sabato 30 maggio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 11 -

di Dario Petrolati

LA PAROLA EBREO

Questo libriccino edito dall'Einaudi nel 97 me lo trovo sempre accanto. Fa parte della Collana Gli Stuzzi e porta il numero 487. Al pubblico costava lire 16.000. Io l'ho rubato letteralmente ad una Festa dell'Unità. Quando lavoro negli stands che organizzo tutti gli anni ho un sistema mio particolare nel disporre i libri. I compagni mi prestano enormi spazi ove io possa dividere e suddividere i sempre amati libri oltre a manifesti e quadri fuori commercio che durante l'anno mi perito andare in cerca. Foto in bianco e nero e quanto altro possa rendere il salone bello e di più anche come se per 15 giorni fosse casa mia. Un salotto che mi fa stare teso e digiuno sempre con gli occhi rivolti a chi posa le mani magari sudate sulle copertine. Così ogni estate da un paese all'altro per 2 mesi tutti gli anni mi dono ripagato da enorme soddisfazione mentale. E questa prefazione serve anche per giustificare l'appropriazione indebita che ho commesso senza sentirmi peccatore o ladro. "La Parola Ebreo" è stato pensato e scritto da quella raffinata mente che ha nome : Rosetta Loy. Eretta e bella anche per gli anni che sa indossare con educata classe Rosetta seppure romana di nascita e cultura insiste nei ricordi in lunghi percorsi di memoria con leggerezza come se invece di tragedie toccasse petali di fiori. Insiste come solo può fare chi professa una fede ancorata alla educazione che per principi lega la nostra bella Costituzione sempre difesa e portata ad esempio contro ogni violenza percorrendo viottoli e strade sempre a difesa della memoria. Chi non ricorda resta poi senza futuro qualunque possa essere. Chi non ricorda perde il sapore dell'infanzia dei tempi passati sui prati ad osservare anche la natura che sempre ci circonda e bisogna saper difendere oltre che amare. Nata ed educata in una famiglia profondamente borghese e cattolica Rosetta confessa senza remore che verso il mezzo della vita sentì il fascino della cultura laica e con intelligenza pudica volle immergersi nel nuovo credo. Guidata sempre da una cultura alta passa dai grandi pensatori europei agli uomini che poi dettero la vita chè carpiti dal dubbio non poterono o seppero dare risposte. Si vede sempre e sente anche la sua infanzia senza volgarità o urla. La educatrice assunta dalla famiglia che pure insegna lingue estere ha influito positivamente negli anni e per lo sviluppo mentale della bambina che poi divenne signorina e donna da ascoltare. Dietro al mondo che vede e sente si respira la cultura proveniente dalla religione ebraica se ne subisce il fascino ma il vero principe del libro senza nominarlo mai altro non è che ogni incontro con i libri. Si sente la fame di conoscere del cercare trovare per sapere. Se non si ama la lettura se non si ha dimestichezza con le pagine stampate allora non possono avvenire incontri che solo in certi particolari momenti avvengono. Come il treno che passa solo una volta senza libri sete di conoscere ogni incontro sarà solo impossibile. Ho chiuso l'ultima paginetta di questo profondo stupendo libriccino con un sospiro lungo pieno di un rimpianto vago come se non sapessi più dove andare poi. Personalmente vado spesso alla caccia lieve di quanto scrive Rosetta Loy chè ogni volta mi fa pensare a lungo sui valori esistenziali. Pensieri profondi con allusioni distribuite sulla tavola dello studio.
Lo consiglio a chi non ha tempo da perdere. E' un investimento culturale di alto valore.

giovedì 28 maggio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 6 -

di Dario Petrolati


Il Prof. GIULIANO LENCI

Poichè è anche molto modesto - alla mano direi - chiama con la toscanicità cronica, chiunque gli si rivolga o abbia bisogno di un suo parere, dando del tu e di rimando tutti lo chiamano come se fosse loro parente fidato. Non ricordo quando lo conobbi e nonostante siano passati abbastanza anni, non riesco a scivolare con la confidenza che altri - tutti o quasi - usano con Lui. Ogni volta che ci si incontra - sempre sorridente e leale nell'espressione -fatico a partire, chè pare quasi, a me, mancargli di rispetto, usando il tu. Il Prof. Giuliano Lenci è una delle Figure carismatiche che ancora Padova vanta. Si succedono le giunte - politiche contrapposte - ma per Lui c'è sempre la stanza speciale ove ricopre perennemente la carica onoraria di vice Presidente del Consiglio Comunale. In cosa consista di preciso non l'ho mai capito, ma nessuno lo tocca e tutti si rivolgono a Lui per consigli anche extra politici. E' di presenza stupenda sempre elegante - alto - anzi altissimo e sembra una figura dipinta in uno di quei quadri ove si rappresentano gli antenati nei Palazzi storici. Un paio di baffi candidi diritti, come fossero incollati, in mano una vecchia sdrucita borsa di cuoio ove mantiene sempre documenti ed appunti - forse segreti -. Quando capita che ci si senta per telefono allora la butto sullo scherzo e per fargli subito capire con chi parla non pronuncio il mio nome, bensì la mia Senigallia, o la regione, "Professore" oppure "Lenci" - e trattengo il respiro per avergli dato subito confidenza, allora subito fa il punto e si rallegra. Qualsiasi sia il motivo della chiamata sente di parlare con un italiano come Lui - così abbiamo cominciato la nostra conoscenza - parlando di PIO IX di storia toscana e marchigiana. Sempre mi racconta l'emozione di quando lui ancora studente alla normale di Pisa attendeva sullo spiazzo l'esito del referendum monarchia-repubblica ed ogni volta mi ricorda il batticuore ed il non darsi pace ai dati che arrivavano da Padova. Mi dice sempre che grande era lo stupore e la sana rabbia inspiegabile: "ma come Padova - come è possibile - allora la Scuola di Marchesi l'influenza del saggio storico Rettore non è servita "- era inspiegabile il fatto che da Padova arrivassero tanti voti a favore della monarchia. E ricorda sempre che sul piazzale a Pisa davanti la sua facoltà c'era in alto un altoparlante che dava quei risultati da spaccare il cuore e la ragione. Giuliano Lenci ad ogni manifestazione storica, quando c'è da commemorare qualche figura o ricordare date da non dimenticare, sempre lo chiamano e tra corone e trombe che suonano l'inno nazionale tra alte figure c'è sempre lui al centro che sempre ricorda fatti e scende anche nei particolari. Nelle caserme - lungo le mura ove sono lapidi di caduti - tiene sempre brevi e commoventi discorsi, chè non si debbono dimenticare. Ebbi a conoscerlo meglio nei giorni tristissimi, sia per la città che per la nazione tutta, quando tentò invano di salvare il bellissimo Berlinguer. Fu Lenci allora, l'ultima speranza e tra la commozione generale mentre anche Pertini piangeva, il Prof.Lenci si tolse la mascherina bianca di chirurgo e, fece segno che era finita. Furono giorni tristissimi per l'intero Paese e Lenci era rimasto sino all'ultimo accanto al più buono e indimenticabile comunista. Come medico ha salvato e curato tante persone era un vero luminare, pieno di medaglie ed onori così come lo fu da uomo nella Resistenza. Dire Lenci a Padova significa mettersi sull'attenti. Da giovane appena laureato col massimo dei voti, ci fu la Liberazione eppoi la professione ove da primario all'Ospedale diresse il reparto di pneumatologia per oltre venti anni. Ora è in pensione ma sempre attivo legge e scrive sempre di storia, è veramente un monumento vivente. Qui a Padova nessuno ha il coraggio di sfidarlo, chè con una parola, non serve una frase, Il Prof. Giuliano Lenci sa da che parte sta la verità e la giustizia. Detto così per inciso non ho mai visto Giuliano Lenci guidare vettura alcuna e manco andare in bici - sarà che ha le gambe lunghe - ma sempre a piedi va ed arriva dove lo desiderano o serve. Tratteggiare la figura di questo Uomo non è facile, chè sempre in movimento ed ovunque. Potrebbe avere 90 anni oppure 80, è difficile dargli un' età anagrafica, il Professore Lenci sembra sia stato sempre così. Speriamo che la sorte gli sia benigna e conservi ancora quel bel sorriso che da sempre regala alla città.

