sabato 31 gennaio 2009
SENIGALLIA : ALBERTO ZAVATTI NON UN, MA IL SINDACO
venerdì 30 gennaio 2009
CIR33 - MA FORSE HO FRAINTESO ?
FOTO di F.G.: Cassonetti spesso sovrapieni nella traversa di Via Perilli
giovedì 29 gennaio 2009
LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 3
Un giorno, l'anno scorso, forse si parlava di libri letti e piaciuti, Bianca mi riprese quando le dissi che mai avevo letto LEZIONI AMERICANE.
- Allora vuol dire che ti presto il mio, attento a trattarlo bene che non si trova più quell'edizione -.
Infatti dopo averlo letto e assaporato come forse mai mi era accaduto con altra opera ho tentato di trovare la Einaudi, ma anche la mia libraia di fiducia si è arresa ed ho comprato l'edizione economica Oscar Mondadori.
Conoscevo Calvino come scrittore assai sottile sin dalla sua opera : Il Sentiero dei Nidi di Ragno e poi attraverso il suo impegno politico l'ho sempre trattato a parte, come se fosse il più sensibile ed acculturato della scuola Einaudiana.
Le Lezioni sono l'opera postuma di Calvino, si tratta di sei proposte - lezioni che furono scritte nel 1985 per un ciclo di conferenze per la Università di Harvard.
Purtroppo il maledetto ictus lo aspettava all'angolo e dell'opera restano le bozze che già teneva pronte per parlare con gli studenti e coloro che volevano imparare.
Le cinque compiute riguardano:
*La leggerezza in tutte le sue espressioni
*La rapidità
*La esattezza nella sua compiutezza
*La visibilità in ogni sensibile angolo
*La molteplicità nel suo definire
( rimase incompiuta, solo progettata : *la coerenza)
Studiando con calma e serenità la sua completa lezione ci si accorge che tanti suggerimenti anche i meno ovvi, portano a capire che Calvino amava ed era portato per la sintesi sempre ed ovunque.
Un mentalmente matematico e sognatore sempre portato per la fabula non può che incuriosire ed arricchire il lettore, così è con Calvino, quasi sparito ragazzo, innamorato della natura e sempre sollecito ai richiami dei sentimenti ( la sua storia d'amore contestata con Elsa De Giorgi ) , tutto il contesto politico che lo fa soffrire senza piangere chè sa analizzare il 1956 e prendere le opportune decisioni, il pensiero intero e le analisi non fredde bensì quasi compiacenti sulla realtà mista a immaginazione senza moralismi falsi, forse desideri mai appagati.
C'è uno sdoppiamento sottile non malizioso nel suo esprimersi colto comprensibile da chi è più smaliziato, ma anche semplice e narrativo per le anime meno preparate.
Non manca la sorpresa spesso, che quando compare un nome o un fatto storico allora ci fermiamo nella lettura e cerchiamo di sapere magari capire perchè lo Scrittore ligure ha fatto la proposta, se c'è un perchè e quale semmai.
Un divagare mentale sulle possibilità del presente con le sue conquiste tecnologiche, non dimenticare il passato presente sempre pronto con non mentite spoglie a ritornare all'attualità prima che il sogno diventi realtà.
La leggerezza quella religiosa magari vestita da rimembranze dantesche, eppoi subentrano con garbo la rapidità e l'esattezza, quanto è il visibile o supposto tale e la molteplicità, un gioco pesantemente leggero delle occasioni di vita che solo una mente allenata riesce a concepire e riversare agli astanti stupiti.
Lezioni di cultura non superflue, solo affascinanti concepite col sapore dei fiori liguro-cubani, che si sente oltre al letto ed allo scritto di chi è vissuto troppo poco ma ha saputo lasciare di se un ricordo colmo di sorrisi forse mascherati da chissà cosa.
Forse l'ingegno misto alla poesia di ere lontane, forse il desiderio non detto nemmeno sopito fanno di questa opera " strana " , sempre da leggere per sapere veramente chi siamo.
mercoledì 28 gennaio 2009
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 7 -
Assunta : Abitavamo a Napoli, avevo cinque anni, mamma mi comperò una tartaruga molto grande, gli davamo da mangiare l'insalata. Poi sono stata la padrona di un bengalino del Bengala, è un uccellino dalla coda lunga vola qua e vola là, ma non canta, non sa cantare.
