mercoledì 25 febbraio 2015

Le sostanze che il "Progresso" ci regala, ma che uccidono l'Umanità !

e già da tempo hanno iniziato il loro lento ed inarrestabile (?) lavoro.

E' un tardo pomeriggio invernale. Gaia, la nipotina più grande, si fa per dire non avendo ancora compiuto due anni, è seduta sulle mie ginocchia e sta ascoltando estasiata la sigla della sua eroina, Heidi, sul mio PC. L'altro nipotino, il piccolino, Luca, due mesi, sta succhiando avidamente la sua porzione di latte dal biberon tra le braccia della mamma. Il suo verso ripetitivo affannoso del suo succhiare ingordamente bisticcia con l'audio della TV, sintonizzata su un' emittente che oramai, come è uso, sforna notizie 24 h. su 24 e tutte una meno incoraggiante dell' altra. Ma sembra,  purtroppo, che ci siamo abituati. Siamo come assuefatti, ed è triste e vergognoso dirlo, sorvolare su omicidi, furti, ruberie, fino alla visione di decine di morti che galleggiano sul mare, deceduti senza un perché, o alle pozze di sangue di gente ferita in conflitti anche a noi vicini, che ci lasciano, se non nell'indifferenza assoluta, ma quasi. L'occhio ogni tanto cade sullo schermo e la voce del velinaro di turno fa da sottofondo, come una triste nenia.
Figuriamoci quindi allorquando il conduttore della trasmissione introduce un nuovo capitolo non di certo più allegro che tocca i rischi sanitari, soffermandosi a parlare, in un nuovo servizio, di  "Bisfenolo A", di Teflon, e su quella che tutti definiamo genericamente come " PLASTICA".
Alla parola "BIBERON" però, ecco che l'attenzione dalla sigla di Heidi, mi si è spostata prima sulla bocca di Luca e poi sullo schermo. Chissà perché? Forse perché toccato dalla correlazione di tale immagine con tale argomento? Ho la certezza che sia così!

Ora, pungulato da quanto ho ascoltato nel corso del servizio, andrò a riportare le mie impressioni con parole mie e che a chi legge potendo risultare poco chiare ed incomplete, ho voluto correlarle con link che potrebbero avvallare, chiarire e completare i miei pensieri. Poi, i più interessati, da questi link, potrebbero anche salpare, quali novelli navigatori solitari, per "rotte" più lunghe, impegnative e anche scioccanti. Almeno per me lo è stato.
Riprendendo il racconto : Si stavano elencando i vari prodotti oggi in commercio contenenti questo "Bisfenolo A" come appunto i biberon, i rivestimenti epossidici dei contenitori per cibi, le bottiglie in plastica per l'acqua minerale, i piatti ed i bicchieri di plastica, ecc.
Un additivo, questo, che fin dagli anni trenta, era stato riconosciuto dannoso alla salute e che solo nel 2009 molti paesi lo hanno bandito dalle loro produzioni e solo l'Italia ha invece pensato bene di continuare ad usarlo, perché sempre succube di quello che dice l' UE. Ed allora come è sempre sua abitudine si è nascosta dietro al "dito dell' EFSA" che  definisce invece sicuro un limite di 0,05 mg/Kg di questa porcheria, come dose giornaliera tollerata dal fisico umano, con la conseguenza che se non farà bene, non dovrebbe neppure far male. Paesi lungimiranti, almeno per me ed invece per il nostro Ministero della Salute forse ritenuti troppo timorosi,  come il Canada, USA, Australia, ma anche Francia e Danimarca, hanno preferito non correre rischi. l'Italia invece èèèèhhh ... l'Italia, la solita Italia, i problemi non li affronta con coraggio, ma li aggira, da abile cerchiobottista, navigata pesce in barile, Paese di eccellenti "furbacchioni" quali riteniamo di essere.
Giusto per mettere in allarme a chi tiene  di voler continuare ad appartenere al sesso maschile che madre natura ha assegnato alla nascita, attenzione a questo Bisfenolo A perché c'è poco da stare tranquilli, almeno dai studi fin qui fatti sembra che... ma leggete direttamente dal link. Ohhh!!! può anche darsi che non sia vero, ma intanto sarà meglio cominciare con lo spargere la voce e preoccuparci! Del resto siamo o non siamo (o almeno lo eravamo!) patria di "Latin Lover?"

