di Dario Petrolati
martedì 30 dicembre 2008
LA PRESENTAZIONE DEL SOFA' DELLE MUSE
di Dario Petrolati
domenica 28 dicembre 2008
MEDICI SENZA NOMI E COGNOMI
sabato 27 dicembre 2008
UNA FREDDA NOTTATA A PADOVA
Stufo ed anche nervoso.
Tutto il contrario di quanto suggeritomi per scritto dai medici, affinchè mi rassegni a condurre una " vita normale", continuo, anzi come se fosse per dispetto, a dissolvere ore e giorni, come se ne avessi da sprecare.
Che bello, sento in filodiffusione attraverso la radiolina posta sul cruscotto della mia Panda, Turandot registrata nel 1965 con la bellissima voce del nostro Franco Corelli, non sapevo fosse anconetano, quando lo conobbi a Roma. Oltre la voce aveva un aspetto veramente imperiale e le donne quando lo vedevano in scena a gambe larghe ritto emettere acuti slanguivano tacendo, poi tutti lo chiamarono coscia d'oro.
Era veramente molto bello oltre che bravo.
Ora sta interpretando il terzo atto, quello incompiuto da Puccini, ci pensò l'alunno Franco Alfano a terminare la bella favola del veneziano Carlo Gozzi , potente ed altro tanto che alcuni dirigenti sportivi della RAI, anni fa sfruttarono la musica per farne la sigla del Giro d'Italia, ed era bello vedere velocissimo quel ciclista volare verso l'arcobaleno che rappresentava il traguardo.
Torniamo a noi, senza troppo divagare, cercando di rispettare i semafori, anche se le strade appaiono vuote, vuotissime e lucide per i rimasugli del ghiaccio che la neve ed il rigido hanno lasciato, questo inverno pare davvero arrabbiato, i riscaldamenti vanno a tutto vapore e le bollette si gonfiano, al loro arrivo ci sentiremo anche più poveri.
Passa improvviso, rarissimamente, un piccolo mezzo di quelli guidati " dai rumeni", dicono quassù quando ci scappa il morto, sono diretti verso strade a senso unico, ma a questa ora nessuno vede, controlla, ed allora mi viene a mente quella freddura che non mi fa ridere sui semafori rossi che sono rispettati solo dai marxisti, c'era una volta anche lo spirito dei comunisti che sapevano far ridere, chè oltre a fare le feste dell'Unità, non rubavano ed avevano l'umiltà di avvicinarsi al sapere e cercavano di leggere-leggere, non solo faticare brutalmente.
Meglio non pensarci, eh si il dente batte sempre dove duole.
Taglio per stradine buie con lampadine gialle senza scendere dalla macchina, fuori fa freddo e i vetri debbo sovente pulirli con il panno, tanta è l'umidità, ed il piccolo motore di riscaldamento fa un poco di confusione oltre che farmi respirare aria sfruttata.
Giro a vuoto con pensieri lenti e veloci, ma quasi sempre poco allegri, anche per la stanchezza, ma quando mi prende, allora debbo uscire anche se non c'è alcuno.
Rare le povere donne in bici anche anziane che si dirigono al lavoro, vanno a fare le pulizie degli uffici, scuole, dove di giorno passa la gente e vuole vedere lucido.
A poterla vedere c'è miseria ed umiltà, di giorno la città ha un altro aspetto, per questo allora chi discretamente ha lavorato poi si ritira e lascia lo spazio ai "Siori".
Ormai anche ad occhi chiusi la mia Panda conosce la strada, trovo Via Beato Pellegrino, ed al numero sedici col telecomando apro il grosso cancello in ferro che scorre e si richiude.
Ho visto, con le luci accese, prima di entrare, una lussuosa macchina.
C'erano due giovani amanti che non sentivano nè freddo nè malinconia.
Si vedevano le luci delle sigarette accese, fumavano e discutevano, sembravano dentro un acquario, lei la conosco, abita da ste parti, è molto bella, alta ed elegante, non so che faccia.
Le poche volte che va a spasso di giorno si siede al tavolo del Pedrocchi, nella saletta verde, con le poltrone in velluto e pare aspetti, oppure chissà , magari pensa.
Tra poco andranno ognuno per proprio conto, lei salirà al suo bel appartamento e lui con una sgasata sarà in un attimo giù verso Vicenza.
Ognuno a modo suo pensa ai fatti suoi, la notte non porta pensieri, chi può agisce e vive come vuole.
Il resto è poco, solo contorno, attualmente, anche solo per guardare costa. si paga tutto.
Questa così detta filosofia di vita non mi piace, ed io mi chiudo tra libri e giornali, ascolto la radio chè la televisione mi annoia, leggo e scrivo, ma le conclusioni sono vaghe mi sembrano inutili.
Ho amici lontani e lontano i nostri pensieri comunicano fatti ed eventi sempre accaduti un poco prima.
Vizio di vivere lo penso : bere il caffè alla Wiennese, giretto attorno alla stupenda Basilica del Carmine che c'era già prima che Colombo andasse in America, il Palazzo Maldura sempre generoso coi suoi giardini e colmo di studenti solo e sempre allegri, il bel disegnato Ponte Molino coi suoi cigni galleggainti bianchi enormi, Piazzale Mazzini che pare città dentro la città e via Pellegrino con le sue suore ed i Portici che tutto pare fatto per essere immortalato da un pittore della domenica.
