domenica 11 maggio 2014

Senigallia, l’alluvione vista a bocce ferme

"Dopo la devastazione e il rimboccarsi le maniche, direi che ferme proprio non sono, anzi girano..." 

Oh si e come girano, trascinando tutto in inevitabili polemiche. I primi che sarebbero autorizzati a farle ed invece non le fanno, sono i Giovani! Quella parte buona di loro che viene generalizzata con quella un po’ meno, facendo di tutta l’erba un fascio, solitamente il giorno successivo alle varie notti bianche senigalliesi.

E per questo motivo dovremmo tutti chiedere loro scusa. Io per primo. Giovani che hanno ascoltato, assimilato e fatto buon uso degli insegnamenti ricevuti dai loro genitori e che in occasione di questa triste, disgraziata occasione hanno avuto modo di mostrare i loro sentimenti ed il loro alto senso civico. Molti di costoro, chiuse le scuole, hanno impugnato la pala e sono andati ad affiancare chi aveva bisogno del loro aiuto e del loro sorriso. Sì, sorridenti e nel contempo orgogliosi ed appagati di questa esperienza di vita, che difficilmente, credo, dimenticheranno. E questa non è retorica, è semplicemente la pura verità.
Passato lo spavento per il timore di perdere oltre le cose, anche la vita, tra una palata di melma e una secchiata d’acqua pulita buttata con disperazione sulle pochissime suppellettili ancora recuperabili, le prime domande che la gente colpita dalla catastrofe si pone sono: “Perché proprio a me ?”. Accompagnata subito dopo da quella più specifica: “Ma come è potuto accadere?” a cui fa immediatamente seguito quella assolutamente inquisitoria: “Di chi la colpa?”, prima ancora di quella finale e più che comprensibile: “Ed ora chi ci ripagherà dei danni”.
Non che vengano formulate sole queste domande e neppure che vengano poste in questi termini! A volte i toni sono sopra le righe e le parole usate sono taglienti più di un rasoio, i perché si sprecano. Alcuni sono quesiti dettati da osservazioni giuste, altri forse meno, ma dettati dal momento, dalla rabbia, dalle necessità, dall’immediatezza dei bisogni, dagli aiuti che magari tardano ad arrivare o così loro sembra.
Ed allora ci si chiede il perché a cui si aggiungono i forse: perché il ritardo con il quale è stata comunicata l’allerta, se ritardo c’è stato, forse avrei salvato l’auto, o il perché non sia intervenuto l’Esercito, o il perché dell’assenza del Reparto Mobile della Polizia di stanza proprio qui a Senigallia, il perché del ritardo dell’intervento dei mezzi del Dipartimento della Protezione Civile? Perché? Perché? Perché?
E sono tutte domande comprensibili che s’inseguono e servono anche per scaricare la tensione, lo choc che si è accumulato nell’arco di poche ore e che piano piano abbandona il fisico e si tramuta in rabbia, in risentimento verso quelle Istituzioni, che consapevoli della difficoltà del momento, spesso preferiscono definire questa ricerca della verità come inutili polemiche, magari anche risultando agli occhi dei più con una certa non simpatica sufficienza, che rende ancor più gli animi accesi.
Superati i momenti di paura, fortunatamente, si ricomincia a ragionare correttamente. Ma è proprio questo ritorno alla ragione, ad una nuova specie di “normalità” che porta a fare l’inventario dei danni materiali e non e chi ha avuto delle perdite umane vuol conoscere se ci sono delle responsabilità ed a chi imputarne eventualmente la o le colpe.
Tutti, indistintamente si chiedono, visti i disgraziati precedenti eventi nazionali, se le varie Amministrazioni: locale, provinciale, regionale o statale saranno loro vicini. Un dubbio atroce che assale gli alluvionati e che rende difficilissimo, se non impossibile, il compito a chi è preposto a tranquillizzare, rassicurare, rasserenare.
Ed è però da qui che nascono le inevitabili “Polemiche”. Del resto i proverbi insegnano: Chi si scusa si accusa!
Si, anche perché quando si parla genericamente di “Amministrazione” tutti sanno che dietro a questi fatti c’è sempre o quasi la responsabilità della solita tanto chiacchierata, vituperata Politica. E quando c’è la Politica di mezzo, non ci sono purtroppo risposte esaustive.
Ci sono solamente verbi al futuro, cifre approssimative che se concesse, verranno elargite intanto sotto forma di acconto per le prime necessità e poi il saldo a babbo morto sempre se verrà, l’attesa della decretazione dello Stato di Calamità, le visite come quelle “del dottore”, mordi e fuggi, delle personalità istituzionali di turno.