Ma attenzione, non c'è solo il problema Bisfenolo, abbiamo un problema TEFLON. Che cosa è? Avete presente le padelle antiaderenti? E' quello strato di materiale che rende la padella antiaderente e sembra... io non ci credo èhhh..., ma sembra dicano sia cancerogeno. Le frittate vengono perfette, non si attaccano al fondo padella, se poi sono cancerogene, questo è di secondaria importanza. Se poi il fondo padella è rovinato, i rischi aumentano, come se foste in una pista da sci. Anche qui si parla di abolire l'additivo che rende cancerogeno il teflon... Ho detto si parla!!!! Entro il 2015 "dovrebbe" essere dichiarato bandito. Voi intanto, che siete giovani, segnatevelo in agenda. Sarà come per le buste di plastica da asporto (i famosi shopper e non solo) ? Ci furono leggi, proposte, emendamenti, proroghe ed anche qui l'ultima normativa ha visto la firma di Napolitano, Monti e Clini, Cristo li ha fatti e poi li ha messi assieme ed io quindi ve li raccomando caldamente. Ed infatti siamo arrivati nel 2015 con un nulla di fatto. Il dubbio: ci sarà anche qui un perché?
Però anche qui tutti parlano e sparlano di ecologia, di riciclo, della natura ed intanto abbiamo un oceano di "merde" (scritto alla francese fa meno volgare!). Un oceano nel vero senso della parola (la foto all'inizio sta a conferma) e quello che è più tragico che tutti questi veleni sono entrati nella catena alimentare umana. Come? Attraverso pesci piccoli che mangiano la plastica ed a loro volta i pesci più grandi che mangiano i piccoli contaminati e noi che ci mangiamo i pesci più grandi. Uno tra questi il tonno!

 Tra i regali del progresso da non dimenticare c'è l' AMIANTO che si scrive con la A, ma si dovrebbe leggere con la V : ovvero Veleno, Vergogna, Vigliaccheria.
Ovvero un Veleno che ha provocato la morte di tantissime persone,  la Vergogna di una Società Industriale che per i soliti maledetti interessi economici ha fatto sempre finta di non sapere, di non vedere, di non parlare e cosa ancor più grave di non far parlare. Ed infine la lettura sotto forma di Vigliaccheria di coloro che giudicando questi farabutti, (che seppur infagottati nel perbenismo delle loro giacche blu a righine chiare con cravatta di seta rimarranno sempre dei farabutti almeno finché la falce mortale non colpirà anche loro) " dall'alto " delle loro toghe nere, quasi un presagio funereo, assolvendoli, si sono autodichiarati rei anch'essi con una seconda uccisione delle vittime avvelenate con l'Asbesto.
I  Magistrati hanno preferito tutelare le tasche degli industriali svizzeri aggrappandosi a qualche comma di qualche leggina compiacente che solo gli alti "Cultori della Legge" (Legge che dovrebbe essere uguale per tutti, ma che così non lo è mai ancor più quando a scontrarsi sono cani di grossa taglia contro dei chihuahua) riescono a scoprire un salvaggente per i farabutti da una parte e la beffa del non concedere ai parenti delle vittime alcun Risarcimento sia economico che morale. Ma loro son loro e voi non siete un...nulla!
Qualcuno ottimisticamente potrà pensare che quantomeno queste denunce e queste cause hanno fatto si che l'Amianto sia stato bandito, in Italia, dalla produzione e dalle produzioni. Ma quando mai. Si è fatto un po' di rumore per tacitare qualche animo caldo ed esasperato e poi si è aggirato l'ostacolo. Come? Tacitando quelle coscienze granitiche ed impermeabili, Importandolo da Paesi in cui la vita umana è considerata alla stessa stregua di quella di uno scarafaggio. Ma del resto non è che il nostro Paese sia più umanitario di questi. Si fa finta di esserlo poi magari si prendono provvedimenti quale quello assunto dal nostro Premier nei confronti dell'ILVA di Taranto. Anche in questo caso, non certo per rendere giustizia alle persone decedute, alla salute dei cittadini, ma ancora una volta per tutelare industria, finanza, economia, speculazione.
Ma per chiudere il cerchio e ritornando da dove ero partito quando scrivevo PLASTICA, a parlare di questi argomenti, a fornirci le raccomandazioni sui comportamenti da tenere sono sempre loro, i presidenti delle Associazioni di categoria che vorticano attorno a questi mondi. E che cosa volete che vi dica l'Oste a cui chiedete un litro di "quello buono"? Che il suo sa di tappo??
Infatti si può vedere che sulle stesse pagine di denuncia, compaiono pubblicità relative alla produzione di macchinari ed altro facenti parte della catena della PLASTICA. Un po' come chi predica la castità e poi assassina la gloria.
Detto questo e concludo, fintanto che a parlare di questi "scabrosi" argomenti, investiti nei ruoli unici di accusati, accusatori, difensori e dispensatori di pene, saranno sempre le facce dei soliti Squali della produzione, dell'economia, della Politica, noi come cittadini-consumatori saremmo sempre in una continua lotta per la sopravvivenza. E per antidoti contro questi veleni, prese in dosi massicce, solo PAROLE! PAROLE! ed ancora PAROLE.





