giovedì 10 dicembre 2015

Rivoluzionario Papa Francesco, ma don Giuseppe Cionchi non è che scherza !!

Una raccolta di pensieri e di passi di alcune interviste concesse da Papa Francesco, definito il rivoluzionario, ad alcuni giornalisti che hanno avuto il privilegio di disporre della sua pazienza.

Di questa paziente opera di ricerca si è incaricato don Giuseppe Cionchi, parroco di Monterado, organista, scrittore, giornalista, conduttore radiofonico di Radio Maria, nonché docente all'Università di Urbino.
Questa non si tratta della sua prima opera in qualità di scrittore, ma forse una tra le più rivoluzionarie, almeno da quanto a me è sembrato.
Non entro nei meriti religiosi, perchè, da ateo quale sono, non ne sarei capace. Ma ho trovato certe sue riflessioni su pensieri e passi di cui facevo accenno nel sottotitolo, che se da un lato sottolineano la rivoluzionaria mentalità del Pontefiche, dall'altra confermano la sua predisposizione ad essere un prete rivoluzionario, anchegli, come lo sono tutti quelli che sono più attratti e vicini alla gente comune.
Dopo aver letto questo libro, non so quanto sia grave per un "mangiapreti", ho voluto scrivere una lettera a don Giuseppe. Chi avrà la curiosità e la pazienza di leggere ne scoprirà il perchè.
Politicamente, tranquillizzo chi la pensa come me, non mi sono "venduto" anche io, come oggi va di moda, affermando che si può mutar parere (per alcuni con troppa facilità!). Io resto di sinistra, vista l'età che ho, non mi sto ruffianando con la Chiesa, per una raccomandazione per l'Aldilà, ma mi sono sentito di esternare quello che pensavo e penso di questo prete, che forse nella sua carriera, avrebbe meritato molto di più! 
Tra parentesi, comunque, ho voluto mettere il numero di pagina sia dei passi più salienti, toccanti, importanti che dovrebbero far pensare di Papa Francesco, come pure in quelli di don Giuseppe Cionchi che dovrebbero far ugualmente riflettere, ma, diciamo, principalmente a chi di Chiesa vive e s'intende. Seppur magari a volte dimenticando quale sia la loro effettiva missione pastorale.
Che dire di più se non che il prezzo di copertina de libro è di € 15 edito da Albatros e lo si può acquistare presso la Mastailibri di Via Cavallotti, 15 a Senigallia.
Buona lettura.

Questo il testo della lettera inviata :


Senigallia, 8 Dicembre 2015

Reverendo Giuseppe Cionchi,
Immagino che se non fosse per il latore della presente, ovvero mia moglie Giuliana Bacchiocchi, a far luce su chi sia il mittente di questa lettera, la sua prima esclamazione sarebbe un :” e questo chi è e che cosa vorrà?”
Infatti, don Giuseppe, noi non ci conosciamo personalmente. Anche se, devo dire, attraverso le ripetute pre-organizzazioni conviviali in cui solitamente è invitato e che si tengono a fine ottobre di ogni anno con i suoi “ragazzi” ex studenti dell'Istituto Prof. Alberghiero sezione Contabili d' Azienda, il sottoscritto lo ha iniziato a conoscere apprezzandone ed ammirandone le virtù sia come comune uomo ed ancor più come religioso.
La mia gli potrà risultare una “sviolinata” preparata ad arte, come si usa dire nel gergo popolare, ma deve credermi, qualora ritenesse questi meriti come spropositati ed immeritati, la colpa non è assolutamente la mia. Di mio c' è solo la sensazione che questi rispondano a verità perché ho “intercettato”, quasi obbligato e senza volerlo, i colloqui ed i giudizi telefonici che si scambiavano e che continuano a scambiarsi nei suoi confronti le/i sue/suoi allieve/i nel corso delle summenzionate preparazioni mangerecce. Giudizi che poiché espressi senza che l'orecchio interessato ascoltasse, sono da ritenersi di conseguenza sinceri, spontanei e veritieri.
Quindi se qualcuno ha esagerato, ma non credo, quello non sono di certo io.
La mia unica personale valutazione (diciamo voluttuaria!) l'ho potuta dare solo su quella bottiglia di Fragolino che regalò a suo tempo a Giuliana di cui ho potuto apprezzarne tutto il suo bouquet centellinandolo, come doveroso fare, con le cose piacevoli ai palati più esigenti. Cosa, don Giuseppe, che mi ha portato a questa esclamazione alla prima piccola sorsata degustante, che è stata, glielo giuro!!:” Hai capito don Giuseppe come si tratta bene?? Di vino se ne intende di sicuro, di anime non sono io di certo, quello che può giudicare il suo operato!”.

