"Dopo la devastazione e il rimboccarsi le maniche, direi che ferme proprio non sono, anzi girano..."
Oh si e come girano, trascinando tutto in
inevitabili polemiche. I primi che sarebbero autorizzati a farle ed
invece non le fanno, sono i Giovani! Quella parte buona
di loro che viene generalizzata con quella un po’ meno, facendo di
tutta l’erba un fascio, solitamente il giorno successivo alle varie
notti bianche senigalliesi.
E per questo motivo dovremmo tutti
chiedere loro scusa.
Io per primo. Giovani che hanno ascoltato, assimilato e fatto buon uso
degli insegnamenti ricevuti dai loro genitori e che in occasione di
questa triste, disgraziata occasione hanno avuto modo di mostrare i loro
sentimenti ed il loro alto senso civico. Molti di costoro, chiuse le
scuole,
hanno impugnato la pala e sono andati ad
affiancare chi aveva bisogno del loro aiuto e del loro sorriso. Sì,
sorridenti e nel contempo orgogliosi ed appagati di questa esperienza di
vita, che difficilmente, credo, dimenticheranno. E questa non è
retorica, è semplicemente la pura verità.
Passato lo spavento per il timore di perdere oltre le cose, anche la
vita, tra una palata di melma e una secchiata d’acqua pulita buttata con
disperazione sulle pochissime suppellettili ancora recuperabili,
le prime domande che la gente colpita dalla catastrofe si pone sono:
“Perché proprio a me ?”. Accompagnata subito dopo da quella più specifica:
“Ma come è potuto accadere?” a cui fa immediatamente seguito quella assolutamente inquisitoria:
“Di chi la colpa?”, prima ancora di quella finale e più che comprensibile:
“Ed ora chi ci ripagherà dei danni”.
Non che vengano formulate sole queste domande e neppure che vengano
poste in questi termini! A volte i toni sono sopra le righe e le parole
usate sono taglienti più di un rasoio, i perché si sprecano. Alcuni sono
quesiti dettati da osservazioni giuste, altri forse meno, ma
dettati dal momento, dalla rabbia, dalle necessità, dall’immediatezza dei bisogni, dagli aiuti che magari tardano ad arrivare o così loro sembra.
Ed allora ci si chiede il perché a cui si aggiungono i forse:
perché il ritardo con il quale è stata comunicata l’allerta,
se ritardo c’è stato,
forse avrei salvato l’auto, o il perché non sia intervenuto l’Esercito,
o il perché dell’assenza del Reparto Mobile della Polizia di stanza
proprio qui a Senigallia, il perché del ritardo dell’intervento dei
mezzi del Dipartimento della Protezione Civile? Perché? Perché? Perché?
E sono tutte domande comprensibili che s’inseguono e servono anche
per scaricare la tensione, lo choc
che si è accumulato nell’arco di poche ore e che piano piano abbandona
il fisico e si tramuta in rabbia, in risentimento verso quelle
Istituzioni, che consapevoli della difficoltà del momento, spesso
preferiscono definire questa ricerca della verità come inutili
polemiche, magari anche risultando agli occhi dei più con una certa non
simpatica sufficienza, che rende ancor più gli animi accesi.
Superati i momenti di paura, fortunatamente, si ricomincia a
ragionare correttamente. Ma è proprio questo ritorno alla ragione, ad
una nuova specie di
“normalità” che porta a fare l’inventario dei danni materiali e non e chi ha avuto delle perdite umane vuol conoscere
se ci sono delle responsabilità ed a chi imputarne eventualmente la o le colpe.
Tutti, indistintamente si chiedono, visti i disgraziati precedenti
eventi nazionali, se le varie Amministrazioni: locale, provinciale,
regionale o statale saranno loro vicini. Un dubbio atroce che assale gli
alluvionati e che rende difficilissimo, se non impossibile, il compito a
chi è preposto a tranquillizzare, rassicurare, rasserenare.
Ed è però da qui che nascono le inevitabili
“Polemiche”. Del resto i proverbi insegnano:
Chi si scusa si accusa!
Si, anche perché quando si parla genericamente di
“Amministrazione” tutti sanno che dietro a questi fatti c’è sempre o quasi la responsabilità della solita tanto chiacchierata, vituperata
Politica. E quando c’è la Politica di mezzo, non ci sono purtroppo risposte esaustive.
Ci sono solamente verbi al futuro, cifre approssimative che se
concesse, verranno elargite intanto sotto forma di acconto per le prime
necessità e poi il saldo a babbo morto sempre se verrà, l’attesa della
decretazione dello Stato di Calamità, le visite come quelle
“del dottore”, mordi e fuggi, delle personalità istituzionali di turno.
Ma a queste mancanze di certezze, quello che fa imbufalire oltremodo
gli alluvionati, sono le parole che vengono usate per definire questa
avversità:
evento naturale, inaspettato, imprevedibile, bomba d’acqua. Ed ancora
“Un evento ingestibile anche se ci fosse stata più manutenzione degli argini o del letto del fiume” assicurano dalla Protezione Civile e dai Vigli del Fuoco.