di Franco Giannini

Altri link utili :
http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/11951-teflon-sostanze-tossiche
http://www.saluteme.it/news/salute/2445-plastica-pericolo-salute.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Polietilene
http://it.wikipedia.org/wiki/Cloruro_di_polivinile
http://it.wikipedia.org/wiki/Poliuretano
http://www.csabonificheamianto.it/rischi-amianto.htm
http://www.ispesl.it/amianto/amianto/leggi/normat/L_257_2.htm  
http://plasticseuropeitalia.federchimica.it/Assoplast/GW_Assoplast.nsf/F00?OpenForm
http://www.assorimap.it/
http://www.assobioplastiche.org/wp-content/uploads/2011/04/CS_-Assobioplastiche_Appello-enforcement.pdf
http://www.proplast.it/Proplastmembers/IsociProplastindettaglio/tabid/63/language/it-IT/Default.aspx
             http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2012;28 

domenica 1 febbraio 2015

Le certificazioni, i certificati, i certificanti, i certificandi ed alla fine una qualità che non sempre c'è : Seconda parte

e pensare che per soddisfare quest'ultima sarebbero sufficienti solo gli ingredienti che usavano i nostri nonni.

Ci eravamo lasciati nella puntata precedente, con le mani nella pasta di cellulosa riciclata, con il timore – e qui lo dico sorridendo – vista la remota possibilità, di contrarre il saturnismo. Un rischio limitato quindi, ma che si dovrebbe correre poi, per quale motivo? Per inquinare meno? O forse per spendere di meno? Magari rischiando di più in salute? Ma noooo, impossibile!
E questo Noooo convinto, spesso è dettato dal fatto che la pubblicità oggigiorno ci perseguita assillandoci e nel contempo rassicurandoci, con l’inculcarci che ci sono un’infinità di controlli sulle produzioni. Controlli che garantiscono sia la sicurezza del prodotto che la sua “certificata” qualità.
Io, comunque userei più il condizionale, quando si parla di controlli. Infatti bisogna anche pensare che questi vengono assicurati da regole nazionali, quando non sono europee, fintanto che non arrivano a scomodare quelle mondiali, attraverso quegli attestati cartacei che sono chiamati “Certificazioni”. Un po’ come i “Comandamenti”, giusti, ma non sempre (quasi mai!) totalmente rispettati dai cristiani!
Sicuramente sono vantaggiose (sempre se rispettate!), ma in principal modo e primariamente per chi esercita questa tipologia di esaminatori e controllori di questo sistema.
Di conseguenza, questi Istituti Certificanti non essendo opere di beneficenza e dovendo vivere, giustamente, con degli utili aziendali, applicano delle parcelle, che per uno scarica barile commerciale, alla fine vengono riversati dalle ditte produttrici sulle spalle di noi consumatori. Alla faccia dell’economicità!
E qui vien non da sorridere, attenzione, ma sbellicarsi dalle risa.
Semplicemente perchè queste certificazioni, va detto, non sono sempre obbligatorie e proprio per questo motivo, risultano più come un fattore di “orgoglio aziendale” per il titolare, che per una effettiva necessità nei processi lavorativi.
Per chi è soggetto invece a concorrere in appalti pubblici, a partire da determinati importi, la musica cambia. Ci sono infatti certificazioni obbligatorie da conseguire, che vengono rilasciate da organismi di attestazione a loro volta autorizzati.
Ma anche in questi casi, se si pensa alla fine ingloriosa in aule di tribunale in cui terminano certi appalti, ditemi voi, uno è o non è legittimato ad essere assalito da qualche dubbio?
Ripensandoci a bocce ferme, certe cose ti fanno allora veramente arrabbiare e neppure poco.
Si, non poco, perchè è una tesi oramai entrata nell’uso comune, che se spendi di più, di contropartita dovresti avere anche qualche cosa in più, che invece non sempre hai e che spesso ti accorgi di non aver ricevuto, purtroppo, solo dopo l’acquisto e magari a garanzia scaduta.