mercoledì 27 maggio 2009

TERREMOTO : IN ATTESA DI SMENTITE



Si sconsiglia la lettura a tutti coloro in debito di tempo. Una veloce "sguardata" non sarebbe sufficiente alla dovuta analisi che il blog originale merita.
Se i "papi", devono ritenersi innocenti, fintanto che non riceveranno una condanna in un regolare processo, credo che la stessa cosa si possa dire di chi scrive in un suo blog delle situazioni riscontrate di persona e fin ad ora mai confutate. Non parlo del sottoscritto né tanto meno del suo blog, ma di quello di una donna coraggiosa, che non doma, continua giornalmente a scrivere sul suo blog Miss Kappa il diario di bordo di quello che si vive a L'Aquila sotto le tende, nei meandri di una organizzazione militarizzata, a tratti arrogante ed a volte anche "indagatrice". Il tutto poi amplificato o accentuato, dipende dalla parte da cui si guarda, dall'imminente visita degli 8 salvatori del mondo e delle disgrazie (almeno così si dice e si spera!) in cui è caduta L'Aquila. FG.


Riporto qui di seguito l'ultimo post. Degli altri, invece, sotto riporto solo i link.
Facce nuove nelle tendopoli abitate da ragazzi. Facce di persone che non devono dare spiegazioni. E non si capisce chi siano. Le libere assemblee nei campi sono vietate.Case agibili nei pressi della scuola della GF, vera cittadella militare con bunker sotterraneo di 38 ettari, che verranno requisite. Servono tetti e terrazzi. Nuove vie di fuga dalla caserma approntate in tempi record. Mentre i palazzi storici si sgretolano.Alberghi del centro cittadino, centro fantasma, che vengono riattati. Non per noi Aquilani, noi siamo in mezzo alla strada. Assembramenti di più di quattro persone che si vedono spiate da militari che non nascondono il fatto di venire lì ad ascoltare cosa stai dicendo. E, già da una settimana prima del summit, le vie di accesso alla città saranno bloccate. Noi dentro, come topi nella tagliola. Noi sempre più schiacciati. Ed è solo l'inizio. Il G8 è una violenza che non meritiamo. Datemi una sola ragione per la quale dovremmo essere beneficiati da questa vetrina dei potenti della terra. Sulla nostra terra. Il mio è un grido di allarme. La democrazia non abita più qui.
Suggerisco anche di leggere sul blog originale anche i commenti ai post:
Lunedì
Piccole Cose
Di Bertolaso e della Protezione Civile e tanti altri ancora precedenti, a partire da quel 6 Aprile, tutti interessantissimi per chi si vuol documentare o per chi è in grado di smentire.

