Ma prima di scoprire questa certezza, qualche domanda ve la siete posta? E una risposta è arrivata all'altro capo del filo?
E di qualche giorno fa che ho letto questo articolo di Michele Bocci su Repubblica, in cui l'estensore dell'articolo incolpa i pazienti di tradimento nei confronti del proprio medico di famiglia. Il tradimento è dettato dal fatto che il paziente dice :"sono malato, ma non mi curo".
Vero ? Non vero, questo non posso affermarlo, perché non sono spalleggiato da statistiche, come invece lo è l'articolista. Quello su cui mi baso io invece, è l'esperienza personale e le chiacchiere che una volta ascoltavo nell'ambulatorio del mio caro medico di famiglia.
Ora tutto è cambiato. Anche qui, uno come me sempre pieno di dubbi e quindi privo di certezze, non posso certo definire che era tutto meglio prima e che ora, come avrebbe detto il toscanaccio Bartali, l'è tutto da rifare. Una cosa è certa, sfido chiunque e solo su questo a darmene torto, che le novità sono più difficili da assorbire dalle persone anziane, piuttosto che quelle giovani. Lapalissiana la cosa, dirà qualche ben pensante. Ma già se dovesse affermare ciò, comincerebbe con il porre qualche dubbio sull'autorevolezza di questa ricerca, studio, statistica che porta con tanta sicurezza che un bel numero di pazienti hanno una mentalità un po' masochistica.
Per forza di cosa devo risalire indietro di una ventina di anni, quando in una piccola stanza d'aspetto con tante sedie attorno ai quattro muri che la costituivano, tantissime persone socializzavano nel breve e spesso anche lungo periodo di tempo in attesa del medico che era in "giro" per le visite a domicilio. Al centro della stanza, un piccolo tavolo con riviste vecchie anche di mesi e mesi, con le pagine consumate (nel vero senso della parola!) per il gran numero di passaggi di mano in mano. E già si era fortunati, perché non si incappava in pubblicazioni di nuove medicine curative di mali che neppure sapevi che esistessero. L'aria era poco respirabile in estate quando le finestre erano aperte, in inverno poi qualità era peggiore con le finestre chiuse ed ogni volta che entravi dovevi acclimatarti non tanto per la temperatura, ma per l'aria viziata a cui dovevi adattarti. Ricordo che entravi, il medico ti accoglieva (chi più chi meno, logicamente dipendeva dal carattere del medico e da come ti sapevi presentarti!), ascoltava i tuoi problemi, ti faceva domande sui sintomi che avevi e il 90% delle volte ti diceva di spogliarti e ti visitava. Ed era a questo punto che una volta che ti eri rivestito, ti risiedevi davanti a lui il quale ti spiegava il perché l'insorgere del tuo problema, come risolverlo con delle medicine o con esami.
Oggi le cose sono mutate. Quelli che capiscono più di me e sono in maggioranza, definiscono che sia il frutto di studi di settore, di osservazioni e di interviste ai pazienti e che quindi l'unica cosa è provare e poi giudicare.
Non sono certo un addetto ai lavori, ma un gran osservatore, questo posso garantirlo. Ed allora anche io, seppur gli addetti ai lavori mi contesteranno, ho potuto analizzare quanto segue:
Non abbiamo più l'ambulatorio, ma un "Poliambulatorio" dove un bel numero di medici, per dividersi le spese (quindi per un loro interesse economico) di affitto dei locali, del riscaldamento, della luce, dell'acqua, delle pulizie, del condominio, dello stipendio alla segretaria (l'infermiera è scomparsa!) si consociano e si adattano a lavorare in "coabitazione". Qualcuno dirà :" Vabbè, ma a te che te ne frega se loro risparmiano?". Nulla, se questo non influisse nel servizio. Si perché (vorrei trovare un medico che abbia il coraggio di dire che ho ragione!) questo nuovo sistema di Sanità di primo impatto è naufragata:
La socializzazione è andata a farsi benedire, colpa anche di quei cavoli ti telefonini. Non tieni più la vecchia rivista in mano dimenticando di leggerlo perché distratto dai discorsi con altri pazienti in attesa. Oggi tutti a testa bassa su quegli smartphon senza neppure far caso che quello che gli sta accanto è un suo parente. E magari sono lì perchè lamentano problemi alla vista o i primi segni di una cervicale che si sta facendo strada.