Dina : io avevo capre, cani, polli, bovini; i cavalli servivano per il trasporto quando non c'erano tutte queste macchine. Io, per esempio, quando ho fatto la cresima sono arrivata al duomo di Senigallia con il cavallo e li ce ne erano tanti altri.
Ersilia : c'era il volandino un due posti con due ruote tirato da un cavallo. Io salivo su quello di zia e zio, loro nei loro posti ed io dietro con le gambe al vento e poi via a Candia, in campagna... trotta, trotta cavallino... ricordi di bambina.
Angela : io la chiamavo biga, c'era anche la "cacciatora" con quattro ruote e quattro posti, ce l'avevano i contadini per spostarsi. E voleta sapere una cosa ? Quando ero ragazza spesso mi sentivo male mentre lavoravo nel campo, sentivo delle forti fitte alla schiena e alle spalle e mi dovevo mettere a giagio prima di svenire. Era una malattia grave, potevo morire, ma mi hanno portato con il cavallo ad Ostra Vetere e li mi hanno operato. Benedetto quel cavallo!
Santina : anche noi avevamo dei cavalli, con i miei genitori partivamo spesso per la città. Mi ricordo di una cavalla, ero molto affezionata a lei, era bella, marrone.
Dina : una volta c'erano anche i cani da guardia.
Angela : Stella te li ricordi i cavalli?
Stella : quando sono nata c'era un cavallo che da Roncitelli portava la gente a Senigallia con il break, la biga o il carretto.
Dina : e i cani, i cani? il mio si chiamava Boby, abbaiava per spaventare i ladri, aveva la voce grossa.
Assunta : e i gattini! A me piacciono i gattini. Appena trovavo una gatta, che aveva fatto una cucciolata, prendevo un micio e lo portavo a casa e mamma gridava: <>
Dina : i miei buoi tiravano l'aratro. Loro si che erano utili!
Teresina : noi avevamo oche, anatre, polli, canarini e conigli. Mi affezionavo a tutti loro, che dispiacere quando morivano!
Argentina : io avevo ottanta anatre, sessanta conigli e quindici galline: Ho lavorato tanto tanto, ma sono contenta di ciò che ho fatto. Pensate che quando ero piccola curavo le pecore, mangiavo pane di ghianda e di sorba. Macinavamo la piante e facevamo le focacce in casa... che pane cattivo, duro!! Mica si poteva sempre mangiare pane di grano!
Teresina : ai tempi di guerra mia madre coceva ghianda e fava. Non c'era di meglio! La fava veniva grigliata al forno e poi macinata e stacciata; poi con la farina ricavata si faceva il pane, che portavamo a cucinare ad Offagna. Non avevamo mica il forno!
Faustina : la sapete questa?
Perbacco! Disse il pollice:
che fame ho io stamane!
Rispose l'indice:
e non abbiamo il pane!
Il medio dice:
andiamo a rubare!
E l'anulare:
sarò il suo compare.
Scattò vivace il mignolo:
rubare, hoibò, fratelli
piuttosto che ladruncoli
restiamo poverelli!
C O N C L U S I O N I
In questo affresco di ricordi, io e Silvia ci siamo notevolmente arrichite e spesso, durante i gruppi di condivisione, rimanevamo colpite e affascinate. Colpite, da tutta quella ricchezza di emozioni che ci veniva trasmessa; affascinate da quei brani di vita vera, che con estrema immediatezza e spontaneità ci riportavano da un lato agli anni duri e intensi della guerra e della povertà, dall'altro ci rimandavano alla semplicità e alla ricchezza delle nostre usanze e tradizioni. Proprio per il forte coinvolgimento che ci suscitavano questi racconti, abbiamo scelto di lasciare i dialoghi intatti nella loro spontaneità, con le parole in dialetto, le canzoni e le poesie improvvisate e il linguaggio semplice e naturale della vita narrata per come è stata vissuta. Abbiamo pensato che, in tal modo, chi avrebbe letto questo piccolo libro si sarebbe sentito direttamente partecipe, rimanendo maggiormente affascinato dai racconti narrati. Molto coinvolgente è stato per noi anche il vedere le foto dei nostri protagonisti, che assieme ai loro racconti ci hanno riportato davvero a quei tempi. Per ovvi motivi, non tutti gli anziani hanno potuto partecipare attivamente ai gruppi, però alcuni familiari hanno voluto ugualmente darci una loro fotografia e questo ha reso il nostro libro ancora più prezioso. L' obiettivo che ci eravamo preposte organizzando i gruppi di condivisione, era quello di sollecitare le reazioni fra gli ospiti per migliorare la qualità del benessere nella struttura. Col senno del poi, ci rendiamo conto che in cambio di quel poco che abbiamo saputo dare, i nostri cari protagonisti ci hanno reso davvero tanto: ci hanno lasciato condividere parte della loro vita e ci hanno regalato tante esperienze e tante emozioni che non dimenticheremo facilmente.