APPALTI E MORTI BIANCHE



di Franco Giannini

Daniele Melis, anni 26 - Luigi Solina, anni 27 - Bruno Muntoni, anni 51. Per chi si "ostina" a seguire le storie di "Cavalier Bavoso", ritenendole utili per tenersi informato su come va l'Italia, questi resteranno solo tre nomi. Invece dietro a questi ci sono famiglie piangenti un caro che se ne è andato e persone che dovrebbe restare con un rimorso eterno. Sono altri tre morti sul lavoro che si aggiungono alla lista del 2009 e che per gli studiosi di statistica sarà solo un ulteriore semplice dato da aggiungere agli altri. Questa volta ad essere colpita dal lutto è stata la Sardegna. Ecco che subito, a dramma accaduto, come succede in questi casi, tutti gli "uomini che contano", hanno preso il telefono, si sono informati e si sono stretti attorno alla famiglia. Gli inquirenti si stanno prodigando affinché si faccia luce su questo ennesimo incidente e la verità venga a galla. Non dico il nome dello stabilimento coinvolto, non svelo i nomi dei proprietari della raffineria, per non sentirmi incolpare stupidamente di orientamenti sportivi di parte, che non ho e non ho mai avuto. Intanto sono su tutti i giornali e nel web, un po' il segreto di Pulcinella. Quello che però mi chiedo, ed è da un gran bel po' di tempo che mi faccio questa domanda, a che servano gli appalti ed i sub-appalti. Perché, anche questi e come spesso avviene, questi sono altre tre morti avvenute all'interno di uno stabilimento che aveva dato questo lavoro in appalto. E guarda caso questi lavori dati in appalto, si trattano quasi sempre di lavori difficili da eseguirsi per la pericolosità. Ho la sensazione che vengano appaltati per un lavarsi le mani in caso di incidente, per la tipologia di manovalanza che viene adoperata, per evitare quegli obblighi di legge che così facendo vengono derogati ad altri. In questo caso, con un semplice volo, da Malpensa a Cagliari ci si salva la faccia, ci si sente vicini alle famiglie ed alle maestranze in toto e ci si salva la coscienza, in quanto le responsabilità sono tutte della ditta appaltatrice. Nulla però si fa perché i sub-appalti i sub dei sub-appalti abbiano a terminare. Uno stabilimento deve avere tutto di suo, deve essere indipendente ed il responsabile in toto deve sempre essere il suo titolare. Responsabile economicamente e penalmente. Invece già anche qua, si comincia con il dire che il lavoro è stato iniziato senza seguire le norme prefissate, mancanza dell'uso della maschera. Sarebbe anche utile però analizzarne i perché. Sapete quante volte si soffia sulle orecchie dei lavoratori la fatidica frase "...dai...veloce...un colpo di mano..." ?? e poi quando avviene quello che avviene, la colpa è della mancanza del casco, dei guanti, della maschera...ma mai della mancanza di coscienza. Ai funerali ancora una volta riecheggerà la parola "Basta", i giudici condanneranno a pagare due euro di risarcimento alle famiglie, i proprietari saranno impegnati in vacanze in lidi esotici, i Cavalieri Bavosi continueranno a sbavare, alcuni saranno impegnati alle ferie estive, molti di più a sbarcare il lunario e con l'ottica solita dell'egoismo umano si attuerà il detto popolare "...chi muore giace e chi vive si da pace". Mi chiedo solo come si faccia a trovarla!!

giovedì 21 maggio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 5 -


di Dario Petrolati



CLARA DORALICE

Già solo il nome ed il cognome sembrano inventati.
Nomi da cartoni animati quasi da ridere per bambini.
Eppure questa donnina sempre sorridente oltre gli 80 ma più giovane anagraficamente del marito dott. Vincezo Morvillo -di origine campana-avellinese mi sembra- questa donnina è una signora che ha sempre dato anzi donato. La sua famiglia ha origini umili della bassa padovana. Clara ha riscattato il lavoro dei campi degli antichi avi. Il papà della signora Doralice è stato partigiano combattente dalla parte giusta e dopo la guerra sindaco di Castelbaldo per usura in quanto non esisteva altra figura che gli si potesse confrontare. Dal 1943 anche prima dell' 8 settembre del 1944 nel Montagnanese e nell'Estense vi furono lotte di classe guidate da uomini che combatterono per la liberazione e per realizzare la parità almeno contro lo sfruttamento dei poveri. Le brigate Garibaldi guidate da ardimentosi contadini lottarono sino all'impossibile anche a rischio delle famiglie sempre numerose. Quassù i padroni della terra contavano anche le braccia dei bambini chè tutto era diritto della proprietà se si voleva mangiare. Studenti laureati cattolici e comunisti si unirono in un unico sano ideale in nome della libertà contro il regime ed il fascismo. Tanti improvvisati furono i martiri ed uomini e bambini e donne. Clara studiando e combattendo seppur bambina veniva nascosta sotto fienili e attrezzi da lavoro dei campi. Imparò a fare la partigiana iniziando come staffetta ed il suo compito pericoloso ed utile si concluse con la cattura infame chè fu portata in campo di prigionia in Germania. E la conobbe il dott.Morvillo pure lui partigiano combattente per l'Italia libera. Ora vedendoli in là con gli anni sempre sereni assieme ed attorniati da tanti nipoti si fatica a pensare che sia Vincenzo che Clara siano stati così forti ardimentosi colmi di alti ideali patriottici. Lui il dottore era medico della mutua per Pontevigodarzere-frazione periferica di Padova, Lei laureata dopo la prigionia si dedicò alla educazione dei bambini e la puericultura è rimasta la sua passione innata. Clara per ogni ricorrenza regionale per ogni data viene chiamata dalle scuole come testimone per ricordare i valori e come nacque anche la Costituzione. Ha sempre con se nel suo studio non ancora smontato oltre i tanti libri anche un taccuino nero fatto di fogli lisi ove sempre appuntava durante la sua prigionia ciò che vedeva e subivano i suoi compagni di lotta. Piccola di statura ma sempre sorridente ed innamorata come ieri del suo Vincenzo. Qualche anno fa quassù nevicò tanto che le vetture rimasero bloccate per tanto tempo. Da Piazzola Sul Brenta le Scuole medie superiori avevano combinato per il 25 aprile l'incontro testimonianza con Clara. Non si riusciva a trovare una macchina piccola ed agile per portare Clara su all'appuntamento. Io la conoscevo poco-giusto alle feste dell'unità la incontravo sempre,allora le telefonai offrendomi quale vettore con la mia piccola Panda 1.000-. L'appuntamento era per le 8 di mattina e la strada ghiacciata coi monti di neve ai lati sembrava un'avventura. Arrivai a casa di Clara un poco prima per cautela eppoi per strada piano piano giungemmo a destinazione. I tantissimi studenti e la preside e gli insegnanti ci fecero una accoglienza che rimasi commosso. La sensibilità di una insegnante veneziana la vinse su tutti: volle offrire la colazione a me ed Clara e dopo pochi preamboli ci condussero in municipio ove ci fu una attesa commovente. Dopo le dovute presentazioni Clara estrasse il piccolo quaderno ove in prigionia aveva scritto per non dimenticare. Non un ragazzo una ragazza si mostrò irrequieto ci fu silenzio ed interesse quasi da film. E dopo la lettura del diario le dovute domande e risposte Clara mi riservò una sorpresa immeritata forse. Desiderò che leggessi la mia poesia dedicata a Renata Terni, ebrea mia amica d'infanzia a Senigallia. Piacque così tanto che la preside ne fece fotocopie in Comune ed io ne firmai alcune per donarle come ricordo alla scuola. Fu quella volta allora che mi sembrò avere anche io fatto qualcosa per difendere la libertà e far conoscere ciò che era stato il fascismo. Al ritorno ed anche prima Clara Doralice mi riprese più volte in quanto io le davo del lei. "Compagno" mi disse, "compagno Dario tra noi o ci si fida e si è tutti uguali oppure l'esempio che siamo stati a dare a scuola a te non è servito.". Su libri che parlano della Resistenza quelli scritti dallo storico Tiziano Merlin e da altri studiosi la figura di Clara Doralice viene spesso citata come la sua amica più fortunata allora chè non fu fatta prigioniera Tina Anselmi. Una cattolica e l'altra comunista anche dopo tanti anni sono rimaste amiche in nome degli ideali per i quali hanno donato i migliori anni di gioventù. Ora quando vado a casa passo spesso davanti la casetta di Clara e sempre sorridente mi saluta con il braccio alzato le mani aperte.

