venerdì 10 agosto 2018

I Ricordi sono come le ciliegie, uno tira l'altro... Terza ed ultima boa...

Vedo vedo, vedo una barca in mezzo al mare
e che non viene dal Perù, come dice la canzone
... E' rimasta da percorrere la rotta più lunga; ma sarà anche la più veloce, visto che questa volta non verrà interrotta da aneddoti e ricordi vari... a farla da padrone saranno solo le immagini ed al più, qualche parola di commento, seppur non sia necessario visto ch'esse parlano da sole!!

Credevo che con la puntata scorsa, qualche amico lettore, mi avrebbe abbandonato, visto che con il senno del poi, ho avuto la sensazione di essermi lasciato andare, facendomi prendere la “penna” ed argomentando troppo egoisticamente i miei ricordi personali, sacrificando magari qualche parola circa il lavoro di Mauro Ossidi. Evidentemente mi sbagliavo se penso (e lo dimostro con una immagine) che mentre sto scrivendo il numero delle visualizzazioni (se poi si è letto questo non so) ha toccato la cifra di 290. Ciò mi fa piacere e mi rende orgoglioso constatando come alla fin fine, almeno lo voglio pensare, gli aneddoti incontrino il favore del pubblico. Quindi un infinito Grazie a tutti voi.

SEGUE Da...

Ci eravamo lasciati nella casa del contadino-pescatore in quel di Pietralacroce, nel mentre l'acqua bolliva ed intanto il "vergaro", si inerpicava lungo la Scalaccia appesantito dal sacco con i moscioli raschiati e lavati, pronti per essere consegnati alla "vergara" perché ci facesse due spaghetti alla rabita e distribuisse i restanti ai famigliari o ai vicini.
Seppur il tempo sia trascorso ed abbia mutato gli usi ed i costumi, rendendoli, come si dice oggi, “a la page”, io preferisco ricordarmeli così come li ho descritti: personaggi sinceri, ruspanti, genuini, come lo era il loro coltivato e pescato. Che poi alla fin fine, sono gli stessi uomini che hanno fatto da trait d' union tra l' ieri e l'oggi.
Visto che andremo con il vento in poppa, voglio subito anticipare quello che sarà questo ultimo tratto di bellezze da scoprire. Si andrà dalla spiaggia del Baffo per terminare nella spiaggia di Marcelli. Signori, binocoli alla mano, ordunque... 
Le Grotte della Scalaccia
Dire Pietralacroce, è solo un modo per indicare una località, perché quello di bello che c'è da vedere non sono solo le grotte o il sentiero de la Scalaccia.
Ci sono innumerevoli spiaggette composte tutte, come pretendono le zone di cui si parla, di sassi, rena ed acqua cristallina. Ed allora come si fa a non ricordare la spiaggia del Baffo, con i suoi Scogli del Cavallo 
Spiaggia del Baffo con lo
scoglio del Cavallo e quello dei Draghetti
e la Scogliera dei Draghetti. Detto questo, possiamo dimenticarci di visitare la spiaggia della Vedova? Il percorso per arrivarci non è né tra i più brevi né tanto meno tra i più facili. Ma ivi arrivati ti puoi sentire soddisfatto e ripagato della fatica fatta. Per chi ama la tranquillità, al di fuori di qualsiasi rumore, se non quello della risacca del mare, questa è una vera osasi di pace. Infatti, sempre poche le presenze, anche per la difficoltà che ricordavo, ma mare cristallino, veduta riposante, aria... come tutta quella che vortica nell'area del Conero. Un consiglio però: evitare assolutamente, per non rovinarsi la festa del bagno e la permanenza in loco, di pensare al percorso che si dovrà rifare a ritroso e quindi in salita...

