domenica 29 marzo 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 7 -



di Dario Petrolati

"LEI DUNQUE CAPIRA' " di Claudio Magris.
La storia che lo scrittore triestino narra è semplice e complessa contemporaneamente. Risorge sempre il mito di Orfeo ed Euridice. Laicamente quasi un gioco mitologico pare racconto vero inventato spiato. E' descritto un amore totale e fallito-unione struggente e rifiutata. Lei nel buio aspetta, forte, aggiusta, suggerisce, perdona, guida il suo uomo. Amore sperduto che vaga e cerca che senza parlare lei sempre capisce e perdona anche il peccato non ancora commesso, ma che arriverà di certo conoscendo l' indole dell'uomo che sempre giurava amore. Seppure tradita sa perdonare continuamente come solo chi sa concepire vero amore quasi da madre, sorella, femmina, necessaria chè senza Euridice l' Orfeo sarebbe stato solo cantore mitologico e non avrebbe commosso alcuno. Sempre disposta al perdono quasi non servisse ad altro, che invece sa dove ha dimenticato l' oggetto per casa, non lacrima Lui, l' autore, immedesimato nella figura mitologica , ma lei la sua Euridice sempre sa e prevede per non far soffrire l'uomo che le rende visita cercando anche semmai di riportarla alla vita , fuori ove trascorsero giorni di luce. Credo che Magris con questo lungo raccontino abbia fatto un ' autoanalisi della sua personalità, ed anche se a mezzo del suo perduto amore fa risaltare i propri difetti quasi sino a rendersi ridicolo. Tuttavia la nostalgia e la debolezza maschile paiono anche evidenti esigenze, bugie, bisogni che l' uomo nella sua natura non sa nascondere. Tutto appare perduto-finito anche se lei sa già che all' uscita dell' antro egli si consolerà leggendo, scrivendo, contando anche tra le braccia di un nuovo giovane amore. Ma lei perdona chè nella sua natura donare, completare, aiutare l' uomo che senza lei sarebbe perduto. E quando ancora insiste a parole, Orfeo-Magris, nel voler convincere ad un impossibile ritorno alla vita, lei-Euridice, lo consola accompagnandolo fuori con parole di donna innamorata. Ma sa fermarsi e spinge dolcemente a nuova avventura l' amato traditore che sa più debole e bisognoso di cure, scuse, serenità. Ella sa che Orfeo cercherà felicità ancora, forse illuso o ingenuo come bambino. La luce a lei vietata aspetta l' uomo che non si gira, conosce la maledizione appesa al destino, piuttosto che pietra, la ricorderà dolente si ma sempre come donna viva. E' così con un addio non pronunciato ma inteso che Magris forse intende rendere omaggio alla moglie perduta da poco. Questo libro d'amore lo consiglio davvero. Fa pensare e misurare la differenza esistenziale tra uomo e donna.


Caratteristische e date del libro:
Titolo : Lei dunque capirà
autore Claudio Magris
Edito da Garzanti nell'anno 2006
finito di stampare in Aprile del 2006 dalla Tipografia Varese(VA)
pagine 55
prezzo al pubblico € 9,50