mercoledì 20 maggio 2009

SENIGALLIA 2.0 - I REMIGINI DEL WEB



di Franco Giannini

Non abbiamo udito nessuna campanella, ma siamo ugualmente entrati a scuola, non indossavamo il grembiulino, ma ognuno, si vedeva, che era intimidito dalla non conoscenza dell'altro, come sono soliti fare i remigini al loro primo incontro. E come loro sono soliti fare, anche noi scolari del web, futuri argonauti della rete, abbiamo occupato i banchi assegnatici. Ma che sto dicendo, i banchi ? Ecco, il primo insegnamento: impariamo subito ad usare la giusta terminologia... le nostre sono delle postazioni su cui campeggiano dei terminali completi di uno schermo video, di una tastiera e di un mouse. L'età, da un sommario colpo d' occhio, non è proprio quella da remigini, ma di solo qualche anno in più. E questo, credo, è incoraggiante dal momento che questo corso è nato con l'intento di istruire chi di questo strumento è completamente digiuno, ma che rappresenta o dovrebbe rappresentare per tantissimi, l'occasione per non restare tagliati fuori in un mondo tecnologicamente avanzato che procede ad una velocità sostenutissima. Siamo non moltissimi, appena una decina, ma giusti per occupare le postazioni disponibili. Suddivisi in parti uguali tra donne e uomini, come è giusto e vuole che sia la legge che regola le pari opportunità. Una prima sensazione è che comunque qualcuno, però, come del resto anche il sottoscritto, abbia frequentato una "primina privata" e sia un pò avvantaggiato. Il primo problema lo si incontra non certo per un deficit umano, bensì da un semplice fattore tecnico: non so perché, neppure a farlo apposta, mai come in queste occasioni i PC , sembrano scendere in sciopero, vale a dire si bloccano e non rispondono. Qualche minuto abbondante di attesa ed ad un tratto come tutto si era bloccato, senza spiegazione, riprende a funzionare. Ecco che allora Andrea Garbin, ancora una volta l'anfitrione dell'evento, inizia la sua lezione introducendo i motivi di queste tre ore di corso, sottolineando l'importanza del wi-fi gratuito che il Comune fornisce a tutti coloro che si sono iscritti. Altro punto che ci viene spiegato è le differenze che esistono tra i blog, le tipologie dei commenti sugli stessi. Si passa poi all'importanza della password, della sua costruzione e soprattutto il valore che essa ha se trattasi di un blog o di un indirizzo di posta elettronica, piuttosto che quella di un C/C bancario. "La rete è una cultura di comunità" dice Garbin, e come cultura si deve essere spinti dall'interesse ad una continua esplorazione che vada ben oltre a quegl' imput tecnici basati a volte su di un semplice click. Dopo un sostanzioso ma doveroso cappello teorico, si comincia ad entrare praticamente nel tema. Si parte con la spiegazione di che cosa siano le e-mail, i pericoli dei virus , la gratuicità di alcuni gestori, gli anti virus, ecc.. Dal solo uso vocale si passa all'ausilio delle schermate sulla lavagna luminosa con la visione di esempi fa-simile, delle varie sfaccettature che offrono i programmi di posta elettronica, sottolineandone però anche le pericolosità che possono arrecare gli allegati di sconosciuti che potrebbero contenere nel loro interno virus nascosti. Altro argomento importante è la Firma Digitale, utilizzabile già fin da ora ma proiettata verso un prossimo quanto immediato futuro. A questo punto non poteva mancare una prova pratica di come iscriversi ed inviare una mail. Per le iscrizioni a Gmail, le prime difficoltà, con la memorizzazione delle password e la modalità migliore per ricordarsela poi in futuro. Poi il battesimo del fuoco con l'invio delle mail tra remigini. Una sofferenza...chi lascia la strada vecchia per prendere quella nuova.... Mi accorgo infatti, quanto sia ignorante in materia, mi sarei atteso di fare una passeggiata ed invece con il passaggio da yahoo a gmail, le cose cambiano, o almeno così mi è sembrato. Ritardo, confusione, mi sono sentito legato nei movimenti. Ma ad una cosa è servito, ad avvicinarci tra remigini della rete...ci siamo spediti le mail un l'altro pur sedendo affiancati e ci siamo scambiati le prime parole, proprio grazie al fatto che le mail tardavano ad arrivare e così ci siamo un pò sciolti. Intanto al mio fianco, un ragazzino che accompagnava la mamma educatissimo, cominciava a dare segni di stanchezza. Tre ore sono tante ed era comprensibile la sua ricerca di trovare un modo per far trascorrere più piacevolmente quegli ultimi minuti...gli si suggeriva un viaggio a Gardland navigando su internet. Lui, più giovane, era già avanti con il programma, noi invece, meno giovani, dovremo attendere, sempre se si farà, un altro ciclo di lezioni. Comunque sia, checchè se ne dica, Senigallia 2.0 è stata una bella ed utile iniziativa, nel sua globalità e che dovrebbe, secondo il mio modesto parere, essere ripetuta anche il prossimo anno, magari con qualche "registro".

