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domenica 6 aprile 2014

La chiamano Agricoltura Sociale… ma in effetti è molto di più

Se n'è discusso nel seminario: Carlo Ponzio ce la illustra - FOTO e VIDEO 

Le relatrici M.Cristina D’Arienzo nonchè Loreta Menghi, hanno tenuto, la prima “lezione” sulle reti d’impresa intese come nuove opportunità di aggregazione e la seconda sull’innovazione, la ricerca e la formazione nei programmi europei. Riassumere dati, pensieri, insegnamenti tecnici è già di per sè difficile per un addetto ai lavori, figuriamoci poi per chi come me, è digiuno e profano in materia.
Correrei, se solo tentassi di farlo, il rischio di scrivere baggianate da sommare a quelle che già normalmente mi sfuggono in cose molto più semplici. Quindi, preferisco scrivere solo che il seminario è stato più che interessante, confidando sul sentito dire dei presenti, quasi tutti addetti ai lavori.
Però, dopo la lunga passeggiata fatta per arrivare al luogo d’incontro, andarmene a mente vuota mi sembrava lasciare un lavoro in sospeso. Ed allora ho voluto ascoltare, capire, informarmi e certamente non solo per non gettare alle ortiche un pomeriggio di sole, di natura, di verde.
Lasciata la sala del seminario ancora in corso, ho preferito avvicinare, conoscere, dialogare, scoprire, il mondo composto da persone, cose, idee, di cui si discuteva all’interno, ma sull’aia di questa casa che una volta si sarebbe definita “di campagna”. Che poi se lo si guarda da vicino, sono andato alla ricerca del motivo dominante per cui ci si è creato su il seminario!
I miei due validi e di questi tempi “valorosi” interlocutori sono stati: il dott. Carlo Ponzio (per me semplicemente Carlo!), coordinatore tecnico della Cooperativa UNDICESIMAORA, ed il suo presidente, il dott. Giovanni Bomprezzi che mi ha rilasciato invece l’intervista VIDEO che è possibile vedere ed ascoltare alla fine del testo.
Seminario sull'agricoltura sociale a SenigalliaSarà un caso che lunedì 31 marzo si parlava di Agricoltura Sociale ed oggi, 1 Aprile 2014, data in cui scrivo, quanto vorrei che si trattasse veramente di un pesce d’aprile, ma purtroppo non lo è, i dati oramai tristemente scoraggianti dell’ISTAT ci indicano che: in Italia abbiamo 1.000 senza lavoro ogni giorno, 365.000 all’anno!
Quindi cade proprio ad hoc parlare di queste piccole realtà che diventano smisuratamente grandi, incoraggianti ed atte a lenire, seppur lievemente, il dolore di quella dignità strappata con la perdita di un lavoro o la sua invana ricerca: non è solo interessante ed utile da conoscere, ma è e diventa ogni giorno di più, obbligatorio parlarne e diffonderne gli sforzi ed i loro successi.
E sempre putacaso, il 16 maggio 2011, pubblicavo la prima intervista a Carlo Ponzio e l’ultima domanda che gli facevo in quell’occasione era questa: “Che cosa suggeriresti per veder crescere l’orticello di casa nostra a Senigallia? Una medicina in due righe, che aiuti a dare in parte una boccata di ossigeno all’economia, da affiancare a quel po’ di turismo che ancora ci resta, sfruttando le terre un giorno abbandonate con il miraggio di diventare tutti ricchi, industriali e senza calli nelle mani“.
Questa era stata la sua risposta: “… le Marche già sono tra le prime regioni a vantare il maggior territorio nazionale per produzione biologica e Senigallia ha già delle realtà in tal senso, che però per crescere devono essere ulteriormente aiutate“.
Forse eravamo due sensitivi nel pensare che la giusta via da seguire fosse questa? Chi lo sa!!
Bene, sono trascorsi tre anni da quell’intervista, l’aiuto di chi doveva non c’è stato o se c’è stato nel solito modo all’”italiota”, poco incisivo e molto lento. Fortunatamente però, oltre gli “italioti”, abbiamo anche gli “italiani”, quelli che parlano invece molto meno ed operano tanto di più in silenzio. E i risultati poi piano, piano, sembrano si intravedano ed i benefici pure cominciano a sentirsi.
Ed in questo fare, la maggior coinvolta è stata la sola CARITAS, sia emotivamente che economicamente parlando, affiancata come sempre da quello stuolo di giovani volontari. Si, la CARITAS, quella che dovrebbe essere principalmente occupata a salvare “anime” piuttosto che occuparsi di – mi si passi i bisticci di parole – “occupazione”, di redigere bilanci cercando di far quadrare i conti. Che detto da me, noto “mangiapreti” fa assumere ancora un maggior valore a quest’opera che non chiamerei più “caritatevole”, ma di alto valore civico. Da chi se ne dovrebbe occupare invece, in altre faccende affaccendati, come spesso avviene in questi casi, come con le temperature, il silenzioso “Non pervenuta”.