martedì 24 marzo 2009

L'ORO DEL TERZO MILLENNIO

di Franco Giannini



Già ascoltare e vedere oggi un telegiornale è di per se stesso cosa pesante ed angosciosa e lo è ancora di più se ti devi sopportare e sciroppare, quale antipasto, quella che ti dicono dovrebbe essere una sana, equilibrata e "veritiera pubblicità". Ed a proposito di veritiera sana ed equilibrata...in questi giorni ci sta "scassando", almeno a me fa questo effetto, ed in un modo oltremodo nauseabondo, un messaggio promozionale-sdolcinato di pubblicità mista a buonismo umanitario, di un' azienda che vende acqua e che con grande enfasi, ci fa sapere che parte degli introiti, va in opere di bene nel terzo mondo. C'è da "ammirarla" per quello che fa, dal momento che altre ditte dello stesso settore neppure ci pensano. Solamente che mi suona stonato e ridicolo solo perché con l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti, si è ceduta la chiave di accesso alle multinazionali dell'acqua, affinché gestiscano questo bene, fin a ieri di tutti, per gli interessi solo di alcuni. Provo la stessa sensazione di come se bevessi un bicchiere di acqua viscida e calda tra le dune del deserto africano...Fino a ieri si diceva che un bicchiere di acqua non lo si negava a nessuno...da domani, però non sarà più cosi. Infatti si parla di già di sostanziosi aumenti sulle bollette. La bugia la troveranno sicuramente per giustificare i loro sporchi intrallazzi, ma quello che ancor più fa male è che la legge sia passata senza colpo ferire, senza che "nessuna voce dell'opposizione" si sia fatta sentire...è proprio il caso di dire... con l' "acqua in bocca". Mi vedo già proiettato nelle future estati...quando già a febbraio si inizierà a parlare che il livello del Po è sotto la media, che i pozzi sono pressoché asciutti, che si prevederà un' estate torrida, che le scorte d'acqua sono al minimo come mai si era verificato, e si inizierà a "scassarci"...i "nervi", con le solite raccomandazioni di come limitare il consumo dell'acqua, ma nel contempo, per quella famosa legge della domanda e dell'offerta, i prezzi lieviteranno enormemente....perché questo è solo frutto di una legge economica, non certo di una speculazione di cui populisticamente il popolo parla. Quando il popolo parla è sempre per populismo....e debbono sperare che parli sempre in questo modo... perché il male vero viene quando il popolo s' incaz... e comincio a vedere che i tempi stanno maturando. E mentre gli ecologisti si battono per far si che si consumi più acqua del "rubinetto" per ridurre i costi famigliari, per ridurre l'inquinamento stradale causato dai trasporti su strada, per ridurre l'inquinamento dalla plastica dei contenitori di questo bene... di lottare perché le poche falde non vengano inquinate da pesticidi agricoli, zootecnici, industriali, nucleari, ecco che una voce dal gruppo declama: "Lo Stato ritorna a fare lo Stato". E' un qualcuno che, da piccolo napoleonico dittatorello provinciale, serve su di un piatto d'oro, ai suoi amici imprenditori e di conviviali merende, il modo come un altro per "fare qualche cosa" in un momento come quello attuale di carestia....per gli altri ben s' intende, non certo per il nostro paese. E qualcuno, per salvarsi la faccia, ha pensato bene, allora, di lavarsela in TV con uno spot, in cui, con furbo anticipo, ha pensato bene di coniugare il suo nome a quello di un briciolo di bontà, disconoscendo però che il bon-ton della beneficenza, esige che essa venga fatta sempre, nel più profondo anonimato. Il popolo fino ad ieri diceva populisticamente, che prima o poi ci avrebbero tassato anche l'aria che respiriamo. Credevo fosse una sciocchezza...oggi comincio a credere sia una possibile verità non distante da una possibile attuazione.... Se solo si potesse trovare un possibile acquirente, con certa gente in Parlamento, potremmo risollevare l'economia nostrana, con mega esportazioni di "VERGOGNA" griffata "made in Italy".

martedì 17 marzo 2009

COME VECCHI CUCCIOLI....

