


Zelinda :

Vedo il sole,

tanti alberi,

gente che passeggia.

I ricordi d'infanzia

tornano prepotenti

e allora

mi avvilisco un pò

poi, però, ritorno felice.

Irene : Mi ricordo che si andava sul campo a vangare, si lavorava nelle vigne, si andava a potare gli alberi. Io andavo solo a miete o a spigà. Dopo, col grano, ci si faceva le covate, si batteva e si metteva sul biroccio. Poi si portava in magazzino e tutti i contadini si aiutavano tra loro per ardunà tutto il proprio raccolto.

Io sono andata a mietere, a spigare, a raccogliere l'oliva; i contadini ti chiamavano perchè si doveva fare presto, perchè il grano cresceva ancora se non veniva tagliato.

Si lavorava anche a giornata dai contadini più piccoli, bastava solo un giorno perchè avevano meno terreno.

Dopo, la sera, si andava a casa del contadino, si mangiava la lonza, il pecorino, si cantava e poi si andava a dormire. Da mangiare in campagna era buono, perchè c'erano l'olio, i polli, il lardo, non mancava niente!

Zelinda : mio babbo era un ex contadino, lavorava sempre la terra. Mio padre ancora prima di morire era trentanni che non faceva più il contadino.

Lidia : mio padre lavorava all'Italcementi.

Umberto : io mio padre l'ho conosciuto quando avevo sette anni perchè lui era un nostromo, la barca è andata a fondo e mia madre è rimasta vedova con un figlio dentro la pancia.

Assunta : mio padre vendeva il vino.

Irene : si dava da fare!

Assunta : andava in Puglia a prendere il vino, andava a prendere il grano. Mio padre vendeva il vino perchè aveva il negozio.

Umberto : ci fai imbriagare tutti sta storia del vino !!

Dina : in campagna ci si svegliava alle quattro della mattina, quando cantava il gallo; c'era le bestie, le donne cucinavano per tutti, si lavorava tutti insieme.

Teresina : anche noi ci svegliavamo col gallo, poi le donne facevano le faccende di casa e gli uomini pensavano al bestiame.

Angela : io lavoravo in campagna e a casa. C'era la sorella di mio papà che andava sempre in piazza perchè c'era il mercato e prendeva la frutta. Abitavamo tutti nella stessa casa.

Dina : in una casa si abitava anche in quindici - venti persone: cugini, zii, tutti.

Santina : noi eravamo dieci figli e lavoravamo tutti con mamma e papà. Mamma faceva i lavori in casa e noi lavoravamo in campagna.

Umberto : io andavo al bar ! (Ironico)

Dina : un'ora sola al bar?

Ersilia : ah, lui sempre!

Umberto : da me i figli stavano con la madre, io lavoravo e andavo al bar!

Ersilia : ci si alzava e "trotta, trotta" si arrivava in fabbrica per la terza sirena, quindi bisognava iniziare a lavorare e produrre. Si faceva dieci, dodici, otto ore...dipendeva.

Arnalda : anche da me c'era la sirena per iniziare a lavorare.

Lea : io non avevo la sirena, facevo l'impiegata e iniziavo alle nove.

Dina : anche dopo sposata ho continuato a lavorare, però, quando avevo i bambini continuavo a lavorare ma meno di prima.

Teresina : invece io, quando mi sono nati i figli, ho continuato a lavorare nel campo: il lavoro era aumentato.

Brenno : io aiutavo mia moglie portandole la legna.

Teresina : mi ricordo che preparavo da mangiare e lo portavo nel campo a mio padre e agli zii.

Rina : io lavoravo nei campi e facevo i vestiti per me.

Lea : una volta mettevano una tovaglia bianca fuori dalla finestra e voleva dire che era ora di pranzo e gli uomini tornavano a casa. Quando il campo era lontano da casa non si riusciva a chiamarli e allora si metteva la tovaglia come segnale.

Teresa : anche il cane qundo era ora di pranzo si faceva sentire!

Angela : noi lavoravamo anche dopo che il sole era sceso, anche dopo cena. Illuminavamo con i lumini ad olio messi sulla finestra e così potevamo preparare il cibo per gli animali.

Teresina : anche a gasolio c'era la luce, che costava meno del petrolio.

Dina : quella volta c'era la "Centilena"

Umberto : la "Centilena" era una lampada, tipo una moka del caffè, sotto ci si metteva il carburo e faceva la luce.

Ersilia : bisognava stare attenti perchè poteva anche esplodere, perchè sotto c'era il carburo; si accendeva la fiamma e faceva la luce. Chi aveva freddo si metteva nella stalla, che c'erano le bestie che respiravano e riscaldavano; le donne sferuzzavano e si stava più caldi.

Teresina : i miei vicinati andavano a dormire dentro la stalla, perchè dentro casa non riuscivano a dormire dal freddo e li invece stavano caldi.


Capitolo 5° - LA SCUOLA

Luciana: sono stata sempre in colleggio; facevo l'inserviente, facevo un pò di tutto. C'erano le moniche che erano "triste", ci trattavano male se non facevi quello che chiedevano loro, ti sgridavano. Sono uscita dal colleggio quando avevo diciasette anni.

Ersilia : io insegnavo ai bambini delle scuole elementari. Quando si impappinavano nei compiti venivano da me le madri e io gli dicevo di studiare i verbi e la matematica. I ragazzi pretendevano di fare i compiti senza studiare i verbi e le regole della matematica, invece se non studi non le sai le cose. Io invece sono diventata vecchia e ancora so il presente, il gerundio, il passato prossimo perchè ho studiato.