Laura Pedrinelli Carrara
R I N G R A Z I A M E N T I
Ci teniamo a ringraziare innanzitutto i protagonisti di questo libro, che sono stati molto simpatici e disponibili e, inoltre, ci hanno arricchito con i loro racconti.
Siamo grate anche a tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto: le famiglie che gentilmente ci hanno fornito le fotografie; la presidente della Casa Protetta, Francesca Paci, che ha sostenuto il nostro progetto; la coordinatrice della Casa Protetta, Maria Grazia Sciocco, che ci ha notevolmente aiutato nell'informare i familiari e nel reperire le fotografie; tutti gli operatori e i volontari che ci hanno aiutato durante l'organizzazione e la conduzione dei gruppi; il personale amministrativo che ha dato un notevole apporto tecnico e il padre di Silvia, sig. Giancarlo Bernacchia, che ci ha trasferito le foto sul computer.
Le curatrici:
Silvia Bernacchia:
è Assistente Sociale e Operatrice Inserimenti Lavorativi per la Cooperativa Sociale Pro.ge.i.l. S.c.p.A. di Senigallia. Collabora con la Casa Protetta per Anziani dal 2007 in un progetto di animazione mirato a sollecitare e a mantenere le abilità cognitive residue nell'anziano.
Laura Pedrinelli Carrara:
èPsicologa e psicoterapeuta libero professionista, si occupa di Formazione ed è Psicologa Borsista presso la ASUR ZT4 di Senigallia. Collabora con la Casa Protetta per Anziani dal 2007 in un progetto di animazione mirato a sollecitare e a mantenere le abilità cognitive residue nell'anziano.
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 6 -
Angela : Avevo il vestito da sposa celestino con blusa blu. Eravamo cinque sorelle, mio padre non voleva il vestito bianco per nessuna, nè per la comunione, nè per la cresima, nè per il matrimonio: costava i soldi e non si metteva più. A me lo ha fatto mia sorella, si diceva che il vestito la sposa non se lo doveva cucire sennò portava male.
Ersilia : io avevo il vestito color pervinca, perchè il bianco lo avrei utilizzato solo per il matrimonio e una volta i soldi non c'erano.
Irene : si faceva il vestito bianco chi c'aveva i soldi; lo teneva solo per la cerimonia e poi si cambiava.
Angela : losposo ai miei tempi non doveva vedere la sposa quando si vestiva, ma l'andava a prendere a casa.
Umberto : c'era anche chi se lo passava, molte donne lo vendevano ad altre che si dovevano sposare.
Dina : io avevo il vestito bianco di raso, che mi ha fatto mia cognata. Non l'ho più rimesso, una volta usava che si rimetteva in caso di morte.
Irene : quella volta c'erano tanti casi di morte da parto.
Umberto : c'era anche la Spagnola, quella volta c'è morta un sacco di gente. Io vendevo il tessuto all'ingrosso; sono partito da ragazzino nei magazzini all'ingrosso.
Ersilia : io avevo il cappello da sposa in affitto.
Irene : anche il vestito da sposa si prendeva a noleggio.
