domenica 25 gennaio 2015

Riciclo, certificazioni, marchi di qualità, bufale e burocrazia. Prima Parte

Tutte cose serie, che se analizzate però una ad una, eufemisticamente parlando, fanno ridere!

Leggevo giorni fa, che sono stati ritirati dal mercato alcuni lotti di sale, perché contaminati da un’eccessiva percentuale di piombo contenuto nel materiale usato per la fabbricazione della scatola che lo contiene, come oramai avviene nella maggior parte degli imballi di questa tipologia, con materiali riciclati.

E da questa notizia sono partito per risalire ad altri casi similari dove le imputate erano, per l’identico motivo, le cellulose riciclate nella confezione di contenitori della pizza da asporto.
Ora non voglio assolutamente calarmi nel ruolo del giornalista d’assalto e da inchiesta. Per primo, perché già altri lo hanno fatto, secondo perché non né ho la competenza, la capacità e le possibilità e terzo, ancor più importante, perché fare nomi e citare marche di prestigio si corre sempre il rischio di essere citati in giudizi di carattere legale, già persi, ancor prima di cominciare. Quindi il giocare a fare agli eroi lo lascio ad altri con le spalle più larghe.
La mia è solo una modestissima ricerca per soddisfare i miei dubbi, legata alla post-riflessione fatta ad “alta voce” su quelle che sono state le mie impressioni che ho provato via via nel corso del mio “navigare”.
Premetto che non si tratta certo di una lettura indicata per coloro che non hanno tempo da perdere. Per costoro la lettura potrebbe cessare già fin da qui.
Parlare infatti di simili argomentazioni, di questi problemi, porta via del tempo sia a chi ricerca, sia a chi scrive e come del resto a chi legge, magari stimolato a sua volta a documentarsi.
Ed è a queste poche persone che ho pensato, immaginando a livello di documentazione che avrei potuto aiutarli a soddisfare le loro curiosità segnalando alcuni link, che a mio parere ho ritenuti interessanti.
Credo comunque, che in casi similari, tutto quanto si viene a scoprire sia un po’ come quelle famose punte degli iceberg e che per non passare da pressapochisti convenga approfondire quasi fosse un obbligo. Seppur lo penso e lo scrivo, affermo che preferirei sbagliarmi, ma ritengo che più andremo avanti nel tempo e più ci troveremo ad imbatterci in situazioni similari sempre più di sovente.
Infatti quando si cominciò a parlare e discutere sulla bontà in senso lato del sistema Riciclo, sull’educazione al Riciclo, al risparmio che il Riciclo avrebbe portato, al rispetto nei confronti dell’Ambiente che questo Riciclo avrebbe portato, non si è tenuto conto, o si sono sotto valutate le problematiche che questo avrebbero comportato con il trascorrere del tempo.
E vogliamo vedere allora i problemi nello specifico caso della Carta Riciclata?
Va detto che inizialmente questo materiale riciclato avrebbe dovuto avere un periodo di vita, a livello di ricicli, non superiore alle tre volte. Poi con il trascorrere del tempo (come avvenuto per le percentuali nocive di arsenico nell’acqua) si è preferito alzare il numero di riciclaggio a 4/5 ricicli, poi a 5/6 ed oggi in qualche sito internet (ma si dice che questi siti non fanno testo, oppure lo fanno solo quando fa comodo a qualcuno!) si può leggere anche 8 ricicli. Basta vedere nei link riportati a fondo articolo!!
La normativa italiana, fissa per la percentuale di piombo nella cellulosa, un limite di 3 microgrammi per decimetro quadrato, del tutto compatibile con l’uso di cellulosa vergine, anzi c’è da dire che in questa sua verginità non raggiunge mai questo valore. Quando però il cartone è ottenuto da cellulosa riciclata il limite può essere superato anche di 4-5 volte, arrivando a 10 o 15 microgrammi per decimetro quadrato.
E chi e come si controlla il numero di riciclaggi ??
Bella domanda che credo possa essere solo fornita da questa spiegazione.
Più si ricicla e più le fibre della carta perdono di resistenza, si spezzano divenendo sempre più corte perdendo elasticità. Ed ecco che allora il suo utilizzo viene impiegato (o dovrebbe!), all’inizio, per la confezione di cartoni da imballo che assicurino una giusta resistenza, una robustezza allo strappo. Via via aumentando il numero dei ricicli, si finisce con il riciclaggio della carta igienica (e qui si esaurisce per la sua tipologia d’uso) e quello della carta velina.
Ed in mezzo ci sono gli imballi intermedi che fin che durano, non dovendo assicurare grandi resistenze, con qualche riciclo in più, fanno il business di chi ha le mani in pasta… nella cellulosa.
Andando a sfrucugliare nelle pagine di internet si può arrivare ad immaginare (a pensar male si farà pure peccato…) che sia più conveniente, forse, esportare questa cellulosa riciclata in paesi orbi a comportamenti ecologici, con leggi fai da te, che fanno il lavoro sporco per conto di coloro a cui invece sta a cuore la salvaguardia dell’ambiente e che gli ritornano gli imballi belli e stampati a “poche lile”, direbbero loro, salvaguardando a costo zero anche le coscienze (sempre che ne abbiano una magari riciclata!).
Intanto chi volete che faccia i controlli richiesti dalle nostre leggi, in questi paesi dimenticati da Dio, dove la regola principale è solo una :" lavolale 26 ole al giolno e tutto il lesto è solo “optional” ". A parte che già i controlli, anche a casa nostra se ne fanno tanti pochi e quei pochi che vengono fatti, almeno si dice, sempre su preavviso telefonico qualche giorno prima, seppur, come recita il buon Crozza: “Io non ci credo!!”
Però mi permetto di mettere un link pregando di soffermare l’attenzione del lettore su quanto predica la pubblicità in fatto di controlli, che se sono fatti ad egual misura della perfezione di come sono fatte le traduzioni, c’è da stare veramente tranquilli. E si guardi che la merce è pure sottoposta a varie certificazioni.
Ma il problema riciclo, non riguarda solo la carta. Altro osservato speciale è la plastica. Basterebbe solo possedere un elettrodomestico “bianco” ed osservare come le parti bianche in plastica, con il trascorrere del tempo mutano la loro colorazione dalla tonalità bianca originaria identica per ogni componente a gialliccia, ma in toni diversi. Immaginate il perché. E si pensi che per avere una qualità migliore paghiamo anche un costo maggiore, derivato anche dalle certificazioni, che oggi hanno tutte le produzioni.
Ma sulle certificazioni, ne parleremo la volta successiva.


Franco Giannini
Già pubblicato Sabato 24 gennaio, 2015 su SenigalliaNotizie.it

Nessun commento: