di Franco Giannini
già pubblicato su 60019.it
Vista, o meglio ascoltata, dalla parte di un cittadino qualunque
Marco Scaloni e Gianluigi Mazzufferi di Popinga, non potevano organizzare e pubblicizzare meglio questo convegno. A loro quindi il ringraziamento per questa iniziativa altamente di utilità civica ed al Dott. Plescia per le sue pratiche spiegazioni.
Il pubblico non era numerosissimo, ma di qualità in quanto composto in prevalenza da addetti ai lavori, cosa questa che già di per sè ha indicato, l’interesse che il relatore in questione, il Dott. Paolo Plescia nonché la sua “creatura” il Thor, hanno suscitato nei confronti di chi interessato in prima persona.
Anche le istituzioni, regionali e provinciali erano presenti, mancava solo quella cittadina!
Il convegno è stato interessantissimo, ma sarebbe superfluo, avendo Popinga nel suo Blog, pubblicato i Podcast dei vari relatori, dei candidati a Sindaco presenti e delle domande del pubblico, ritornare in argomento.
Allora penso, da uomo della strada, di esporre le mie impressioni agli altri miei consimili uomini della strada. Non parole tecniche, ma concetti popolani che potranno certamente far soffrire chi vive “in modo figurato”, (visto di che cosa si sta parlando non intendo offendere veramente chi vive per motivi di lavoro a contatto con i rifiuti), con la classica “puzza sotto il naso” questi argomenti.
Il dott. Plescia ha spiegato, che il Thor, questo macchinario, non è un inceneritore, non è un surrogato della differenziata che quindi questa deve continuare ad essere fatta, non brucia nulla, non crea quindi diossina, ma il suo principio è basato sulla frantumazione dei rifiuti non differenziabili, nessuno escluso, è trasportabile su camion, su navi, è possibile metterlo in funzione solo al bisogno.
Il suo costo rispetto ad un inceneritore è ridicolo. Inoltre un inceneritore deve lavorare 24 ore su 24 per ammortizzare costi e offrire un utile di esercizio all’impresa che ha in appalto la sua gestione.
Il Thor, invece si usa quando e dove serve.
A questo punto “l’uomo della strada” si è chiesto: ” ...ma allora perché non lo si produce questo macchinario, ma ancora si parla di sperimentazione, quando ha già dato notevoli conferme nelle prove effettuate a Capo D’Orlando?”.
Dagli interventi, chiamiamoli “dei politici presenti” è emerso, almeno alle orecchie del “populista” che scrive, che costoro sembra siano perennemente degli allievi di conservatorio, dove ivi studiano il più politico degli strumenti... il Violino, per poi terminare quello meno virtuoso del Trombone.
Il Thor, per costoro è come quella figlia zitella, che tutti la volevano, ma alla fine nessuno se la pigliava. Motivo… semplice, perché viviamo in un mondo dove la tecnologia va veloce e quello che oggi è una novità, domani è un qualche cosa di superato. Ed allora le Istituzioni attendono ed ancora attendono, che il progetto sia perfezionato nel timore che dal momento dell’acquisto alla sua entrata in funzione, già esso sia superato. Come dire che oggi nessuno dovrebbe acquistare un cellulare, o un televisore, o un computer o un’auto per le stesse ragioni.
Si è voluto sottolineare che non è possibile fare delle scelte uguali per ogni luogo, perché non tutti gli utenti hanno gli stessi identici problemi, tipologia e quantità del rifiuto, localizzazione, periodicità. Cose di indubbia verità, ma appunto proprio per questo, il Thor forse sarebbe ancor più un mezzo da provare. I tempi sarebbero più brevi, se si vanno a confrontare con quelli richiesti per il posizionamento di un inceneritore, che non da fastidio a nessuno, purchè sia posizionato, secondo la mentalità dell’italiano, distante da casa mia. Ed il costo poi? Si pensi che per le dimensioni non possono essere disseminati a pochi km uno dall’altro e che per l’inquinamento non possono neppure essere costruiti al centro di una città… Ed allora quanti km devono percorrere questi “benedetti” rifiuti…si “benedetti” solo per i soliti pochi, che sono poi quelli che sembra determinino certe scelte.
Si è quasi sorvolato, o toccato appena di sfuggita, il problema di ridurre le quantità degli imballaggi. Sembra cosa quasi impossibile, chissà che non sia per non toccare anche qui, gli interessi di pochi. Si dice “… ci sono oggi delle leggi che regolano obbligando a determinati tipi di imballo…”, come se delle leggi fatte male o resesi contro producenti non possano essere abrogate e modificate. Tonnellate di carta, pubblicità che nessuno legge, inserti di giornali ignorati dalla grande massa di lettori già a prescindere al momento dell’acquisto del quotidiano, perché consapevole dello scarso contenuto degli stessi, da riciclare e rimettere poi nel mercato per lo stesso inutile utilizzo. Una rotazione senza fine per quale utilità?
Non si è parlato assolutamente delle sigle con le quali si identificano i materiali da riciclare e differenziare, che sono diverse in alcuni paesi, perché non c’è ancora una leggiferazione europea che dia un’unificazione a queste simbologie.
Qualcuno ha detto che bisogna che la scuola se ne faccia carico per far sì che i giovani vengano sensibilizzati maggiormente a questi problemi di carattere ecologico.
E’ bene sì che i giovani vengano sollecitati in tutti i modi, ma bisogna anche riconoscere con la massima sincerità, che forse chi assolve in maniera ridotta al loro dovere civico, siamo proprio noi adulti: i più anziani, per le motivazioni più disparate, che vanno dall’apprendimento delle nuove normative, che come dicevo poc’anzi non sono sempre facilitate, ma poi alla pigrizia, alla mancanza di senso civico.
1 commento:
Sai che sono per la riduzione degli imballaggi come condizione essenziale alla nostra sopravvivenza. E sono per una "semplificazione" di questi. Se i tipi di plastica effettivamente riciclabile sono solo 3, solo quei tre devono poter essere usati. Nel frattempo, per tutto ciò che riciclabile non è e che finirebbe in discarica, può essere, il Thor, la giusta soluzione. Ma non c'è da aspettare, perchè è una tecnologia che serve ora e che, mi auguro, non servirà più in futuro, quando saremo in grado (e qui sfoggio il mio ottimismo estremo) di produrre pochi imballaggi e tutti riciclabili.
Posta un commento