sabato 18 aprile 2015

Conclusi gli eventi a Senigallia per ricordare il gesto eroico dei due finanzieri

Svolta la cerimonia dove sbarcarono gli austriaci, chiusa la mostra : ecco un ultimo "tour" - VIDEO

Un fortunato slogan pubblicitario ricorda che “Un diamante è per sempre“. La stessa cosa, immagino, deve essere ritenuta da chiunque indossi una divisa militare. Nel caso in questione, quella della Guardia di Finanza.
Dopo quasi cento anni, per ricordare con orgoglio questi due loro commilitoni e il loro corpo di appartenenza, sono riusciti a completare la storia della GdF dalla fondazione fino ai giorni nostri: il tutto è contenuto in due grossi libri. Ed è da questi due volumi, dopo una lunga e meticolosa ricerca, che sono state tratte le foto che hanno poi permesso lallestimento di questa mostra. Un lavoro certosino che ha richiesto tanto tempo, ma anche posto in primo piano la preparazione tecnica, per scannerizzare il vecchio materiale, operare le azioni di restauro utilizzando le risorse del computer ed infine per l’egregio lavoro di allestimento della mostra e la continua presenza, ogni giorno, di almeno uno di loro.
Inaspettatamente ed immeritatamente, mi è giunto un invito personale a visitare la mostra da parte del presidente e vicepresidente dell’ANFI, rispettivamente il generale di brigata Roberto Boccolini e il sig. Ernesto Murenu. Onorato ed incuriosito ho orgogliosamente accettato. Non dimenticando, anche, che verso questo corpo, noi senigalliesi tutti, in primis, dobbiamo rispetto e riconoscenza, essendo stati loro, casualmente presenti, i primi ad intervenire in quel fatidico 3 maggio 2014, riuscendo a salvare dalle acque tante vite umane.
Ad accompagnarmi personalmente nel percorso lungo i corridoi della Expo-Ex, che seppur più moderni, ricordano quelli della Mole Vanvitelliana, il gen. Boccolini che con la sua precisa, minuziosa illustrazione, piena di aneddoti e spiegazioni ad ogni sosta davanti a ciascuna immagine, mi ha fatto rivivere quel gesto quasi che fosse una semplice avventura. Una risposta che gli austroungarici volevano dare all’italica “Beffa di Buccari” e che invece, si concluse per gli austroungarici con una ulteriore “Beffa di Ancona“. Ma per loro, comunque sia andata, ci fu il nostro massimo rispetto.
Ed il perchè di questo rispetto, va ricercato anche analizzando un episodio contenuto nel racconto del generale, da cui si possono vedere come i tempi siano mutati in peggio, a livello comportamentale, s’intende: si pensi, mi racconta sempre il generale, che quando gli austriaci occuparono una casa di campagna al “Barcaglione” prendendo in ostaggio una mamma con il proprio figlio che l’abitavano, l’indomani riprendendo la loro strada, gli ufficiali austriaci, rilasciarono una ricevuta per il cibo che avevano consumato ed il disturbo che avevano arrecato, in modo che la donna potesse avere un un qualche risarcimento. Uomini, signorilità e rispetto di altri tempi.
Come se un’improvvisa macchina del tempo mi avesse catapultato agli anni della mia adolescenza. Mi sono rivisto quando la notte, sotto le coperte, spenta la luce, dopo aver letto i libri di Verne o di Salgari, mi ritrovavo a vivere quelle avventure in prima persona.
Invece d’avanti alle foto del bassorilievo bronzeo che compare sul vertice di uno degli angoli della Mole Vanvitelliana (o come veniva anche chiamato al tempo Zuccherificio e da qui la presenza delle GdF in guardia amministrativa al deposito e non prettamente militare), e più esattamente quello rivolto verso i binari ferroviari, finalmente dopo quasi sessanta anni ho scoperto a chi fosse dedicato.Ricordo che ogni qualvolta, da ragazzino, prendevo la “Corsetta” (il treno locale di terza classe, quelli che i miei coetanei ricorderanno, in legno per intenderci, riservato ai bagnanti e che partiva dalla stazione Marittima per arrivare a Falconara M.ma, con sosta intermedia a Palombina), questa giunta in quel preciso punto, poiché si aveva la sensazione di cadere in acqua, vista la vicinanza dei binari al molo, sembrava darci la possibilità di toccare con le mani quel grosso medaglione bronzeo. Il che invitava noi ragazzi a sporgerci dal finestrino simulando di toccare il militare
 che con il petto in fuori ed il braccio aperto sembrava volersi immolare.
Poi la mia deprecabile ignoranza ha avuto vita facile con il piacere della conoscenza, almeno fino ad oggi, quando ho scoperto quanto si celasse dietro a quelle scritte incise nella lapide: “Le Guardie di Finanza Grassi Carlo e Maganuco Giuseppe, vigili scolte devote al dovere e alla Patria osarono opporsi con le armi a 59 militari della marina austriaca qui giunti di sorpresa nella notte del 6 aprile 1918 per impadronirsi dei MAS ormeggiati nel porto e sostennero da soli un conflitto cruento finché accorse alla testa di una pattuglia il brigadiere dei Carabinieri Reali Guadagnini Anarseo che audacemente intimò ed ottenne la resa dei nemici. I cittadini di Ancona memori questo ricordo posero. XV Nov. MCMXXVII – Anno VI – E.F.