Faustina : ho fatto la terza elementare e poi me so messa a fatigà. Quando andavo a scuola sotto le scale era buco, così avevo paura e la mestra ogni volta mi accompagnava.

Angela : mio padre era contrario al fascismo, così non ci ha fatto le divise del fascio per scuola, ma dei grembiuli. Mi hanno fatto fare tre volte la terza per questo, mi picchiavano le mani con il righino. Poi mi hanno dato la pagella e mi hanno promosso, mia sorella mi aveva fatto una divisa con un vecchio vestito di zia. Finalmente ho detto alla maestra cosa pensavo di lei e non erano belle cose!

Irene : ci picchiavano con il righino nelle mani, i palmi diventavano rossi e gonfi.

Luciana : (fa segno con la mano) cinque anni sono andata a scuola e la maestra era...diciamo così e così.

Umberto : noi dovevamo mettere la divisa scolastica solo il sabato. Era il sabato fascista!! I maschi erano chiamati balilla o marinaretti, le femmine piccole italiane.

Diana : una volta c'erano i fratelli più grandi che insegnavano ai piccoli. Purtroppo c'erano le pecore, gli animaletti da guardare, oltre alla scuola.

Umberto : mi ricordo che facevo la terza media e con un amico, che aveva il padre infermiere, ci diciamo :<> e quando è stato mezzogiorno siamo tornati a casa. Al giorno dopo arriviamo a scuola tutti infasciati e ci hanno chiesto:<> e gli abbiamo detto che eravamo andati sotto una macchina. La scuola ha chiamato i nostri genitori: a me è andata bene, ma al mio amico meno!

Vito : anche io una volta ho saltato la scuola.

Gabriele : io giocavo con le palline. Toccava gice!

Ersilia : io andavo a scuola con una bambina che viveva vicino a casa mia: chiacchieravamo tanto, come due pettegoline! La maestra un giorno ci ha detto che ci avrebbe bocciato, ma io in quel periodo leggevo molto, ero brava, preparata. Dopo il mio esame la maestra ha detto. eravamo quaranta in classe che soddisfazione! Sono diventata tutta rossa!

Francesco : io ho fatto la scuola da sarto, andavo da un sarto ad imparare.

Arnalda : io invece ho fatto fino alla terza elementare e poi non ce sono gita più. Lavoravo, guadagnavo qualche soldarello.

Teresina : io ci sono andata fino alla quarta elementare e lavoravo anche. C'era il problema dei vestiti, così mamma cuciva la tela e usavamo i vestiti dei fratelli più grandi.

Lidia : io ho fatto fino alla quinta, la scuola mi piaceva, avevo scuola due volte al giorno. Nel periodo fascista ci si andava la mattina e la sera.

Zelinda : io ho studiato sempre perchè mi piaceva leggere i libri.

Arnalda : signorina è mancina? (si riferisce al facilitatore che sta trascrivendo) Una volta ai mancini gli si menava nelle mani! Se fosse stata mia figlia....

Ersilia : anche mio fratello era mancino, hanno provato a farlo diventare destro ma scriveva meglio con la sinistra. Un giorno un dottore ha spiegato ai miei genitori che non era un problema, così lo hanno lasciato stare.

...continua...

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -2-

Capitolo 2° - L' ACQUA



Ersilia : quando ero piccola, mia mamma non ci poteva accompagnare per andare a fare il bagno al mare. Così, un giorno, io e la mia amica, che eravamo a casa di mia zia, abbiamo saltato dalla finestra per andare al mare senza farci accorgere.

E' stata una cosa tremenda. Siamo atterrate sulla strada sterrata e in quel momento arrivava la locomotiva da Ancona; sentivamo i due fischi che faceva! Abbagliate dal sole ci buttiamo giù dal massicciato: andava come andava! In quel momento arrivò il treno. Mia zia si affacciò da una finestra guardandoci con le mani fra i capelli. Mi sono salvata, non si sa perchè, ma da quella finestra del primo piano io e la mia amica non siamo più scese. Io volevo attraversare la ferrovia come al solito, per andare al mare, invece è arrivata la locomotiva!

Mia zia subito accorse e poi mi disse: " tua madre m'ha dato te sana e io ti riportavo giù in una crinella!" (una cestina).

Michelina : io non potevo andare al mare perchè avevo la pelle delicata e mi facevano subito le vesciche.

Vincenzina : un giorno, quando ero bambina, mentre passeggiavo per il lungomare con una suora e con gli altri bambini, sono scesi da un aeroplano tanti tubetti di dentifricio gratuiti. Era il 1949 e la suora mi disse: "Raccogli Vincenzina, raccogli!"

Ersilia : mio papà, per sfamare la famiglia, andava a pesca. Buttava giù un quadretto di rete e portava a casa il pesce da mangiare per la famiglia. Poi è stato fermato quando è iniziata la guerra.

Michelina : avrò avuto 15 anni e più, quando andavo al mare mi facevo il bagno e poi mi mettevo al sole. Un giorno mi sono scottata tutta la schiena. Allora si faceva un battuto con l'uovo e così me lo hanno messo sulle spalle. E' stato peggio! Dopo mi veniva via tutta la pelle della schiena!

Aldesina : io abitavo a Colleverde e una signora mi aveva insegnato un posto dove si poteva andare al mare senza spendere soldi, ma c'era tutto catrame! Non mi ricordo se ci andavamo con l'autobus o a piedi; una volta si camminava tanto!