Ora se sono qui a disturbarlo con questa mia, non è per criticare o esaltare la qualità del suo vino, ma perché mi sono permesso, invece, di farlo sul contenuto e nella stesura del suo libro : Papa Francesco “il rivoluzionario”.
Nella dedica che lei ha posto sulla prima pagina del libro consegnato a Giuliana, oltre il menzionarla, ha fatto un riferimento anche nei riguardi del sottoscritto. Cosa questa assai gradita e di cui la ringrazio, che però mi ha fatto scattare la necessità di leggere il frutto di questo suo impegnativo lavoro di ricerca. Opera che mi aveva in verità interessato immediatamente già dal titolo con quel virgolettato riferito al Santo Padre definendoLo “rivoluzionario”.
Devo confessare che, affrettatamente e da antipatico saccente, il mio giudizio è stato impietoso. Cosa di cui mi scuso immediatamente, perché, ho appurato poi più avanti, proseguendo nella lettura, mi sbagliavo. E con questa mia ammissione, da agnosta quale sono, non chiedo di certo la sua “assoluzione” religiosa, ma doverosamente devo chiedergli delle scuse per la mia anticipata presa di posizione e per di più errata.

Vedo di spiegarmi però sui perché di tale mio giudizio avventato.
Dalla lettura delle prime 140 pagine l'impressione che ho avuto è stata quella di una sua furbesca mossa editoriale sfruttando il copia ed incolla su quello che altri avevano detto.
Di per se, ai nostri giorni in cui sono infiniti i fatti ancor più biasimevoli, da chiunque non vesta il suo abito, avrebbe potuto (ma visto con grande buonismo!) anche essere accettato, seppur a denti stretti, ma per un uomo di religione... scrittore e giornalista, nonché docente all'Università di Urbino, sarebbe stato difficile da mandar giù... Non crede?
Ripeto, mi sbagliavo e sono di nuovo a rinnovarle le scuse, per questo mio giudizio.
Dettato, però, forse anche da un pregiudizio aggravato (non è una scusante, veda bene, mi creda, ma solo una constatazione) dal fatto che per tradizione famigliare sono stato sempre un “mangiapreti”. Seppur sono stato battezzato, comunicato e schiaffeggiato nella Cresima e sposato in Chiesa, sa come avviene, per i soliti motivi, se non di credenza, ma come dire, di facciata o di facilitazioni che la burocrazia richiede.
Che vuol farci don Giuseppe, del resto sono nato in una casa dove tutti erano comunisti e già fin dall'età di 7 anni mi portavano in “sezione” ad ascoltare quelli che avevano, come diceva pieno di ammirazione l'allora buonanima di mio padre, “una certa cultura politica”; magari perché portavano nella tasca della giacca “L'Unità” con la testata ben visibile agli occhi di tutti. Poi a livello di cultura generale possedevano, si e no, visto anche i tempi, la quinta elementare. Comunque e vorrei sperare (la speranza deve essere l'ultima a morire), ma la vedo dura, che