Mi perviene ora questa lettera, dal Prof. Aldo Grassini, che altro non è che un diario di viaggio, in luoghi. dove ancora la stupidità dell'uomo ha lasciato tracce indelebili. Un documento reso ancora più sensibile, da chi questi luoghi hanno"visionato" con quella sensibilità di cui sono dotati i non vedenti. Potrei aggiungere che Aldo è un esperantista, ma questo nulla ha a che fare con quello che ha scritto e di cui è profondamente convinto. (G.F.)
del prof. ALDO GRASSINI
Il mio pellegrinaggio ad Auschwitz
Cari amici ed amiche,
scusatemi se mi permetto di violare un poco la vostra riservatezza per condividere con voi una testimonianza e qualche riflessione che non potevo più trattenere in un angolo oscuro della mia coscienza di uomo. Se questa cosa vi reca un qualsiasi disturbo, cestinate immediatamente il mio messaggio e scusatemi nuovamente.
Due settimane fa sono stato ad Auschwitz e a Birkenau, allungando così la lista dei miei pellegrinaggi laici (se posso esprimermi così) che mi hanno portato il 6 agosto del 2008 al Parco della Pace di Hiroshima per la cerimonia commemorativa della strage atomica del 1945, e alcuni anni addietro a Treblinka, a Dachau, ad Attign (in Bielorussia) e al cimitero Piskariov di Leningrado.
Quest'anno, passando per Cracovia e attraversando per la seconda volta la Polonia, io e mia moglie non abbiamo potuto fare a meno di deviare verso Auschwitz (Oswiencim per i Polacchi): ci sembrava di venir meno ad un dovere morale, come passare davanti alla tomba di una persona cara e non metterci un fiore.
Ma perchè regalarmi ogni volta una giornata di indicibile tristezza? C'è un fondo di masochismo nella mia psiche che mi spinge a rinnovare simili esperienze?
Non credo che sia questo! Penso invece al bisogno di rendere omaggio a migliaia di uomini e donne senza nome e senza volto che sono caduti vittime dell'ingiustizia e della barbarie. Penso anche al bisogno di "rimuovere la rimozione", la tendenza esistenziale a passare il cancellino sulla lavagna della memoria o, quantomeno, a sfumare il ricordo e la vergogna di appartenere al genere umano. E sì, perchè se qualche volta non si tocca con mano, diventa forte la tentazione di pensare: "Non è possibile! Non può essere vero!"
E le mie mani hanno toccato l'infame muro contro il quale sono stati fucilati migliaia di oppositori politici e di uomini generosi la cui unica colpa era stata quella di aver aiutato altri uomini perseguitati. Hanno toccato il muro di cemento armato della camera a gas, un bunker soffocante dal soffitto bassissimo e senza una finestra, senza un'apertura se non quelle dei forni crematori in cui venivano gettati i cadaveri per trrasformarli in fumo da scaricare attraverso il camino e in cenere da spargere nel fiume o per concimare i campi. Barbarie! Crudeltà! Ma anche la mancanza di qualsiasi rispetto per la persona umana!
Siamo passati davanti alla costruzione dove veniva stoccato il "ziklon B", il micidiale gas usato per eliminare oltre un milione di prigionieri. Siamo passati davanti a montagne di occhiali, di valigie, di protesi che testimoniano il maniacale senso dell'ordine con cui i nazisti conservavano con teutonico zelo gli oggetti delle persone mandate a morire. Ma ci ha agghiacciato il sangue più di ogni altra cosa quella montagna di scarpine da bambini di ogni età, da pochi mesi a pochi anni, che nel loro muto linguaggio sembrano ancora gridare vendetta contro un'azione che farebbe orrore anche alle belve più feroci.
Abbiamo visto Birkenau, il fango in cui "affogavano" oltre centomila prigionieri (la popolazione di Ancona) in uno spazio che è meno del nostro Quartiere Adriatico: anche per noi era un giorno di pioggia e non riuscirei proprio ad immaginare quei luoghi se illuminati dal sole. Abbiamo toccato le tavole dei letti a castello su cui erano ammassati i prigionieri come in alveari umani, e il filo spinato che cerchiava di morte quelle vite ormai quasi spente.