Eppoi arriva il giorno.
martedì 23 dicembre 2008
SENIGALLIA: CONSIGLI AL CONSIGLIO...INASCOLTATI

Una volta ciò che sto per dire lo avrei scritto a chi di dovere, ma oramai ho capito che si tratterebbe solo una perdita di tempo e fiato, perché tutti ti ascoltano per fare alla fine però quello che vogliono perché la politica così suggerisce o meglio detta.
Ho la sensazione così, che tutti parlano di differenziata, ma pochi, una volta varata l’ ordinanza si preoccupino di migliorarla, aumentandone il volume di differenzazione che per contropartita dovrebbe ridurne i costi. Terra terra, il differenziare fa bene all’ ecologia, ma dovrebbe, se fatta bene, dal momento che è ormai appurato una enorme fonte di guadagno, apportare qualche spicciolo anche sulle tasche dei cittadini che impegnano tempo e spazi per l’ assolvimento di tale obbligo. Invece sembra che così non sia, anzi ci sarebbero degli aumenti di costi per gli utenti. Cornuti e mazziati!!
Delle beghe politiche, dei cavilli da lana caprina che questa genera, poco o nulla ne cale ai cittadini. Quello che essi auspicavano all’ inizio dell’ operazione “Differenziata” ed avrebbero aspirato, era quello che il loro “sacrificio” non sarebbe andato a solo beneficio dei soliti “alcuni”, restando lettera morta per i “differenziatori” lasciando a loro la sola gloria della medaglia di stagno con l’ encomio di primi responsabilizzatori civici. E sembra che nulla si faccia per arrivare a questo traguardo.
A conferma di questo, una notizia di qualche tempo fa.
Evidentemente, è una notizia sfuggita agli addetti ai lavori, o forse non gli è stata data la sufficiente attenzione che meritava, come invece gli hanno dati altri comuni italiani.
Nel volantino, inviato a suo tempo dal CIR33 a tutte le famiglie senigalliesi o allegato ai Kit dei contenitori, compariva un elenco dei rifiuti con la loro diversificazione nei contenitori, e tra l’ altro si leggeva “Contenitori in carta di latte, succhi, alimenti…” andavano nel contenitore grigio, vale a dire tra i rifiuti non riciclabili. A quanto sembra niente di più inesatto, e neppure mai corretto!!
Infatti, come dicevo, un po’ di tempo fa, la TETRAPAK mise una pubblicità pagamento sulle maggiori testate italiane, con lo scopo di promuovere il riciclo dei loro famosi contenitori. Perché come segnalato sul loro sito, sono riciclabili, come del resto è riciclabile tutta quella che volgarmente è denominata “Plastica” e che viene differenziata non in modo ecologico, rispettoso dell’ ambiente, bensì, forse, solo utile ad un determinato comparto di industrie.
In provincia di Ancona la cosa sembra abbia interessato i soli comuni di Filottrano, Numana, Osimo, Ripe, Sirolo. Nella provincia di PU la cosa ha colpito l’ attenzione dei soli amministratori di Fano. In quella di AP è meglio andare direttamente sul link perché sarebbe troppo lungo l’ elenco.
Ma non era Senigallia la "Caput Mundi" della differenziata ? Non credo che ci si possa più arrampicare sui soliti problemi tecnici insuperabili, visto che questa differenzazione è stata praticata da un comune quale Ripe, ad un tiro di schioppo da noi ed oltre tutto ben più piccolo e con risorse logicamente più piccole.
La “politica” intanto, dibatteva se la tecnica dell’ aspirare è meglio di quella del soffiare, ed ancora una volta per cambiare, lasciava tutto come stava prima.
A quanto pare, l’ unico ufficio che non conosce crisi lavorativa, è quello dell’ UCAS: ufficio complicazioni affari semplici,... sempre in arretrato.
domenica 21 dicembre 2008
ESEMPI...!!! DI CHE COSA POI ???
venerdì 19 dicembre 2008
ANNO FINITO , SFINITO, NASCOSTO
Senza più dignità di sorta scuse urla bugie ruberie.
Solo schifezze, dette brutalmente sputi in faccia.
Ognuno per i casi suoi.
L' inferno l' eterno fuoco per i peccatori non fa paura la gente non ci crede, pensa, se pensa al sodo.
Allora vien voglia, stanca e dubbiosa voglia, che forse sarebbe stato meglio far parte della banda.
Una lagna continua e giustificata di delusi o arroganti tanto che pare ognuno di noi abbia la possibilità di tutelarsi con 5 legali a testa.
Avere ragione e distruggere l' avversario, il nemico di idee.
La scuola che cambia per renderci più ubbidienti e somari, i risparmi miseri presi a prestito per sempre dalle nostre banche investiti e perduti, e la Costituzione quella che solo i Democristiani veri ci ricordano cosa dice, il resto è noia, distrazione voluta .
Ma cosa succede davvero, anzi cosa non succede, sento e non vorrei fosse vero che i nuovi, sempre salvando la faccia, insomma purchè in giro non si sappia, sperare nell' aiuto del padrone
un rimescolar di senza idee per salvare la faccia e ridere del contadino Di Pietro, poltrone e nuovi posti con una cancellata su reati che se fossero veri e lo sono, ci si salverebbe non so proprio.