il livello culturale si stia alzando, seppur con estrema lentezza. Ma da quel che mi sembra di vedere è che solamente i “titoli di studio” si stiano portando più in alto, ma la conoscenza a livello culturale sia relegata molto alla tecnologia, lasciando indietro quella che quasi con schifo e puzza sotto il naso, molti chiamano “nozionismo”. Ed allora materie come storia, geografia, letteratura, ecc. vengono dimenticate. Ma, rubando una citazione, un popolo che non conosce il proprio passato non ha futuro.
Ritornando a noi, ovvero al libro, proseguo con il raccontargli che a mano a mano che procedevo nella lettura, mi appuntavo i tanti passi che ritenevo “stuzzichevoli”, ripromettendomi poi alla fine di questa, che mi sarei “vendicato” con una lunga serie di domande da porgli, che mi compiacevo potessero poi risultare imbarazzanti. Quasi che fosse la mia, più che una lettura un lavoro “sadico”... ed ora lo riconosco, principalmente stupido!
Avevo messo ritagli di carta a mo' di segnalibri, dove si parlava dei problemi del “creato”, della “famiglia”, del “lavoro” (pag.35), un altro (pag.36/37) dove si parlava della “Visita alla Terra dei Fuochi” del Santo Padre. Ed ancora sulla “disoccupazione” e “pedofilia” (pag 43). Poi la chicca su “le spese per gli animali”, la quinta spesa importante secondo le statistiche (pag.51). Ma anche i conventi vuoti trasformati in alberghi (pag.68), dei corrotti (pag.69) e della Curia Romana (pag.73) , come pure quella sui Giornalisti (pag.90).
Giunto alla pag 91, guarda caso, una sola riga sulla globalizzazione, una toccata e fuga sul G8 cardinalizio, sulle guerre. E si che solo su questi argomenti, mi fregavo le mani al solo pensiero di crearci su uno scoop, ci avrebbe potuto scrivere un libro, ed invece... Invece neppure una piccola riflessione! Ed intanto mi chiedevo, ma un'idea su tutto ciò, don Giuseppe se la sarà pur fatta ed allora perché non l'ha esternata?
Ed intanto andavo avanti (logicamente non soffermandomi sui brani specificatamente religiosi per ragioni di ignoranza in materia che mi impedivano assolutamente di fare obiezioni o critiche. ) continuando a mettere ulteriori segnalibri : sull'intelletto, sullo IOR, su l'Ipocrisia della Chiesa, sul lavoro, su Lenin, sul liberismo, sulla mafia (pag.da 92 a 97).
Altri passi interessanti emergevano sulla mondanità ed i Movimenti Popolari (pag.99), sulla Politica (pag.113) sui poveri (pag.114) e guarda guarda anche quella sul piacere del “Tango” di Papa Francesco e con tutto quello che ad esso poteva essere correlato (pag.127).
E mi attendevo, don Giuseppe, che ad ogni passo avesse commentato con dei suoi pensieri ed invece trovavo solo chi lo aveva detto ed in quale circostanza. E mi sentivo sempre più coinvolto nel motto Andreottiano del “a pensar male si fa peccato ...”.