Capitolo 11° - LA GUERRA
Ersilia : quando è stato ? Ritorno sempre a quel periodo tanto brutto...di guerra. Avevo perso l'amica mia, andavamo a scuola insieme, chiacchieravamo sempre; pettegoline come eravamo! Al tempo di guerra c'eravamo perse di vista, così mi informo e vengo a sapere che era dai parenti a Montacuto. Stavano in cima alla rupe vicino alla batteria dei tedeschi. Era pericoloso, perchè se le navi tirano ai tedeschi anche loro saltavano in aria! Così la mia famiglia gli trova una casa, ma poi abbiamo pensato: come facciamo a farglielo sapere? Allora siamo andati su due biciclette, una ci era stata prestata, ad un certo punto cosa ho visto io non si sa: chi fuggiva di qua, chi fuggiva di là. Quando siamo stati lì gli ho detto:
Michelina : io ho visto i tedeschi, ero abbastanza giovane, avevo venti anni. Loro, come mi vedevano che uscivo da casa, si mettevano all'incrocio delle strade perchè mi volevano prendere. Un dottore del paese ha visto questo movimento, che mi volevano prendere, e un giorno è venuto a casa e ha avvertito i miei genitori. Gli ha detto che non mi dovevano fare più uscire altrimenti mi prendevano i tedeschi. E allora non mi hanno fatto più uscire; è stata una fortuna, così non mi hanno preso!
Umberto : avevo 18 anni, mi chiamò l'ufficiale; mi presento all'aereoporto, mi danno le coperte, lo zaino e le cose per vestirmi: dovevo andare al campo di volo! Incontro un amico, poi il tenente mi dice:
Ersilia : avevamo continuamente la paura dei soldati!
Aldesina : e si...quello si.
Faustina : mio marito è partito a 18 anni e col rumore dei camion è diventato sordo. Mio fratello è andato a sorvegliare la polv eriera a Roma, lo mandavano dappertutto perchè era perito elottronico.
Arnalda : durante la guerra io stavo a casa con babbo e i miei fratelli erano in guerra.
Ersilia : ne abbiamo passate tante.
Arnalda : quante paure!
Faustina : a mio marito lo hanno fatto Cavaliere di Vittorio Veneto.
Ersilia : guai a chi propone la guerra!
Faustina : passavano quei proiettili!
Umberto : mi ricordo quando mi hanno imprigionato durante la seconda guerra mondiale. Parto da Falconara e vengo giù, non sapevo cosa fare: chi fuggiva di qua, chi di là. Mi hanno trovato i tedeschi, mi hanno preso e mi hanno messo nel camioncino insieme ad un tedesco disertore. Io avevo paura a stare insieme a questo, perchè lui doveva essere ammazzato. Eravamo una quarantina e ci hanno chiusi in un vagone del treno, non ci hanno dato niente da mangiare per cinque giorni. Abbiamo sofferto tanto la sete, cinque di noi sono morti; ogni mattina ci svegliavamo chiedendoci:
Assunta : mio padre era giovanissimoquando andò a fare la guerra. Siccome c'erano bombe dappertutto lui si beveva una bottiglia di cognac e poi metteva il sigaro in bocca.
Irene : cigava, cigava. Quando gli uomini mettevano il tabacco in bocca si diceva: <>
Assunta : lui così si faceva venire alta la febbre, lo portavano in infermeria e gli davano la licenza.
Ersilia : vi ricordate i gagà? Erano uomini tutti impomatati per andare al corso di Ancona: capelli lisci, pieni di brillantina e ghette. Stazionavano dentro un bar di Ancona, il bar Torino.
Umberto : io li conoscevo i gagà, andavano in giro da mattina a sera.
Irene : contrabbandavano il tabacco al tempo della seconda guerra mondiale.
Ersilia : sapete che delle donne hanno ricevuto la medaglia d'oro per aver salvato dei marinai, che viaggiavano dentro una nave piena di cannoni da usare contro il nemico? Era la guerra del '15 e '18 e nella traversata da Caorle ad Ancona l'imbarcazione si è spiaggiata per colpa degli scogli, così le donne con una piccola barca hanno recuperato gli uomini in pericolo, perchè bene in vista per il nemico...poi la nave è stata trascinata al porto di Ancona. Quelle donne hanno fatto un atto eroico. Dentro la nave c'era anche mio padre!
Arnalda : io non ho saputo mai niente de'sta nave
Luciana : neanche io!
Ersilia : Radio Londra io l'ascoltavo con dieci orecchie per sapere le notizie...quelle vere. Io non ero contraria alla televisione, ma Radio Londra....ti avvertiva con dei battiti BUM, BUM, BUM e ti dava le notizie di guerra.
Angela : e si la guerra!!