Passerà presto sto Natale, verrà l'anno 2009 che dicono terribile, il fondo lo si è toccato, basta bucare ancora il secchio vuoto e troveremo : La Cina è Vicina, l' India, la globalizzazione e terra avvelenata contribuirà ad avvicinare negazioni ad affermazioni, sentiremo, i nostri capi prima di noi, il bisogno dovere di un nuovo mondo.
Chi sarà il dio o il padrone, il maestro, cosa sarà di noi, di quelli che resteranno.
Dove poi?
martedì 16 dicembre 2008
QUALE VALORE
Finalmente, forse perchè esausta dai miei continui "lagni", mi ha dato il suo consenso per la pubblicazione di questo post, che ritengo un fermo immagine di momenti che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Grazie "Prof".
Franco Giannini
di Mariangela Paradisi
docente all' Università Politecnica delle Marche
Quanto valgono l’opportunismo, l’esibizionismo, le liturgie dell’apparire, le scelte strumentali solo al proprio godimento, le decisioni finalizzate a un utile personale? Moltissimo. Milioni di euro e molti privilegi. Direbbero coloro che della convenienza hanno fatto il loro credo. Quanto valgono le nostre vecchie lire rimaste nella tasca del cappotto? Nulla, si dirà. No, un miliardo e 300 mila euro - tre anni di finanziamento della social card - se tutte le banconote tornassero in circolazione (La Repubblica, 3 dicembre 2008). E dieci lire invece quanto valgono? Zero virgola zero uno centesimi? No, un euro, per i molti che le utilizzano per il carrello della spesa. Quanto vale l’ennesimo libro sotto l’albero di Natale del politico di riferimento? Poco o niente, in quanto a valore d’uso. Molto, presumibilmente, come valore di scambio. “Di te mi ricorderò”. Quanto vale il Pil, il prodotto interno lordo, ormai famoso più di George Clooney alle prese con la tazzina di caffè? Mille 475 miliardi di euro. E i consumi delle famiglie? Ottocentottantasei miliardi di euro. Ottocentottantasei miliardi di tazzine di caffè. E i quindici euro nel portafoglio della madre di famiglia l’ultima settimana del mese, quanto valgono? Moltissimo. Servono per un po’ di pane e un po’ di latte. E nel portafoglio di chi vorrebbe comprare l’ultimo must di moda, ma non può? Solo frustrazione. Ecco dunque che il valore è qualcosa che tutto sembra dire, ma nulla dice. O meglio, dice qualcosa solo se la domanda è quella giusta.
Per gli economisti dovrebbe essere più semplice. Loro misurano. E la moneta è una misura che appare perfetta. Cosa c’è di più neutro e democratico? È uguale per tutti. Non ha una marca. Non ha valore in sé - le lire insegnano -, ma solo in quanto ci procura qualcosa. Non fa distinzioni di classe. Dieci euro in mano a una persona non ci dicono chi è. Eppure, un economista preveggente e non a caso filosofo, il vecchio Carlo Marx, aveva capito che la presunta neutralità della moneta non esiste. Perché la moneta può diventare un fine, e non un mezzo, e allora il sistema capitalistico va in tilt. Quando la “valorizzazione del valore”, “l’impulso assoluto all’arricchimento”, “Il possessore di denari, o piuttosto la sua tasca, è il punto di partenza e ritorno del denaro” (Karl Marx, Il Capitale) si arriva al punto di non ritorno. Perché il denaro è sottratto al suo ruolo di mediatore del valore di scambio: merce-denaro-merce, e diventa il fine: denaro-merce-denaro. E allora, la voglia di accumulazione finanziaria apre lo spazio agli impulsi sempre più vigorosi al consumo, il grande veicolo dell’accumulazione selvaggia, col generale consenso di tutti perché - è strumentalmente detto - il consumo è foriero di benessere. È una frenesia innescata da chi specula su tutto quanto può essere oggetto di speculazione. E tutto può esserlo. Ma perché il gioco riesca la domanda di prodotti deve essere artificialmente gonfiata. Con ricorrenza storica la frenesia provoca crisi da sovrapproduzione che impoveriscono chi il valore lo produce, la forza lavoro. Il grande bluff si scopre. I palloncini si sgonfiano. Il sistema tracolla, ma – ormai la lezione quelli che contano l’hanno imparata – prima o poi riprende la sua corsa. I palcoscenici della speculazione sono tutelati. Lo spettacolo deve continuare. Si stringono nuove alleanze e nuove reti di interessi e convenienze. I regali sotto l’albero si fanno più ricchi e numerosi: ha valore chi il denaro lo possiede o può aiutare a possederlo. Le disuguaglianze aumentano e molti più bambini africani muoiono. La terrà soffoca un po’ di più. Ma pazienza. “È il capitalismo finanziario, baby”. Perché chi accumula denaro tutto può avere. Il potere, innanzi tutto. E al potere non si rinuncia. Tutto può avere. Salvo, naturalmente, i mille miliardi di euro dei più fortunati. Quelli che possiedono amicizia, onestà, fedeltà, coerenza, coraggio, umiltà, rispetto di sé e degli altri. Costi quello che costi.
sabato 13 dicembre 2008
E BRAVO IL NOSTRO BERTOLASO !!!
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (VVF);
le Forze armate (FFAA);
le Forze di polizia (PS, CC e Polizia Locale);
il Corpo Forestale dello Stato (CFS);
i Servizi Tecnici Nazionali (Enel e Telecom);
i Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica (Università), l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e altre istituzioni di ricerca;
la Croce Rossa Italiana (CRI);
Le strutture del Servizio sanitario nazionale (SSN);
le organizzazioni di volontariato (ONLUS di protezione civile)
il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ".
giovedì 11 dicembre 2008
OTTIMISTA O INCLINE ALL' OTTIMISMO ??