Ma, c'era un ma, ed io avevo peccato di presunzione, ed era più che onesto che ne pagassi lo scotto e scoprivo come avrebbe fatto bene il buonanima di Giulio se avesse terminato il suo motto con il dire che “A pensar male si fa peccato!” Punto!!!
Fremendo un po' sono infatti così arrivato al Capitolo IV.
E da questo punto mi sono sentito a disagio, mi è caduto il mondo addosso, ho compreso che lo scoop era saltato, avevo fatto la figura del saputello e ben mi stava e che il ravvedermi per aver pensato male a priori era la minima cosa da fare, e che il far finta di nulla, intanto nessuno l'avrebbe scoperto, non mi tacitava la coscienza ed avrebbe offuscato il mio nome (Franco) che mi ricorda sempre di comportarmi con franchezza.
Non solo, ma da pag. 142 ho anche scoperto che oltre a Papa Francesco di rivoluzionario abbiamo anche don Giuseppe. E che rivoluzionario, tanto da far gridare “Alleluia” anche a me. Un altro uomo senza peli sulla lingua e che cammina a busto eretto!!
Ed allora le sue profonde riflessioni su : Via le chiacchiere dei documenti (pag. 151), il Vicario Generale e l'oro per la Madonna (pag.201), meglio gli animali dei barboni (204), la povertà dei titoli (spero che quello usato da me nell'intestazione sia giusto, ma a questo punto, a quel che leggo, sarei ugualmente perdonato per l'errore) e dei filetti rossi (pag.205), mi hanno affascinato. Un piccolo dubbio mi sorge su quanto scrive sull'illuminismo, sull'enciclopedismo (pag.214), mentre confermo su ciò che dice circa i Documenti Fondamentali (pag.215).
Ma la sua spiritualità rivoluzionaria (e purtroppo per questo, mi spiace doverglielo dire, don Giuseppe non lo faranno mai vescovo!) emerge come piace a me, quando dichiara (pag.231) :”... I Vescovi la smettano di avere la mentalità da “principi”...”. E lo condivido ancor di più, perché non ha neppur tentato di celarsi dietro alla solita falsità del “non certo tutti” o del “non facciamo però di tutta l'erba un fascio”. Chi deve capire, capirà!
Solo mi chiedo che cosa ne avrà pensato il nostro Vescovo, volendo dare per scontato che abbia anche lui letto questo suo lavoro, come del resto ritengo sarebbe stato suo Obbligo. Posso immaginare però che non gli avrà neppure fatto alcun rimprovero scoprendo che lo ha anche detto un suo superiore: Papa Francesco...
Vado a concludere, don Giuseppe, scusandomi doverosamente per la mia lungaggine, esprimendogli, per quel che possa valere, tutta la mia ammirazione, sia per le sue riflessioni, ma anche per il lavoro certosino di ricerca e per l'utilità che questo suo lavoro potrà avere nel tempo, riassumendo tutti i più importanti passi che il Santo Padre in appena un anno di Pontificato ci ha inviato. Oramai ci ha abituati a spedirci questi suoi pensieri profondi ed alla portata di tutti, ma che spesso sentiamo, ma non ascoltiamo e quel che è più grave, dopo appena un breve lasso di tempo, sia atei che credenti, dimentichiamo, con la scusante che siamo presi dal logorio della vita di ogni giorno. Io penso però più dagli egoismi quotidiani.
Da religioso quale è, credo anche, senza tener conto minimamente del mio incitamento, non ne ha bisogno, sono certo continuerà a camminare a busto eretto, dicendo pane al pane e vino al vino, preferendo come risultato di questo suo comportarsi, restare parroco di una piccola parrocchia quale quella di Monterado, piuttosto che una magnifica reggenza di un Duomo, di una Basilica, di una Cattedrale o anche il vestire del mantello di “principe” ecclesiastico.
Il piccolo è più bello e sicuramente più raccolto, quindi più modesto e più vicino alla gente comune. A volte, è una mia credenza, penso che il raccoglimento nella religione è quello che aiuta maggiormente a ritrovare se stessi. Se poi uno ha la fortuna di imbattersi in una piccola Chiesetta di paese ed in un prete quale lei è, può dire di aver trovato la cura per i suoi mali.
Gli ho scritto oggi, 8 Dicembre, data dell'apertura della Porta Santa, perché non potrà non concedermi il perdono per aver abusato del suo prezioso tempo e nel contempo per porgergli i miei più sinceri Auguri per un Santo Natale che speriamo foriero di Pace, Serenità e Speranza per tutta l'Umanità.
E vorrei concludere questa mia, se lo permette anche ad un non credente quale sono, un sentito ALLELUIA!!!!!!
Suo Franco Giannini


http://www.lospigolatore.blogspot.com/

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