Ma andiamo a scoprire questa che è oramai una realtà:
Seminario sull'agricoltura sociale a SenigalliaGiannini – Carlo, come e quando nasce la Cooperativa Sociale UNDICESIMAORA Onlus?
Ponzio – Devi sapere Franco, intanto, che questa è una Cooperativa Sociale di tipo B, quindi non è una cooperativa agricola. Praticamente è una modalità per poter dare lavoro alle persone. Obiettivo di queste cooperative è l’ inserimento lavorativo, che in pratica è poi la mission per aiutare le persone che hanno dei disagi, chiaramente per poter entrare nel mondo del lavoro. E ce ne sono tante di queste cooperative tipicamente con ragazzi che hanno dei problemi di varia natura, che non sono normodotati. Insomma, persone che hanno problemi. Questa cooperativa sociale nasce come espressione della fondazione CARITAS che è una Onlus. E’ insomma la Caritas la grande Madre! La Caritas si trova ad affrontare regolarmente problemi con persone che hanno carenze di mezzi. Poi oggi con la crisi le persone che sono senza lavoro sono sempre di più. Praticamente tu vai alla Caritas e loro ti pagano anche la bolletta del Gas. Se hai bambini ti danno anche da mangiare. Se sei senza soldi ti aiutano in un qualche modo. Però, in questi periodi, hanno sentito l’esigenza di fare, di andare oltre ed allora si sono detti “inventiamoci qualche cosa”. E sono giunti a ritenere che invece di dare dei soldi, forse dare un lavoro fosse molto più dignitoso.
Dare lavoro, Franco, significa dare, oltre che denaro, la Dignità. Non tralasciando che questo è anche un modo per capire se uno ha o non ha veramente bisogno d’aiuto.
Questa cooperativa nasce nel 2012. Su questo campo che comincia da qui (vedi video) – e mi indica con il dito – e finisce lassù, dove è stato fatto un frutteto. E’ nato tutto con un grosso investimento da parte della CARITAS, la quale non ha pensato, fin dall’inizio, a fare profitto e tantomeno a porre dei limiti ai costi. E’ nata con il solo ed unico obiettivo di far lavorare la gente.
Cosa è accaduto dopo: è cresciuta questa realtà ed è stato realizzatto quel piccolo casotto che vedi là, multicolore, dove ora abbiamo creato un punto vendita. C’è proprio un negozio che è aperto tutte le mattine e dove si vende : Frutta, verdura, prodotti lattiero caseari, ecc, tutto e solo frutto di cultura biologica. I nostri clienti sono la clientela del passa parola ed i GAS i Gruppi di acquisto solidale”
G – Intanto, qualcuno, come del resto anche il sottoscritto, si chiederanno il perchè di tale nome “UNDICESIMAORA”
P – Il Motivo lo si evince dal retro della brochure che hai in mano: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale, uscito ancora verso l’undicesima ora, trovò degli operai in piazza e disse loro: “perchè ve ne state qui tutto il giorno inoperosi”? “Perchè nessuno ci ha presi a giornata”. Egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. (Vangelo secondo Matteo, cap. 20, 6-7).
Il lavoro alla cooperativa sociale Undicesimaora onlusG – A quante persone attualmente date lavoro e qual è il numero globale a fine anno dei beneficianti.
P – Attualmente abbiamo circa 10 persone. Comunque l’essere sempre sopra organico, piuttosto che sotto, ci crea problemi anche a livello organizzativo. Ma dobbiamo farlo. Nel senso che ci sono persone che fanno quel poco che possono per ovvi motivi, ma che sono lì alla fine che ti aiutano. E noi abbiamo solo la CARITAS, ma anche il Comune che ci manda le persone che hanno bisogno. Come pure l’ASUR, che ci manda persone con problemi psichici. Poi abbiamo anche qualcuno che ha qualche precedente penale. Nel 2013 comunque sono transitate ben 100 persone con il Contratto Agricoltura.
G – Cos’è questo Contratto Agricoltura?
P – Devi sapere che questo Contratto ha una peculiarità che è quello della chiamata. Tu fai un contratto, ad esempio, ad una persona per sei mesi e tu in questi sei mesi almeno per 10 giornate lo devi far lavorare. Poi se non ti serve non lo chiami più. Vero è però che tu, con tanti contratti, puoi chiamare a turno un po’ tutti. Certo che se poi hai più lavoro li puoi far lavorare per più di dieci giorni, ma comunque mai non meno! E’ un contratto molto flessibile… è un contratto per qualsiasi imprenditore che fa agricoltura e non un contratto particolare solo per noi cooperative sociali.
