Là, dove anche Lucio Dalla si ispirava e ci creava su " Come è profondo il mare" - FOTO
Anche Lucio Dalla aveva la barca, amava il mare e veniva dalle nostre parti…Che sia un caso come quello della Rotonda e della leggenda sulla canzone scritta da Fred Bongusto? Non lo so! Quello che so di certo sono due cose: una che se c’è una cosa che mi mette in imbarazzo è quando mi dicono, “te che sai fa’, buttace giù du’ righe”
e ti raccontano il fatto documentandolo con delle foto e l’altra che
qualcuno resterà ingannato dall’azzurro del mare delle foto e proverà a
scommettere che si tratta della solita gita in barca fatta in qualche
paradiso. Ed invece, manco per niente, sono state scattate proprio “machì” a Senigallia.
A parte anche la discutibilità del “te che sai fa’“, molto
opinabile. Ma è veramente difficile esprimere descrivendo i sentimenti,
le sensazioni degli altri che hanno vissuto momenti belli o brutti che
siano stati, con tue parole a distanza di tempo, di spazio ed a bocce
ferme.
Questo però è il compito che Marco mi ha assegnato, non vuole che metta
il cognome (solo per sua naturale modestia e non perchè sia ricercato),
consegnandomi le foto e corredandomele con un commento che più che lungo
ed esauriente era arzigogolato per l’emozione ed ancora carico di entusiasmo
per l’esperienza vissuta. Quindi l’ho dovuto decifrare, poi l’ho
scomposto e successivamente passato in una sorta di virtuale moviola ed
ho provato a ricomporlo. I passaggi però hanno fatto perdere la
“musicalità” di quel suo entusiasmo, come di quando mi raccontava dello
sciabordio dell’acqua sulle fiancate della barca o dei gridi, fischi
lanciati dai delfini.
Marco,
il, professionista nell’arte della lavorazione del marmo, che lo
avvicina più ad uno scultore che a quelle classiche del marmista,
potrebbe far pensare che a lungo andare una possibile deformazione
professionale, lo abbia potuto tramutare in una persona “fredda”,
“dura”, “granitica”. Invece, nulla di tutto questo, anzi oserei dire
tutto all’opposto.
Quando sentivo raccontare dello sciabordio dell’acqua ed i fischi dei delfini, lo guardavo e non ci credevo. Un “tenerone”. Ma forse il suo elisir di tale carattere “compagnone”, “ciarliero”, “chiassone”, “allegrone”, “buongustaio” e guai a me se non lo mettessi, anche sfegatato “Romanista”, l’ha di certo nel suo DNA, ma evidentemente si è rafforzato con la pratica di quello che è divenuto il suo hobby: il mare, la barca. Cose che nel silenzio, in quella pace incontaminata o quanto meno lo si cerca e lo si spera di trovarla, ti invita a riflettere ed avvicinarti alla natura ed alle sue bellezze.
E così che siamo arrivati quindi al dunque.
Per tutto c’è sempre una prima volta.
Sia essa quella di sentire la brezza che gli scompiglia i cappelli (o meglio che glielo poteva rievocare, vista la lucentezza del suo cranio), sia l’ascoltare delle vibrazioni del sartiame teso e lo schioccare delle vele ad ogni sferzata di vento. E domenica un ulteriore battesimo che ha lasciato il segno: l’incontro, il primo incontro, l’indimenticabile, suggestivo, emozionante primo momento del contatto con i delfini. Mai Marco, mi dice, avrebbe pensato che la sensazione e l’emozione che provoca solo la loro semplice vista, quell’ascoltare il loro fischiare, mentre ti nuotano accanto, seguendo lo stesso tuo andare con la barca potesse arrivare fino ad un cenno di commozione. La sensazione è quella di una specie di paresi che ti blocca con una mano sul timone e gli occhi puntati sui loro che ti guardano con una dolcezza umana (anzi di più!) e con quei loro musi tondeggianti sembra ti sorridano.