Ma a queste mancanze di certezze, quello che fa imbufalire oltremodo gli alluvionati, sono le parole che vengono usate per definire questa avversità: evento naturale, inaspettato, imprevedibile, bomba d’acqua. Ed ancora “Un evento ingestibile anche se ci fosse stata più manutenzione degli argini o del letto del fiume” assicurano dalla Protezione Civile e dai Vigli del Fuoco. “Argini che non sono stati abbattuti dall’’uomo ma scavalcati dall’’acqua ed erosi”. E tra le tante voci istituzionali ancora: ““Siamo dispiaciuti -– dice il Sindaco Mangialardi - ed affranti per le vittime e per i danni alla città, ma un evento così non si poteva prevedere né fermare. Certo è che non solo ci siamo messi subito al lavoro, ma lo faremo anche per ripartire al più presto e ripensare a tutti gli strumenti che abbiamo per risolvere situazioni mai viste prima”“.
E ci mancherebbe anche che così non fosse! Ma il cittadino comune in cuor suo pensa: bisogna anche vedere quali provvedimenti prenderà il Governo! A rendere la gente ancor più diffidente è il vedere come sia iniziata la guerra dello scarica barile politico conoscendo a priori che chi subirà i danni di questa “guerra”, sarà sempre lui, il cittadino, dolente o volente che sia.
Ad esempio, si chiede, a chi deve dar ragione l’alluvionato circa i moduli per la stima dei danni? A chi, al Consigliere Paradisi o al Comunicato Stampa comunale? Se uno poi legge quanto dice l’Assessore Regionale Giorgi, lascia molto da pensare, spiegando come norme urgenti (legge regionale n. 31 “Norme in materia di gestione dei corsi d’acqua”, del 2012) – per il politico, come ben si vede l’urgenza non ha mai un metro di comparazione – stabilivano che le Province assicurassero la manutenzione attraverso progetti finanziati anche con le risorse che derivavano dalla valorizzazione del materiale litoide e della massa legnosa residuale, provenienti dagli stessi interventi sui fiumi. Appunto, Le Province, questo oggetto misterioso assente o presente?!
Sempre secondo l’’assessore Giorgi, “nelle Marche le disposizioni ci sono e vanno nella giusta direzione prevedendo anche la possibilità di ricorrere al project financing attraverso la vendita del materiale derivante dalla pulizia dei fiumi. Ma i progetti vanno realizzati in un’’ottica di sistema e di sinergia istituzionale, per garantire le migliori pratiche, evitare sovrapposizioni, ottimizzare le risorse pubbliche. Il vero nodo resta quello delle disponibilità da mettere in campo: occorre che lo Stato faccia la sua parte, consentendo agli enti locali di disporre di fondi adeguati e di poterli investire nella difesa del territorio“. Ecco ancora l’indice accusatorio, che lo Stato faccia la sua parte e così dicendo Ponzio Pilato si è lavato le mani e messo il cuore in pace: il dito puntato su Provincia e Stato!!
Non vado a ripetere quanto già riportato nei vari Comunicati Stampa emessi dagli organi d’informazione circa gli orari del “minuto per minuto” Ufficiale dell’alluvione e delle disposizioni impartite, in quanto fatto anche in sede di Conferenza stampa degli organi preposti, completi con dovizia di particolari compreso l’elenco degli uomini e mezzi adoperati. Uomini, che bensì sia questo il loro mestiere, si sono prodigati, come del resto sempre fanno, oltre quanto loro richiesto, incessantemente e con i pochi mezzi che hanno a loro disposizione viste le continue “Razionalizzazioni” che subiscono. A loro tutti, il massimo riconoscimento ed un grazie da parte di tutti.
Immagino che anche il fare una breve storia di dove è stato costruito l’allargamento, lo sviluppo residenziale della città di Senigallia nel passare degli anni, potrebbe essere interpretato e bollato come di natura polemica. Cosa che non intendo assolutamente fare. Ma seppure non vero, credo che me ne farò una ragione.
Infatti dopo una piccola ricerca in Rete (Wikipedia ed altro) ho potuto constatare di chi siano le colpe e neppure troppo recenti, di queste alluvioni:
1) da http://www.lasciabica.it/passaparola/87_ilpassaparola_2012.02.04.pdf
“… La strada viene più comunemente definita appunto Ciambottara (Ciambuttàra in dialetto), probabilmente dovuto in tempi lontani alla presenza copiosa di rospi (ciambòtti), lì presenti per i tanti acquitrini ed umidità, poiché a pochi metri c’è il fosso Traponzio, o Triponzio, un tempo portatore di molta acqua, a volte stagnante, che impaludava la zona… “;
2) da Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Senigallia):
“…A peggiorare la situazione contribuì la presenza a sud della città di una vecchia salina che, abbandonata a se stessa, divenne una malsana e insalubre palude salmastra: a seguito di tutto ciò la città si ridusse a poco più di un borgo arroccato attorno ad un vecchio fortilizio edificato sui resti di un’antica torre romana…”;