Quindi, se il prendere le distanze dai pessimisti è cosa saggia, anche prenderla dagli ottimisti non sarebbe cosa errata. Come il sorridere che fa bene all' umore, ma anche qui il troppo sorridere abbonda sulla bocca degli stolti. Come per tutto la virtù sta nel mezzo: cercar di vedere il bicchiere mezzo pieno va bene, ma non vederlo traboccare prima ancora di averci versato neppure una goccia.
Ecco perchè non credo assolutamente all' ottimismo che continua a volerci trasmettere il nostro premier, con sorrisi incartapecoriti che solo lui ormai riesce a dispensare con quel suo fare da ottimista anziano ma evergreen. Un positivismo, il suo, che potrebbe suonare, forse, positivamente per una persona normale (anche se superficiale), ma non certo per uno che deve gestire le sorti di un paese, tanto più in un momento congiunturale così difficile. Ecco quindi che io, non condivido il suo ottimismo, per questi perchè, buttati là alla rinfusa:
* Il suo è l' ottimismo di chi sogna l' astratto dimenticandosi del concreto.
* Il suo è l' ottimismo di chi ha tutto, anche il superfluo e non può conoscere, di conseguenza, i problemi di chi non possiede nulla, neppure quello che sarebbe indispensabile. Un pò come la fame di quell ' operaio bosniaco che un giorno mi disse "....la vera fame non è quella di Pannella, che quando smette il digiuno, sa che il frigo che aprirà è pieno, ma la nostra, perchè non abbiamo neppure un frigo da aprire e poi se anche lo avessimo, risulterebbe vuoto".
* Il suo è l' ottimismo avallato da tanti "sottopanza" che ridono quando lui ride, che tremano quando lui alza la voce, che camminano (escluso il cartoonist del personaggio " il fannullone") piegati su se stessi nel timore di farlo sfigurare in altezza, come se le capacità dipendessero da qualità fisiche del corpo e non dalla massa grigia contenuta nella scatola cranica, che non hanno e non avrebbero mai il coraggio di fermarlo con un perentorio "Fermo, stai sbagliando".
* Il suo è l' ottimismo di colui che pensa che la gente si beva tutto quello che ci racconta: fortuna per noi che la qualità di questa vita non gli farà e non ci farà vivere fino a 120 anni perchè non è di certo una prospettiva ottimistica (per come ci fa vivere), ma più semplicemente una minaccia.
* Il suo è l' ottimismo di colui che più di credere in quel che dice, se ne frega e fa quello che più gli piace: compra per tempo i regali per i partecipanti al G8 (per dimostrare che bisogna spendere!!), appalta i lavori a La Maddalena (400 milioni di €) sempre per l' incontro con i Grandi della Terra (per far ripartire l' economia), fa pagare il biglietto anche a quegli italiani che non usano l'aereo (perchè CAI ex ALITALIA l' abbiamo pagata noi !!), ha fatto sparire l' immondizia di Napoli spedendola non si sa bene dove a spese di tutti noi, ha lasciato la delinquenza dove era, inviando 2500 militari nelle grandi città e di cui più nulla si è saputo, se non che verrà forse prorogato il servizio per altri sei mesi...a fare che non si sa??
* Il suo è l' ottimismo del giullare che per far ridere anche gli altri, racconta "barzellette" dai toni forzati, e non solo, che poi l' indomani immancabilmente si vede costretto a rettificare addossandone la colpa agli altri perchè l' hanno frainteso (questione di modestia e bon ton).
L'ANGOLO DELLA LETTURA
Me ne andavo incosciente coi miei 19 anni leggeri sulla spiaggia in riva al mare di Senigallia, era d' agosto mi pare, ed una voce da sotto l' ombrellone avanti al Regina mi chiamò più volte chè io dritto come un baccalà continuavo verso il "tennis al Ponte Rosso" sicchè il ragazzo mi fermò tenendomi per il braccio.
Dopo la rapida presentazione, era (si sappia) il giovane regista Giuseppe Ferrara
Aveva in mano il volume " Il Nuovo Cinema Italiano ", storia del neorealismo , illustrato e curato come se fosse un cuscino di bambino.
Mi chiese di fermarmi e ritornare sotto l'ombrellone, domandò la penna alla madre e vergò ad inchiostro una dedica per me piena di entusiasmo e parole belle, influenzate dal padre chè gli aveva detto del mio tema d'italiano e dell' evento durante il mio orale.
Il terribile professore era rimasto colpito dalla mia sfacciataggine-incoscienza chè lo avevo sfidato ad interrogarmi su tutta la letteratura italiana, escluso Manzoni beghino, ed anche sulla nascita della letteratura americana sino agli anni 60.
E fu così che interruppero gli altri esami per fare silenzio ed assistere alla "strana sfida" che divenne leggera per me allegra e vincente.
Ero bollato ufficialmente ormai come il malato della cultura umanistica che un ragazzo della mia età non aveva, altri erano i limiti allora e gli interessi.
Il padre aveva parlato in famiglia di me e Giuseppe rapito dall' entusiasmo aveva preso il libro da lui scritto, che ancora conservo caramente, me lo aprì sventagliò accarezzandolo, regalandomelo.