“Magnifica”, non un panfilo inquinante, ma una semplice barca a vela classe FD, un 6 metri di appartenenza alla A N M V con locazione a “riposo” all’altezza dei bagni 11, è il nome della barca. Dunque senza alcun motore neppure ausiliario se non la pagaia che induce a sperare che il vento non abbia mai a cadere. “Magnifica”, questo è un nome che evidentemente non poteva che continuare a portare bene. Oltre a quello per le innumerevoli regate fin qui vinte, “Magnifica”, dicevo, si trovava a 2 miglia marine ( circa 3km e 700 mt.) dalla costa, quando ha incontrato questa magnifica (e la ripetizione è voluta!) coppia di delfini che l’ha accompagnata per un po’ di tempo sempre con il timore che, magari, da un momento all’altro decidessero di abbandonarli. E la “Magnifica” non poteva che regalargli anche questa magnifica giornata ed esperienza.
Ed ecco che allora pensi a come possano gli uomini rendersi spesso insensibili carnefici nei confronti di questi innocui sensibili ed intelligenti cetacei. La prima sensazione che provi è quella di avvivinarti maggiormente ed accarezzare le loro lucide pelli e magari tuffarti e nuotare con loro vicino. Poi il timore di vederli scomparire, ti blocca e ti paralizza. L’unico gesto è quello di prendere il telefonino e cliccare, immortalando qualche foto anche per dire “io li ho visti da vicino e questa ne è la testimonianza!“.
Rimettendo poi i piedi in terra e ritornando alla vita di tutti i giorni, riscontriamo quanto altri si incaponiscano nel creare, invece, forzatamente dei “Testimonial” che pubblicizzino le bellezze della natura e tutto quello che essa comporta, ricorrendo a banalità come la creazione di “bandiere” colorate o le “gag” puerili di “personaggi” dello spettacolo, per di più anche pagandoli, quando poi si scopre che, forse, la miglior pubblicità per la Natura l’hai sotto mano e te la offre proprio la Natura stessa senza alcuna spesa.
I due delfini, avrebbero impersonificato nel migliore dei modi il compito di “Testimonial”, sicuramente con un’ interpretazione più veritiera e poi come due professionisti (del resto lo sono) avrebbero descritto con la loro felicità di nuotare in questo mare, fornendo l’indicatore che la dove è profondo il mare, la natura è incontaminata, perchè l’acqua è pura e cristallina. Quel “là dove è profondo il mare” non è neppure distante chissà quanto, perché è proprio lì, di fronte alla nostra Senigallia ed è raggiungibile perfino con un semplice pattino.
Questo avrebbe potuto e sarebbe dovuto essere lo spot per la Senigallia da vivere tutto l’anno, ed ancor più dopo l’alluvione.
Anche se credo non sia superflo fare una debita raccomandazione (l’imprudente è sempre presente dietro l’angolo), purché si sappia nuotare e con il minimo sindacale di un salvagente al seguito e un avviso al bagnino di dove si va… ah ! non dimenticate una macchina fotografica o come diavolo oggi la chiamate voi, nuove generazioni, magari per farvi, anche se non bevete, come canta la pubblicità, un selfie.
Marco e Laura (la sua gentile consorte che in barca lo fa sentire per una volta e solo su “Magnifica” che è lui che “comanda”) con il lato “B” ancora bagnato dagli spruzzi di salsedine, e la gioia di tale esperienza, me l’ha cercata di raccontare e regalare, bontà sua, come meglio poteva ed io con il lato “B” invece all’asciutto, ma sicuramente più accaldato, ho cercato di riceverla ed indegnamente ritrasmettervela con quelle sensazioni che malgrado la buona volontà risulteranno difficili da far rivivere. Ma comunque e per fortuna, in aiuto ci sono le foto a parlare meglio di quanto io non abbia fatto fin qui, ed è questo, del resto, che fa miglior il testo e rende interessante la cronaca.
Già pubblicato Martedì 8 luglio, 2014 su SenigalliaNotizie.it
Questi i commenti dei lettori di SenigalliNotizie.it :
salvaterre
2014-07-09 09:10:56
egregio signor Giannini
il suo articolo mi ha emozionato,pur non essendo un "uomo di mare"..i
suoi riferimenti e la descrizione onomatopeica delle vele e del suono
del mare..che meraviglia. grazie
lorenz
2014-07-09 15:53:24
Hai visto Carissimo Giannini che non mi
sono sbagliato.... quando ti ho detto ; TE CHE SAI FA..... complimenti
per l'articolo!!!! MERAVIGLIOSO!!!!! FRANCO SEI UN GRANDE!!!!!!!
Pappuc
2014-07-10 07:57:48
Complimenti sig. Giannini articolo bellissimo!!!
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