Cambia la direzione del vento e per andare di bolina, ci spostiamo zigzagando più verso il  mare aperto, cosa che ci permette di ampliare visivamente la fetta di costa, seppur rimpicciolendone i particolari. Ma che ci importa? Allora a che servono i binocoli? Ed ecco infatti che in lontananza si può continuare ad ammirare la spiaggia del "Baffo". Ma non solo a quanto pare.
Infatti noto che qualche amico di viaggio, sta orientando il binocolo più verso sud, chiedendomi che cosa sia quella cosa,... a pelo d'acqua, che si stacca dalla costa e si spinge verso il mare aperto.
Mi viene da sorridere e rispondo un po' da filibustiere, che laggiù quella linea sull'acqua annuncia il "confine" ! Mi guarda, ripunta il binocolo e mi chiede "ma quale confine?". :"Un po' di pazienza amico,... ancora un po' d' acqua da far scorrere sotto la chiglia e poi lo scoprirà !".
Ci stiamo infatti avvicinando al "Trave", una delle ultime zone ancora completamente allo stato brado dove la natura è rimasta selvaggia.
Trave, Spiaggia di Mezzavalle e Portonovo, visti dal Monte Corvi

Il nome sta ad indicare quel molo naturale a filo d'acqua, che si stacca dalla costa e si proietta verso il mare aperto e dove, come fa un gatto con la coda che alzandola ti fa capire che la carezza finisce lì, anche sul molo per indicare, invece, che la sua pericolosità termina lì, con quell'ultimo scoglio a pelo d'acqua in mare aperto, è stata posta non una Madonnina, ma La Madonnina del Trave. Un aiuto per quei naviganti che osassero inconsapevolmente avventurarsi troppo vicino alla costa.
La Madonnina del Trave

Come dicevo, il Trave è anche l'annuncio che l'ultimo baluardo del mosciolo verace sta per arrivare. Infatti passato Portonovo, ritroverai la cozza buona, per carità, ma non certo il mosciolo certificato.
Un tratto di mare, quindi questo, in cui bisogna fare un sacco d'attenzione e guardare lo specchio d'acqua con quattro occhi, visto che infinite sono le boe di segnalazione dei sub che stanno lavorando nelle profondità della baia pescando i moscioli.
I Moscioli, me raccomando,
poghi, ma belli

Essi non raschiavano di certo gli scogli, come facevano i contadini-pescatori di Pietralacroce con le vanghe, ma rispettavano la natura e, così facendo, il loro stesso lavoro e guadagno. Li raccoglievano uno ad uno, in base alle dimensioni, come lo si farebbe con i fiori, le mele o altro frutto della terra. Poi è venuta la "modernizzazione" con barche "specializzate" e gli scogli stanno iniziando a pagarne le conseguenze, come pretende il prezzo del progresso e del Dio denaro con la sua esaltazione della quantità e non della qualità (malgrado sia sempre decantata), e così facendo le rocce stanno assumendo le sembianze del mio cranio pelato.
Mentre vado avanti, spostandomi leggermente più verso terra, osservo una barca di circa sei metri con un piccolo motore fuori bordo, su cui un ragazzo a poppa sta dividendo i moscioli secondo le varie dimensioni, gettandoli in tre bidoni posti davanti a se. Nel mentre guardo ciò attraverso il binocolo, vedo riemergere una testa con una muta di colore blu, che passa un retino pieno di moscioli, legato con una corda attorno alla vita, al compare sulla barca. Allora pian piano mi avvicino alla barca ed attendo che il sub riemerga nuovamente, prima di avvicinarmi definitivamente fino quasi ad abbordarla. Giunto vicino, grido ai due giovani, il sub nel frattempo è risalito in barca a prendere fiato : "Salve maestro, non è che per caso me vendi qualche chilata de moscioli. Belli ehh, Li volevo far assaporare ai miei amici, prima di salutarli una volta terminata la gita, per far scoprire le vere delizie del Trave" e la differenza tra Moscioli e Cozze". 
Perché Moscioli e no cozze, basta
 guardare il colore del mare


