
di
Dario PetrolatiEra
ferragosto, caldo come quest' anno, quel pomeriggio che ebbi la
fortuna-premio di conoscere
Emilio.
Di lui avevo già letto varie, tantissime espressioni, della
sua intensa vita, sapevo che era
marchigiano come me, anzi di
Jesi, la
Città di Federico sempre
primo in tutto che commise
un solo errore : non s' inginocchiò al
Papa ed il fatto gli fu
fatale.
Ho sempre subito un fascino smisurato per l'
Imperatore nato dalle mie parti, l'
immensa intelligenza e la sua vita ho sempre cercato di sapere attraverso libri scritti da storici più disparati per cercare di capire, almeno da lontano, fino a che punto quell'uomo generato da
Costanza in mezza età, sia riuscito a vedere la
verità della vita e di quanto la stessa fosse frutto , benevolo e malevolo,
senza farsi indottrinare dal clero o papato del caso.
Il fatto che
anche Emilio provenga da quelle parti mi ha
sempre incuriosito, almeno ora, dopo che
entrambi siamo andati " in pensione", avevo la possibilità sfacciatamente allegra di poter
vedere ed
udire l'
avvocato che quando facevo il
liquidatore sinistri, mai ero riuscito ad offrigli
generosi onorari pur di tagliare sulla sorte. Mai vuol dire mai, e con lo
Studio Tosi-Rosini non sono riuscito a definire un danno
liquidando la sorte nell'interesse del mio
datore di lavoro brillando poi sugli
onorari legali. Per quasi
venti anni, l'
avvocato ha sempre e
solo parlato prima degli
interessi del suo cliente eppoi delle
sue spettanze.
Col
passare degli anni siamo arrivati alla data in cui si cominciano a
sommare e detrarre le
azioni, i
tentativi, le
ambizioni, insomma si tenta di fare
un calcolo più o meno obbiettivo della
propria esistenza, arrivano le occasioni che credevamo perdute
ed invece si possono
vedere,
toccare persone ed
udirne le parole che o solo per telefono o per scritto si era sentito l' umore.
Così quel
ferragosto, ora non ricordo il motivo,
Emilio mi fissò un appuntamento a
Padova, lui veniva
in treno da Venezia ( ove abita ), e
dopo le 14 sotto quella calura che ancora mi pare indossare, in
piazzetta Petrarca, vicino all'
Abbazia del Carmine ci sedemmo al tavolo di un
baretto semivuoto e durante la bevuta del
caffè lo investii di domande-domande per
conoscere dalla sua
viva voce le
azioni politiche, il
travaglio e le le
lotte parlamentari vinte e perse nella sua
onorata carriera di
parlamentare.
A me interessava sapere della
democrazia culturale del periodo del
" Manifesto", il caso del
" Dottor Zivago" dello strapotere di
Alicata, sapere insomma la verità almeno ora
dopo tanto tempo, dopo le
espulsioni, dopo le
frazioni e come si viveva davvero nel
bottegone quando
comandava Togliatti ed
Ingrao ed
Amendola sostenevano
tesi opposte sino a commuovere o per partigianeria
si finiva col tifare per l'uno o l'altro. Erano tante le cose, le storie
non scritte,
sentite e
mai dette che capii così all'improvviso che sarebbe stato più
logico e costruttivo tacere e far si che
Emilio, capito il mio stato d'animo,
parlasse liberamente solo lui chè
i fatti,
gli anni erano
troppi ed io non sapevo,immaginavo molte cose.
Bastava leggessi il suo ultimo libro
" L'ala dell'angelo" e mi sarei commosso di fronte a questo uomo che
mai ha piegato la schiena e credendo ciecamente negli ideali del riscatto dei
deboli-sottoproletariato ha
impiegato tutta la sua vita ha combattere le
ingiustizie e le
bugie sicuro, forse, che sarebbe venuto
un giorno in cui lo
sfruttamento dell' uomo sull' uomo non sarebbe stato che un
vago-lontanissimo spregevole ricordo. E le
confidenze di tanti anni di vita intensamente impegnata mi hanno lasciato un ricordo che sempre ho davanti come se avessi visto sentito tutta la
sua esperienza con delusioni e dignitosi dolori nascosti .
Emilio anche con spirito intelligente mi ha confessato la lunghissima
esperienza politica con
nomi, luoghi ,
colori che sebbene io sappia di fatti in maniera indiretta , tanto e tale è stato il suo desiderio di trasmettermi ciò che io desideravo conoscere
che da quel giorno ogni volta che
leggo qualcosa da lui scritto, oppure ho la
fortuna d' incontrarlo mi pare di averlo
sempre conosciuto e di essergli stato
compagno di vita nelle
sue avventure, nei
suoi ideali che
mi sembra siano sempre
stati anche miei.Ogni volta che ci vediamo magari
ci sfugge una battuta in marchigiano, succede allora che lo
sento parente oltre le idee comuni ed i pensieri che pure sono separati.
Ecco, io spesso lo penso, e cerco di capire anche le tante cose di cui ancora non abbiamo potuto parlare.
Se ci fosse
più possibilità e tempo disponibile credo che da
Emilio potrei imparare tante cose ancora,
senza dover ricorrere a libri o riviste, dalla
sua viva voce potrei conoscere la
storia che cerco e di cui
non conosco i confini.
Sono
sempre grato della sua
amicizia regalatami,
è cosa preziosa che mi porto dietro con cura.
Emilio è uomo, sempre da imitare.