Ma subito, ripreso il cammino sulla spiaggia, si passò a parlare di " letture" degli scrittori dei libri che bisognava io leggessi conoscessi a fondo-possedessi fisicamente.
Mi fece l' elenco a mente di Pavese http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Pavese ,
E Pavese e Pratolini, Chabod, e Calvino e tutti quasi i rompiscatole dalle menti aperte nuove-rivoluzionarie, cervelli che erano stati imprigionati durante il ventennio ed ora sentivano quest' aria mai vista pulita che turbava e suscitava odio dei conservatori dei politici avversi poggiati dalla Chiesa dal padronato.
Quanti bei cervelli sempre di corsa per le nuove vie .
Pavese fu con la sua prosa, la poesia un' alba - tramonto da cui, seguendo il consiglio del giovane Giuseppe Ferrara, son partito .
I racconti e quanto tutto altro scrisse ci lasciò, resta per la cultura italiana un vanto-evento che bisogna assolutamente conoscere.
Basta passare l'elenco delle sue opere, pubblicate dalla Gloriosa Einaudi, poi in edizione economica ora è facile trovare sui banchetti.
Da Pavese anche come curatore e traduttore degli americani da lui amati mi piacerebbe travasare-partire-iniziare un appuntamento su "Lo Spigolatore", chè ciò che credo avere imparato, forse non tutto inutile e sbagliato, sarebbe giusto si sapesse, magari correggendo anche, una mia vita intellettuale mi spiacerebbe fosse scordata ignorata.
Se avrò un positivo cenno settimanalmente, mi piacerebbe fare il punto delle letture da non perdere.
Intanto invio un forte abbraccio a quanti benevolmente accetteranno la mia iniziativa per rendere anche più completo questo fraterno e bel blog.
Grazie,
venerdì 5 dicembre 2008
PETROLATI ED IL SUO NEONATO "LUOGHI"

martedì 2 dicembre 2008
SENIGALLIA COME LA POESIA DI VALENTINO...VESTITA DI NUOVO!!








di Franco Giannini
sabato 29 novembre 2008
DARIO PETROLATI A SENIGALLIA PRESENTA "LUOGHI"

L' autore, dopo la presentazione del volume, sarà ben lieto di offrirne una copia in omaggio, a tutti coloro che ne faranno richiesta, sempre compatibilmente con il numero di copie in suo possesso.
Coloro che fossero interessati poi, a continuare l'incontro con l' autore, volendo partecipare alla cena che seguirà, sempre presso il ristorante Bice, sono pregati di mettersi in contatto con l' organizzatore Franco Giannini, per prenotare, contattando con una e-mail
brontolone42@yahoo.it
o inserendo la richiesta come commento a questo post.
giovedì 27 novembre 2008
PROVE DI NATALE... MA NATALE PER CHI ?

Strada diritta, tutta in città, lavori in corso perenni per la nuova tranvia, eppure sono stato fermo, dietro una interminabile colonna, a respirare questi gas che anche se non si vedono arrivano prima o poi a colpire le nostre vie respiratorie.
I mezzi pubblici tanto pubblicizzati fanno un servizio da schifo, sempre colmi e cari e senza orari fissi, sarà che non mi fa di sentirmi un pacco, ma diffido viaggiare accanto a persone che non troppo si lavano e spingono e spingono e noti meglio come tutti siamo indifferenti al vicino chiunque esso sia, i ragazzi con le orecchie tappate da auricolari e fili intrecciati per isolarsi ed ascoltare altro, cose per loro, seduti indifferenti al precario equilibrio di qualche anziano e via ancora poche simpatiche cose da vedere.
C' è sui bus un mondo ineducato, che preferisco non giudicare anche perchè fare il moralista è brutto e sa di falso. Bisognerebbe dare l' esempio noi più anziani, genitori, nonni, scuola, ma allora il discorso diventa lungo e difficile, e se questa è la società in cui viviamo la responsabilità di un qualcosa l' abbiamo un poco tutti ed allora il resto sono anche comode scuse.
Comunque il blocco automobilistico di ieri sera aveva una ragione: un'incidente automobilistico tra più auto, una fuga dopo una rapina, e tante macchine di carabinieri e croce rossa relativa. Succede allora che i famigliari, a casa, vedendo il ritardo dei congiunti, cominciano ad agitarsi si preoccupano e si usa il cellulare per dire sono vivo, sono quì.
Allora chiuso dentro la vettura ascolto un poco la radio per farmi compagnia, penso e vedo i negozi che si truccano per le vendite di Natale.
Si lamentano tutti, ma disordinatamente: i negozianti chè dicono di non vendere, noi-molti a chiederci come e cosa poter comprare per regalare, far contenti almeno i bambini e le persone care.
Regali utili non quelli che luccicano , io di solito sono monotonissimo regalo sempre e solo libri o dischi, chi mi è vicino o si aspetta un regalo da me sa già che arriva il prevedibile "mattone", cominciano allora a prevenirmi e raccomandarsi: niente libri per favore ( non abbiamo posto ).
Che disagio cado allora in uno stato antipatico a me stesso, chè il posto per un libro almeno per i bambini ci deve essere sempre per forza, a meno che la terribile umiliante parola non prenda il sopravvento : povertà. E' triste tristissimo assistere alle liti della nostra classe politica che per TV urlano cifre fanno calcoli e danno ricette per risolvere i problemi dei poveri, cosa significa essere tali e quando si comincia a toccare il confine tra chi può e chi non può.