Come tutte le persone di mare, non mi fanno cadere la cosa dall'alto, ridono e il sub mi fa un cenno di assenso e una volta presi dal bidone di quelli più grossi, mi consegna la mercanzia, (e non vorrebbe neppure essere pagato!!!) e sempre sorridendo, mi consiglia di mettere tutto in un bidone (che loro stessi poi mi forniscono) riempiendolo d'acqua, e ponendolo all'ombra. Acqua da sostituire ogni paio d'ore per tenerli sempre freschi.
"Da che ora è che siete in mare ?" chiedo. Risponde sempre il sub che dovrebbe essere anche il "boss" :" Siamo partiti da Ancona questa mattina alle quattro, ora sono le dieci ! Ma dobbiamo ritornare in porto e consegnare i moscioli divisi e insacchettati alla cooperativa". E così rispondendomi se la  ride... Sarà che la somma dell' età d' entrambi non supera i 50 anni... e a quell'età prendi tutto alla leggera come se fosse un' avventura. Ma è un bene che sia così, almeno per loro!!

Ecco, questa risata, mi riporta alla memoria un aneddoto che vorrei raccontare e che cadrebbe, come si dice, a ciccia con la risata del sub. Ma cadrei in una contraddizione, non mantenendo la promessa fatta all'inizio. Vabbè, io ve la racconto ugualmente, perché è curiosa, ma voi magari, non la leggete,... saltatela !

Ne è stato interprete mio cugino Daniele, che non appena terminava le scuole, avrà avuto 17/18 anni non di più, andava a lavorare (parlo degli anni '80 o giù di lì) con un suo amico sub che appunto pescava i moscioli al Trave o comunque in quell'area. Alla Mattina alle tre suonava la sveglia per entrambi e a bordo di una barca a motore (entrobordo) aiutava l'amico a dividere il pescato e poi di corsa nuovamente in porto per consegnarlo ai vari pescivendoli o vendendolo anche direttamente con l'aiuto di un' Ape per il trasporto. Guadagnava anche bene, tenendo presente che non era in regola.
Fatto è che una mattina dopo una pescata di un paio d'ore, stavano ritornando verso Ancona, quando all'altezza del Passetto, intravedono in distanza una motovedetta della Guardia di Finanza. L'amico, sapendo che poche erano le cose in regola nella barca ed ancor più la situazione di Daniele, gli grida :"La Finanza !!" e contemporaneamente gli da uno spintone che lo butta a mare. Mio cugino dall'acqua gli fa : "Ed io ?? che faccio ora", mentre già la barca con l'amico sia allontanava :" Nota piano, fa sporge pogo la testa pe pià fiato, nun te fa vedè, va a terra e nun la fa tanto longa, che sei davanti el Passetto e dumani speramo de rivedece."
Infatti il problema non era quello di raggiungere il Passetto, visto che era un buon nuotatore. Il problema vero infatti è nato, quando una volta toccati gli scogli è uscito dall'acqua. S'è ritrovato coperto solo da un paio di mutandoni grigi di maglina, che bagnati  erano tutto uno spettacolo della natura. Ma era un ragazzo che non si perdeva in un bicchiere d'acqua e la "vergogna" è una parola, ancor oggi, che a lui non l'ha mai scalfito. Ci raccontava come allora, la spiaggia vista l'ora (7,30 circa) era fortunatamente poco affollata. Ed allora è andato tra due scogli, si è tolto le mutande, le ha strizzate ben ben, gli ha dato una stirata con le mani e poi se l'è rimesse (e già era diventato, con le mutande un po' più asciugate, meno imputabile di atti osceni in luogo pubblico) ed ha cominciato a risalire la Scalinata verso il Monumento. 
Ed è qui che inizia la seconda parte dell'avventura. Lui abitava nel quartiere di Piano San Lazzaro e più precisamente in piazzale Loreto. Come arrivarci, quindi, da in cima al Viale? Non c'erano ancora i telefonini per chiamare casa o un amico. Lui con la faccia di bronzo che ritrova, va al capolinea del Viale,  - credo ci sia ancora, - dei filobus e come se fosse la cosa più semplice e soprattutto credibile di questo mondo, sale dalla parte dell'uscita e rivolto al conducente che lo guarda in modo strano gli fa :" Nun me guardà cuscì, so che faccio schifo, ma ero in mare, avevu pescatu i moscioli, se non chè è arrivata la Finanza, nun so in regula cu le marchette e per nun fa truva male l'amicu mio, me so butato in acqua. Nun ciò quindi un boco. L'unica roba che ciò è le mutande  che cume vedi nun ene de gran valore. Ohh, me devi fa arivà alla staziò, che poi pe andà a casa a piazale Lureto, vedo de passà en te le vie dietro. Ma nun me devi di de no. Dime quando sei de servizio, che te ne porto un sacchetto, sempre che nun metene drento l'amico mio e te faccio fa 'na magnata de moscioli che te la ricordi per un pezo"
Racconta sempre che il conducente, l'ha guardato per un momento come a fargli i raggi X e poi vista la sua tranquillità, si è messo a ridere di cuore e sarà che l'ha mosso a compassione, fatto è che l'ha fatto sedere sul sedile posto proprio al suo fianco con preghiera, però, di muoversi il meno possibile e fino alla stazione. E lui, racconta che per rendere la cosa più normale, per tutto il percorso, con la massima disinvoltura, non ha fatto altro che parlargli della pesca, di quello che faceva sulla barca, in maniera che se a qualcuno sorgeva il dubbio che c'era qualche cosa che non quadrava, il dialogo con il guidatore serviva a tacitarne i sospetti. Arrivato in stazione, ha attraversato il piazzale e di corsa, "era entrato oramai in acque territoriali" e per le vie più interne è rientrato a casa.