di Franco Giannini

Un cancelletto con chiusura elettrica, un cartello che raccomanda al visitatore di richiuderlo una volta entrato, un anonimo giardino, un camminatoio levigato come un biliardo, ti introducono in un ambiente silenzioso, quasi misterioso, almeno ai molti che vi entrano per la prima volta. L'ascensore, lentissimo e senza scosse, sembra quasi fermo, mi conduce al terzo piano. Alle pareti del breve corridoio cartelli multicolori ed una gigantografia con visi di persone conosciute. Si entra nella sala che con un tocco di snobismo chiamo "a mangè", insomma nella sala da pranzo, grande e ben illuminata da numerose finestre che sbirciano sulle cime dei pini del giardino. Tavoli ordinati su tre file, sempre apparecchiati o coperti da tovaglie, ma sempre pronti all' uso. Dal soffitto, ancora pendono i festoni di carta multicolore, da togliere e riporre per l'anno prossimo, ultimi evidenti strascichi di quelle feste carnascialesche già dimenticate. Sulle pareti tanti cartelli: una grande goccia disegnata e ritagliata al cui interno, con una scrittura in un corsivo elementare, la spiegazione del titolo "Il Ciclo dell'Acqua". Illustrazioni fanciullesche e colorate completano visivamente esemplificando le spiegazioni in essa contenute. Altri cartelli, sempre colorati, illustrano e spiegano quali sono i giorni della settimana, i mesi dell'anno, le stagioni, i proverbi, un collage sulle bellezze del mare. Se non sapessi dove mi trovo ed il perché sono qui, mi verrebbe a pensare che sono capitato in una scuola per l' infanzia, quella che una volta, con semplice realismo, si chiamava Asilo Infantile. Ma non si creda che l'errore sia poi tanto distante dalla realtà. Perchè sempre di asilo infatti si tratta, anche se quello che cambia è il suo vero nome, l'età dei fruitori del servizio, l'uso a cui esso è adibito. Non è infatti un "asilo infantile" ma un "asilo senile", un asilo per i nonni...una Casa Protetta. Si dice che gli anziani più passano gli anni e più ritornino ad essere bambini ed ecco che infatti, qui, si ritorna a parlare di pannoloni, di minestrine, di omogenizzati, di carrozzine, di carezze, di acrobazie per farli mangiare e bere, di cure particolari per la pelle rugosa ma nel contempo ancor più sensibile, di pratiche ricreative per continuare a tenere impegnati il più possibile quei cervelli ormai stanchi, di brevi passeggiate per chi ancora riesce a muoversi sulle loro gambe seppure malferme. Un asilo in cui al vociare allegro dei bambini, è stata sostituita la ripetitiva, ed a volte angosciosa, richiesta di attenzione. L'attenzione c'è, solo che la mente di chi ne fa richiesta, non la percepisce più o dimentica di averla ricevuta un istante prima, ed allora ecco che diviene non altro che un disco dalla puntina rovinata, fermo nella monotonia di un lamento ripetuto. Tantissime carrozzelle, pochissime quelle dello stesso modello, ma quasi identiche nel loro contenuto umano. Più fortunati, si fa per dire, ma pochissimi, coloro che ancora sono lucidi e collaborano con le iniziative ricreative-stimolanti-curative, per gli altri, purtroppo è come se fossero lì parcheggiati in una sala d' aspetto di una stazione, in attesa di un treno senza orario, ma il cui passaggio è sicuramente programmato. E sono il numero maggiore di questa specie di scolaresca. Alzahimer, Demenza Senile, Parkinson...sono malattie che ti fanno spavento prima che ti colpiscano, poi una volta colpiti non procurano più dolore, se non a coloro che ti stanno vicino e che vedono il tuo essere, regredire in ogni cosa. L'avevo visto entrare qui (il nome non ha importanza), circa 6 anni fa, con le sue gambe, perfettamente in forma se non fosse stato per quello sguardo fisso con gli occhi un pò troppo aperti. Era un bell'uomo, poco più che sessantenne, distinto, dicevano un dirigente....diagnosi: Alzahimer ! L'ho visto "progredire" nelle sue fasi disabilitative, lentamente, ma continue, dal mutamento dell'espressione del viso, al passaggio dall'andatura da normale a quella trascinata insicura con le ginocchia semi piegate quasi a camminare seduto e poi al definitivo passaggio sulla carrozzina. Ma quello che mi ha fatto male e mi ha dato da pensare, è stato ieri, quando l'ho veduto intento a giocare con due animali di peluche che gli avevano regalato e posato sopra la mensolina agganciata tra i due braccioli della carrozzina a mo' di seggiolone...Come se la sua intelligenza si fosse dissolta, evaporata. Una immagine che mi ha lasciato fermo a riflettere e che mi ha ricondotto al caso quasi dimenticato di Eluana Englaro. Mi sono posto allora domande come : "Ma è vita questa ?" "E' giusto che quando la luce dell'intelletto si spegne io debba continuare a vivere nell'incoscenza ?" "E' giusto che degli sconosciuti, per ragioni che non mi interessa conoscere, debbano decidere per me, su cosa fare non della mia persona, ma del suo contenitore ?" "E' giusto che la Religione si associ per impormi una Legge Divina che rispetto solo per riguardo di chi ci crede, ma da cui io mi dissocio perché non credente?" "E' rispetto questo ?" E' Libertà questa?" "Non è questo, forse, un oltraggio alla mia dignità di essere umano, ancora con la facoltà di esprimere una mia volontà, prima che mi sia poi impossibile?".
Voglio che lo spettro con la falce, quando verrà a prelevarmi mi trovi in vita e possa dirle "vieni avanti, non ho paura", non voglio che venga a ritirare un corpo che è già morto da un pezzo e che tutti, per il solito penoso buonismo, vogliono credere che sia ancora in vita.