Ersilia : mio padre si è sempre rifiutato di avere la tessera fascista, ma poi è stato costretto. Doveva controllare il canale ad Ancona, non sopportava quella divisa che gli era stata data.
Angela : mi ricordo che a Senigallia i contadini non dovevano passare per il corso, perchè ritenuti indegni; hanno nominato una via secondaria la contrada dei contadini. E poi ricordo che un giorno, mentre raccoglievo delle mele con mio cugino, sono arrivati degli aerei ed hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici, ci siamo buttati in un fosso, nascosti fra gli alberi e in una piccola grotta. Siamo stati fortunati!
Luciana : tutti noi siamo fortunati, la guerra è finita!
......continua.....
martedì 27 gennaio 2009
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO - 5 -
Argentina : io mi sono fidanzata a quindici anni, otto anni si è fatto l'amore e sessanta anni siamo stati sposati. Mio padre non ci credeva all'inizio.
Angela : io mi sono sposata presto, del resto una volta che eri fidanzata, eri fidanzata! Dovevo guardare mia madre e lavorare tanto. Per fortuna mio marito mi ha sempre aiutato.
Ersilia : mi sono fidanzata presto perchè mio marito non voleva il "moccolo", quel piccoletto di mio fratello attorno. Di pretendenti ne ho avuti tanti...avevo un seno!! Ma ormai ero una donna occupata.
Umberto : quando ho preso la patente ho fatto la Giardinetta, tutta in legno, era una FIAT. Ci sono andato una sera, avevo appuntamento con una ragazza. Io ero convinto che era una cosa facile, invece, quando mi ha visto, ha chiamato il padre. Il padre ha urlato dalla finestra :
Aldesina : una volta una donna ha messo bocca :
Faustina : per potè fare la dote, perchè soldi non ce n'erano, andavo a lavorare. Una volta, con mia madre, avevamo arcolto cinque/sei quintali di spiga! Dopo c'era nonna, lia c'aveva più soldi e a volte ci comprava la stoffa.
Aldesina : mia zia non è mai andata a casa del marito prima di sposarsi perchè non usava, era come una vergogna. Quella volta era una cosa un pò lentarella, non era come adesso.
Ersilia : io lavoravo in fabbrica, prendevo lo stipendio ogni quindici giorni, con quello che guadagnavo compravo dei pezzi per il corredo. Con della tela comprata da mamma facevo delle lenzuola per il mio matrimonio.
Umberto : l'uomo portava la forza lavoro, l'eleganza e se divertiva !
Aldesina : mia zia ha sposato nel 1936; c'aveva il biroccio per portà il corredo, perchè portava pure il materasso e c'aveva pure il campanello, perchè quando passava lo suonava e tutti si affacciavano.
Ersilia : quando il mio ragazzo ha chiesto la mia mano, io ero lì, ma mio padre ha detto subito di no. Ancora ho la carta scritta del corredo mio, con le firme dei testimoni. Io ho ancora una coperta di peluche colorata, con i fiori, la frangia e un'altra coperta di seta nella scatola nell'armadio.
Faustina : una volta i ragazzi erano più educati di adesso, non facevano tante schifezze. Il mondo è cambiato un bel pò!
Capitolo 9° - I VESTITI E L'ARTE DELL'ARRANGIARSI
Angela : mia sorella faceva la sarta e andava dalla sarta ad imparare; dopo è andata a Chiaravalle a scuola di taglio. A me lasciava le cose da fare, perchè l'aiutavo, le facevo i sovrappunti, gli orli. Dopo ho imparato anche io a fare la sarta, ma la scuola di taglio non l'ho potuta fare. Così mia sorella tagliava i vestiti e io li cucivo, prima l'ho fatto per me e mio marito e dopo anche per gli altri.
Irene : c'era il sartor, che ci andavano le ragazze a imparare il mestier.
Dina : si comprava la stoffa.
Irene : si bagnava, si stirava e si portava dalla sarta. Ci si andava per tutte le occasioni: le cresime, le comunioni, i sposalizi.
Dina : invece, per tutti i giorni, si metteva la vestina.
Luciana : io mi arrangiavo dappermè, ma li facevo per me sola.
Arnalda : anche io per me mi sono arrangiata sempre. Tagliavo dalla sarta e poi li cucivo.