3) Ed ancora sempre da Wikipedia:
“… Nel frattempo la città continuava a svilupparsi urbanisticamente con i primi quartieri popolari fuori le mura e, segno dei tempi di pace, si decise per l’interramento del vecchio fossato esterno tutto attorno alla città e anche del canale Penna, situato là dove oggi passa viale IV novembre e che fino ad allora era servito a regolare il flusso delle fiumane che costantemente allagavano la città: ora queste si erano notevolmente ridotte con l’allargamento e l’arginamento del fiume come lo vediamo oggi, avvenuto agli inizi del Novecento” ;
4) E continua:
“…fu per facilitare ed incentivare la funzione turistica che ci si dotò del Piano Regolatore, che stabilì la vicinanza dell’autostrada alla città (per permettere la vista sul mare agli attraversatori, si disse) Gli ultimi anni hanno visto eventi “urbanisticamente storici” per la città: l’ingrandimento del porto turistico verso il mare, la sua definitiva separazione dall’alveo fluviale che, fin dalla fondazione della città, è stato “il porto” e la demolizione dell’immenso complesso di edifici dell’ex cementificio “Italcementi”, sempre nella zona porto” ;
5) Sempre dall’enciclopedia della Rete una chicca:
“Proprio negli anni tra Settecento e Ottocento ha inizio la crisi della “Fiera franca”, causata da molteplici fattori: lo spostamento sempre maggiore dei principali commerci nell’Atlantico, con conseguente notevole calo dell’interscambio (fu anche operante il blocco continentale economico istituito da Napoleone per “sconfiggere” economicamente l’Impero britannico), il passaggio di epidemie ed il continuo progressivo interramento dell’alveo fluviale. Per rendersi conto di quanto quest’ultimo incidesse, basti pensare che al tempo il molo era vicino all’attuale Foro Annonario, che venne realizzato proprio in quegli anni, cioè circa 500 metri dalla punta del molo attuale”.
Ecco dunque scoperto di chi la colpa? Dell’interramento? ;
6) Ma cercando ho scoperto anche il perché la zona del “Portone” si chiama così. Per il semplice fatto che lì, qualche tempo fa, esistevano delle chiuse che regolavano lo scorrimento delle acque del torrente Penna. Di qui il nome di “portoni” e del conseguente “Portone”.
Ciambottara, Saline, Portone, insomma il problema alluvione, allagamenti, non è solo il Misa, è che si è costruito, meglio si è dato il permesso di costruire, non certo in questi ultimi anni, più che delle case, visto il luogo, delle palafitte, su aree che sono esposte alla volontà di fare e disfare di Giove Pluvio!
Ho trovato su FB alcune regole che un anziano suggerisce ad uno più giovane, per evitare, dice lui e non so quanto efficaci, affinché ciò non si abbia più a ripetere:
a) il letto del fiume più profondo di 3-4 metri e gli argini più alti.
b) non devono crescere alberi negli argini interni e tanto meno nel letto.
c) bisogna ripristinare la figura del Protettore del fiume che con la bici passa (passava!) sull’argine e tra l’altro uccide, – animalisti permettendo!! – (uccideva!) tassi ed istrici, perché con le loro tane sugli argini tendono ad indebolirlo.
Cose, che a leggere quello che scrivono dei veri esperti, sarebbero invece deleterie per il corso del fiume.
E allora suggerisco, da ignorante in materia, ma se assumessimo due geologi in Comune ed affidassimo a loro la gestione di questi terreni? E qualora non ci fossero i mezzi, magari si potrebbe fare un avvicendamento con altri due dirigenti meno indispensabili! E, ad onor del vero saprei anche chi. Che sia proprio un’idea balzana la mia??
Ed invece, per farsi un’opinione propria sulla tempestività o sul ritardo, a seconda dell’opinione che ciascuno ha sugli avvisi di emergenza, suggerisco, onde approfondire, per chi dispone di 6 minuti e 59 secondi – la durata del video – , di visionare il progressivo innalzamento delle acque che si è avuto a Pianello di Ostra a partire fin dalle 5,47 del 3 maggio fino alla fine del filmato che riporta segnato le le ore 9,20.
I link che allego, riportano i video non del post alluvione, delle opere di soccorso, bensì delle località allagate con gli orari a volte indicati, dell’avanzamento delle acque, onde per cui è facile poi farsi un’opinione personale ufficiosa, da comparare con quelle ufficiali, senza dar adito alle tanto temute polemiche. Ma quello che resta da comprendere è quel “Alle 7, la protezione civile di Senigallia ha ricevuto la prima telefonata da parte del dipartimento regionale che annunciava un primo ingrossamento del fiume Nevola…”. Nessun riferimento al Misa che già alle 5,27 a Pianello sembra avesse, anch’esso qualche problema!