I tempi è vero si sono ridotti, perchè essendo ridotto il posto, le visite sono oramai per appuntamento (del resto per che cosa avrebbero assunto una segretaria).
L'aria è rimasta irrespirabile come lo era prima dell'avvento del "Poliambulatorio", viste che lefinestre sono chiuse, perchè c'è l'aria condizionata (che però ricicla in percentuale quella viziata). Resta viziata, ma forse l'acclimatamento è più veloce.
Anche il medico (dai, non mi venite a dire che non è vero, perché affermereste delle grossolane bugie!) se interviene in una visita a domicilio, di deve dar da pensare, come del resto se ti ricoverano all'Ospedale. Se sei un credente comincia a recitare le tue ultime preghiere.
Una volta al cospetto del medico (il camice bianco è sparito, come il grembiule nelle scuole!) dopo i saluti di circostanza e la spiegazione del perché sei lì, il più delle volte (non ho detto sempre per buonismo) ti senti dire :"Bene facciamo questi esami... e una volta che ha il risultato vediamo poi quale passi fare!". Un anno per avere un'esame, una visita specialistica e se lo fai presente ti senti rispondere, ma no... metto che è urgente!
Se poi ti prescrive dei farmaci, ti puoi presentare dalla segretaria, lasciare la lista della spesa come al supermercato e continuare a prenderli per tutto il resto della vita che ti resta da vivere.
A nessuno è venuto a mente che invece, con l'avvento del PC oggi si potrebbe lavorare in senso inverso: Il medico ad impostare sul suo computer, di chiamare il suo paziente (tanto più quando è in età o pazienti con patologie complesse) per una visita di controllo, per un cambiamento di farmaco, vista che la scienza ogni giorno butta sul mercato cose nuove.
Invece solitamente il medico ha notizie dell'andamento del paziente, o quando questo lo lascia perché s'è rotto, o perché (l'Asl o l'Asur non so chi preposto) gli viene depennato dalla lista dei suoi pazienti in quanto deceduto.
Ed io, purtroppo, che sono un tipo "fumino", che rifuggo dalla raccomandazione, che ritengo che ci sia sempre qualcuno che sta peggio di me, a questo tipo di "modernità" non mi so adattare, non mi adatto e credo che per il resto dei miei giorni non mi adatterò.
Però guai a chi mi da del traditore. Non sono di certo io il traditore.
E non vorrei che si pensasse che sono il solo, la classica mosca bianca. Nell'articolo si parla solo di terapie in cui le medicine vengono abbandonate. Troppo poco e mal studiata la bugia per trincerarsi dietro il detersivo profumato dello sterilizzatore di coscienza a buon prezzo.
Il medico una volta (parlo agli inizi dei miei ricordi) faceva questo lavoro per un sentimento di missione, come del resto lo faceva il prete, per passione, comunque non certo per la cosa primaria come oggi che è quella del guadagno. Ricordo che mio nonno diceva che il dottore ai suoi tempi lo si pagava anche con i prodotti della terra... Lo so erano altri tempi, altri sentimenti, cose da vecchi insomma. Del resto basta vedere oggi la massa di partecipanti agli esami selezionatori per entrare nel numero chiuso di medicina... Mi chiedo, perché io non ho certezze, ma saranno tutti dei futuri missionari o cacciatori, se non di ricchezza, di una tranquillità economica?
di Franco Giannini
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