IL SINDACO CI ILLUMINA....MA NON CERTO IL SOTTOPASSO


Gent.mo Sig. Sindaco,


Sono di nuovo qui ad importunarLa. Con tutta probabilità non l'avrei fatto, se ieri sera nel secondo incontro a Senigallia 2.0, il suo Vice Ceresoni, non avesse sottolineato quanto lo stesso crede sul contributo che possono dare i blogger con il loro operare sui problemi della città. Avrei anche potuto risolvere la questione con una supplica diretta allo stesso, ma ho preferito rivolgermi a Lei in maniera, diciamo, più ufficiale mettendo le cose per iscritto, come uso per un blogger che si "rispetti". Come uno dei promotori e operatori della ritinteggiatura del sottopasso in oggetto, ebbi a suo tempo (di tempo ne è passato), la promessa (da Mangialardi-Ceresoni) che una volta pulito il sottopasso, si sarebbe provveduto ad una illuminazione più decente. Il tutto sembra caduto però nel dimenticatoio. Ancora si attende che ciò venga fatto! Ora comprendo bene che i tempi sono quelli che sono, e le risorse economiche comunali rispecchiano un pò quelle personali di questi momenti, però la cifra dovrebbe essere assai esigua, perchè non si pretendono lampade firmate Guzzini, ma solo con un potere illuminante maggiore e con minor consumo in quanto di ultima generazione oppure le stesse pulite con le lampade sostituite ed in maggio numero. Eppoi, Sig. Sindaco, diciamocelo francamente,...ogni promessa è debito, ed i debiti vanno sempre onorati, ancor più se chi li promette riveste una carica importante. Mi scusi ancora una volta per il tempo che le ho fatto perdere,...anche se questa volta la colpa è tutta di Ceresoni per il motivo suddetto... Un grazie anticipato ed i miei più distinti saluti.
Franco Giannini.
LA RISPOSTA
Gentile signor Giannini,
l'Assessore Ceresoni non ha colpe da farsi perdonare. Ha infatti rispettato l'impegno a suo tempo preso come ho potuto avere conferma dal personale del competente servizio Lavori Pubblci. Ho infatti appreso che all'indomani della ritinteggiatura, iniziativa che apprezzo e per la quale ringrazio i promotori e coloro che vi hanno materialmente aderito, si è provveduto al lavaggio dei vetri e alla sostituzione delle lampade esistenti con altre nuove. Forse l'effetto finale potrà risultare inferiore alle aspettative, ma tengo a sottolineare che in questo caso quello che lei sollecita è un impegno che è stato rispettato. Cordiali saluti.
Il Sindaco
Luana Angeloni

SCONSOLATA, SILENZIOSA, LA REPLICA:
Evidentemente la battuta che avevo espresso sulle colpe di Ceresoni non era ben chiara, colpa mia, perchè è stata presa come un rimprovero allo stesso....ma non ha importanza! Quello ben più importante è che i lavori, come dice il nostro sig. Sindaco, siano stati fatti e che purtroppo nessuno dei partecipanti all'iniziativa se ne sia accorto !!
Ritengo a questo punto che esiga delle scuse che non mi è difficile porgerLe, anche se... mi permetta almeno questo, di essere deluso ed amareggiato !!
Franco Giannini

lunedì 16 marzo 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 6 -

di Dario Petrolati



Dopo tante ricerche prove ripensamenti.
Ho ritrovato Il Sipario Ducale che Volponi scrisse ,dedicando a Guido Piovene,nel lontano 75.
Libro trascurato forse dallo stesso autore, eppure dalla prima lettura che feci nella bella edizione Einaudi ricordo di aver subito provato un senso di paura e fastidio mentale, la ragione forse solo pel periodo trattato.
Geograficamente appare ancora quel tempo oscuro violento fatto di cortei bombe servizi segreti tradimenti e morti oscuri innocenti mescolati tutti col sapore di zolfo e odore di carne bruciata o sparita.
Quanti, il numero esatto mai si saprà.
Ci sono paesi e città sfiorate grigie fatte di piccole donne che in case vecchie preparano piatti di minestra calda, semplice, nella paura della eterna fuga dopo la strage le morti negate a uomini con nomi falsi forse complici ed autori della caduta "Vecchia Repubblica" costata ed ora negata.
Volponi, pare quasi non suo questo pensare ed agire, ci porta attraverso nomi di grandi città e passa per Fossombrone, Pesaro e piccoli luoghi che quasi per civetteria ci espone chè lui conosce essendo rimasto nell' anima marchigiano e di Urbino sempre fissa nella mente come se fosse madre nutriente.
Gli studenti che corrono su e giù per antiche vie e risa e grida e pizza ed una bevuta allegra in compagnia.
Riprende il viaggio la macchina grigia fatta anche di giudici e testimoni per andare arrivare in Catanzaro.
Città dolente in quegli anni che ogni volta ci appare un volto e tante sbarre in ferro per racchiudere assassini-filosofi del terrorismo, pentiti per ottenere sconti di pena.
Mai che si fermi la vettura a fare benzina è sempre in corsa come lepre fuggitiva che sente l' ombra del cacciatore toglierle la vita.
Appare anche - sempre in TV con servizi speciali smentite e giuramenti quella Catanzaro che pare fatta solo per l'esilio e dura la lotta subdola da nord a sud complici divise che avrebbero dovuto proteggere garantire.
E se fermo lo sguardo in copertina vedo due porte ed un locale squallido, una sedia vuota uno spicchio di tavolo rotondo, nulla chè il dramma o la commedia sia finita o stia per iniziare questo non si sa, è il sipario ove la storia dell' Italia minima ha svolto giorni dell'ira lasciando vincitori e vinti in pausa di riflessione dopo tanto rumore e sangue.
Non so perchè Volponi abbia pensato a Piovene nella dedica, forse ha voluto mostrare all' autore di Viaggio in Italia le spalle - il retro di quanto lo stesso paese può gettare ma che tiene nascosto per falso pudore o vigliaccheria.
Ecco forse la chiave di lettura potrebbe trovarsi anche quì: le due Italie.
Stessi luoghi morbidi paesaggi per l'autore vicentino che il marchigiano Volponi scopre in altri giorni come terra ove tremende vendette si sono succedute.
Rimane dentro lo stomaco la memoria delle grida dei pianti sconsolati allora spiace che l' anime di coloro che sono spariti nella follia feroce non abbiamo mai più avuto giustizia.
E Catanzaro ha concluso il suo compito lasciando oblio ormai che tutto avvolge.
Qualche lapide sparuta date gente frettolosa.
A Bologna come Milano una volta all'anno ci sono cerimonie bandiere ed un palco ove ancora si grida giustizia.
Fu quello un periodo che sconvolse l' intero globo, a scadenze in tante nazioni ci furono capovolgimenti totali e sanguinosi,
Grecia dei colonnelli, Argentina e Messico ed altri , tanti,furono i luoghi ove parve un impazzimento generale.
Leggere il Sipario Ducale riporta alla memoria avvenimenti che volevamo scordati.

