... tra passate de pelle d'oca, cume nun'erene e cume n'ene dolci i lupini...
Ho seguito un po' tutti i passaggi dello sceneggiato, che si sta girando in ambito dirigenziale, del Partito Democratico e poiché, lo ammetto, sono un masochista, non mi sono lasciato sfuggire neppure le tante comparsate televisive dei suoi capipopolo.
Non entro del merito di quello che molti hanno spiegato per giustificare le loro decisioni, siano esse per l'uscita, che per il rimanere. Rivoluzionari al bromuro, o falsi come monete da tre Euri.
I rivoluzionari alla valeriana, stanno "studiando" l'ennesimo partito di sinistra senza rendersi conto, da incompetenti (non lo saranno, ma lo fanno credere) quali sono, che così facendo, le sinistre dopo quest'ultima scissione, saranno destinate alla cremazione. Non hanno compreso che con lo 0,% non si va da nessuna parte, che nei sondaggi restare tra la "definizione indefinita" di "Altri Partiti" serve forse (o senza forse) solo a mantenere la propria poltrona, senza portare alcun vantaggio alla classe lavorativa, alle famiglie, ai meno abbienti, al sociale.
Dalle ceneri del vecchio PCI, che venne definito allora superato (sicuramente di superato c'era più di qualche cosa!), sono nati tanti embrioni di una nuova sinistra, che si sono sempre affannati a farci credere che fossero più attuali, più moderni... alla faccia del tiramisù ! Oggi, vado a memoria e senza riferimenti di tempo della loro creazione, abbiamo SEL, Rifondazione Comunista, Possibile, Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, SI, a cui si dovrebbero aggiungere quelli che si "dicono di sinistra", ma quasi, se non con vergogna, con la puzza sotto il naso, i Verdi e Italia dei Valori. E sono convinto di aver lasciato fuori dalla porta sicuramente qualche altra cellula se non rossa, almeno rosatella pallida. Ed oggi, con Bertinotti, Speranza, Rossi, Errani e compagnia bella, si parla di generare una nuova "creatura". Il fatto è che non si vuol comprendere che ad ogni scissione della sinistra ha sempre risposto un aumento, per farla breve, della povertà, della mancanza di lavoro, del dimenticarsi di tutti quei problemi sociali tanto cari alla gente. Il perché sta proprio in quella che un giorno fu una vera forza e che oggi si è invece annullata per via di una masochistica (?) auto frammentazione, per salvaguardare i propri interessi. Interessi che sono mutati con il crescere del potere. Un esempio senza nome ma riconoscibilissimo: il potere ha alzato il suo indice d'ambizione facendogli mutare i suoi gusti sartoriali (e non solo!!), con il passare dalla giacca a coste di velluto da cacciatore ai doppi petti gessati, o dalle scarpe da tennis a quelle di capretto. Chi ha buona memoria certamente ricorderà... e che oggi, anche se non più in prima linea, continua a vivere meglio di coloro che una volta incitava alla rivoluzione con la sua erre moscia. E tanti sono coloro che lo hanno seguito, magari in maniera più soft, ma sempre più redditizia.
Tra i personaggi che ho ascoltato e criticato anche in modo pesante (tanto non sentiva) c'è stato Gianni Cuperlo. Però, con il senno del poi, devo dire e riconoscere (e scusandomi!) che seppur rimango nelle mie ostinate (forse) posizioni politiche gli devo riconoscere che è persona pacata, sensibile e per bene. Non che gli altri non lo siano (che bugiardo !), però lui è un gradino sopra tutti.
Dicevo che quando parlava lo criticavo, poi quando ha raccontato di quello che accadeva nelle vecchie sezioni, mi è passata la pelle d'oca e mi ha riportato una sessantina di anni indietro. Raccontava di come in quelle vecchie sezioni (per me anconetano, del termine "circolo" non si parla, avevamo quello degli sbandati, in Ancona, e mi basta) durante gli incontri ci si dava tutti del tu anche in presenza di un luminare della medicina obiettandogli magari anche che quanto diceva era sbagliato. Poi il giorno dopo incontrandolo all'Ospedale ti toglievi il cappello e ti rivolgevi nuovamente con il lei e con un educato "Professore". Mi è allora tornata a mente la "mia" vecchia sezione del P.C.I. anconetana, a cui era iscritto mio padre. Quella del quartiere di Capodimonte, posta sulla strada che di fronte all'Ospedale Militare (chi di Ancona sicuramente ricorderà) scendeva verso il rione. Un grande androne buio e umido di un vecchio palazzo, una bel numero di sedie pieghevoli in legno e panche poste una sull'altra per aumentare il numero di posti a sedere quando intervenivano quelli che mio padre, buon'anima, definiva come "compagni di una certa cultura politica". Magari avevano la quinta elementare (di allora!) e portavano il giornale "L'Unità" piegato nella tasca della giacca, ma con la testata ben leggibile a tutti. Era lì che la "Base" veniva ascoltata e la sua voce veniva portata nelle sedi più alte. Era in quelle sedi dove venivano decisi i rappresentati delegati ed era in quelle sedi dove il lavoro era svolto dai volontari e del tutto gratuitamente.
Poi l'ambizione del volersi modernizzare ha portato a costi della politica sempre superiori, il fare politica è diventato un privilegio di pochi, un posto di lavoro sicuro, non più sezioni dove discutere, ma solo luoghi per il parcheggio di anziani, e nelle sedi alte del partito non più il clima da vecchi "compagni", ma una gestione imprenditoriale, manageriale, con alti compensi... e questo è stato il risultato finale.
Oggi?? O tutte quelle sigle di cui sopra parlavo, torneranno a fondersi, lasciando (e qui sta il difficile) a capo un solo segretario, con l' ambire di dimenticare quello 0,% in cambio di una doppia cifra, o ci ritroveremo, nel timore, si, di cantare "Bandiera Rossa", non di certo il "Bianco Fiore" che è stata e sarà ancor più la colonna sonora del PD, neppure tanto la destra di "Fortuna che Silvio c'è", ma quello che più mi spaventa è "Faccetta Nera".
di Franco Giannini
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