“Argini che non sono stati abbattuti dall’’uomo ma scavalcati dall’’acqua ed erosi”. E tra le tante voci istituzionali ancora:
““Siamo dispiaciuti -– dice il Sindaco Mangialardi
-
ed affranti per le vittime e per i danni alla città, ma un evento così
non si poteva prevedere né fermare. Certo è che non solo ci siamo messi
subito al lavoro, ma lo faremo anche per ripartire al più presto e
ripensare a tutti gli strumenti che abbiamo per risolvere situazioni mai
viste prima”“.
E ci mancherebbe anche che così non fosse! Ma il cittadino comune in cuor suo pensa: bisogna anche vedere
quali provvedimenti prenderà il Governo! A
rendere la gente ancor più diffidente è il vedere come sia iniziata la
guerra dello scarica barile politico conoscendo a priori che chi subirà i
danni di questa
“guerra”, sarà sempre lui, il cittadino, dolente o volente che sia.
Ad esempio, si chiede, a chi deve dar ragione l’alluvionato circa i
moduli per la stima dei danni? A chi, al Consigliere Paradisi o al
Comunicato Stampa comunale? Se uno poi legge quanto dice l’Assessore
Regionale Giorgi, lascia molto da pensare, spiegando come norme urgenti
(legge regionale n. 31 “Norme in materia di gestione dei corsi d’acqua”,
del 2012) – per il politico, come ben si vede l’urgenza non ha mai un
metro di comparazione – stabilivano che
le Province assicurassero la manutenzione
attraverso progetti finanziati anche con le risorse che derivavano
dalla valorizzazione del materiale litoide e della massa legnosa
residuale, provenienti dagli stessi interventi sui fiumi. Appunto, Le
Province, questo oggetto misterioso assente o presente?!
Sempre secondo l’’assessore Giorgi, “nelle Marche le disposizioni
ci sono e vanno nella giusta direzione prevedendo anche la possibilità di ricorrere al
project financing
attraverso la vendita del materiale derivante dalla pulizia dei fiumi.
Ma i progetti vanno realizzati in un’’ottica di sistema e di sinergia
istituzionale, per garantire le migliori pratiche, evitare
sovrapposizioni, ottimizzare le risorse pubbliche. Il vero nodo resta
quello delle disponibilità da mettere in campo: occorre che
lo Stato faccia la sua parte,
consentendo agli enti locali di disporre di fondi adeguati e di poterli
investire nella difesa del territorio“. Ecco ancora l’indice
accusatorio, che lo Stato faccia la sua parte e così dicendo Ponzio
Pilato si è lavato le mani e messo il cuore in pace: il dito puntato su
Provincia e Stato!!
Non vado a ripetere quanto già riportato nei vari Comunicati Stampa emessi dagli organi d’informazione circa gli orari del
“minuto per minuto”
Ufficiale dell’alluvione e delle disposizioni impartite, in quanto
fatto anche in sede di Conferenza stampa degli organi preposti, completi
con dovizia di particolari compreso l’elenco degli uomini e mezzi
adoperati. Uomini, che bensì sia questo il loro mestiere, si sono
prodigati, come del resto sempre fanno, oltre quanto loro richiesto,
incessantemente e con i pochi mezzi che hanno a loro disposizione viste
le continue
“Razionalizzazioni” che subiscono. A loro tutti,
il massimo riconoscimento ed un grazie da parte di tutti.
Immagino che anche il fare una breve storia di dove è stato costruito
l’allargamento, lo sviluppo residenziale della città di Senigallia nel
passare degli anni, potrebbe essere interpretato e bollato come di
natura polemica. Cosa che non intendo assolutamente fare. Ma seppure non
vero, credo che me ne farò una ragione.