giovedì 12 marzo 2009

A DOMANDA...IL SINDACO RISPONDE !!!

A PROPOSITO DI COMUNICAZIONE TRA I LUNGOMARI :

LA DOMANDA

Gent.mo Sig. Sindaco, immeritatamente,sembra che qualcuno per il semplice fatto che io abbia un Blog su cui scrivere (lospigolatore), di seguire con interesse i problemi cittadini e di essere, inoltre solito passeggiare nella zona del porto e non solo, mi ferma o mi scrive e-mail per avere informazioni, sui diversi problemi della città. Non sempre però sono informato e quindi la risposta il più delle volte è "Non lo so!". Ora sarà il fatto che fra meno di un mese sarà primavera ed inizieranno i lavori preparatori per la stagione estiva, la domanda che mi pongono più di frequente ed in modo assillante è:" T' ch'sei infurmat... m'c'andè che riapriran' stu benedet' culegament' tra i do' l'ngomar'?". Io non sapendolo e non volendo ancora proferire un ulteriore "non lo so", (per non perdere quella pubblicità che sembra mi sia involontariamente creato), sono costretto a girare la domanda a Lei, perchè poi mi insegna che le risposte devono essere sempre Veritiere, perchè Verificabili, ed in caso di inesatezze, apportatrici di inesorabili critiche. Quindi, sono gentilmente a chiederLe la Sua collaborazione, fornendomi, se possibile, quella data che tutti mi chiedono e che io non sono in grado di soddisfare con una sicura risposta. Certamente non pretendo il giorno esatto dell'inaugurazione, sarei troppo pretenzioso, ma solo una data indicativa quale quella del mese...Mi aiuti,... la prego, a farmi assolvere, in modo degno, questo compito ufficiosamente assegnatomi di "pubblico servizio". Ringraziandola anticipatamente e scusandomi per il tempo che Le faccio perdere, voglia gradire i miei più distinti saluti.
Franco Giannini.
LA RISPOSTA

Gentile signor Giannini, vorrei innanzitutto ringraziare lei e tutti gli altri blogger senigalliesi che, ognuno con la propria capacità di critica, fate ogni giorno un prezioso lavoro di informazione, di inchiesta, di approfondimento dei temi che interessano tutta la collettività. Le assicuro che per l'Amministrazione questo rappresenta, oltre che un servizio per tutta la città, anche uno stimolo ad operare per soddisfare quanto più possibile le diverse esigenze del territorio. Sono felice quindi di aver saputo di una numerosa partecipazione dei blogger senigalliesi, tra cui anche lei, al progetto Senigallia 2.0, che ha tra i diversi obiettivi anche quello di mettere in relazione le diverse esperienze presenti nella rete. Per quanto riguarda la sua richiesta, come lei saprà bene il Comune ha acquisito la proprietà del complesso ex SEP (Servizio Escavazione Porti), arrivando finalmente ad una felice conclusione di una lunga ed articolata controversia. Questa acquisizione al patrimonio comunale è stata infatti di strategica importanza in vista della futura organizzazione della viabilità del porto, e quindi anche del collegamento tra i due lungomari. Il programma dei lavori, che si concluderanno entro la fine della primavera, prevede ora la demolizione del complesso ex SEP, per liberare completamente la darsena "Nino Bixio" e consentire quindi un agevole accesso alla passerella che collega i due moli, che rimarrà aperta e transitabile 24 h su 24. Non appena sarà definita in maniera più precisa la tempistica dei lavori, sarà mia cura fare avere a lei e a tutti quanti operano nel mondo dell'informazione gli aggiornamenti sull'argomento. La ringrazio di nuovo dell'interesse, della correttezza e della cortesia. Cordiali saluti.
Il Sindaco Luana Angeloni

sabato 7 marzo 2009

FESTA DELLA DONNA!..EMARGINAZIONE DELL'UOMO?