Cerco di immaginare il dolore, la sofferenza, gli stenti, ma soprattutto l'angoscia di quegli esseri umani, strappati ai loro cari ed ignari di un domani tenebroso e funesto.
E la mente torna a ripetere: com'è stato possibile? La cultura e la civiltà germanica, che hanno dato i natali a Kant e a Beethoven, per quale inconcepibile deviazione genetica hanno potuto partorire Hitler, Goebbels, Heickmann e gli altri? Ma soprattutto, perchè milioni di persone hanno potuto non vedere o addirittura approvare quella follia sanguinaria?
E tutte le nostre certezze oscillano paurosamente. La storia, l'economia, la politica, la psicologia delle masse non riescono a spiegare una simile insensatezza, mentre siamo consapevoli che il popolo tedesco non ha certo l'esclusiva di tali manifestazioni di ferocia, che, peraltro, nessun altro popolo ha saputo perseguire con eguale lucida determinazione.
L'ignoranza genera il pregiudizio, il pregiudizio la paura, la paura l'odio. Lo spirito del branco, comune a molte specie animali, si sublima nell'uomo al punto che egli potrebbe sacrificare la propria vita per un amico, ma non riconosce l'essenza umana in un estraneo, in un diverso e lo trasforma in un nemico da odiare, da combattere, da distruggere.
La guerra è l'effetto e al tempo stesso la causa di questo ciclo infernale. Essa cancella tutte le regole e ne esalta una sola: la legge del più forte. La guerra sospende l'umanità di chi non appartiene al branco, altrimenti come sarebbe possibile ucciderlo? La guerra è la cosa più assurda che l'uomo abbia mai inventato: usare la sua "divina" intelligenza per distruggere ed uccidere. Essa è la pianificazione della distruzione e dello sterminio ed è in grado di scatenare gli istinti più feroci.
Non ci sono guerre buone e guerre cattive, guerre giuste e guerre ingiuste: la guerra è sopraffazione e violenza. Non può mai essere giusta perchè punisce gli innocenti e premia sempre il più forte.
Io non posso esecrare Auschwitz e giustificare Hiroshima. Non posso maledire il terrorismo e benedire gli eserciti! La strage provocata da un kamikaze non è diversa da quella provocata dalle bombe di un B52. La guerra dei poveri non è peggiore della guerra dei ricchi. La guerra è guerra ed è sempre infame, qualunque sia l'arma usata.
E allora lanciamo ai nostri giovani questo messaggio educativo, perchè Auschwitz non debba ripetersi: la guerra è un modo inaccettabile per la soluzione delle controversie tra i popoli e tra gli Stati, come ci insegna l'art. 11 della nostra Costituzione; non è e non può essere un male necessario: è un male e basta. Su questo presupposto la soluzione di alcuni problemi internazionali diventa certamente più difficile, ma lo sviluppo etico e civile non conosce scorciatoie. Lavoriamo per un mondo retto da istituzioni rispettose dei diritti umani e dell'ordine democratico. Questo mi ha insegnato Auschwitz!
E' questa un'utopia? Può darsi. Ma esiste un'altra strada per regalare ai nostri giovani un briciolo di speranza in un futuro possibile?
Un caro saluto
Aldo
scusatemi se mi permetto di violare un poco la vostra riservatezza per condividere con voi una testimonianza e qualche riflessione che non potevo più trattenere in un angolo oscuro della mia coscienza di uomo. Se questa cosa vi reca un qualsiasi disturbo, cestinate immediatamente il mio messaggio e scusatemi nuovamente.
Due settimane fa sono stato ad Auschwitz e a Birkenau, allungando così la lista dei miei pellegrinaggi laici (se posso esprimermi così) che mi hanno portato il 6 agosto del 2008 al Parco della Pace di Hiroshima per la cerimonia commemorativa della strage atomica del 1945, e alcuni anni addietro a Treblinka, a Dachau, ad Attign (in Bielorussia) e al cimitero Piskariov di Leningrado.
Quest'anno, passando per Cracovia e attraversando per la seconda volta la Polonia, io e mia moglie non abbiamo potuto fare a meno di deviare verso Auschwitz (Oswiencim per i Polacchi): ci sembrava di venir meno ad un dovere morale, come passare davanti alla tomba di una persona cara e non metterci un fiore.