Salutati i nostri amici mosciolari, proseguiamo verso sud e gli occhi si posano sulla lunga spiaggia (rispetto alle altre precedentemente visitate) di Mezzavalle. Come dicevo il Trave segna il confine tra il selvaggio e il rientro nella civiltà.
La spiaggia di Mezzavalle

Infatti in questa spiaggia si ritorna a trovare sia qualche bar che qualche ristorante ed in cima cominci a trovare i parcheggi e il servizio pubblico di navetta.
Vediamo il molo di Portonovo, la Chiesetta, il Fortino Napoleonico, la Torre, la Vela, il laghetto e poi i soliti capanni, ombrelloni, bagnini, bar, e poi gente, tanta gente. Siamo ritornati nella normalità, seppur con un po' di bellezza naturale in più a rendere maggiormente accettabile la pillola della quotidianità.
Portonovo con il suo Fortino Napoleonico (ora ristorante)

La Torre Papalina di Avvistamento 

La natura però è stata benigna e prima di ritornare alle bellezze panoramiche dei centri più a sud, abbiamo da ammirare altri scorci di paesaggi e spiagge selvagge neppure troppo praticabili o perfino interdette, per la pericolosità dovuta alle frane della falesia. 
Incontriamo ordunque i Sassi Bianchi, la Spiaggia dei Forni, raggiungili entrambe solo via mare. Poi c' la Spiaggia dei Gabbiani o meglio sarebbe dire ci sarebbe, visto che non vi si può accedere per timore di frane e che quindi è godibile solo visivamente dal mare. Come pure le Due Sorelle  raggiungibili solo via mare. 
La Vela di Portonovo
Ma per gustarvi, come andrebbero realmente visitate le soavità dei paesaggi, ci sono solo tre modi : quello della descrizione orale o scritta ( che poi fatta da me, è assolutamente la meno indicata), oppure andare sulla pagina di Ossidi su FB che ripropongo https://www.facebook.com/Mauro.Ossidi/  -dove potete trovare un'infinità quantità (e qualità) di foto che alla serenità che questi paesaggi offrono,  si  aggiunge il tocco personale della sua qualità artistica - , o recarsi direttamente sui luoghi partendo dal Porto di Ancona rifacendosi tutto il percorso ma via terra più via mare, che io in maniera virtuale mi sono sognato di ripercorrere, terminandolo a Marcelli. Oltre questo paese, termina la Riviera del Conero e si entra in un'altra marca.
L'abbraccio della Baia di Portonovo