Cooperativa Gaia ci ha dato in commodato d’uso illimitato senza pagamento 3 ettari di terreno e da settembre l’abbiamo cominciato subito a coltivare a Frutteto e cavoli, perchè la natura del resto ha i suoi tempi.
G – Ma tutta la vostra produzione viene assorbita dai GAS e dai clienti occasionali che vengono qui al Punto Vendita?
P – No, assolutamente!! I nostri maggior clienti sono i supermercati delle coop, che ci comperano quasi tutto. Infatti se vai alla Coop delle Saline troverai un nostro piccolo angolo che ci hanno riservato ed in cui vendono tutti gli articoli della nostra produzione, assolutamente biologica.
Il nostro è un lavoro complesso fatto di rapporti con persone tutte diverse, con una difficile gestione perchè i conti non tornano perchè quando le spese sono più degli introiti. Cosa che avviene – e me lo dice ridendo – avviene sovente.
G – E tu, solito modesto, che compiti svolgi all’interno della cooperativa?
P – Io faccio un po’ il coordinatore tecnico. Il coordinatore di tutte le attività agricole della cooperativa. Perchè come ti dicevo, abbiamo si, questa attività oramai consolidata, ma questa stessa cooperativa ha dei terreni anche a Filetta dove abbiamo un seminativo ed un oliveto. Ci andiamo, questo è vero, ogni tanto, ma è anche vero che c’è la fila dietro questo tipo di iniziative, anche da parte di altri comuni che hanno tante persone che hanno disagi. Un esempio: Corinaldo nella figura del sindaco ci ha offerto 11 ettari di terreno a novembre però visto che ci è stato dato a novembre e come dicevo la natura ha le sue stagioni e devi sottostare ai suoi “voleri”, non sapevamo che cosa piantarci ed allora per il momento l’abbiamo destinata a grano. Ed al coordino tecnico di tutto questo ci sono io.
Il lavoro alla cooperativa sociale Undicesimaora onlusG – E dove lo trovi tutto il tempo per fare tutto questo, considerando che per gran parte dell’anno lavori all’Estero?
P – Diciamo che lo trovo! Ma è onesto anche dire che ho delle brave persone con cui collaboro, non mi piace usare il termine “ho sotto di me” che è già infelice per se stesso ed ancor più lo sarebbe in questo caso, che mi seguono, mi sopportano e supportano.
Ricordo che ho letto sul giornale questa estate a luglio, un articolo in cui si parlava di questa cooperativa biologica. Ci siamo sentiti, ci siamo incontrati ed oggi sono felice di essere qui e far parte della squadra. E quello che più mi entusiasma è che devi sapere che ci sono tanti che sono disposti a cedere ettari di terra al vescovo per la nobile causa. Quindi voglio sperare di essere solo all’inizio di questa bella avventura sociale. Tu ricorderai l’altra esperienza che abbiamo vissuto entrambi, in cui si diceva che non c’erano soldi ed alla fine hanno lasciato un discorso in sospeso, optando solo per qualche orto sociale.
Noi, invece, abbiamo anche fatto una convenzione con la Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche. I ricercatori e tecnici stanno formando un gruppo dei nostri “ragazzi” per farli diventare degli esperti potatori di alberi da frutta e olivo. A far da “cavie” i nostri terreni, l’esperto in quest’arte è il prof Davide Neri che insegna ai nostri novelli agricoltori l’uso delle forbici e le tecniche di potatura, con la speranza di, una volta completata la formazione, “affittarli” ad altre aziende.
Quindi, Franco, come ben vedi UNDICESIMAORA non produce solo frutta e verdura biologica, ma anche formazione e costruzione di nuove competenze, che poi sfoceranno, ne sono e ne siamo certi, in altri posti di lavoro.
Giunto alla conclusione di questa intervista, vi suggerisco di non perdervi neppure quella in video del presidente della Coop. Sociale Undicesimaora Onlus, Giovanni Bomprezzi. e già che ci sono un invito a visitare il loro Punto Vendita. Buoni, biologici i prodotti, e meritorio l’acquisto, visto il fine. Il punto vendita è aperto ogni mattina in Via delle Saline 58. Vista la segnaletica ancora in fase di installazione, cento metri passata la rotatoria direzione Senigallia-Ciarnin, sulla destra prendere ancora l’indicazione Via delle Saline, e 150 metri avanti il passo sempre sulla destra.
Testo, Foto e Video di Franco Giannini