sabato 16 maggio 2009

SENIGALLIA 2.0 - FACEBOOK IN PESCHERIA


di Franco Giannini

Quando avevo letto il calendario degli eventi programmati di Senigallia 2.0, mi ero evidenziato la data del 15 di Maggio, perché l'avevo ritenuta, se non la più importante, sicuramente interessante perchè forse chiarificatrice di quello che è oggi il fenomeno mediatico di Facebook. Quando poi avevo letto i nomi di coloro che sarebbero intervenuti ed avrebbero dovuto prendere parte alla discussione, ho pensato che una volta per tutte, sarei riuscito a comprendere l'utilità e la magnificenza di questo apparato, di cui onestamente, ancora, riesco ad individuarne quelli che per me sono solo difetti. Quando però, ieri sera, sono entrato nella Pescheria del Foro Annonario, ho subito avuto sensazione che questo mio desiderio di apprendere i misteri di Facebook, sarebbe svanito. La pescheria era nell'oscurità più assoluta, salvo il palchetto dove si sarebbe poi esibito il trio di Sam Paglia e su di una specie di mescita di birra. Due lampade per illuminare i PC di Senigallia 2.0 e sullo sfondo di un muro, neppure piano ma concavo e manco bianco perché pieno di macchie di umidità ed incrostazioni, le immagini azzurrate ed alterate, della web-cam del blog con la diretta della serata. Forse per motivi di ordine pubblico o chissà perché, neppure una sedia, solo le vecchie panche della rivendita di pesce, con qualche plaid a far da poggia schiena. Già come aspetto organizzativo dava molto da pensare. Che fosse stato creato in economia per rispetto ai momenti economici attuali del Paese? Si sarebbe dovuto iniziare alle 21,30 ed invece non si sono rispettati neppure i fatidici 15' accademici di ritardo andando oltre, perché l'introduzione di Andrea Garbin è iniziata alle 22. Dopo le solite parole di prammatica, ha presentato l' Assessore Campanile, questa volta più spaesato che sorridente del solito e che in un audio che andava e veniva, ha illustrato le sue esperienze di frequentatore di Facebook. Ci ha illustrato l'uso che ne fa per contattare la sua numerosa famiglia e i suoi 400 "amici". Ma tutto con un tono talmente soporifero, che le note del concerto di Sam Paglia ci ha riportato quasi ad un brusco risveglio. Pensavo che i brani del concerto di Sam, ci avrebbero fatto da interludio tra un' esperienza e l'altra di relatori Facebookiani, invece si è trattato di un vero e proprio mini-concerto sciorinato per circa un ' oretta. Non posso certo, perché non ne ho la competenza, di dare un giudizio sulla qualità della tecnica e sui brani scelti, del resto, poi, bello è tutto ciò che piace...sicuramente sull'impegno si...lusinghiero. Terminato il concerto, mi sono guardato attorno. Gli amici blogger che avevo incontrato prima, avevano disertato. Alcuni dei fotografi, fatto il loro lavoro avevano dato forfait. C'era un ricambio di pubblico continuo, indifferente all'evento, forse solo una curiosità di passaggio. A resistere ostinatamente, l' assembramento attorno al banchetto della birra, qualche coppia che si scambiava effusioni grazie alle penombre, un ballerino che avevo dato, da prima, per colpito improvvisamente da un attacco di epilessia, poi di invasato dalla musica ed infine, vedendolo con una birra in mano, forse con il gomito un po' più alto del normale. Poi ancora, un individuo tutto di bianco che con le mani in tasca navigava, anziché su FB, lungo la pescheria quasi che fosse un modello in sfilata. In un angolo anche il sottoscritto, che ormai, vista come si era messa la serata, masochisticamente, voleva vederne il finale. Il Garbin alla fine riusciva a riguadagnare il microfono cercando di coinvolgere la Presidente della Provincia Patrizia Casagrande. Mi scuso con lei, ma non sono riuscito a comprendere nulla di quanto abbia detto, non certo per il contenuto, ma per la cattiva sonorizzazione, il brusio...ma che dico brusio, per il casino che c'era. Mi sono sentito, per una volta, dalla parte di un politico a far fronte alla ineducazione della gente ed alla sua difficoltà a parlare ad individui che ti girano le spalle, non per un senso di contestazione, ma per semplice menefreghismo: interessati a parlare dei cavoli loro, bevendo, ridendo e fregandosene altamente di tutto e di tutti. Lei parlava non so di chi e di cosa, ma soprattutto a chi. Altri si sono poi susseguiti alla Casagrande, ma tutti con lo stesso risultato. Solo il ballerino sembrava interessato: sdraiato su di un fianco, su una panca della pescheria, come fosse un pesce spada in vendita, con un bicchiere di birra in mano. Infine Garbin, quasi volesse sgravarsi dal peso di questa serata, credeva giusto ripassare la palla o meglio il microfono a Sam Paglia, non prima però di chiedere a quel pubblico apatico ed "assente", una quasi autorizzazione ad un bis di musica. Veniva dal pubblico un si risecato espresso con dieci applausi. A quel punto, facendo una manovra a ritroso, mi sono anche io eclissato. Qualche verità su facebook l'ho imparata questa mattina: vi aleggia tanta falsità. Perché ? Basta leggere i dati relativi a questo evento: 90 ospiti avevano confermato l'adesione (Non li ho veduti?), 308 erano in forse (e così sono rimasti), 530 hanno confermato che non avrebbero partecipato (e sono stati i più onesti!!), 568 devono ancora rispondere. In totale quasi 1500 "amici". Io, se questi sono gli amici", preferisco rimanerne senza. Un dato solo mi è sembrato sia emerso... che mai come in questa occasione gli unici, forse, ad aver ragione, sono stati proprio gli assenti.

venerdì 15 maggio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n.10 -








di Dario Petrolati


Alberto Arbasino: Dall'Ellade a Bisanzio
Adelphi Editore - euro 12,oo
Piccola Biblioteca 536
Edito anno 2006