Ma perchè regalarmi ogni volta una giornata di indicibile tristezza? C'è un fondo di masochismo nella mia psiche che mi spinge a rinnovare simili esperienze?
Non credo che sia questo! Penso invece al bisogno di rendere omaggio a migliaia di uomini e donne senza nome e senza volto che sono caduti vittime dell'ingiustizia e della barbarie. Penso anche al bisogno di "rimuovere la rimozione", la tendenza esistenziale a passare il cancellino sulla lavagna della memoria o, quantomeno, a sfumare il ricordo e la vergogna di appartenere al genere umano. E sì, perchè se qualche volta non si tocca con mano, diventa forte la tentazione di pensare: "Non è possibile! Non può essere vero!"
E le mie mani hanno toccato l'infame muro contro il quale sono stati fucilati migliaia di oppositori politici e di uomini generosi la cui unica colpa era stata quella di aver aiutato altri uomini perseguitati. Hanno toccato il muro di cemento armato della camera a gas, un bunker soffocante dal soffitto bassissimo e senza una finestra, senza un'apertura se non quelle dei forni crematori in cui venivano gettati i cadaveri per trrasformarli in fumo da scaricare attraverso il camino e in cenere da spargere nel fiume o per concimare i campi. Barbarie! Crudeltà! Ma anche la mancanza di qualsiasi rispetto per la persona umana!
Siamo passati davanti alla costruzione dove veniva stoccato il "ziklon B", il micidiale gas usato per eliminare oltre un milione di prigionieri. Siamo passati davanti a montagne di occhiali, di valigie, di protesi che testimoniano il maniacale senso dell'ordine con cui i nazisti conservavano con teutonico zelo gli oggetti delle persone mandate a morire. Ma ci ha agghiacciato il sangue più di ogni altra cosa quella montagna di scarpine da bambini di ogni età, da pochi mesi a pochi anni, che nel loro muto linguaggio sembrano ancora gridare vendetta contro un'azione che farebbe orrore anche alle belve più feroci.
Abbiamo visto Birkenau, il fango in cui "affogavano" oltre centomila prigionieri (la popolazione di Ancona) in uno spazio che è meno del nostro Quartiere Adriatico: anche per noi era un giorno di pioggia e non riuscirei proprio ad immaginare quei luoghi se illuminati dal sole. Abbiamo toccato le tavole dei letti a castello su cui erano ammassati i prigionieri come in alveari umani, e il filo spinato che cerchiava di morte quelle vite ormai quasi spente.
Cerco di immaginare il dolore, la sofferenza, gli stenti, ma soprattutto l'angoscia di quegli esseri umani, strappati ai loro cari ed ignari di un domani tenebroso e funesto.
E la mente torna a ripetere: com'è stato possibile? La cultura e la civiltà germanica, che hanno dato i natali a Kant e a Beethoven, per quale inconcepibile deviazione genetica hanno potuto partorire Hitler, Goebbels, Heickmann e gli altri? Ma soprattutto, perchè milioni di persone hanno potuto non vedere o addirittura approvare quella follia sanguinaria?
E tutte le nostre certezze oscillano paurosamente. La storia, l'economia, la politica, la psicologia delle masse non riescono a spiegare una simile insensatezza, mentre siamo consapevoli che il popolo tedesco non ha certo l'esclusiva di tali manifestazioni di ferocia, che, peraltro, nessun altro popolo ha saputo perseguire con eguale lucida determinazione.
L'ignoranza genera il pregiudizio, il pregiudizio la paura, la paura l'odio. Lo spirito del branco, comune a molte specie animali, si sublima nell'uomo al punto che egli potrebbe sacrificare la propria vita per un amico, ma non riconosce l'essenza umana in un estraneo, in un diverso e lo trasforma in un nemico da odiare, da combattere, da distruggere.
La guerra è l'effetto e al tempo stesso la causa di questo ciclo infernale. Essa cancella tutte le regole e ne esalta una sola: la legge del più forte. La guerra sospende l'umanità di chi non appartiene al branco, altrimenti come sarebbe possibile ucciderlo? La guerra è la cosa più assurda che l'uomo abbia mai inventato: usare la sua "divina" intelligenza per distruggere ed uccidere. Essa è la pianificazione della distruzione e dello sterminio ed è in grado di scatenare gli istinti più feroci.
