martedì 9 giugno 2015

La Mostra “Immagini Revocate” visitabile fino al 21 Giugno – VIDEO

...l'artista Chiara Diamantini mi accompagna per un breve tratto descrivendomi le sue opere

Non sono un critico d’arte e quindi mai e poi mai mi permetterei di esprimere giudizi negativi ed altrettanto positivi, per difficoltà che l’artista ha incontrato o risolto. Non comprenderei ne una cosa nell’altra.
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Quindi questa mia descrizione di una passeggiata nelle stanze della Rocca hanno il semplice valore di cronaca di un paio d’ore trascorse in buona compagnia in cui ho avuto la possibilità di ascoltare ed incamerare una lezione sull’arte della Poesia Visiva, a me sconosciuta fino ad allora ed un po’ “impressionato”, nel leggere per informarmi, termini come Neoavanguardia, estetica romantica e sibolista o idealismo crociano e gentiliano che più che aprirmi a questo nuovo tipo d’arte, me la rendevano più siatante.
Vedendo i suoi lavori su alcune vecchie brochures, mi sono quindi chiesto soventemente chi e che cosa fosse Chiara Diamantini. Un’autrice? una pittrice? una grafica? una poetessa? una fotografa? Curiosità che ho soddisfatto visitando la mostra personale allestita alla Rocca Roveresca per di più accompagnato da lei. Ascoltandola timidamente e religiosamente in silenzio, ho scoperto chi essa sia e quali siano le sue doti e specialità artistiche. Le sue spiegazioni, non da docente d’arte che non avrei assolutamente compreso, ma da maestrina della penna rossa con un lessico elementare per me più consono, mi hanno portato a vedere questo tipo d’arte con un occhio diverso e prevenuto con cui avevo varcato i portone della Rocca.
Chiara Diamantini, seppur fisicamente uno scricciolo di donna, è un’atleta e più specificatamente una “Pentatleta“, si delle immagini. Infatti usa nella sua attività artistica sia le parole in versi che quelle in prosa, le immagini che a loro volta vengono elaborate attraverso una grafica di ricerca e non disdegna neppure la macchina fotografica. Impaginare i libri è quello che più le piace fare, ed infatti è da lì che ha cominciato la sua attività.
Ed è partita subito andando a scomodare niente popodimenoché Andreè Breton con il suo romanzo autobiografico Nadja. Nel video si può ascoltare come le sue fotografie rispettino tempi, le cose ed i luoghi così descritti da Breton, alfine di ottenere e trasmettere a chi osserva, le stesse sensazioni che aveva provato lo scrittore in quei precisi istanti. Come una novella Arsenia Lupin “ruba” estrapolando le frasi più belle, più toccanti, più erudite dei vari autori letterari, drammaturghi, poeti per riportarle poi nei suoi lavori analizzandole goccia a goccia parola per parola, con esperti collage e vestendole degli abiti che la sua immaginazione la porta ad elaborare.
Ecco che allora le sue Mus(e)i sono Leopardi, come già detto Breton, Sartre o Shakespeare con il suo Macbeth o Pound con il suo specchio o Pasternak non dimenticando Kafka. Per lei, come mi suggerisce Maurizio Liverani, “ogni immagine è un concetto, ogni immagine ha un senso in sè“. Ella è uno spirito libero, la sua mano è guidata solo ed esclusivamente dalla sua libera fantasia. E come una esperta e ben allenata atleta di triathlon, sa quanto abbandonare la bici per scendere in piscina o risalire la vasca per prendere la corsa che la porterà al traguardo.
Così fa anche Chiara con le sue opere: abbandona l’obiettivo quando sa di poterlo fare, per prendere a copiare le scritture originali vergate di pugno dallo stesso Leopardi dei propri versi, per riproporle, come la sua fantasia la porta ad elaborare, nella galassia del firmamento disegnando i segni zodiacali. Non disdegna neppure l’umile colla o semplici caratteri adesivi, onde comporre dei collage come nel caso della sua personale raffigurazione del gioco delle mani nel Machbeth. Passa dalla tela al modesto cartoncino, dalla cornice ad una specie di origami come nel caso del Machbeth.
Il video può solo invogliare ed incuriosire.

Allegati :

Franco Giannini
Pubblicato Lunedì 8 giugno, 2015 su SenigalliaNotizie.it

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