Franco Giannini
Già pubblicato Sabato 10 maggio, 2014 alle 9:30 su SenigalliaNotizie.it


Questi i commenti dei lettori di SenigalliaNotizie.it :
api manuela
api manuela
2014-05-10 16:00:03
FACCIO PRESENTE CHE ANCHE LA ZONA INDUSTRIALE DI PONGELLI ALLE SEI ERA GIA' COMPLETAMENTE ALLAGATA....
vicking973
2014-05-11 00:14:55
Le responsabilità politiche sono evidenti, enormi oltre che documentate. Assurdo e irresponsabile fare aprire le scuole a Senigallia quando prima delle 6 del mattino già il Misa era uscito nella zona di Pianello. E ringraziando il cielo era un Sabato e gli asili erano chiusi. Il vero problema è capire se c'è la volontà di andare a fondo e smascherare i colpevoli. Sicuramente non volontà politica, e si sente dalle conferenze stampa del sindaco che ha già dato tutta la responsabilità dell'accaduto a madre natura, ma ci dovrà essere una grande forza civile da parte di tutta la popolazione colpita dall'evento ad andare a fondo e pretendere che i colpevoli umani vengano trovati. Sicuramente alla luce di quanto accaduto ed in particolare a causa delle tre vittime, il sindaco dovrebbe solamente dimettersi, chiedere scusa alla popolazione (invece di fare gli autoscatti con Renzi) e mettersi a disposizione della magistratura. E questa sono sicuro non è solo una mia opinione.
galileo
2014-05-11 10:01:25
spero che quanto accaduto serva almeno a: 1. non costruire più nelle zone esondabili (o almeno in quelle sotto il livello del fiume/mare); 2. adottare un serio piano di protezione civile per il rischio idrogeologico contenente azioni concrete, attuabili ed efficaci

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