di Franco Giannini

8 MARZO - FESTA DELLA DONNA.

Ad ogni anno che passa, mi chiedo se questa data sia da ricordarsi più che come una giornata di Festa, o come solamente quella di una semplice, ma importante ricorrenza. Una giornata colma di parole retoriche o un' altra delle tante inventate dal consumismo? Una reale emancipazione della donna o più un principio di emarginazione dell'uomo? Mi viene da pensare e da dire con tutta sincerità, consapevole del rischio che corro, di non essere "carino", che la parola intelligenza ha una desinenza che la fa risultare, si, come termine al femminile, ma è invece, secondo me, come gli angeli...senza sesso. Essa è trapiantata sia sugli uomini che sulle donne. E' questa intelligenza, che permette la corretta, civile, educata, rispettosa convivenza di ambo i sessi, senza che vi sia, a ricordarcelo, alcuna festa. La mimosa, la cena femminile di gruppo, il gustarsi uno spogliarello maschile di palestrati romani, il sentirsi riverite dai propri uomini o lasciate libere per una serata, non credo sia una vittoria del femminismo, dell'emancipazione femminile, del raggiungimento della parità, bensì più una presa in giro, che le stesse donne vogliono sentirsi regalare, autoconvincendosi di aver raggiunto chissà quale traguardo. Ma invece mi sembra siano solo 24 ore di libera uscita e libero pensiero. La vera festa la donna se la guadagna giornalmente con il rispetto dovuto a questo "sesso debole",.. da quello ritenuto, poi chissà da chi, dal "sesso forte" . Ma quando mai... esso dovrebbe esserle concesso minuto per minuto, oggi ancor più di ieri. La casalinga, che con pochi spicci deve far quadrare il bilancio familiare sempre più stentato, la lavoratrice e nel contempo casalinga, madre e moglie, che come riposo dopo le otto ore di lavoro, deve sobbarcarsi anche i lavori domestici, sono sicuramente quelle che non la festeggeranno mai, anzi, forse la trascorreranno senza neppure farci caso. Ed è a loro che rivolgo non gli auguri retorici della giornata, ma un rispettoso pensiero ed un sentito grazie per tutte le loro conquiste giornaliere . Alle altre, e spero non siano tutte, a quelle che festeggeranno come meglio credono e meglio potranno, invece, le più impegnate o quantomeno quelle che credono di esserlo, un semplice suggerimento: che almeno, prima dell'antipasto, ricordino le 148 donne della Triangle di New York, o dell' Olympe de Gouges, o di Mary Wollstonecraft, oppure della nostra Sibilla Aleramo....sempre che sappiano chi sono.

Sicuramente più gentile di me è ENRICO DIGNANI che mi ha inviato due cadeaux da regalare a tutte le donne conosciute e non, il primo tratto dal sito di Incauta