Teresina : anche io li facevo tagliare dalla sarta e poi li cucivo. Il vestito del fratello più grande si portava per tutti i giorni, mentre se c'era una festa si faceva fare dalla sarta.
Ersilia : Mamma mi ha mandato dalle suore a sapere come dovevi tenere in mano l' ago: c'avevi il lavorino, la sedia piccola per appoggiare i piedi. A me però non piaceva.
Ornella : io facevo la sarta e lavoravo per me e per tutti gli altri. Lavoravo anche con l' uncinetto. Quando si è fidanzato mio figlio, io per regalo a mia nuora gli ho fatto una blusa celeste con l'uncinetto. Mia nuora l'ha messa e c'è andata a passeggio con mio figlio per il lungomare; una signora, che sapeva come lavoravo bene, l'ha vista ed è andata da lei a chiederle:
Francesco : io facevo i vestiti da uomo e da donna.
Ornella : con gli avanzi della lana dei vestiti ci facevo lo scialle, le coperte e qualche scialpetta.
Dina : è vero, capitava calca volta!
Irene : io facevo i calzetti a mano coi ferri.
Ersilia : anche io facevo i calzettoni.
Zelinda : io non li facevo i vestiti, compravo la stoffa e andavo dalla sarta. Anche io mettevo i vestiti di mia sorella, però erano molto belli, molto morbidi.
Stella : anche io andavo dalla sarta, compravo la stoffa da Colombaroni.
Ersilia : le maniche erano abolite, per sapè montà una manica ce vole tempo e denaro!
Faustina : so una filastrocca!!
La bella donna che ha perso la rocca
è tutta lunedì che la va cercando
al martedì la trova tutta rotta
mercoledì la va raccomodando
al giovedì le pettina la stoppa
al venerdì la viene inconocchiando
al sabato sal fuso si trastulla
la domenica, che è festa, non fa nulla.
....continua....
lunedì 26 gennaio 2009
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -4-
Umberto : si ballava al "Dopo lavoro"; si suonava e si portava anche la chitarra.
Ersilia : si andava con il fidanzato: o il fidanzato o niente!
domenica 25 gennaio 2009
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -3-
Zelinda :
Vedo il sole,
tanti alberi,
gente che passeggia.
I ricordi d'infanzia
tornano prepotenti
e allora
mi avvilisco un pò
poi, però, ritorno felice.
Irene : Mi ricordo che si andava sul campo a vangare, si lavorava nelle vigne, si andava a potare gli alberi. Io andavo solo a miete o a spigà. Dopo, col grano, ci si faceva le covate, si batteva e si metteva sul biroccio. Poi si portava in magazzino e tutti i contadini si aiutavano tra loro per ardunà tutto il proprio raccolto.
Io sono andata a mietere, a spigare, a raccogliere l'oliva; i contadini ti chiamavano perchè si doveva fare presto, perchè il grano cresceva ancora se non veniva tagliato.
Si lavorava anche a giornata dai contadini più piccoli, bastava solo un giorno perchè avevano meno terreno.
Dopo, la sera, si andava a casa del contadino, si mangiava la lonza, il pecorino, si cantava e poi si andava a dormire. Da mangiare in campagna era buono, perchè c'erano l'olio, i polli, il lardo, non mancava niente!
Zelinda : mio babbo era un ex contadino, lavorava sempre la terra. Mio padre ancora prima di morire era trentanni che non faceva più il contadino.
Lidia : mio padre lavorava all'Italcementi.
Umberto : io mio padre l'ho conosciuto quando avevo sette anni perchè lui era un nostromo, la barca è andata a fondo e mia madre è rimasta vedova con un figlio dentro la pancia.
Assunta : mio padre vendeva il vino.
Irene : si dava da fare!
Assunta : andava in Puglia a prendere il vino, andava a prendere il grano. Mio padre vendeva il vino perchè aveva il negozio.
Umberto : ci fai imbriagare tutti cò sta storia del vino !!
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -2-
venerdì 23 gennaio 2009
SENIGALLIA: GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA SI RACCONTANO -1-
di Franco Giannini
mercoledì 21 gennaio 2009
YES WE CAN...ORA NON CI RESTA CHE SPERARE!!