Alcuni gridano che dobbiamo essere ottimisti, comprare-comprare, altri provano che adesso si sta avvicinando un periodo assai disdicevole, anzi ci siamo già dentro e forse manco ci accorgiamo.
Il brutto deve ancora venire, se per radio si ascoltano consigli di luminari dell' economia allora si va in tilt.
E' un momento disdicevole, antipatico, aleggia ovunque paura e disagio nascosto, eppure a Cortina, quassù nei locali, già cominciano ad essere esauriti i posti per i cenoni di Natale e Capodanno.
Ho amici compagni che vestono come me, fanno la mia vita, ma quando si va alla Wiennese o in un bar qualsiasi se aprono il portafogli hanno carta moneta viola -rossa, fogli di euro i cui colori io ho solo visto in mano ad altri.
Ma come fanno?.
Secondo lavoro, in due su due che lavorano anche la domenica, insomma io qualcosa non ho capito, le banche le finanziarie, insomma io non sono stato ai tempi, non mi sono adeguato.
Mistero, c' è però qualcosa di poco chiaro ed ognuno ha diritto ad avere i propri segreti.
Comunque auguri a chi se li merita.
lunedì 24 novembre 2008
SAGGIO E' COLUI CHE TACE...

lunedì 17 novembre 2008
CONGO : LA GUERRA DEGLI ALTRI

http://lospigolatore.blogspot.com/2008/11/guerre-dimenticate.html
Infatti mai, mi sarei pensato di usare parole di apprezzamento nei confronti di una comunità religiosa e nei confronti di quelle persone che la compongono.
Infatti, come ateo o meglio ancora ( forse per altri punti di vista peggio ancora) come agnostico,se pur distante da preconcetti, mai mi sarei aspettato di assistere con tanto interesse all’ incontro promosso da Padre Silvano Ruaro con l’ ausilio dell’ amico Gianluigi Mazzufferi
http://mambasa.blogspot.com/
, circa i mali in cui sta vivendo le popolazioni congolesi.
Dicevo, distante da preconcetti, perché se invitato mi sarei presentato per ascoltare quanto aveva da dire un mussulmano o un buddista, perché ritengo che nell’ascoltare, nel voler ascoltare, nel saper ascoltare, sta il vantaggio di chi vuol comprendere, analizzare e farsi una sua idea.
Padre Silvano, mi ha entusiasmato con la sua chiacchierata, proprio perché formulata in questo modo, una chiacchierata. Non una conferenza, non una predica, non una richiesta esplicita di fondi.
Una piacevole carrellata fotografica
http://www.flickr.com/photos/mambasa/show/
con un suo sottofondo verbale che ci illustrava le bellezze dei luoghi ma nel contempo con intelligente esperienza dovuta al suo “mestiere”, sottolineava quello che poteva sfuggire a prima vista.
Quante cose utili sono state costruite ed organizzate dalla missione a Nduye, quante se ne stanno facendo e quante se ne vorrebbero ancora fare, ma….purtroppo c’ è sempre un “ma” che ostacola, rallenta, burocratizza. Un semplice “ma” che in Congo si chiama semplicemente Guerra.
Padre Ruaro, riportava un passo di una lettera scritta dai vescovi congolesi in cui si parlava di una “Guerra degli Altri”.
Perché è giusto dire, che queste guerre non sono guerre volute dai congolesi, ma da noi bianchi, ed oggi anche dagli asiatici, per l’ accaparramento di quei minerali di cui è ricco il sottosuolo e non solo, dello stato congolese.
Padre Silvano ha tenuto a sottolineare con calore, quanto bugiarda sia l’ affermazione che, spesso si sente, circa il fatto che se questa gente acquista le armi è perché hanno evidentemente dei soldi.
Mai più bugirda e stolta fu questa osservazione. Le armi vengono passate dagli stessi interessati a che la guerra continui, distribuendole alle due fazioni in lotta, che fino “a ieri” avevano convissuto pacificamente e che sono state aizzate l’ una contro l’altra dopo che si è scoperto l’ “affare economico”.
Ci spiegava come si sviluppa il commercio, un esempio, a caso, del cacao: le multinazionali lo pagano pochissimo rispetto a prima della guerra, facendo giocoforza proprio perché c’è la guerra.
Ciò che acquistavano prima a 100, oggi lo acquistano a 40, forti del “prendere o lasciare” (ricatto ??), ma quando viene importato nei nostri “paesi civili”, viene rivenduto a prezzi esorbitanti perché “laggiù” c’ è la guerra, ed allora il prezzo che era prima di 200 si lievita fino a divenire 400.
Non parliamo poi come con sorrisolini accattivanti, come solo i cinesi sanno dispensare, unitamente alla costruzione di qualche strada in terra battuta di una decina, al massimo qualche centinaia di km. di un valore solo simbolico, sono sufficienti ad ammorbidire il despota locale o il dittatore del momento, per ottenere la prelazione su i benefici minerari su cui hanno posato i loro occhi a mandorla.
Dalla parte congolose, del resto, manca la scolarizzazione, l' istruzione.... E ben si sa quanto l’ ignoranza faccia male. Come una guerra, forse anche di più. Qualcuno pensa persino di voler frammentare il Congo, concedendo la parte mineraria ai paesi confinanti...sarebbe la fine del Congo!