Ersilia : io avevo un capanno al mare, l'aveva costruito mio suocero con mio marito, perchè mi stancavo a portare l'attrezzatura dietro quando andavo con mio figlio al Passetto. Prendevo la "Corsetta" vicino al teatro delle Muse (n.d.r.: stazione di Ancona M.ma), era il treno dei bagnanti. Quando ci salivo con i due figli mi mettevo subito a lavorare con i ferri, sferrruzzavo, non perdevo tempo!

Michelina : in più una volta non si cambiavano neanche tanti vestiti, si lavava e si metteva sempre la stessa vesta!

Umberto : io mi ricordo il campanello quando arrivava un ambulante : <> due lire>

Ersilia : i soldi per il tranv non c'erano mai. Da Ancona c'erano le rotaie fino a Falconara, io però risparmiavo se prendevo la "Corsetta". Si chiamava Corsetta perchè il tragitto non era tanto, le panche erano lucide...

Umberto : la Corsetta la prendevi al volo, non te ricordi che dietro c'erano tutti i fioli ?

Ersilia : Certo, nei respingenti, e non pagavano niente. Io portavo il portapranzo e anche il forneletto quando andavo al mare.

Umberto : c'era un posto sotto la statua del Papa (piazza Plebiscito) dove si andava a prendere il pappon, il pranzo. Te, ti presentavi in fila, col piatto nelle mani e ti davano da mangiare.

Aldesina : la fame è brutta!...Mi ricordo che c'era un capanno al mare dove stavano i tedeschi e c'era un vecchio tedesco che al sole si levava i pidocchi.

Stella : Io quando c'erano i tedeschi mi sono nascosta.

Zelinda : Io ho visto buttare le bombe vicino casa e mi ricordo che mi nascondevo. Ho tanti ricordi tristi, però mi ricordo anche che mia madre mi portava al mare e quei momenti erano felici.


Capitolo 3° - IL FUOCO


Ersilia : la contadina, che ci ospitava per far bollire il calderone, accendeva delle matasse perchè la legna scarseggiava. Io andavo a raccoglierla e prendevo anche le ghiande per dar da mangiare ai maiali.

Faustina : un pò di legna per il camino si poteva comprare.

Ersilia : mi ricordo dei camion pieni di legno tagliato, ma erano difficili da trovare.

Michelina : io non avevo il cammino, mi ricordo del metano.... Facevo come le ostetriche, il dottore mi aveva autorizzato, diceva di chiedere a me per essere assistiti. Un giorno mi hanno chiamato, una donna ha partorito due gemelle, urlavano al marito "tua moglie ha figliato, tua moglie ha figliato" lui non sapeva di aspettare due figlie. Poi lei ha avuto un infezione.

Ersilia : dove facevi bollire l' acqua?

Michelina : dietro al letto avevano un asino per forza c'era l'infezione, non bastava far bollire l'acqua sul fuoco per tenere puliti gli asciugamani.

Andavo a farle le punture, le facevo a tutti quelli che avevano bisogno.

Faustina : ora le fanno a noi. Io ho lavorato con mio padre nella terra, come ricamatrice e con mio marito. Abbiamo avuto anche un negozio, vendevamo di tutto: vetro, sapone.

Il sapone lo facevamo noi con il lardo, le cotiche, il grasso e la soda caustica. L'acqua bisognava andarla a prendere nei pozzi, non c'era in casa come non c'era il bagno; il tutto si faceva bollire nel fuoco, poi quando si freddava diventava duro e si tagliava.

Michelina : anche io ho avuto un negozio.

Ersilia : noi a casa non avevamo neanche la luce elettrica, usavamo le candele.

Luciana : anche noi per vedere, la sera accendevamo le candele.

Ersilia (a Luciana): ti ricordi quando si usava la luce a petrolio? ci svegliavamo la mattina con il muso tutto nero! Per cucinare usavamo il caminetto, con i teli facevamo lievitare il pane. La carne era scarsa, noi eravamo fortunati, un'amica macellaia ciregalava un pò di grasso per cucinare.

Arlalda : ora si compra tutto.

Faustina : in casa avevamo un piccolo forno, ci si cucinava molto: crescia, polenta, granturco...venivano anche i vicini.

Arnalda : mamma la polenta la faceva bene, con i resti faceva le cresciole fritte, erano buonissime. Anche la pasta fatta in casa era deliziosa. Da mangiare era buono.

Michelina : da noi la polenta avanzata si arrostiva nella brace.

Irene : piego ancora i tovaglioli per la tavola, come ho sempre fatto a casa. Ho imparato tanto da mia madre, la guardavo e imparavo: a cucinare, a pulire, a rassettare, a fare il pane; preparavamo il cibo e poi lo portavamo al forno per cuocere. Non avevamo il gas come oggi.

Umberto : partivamo con la tavola in spalla e le pagnotte sopra. Ci si arrangiava!

Ersilia : un'altra cosa che mancava erano i riscaldamenti. In cucina si accendeva la stufa che intiepidiva l'ambiente.

Arnalda : Se era freddo ci scaldavamo con il caminetto o la stufa e nelle stanze dove non c'era il fuoco niente caldo.

Luciana : Anche da noi c'era il caminetto e se non eri vicino avevi freddo.

Arnalda : chi si lamenta oggi non ha vissuto ieri.


