giovedì 25 giugno 2015

Anziani, Vecchi, terza e quarta età:

...questa è la ricchezza dell'Italia!

Si guardi bene, è solo un titolo scherzoso!
Si, perché mettetela come vi pare, ma l'Italia è, che vi piaccia o meno, solo un paese di vecchi. Un peso altro che ricchezza!
Lo so, nessuno vuole ammetterlo, sarà perché tutti sanno che è un passaggio della vita che non si può evitare e quindi si cerca un by pass per evitare di risultare dei pesi. Ci si illude di non essere dei pesi calandoci magari l'età credendo di spostare in avanti la scadenza del divenire un “gravume”.
Infatti ogni qualvolta ne parlo in questi termini , i miei interlocutori mi controbattono affermando che i vecchi non è vero che siano un peso per la società, ma tutt'altro. E mi sciorinano i loro perché, con una sequenza di termini retorici da cui emerge alla fine del discorso, quasi sempre, che la vecchiaia è una ricchezza che rientra tra quelle più grandi che l'umanità possieda. Ma cala roscio, direbbero ad Ancona. Ma quanto o quando mai?? Andatelo a chiedere a Tito Boeri attuale presidente dell'INPS.
Forse, può darsi, dico io. Ma solo se sapessimo individuarla quando ancora essa viene intesa interpretata come saggezza di cui farne un debito bagaglio per poi utilizzare le sue esperienze maturate nel tempo ed evitando di ricadere magari negli stessi errori.
Invece quasi sempre, dopo l'incensazione al ruolo che ha la vecchiaia, si viene però spesso anche additati, (uso il plurale perché anch' io rientro in questa categoria) in maniera neppure troppo sotto intesa, come dei pesi. Ci vengono rinfacciati gli errori (giustamente) e le nostre esperienze sono definite superate, da rivedere, perché nel frattempo il progresso è andato avanti. Come si potrebbe dare torto a queste osservazioni?
Per non usare il termine “vecchi”, “vecchiaia”, “pensionati” “pensioni” (in politica ci sono dei geni nel trovare termini nuovi, solo quelli!) si sono inventati, per risultare più eleganti e meno invasivi nelle loro profonde elucubrazioni quello di quiescenti, quiescenza, anzianità di servizio, ma addirittura sono andati a operare la scissione dell'ultimo scampolo di vita che ci attende classificandolo in terza e quarta età. Solo le sedie sono vecchie!
Diciamocelo francamente, saranno anche più eleganti, ma il risultato è il medesimo. Decantano tanto con infinita e mielosa compiacenza che la scienza ha allungato l'aspettativa di vita, si vive meglio e più a lungo, ma poi, quelli stessi che hanno scoperto questa fonte di ricchezza, ci ricorda genericamente che il costo delle quiescenze (o pensione come volgarmente la chiama chi parla come magna e che con questa non riesce ad arrivare neppure alla seconda settimana del mese) è una delle voci principali della spesa che lo Stato sostiene.
Ed in Italia gli amici pensionati sono circa 14 milioni di cui il 70% con questa sopravvivono cercando di non morire e magari aiutano anche qualche familiare che il lavoro non l'ha trovato o l'ha perso. Ed anche questa è la motivazione del perché cercano di sopravvivere.
Dell'altro 30% neppure conviene prenderlo in esame, perché si cadrebbe nella solita facile esamina (che seppur vera) verrebbe definita con un termine che oggi va di moda “populismo”.
Ecco che allora, quando leggi queste cose, ti senti come i francesi definiscono elegantemente una “merde”! Anche perché accostano al nostro club di nulla facenti “, i 12 milioni e 500 mila circa di lavoratori in attività che pagando i loro contributi Inps, ci anticipano le nostre. Quindi al francesismo ti senti di dover aggiungere il termine “parassita”.
E pensando che al termine parassita si accosta quello di pidocchio, pulce, zanzara, zecca e che queste ti riportano a quella di sanguisuga, beh credo che saremmo in diversi a rinunciare a questo titolo ed a quella sporca elemosina che dopo 40 anni di lavoro ci hanno concesso, se non fosse per il fatto che quel titolo, almeno io, lo rimando ai mittenti perché assolutamente non mi appartiene.
A questo punto saranno diversi coloro che avranno già interrotto la lettura con un sospiro seguito da un pensiero del tipo “...che palle questo!”, altri invece concorderanno sul punto che siamo effettivamente un peso ancor più se con una salute cagionevole, con pensione sociale, petulanti e un po' rimbambiti. Forse più disponibili alla sopportazione coloro che cristianamente ti giudicano una “ricchezza”, perché ancora magari indipendente, con la testa bene o male che ragiona e il bracino che corto non è.
Ciò non toglie però che alla fine i nodi arrivano al pettine e ti trovi che coloro che sono i benpensanti istituzionali, nelle loro filippiche istituzionali, prima si dicono ammirati di quello che ancora a 80/90 ed anche nei centenari di nascita, si sbrodolano in ridicole retoriche sulla miniera di risorse che vedono in questi poveri esseri, magari in carrozzina, in attesa nella sala d'aspetto che il treno passi. Non si accontentano solo della retorica, ma aggiungono controsensi come l'ampliare della spesa del sociale, come se dipendesse da questi componenti della “quarta età” in odore della quinta, il definire quanto e come.
Mangiata la fetta di torta, spenta la candelina, consegnata la finta pergamena con la medaglia, ritornati nelle loro sedi istituzionali, seduti dietro i tavoli rotondi, ecco che immediatamente rinfacciano che quegli stessi esseri, appena salutati, sono una “spesa”.
Numeri, non più persone, dati di bilancio e non ricchezza, parassiti e non persone che hanno a suo tempo anticipato, non dimentichiamolo mai, a suo tempo i loro contributi ai loro genitori, Vengono definiti approfittatori, per via di calcoli errati che uno Stato incapace ed affamato di consensi ha elargito per comperare la loro simpatia e le cui colpe oggi le si vuol far ricadere e scaricare non sulla vecchia politica (qualche componente ancora in queste stanze), ma su di noi, aizzando i figli contro i padri.
L'arma che costoro hanno trovato (e che vogliono farci credere sia quella giusta) per ristabilire l'equilibrio pensionistico e non solo, è quella del taglio. Taglio delle pensioni, taglio sulle prestazioni, taglio dei posti di lavoro, taglio alla spesa sociale, taglio a quella sanitaria, con l'esito sotto gli occhi di tutti di aver creato milioni di disoccupati, cassaintegrati, precari, imprese fallite, delocalizate con l'esito che guardandoci attorno possiamo definire inutile e dagli effetti catastrofici. La medicina salutare, oltre quella fatta di parole retoriche e da Settimana Incon del ventennio che fu e che vogliono farci prendere, è fatta di promesse, come il taglio delle Province, quella del Senato, quella delle auto blu, quella degli emolumenti ai politici, quella del finanziamento ai partiti, quella dei vitalizi, quella delle Maxi-pensioni (queste si da Parassiti). Ma si sa il popolo bue, ha la memoria corta, basta promettere, allungare i tempi e...domani seppur sarà un altro giorno, nulla cambierà, ma noi del ieri ce ne saremo scordati.







di Franco Giannini

Per chi vuol saperne di più :






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