Ed è qui che ho potuto ammirare, quanto di buono abbia fatto il creatore di questa missione con la sua immensa opera: Padre Bernardo Longo,
http://scaloni.it/popinga/wp-content/uploads/2007/08/padre-longo-e-la-sua-opera.pdf
trucidato in una di queste guerre, ucciso non dai congolesi, ma dalla loro involontaria ignoranza. Ora Padre Silvano Ruaro, ne sta continuando l’ opera. E vorrei dire che l’ onore di tutto ciò, non va ai vari personaggi intesi sacerdoti come tali, ma solo e semplicemente come donne ed uomini votati al bene di altri uomini.
Gente che crede fermamente che la guerra, le violenze, la fame, le si possono sconfiggere solo con l’ istruzione, e con l’ apprendimento delle varie arti lavorative, dell’ agricoltura, dell’ allevamento, della tessitura, della meccanica. Ed è in questo che è concentrato il loro sforzo.
E di bello c’ è anche che non tutti gli abitanti della comunità di Nduye sono cattolici, ma ci sono altre religioni eppure vivono tranquillamente tutti in pace.
Non posso dire certamente che questo incontro mi abbia portato verso una conversione, ma posso senz’altro dire ed affermare di essere rimasto piacevolmente sorpreso di si tanto lavoro, dove le preghiere sicuramente ci sono, ma è il lavoro fisico e mentale quello che occupa più tempo e la fa da padrone. Come il dire "Aiutati che Dio ti aiuta".
Sinceri e sentiti auguri Padre Silvano e buon lavoro, da uno che crede che non tutti gli uomini siano uguali (voi ne siete un esempio), soprattutto tra quelli dei paesi che si auto-proclamano (vergognosamente!!)civili. http://www.progettomambasa.it/default.asp
sabato 15 novembre 2008
RICORDI DI IERI PENSANDO AD UN FUTURO

Qualche anno, ma di preciso non saprei, mi sembra fossi ancora in attività.
Quando una sera lo andai a salutare, prima di andare a casa, in Fabbrica naturalmente, Bepi, era sempre in fabbrica, dentro i capannoni, nella saletta del Consiglio, in Direzione per qualche trattativa o rogna che andava ad appianare, in giro per l' area ove provavano i vagoni, all' Assindustria, un salto e ritorno, ricordo che di sfuggita mi apparve meno sicuro del solito, mi sorrise come faceva con istrionica esperienza di vita e gli sfuggi che era sempre in attesa dei risultati delle analisi.
Ascoltavo, eravano soli in cammino pei lunghi corridoi e Bepi per un attimo brevissimo mi sembrò dubbioso preoccupato, ma senza lagna ed io, che non avevo altro e sempre ascoltato da lui come si deve ottenere quello cui si ha diritto, sia nel lavoro che nel sociale, intuii che mi parlava di se come padre, marito, uomo che non sta bene.
Analisi pensai, non della mente, che era sempre adorabilmente ed onestamente sveglio, analisi di urine-sangue quelle robe che zac! e ti condizionano tutto il futuro e devi subito prendere decisioni che non ci sono mediazioni, chè la verità il responso non guarda in faccia alcuno: ricco, povero, giovane, bello.
Superficialmente mi sembrava non saper altro dire, buttai la cosa in vacca e cercai di fare altro discorso, magari gli chiesi che pensava del Partito, ora che c' era sta proposta di Occhetto, così cercai di far deviare Bepi e lui deve aver capito che non avevo capito nulla, che era vano tentare un dignitoso sfogo con un impreparato come me.
Parlammo ancora un poco a vanvera, solo per arrivare ai cancelli ove mi compagnò: "ci si vede Petrolati, ci si vede uno di questi giorni" e mi diede la mano come si fa tra gente che non porta la tuta.
Le manifestazioni per rivendicare il giusto salario, cortei a biscia, acqua impietosa ed anche freddo, tamburi di latta, fischietti che laceravano l' aria mentre la gente guardava con poca simpatia chè s'intralciava il traffico, si ripetevano ormai come di prassi senza errori, mancava solo lui in cima al corteo civile chè per ragioni di salute ora era in ospedale, o a casa per le cure.
La cosa mi sembrava impossibile chè per il Partito ed il Sindacato lui era stato sempre presente, prima degli altri capiva e guidava.
I contratti i direttivi il giornale che sempre aveva in tasca, allora chiesi e mi indicarono dove stava di casa.
In bici lo andavo a trovare e mi faceva salire le scale sino in cucina, c' era il tavolo pieno di scatole confezioni di medicine e l' Unità aperta come se fosse la tovaglia.
La moglie mi faceva il caffè ed io stavo un pò a sentire quell' uomo-mito, che aveva la pelle sciupata giallastra di chi sta male, ma lui non si lamentava; era impietoso reale e non sognava, mi sorrideva come si fa con un compagno che si rifiuta o non sa capire.
"Vedi - mi diceva - ti impegni lotti, fuori piove e all'improvviso ti senti vecchio finito".
Ipocritamente ho sempre cercato di deviare discorso, oppure chiedere i particolari che poi capivo a fatica, che Bepi usava una terminologia medica da primario ed io certe parole non sapevo bene a cosa si riferissero,vedevo uno straccio che non mollava, ma con la testa sveglia manco dio riusciva ad ingannarlo .
Cure pesanti come richiede il male e fatica a parlare, fiacca, bisogno di riposo per Bepi seduto e curato, come se fosse un bambino.