...continua...


venerdì 23 gennaio 2009

SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -1-


di Franco Giannini

Spero che il mio amico Dario, quando aprirà la pagina di questo blog, non se ne avrà a male, pensando che mi sono voluto appropriare di quel posto che gli appartiene, sul suo Sofà delle Muse. Non me lo permetterei mai, ma oggi sono a chiedergli di farsi un pochino più in la, per dare spazio ad un qualche cosa di originale, non di certo simile ai libri che egli quindicinalmente ci presenta, senza alcuna pretesa di lanciare messaggi istruttivi, letterari o quanto altro, ma spaccati di vita raccolti in poche parole. Le sollecitatrici, nonchè raccoglitrici di queste memorie, sono state due brillanti ragazze: Silvia Bernacchia (Assistente Sociale e Inserimenti Lavorativi) e Laura Pedrinelli Carrara (Psicologa e Psicoterapeuta). La presentazione del Libro è avvenuta nella sala da pranzo della Casa Protetta per Anziani di Via Cellini, ieri sera 23 c.m. con un parterre molto ristretto, composto da pochi intimi: Ospiti con alcuni famigliari, il personale della Casa, Volontari, ed infine ma non ultimo come importanza, il Consiglio di Amministrazione guidato dalla Presidente Dott.ssa Francesca Paci.
E' a Lei che mi sono rivolto per chiedere l' autorizzazione a pubblicare le pagine che sotto riporterò giornalmente, capitolo per capitolo. L' autorizzazione alla pubblicazione mi è pervenuta attraverso la spiritosa battuta "...Giannini, faccia pure...non c'è copyright !". Invece più lo leggo e più penso che sarebbe stata una bella idea....battuta anche la mia, s'intende. Ciò non toglie, però, che ieri sera, facendo leggere agli stessi narratori, qualche brano seguito da canzoni eseguite sempre dagli Ospiti, rievocate dagli stessi ricordi, se ne è ricavato uno spettacolino piacevole che mi ha fatto trascorrere un pomeriggio. Ora ricopiando e pubblicando queste pagine mi sento però in colpa con loro...con questi scrittori-verbali, in quanto mi sembra, di essere un novello editore che sta sfruttando il genio di un autore sconosciuto.
Buona lettura.
DEDICA : Alle persone che abbiamo amato, che tuttora amiamo, ai ricordi.....ad oggi, alla magnifica complicata semplicità della vita.
INTRODUZIONE.
I racconti che leggerete scaturiscono da gruppi di condivisione fra anziani della Casa Protetta di Senigallia; gruppi inseriti nel programma di animazione dell'anno 2008, finalizzato alla stimolazione e al mantenimento delle capacità psichiche, sociali, relazionali, cognitive degli anziani. Dopo l'esperienza dell'anno precedente e la conoscenza del contesto e dei protagonisti, abbiamo deciso di iniziare questo viaggio con grande entusiasmo, consapevolezza e coscienza delle potenzialità del "condividere", ma anche degli eventuali ostacoli riscontrabili.
Il risultato è stato sorprendente: la scoperta di un'inattesa e intensa profondità.
Il vissuto degli anziani, il modo di raccontarsi e di relazionarsi fra loro ci hanno permesso di rivivere insieme momenti importanti e di stringere rapporti fondamentali.
L'istituzionalizzazione può rendere estranei al contesto e a se stessi, un'adeguata stimolazione può ostacolare questo fenomeno. Riconoscere l'ambiente come proprio, considerarsi parte di un gruppo evita l'estraniamento dovuto alla non conoscenza dell'altro di fronte a noi.
Creare legami è stato quindi l'obiettivo primario di questa avventura, "per sentirsi a casa" anche se in una diversa da quella in cui si è sempre vissuti.
Ci siamo poste come tramite fra le persone e le abbiamo viste incontrarsi, conoscersi, riconoscersi.
Credevamo di doverli spingere ad aprirsi....li abbiamo dovuti contenere!!
La speranza è quella di poter continuare questo lavoro per lasciare delle impronte, che siano da guida al colloquio anche nei momenti di assenza della nostra figura di facilitatori.
Riguardo all'impostazione del libro abbiamo deciso di svilupparlo per temi, allo stesso modo in cui abbiamo raccolto le testimonianze.