Allegati

Volti e nomi della Senigallia celebre ma modesta n°13: Carlo Ponzio  
Guarda il VIDEO del seminario sull'agricoltura sociale del 31 marzo 2014
Franco Giannini
Già pubblicato sabato 5 Aprile, 2014 su SenigalliaNotizie.it

lunedì 16 maggio 2011

Volti e nomi della Senigallia celebre ma modesta n°13: Carlo Ponzio

di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it

"Tuttologo dell'ambiente" più conosciuto forse all'estero che nella sua stessa città, eppure…

Cominciavo con il temere di vivere una manzoniana vicissitudine del tipo "questa intervista non s’ha da fare" per i continui rinvii a cui siamo stati costretti a ricorrere sia io che Carlo. Il nostro primo contatto mail, risale nientemeno che al 26 Ottobre del 2010. Attesa tanto lunga che nel frattempo ci ha permesso di passare dal formale "lei" all’amichevole "tu". E solamente pochi giorni fa, finalmente, il rendez-vous al parco della Pace, in un scenario che involontariamente avevo scelto, ma in tono con gli argomenti che avremmo trattato.

Dicevo, che non riuscivamo ad incontrarci per gli impegni che avevamo, ma meglio sarebbe il dire, che aveva, dal momento che i miei sono stati causati, per una volta, da motivi di salute. I suoi invece, mi avevano cominciato ad insospettire… mi diceva che era sempre in partenza per l’estero… ero però il solito maligno!
Da fine ottobre ha "visitato" l’India, la Palestina, la Siria, la Serbia e "girovagato" per l’Italia.

Qualcuno dei lettori, però, a questo punto si chiederà: "ma chi è sto Carlo Ponzio?"

A Senigallia è un semplice ed anonimo laureato in Scienze Agrarie e Dottore Agronomo. Forse non tutti sanno, come del resto il sottoscritto, chi sia esattamente un agronomo e quali siano le sue specifiche mansioni ecco allora qualche nota esplicativa.
Dal termine si comprende che esso è legato all’ambiente, alla terra.
Ed invece andando a documentarmi sono venuto a conoscenza che l’agronomo è come una specie, detto in modo molto grossolano e riduttivo, di "tuttologo dell’Ambiente".
Sì perchè accentra su di sè competenze tecniche per guidare gli interventi dell’uomo sui fattori che determinano qualità e quantità della produzione agricola e zootecnica, ma in una forma tutta particolare, quasi un ingegnere sui generis, o meglio, una specie di economista, ma no, certamente un biologo, un chimico.
Insomma una persona conscia di operare in un elemento estremamente versatile ed imprevedibile come la terra, la natura, ma anche nell’ambito urbano.

In un’azienda agricola in Kurdistan, IraqE la molteplicità di questi suoi "ruoli" fa sì che una buona professionalità gli imponga di interessarsi di materie che vanno dall’agronomia alle industrie agro-alimentari; dalla difesa del territorio e dell’ambiente agli allevamenti; dalla progettazione, programmazione e pianificazione territoriale all’estimo e da questo a tutta una serie di consulenze.

E mi chiedo se di ciò non abbia bisogno Senigallia… e pensare che noi ci "serviamo" a Bologna, quando di simili luminari ne abbiamo a casa a km zero. Questo veramente a km zero! Mi si permetta di assolvere schiettamente, anche in questo caso, al ruolo di Brontolone.
E… visto mai che a qualcuno possa interessare, metto qui (dietro sua autorizzazione!) anche il suo indirizzo di posta Carlo Ponzio, agro_studio@libero.it.