Dopo aver letto le 164 paginette, compaiono al centro del libro 16 foto in bianco e nero, come riflessione-pausa per rivedere il mezzo secolo trascorso dagli accadimenti di cui si parla. Allora ci si alza un poco malinconici chè la giovane intellighenzia, gli artisti ( Callas -Paxinou ) erano belli e testimoni, fuggiti, quasi rapiti dal tempo che sempre impietoso misura ambizioni, sogni, programmi. Era l'agosto del 1960 ed Arbasino coi suoi amici di buone e colte letture " salta le Olimpiadi di Roma" avendo come meta Olimpia, ovviamente deserta, chè il mondo tutto corse a vedere gli atleti e lo spettacolo dintorno. Partono pel viaggio ed appuntano, fotografano con sete del vedere-sapere congiungere le fatte letture anche coi libri di casa. A ciascuno il suo tempo, quello di Arbasino si confà a chi ama la libertà mentale, i piaceri della vita, uno sguardo acuminato della vita, spiritoso nelle cose e su gli uomini. Gli andirivieni tra quanto si vede ed il già visto. lnsomma a chi predilige la buona letteratura di viaggio, poichè qui si dimostra, una volta di più,come questa forma di scrittura tenda uno sguardo totale nella vita. Proprio grazie alla sua prima caratteristica : La divagazione. Leggendo " Dall'Ellade a Bisanzio " si trova una passata generazione, quasi buffa nel vestire, addobbarsi, sempre tanti maschi e le femmine da conquistare anche contare. Piatti di cibi omerici, talmente grassi ed unti-fritti-tanto pepe ed odori, vero trionfo del lusso che una volta costavano patrimoni. Ci sono naturalmente attente descrizioni dei vari siti, musei dell'antichità classica, ragione prima del viaggetto di formazione :" questo sensazionale Poseidone nudo e bronzeo a gambe e braccia divaricate, da indimenticabile notturno, sul peschereccio, fra branzini e spigole sotto le stelle". Arbasino, si sa, è uomo coltissimo con memoria prodigiosa. Il gioco dei rimandi è inininterrotto, di qualsiasi cosa si parli il lettore resta stordito. Prevale sempre il desiderio di conoscenza dello scrittore-viaggiatore pari al disincanto. Come quando si trova a Delfi sotto un ardito sole, solamente per toccare-vedere " inclite pietre metafisiche". E va giù duro Arbasino anche quando definisce l'antica Delfi niente di più che un'impresa affaristica su basi religiose, ci sono gang di guru per impiantare la giusta speculazione commerciale. Se poi a cantare la Norma a Epidauro c'è la Callas divina, l'entusiasmo è esplicito. Appare immancabile la "soirè tragica" ove prevale la noia e senso del ridicolo. Poi arriva finalmente il treno che porta ad Olimpia. Ma il viaggio è sporco nella vetturetta antica per cui guardare il paesaggio che fuori corre, pare ricordare quasi luoghi italiani. La meta sarà il più bel luogo della Grecia, così verde, dopo tantissimi sassi desolati. L'obbiettivo raggiunto è quello di evitare il prossimo turismo di massa e l'arrivo ad Olimpia, la cui entrata è "quasi bella come l'arrivo a Castelfusano per la Cristoforo Colombo, in pineta". Non soffermarsi troppo sulle belle foto centrali : tanti giovani-bellezze-troppi ricordi. Libro intelligente , raffinato dunque , sempre da tenere in tasca.

mercoledì 6 maggio 2009

I CORSI ED I RICORSI DELLA STORIA


di Franco Giannini

Non sempre è facile identificare un primo corso storico relativo ad un qualche evento, mentre è poi più facile individuarne il ricorso. Solitamente il ricorso si succede dopo tanti anni per non dire secoli, ma non sempre è così. Con tutt'altri scopi, almeno per i credenti e lungi da me il voler essere blasfemo ed irriguardoso nei confronti della religione, prendo ad esempio gli insegnamenti, l'organizzazione, i comportamenti di Gesù Cristo, nella Sua breve vita di Maestro. Si circondò di Discepoli, parlava con il popolo attraverso Parabole, stupiva la gente con i Miracoli, beatificava i poveri, i perseguitati e gli emarginati, condannava il potere e la ricchezza, osannava l'amore verso Dio e verso il Suo prossimo. Nasceva, la prima forma di socialismo, o almeno mi sembra di vederlo, che si affermava ulteriormente con la dettatura a Mosè delle tavole dei dieci Comandamenti. Dopo quasi due millenni, ecco che, nello spazio di neppure cinquant'anni, altri due individui si rincorrono e scopiazzano quanto da Cristo predicato ma contrariamente a come solitamente si usa fare, rimettono in pratica quanto già in uso, non migliorandolo bensì ritrascrivendolo in "brutta copia". Dei due individui, di cui si sono persi i nomi ed i cognomi e forse è meglio che sia così, si sa solo che uno nasce in Romagna, a Predappio alla fine del 1800, l'altro a Milano, 53 anni dopo. Entrambi, in giovinezza (per uno questa parola, divenne un inno), si sentirono attratti dall'ideologia socialista, che però presto abbandonarono. Uno per ideali megalomani e l'altro, il milanese, per essergli venute a mancare le condizioni economiche privilegiate, fin allora riservategli, per la caduta in disgrazia del suo "mecenate". Entrambi vogliosi d'indossare divise, galloni, cappelli. Entrambi di bassa statura, entrambi, malgrado le panciere per tenere indietro le pance ed il petto in fuori, di corporatura non certo esile. Entrambi "assatanati", ma fedeli alle loro consorti, almeno così si definivano. Entrambi votati per famiglie con prole numerosa. Entrambi appassionati cacciatori di prede non da penna bensì da pelo. Entrambi legati a promulgazioni di leggi dallo stesso contenuto democratico e libertario. Del primo si ricorda la legge dell' Aprile del '24 per favorire la maggioranza fascista in Parlamento, del secondo, il milanese, per quella meglio ricordata con il nome del suo estensore, un certo Alfano, atta a garantire l'immunità penale alle 5 più alte cariche dello Stato, per una maggior sicurezza di tutti noi cittadini. Entrambi colpiti da alopecia androgenetica, già in età giovanile, che il lombardo è riuscito a mascherare, si fa per dire, con ridicoli trapianti, sfruttando quel progresso dovuto all'avanzare dei tempi moderni. Entrambi con manie di grandezza: il romagnolo alla ricerca continua di "territori al sole" da conquistare sul suo cavallo bianco, il "lumbard", non da meno in quella di battere "Paperon dei Paperoni" con la "conquista facilitata" e per questo inarrestabile, di giornali , TV, banche e mattoni. Il primo sognava l'impero, quest'ultimo sogna di passare agli annali della storia, oltre che per la Milano 2, per la costruzione di un Ponte, che non sarà come quello delle famose chewing gum, ma che delle stesse avrà l' utilità: languidezza di stomaco per gli italiani... di già ora con la pancia vuota. Entrambi amavano ed amano i bagni di "folla oceanica". Entrambi come Gesù Cristo, amavano ed amano circondarsi di discepoli. Entrambi arringavano ed arringano il popolo con proclami e parabole di cui solo i creduloni si sono nutriti o si nutrono. Entrambi amano comunicare con il popolo: il più datato dal balcone di palazzo Venezia, il più giovane (si fa per dire), molto più umilmente, da un predellino di un'auto. Per entrambi, forse, i dieci comandamenti erano e sono troppi. Per entrambi forse la metà sarebbe stata più che sufficiente. Certamente, per entrambi, gli ultimi due, sarebbero da abrogare. L'unica cosa in cui essi si differenziano, dovuta non certo al loro modo di pensare, ma grazie a quell'emancipazione femminile che le donne hanno raggiunto con il tempo , sono i diversi comportamenti tenuti dalle loro signore. La romagnola, polsi grossi da lavandaia, addolorata, remissiva e sottomessa, sempre in silenziosa attesa del ritorno del "cacciatore-guerriero". L'altra, regina di Arcore, principessa di Macherio, invece, attrice, più moderna, reazionaria, ed inc....ta, ha proferito quel "...non ci sto" (inteso come, ben s'intende, a queste condizioni), come ebbe a dire qualcuno, mandando il barzellettiere-cacciatore-frainteso, definitivamente e meritatamente a "scornarsi" dove meglio riterrà opportuno, ripensando a come potrà punire quelle forze rosse che hanno minato il suo menage famigliare.
Chissà che l'amenità della laguna non faccia al caso suo...