Abbiamo omesso i nostri interventi per cercare di riprodurre l'intensa atmosfera creata negli incontri e dare spazio solo agli anziani.
Silvia Bernacchia
Capitolo 1° I NOSTRI PROTAGONISTI
Santina : da giovane facevo la contadina; vivevo con i miei otto fratelli e una sorella, quando mi sono sposata sono andata ad abitare poco distante. Quando c'era da battere il grano era molto faticoso; c'erano contadini che venivano ad aiutarci e noi poi andavamo ad aiutare loro. La sera ci fermavamo a mangiare tutti insieme e mamma cucinava per tutti.
Stella : io facevo la ricamatrice e il ricamo più bello è stato un lenzuolo, che mi sono fatta per la dote.
Arnalda : io lavoravo nella filanda, preparavo la seta e avevo dodici matasse.
Stella : anche io ho lavorato al telaio.
Ersilia : il telaio era un pezzo di legno che incassava con un altro legno alto e teneva tirata la tela.
Brenno : io facevo il saldatore e il tornitore; era un lavoro bello, mi piaceva.
Vito : io facevo l'elettricista, facevo gli impianti...gli ho fatti anche in casa mia.
Umberto : io facevo il rappresentante di confezioni, andavo in giro per i grossisti. Siccome facevo il rappresentante in proprio, a volte ci andavo e a volte no. Mia moglie, invece, faceva la ricamatrice della Singer.
Rina : io facevo la contadina.
Gina : io lavoravo come donna di servizio, pulivo le case.
Dina : io facevo la contadina al Vallon. Lavoravo con mamma, con mio fratello, con tutti. Mi svegliavo alle 6,00/7,00 e lavoravo fino alla sera alle 8,00/9,00.
Ersilia : e la sera, quando si cenava, si recitava il rosario.
Lea : io facevo la contabile in una ditta di materiali elettrici.
Adriana : io ricamavo, a volte eravamo in tre o quattro donne se il telaio era grande.
Ornella : io facevo la sarta. Compravo i figurini, i giornali, quella volta il telefono non c'era. Loro venivano a casa mia e sceglievano il vestito e a seconda di come volevano la vesta compravano la stoffa.
Quinto : io avevo tre alberghi che portavo avanti assieme alla mia famiglia.
Gabriele : io facevo il contadino, lavoravo anch'io con la famiglia.
Aldesina : quando stavo io contadina, c'era il Conte Giulio, che quella volta essere Conte voleva dire essere una persona per bene. Io stavo a San Rocchetto, eravamo tutti contadini del Conte. Ora i figli sono diventati persone normali, una volta essere Conte era di più.
Irene : Prima di sposarmi, dai quattordici ai venti anni, sono andata a lavorare alla fornace, poi sono andata a fare la rete al porto e ho lavorato al legnificio. Al lavoro ci si andava in bicicletta tutti insieme. Dopo sposata facevo la rete a casa per i pescatori. C'era uno che andava a Porto S. Giorgio a prendere le ordinazioni e noi fabbricavamo le reti.
Umberto : quando lavoravo avevo tanto da fare, ma non vedevo l'ora di tornare a casa per vedere i miei figli.
Francesco : io facevo il sarto e mia moglie lavorava con me.
Teresina : io ho avuto due figli e due gemelli; il mio latte non mi bastava, così avevo sul comodino l'altro latte.
Ersilia : ho avuto due figli. Tutti cercavamo di risparmiare perchè c'era la miseria.
Quinto : io giocavo con mio figlio.
Stella : io ho avuto tre maschi e una femmina.
Ersilia : la femmina è nata nel '40, ancora non era scoppiata la guerra. Poi sono passati quattro anni ed è nato il maschio.
Ersilia e Umberto : intonano una canzona popolare del loro quartiere ad Ancona.
"Semo del Porto
e no' ce n'arfacemo.
I portolotti sono robusti e belli.
Semo del Porto
semo e non semo,
ce da cavacce tanto
de cappello.
Alla domenica mattina
tutte infioccate sa gli orecchini d'ori,
i giovanotti passa
e fa l'occhietto
e ride, ride
ride fra de lori.
Cosa c'è
cosa c'è
avvicinavve un pò
un poghetto
se non ve gusta
tza, tza
mosco giù quel deto"
Ersilia : erano canzoni di fioli, poi nasceva 'na scazzotata: nasi rotti, sangue un casino! Si cantava per dire che uno era padrone del rione.
...Il seguito domani...

