Tutte le foto sono state gentilmente concesse dalla Sig.na FRANCESCA BERARDI
di Franco Giannini
Alla Fenice, non poteva terminare che così.
Al termine di uno spettacolo ci si chiede sempre quali siano stati gli ingredienti che hanno permesso il successo di tale rappresentazione e normalmente ci si sofferma sulla validità recitativa degli attori, sulla qualità delle musiche, sulla dinamica dei balletti, sulla suggestività delle scene e così via. Ma credo che nel caso del musical “Forza Venite Gente” siano intervenuti altri fattori, che Francesca Berardi, che nel musical interpretava il personaggio di Santa Chiara, in un suo articolo di qualche tempo fa redatto per il giornale della pastorale giovanile e che mi ha concesso di riportare, tra l’altro così descriveva:” Dentro a questo musical c’è l’impegno di mesi: quest’anno, infatti, siamo partiti a Gennaio perché tutto verrà fatto dal vivo così è stato possibile coinvolgere più persone con le abilità più diverse (musica, canto, ballo, recitazione, scenografia, costumi), non è stato e non sarà facile ma l soddisfazione di vedere così tante persone che si impegnano da tempo tutte insieme per costruire qualcosa di bello, vedere amicizie che in questi mesi nascono e si consolidano, vedere l’affiatamento che cresce giorno dopo giorno, i piccoli progressi, la voglia di fare, di dire, di pensare a qualcosa che ci porta sempre un po’ più in là, un po’ più in alto…bè tutto questo ripaga ogni fatica. I giovani sono tanti, ma è splendido vedere che quest’anno c’è la disponibilità anche di tanti adulti, professionisti, coreografe, attori, sarte che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie energie nell’assoluta gratuità ed altruismo, che ci aiutano e ci spingono a fare bene, che fanno tanto e lo fanno con gioia... ed è ancora più splendido vedere sempre più volti, volti che tornano, volti che rimangono negli anni e volti nuovi, bellissimi, che con umiltà ed impegno si dedicano a tutto questo, volti giovanissimi e persino volti di chi viene da fuori e affronta tanti chilometri per scoprire che…tra un passo di danza e una canzone, tra una nota stonata e una risata nasce qualcosa di inspiegabilmente bello.”
Credo che il segreto del successo di questo lavoro, sia basato proprio sulle parole che il cuore ha dettato a Francesca. Del resto non poteva che essere così visto il ruolo da lei interpretato magistralmente sia come interpretazione ma ancor più con la sua voce cristallina e melodiosa. Logicamente però ai fini dello spettacolo, l’attenzione si sofferma sempre sui personaggi principali che se si prendono i meriti spesso sono soggetti anche a dure critiche. Ma questo non è avvenuto nel nostro caso.
Ed ecco allora che il San Francesco (alias Emanuele Piazzai) non è risultato da meno di Santa Chiara, sia per l’impostazione della voce sia per quella di ballerino già esperto.
Ma i due attori principali Bernardone (Davide Nataloni) e Cenciosa (Maria Savini) si sono superati, tanto è vero che più volte, nella loro recitazione di monologhi o dialoghi, hanno strappato al pubblico applausi a scena aperta. Eccezionali la tempistica e la sua durata intercalata tra il parlato, gestualità e silenzi.
Le coreografie costruite e dirette dal binomio Gresta-Sensini sono risultate impeccabili sia come esecuzione, sia come scelte dei quadri. Splendida esecuzione, per le difficoltà che comportava, quella con le pile emananti fasci di luce nell’oscurità quasi totale della sala. Fasci di luce che accentuano maggiormente allo spettatore gli eventuali “fuori tempo” dei ballerini. Cosa però non verificatasi. Come bella e spettacolare la rimembranza alla ginnastica-danza ritmica, con l’intervento della ballerina con la corda. La distribuzione delle “fumate-nebbiose” mista al sapiente gioco di luci, hanno creato inoltre, dei quadri sublimi e suggestivi nei momenti di maggior misticità. Il coro e l’orchestra, si sono amalgamati perfettamente, senza creare quelle sovrapposizioni di una sull’altra, che finiscono per non farne apprezzare né il canto né la musica. Anche i costumi, nella loro forzata semplicità, per il ruolo povero che dovevano disegnare sui corpi dei loro indossatori, non sono passati inosservati con la loro realtà.
I fili di tutto tirati sapientemente ed impeccabilmente dalla romana-marchigiana Simona Sensini.
Quando avevo chiesto ai ragazzi, durante le prove, se ci fossero stati problemi nel corso del recital alla Rocca, all’unisono mi avevano risposto:” Nessuno…o meglio un piccolo problema con un microfono.”
Ecco lo stesso problema si è avuto all’inizio con la presentazione dello spettacolo con la voce fuori campo…l’unico piccolo neo, ma sempre e solo di natura tecnica.