F E M M I N E
Le donne del sud hanno i capelli forti e duri come il fil di ferro, corde intonate di mandolini. La carne impastata di calce e pane e dentro una lampadina a incandescenza, che puoi vedere tutto in trasparenza. Le mani d' amianto, piangono di più, di più sorridono. Nel guardarti ci mettono intenzione, non lo fanno così, tanto per fare, e nemmeno al loro sguardo puoi restare indifferente.
Abracadabra, sughi per pranzi da illimitate persone, asciugamani per gli ospiti sempre pronti e profumati ai piedi del letto, sudano essenza di zagara e salsedine. Si fanno discorsi muti di gesti da un balcone all'altro. Tornite e salde, come i marmi dei loro comò, per loro nulla è un caso, srotolano la matassa del destino e arrivano al capo, sorridono raccogliendo in cesti di paglia intrecciati gli effetti derivati dalle cause seminate. Non c' è bisogno di vedere, di ascoltare. Intuiscono obliquamente un tradimento annusando l'aria, presaghe di dispiaceri al solo appassire di un fiore accarezzano barbe in contropelo e stirano camicie come a dare carezze. I loro bucati candidi sono manifesti senza scritte d' amore e devozione. Saliva a curare le ferite, albumi sulle scottature e occhi d'olio per scacciare l'invidia, giornate di ventisei ore. Le labbra sono termometri e distributori di baci profondi. Spettinate e allegre cantano vecchie canzoni e recitano proverbi in dialetto, santi e madonne come parenti a cui chiedono, promettono o che rimproverano con gli occhi verso il cielo prossimo non troppo lontano. Allevano ed educano solo con lo sguardo che sbriciola e promesse di mazzate che però non arrivano mai. Per loro il bagno dopo pranzo fa sempre morire, e le gambe delle bugie son sempre corte. Alleviano con la loro esistenza presente, preparano gli ingredienti per la vita scegliendoli tra i più freschi. Quando si assentano lasciano piccoli gesti d' amore nel freezer. Quando vanno via per sempre le loro piante continuano a fiorire.
E dopo queste parole, il secondo dono: un dolce virtuale... un dessert caramelloso sicuramente da provare, dal sapore del tutto particolare che ricorda la pampa, il tango, tutta la sensualità di questa terra:
DULCE DE LECHE
E' una tipica preparazione dolce argentina, anche se sulle origini ci sono delle controversie (alcuni sostengono sia peruviano). La si potrebbe definire "marmellata di latte". E' una crema vellutata al gusto di mou, da spalmare sul pane o da usare come farcitura. Tempo di preparazione e cottura: 50 min.
Ingredienti:
1/2 litro latte intero150 g zucchero di canna (*)1/2 bacca di vaniglia (o altro aroma: rum, cannella,...)1 pizzico di bicarbonato(*) in Argentina si usa uno zucchero di canna grezzo (la persona che mi ha dato la ricetta lo ha chiamato "azucar rubio") difficile da trovare dalle nostre parti. In sostituzione usare zucchero di canna o zucchero semolato o metà e metà.
Preparazione :
In una casseruola, riscaldare il latte, aggiungere lo zucchero, il bicarbonato e i semini della bacca
di vaniglia. Rimettere sul fuoco e portare ad ebollizione. Quindi abbassare la fiamma e far bollire dolcemente per 45-50 minuti, mescolando.Quando la crema comincerà a velare il cucchiaio e mescolando si comincerà a vedere il fondo della casseruola, allora è pronto. Raffreddare, eventualmente immergendo la casseruola in acqua fredda, mescolando e conservare in frigo in un barattolo ben chiuso.

Con la macchina del pane:

Intiepidire il latte. Versare tutti gli altri ingredienti e mescolare bene.Versare nel cestello della MdP e avviare il programma "Marmellata". Far raffreddare e conservare in frigo.

lunedì 2 marzo 2009

LE NOSTRE LACRIME ? FANNO SORRIDERE...A MOLTI


Su gentile segnalazione e suggerimento della sempre attenta mia amica, prof.ssa Mariangela Paradisi, sono andato a leggermi l'articolo che copio ed incollo, da la Repubblica.it, datato 1 marzo, firmato da ILVO DIAMANTI . Credevo che gli sfiduciati, i delusi, gli indecisi, gli arrabbiati di quella roba che ancora si ostinano a chiamare partito di centro-sinistra, fossero solo un manipolo di soliti populisti, sempre pronti urlare contro tutto e tutti, invece mi scopro che faccio parte di un esercito....ma allora chi è che sbaglia, dove si sbaglia, perché si sbaglia, perché non si fa nulla per non ricadere negli stessi errori che da troppo tempo si fanno? - F.G.