di Franco Giannini
giovedì 15 gennaio 2009
LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 2
di Dario Petrolati
Leggere poesie di questi tempi , con l' aria che tira fa uno strano effetto.Tutto è così concreto e misurato su valori, non solo venali, sentire una voce che parla di versi, poeti, lascia veramente pensare che c' è qualcosa in giro che non abbiamo notato oppure abbiamo capito in modo sbagliato. Ma perchè, mi dico, perchè succede questo? Va di moda e con stile imperioso, direi abbastanza tronfio anche maleducato, parlare se di parlare si tratta e non di urlare, disquisire di politica, almeno quella che chiamiamo politica e tale dubito sia. Siamo diventati arroganti ed insicuri così sfoghiamo i nostri bisogni mentali sollevando pseudo problemi e dando soluzioni poco logiche. Sentire musica di quella che raggiunge l' anima e turba i nostri pensieri, con un libro da leggere o appena letto, di certo non è fatto abituale. Si legge pratico con formule per aver ragione demolire chi pensa in modo contrario al nostro. E' purtroppo raro vedere in silenzio ragazzi anche soli e non sentirsi tali, davanti ad una vetrina, osservare e cercare di leggere titoli di libri esposti, fantasticare ed anche più, attorno al modo di esporre posare libri e libretti con copertine delicate, restare sospesi, pensare. Non certo è da pensare alla ricerca affannosa dell' Antologia Palatina con testo a fianco magari in S. Biagio dei Librai, a Napoli, portarsi dietro i grossi tomi e poi fermarsi aprire e leggere e riprendere la strada con la testa tra le nuvole, no sarebbe troppo chè allora l' amore per la poesia diventa tale da possederci in tutto, ma ci son versi e poeti e libri da tasca come se fossero messalini. Assieme alle famose Liriche Cinesi, sempre in tale formato e condotta e affascinante traduzione esiste quel poeta americano che io ebbi la fortuna di conoscere quando ancora andavo a scuola a Senigallia, Edgar Lee Masters, essendo in punizione passai diverso tempo nell' aula della biblioteca scolastica leggendo su suggerimento del Preside l' Antologia di Spoon River. Ricordo la cautela e con quanto riguardo silenzioso il mio docente mi avviò alla scoperta di quel mondo descritto dal Poeta americano, osò e compresi subito l' esagerato paragone, parlarmi di Lee Masters come se fosse il Dante per la lingua americana. Voleva spiegarmi l' importanza e la novità dello scrivere ed il fragore suscitato quando l'opera fu pubblicata e fatta conoscere. Episodi e morale dietro ogni storia raccontata e resa accessibile anche a chi è povero di letture, tanto che tra ragazzi si faceva a gara nel ricordare le piccole grandi storie dei fatti accaduti e ricordati nella contea descritta attraverso lapidi che portano incisi oltre a nomi strazianti, umilianti, teneri segreti delle anime che vissero e soffrirono senza aver raggiunto la pace o giustizia. Avevamo meno di venti anni quella volta e d' allora le Storie di Spoon River anche attraverso la musica di De Andrè, ora, hanno invaso garbatamente anche ed oltre i banchi di scuola. Ecco allora l'invito, per quei pochi che ancora non conoscono, a leggere questa raccolta di versi che è conosciuta col nome : Antologia di Spoon River .
Per saperne di più su: Antologia Palatina
In ricordo del 10° anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè, Qui i video e le musiche di molte delle sue canzoni.
venerdì 9 gennaio 2009
Cir33 : La Differenziata nasce come Necessità o come Fonte di reddito ??
Non lo ero prima e non lo sono neppure oggi. Solo che oggi mi dichiaro vinto, sconfitto dalla “non curanza”, sfiduciato, si, ma non per l’ avvio della differenziata, ma per come la si sta facendo.
Se si parla con gli addetti ai lavori, ti dicono subito, per tacitarti, che tutto è migliorabile, però…c’è sempre un però che blocca e fa battere il passo sul posto. E non si vuol comprendere che lo stare immobili oggi, con un progresso sempre più incalzante, significa quasi retrocedere.
Ed allora, quando leggo che altri studiano e trovano soluzioni che potremmo far nostre con estrema facilità, semplicemente copiando, noi invece siamo ostacolati da quel “si però” vengo colto da quella rabbia dell’ impotenza del non poter fare, che cerco di sedare, rifugiandomi nell’ unico modo che mi è rimasto, quello di scrivere sul mio blog cose che so già a priori, resteranno lette solo da pochi amici–famigliari-lettori. Quindi un solo semplice sfogo,… poca cosa?? Forse!!