Ed oggi invece, divenuto anziano, più riflessivo e meno coinvolto in quel processo che il logorio dell’assillante vita quotidiana ci propina, sono divenuto più curioso ed appunto sottolineavo con il presidente accompagnatore e “cicerone” personale, come fossero mutati nel corso di meno di un secolo di vita, tanti atteggiamenti: tra questi anche il modo di esprimersi. Nella targa infatti si legge quel “vigili scolte”, che mi ha portato a pensare più di una volta che cosa stesse a significare o se si trattasse di errore, poi ho legato (a)scolta quindi al nostro guardia, sentinella, colui che ascolta. Non parliamo poi per la scelta di certi nomi propri oramai in disuso come quello del brigadiere dei Reali Carabinieri Guadagnini, anche lui medaglia d’argento, Anarseo. Un nome che fino a ieri non sapevo neppure esistesse.
Una mostra nella mostra, direi per provocare invidia in chi se l’è persa (logicamente scherzo!).
Altre curiosità nelle pieghe della mostra, le variazioni che ci sono state nei vari campi, a partire dalla moda del vestire a quello nel campo della grafica, sia a livello di impaginazione che come scelta dei caratteri usati nella composizione dei testi come quella dei formati pagina dei giornali, sia nelle illustrazioni a colori con i personaggi in posizioni drammatiche e con le bocche quasi sempre aperte quasi a farci ascoltare i loro gridi.
Almeno per me lo è stato, l’ulteriore scoperta nel conoscere che l’artista che ha realizzato il monumento ai due finanzieri Grassi-Maganuco è opera del nostro concittadino Schiavoni, papà del nostro assessore alla cultura e pubblica istruzione. E che le tre lastre del monumento, stanno ad indicare la prima partendo dal fondo, il mare, la seconda la terra e la terza l’uomo, quegli uomini che hanno impedito che il gesto degli incursori si concludesse con un esito positivo per gli austriaci.
Insomma, una piacevole passeggiata, che una volta giunto al tavolo su cui poggiava il quaderno delle firme dei visitatori, mi sono trovato a mormorare inconsapevolmente, e guarda il caso a chiusura di un testo iniziato allo stesso modo, con un altrettanto fortunato slogan: “Già fatto?!?“. Però nel mio caso, questa volta, visto che non si trattava di siringa, ma di una gradevole esperienza giunta alla fine del percorso, pronunciato con vero dispiacere.

Allegati

Per saperne di più:
Ancona, 5-6 aprile 1918: la fallita ritorsione austriaca per la beffa di Buccari
L'approfondimento del Sistema Museale della Provincia di Ancona
L'evento su Wikipedia

Guarda il VIDEO

Franco Giannini
Già pubblicato Giovedì 16 aprile, 2015 su SenigalliaNotizie.it 

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