Passò l'inverno, venne la primavera, ed un giorno davanti la farmacia sotto casa vidi il mio amico, che era anche un vanto essere suo amico, con la moglie sottobraccio come due sposini che cercavano, così mi parve, recuperare il tempo perduto in mezzo agli altri, sorridevano e scesi dalla bici; parlammo delle rondini, del futuro, del tempo, di cosa non ricordo poi, solo che mi parve sereno, sorridente.
Anche stavolta, seppure a fatica, Bepi era riuscito a non perdere; dissi come è mio solito qualche stupidaggine, chè si preparasse per le Feste almeno che al Partito uno come lui era tanto-tantissimo.
Vago sorrise, ed entrò a prendere medicine.
Continuai ad andare a trovarlo a casa, ogni tanto in bici, per cortesia-dovere-amicizia.
Venne la stagione del sole nel cielo e al solito i metalmeccanici di Padova accerchiavano il Palazzo della Confindustria, tra tante bandiere, tantissime le rosse, sempre rette con la certezza del diritto; uno mi chiese come stava Bepi Ferro ed io capii che c' era stata una ricaduta, qualcosa che mi era sfuggito. Pedalai sino all' Ospedale e salite le scale del reparto oncologico mi trovai davanti un lettino a ruote, guidato da un infermiere grosso come i contadini abituati a faticare.
Cercavo Bepi e stavo per chiedere, quando la mano del malato trasportato, da sotto il lenzuolo, accennò un "ciao" che voleva dire "addio".
Che schifo, nemmeno un vivente o morto si vedeva, pareva solo stoffa del bianco lenzuolo, se non fosse stata quella mano abbozzata, nemmeno lo avrei visto.
"Ma dai " -mi pare aver provato a dire- "che sarà breve" .
Non ricordo più nulla di Bepi vivente.
Morì subito, l' avevo visto così, per caso.
In cgil, nel cortile ove di solito parcheggiavano le macchine, ci fu una cerimonia tra gente che piangeva-piangevano tutti e l' oratore di turno che diceva due parole piangeva pure .
La città fu tappezzata di manifesti a lutto, tutta la città.
E' passato tempo, qualche anno, la "Fabbrica di Bepi" è stata chiusa, era la più grande ed orgoglio di Padova.
Ora ci sono i cinesi con un uno dei tanti centri commerciali, lavorano come matti, vendono, fabbricano, trafficano, tutta la zona industriale, la famosa ZIP con l' interporto del futuro, mucchi di container, strade e super strade veloci su cui corrono macchine e camion .
Asfalto ovunque e velocità, quando piove lamento generale, franano le strade, logicamente una pitturata di asfalto non regge.
Come le bugie di Pinocchio la verità viene a galla sempre, ma i soldi sono i soldi e questa casta è affamata sempre più.
I nuovi manager non sanno e se lo sanno se ne fregano dei sacrifici delle passate genti.
Bepi Ferro , e chi era costui !?
Noi del Centro Studi Luccini lo ricordiamo, come non possiamo scordare le memorie i sacrifici del mondo del lavoro.
Noi non possiamo : è il nostro mestiere.!
mercoledì 12 novembre 2008
USCITO IL LIBRO DI POESIE DI DARIO PETROLATI "LUOGHI"

sei anni ho scoperto una nuova vita, linfa
diversa dal mondo esterno alla stazione.
Quartiere che racchiude suore, studenti e la
vita del Piazzale Mazzini, con il Carmine che
si erge a guardia e vede da Ponte Molino a
tutta via Beato Pellegrino. Una Padova
speciale che sento sotto la pelle e dentro la
testa.
Se apro gli occhi vedo un mondo che amo... ""
Dario Petrolati
Un gran lavoratore, un amico, un compagno...
questo è Dario, che da sei anni presta lavoro volontario al Luccini tra libri e carte d'archivio. Sempre solerte ed attento, forse troppo... Il n. 16 di via Beato Pellegrino, la nostra sede, è per certi versi divenuto il suo secondo domicilio, o - meglio - la sua seconda casa. Solo che, tra un'incombenza ed un'altra, egli coltiva la sua passione di sempre, la poesia, spesso fermandosi oltre l'orario per fissare (all'inizio su un pezzo di carta, ora su foglio word) una immagine, una sen-sazione.
Uomo prezioso, Dario, sempre disponibile ad incarichi anche modesti, ma che assolve con dedizione, e con la passione che deriva dal trovarsi in un luogo "amico", ed a suo modo prestigioso.
Il Luccini, pur di risorse magre, ha deciso di - in qualche mo-do - ricompensarlo. E quale altro poteva essere il dono se non il pubblicare una sua raccolta poetica? per la quale egli ha in gran parte optato per i versi dedicati a ciò che cir-conda la sede del Luccini: via Beato Pellegrino, innanzitutto, e poi il vicino Palazzo Maldura, la chiesa del Carmine, la dirimpettaia Pasticceria Viennese, ed il di lì prossimo Ponte Molino, in uno spaccato di "piccolo mondo" che ben rende la sua cifra di poeta. E che ci riporta ad un mondo minuto, in parte omologo - pur nella sua contemporaneità - a quello che noi ritroviamo nelle carte che da più di vent'anni andia-mo raccogliendo nei nostri archivi.
Grazie, Dario, per ciò che ci hai raccontato con i tuoi versi, e grazie per la tua collaborazione!
sandro cesari, direttore del Centro
giorgio roverato, presidente