Però a scenario chiuso, a luci spente, mi viene da chiedere, e la domanda la faccio al “Deus ex machina” della Pastorale, non sotto forma di rimbrotto, ma quasi di supplica :” Don Andrea Franceschini, ma veramente vogliamo di già archiviare tutto ? Non le sembra che tutte le sinergie spese fin qui, così facendo, resterebbero insufficientemente utilizzate ? Non crede che si potrebbero ancora utilizzare per soddisfare il piacere di portare l’insegnamento della parola di San Francesco in altre sedi nel circondario di Senigallia? Che ne direbbe, ad esempio, di portarla a Corinaldo, Arcevia o che so io. Ci vogliamo pensare un po’, prima del "rompete le righe" e porre in cantiere qualche altro progetto? Comunque e non devo certo dirglielo io, ha un vero patrimonio umano tra le proprie mani, da “sfruttare” (nel senso migliore della parola) e a lei va il merito di averlo saputo creare, coordinare e tenerlo unito. Complimenti di vero cuore.”
Credo che il segreto del successo di questo lavoro, sia basato proprio sulle parole che il cuore ha dettato a Francesca. Del resto non poteva che essere così visto il ruolo da lei interpretato magistralmente sia come interpretazione ma ancor più con la sua voce cristallina e melodiosa. Logicamente però ai fini dello spettacolo, l’attenzione si sofferma sempre sui personaggi principali che se si prendono i meriti spesso sono soggetti anche a dure critiche. Ma questo non è avvenuto nel nostro caso.
Ed ecco allora che il San Francesco (alias Emanuele Piazzai) non è risultato da meno di Santa Chiara, sia per l’impostazione della voce sia per quella di ballerino già esperto.
Ma i due attori principali Bernardone (Davide Nataloni) e Cenciosa (Maria Savini) si sono superati, tanto è vero che più volte, nella loro recitazione di monologhi o dialoghi, hanno strappato al pubblico applausi a scena aperta. Eccezionali la tempistica e la sua durata intercalata tra il parlato, gestualità e silenzi.
Le coreografie costruite e dirette dal binomio Gresta-Sensini sono risultate impeccabili sia come esecuzione, sia come scelte dei quadri. Splendida esecuzione, per le difficoltà che comportava, quella con le pile emananti fasci di luce nell’oscurità quasi totale della sala. Fasci di luce che accentuano maggiormente allo spettatore gli eventuali “fuori tempo” dei ballerini. Cosa però non verificatasi. Come bella e spettacolare la rimembranza alla ginnastica-danza ritmica, con l’intervento della ballerina con la corda. La distribuzione delle “fumate-nebbiose” mista al sapiente gioco di luci, hanno creato inoltre, dei quadri sublimi e suggestivi nei momenti di maggior misticità. Il coro e l’orchestra, si sono amalgamati perfettamente, senza creare quelle sovrapposizioni di una sull’altra, che finiscono per non farne apprezzare né il canto né la musica. Anche i costumi, nella loro forzata semplicità, per il ruolo povero che dovevano disegnare sui corpi dei loro indossatori, non sono passati inosservati con la loro realtà.
I fili di tutto tirati sapientemente ed impeccabilmente dalla romana-marchigiana Simona Sensini.
Quando avevo chiesto ai ragazzi, durante le prove, se ci fossero stati problemi nel corso del recital alla Rocca, all’unisono mi avevano risposto:” Nessuno…o meglio un piccolo problema con un microfono.”
Ecco lo stesso problema si è avuto all’inizio con la presentazione dello spettacolo con la voce fuori campo…l’unico piccolo neo, ma sempre e solo di natura tecnica.
Però a scenario chiuso, a luci spente, mi viene da chiedere, e la domanda la faccio al “Deus ex machina” della Pastorale, non sotto forma di rimbrotto, ma quasi di supplica :” Don Andrea Franceschini, ma veramente vogliamo di già archiviare tutto ? Non le sembra che tutte le sinergie spese fin qui, così facendo, resterebbero insufficientemente utilizzate ? Non crede che si potrebbero ancora utilizzare per soddisfare il piacere di portare l’insegnamento della parola di San Francesco in altre sedi nel circondario di Senigallia? Che ne direbbe, ad esempio, di portarla a Corinaldo, Arcevia o che so io. Ci vogliamo pensare un po’, prima del "rompete le righe" e porre in cantiere qualche altro progetto? Comunque e non devo certo dirglielo io, ha un vero patrimonio umano tra le proprie mani, da “sfruttare” (nel senso migliore della parola) e a lei va il merito di averlo saputo creare, coordinare e tenerlo unito. Complimenti di vero cuore.”
3 commenti:
grazie Franco! per la tua attenzione, per il tuo tempo, per la tua fiducia, per le tue parole, per il tuo sostegno...grazie davvero!!
Francesca.
O.T.:
Auguri Dario!!
29 settembre 2009
agli amici di laggiù che magari si sono preoccupati per me
grazie per ogni vostro augurio che mi è giunto sin qui
oggi
adesso
da poco
tento riprendere il mio lavoro
A tutti
dario.
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