Una volta, ricordo e credo che non sia più in uso, con le maioliche, i mattoni, i marmi, gli elettrodomestici, come per altri prodotti, c’erano le prime scelte, le seconde ed a volte delle terze. Piccole imperfezioni visive sulle verniciature o falli similari che non comportavano assolutamente difetti funzionali. Queste leggere imperfezioni, “assicuravano” però, degli sconti interessanti sul prodotto. Oggi invece c’è un solo unico prodotto, garantito, senza pecche e senza falli, indistruttibile, solo perchè impecettato dalle etichette che attestano i controlli a cui è stato sottoposto.
Ad esempio, come nella carta, anche nelle materie plastiche si usa in modo massiccio il riciclo. I pezzi tecnicamente mal riusciti, vengono rimacinati, e fusi nuovamente con granuli di materiale e di coloranti vergini. Anche qui ci sono controlli sulle percentuali di macinato da rispettare. O meglio ci dovrebbero. Ma il dio quattrino la fa da padrone. Il macinato costa meno, molto meno ed allora le quantità aumentano, aumentando l’utile. E chi controlla?? Il personale incaricato della qualità, ma anch’esso dipendente della stessa ditta produttrice. Ed ecco infatti che si possono verificare e più spesso di quello che non si pensi, inconvenienti sulla mutazione della colorazione nei materiali plastici.
Elettrodomestico ingiallitoSpecialmente sulle lavorazioni degli accessori plastici dell’industria del “bianco”. Con il passar del tempo questi particolari in plastica, montati sugli elettrodomestici, sono soggetti alla mutazione della colorazione; ed il bianco originale assume una pigmentazione gialliccia e neppure uniforme, sullo stesso prodotto. Ciò non avviene di certo il giorno dopo l’acquisto, ma solitamente, guarda caso, a garanzia scaduta. E questo in barba al controllo della “Total Quality”, delle Certificazioni e dei Controlli successivi che i certificanti fanno per assicurarsi che i metodi richiesti nelle regole di certificazione siano rispettati.
Elettrodomestico non ingiallitoCome clienti, allora dovremmo porci solo una domanda. Ma se queste certificazioni non sono obbligatorie e sono principalmente solo un motivo di orgoglio da esporre in bella evidenza sulla carta intestata dell’Azienda, una volta ottenutolo, perchè dovrebbero sottostare a determinate regole?
Ed a sua volta, il controllore, perchè dovrebbe bocciare quell’Azienda che puntualmente lo paga per sentirsi avallare, di tanto in tanto, che tutto va bene Madama la Marchesa ed i suoi prodotti qualitativamente rispettano le “utopiche” regole?
Infatti, solitamente, prima di un controllo, telefonano educatamente per avvisare dell’arrivo. Non si va in casa di altri senza annunciarsi prima, ed è monsignor Della Casa a consigliarlo. Al più, dopo l’ispezione, si fa una lista delle cose da rivedere, fissando un nuovo incontro più in là nel tempo per accertarsi che le modifiche sono state apportate. Un benevolo esame di riparazione!
E la merce evasa? E’ evasa ormai, con la speranza che la buona fortuna l’assista e unitamente alla merce anche l’acquirente.
Oggi tutti i grandi marchi, tutte le primarie aziende, fanno incetta di queste certificazioni che sono figlie di genitori che rispondono ai nomi di UNI, ISO, UNI EN ISO 9000 ed ancora sigle e numeri che ne indicano continui aggiornamenti.
Certificazioni che richiedono, o meglio dovrebbero richiedere, un insieme di procedure e regole che creino un sistema di comportamenti e verifiche tali da garantire sia al produttore che alla clientela, che i prodotti soddisfino totalmente a livello qualità e sicurezza.