Mi era capitato tempo fa, lamentandomi per come erano gestiti i rifiuti nell’ area del Cimitero delle Grazie. Mi era stato risposto, che avevano veduto le "mie belle foto" sul blog ( erano solo rubate dal web!!) mi invitavano ad un concorso di fotografia che aveva promosso lo stesso Cir33, ma circa le mie osservazioni per migliorare il servizio nulla potevano.
Oggi, invece, devo rendergli un grazie, perchè hanno apportato quelle migliorie che avevo auspicato, trasferendo i contenitori all’ interno dell’ area cimiteriale. (scoprendo che allora si potevano fare…!!!)
Ora un nuovo mio disappunto, ben più grave, nasce da questo.
Avevo visto una pubblicità a tutta pagina campeggiare per alcuni giorni su diversi quotidiani nazionali promossa dalla Tetrapak, inoltre c’era stato un Consiglio Comunale a Senigallia in cui si era parlato e discusso di Differenziata che non mi aveva del tutto convinto, cose che mi avevano portato a sfogarmi sul mio Blog.
Tutto si era concluso lì, pensavo che nessuno lo avrebbe né letto, né tanto meno commentato. Ed invece a distanza di tempo, un amico-lettore mi ha fatto presente che anche lui aveva contestato il fatto che a Senigallia, non vengono riciclati i contenitori Tetrapak, cosa che avviene invece nel comune di Ripe, in cui opera sempre il Cir33 che si avvale per il riciclaggio della carta dello stesso consorzio nazionale Comieco.
C’era da chiedersi il perché allora di questa diversità di pensiero tra due comuni limitrofi.
La risposta credo di averla interpretata (ma forse in modo errato??) leggendo ciò che scriveva il Cir33 sul suo Forum a mo' di chiarimento ad un quesito posto da due cittadini, che mi ha lasciato ad onor del vero, a dir poco, molto perplesso.
Infatti, il Cir33 asseriva, in quella nota, che il materiale dei contenitori Tetrapak è riciclabile, ma il suo recupero renderebbe si, il quantitativo di carta riciclata maggiore, ma andrebbe a diminuirne la “qualità” e quindi è preferibile considerarlo Non-Riciclabile e da buttare nel contenitore grigio.
Da qui non un chiarimento quindi, ma un ulteriore sorgere di dubbi: innanzi tutto, se non ricordo male, la Differenziata nasceva da una necessità primaria di ridurre la quantità di rifiuti da mandare in discarica, ed invece dalla risposta sul Forum, mi sembra di comprendere che il problema sia un altro che non la quantità!
Inoltre mi chiedo e credo che lo saremmo in diversi, perché allora Ripe lo fa e noi no e lo fanno anche altri comuni come Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna. Chi è che sbaglia, perché qualcuno che sbaglia c’è, o a livello di sensibilità verso l’ ambiente o verso una cattiva gestione amministrativa non tenendo conto di quella famosa “diminuzione della qualità”.
Il 31 Dicembre del 2008, è venuta a cessare anche l’ attività di raccolta della discarica di Castel Colonna, come da decisione improrogabile della Provincia di Ancona. Questo secondo logica, qualsiasi soluzione si sia trovata che tamponi questa chiusura, dovrebbe ampliare il problema delle “Diminuzioni delle Quantità”, rispetto a quelle della “Qualità della Carta”.
Mi rifiuto di voler pensare, che un problema di tanti, possa essere risolto, visto che la Differenziata è ormai partita, solamente salvaguardando un beneficio economico riservato a pochi.
Non sapendo più cosa pensare, ritengo sarebbe utile, a questo punto, delle note più approfondite del Cir33, ma senza tanti fronzoli tecnici, visto che si parla d’immondizia, che mi-ci illumini e soprattutto mi-ci convinca, dopodiché sarà l’amico- cittadino-lettore a farsi una idea personale, basandosi sulla bontà, chiarezza e sincerità delle risposte.
martedì 6 gennaio 2009
LE VITTIME INNOCENTI DI GAZA
di Franco Giannini