Superato lo sperone delle Due Sorelle, pericolante ed in continuo movimento franoso per cui ne è vietato l'accesso troviamo sempre interdetta ai visitatori quella della Cala Davanzali. Più avanti troviamo le spiagge dei Sassi Neri, la spiaggia di San Michele per giungere fino a quella più importante (a livello di comodità) dove "il selvaggio" lascia il posto alla normalità : La Spiaggia Urbani a Sirolo. 
Resta la bellezza del Panorama, ma in alto troviamo nuovamente i parcheggi, il servizio urbano di trasporto ed in basso gli stabilimenti balneari, bar e ristoranti, con tutto quello che offrono.
Le Ginestre

Ma prima di fare ancora un paio di tappe marine, mi sembra giusto alzare lo sguardo e ricordare le bellezze del Monte Conero che sovrastandoci ci offre: logicamente nei tempi debiti, il colore giallo delle Ginestre con il suo profumo da dividersi con quello dei fiori di  Lavanda. E poi ci sono i paesi con le loro caratteristiche viuzze : una per tutte Sirolo con i suoi giardini, per non dire Numana con le sue caratteristiche viuzze, per terminare con Marcelli e la sua ultima spiaggia di renella e sassolini.

Fiori di Lavanda

Signori, così facendo ed ammirando, siamo giunti al capolinea, timone tutto a babordo e si ritorna indietro puntando la prua nuovamente verso Ancona. 
Giunti all'altezza di Portonovo, una visione che difficilmente dimenticheremo : Il sole del tramonto, gettandosi nel mare ha appiccato fuoco all' acqua, impossibile direte voi, ma questa immagine qui sotto è la prova inconfutabile di due fenomeni, la possibilità che l'acqua arda e la certezza che le immagini di Mauro Ossidi, non siano solo foto, ma, almeno alcune, delle vere opere d'arte. 
... mare incendiato o tramonto sulla savana di Portonovo ?

Signore e signori, il sommo Dante scriveva nel suo Purgatorio che "era già l'ora che volge il disio  ai navicanti e n'ntenerisce il core...", in verità a me sta anche facendo venir fame, ed allora, scendo nella cucinetta di bordo, metto l'acqua sul fornello a bollire e comincio a pulire i moscioli... ahhh... qualcuno pensava che me ne fossi dimenticato ? ma io invece gli ho sempre cambiato l'acqua e li ho tenuti al fresco all'ombra della vela. Amici lo dichiaro ufficialmente, appena arriviamo in porto, attracchiamo e ci diamo da fare per una degustazione dei moscioli del trave seguiti da due spaghetti sempre con i moscioli, fatti alla "Modo mio..." accompagnati da un buon bicchiere di Verdicchio con il quale brinderò alle vostre fortune. Il tutto quale ringraziamento per avermi tenuto compagnia, accompagnandomi fin qui, alla fine di questo virtuale viaggio fatto di parole, ricordi ed immagini.

PS : Giunto alla fine, mi sento in dovere, soprattutto morale di porgere i miei più sentiti ringraziamenti a Mauro Ossidi, perché senza la sua autorizzazione ad utilizzare le proprie foto, il mio viaggio non si sarebbe mai concluso, proprio perché non avrebbe mai avuto neppure inizio. Le mie scuse, a Mauro, che essendo troppo gentile non me lo direbbe mai, qualora ritenesse che le sue immagini, abbiano perduto di valore artistico, avendole io  abbinate a didascalie, diciamo un po' troppo naif. Grazie Mauro, di vero cuore !







Testo di  Franco Giannini
Foto  di   Mauro Ossidi

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