Ritornando a Carlo, egli nasce a Roma, ma da buon cittadino del mondo si laurea in Scienze agrarie a Firenze, nel ’96 consegue un master in agricoltura ecologica in Olanda a Wageningen, poi un dottorato di ricerca iniziato nel 2006 e terminato nel 2011 all’Università Politecnica delle Marche ad Ancona. La mamma di Senigallia ed il babbo di origine siciliana, vissuto nel periodo degli studi in Maremma e ritornato a Senigallia nel ’96.
Qui partecipa ad una selezione per un posto di lavoro in un’associazione regionale di produttori biologici (AMAB), e l’ottiene. Per tre anni e mezzo, coordina le attività di numerosi agricoltori che hanno scelto l’agricoltura biologica come metodo agricolo a ridotto impatto ambientale, ed ivi esercita la sua professione. Convive con Monica, la sua compagna, anche lei di Senigallia, che tre anni e mezzo fa gli ha regalato lo splendido Giulio.

Con i contadini in Kurdistan, IraqA questo punto la domanda mi sorge spontanea: "Mi spieghi Carlo come ti è venuto in mente di scegliere la Facoltà di Agraria, rispetto a che so… una più attinente ai giorni nostri… fisica, o qualcuna di queste ingegnerie proiettate verso il futuro. Ho l’impressione che l’Agraria richiami più il passato che un futuro…".
Mi fissa e dall’altra parte del tavolo, semidisteso sulla panchina di legno, rilassato, tranquillo, con la gamba allungata, dopo un attimo di riflessione esordisce con un: "Devo sinceramente dirti che ero attratto verso Biologia, ma quello che maggiormente mi interessava non era tanto lo studio di queste scienze, lo studio delle cellule o altro, quanto l’applicazione concreta e diretta di questi studi sull’ambiente. Da qui la mia scelta della Facoltà di Agraria".

"Dicono che le distanze sono quelle che solitamente rendono difficili i contatti. Con te, malgrado abitassimo a km zero, non è stato così, perchè eri e sei "perennemente" all’estero. Quali sono i Paesi che hai visitato fin qui per i tuoi impegni di lavoro?"
"Permettimi di fare un attimo mente locale… allora vediamo: partendo dalla zona asiatica… sono stato in Bangladesh, India, Iraq, Libano, Siria, Palestina. In Africa invece ho potuto ammirare paesi come la Tunisia, l’Egitto, l’Eritrea, la Somalia, l’Uganda, il Mozambico e lo Swaziland. Poi in Europa sono stato in Serbia e Croazia e nell’America del sud sono stato in Argentina".

Allora sorridendo gli chiedo: "Scusa la mia profonda ignoranza, mi hai detto che sei stato in Swaziland… intanto dimmi come si scrive … ma dove si trova di preciso? Con tutta sincerità, non l’ho mai sentito nominare".
Guardandomi, anche lui sorride e di rimando: "Ma non sai neppure che cosa ti sei perduto! E’ un piccolissimo paese incastonato tra i monti che dividono il confine tra il Mozambico ed il Sudafrica. Un Paese povero, scarsamente abitato, ma pieno di verde e di parchi… veramente bello".

Con i contadini in Syria per il tè"Scusami per la domanda un po’ personale… ma la tua compagna, con quale occhio vede il tuo lavoro, con i continui viaggi che esso comporta e neppure sempre in paesi del tutto tranquilli… Comprendo che sia costretta a conviverci, ma non le è di peso?".
"Nei miei primi viaggi veniva con me, poi sono venuti anche i suoi impegni di lavoro, così ha dovuto rinunciare, ora poi anche con l’arrivo di Giulio, la cosa si è fatta quasi impossibile, finchè lui non crescerà ancora un pò. Devo dire però che anch’io ho ridimensionato i tempi di permanenza ed attualmente le missioni sono più brevi e non durano mai più di poche settimane, magari vengono ripetute, quello sì".