lunedì 4 maggio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 4 -

di Dario Petrolati

Vittorio Marangon

Vittorio è stato sempre maestro elementare. Ha la pressione che gli gioca brutti scherzi : alta e bassa improvvisamente senza preavviso alcuno. Perde i sensi ed alto com'è, con gli anni indefiniti, crolla a terra nei posti più impensati. Scompare per un pò di tempo, chè a Padova tutti lo conoscono, sta in ospedale, eppoi ritorna a casa dove si prepara il mangiare da solo e riprende la vita come se nulla fosse stato. E' credente integerrimo e quando gli si chiede di qualche porporato o alto prelato, allora Vittorio perde le staffe educatamente ed ha sempre una sola unica risposta : SIBERIA. Per lui non esistono persone oneste - se si parla di politica o di carriere ecclesiastiche -. Solo la fede nella sua religione, salva - Maria - Gesù - il Creatore - e pochi altri, ma fa sempre i distinguo e pensa prima di dare una risposta e conta anche più di una volta oltre 100. Gira per Padova sempre in bici, ovunque lo richiedono sempre per testimonianze. Vittorio ha una parola sola e non concepisce mai alcun compromesso. Ha i capelli lunghi come le ragazze e bianchissimi. Bella figura, erede di una famiglia di falegnami. Ha subito una vita tribolata : moglie - figli - numerosa famiglia -, uno ad uno sono tutti andati, l' hanno lasciato solo come un cane che dona - regala libri anche antichi ai suoi amici ed uno sono io - legge sempre i quotidiani locali e taglia e ritaglia articoli per archiviare e testimoniare fatti e misfatti. Fino alle 10 di mattina Vittorio Marangon non risponde al telefono - deve documentarsi sempre ed è difficile "fregarlo". Poi cominciano le telefonate per chiedere favori e altro - sanno che Vittorio non dice bugie e l'ultima parola è sempre sua. Ha sempre avuto la passione del ricercatore archivista. Il Centro Luccini di Padova si onora e deve a lui la raccolta di materiale raro ed originale -Vedi i processi del Vajont-terrorismo del 68 - processi vari - tutti i 20 anni sono oltre 100 faldoni in cui Vittorio è stato presidente delle Acli per la provincia di Padova-. Poi le testimonianze dei suoi lunghi anni in cui fu sindaco a Selvazzano - tutto di tutti -. Ha una bici in ferro tipo militare, un impermeabile che lega dietro la sella, perchè non s' infili nei raggi delle ruote. Legge senza occhiali e non partecipa a cene di qualsiasi colore esse siano. A Vittorio Marangon nessuno a Padova osa dire no, chè sa troppe cose di tutti ed allora lo preferiscono come amico di comodo - ma Vittorio non chiede mai nulla ad alcuno, s' informa sempre e solo di persona - non dice stupidaggini -. I nostri archivi sono stati una sua iniziativa e il giovedi per Vittorio è giorno che non si tocca. Ha da fare al Luccini ! Ora con l' avvento dell' informatica, tutto quanto lui ha raccolto, viene "passato in floppy"- ci vorranno persone ed anni prima di poter accorpare tutto quanto con biro-forbici e matita da solo Vittorio ha cominciato 30 anni fa -. Se in città qualcuno chiede del Luccini - il nostro Centro Studi - subito poi o forse prima, domanda di Marangon, del maestro Vittorio Marangon. I politici locali e la chiesa passano e vengono anche spesso scordati. Vittorio è una persona quasi una istituzione che nessuno osa chiedere : e chi è?
In pegno per precauzione pei luoghi che frequenta c'è sempre una pompa per la sua bici, chè rimanere a piedi a lui sembrerebbe ridicolo e mai chiederebbe un passaggio in macchina. Tosi l' avv., Randi della libreria Draghi, Vittorio Marangon sono coloro che seppur in là con gli anni a Padova fanno opinione. Ne sono rimaste poche di queste testimonianze, pochissime, ed io bisogna che mi sbrighi a scriverne i ricordi e mandarli a Franco Giannini per il suo blog. Si corre il rischio di parlare fra non molto di coloro che sono stati.