Di conseguenza tutte le etichette dovrebbero offrire al consumatore, che quanto promesso dal produttore corrisponde al vero.
E qui comincierebbero già le prime risate.
Prendiamo le auto. Ogni fabbrica, ha oggi, il così detto controllo del sistema qualità e moltissimi modelli, da queste sfornati dalle line di montaggio, sono state ritirate (non qualche decina, ma in milioni di esemplari!), per vari problemini. Chi per inconvenienti al sistema frenante, chi per quelli all’airbag, o al bloccaggio sedili, o al piantone dello sterzo, o ai tergicristalli, ai motorini di avviamento ecc. E da osservare anche il fatto che questi Inconvenienti, queste Fabbriche e questi sistemi di certificazione di qualità, puttacaso, quasi tutti coabitano con il Paese che ha inventato la “Total Quality”: il Giappone
E questo sta ad indicare che il Controllo Qualità è andato a farsi benedire, che i controlli o non ci sono stati, o se sono stati fatti non lo si è fatto in modo adeguato, non rispettando le procedure e che comunque quelle etichette, quelle certificazioni sono solo ed esclusivamente dei pezzi di carta che garantiscono ben poco.
Attestati come quello del mio diploma di ragioneria, utile a soddisfare l’orgoglio dei miei genitori, ma non certo a garantire la qualità della mia professionalità in campo contabile. Eppure i manager di queste concessionarie di fumo, hanno sempre la risposta pronta, mutando da negativi in positivi anche questi inconvenienti ingiustificabili per qualsiasi artigiano, giustificando che la bontà della certificazione sta anche nel fatto che attraverso le regole da loro dettate si è potuti risalire al perchè dell’inconveniente, al numero del lotto, alle matricole delle auto difettate, alla possibilità del richiamo del prodotto difettoso ed alla sua riparazione. Manca solo che pretendano una medaglia al valore civile, nel caso delle auto, per aver evitato, grazie ai loro incartamenti, anche possibili disgrazie.
Oggi più nulla si salva dalle sigle nazionali-europee e mondiali. A partire dai prodotti alimentari per terninare alle industrie motoristiche.
Ed allora DOC, DOP, IGT, DOCG, IGP, BIO, ISO, UNI, IMQ, CEN, Marchio di Qualità, Marchio di Condormita, Marchio CE, a cui fanno seguito loghi più o meno colorati, etichette quadrate, rettangolari, triangolari, più o meno circoscritte da disegni di ingranaggi e che soffermandoci su per un attimo, richiamano i vecchi marchi di un secolo fa immersi in tante medaglie sparse sullo sfondo di una bandiera sabauda e riportanti la scritta in elegante corsivo “Fornitori della Real Casa”. Irreali, vetusti, superati diremmo noi oggi, come del resto credo lo siano anche questi attuali non costruiti con la matita di un grafico vecchio stampo, ma di quello telematico 2.0
Rubo il dire politico “non sono tutti uguali”, per copiarlo e ripeterlo nei confronti anche di questi Istituti. Sicuramente ce ne sono di seri ed ottimi, che offrono garanzie e sicurezza. La difficoltà è solo una, come nella politica, il trovarli facilmente sulla piazza.
Ed è allora che ritengo, sarò anche all’antica, meglio un litro di olio acquistato dal contadino a 12/13/14 € al litro, senza etichetta e confezionato in un contenitore di vetro anonimo, che quello certificato dell’Azienda Vattelapesca con il marchio certificato Extra vergine di Oliva ed il prezzo offerta al supermercato a partire da 3/4/5 € e che può arrivare fino a quello dell’Agricoltore. E qui dovrebbe scattare l’allerta dell’acquirente!
Perchè l’esempio del contadino? Ma semplicemente per concludere con quella mancata enunciazione iniziale sul sottotitolo degli ingredienti dei nostri nonni: Professionalità, Coscienza, Onestà ed infine ad acquisto fatto, giusto per garanzia, una “Stretta di Mano”: la cosa più preziosa!