Infatti dopo una piccola ricerca in Rete (Wikipedia ed altro)
ho potuto constatare di chi siano le colpe e neppure troppo recenti, di queste alluvioni:
1) da
http://www.lasciabica.it/passaparola/87_ilpassaparola_2012.02.04.pdf
“… La strada viene più comunemente definita appunto Ciambottara
(Ciambuttàra in dialetto), probabilmente dovuto in tempi lontani alla
presenza copiosa di rospi (ciambòtti), lì presenti per i tanti
acquitrini ed umidità, poiché a pochi metri c’è il fosso Traponzio, o
Triponzio, un tempo portatore di molta acqua, a volte stagnante, che
impaludava la zona… “;
2) da Wikipedia (
http://it.wikipedia.org/wiki/Senigallia):
“…A peggiorare la situazione contribuì la presenza a sud della città
di una vecchia salina che, abbandonata a se stessa, divenne una malsana
e insalubre palude salmastra: a seguito di tutto ciò la città si
ridusse a poco più di un borgo arroccato attorno ad un vecchio
fortilizio edificato sui resti di un’antica torre romana…”;
3) Ed ancora sempre da Wikipedia:
“… Nel frattempo la città continuava a svilupparsi urbanisticamente
con i primi quartieri popolari fuori le mura e, segno dei tempi di pace,
si decise per l’interramento del vecchio fossato esterno tutto attorno
alla città e anche del canale Penna, situato là dove oggi passa viale IV
novembre e che fino ad allora era servito a regolare il flusso delle
fiumane che costantemente allagavano la città: ora queste si erano
notevolmente ridotte con l’allargamento e l’arginamento del fiume come
lo vediamo oggi, avvenuto agli inizi del Novecento” ;
4) E continua:
“…fu per facilitare ed incentivare la funzione turistica che ci si
dotò del Piano Regolatore, che stabilì la vicinanza dell’autostrada alla
città (per permettere la vista sul mare agli attraversatori, si disse)
Gli ultimi anni hanno visto eventi “urbanisticamente storici” per la
città: l’ingrandimento del porto turistico verso il mare, la sua
definitiva separazione dall’alveo fluviale che, fin dalla fondazione
della città, è stato “il porto” e la demolizione dell’immenso complesso
di edifici dell’ex cementificio “Italcementi”, sempre nella zona porto” ;
5) Sempre dall’enciclopedia della Rete una chicca:
“Proprio negli anni tra Settecento e Ottocento ha inizio la crisi
della “Fiera franca”, causata da molteplici fattori: lo spostamento
sempre maggiore dei principali commerci nell’Atlantico, con conseguente
notevole calo dell’interscambio (fu anche operante il blocco
continentale economico istituito da Napoleone per “sconfiggere”
economicamente l’Impero britannico), il passaggio di epidemie ed il
continuo progressivo interramento dell’alveo fluviale. Per rendersi
conto di quanto quest’ultimo incidesse, basti pensare che al tempo il
molo era vicino all’attuale Foro Annonario, che venne realizzato proprio
in quegli anni, cioè circa 500 metri dalla punta del molo attuale”.
Ecco dunque scoperto di chi la colpa?
Dell’interramento? ;
6) Ma cercando ho scoperto anche il perché la zona del “Portone” si
chiama così. Per il semplice fatto che lì, qualche tempo fa, esistevano
delle chiuse che regolavano lo scorrimento delle acque del torrente
Penna. Di qui il nome di
“portoni” e del conseguente “Portone”.
Ciambottara, Saline, Portone, insomma il problema alluvione, allagamenti, non è solo il Misa,
è che si è costruito,
meglio si è dato il permesso di costruire, non certo in questi ultimi
anni, più che delle case, visto il luogo, delle palafitte, su aree che
sono esposte alla volontà di fare e disfare di Giove Pluvio!
Ho trovato su FB
alcune regole che un anziano
suggerisce ad uno più giovane, per evitare, dice lui e non so quanto
efficaci, affinché ciò non si abbia più a ripetere:
a) il letto del fiume
più profondo di 3-4 metri e gli argini più alti.
b)
non devono crescere alberi negli argini interni e tanto meno nel letto.
c) bisogna ripristinare la figura del
“Protettore“
del fiume che con la bici passa (passava!) sull’argine e tra l’altro
uccide, – animalisti permettendo!! – (uccideva!) tassi ed istrici,
perché con le loro tane sugli argini tendono ad indebolirlo.
Cose, che a leggere quello che scrivono dei veri esperti, sarebbero invece deleterie per il corso del fiume.
E allora suggerisco, da ignorante in materia, ma se assumessimo due geologi in Comune ed
affidassimo a loro la gestione di questi terreni?
E qualora non ci fossero i mezzi, magari si potrebbe fare un
avvicendamento con altri due dirigenti meno indispensabili! E, ad onor
del vero saprei anche chi. Che sia proprio un’idea balzana la mia??
Ed invece, per farsi un’opinione propria sulla tempestività o sul
ritardo, a seconda dell’opinione che ciascuno ha sugli avvisi di
emergenza, suggerisco, onde approfondire, per chi dispone di 6 minuti e
59 secondi – la durata del video – , di
visionare il progressivo innalzamento delle acque che si è avuto a Pianello di Ostra a partire
fin dalle 5,47 del 3 maggio fino alla fine del filmato che riporta segnato le le ore 9,20.
I link che allego, riportano i video non del post alluvione, delle opere di soccorso, bensì delle
località allagate
con gli orari a volte indicati, dell’avanzamento delle acque, onde per
cui è facile poi farsi un’opinione personale ufficiosa, da comparare con
quelle ufficiali, senza dar adito alle tanto temute polemiche. Ma
quello che resta da comprendere è quel
“Alle 7, la protezione civile di Senigallia ha ricevuto la prima telefonata da parte del dipartimento regionale che annunciava un primo ingrossamento del fiume Nevola…”. Nessun riferimento al Misa che già alle 5,27 a Pianello sembra avesse, anch’esso qualche problema!
Allegati
I VIDEO delle fasi dell'alluvione:
Questi i commenti dei lettori di SenigalliaNotizie.it :