mercoledì 21 gennaio 2009

YES WE CAN...ORA NON CI RESTA CHE SPERARE!!



di Franco Giannini

Mamma mia che settimana!!! Siamo passati dall' inaugurazione pre-elettorale di un tappeto di erba sintetica dell'ante campo sportivo di Marzocca, al giuramento del Presidente degli USA. Intervallati da una serie di eventi che ci hanno coinvolto, quanto meno emozionalmente, in pari misura: vedi tra i tanti il caso eclatante del Kakà calcistico, terminato poi come tutti sanno, in una bolla di sapone o peggio ancora in mare di ... per le casse di tutti coloro che si auspicavano ( però solo dopo) che il fattore umano prevalesse su quello economico. Mi ricorda tanto la storiella della volpe e l' uva!! o quello, ancor più emotivo, del cieco entrato nella Casa del Grande Fratello. Io, simile ad un ladro, ho partecipato alla cerimonia, non quella dell'erba sintetica, ma quella del giuramento, incollato su Rai Tre, in qualità di semplice "comparsa", con il volume basso, quasi come se ascoltassi la Radio Londra degli anni di guerra, timoroso di andare contro corrente ai suggerimenti del nostro Lui, impartitici con il solito suo sorriso d'ordinanza che non conosce confini.
Non ho avuto modo di ascoltare i Suoi "proclami", ma immagino che se oggi ci saranno, in quel che differiranno da quelli ufficiali, sarà solo sul numero del pubblico presente: 2 milioni di presenze il dato ufficiale americano, 20 mila appena per quello azzurro. Per il resto sicuramente concorderà in tutto, anzi il discorso, mi sia consentito almeno immaginarmelo, glielo aveva suggerito a brevi linee, in parte proprio Lui, telefonicamente, l' indomani dell'esito delle elezioni americane. Comunque tutt' altra cosa sarà il suo insediamento al Quirinale!! Ho ascoltato il discorso di Obama e nella simultanea, un pò per la traduzione, un pò perchè distratto dalle immagini, avevo perso alcuni passi e la prima sensazione che ne avevo ricevuto era stata quella che si fossero spese tante parole di retorica. Oggi, però leggendolo con calma e ritornando su alcuni punti, mi sono totalmente ricreduto ed mi sono augurato, in cuor mio, che i nostri politici possano accogliere anche essi, certi suggerimenti. Questi mi sono sembrati i migliori passi del discorso di Obama alla Nazione e non solo: "...Che siamo nel mezzo della crisi ora è ben compreso. La nostra nazione è in guerra, contro una rete di vasta portata di violenza e odio. La nostra economia è duramente indebolita, in conseguenza dell'avidità e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche del nostro fallimento collettivo nel compiere scelte dure e preparare la nazione a una nuova era. Case sono andate perdute; posti di lavoro tagliati, attività chiuse. La nostra sanità è troppo costosa, le nostre scuole trascurano troppi; e ogni giorno aggiunge un'ulteriore prova del fatto che i modi in cui usiamo l'energia rafforzano i nostri avversari e minacciano il nostro pianeta." "...Dovunque guardare, c'è lavoro da fare. Lo stato dell'economia chiama all'azione, consistente e rapida, e noi agiremo: non solo per creare nuovi lavori, ma per costruire una nuova base per la crescita. Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano il nostro commercio e ci tengono legati. Rimetteremo la scienza al suo giusto posto, e useremo le meraviglie della tecnologia per aumentare la qualità della sanità e ridurre i suoi costi. Incanaleremo il sole e il vento e il suolo per alimentare le nostre auto e far funzionare le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole e i college e le università per rispondere alle richieste di una nuova era. Tutto questo possiamo farlo. E tutto questo lo faremo." "....Quello che i cinici non riescono a capire e che il terreno gli è scivolato via: che gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato così a lungo non funzionano più. La domanda che poniamo oggi non è se il nostro governo è troppo grande o troppo piccolo, ma se funziona: se aiuta le famiglie a trovare lavoro e uno stipendio decente, cure su cui possono fare affidamento, una pensione dignitosa. Dove la risposta è sì, significa che andiamo avanti. Dove la risposta è no, i programmi finiranno. E quelli di noi che gestiscono i dollari del pubblico devono essere ritenuti responsabili - di spendere saggiamente, di riformare le cattive abitudini, e di condurre le nostre attività alla luce del sole - perché solo allora possiamo ripristinare la fiducia vitale tra un popolo e il suo governo." "...Ricordate che le generazioni precedenti hanno sconfitto fascismo e comunismo non solo con missili e carri armati, ma con solide alleanze e con convinzioni durevoli. Avevano capito che il nostro potere da solo non ci protegge, non ci dà il titolo di fare quello che ci piace. Al contrario, sapevano il nostro potere cresce attraverso il suo uso prudente; la nostra sicurezza promana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dal misto di umiltà e moderazione." "...Siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e indù, e non credenti. Siamo modellati da ogni lingua e cultura, portati da ogni angolo della Terra; e siccome abbiamo provato l'intruglio amaro della guerra civile e delle segregazione, e siamo emersi da quel capitolo buio più forti e più uniti, non possiamo non credere che i vecchi odi un giorno passeranno; che le linee della tribù presto si dissolveranno presto; che mentre il mondo diventa più piccolo, la nostra comune umanità si rivelerà a se stessa; e che l'America deve giocare il suo ruolo inaugurando una nuova era di pace." "...Alla gente delle nazioni povere: ci impegniamo a lavorare al vostro fianco per far prosperare le vostre fattorie e permettere che le acque scorrano pulite; per nutrire i corpi affamati e le menti che hanno fame. E a quelle nazioni come la nostra che godono di una relativa abbondanza, diciamo che non possiamo sopportare più l'indifferenza verso chi soffre al di fuori dei nostri confini; né possiamo consumare le risorse del mondo senza riguardo per gli effetti. Perché il mondo deve cambiare, e noi dobbiamo cambiare con esso." "...Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo: perché gli uomini e le donne e i bambini di ogni razza e di ogni fede possono festeggiare insieme in questa magnifica spianata , e perché un uomo il cui padre meno di sessant'anni fa non sarebbe stato servito in un ristorante ora può stare di fronte a voi per pronunciare un giuramento quasi sacro." Ora, memori della fine che ha fatto il nostrano weltroniano "Yes we can", non ci resta che augurarci che quello americano sia più veritiero e realizzabile. Ma solo il tempo ce ne potrà dare conferma. Intanto, noi, a conferma che ognuno ha ciò che si merita, da oggi, in Italia, sappiamo, grazie ad una lezione di economia comprensibile a tutti, impartitaci dal nostro Lui, che: il nostro calo del PIL non pregiudica nulla!! E se lo dice un Interprete Principale, le comparse dovrebbero solo prenderne nota! Yes (???) we can (???)