di ILVO DIAMANTI
Molti elettori che un anno fa avevano votato per il Pd: chissà dove sono finiti. I sondaggi condotti dai maggiori istituti demoscopici, infatti, oggi stimano il voto al Pd fra il 22 e il 24%. Alcuni anche di meno. L'IdV di Antonio di Pietro, parallelamente, ha pressoché raddoppiato i consensi e si attesta intorno al 9%. Le diverse formazioni riunite un anno fa nella Sinistra Arcobaleno, infine, hanno risalito la china, ma di poco. Nell'insieme, queste stime di voto non danno risposta al quesito. Anzi: lo rilanciano. Dove sono finiti gli elettori che avevano votato per il Pd nel 2008? Rispetto ad allora mancano circa 10 punti percentuali. L'IdV ne ha recuperato qualcuno. Ma non più di 2 o 3, secondo i flussi rilevati dai sondaggi. E gli altri 7-8? Quasi 3 milioni di elettori: svaniti. O meglio: invisibili a coloro che fanno sondaggi. Perché si nascondono. Non rispondono o si dichiarano astensionisti. Oppure, ancora, non dicono per chi voterebbero: perché non lo sanno. Certamente, non si tratta di una novità. L'incertezza è una condizione normale, per gli elettori. D'altronde, è da tempo che non si vota più per atto di fede. Inoltre, non si è ancora in campagna elettorale. E di fronte non ci sono elezioni politiche, ma altre consultazioni, nelle quali gli elettori si sentono più liberi dalle appartenenze. Come dimenticare, d'altronde, che il centrodestra ha perduto tutte le elezioni successive al 2001? Amministrative, europee, regionali. Fino al 2006: tutte. Forza Italia, in particolare. Nei mesi seguenti alle regionali del 2005 i sondaggi la stimavano sotto il 20%. Dieci punti in meno rispetto al 2001. Come il Pd oggi. Ridotto al rango del Pds nel 1994. Sappiamo tutti cosa sia successo in seguito. Parte degli elettori di FI sono rientrati a casa, trascinati dal loro leader. Mobilitati dal richiamo anticomunista. Dalla paura del ritorno di Prodi, Visco e D'Alema.
Se ne potrebbe desumere che qualcosa del genere possa avvenire, in futuro, anche nella base elettorale del Pd. Ma ne dubitiamo. Non solo perché un richiamo simmetrico, in nome dell'antiberlusconismo, oggi è già largamente espresso - urlato - da altri attori politici. Primo fra tutti: Di Pietro. Non solo perché le elezioni europee - come abbiamo detto - non sono percepite come una sfida decisiva. Visto che sono, appunto, europee. Ma perché la defezione dichiarata nei confronti del Pd ha un significato diverso da quella che colpiva il centrodestra negli anni del precedente governo Berlusconi. Allora, gli astenuti reali (rilevati alle elezioni) e potenziali (stimati dai sondaggi), tra gli elettori di FI, erano semplicemente "delusi". Insoddisfatti dell'andamento dell'economia e dell'azione del governo. Il quale aveva alimentato troppe promesse in campagna elettorale. Difficili da mantenere anche in tempi di crescita globale. Mentre, dopo l'11 settembre del 2001, quindi subito dopo l'insediamento, era esplosa una crisi epocale, destinata in seguito ad aggravarsi. Si trattava, perlopiù, di elettori senza passione. Moderati oppure estranei alla politica. Non antipolitici. Semplicemente impolitici. Non era impossibile risvegliarli. Spingerli ad uscire di nuovo allo scoperto. Il caso degli elettori del Pd è molto diverso, come si ricava da alcuni sondaggi recenti di Demos. Coloro che, dopo averlo votato un anno fa, oggi si dicono astensionisti, agnostici o molto incerti (circa il 30% della base PD) appaiono elettori consapevoli, istruiti, politicamente coinvolti. Rispetto agli elettori fedeli del PD, si collocano più a sinistra. Si riconoscono nei valori della Costituzione. Sono laici e tolleranti. Ça va sans dire. Oggi nutrono una sfiducia totale nei confronti della politica e dei partiti. Anzitutto verso il Pd, per cui hanno votato. Per questo, non si sentono traditori, ma semmai traditi. Perché hanno creduto molto in questo soggetto politico. Per cui hanno votato: alle elezioni e alle primarie. E oggi non riescono a guardare altrove, a cercare alternative. La loro sfiducia, d'altronde, si rivolge oltre il partito di riferimento. Anzi: oltre i partiti. Oltre la politica. Si allarga al resto della società. Agli altri cittadini. Con-cittadini. Rispetto ai quali, più che delusi, si sentono estranei. Gli ex-democratici. Guardano insofferenti gli italiani che votano per Berlusconi e per Bossi. Quelli che approvano le ronde e vorrebbero che gli immigrati se ne tornassero tutti a casa loro. La sera. Dopo aver lavorato il resto del giorno nei nostri cantieri. Gli ex-democratici. Provano fastidio - neppure indignazione - per gli italiani. Che preferiscono il maggiordomo di Berlusconi a Soru. Che guardano Amici e il Festival di Sanremo, il Grande Fratello. Che non si indignano per le interferenze della Chiesa. Né per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro. Non sono semplicemente delusi e insoddisfatti, come gli azzurri che, per qualche anno, si allontanarono da Berlusconi. Ma risposero al suo richiamo nel momento della sfida finale. Questi ex-democratici. Vivono da "esuli" nel loro stesso paese. Lo guardano con distacco. Anzi, non lo guardano nemmeno. Per soffrire di meno, per sopire il disgusto: si sono creati un mondo parallelo. Non leggono quasi più i giornali. In tivù evitano i programmi di approfondimento politico, ma anche i tiggì (tutti di regime). Meglio, semmai, le inchieste di denuncia, i programmi di satira. Che ne rafforzano i sentimenti: il disprezzo e l'indignazione. Questa raffigurazione, un po' caricata (ma non troppo), potrebbe essere estesa a molti altri elettori di sinistra (cosiddetta "radicale"). Scomparsi anch'essi nel 2008 (2 milioni e mezzo in meno del 2006: chi li ha visti?). Non sarà facile recuperarli. Per Franceschini, Bersani, D'Alema, Letta. Né per Ferrero, Vendola, lo stesso Di Pietro. Perché non si tratta di risvegliare gli indifferenti o di scuotere i delusi. Ma di restituire fiducia nella politica e negli altri. Di far tornare gli esuli. Che vivono da stranieri nella loro stessa patria.
(1 marzo 2009) "