"Tu vai in questi paesi, per conto di chi, come privato professionista o come consulente di qualche ente, associazione o che so io?".
"Sia in Italia che all’estero, io lavoro come un libero professionista che offre le sue consulenze a chiunque gliele chieda. Collaboro ad esempio con l’Università Politecnica delle Marche ad Ancona, e con uno studio di Ingegneria di Padova che opera in costruzioni di opere di irrigazione in medio-oriente; ho contribuito a scrivere un progetto rurale in Egitto con la società di sviluppo della Regione Marche, SVIM, tutt’ora in attesa di finanziamento. Dal 2006 sono consulente delle Nazioni Unite, per la FAO. Ho tuttavia lavorato anche per diverse organizzazioni non governative italiane ed europee.
Il mio lavoro consiste maggiormente in consulenze, ma anche come supervisore di progetti in corso, per relazionare i miei clienti sui progressi raggiunti o per segnalarne i ritardi o le anomalie riscontrate. In Siria, attraverso un programma di sviluppo istituzionale sto diffondendo le modalità per l’incremento dell’agricoltura biologica formando divulgatori agricoli ed istruendo i dirigenti che poi costruiranno le future politiche agricole del loro Ministero. In Palestina, invece ho il compito di valutare il sistema di qualità agroalimentare di prodotti quali olio d’oliva, mandorle, datteri della Valle del Giordano e cuscus, nell’ambito di programmi di commercio equo e solidale
".

Con i contadini in SyriaQuesta sua ultima descrizione mi porta ad una riflessione che faccio ad alta voce: "il fatto che tu mi parli di ’sistema qualità’ in questi Paesi, dove ancora l’asino è il più diffuso mezzo di trasporto… con tutta sincerità, mi dà un pò da pensare".
E lui di rimando: "Ohi Franco… ma guarda che sono sì piccoli agricoltori, imprese a carattere familiare che utilizzano gli asini per il trasporto, ma nelle loro città ci sono laboratori ed università accreditate in grado di compiere un lavoro egregio. Il difficile sta nel far entrare nella loro mentalità le elevate esigenze di igiene alimentare di noi europei: standard di qualità che sono da noi ormai legge da molti anni. Ti assicuro che è un’autentica soddisfazione vedere un gruppo di un centinaio di piccoli agricoltori, magari analfabeti, che in pochi anni fanno grandi progressi, impegnandosi tanto! Il mio lavoro diventa quindi più semplice e non impossibile".

Lui non lo dice, ma emerge dal tono delle sue risposte: dimmi la verità, tra Paesi sottosviluppati e noi, ’civilizzatori’, quelli a portare ’la sveglia al collo’ siamo proprio noi? Loro se la sono tolta e noi ce la siamo messa? Loro puntano al biologico, la coltura del futuro, noi abbiamo abbandonato le campagne per abbracciare l’industria e non siamo stati capaci di mantenere in piedi neppure quella. Mah…

Corso di agricoltura in KurdistanPermettimi un’ultima domanda, alla "portoghese": "Che cosa suggeriresti per veder crescere "l’orticello di casa nostra" a Senigallia? Una medicina in due righe, che aiuti a dare in parte una boccata di ossigeno all’economia, da affiancare a quel pò di turismo che ancora ci resta, sfruttando le terre un giorno abbandonate con il miraggio di diventare tutti ricchi, industriali e senza calli nelle mani".
Sembra che qualcuno quasi gli abbia suggerito che gli avrei posto questa domanda, perchè senza pensarci su due volte mi risponde: "La provincia di Ascoli Piceno ha avviato un progetto a cui avevo anch’io partecipato nella sua fase iniziale: si tratta di Filiera-Corta-Picena. Anche Senigallia potrebbe sviluppare un progetto analogo che organizzi con efficienza una filiera locale corta, sostenendo i Gruppi di Acquisto (GAS) esistenti e aiutando a crearne di nuovi. Una vera operazione di rieducazione al consumo alimentare, che potrebbe entrare anche nelle scuole della nostra città; alimenti freschi, biologici, a prezzo di costo, prodotti a pochi chilometri dalle nostre case. Certo, anche i consumatori dovrebbero rivedere le loro esigenze ’istantanee’ ed armonizzare le loro richieste con i tempi e le esigenze dei contadini. In tal modo sarebbe favorita una sana nutrizione biologica, una nascita reale di una mentalità ecologista, un risveglio di un settore economico sopito. Ma del resto, non scopro nulla, le Marche già sono tra le prime regioni a vantare il maggior territorio nazionale per produzione biologica e Senigallia ha già delle realtà in tal senso, che però per crescere devono essere ulteriormente aiutate".