giovedì 15 gennaio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 2


di Dario Petrolati

Leggere poesie di questi tempi , con l' aria che tira fa uno strano effetto.Tutto è così concreto e misurato su valori, non solo venali, sentire una voce che parla di versi, poeti, lascia veramente pensare che c' è qualcosa in giro che non abbiamo notato oppure abbiamo capito in modo sbagliato. Ma perchè, mi dico, perchè succede questo? Va di moda e con stile imperioso, direi abbastanza tronfio anche maleducato, parlare se di parlare si tratta e non di urlare, disquisire di politica, almeno quella che chiamiamo politica e tale dubito sia. Siamo diventati arroganti ed insicuri così sfoghiamo i nostri bisogni mentali sollevando pseudo problemi e dando soluzioni poco logiche. Sentire musica di quella che raggiunge l' anima e turba i nostri pensieri, con un libro da leggere o appena letto, di certo non è fatto abituale. Si legge pratico con formule per aver ragione demolire chi pensa in modo contrario al nostro. E' purtroppo raro vedere in silenzio ragazzi anche soli e non sentirsi tali, davanti ad una vetrina, osservare e cercare di leggere titoli di libri esposti, fantasticare ed anche più, attorno al modo di esporre posare libri e libretti con copertine delicate, restare sospesi, pensare. Non certo è da pensare alla ricerca affannosa dell' Antologia Palatina con testo a fianco magari in S. Biagio dei Librai, a Napoli, portarsi dietro i grossi tomi e poi fermarsi aprire e leggere e riprendere la strada con la testa tra le nuvole, no sarebbe troppo chè allora l' amore per la poesia diventa tale da possederci in tutto, ma ci son versi e poeti e libri da tasca come se fossero messalini. Assieme alle famose Liriche Cinesi, sempre in tale formato e condotta e affascinante traduzione esiste quel poeta americano che io ebbi la fortuna di conoscere quando ancora andavo a scuola a Senigallia, Edgar Lee Masters, essendo in punizione passai diverso tempo nell' aula della biblioteca scolastica leggendo su suggerimento del Preside l' Antologia di Spoon River. Ricordo la cautela e con quanto riguardo silenzioso il mio docente mi avviò alla scoperta di quel mondo descritto dal Poeta americano, osò e compresi subito l' esagerato paragone, parlarmi di Lee Masters come se fosse il Dante per la lingua americana. Voleva spiegarmi l' importanza e la novità dello scrivere ed il fragore suscitato quando l'opera fu pubblicata e fatta conoscere. Episodi e morale dietro ogni storia raccontata e resa accessibile anche a chi è povero di letture, tanto che tra ragazzi si faceva a gara nel ricordare le piccole grandi storie dei fatti accaduti e ricordati nella contea descritta attraverso lapidi che portano incisi oltre a nomi strazianti, umilianti, teneri segreti delle anime che vissero e soffrirono senza aver raggiunto la pace o giustizia. Avevamo meno di venti anni quella volta e d' allora le Storie di Spoon River anche attraverso la musica di De Andrè, ora, hanno invaso garbatamente anche ed oltre i banchi di scuola. Ecco allora l'invito, per quei pochi che ancora non conoscono, a leggere questa raccolta di versi che è conosciuta col nome : Antologia di Spoon River .


Per saperne di più su: Antologia Palatina

su: De Andrè ed ancora qui

In ricordo del 10° anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè, Qui i video e le musiche di molte delle sue canzoni.

venerdì 9 gennaio 2009

Cir33 : La Differenziata nasce come Necessità o come Fonte di reddito ??


di Franco Giannini
Sono stato accusato, alla vigilia della Raccolta Differenziata, come individuo insensibile ai problemi ecologici che con questa avremmo risolto.
Non lo ero prima e non lo sono neppure oggi. Solo che oggi mi dichiaro vinto, sconfitto dalla “non curanza”, sfiduciato, si, ma non per l’ avvio della differenziata, ma per come la si sta facendo.
Se si parla con gli addetti ai lavori, ti dicono subito, per tacitarti, che tutto è migliorabile, però…c’è sempre un però che blocca e fa battere il passo sul posto. E non si vuol comprendere che lo stare immobili oggi, con un progresso sempre più incalzante, significa quasi retrocedere.
Ed allora, quando leggo che altri studiano e trovano soluzioni che potremmo far nostre con estrema facilità, semplicemente copiando, noi invece siamo ostacolati da quel “si però” vengo colto da quella rabbia dell’ impotenza del non poter fare, che cerco di sedare, rifugiandomi nell’ unico modo che mi è rimasto, quello di scrivere sul mio blog cose che so già a priori, resteranno lette solo da pochi amici–famigliari-lettori. Quindi un solo semplice sfogo,… poca cosa?? Forse!!
Mi era capitato tempo fa, lamentandomi per come erano gestiti i rifiuti nell’ area del Cimitero delle Grazie. Mi era stato risposto, che avevano veduto le "mie belle foto" sul blog ( erano solo rubate dal web!!) mi invitavano ad un concorso di fotografia che aveva promosso lo stesso Cir33, ma circa le mie osservazioni per migliorare il servizio nulla potevano.
Oggi, invece, devo rendergli un grazie, perchè hanno apportato quelle migliorie che avevo auspicato, trasferendo i contenitori all’ interno dell’ area cimiteriale. (scoprendo che allora si potevano fare…!!!)
Ora un nuovo mio disappunto, ben più grave, nasce da questo.
Avevo visto una pubblicità a tutta pagina campeggiare per alcuni giorni su diversi quotidiani nazionali promossa dalla Tetrapak, inoltre c’era stato un Consiglio Comunale a Senigallia in cui si era parlato e discusso di Differenziata che non mi aveva del tutto convinto, cose che mi avevano portato a sfogarmi sul mio Blog.
Tutto si era concluso lì, pensavo che nessuno lo avrebbe né letto, né tanto meno commentato. Ed invece a distanza di tempo, un amico-lettore mi ha fatto presente che anche lui aveva contestato il fatto che a Senigallia, non vengono riciclati i contenitori Tetrapak, cosa che avviene invece nel comune di Ripe, in cui opera sempre il Cir33 che si avvale per il riciclaggio della carta dello stesso consorzio nazionale Comieco.
C’era da chiedersi il perché allora di questa diversità di pensiero tra due comuni limitrofi.
La risposta credo di averla interpretata (ma forse in modo errato??) leggendo ciò che scriveva il Cir33 sul suo Forum a mo' di chiarimento ad un quesito posto da due cittadini, che mi ha lasciato ad onor del vero, a dir poco, molto perplesso.
Infatti, il Cir33 asseriva, in quella nota, che il materiale dei contenitori Tetrapak è riciclabile, ma il suo recupero renderebbe si, il quantitativo di carta riciclata maggiore, ma andrebbe a diminuirne la “qualità” e quindi è preferibile considerarlo Non-Riciclabile e da buttare nel contenitore grigio.
Da qui non un chiarimento quindi, ma un ulteriore sorgere di dubbi: innanzi tutto, se non ricordo male, la Differenziata nasceva da una necessità primaria di ridurre la quantità di rifiuti da mandare in discarica, ed invece dalla risposta sul Forum, mi sembra di comprendere che il problema sia un altro che non la quantità!
Inoltre mi chiedo e credo che lo saremmo in diversi, perché allora Ripe lo fa e noi no e lo fanno anche altri comuni come Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna. Chi è che sbaglia, perché qualcuno che sbaglia c’è, o a livello di sensibilità verso l’ ambiente o verso una cattiva gestione amministrativa non tenendo conto di quella famosa “diminuzione della qualità”.
Il 31 Dicembre del 2008, è venuta a cessare anche l’ attività di raccolta della discarica di Castel Colonna, come da decisione improrogabile della Provincia di Ancona. Questo secondo logica, qualsiasi soluzione si sia trovata che tamponi questa chiusura, dovrebbe ampliare il problema delle “Diminuzioni delle Quantità”, rispetto a quelle della “Qualità della Carta”.
Mi rifiuto di voler pensare, che un problema di tanti, possa essere risolto, visto che la Differenziata è ormai partita, solamente salvaguardando un beneficio economico riservato a pochi.
Non sapendo più cosa pensare, ritengo sarebbe utile, a questo punto, delle note più approfondite del Cir33, ma senza tanti fronzoli tecnici, visto che si parla d’immondizia, che mi-ci illumini e soprattutto mi-ci convinca, dopodiché sarà l’amico- cittadino-lettore a farsi una idea personale, basandosi sulla bontà, chiarezza e sincerità delle risposte.