venerdì 1 maggio 2009

1 MAGGIO: MA QUALE FESTA !!!!???

di Franco Giannini

Ogni anno che passa, mi trovo sempre più in difficoltà nel descrivere il che cosa questa data significhi: si diceva Festa. Ma festa di chi o di che cosa ? Volendoci provare anche quest'anno e cercando una motivazione seppur semplice per cui chiamare questa giornata Festa, sono riuscito solo a motivarla con un, seppur molto stupidamente, primo compleanno del blog lospigolatore. Ben poca cosa! Eppure una volta la sentivo "dentro" questa giornata festiva. La motivazione di questo mio cambiamento di umore nei riguardi del 1° maggio, LA FESTA DEL LAVORO, non è da imputarsi a certe manifestazioni che cadono in disuso solo perché si allontanano dalle loro date storiche originarie. Non è neppure perchè esse cadono nell'oblio dell'abitudine o nel il timore che le parole assorbano solo un significato di retorica o ancor più di un rimpianto per tutto ciò che riguarda i nostri anni giovanili. Assolutamente no! Solo che ieri mi sentivo orgoglioso per i risultati conseguiti e in quelli che intravedevo conseguire, oggi invece sono deluso per i successi venuti a mancare con alcuna speranza all' orizzonte che mi faccia pensare che il tempo migliorerà...se non più per me almeno per i giovani. Ed allora dove è da ricercare il tripudio della festività ? "L'ideale" si è perduto lasciando al suo posto, solo l'occasione per un ulteriore quantitativo di ore da dedicare allo sfrenato consumismo. Non c' è più "l'ideale", per la sola ragione che la data è rimasta, ma ciascuno di noi la ricorda come crede e con il suo comportamento, la "battezza "con l'aggettivo che ritiene più appropriato assegnarle: Commemorazione, Risentimento, Celebrazione, Consumismo, Rimpianto. So solo di certo che le famiglie dei caduti delle morti bianche, non la chiameranno festa, ma anzi proveranno risentimento al solo ascoltare le innumerevoli stronzate (mi si passi il volgare termine... ma, il termine "retorica" mi sembra troppo buono) in merito alle tanto urlate "Mai più morti bianche" gettate lì da chi di lavori pesanti e pericolosi ha un' esperienza inversamente proporzionale al loro immenso quantitativo di faccia tosta. Più continuano a dire basta e più lo stillicidio non si ferma...o non lo si vuol fermare. Hanno fatto divenire l' Italia, una Repubblica non più fondata sul Lavoro, bensì sul " MAI PIÙ ": mai più morti bianche, mai più mafia, mai più ruberie, mai più mazzette, mai più stupri, mai più inquinamento,...e potrei continuare, ma per il momento sarebbe sufficiente e pietosamente ora di cessare di gridare quei "mai più". Non perchè non lo si deve bensì perchè detto in modo falso, mentendo, con l'aggravante di sapere di mentire. Altri, pochi, saranno coloro, che invece, riceveranno simil-pergamene o medaglie in simil-oro(anche in questo si è perduto il senso del reale), forse e mi ripeto in quel forse, per alcuni manco meritate, ma solo suggerite per meriti che esulano da quelli lavorativi, personaggi dalle schiene deformate per il continuo stare proni. Altri, se il tempo è di buon umore (almeno lui!), staranno stravaccati sui prati, a "festeggiare" il cosa o chi non ha importanza, a bocca spalancata, sfogando così i loro risentimenti, frustrazioni, rimpianti, con la finta soddisfazione d' illudevoli sedative libagioni. Poi, la sera, al ritorno, incolonnati sulle strade, ripenseranno che forse non è stato poi, un così tanto giorno rilassante di festa, ma forse, solo, un 'ulteriore faticaccia.... Mi chiedo, ma quanti ne saranno oggi, non dico in Italia, nel mondo, coloro che non festeggeranno, per il solo fatto che hanno perduto proprio quell'oggetto da festeggiare: gente precaria o disoccupata, alla ricerca di una primaria o nuova opportunità, che ha superato l'età in cui si ha il timore che quell' esile speranza di trovarlo naufraghi su quella scogliera del sentirsi dire - ha si l' esperienza, ma è troppo anziano. Oppure il giovane, che magari quarantenne, si sente dire -sei giovane, ma non hai esperienza -...ed allora ecco che ci si chiede - ma quale c.... d'età è quella giusta per iniziare a lavorare ? -. Come pure non hanno risposte coloro, che avendo la fortuna di lavorare, vedono fumosamente all'orizzonte l'epoca e l'importo della quiescenza. La verità è che scelte incoscenti, delittuose, frutto di ignobili speculazioni al limite dell'illegalità, ci ha condotto sul baratro di questa crisi mondiale. Crisi, dicono, di cui nessuno è padrino, quindi senza colpevoli da condannare. O, almeno, è questo che vogliono farci credere, sta a noi non bercela tutta d' un fiato. In Italia, "fortunatamente", almeno dicono, la crisi economica non ci ha toccato o, se lo ha fatto, solo in maniera marginale ed infatti, oggi, siamo forse l'unica nazione al mondo, in cui il 1° Maggio è ancora festeggiato in maniera solenne....proprio da chi mai ha lavorato, ma solo speculato. I "leaders" quest'anno, ancora una volta, sotto le bandiere rosse, non perchè richiamanti i colori politici di un tempo, bensì vergognose per l'attuale situazione in cui sono costrette a sfilare, si prostituiranno in una parata squallida e valida per un' immortalazione televisiva. Qualcuno, con la faccia più sfrontata, magari, sfilerà per le ricostruende strade dell'Abruzzo, dove l'attività lavorativa è nuovamente ripresa dopo il terremoto (??). Forse, si dimenticherà di un certo Tullio Di Giacomo: la prima morte bianca abruzzese post terremoto, il primo obolo di sangue donato dai lavoratori per la ricostruzione. Forse, ci sarà anche qualche incosciente che parlerà di Festa o nel migliore dei casi urlerà:- Mai Più -. Insomma sarà un altro giorno di festa, che come suggerito da chi ha un cuore e un cervello dal baricentro spostato verso il basso che gli proibisce una normale "visione" delle cose, sarà da trascorrere piacevolmente in un camping, all'aria aperta e, si badi bene, tutto a spese dello Stato, forse (mi si scusi i tanti forse, ma non sono un politico e di conseguenza ho tanti dubbi e poche certezze!) dimentico, come sempre più spesso gli accade, che lo Stato siamo noi.