Non ci sono guerre buone e guerre cattive, guerre giuste e guerre ingiuste: la guerra è sopraffazione e violenza. Non può mai essere giusta perchè punisce gli innocenti e premia sempre il più forte.
Io non posso esecrare Auschwitz e giustificare Hiroshima. Non posso maledire il terrorismo e benedire gli eserciti! La strage provocata da un kamikaze non è diversa da quella provocata dalle bombe di un B52. La guerra dei poveri non è peggiore della guerra dei ricchi. La guerra è guerra ed è sempre infame, qualunque sia l'arma usata.
E allora lanciamo ai nostri giovani questo messaggio educativo, perchè Auschwitz non debba ripetersi: la guerra è un modo inaccettabile per la soluzione delle controversie tra i popoli e tra gli Stati, come ci insegna l'art. 11 della nostra Costituzione; non è e non può essere un male necessario: è un male e basta. Su questo presupposto la soluzione di alcuni problemi internazionali diventa certamente più difficile, ma lo sviluppo etico e civile non conosce scorciatoie. Lavoriamo per un mondo retto da istituzioni rispettose dei diritti umani e dell'ordine democratico. Questo mi ha insegnato Auschwitz!
E' questa un'utopia? Può darsi. Ma esiste un'altra strada per regalare ai nostri giovani un briciolo di speranza in un futuro possibile?
Un caro saluto
Aldo
2 commenti:
Caro Aldo,
ho aspettato di proprosito sino ad ora per vedere contare quanta gente e chi ancora si commuove ricorda almeno in parte delle infamie da te così ben rimesseci.
Allora per vergogna chè stava diventando quasi un sadico gioco aspettare per sentire o vedere chi e come ora oggi ricorda e dice cosa.
Ho preso coraggio e ti ringrazio anche a nome dei tanti amici che hanno letto ed apprezzato il tuo ricordo-lezione alla Caleffi -quasi.
Tanti di noi leggono e per le più giusteificabili ragioni poi si tengono dentro quanto recepito eppoi magari si sentono non all'altezza di confrontarsi e dire quanto è a volte grande la commozione o altro.
Io sfacciatamente ti ringrazio chè anche se quanto dici dovrei averci fatto la" brutta abitudine",in quanto sopra esiste la Sede del PD ,qui sopra da dove io mi trovo sorge la bella e grande sede di quello che una volta chiamavo PCI eppoi negli anni hanno ritenuto doveroso o opportuno cambiare nome,è spesso un via vai di vecchie generazioni e giovani ragazzi ai quali i rimasti dell'ANPI spiegano e raccontano sempre cosa è successo e come è finito tutto.
Spesso partono bus di ragazzi che vanno a rendere omaggio-ossequio a quei posti che tu ed io in diversi tempi abbiamo visitato-
Ogni volta che ritornano per qualche giorno i giovani si mescolano ai vecchi e il ricordo del peregrinaggio dura tanto che diversi poi si comprano libri e vengono da noi per avere ancora chiarimenti.
Cosa vuoi ci vuole tanta pazienza e tempo chè " la cosa" è stata talmente grande incredibile inconcepibile che spesso pare anche impossibile l'uomo possa avere commesso simili misfatti-
Films, foto e libri servono per non perdere la memoria anche se fa male di ciò che è accaduto e non per caso.
Qui a Padova ci sono varie sedi che ancora laicamente e non prendono iniziative per far si che la gente - noi- tutti resti sempre viva la memoria.
Ti m'insegni che un popolo senza memoria non esiste e peggio.
Non voglio essere prolisso ma ringraziarti tanto per il dono fatto al Blog di Franco che è persona sensibile ed anche più-
Lui e Giuliana sono miei cari amici che sempre mi aiutano e consigliano anche in private cose.
Sono AMICI:
grazie ancora Aldo per la tua preziosa testimonianza-lezione di vita,
dario.--
Buon sereno ferragosto agli amici di questo Blog.
dario
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