martedì 6 gennaio 2009

LE VITTIME INNOCENTI DI GAZA



di Franco Giannini

Ho l' impressione che stia avvenendo a Gaza, quello che spesso avviene nelle nostre famiglie, quando da diversi anni non ci si guarda o non ci si parla. Dopo un pò ci si dimentica del perchè di tale freddezza, ma non si è disposti a mettere una pietra sopra, e ritrovarsi attorno ad un tavolo per chiarire il perchè ciò sia accaduto, magari neppure direttamente a noi, ma a chi ci ha preceduto e che nel frattempo neppure fa più parte di questa terra.
In una terra, che per i credenti delle tre religioni, Ebrea, Musulmana e Cristiana, dovrebbe essere sacra, la guerra invece è di casa. Una guerra spietata ancor più delle altre guerre (del resto non esiste una bella e giusta guerra), perchè fatta di attentati, di risposte agli attentati, da cui si salvano solo coloro che spingono il famigerato e vigliacco "bottone-grilletto".
Chi paga queste gesta, che da una parte vengono considerate eroiche e dall' altra una semplice vigliaccheria faziosa, sono sempre i soliti innocenti, che appunto proprio perchè innocenti, sono ignari di quel brusco e rapido passaggio dalla vita alla morte, senza che mai ne conosceranno il perchè o a chi avrà servito tale loro involontario sacrificio.
Già di per se è difficile dover giudicare, ancor più è quello di schierarsi da una parte o dall'altra dei contendenti, e maggiormente lo diventa se si è distanti dal luogo del conflitto.
Ritengo che l'unica cosa buona da farsi, in questi casi, sia sempre quella di dividere da prima i duellanti e poi in separata sede, farli ragionare a mente fredda: ed è proprio quello che invece non si sta volutamente facendo !
E' un conflitto questo, che riguarda un numero limitato di persone, che non riguarda aspetti economici di primaria importanza, è solo un conflitto che nasce da motivi territoriali di confine...che ce ne può fregare a noi, paesi sviluppati: a quanto pare avanzati nella tecnica ed ancor più in quel sentimento egoistico di chi sta bene economicamente o illusoriamente lo crede. Da noi si è pensato solo a quelle "feste" che la cristianità ha sempre raccomandato, nel segno di "feste del bene, della fratellanza, del perdono, della famiglia" e che invece sono servite solamente all' ecclesiale" vituperato" ma istituzionalmente pubblicizzato nonché raccomandato consumismo ed ora ai "saldi" dei suoi avanzi.
L' ONU, la EU, la NATO, sono solo ed unicamente sigle dietro cui giocano a fare i benefattori dell' umanità, plebaglia priva di sentimenti umanitari, il cui primo impegno è stato quello della loro vendita dell' anima al diavolo.
Gentaglia che invece di prender provvedimenti affinché cessino morti assurde immediatamente, ripeto immediatamente, con l' invio di caschi blu o di qualsiasi colore vogliono, ristabiliscono la pace nell'arco di 24 ore. Ciò è possibile, perchè sia il territorio che la popolazione è racchiusa in un fazzoletto.
Se questo non lo si fa o non lo si è fatto, è solo perchè dei politici imbecilli, continuano a schierarsi a pro o contro questo o quello a seconda del loro colore politico.
Nello sport del pugilato, una delle regole è la fine dell' incontro per manifesta inferiorità dell' avversario. Io credo che in questa guerra si sia raggiunta questa manifesta inferiorità di 5 a 500 o giù di li, di cui un centinaio sono bambini....vogliamo parlare ancora di guerra o meglio ancora di gusto di un' orrenda vendetta????
La Foto è tratta dal web.