C'erano nelle colline gli utlimi spari,quelli che fuggivano dopo aver tentato l'infame dittatura e quelli che inseguivano per essere per sempre liberi.
Sfinita battaglia da cui bisognava sempre stare attenti chè bastava una pallottola vagante o un fuggitivo abbrutito per finire le giovani vite che si erano salvate.
Comincia,prosegue la caccia,ricerca di Fulvia da parte dei due giovani che pur cercandola disperatamente non riescono mai a trovarla e nessuno sapeva di lei.
Improvvisamente i due rivali in amore vengono separati in quanto Milton è catturato da una banda di vili fascisti in fuga.
Allora sempre nell'ideale di Fulvia, Giorgio sente il dovere di salvare il rivale in amore e la caccia senza farsi catturare diventa l'inverso della caccia all'uomo bensì un'ansia nascosta e doverosa di ritrovare Milton anche perchè Giorgio ancora tutta la storia d'amore di Fulvia non conosceva.
Per sapere chi aveva amato e come era stato ricambiato doveva prima salvare l'ex.rivale in amore, ora prigioniero.
Per pendii e fame , tra alberi e freddo Giorgio comincia una guerra da solo in nome di Fulvia, idea fissa e giovanile, perciò non può che tentare ed agire sempre solo, privandosi anche del cibo e tentare imprese disperate in nome di una storia pulita.
Prosegue la caccia verso il ritrovamento dell'amico che da privato il fatto diventa storia dell' animo umano, Storia di tutti.
Pare quasi follia la storia d'amore l'insistere di ritrovare Fulvia ed i simboli più o meno evidenti mescolati alla Resistenza fanno di questa storia quasi un libro assurdo complesso in cui navigano rapide figure che seppur dalla breve vita appaiono enormi nel contesto in cui ebbe a svolgersi l'avvenimento.
Alcuni grandi dell'era di Fenoglio che poi vissero oltre hanno voluto trovare nel racconto l'ultimo anello ancora mancante della catena che era iniziata con " il sentiero dei nidi di ragno", di Calvino.
Resta comunque una stupenda e sanguigna storia d'amore, forse la più bella dell' epoca, raccontata.
domenica 30 agosto 2009
LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 16 -
giovedì 27 agosto 2009
ALLA PUNTA DEL MOLO : RATTI…???? O GATTI…!!!!
sabato 22 agosto 2009
MOTOVEDETTE ALLA LIBIA
domenica 16 agosto 2009
A SENIGALLIA...SPIGOLANDO
domenica 9 agosto 2009
AUSCHWITZ - HIROSHIMA QUASI UN GEMELLAGGIO
Mi perviene ora questa lettera, dal Prof. Aldo Grassini, che altro non è che un diario di viaggio, in luoghi. dove ancora la stupidità dell'uomo ha lasciato tracce indelebili. Un documento reso ancora più sensibile, da chi questi luoghi hanno"visionato" con quella sensibilità di cui sono dotati i non vedenti. Potrei aggiungere che Aldo è un esperantista, ma questo nulla ha a che fare con quello che ha scritto e di cui è profondamente convinto. (G.F.)
scusatemi se mi permetto di violare un poco la vostra riservatezza per condividere con voi una testimonianza e qualche riflessione che non potevo più trattenere in un angolo oscuro della mia coscienza di uomo. Se questa cosa vi reca un qualsiasi disturbo, cestinate immediatamente il mio messaggio e scusatemi nuovamente.
Due settimane fa sono stato ad Auschwitz e a Birkenau, allungando così la lista dei miei pellegrinaggi laici (se posso esprimermi così) che mi hanno portato il 6 agosto del 2008 al Parco della Pace di Hiroshima per la cerimonia commemorativa della strage atomica del 1945, e alcuni anni addietro a Treblinka, a Dachau, ad Attign (in Bielorussia) e al cimitero Piskariov di Leningrado.
Quest'anno, passando per Cracovia e attraversando per la seconda volta la Polonia, io e mia moglie non abbiamo potuto fare a meno di deviare verso Auschwitz (Oswiencim per i Polacchi): ci sembrava di venir meno ad un dovere morale, come passare davanti alla tomba di una persona cara e non metterci un fiore.
Ma perchè regalarmi ogni volta una giornata di indicibile tristezza? C'è un fondo di masochismo nella mia psiche che mi spinge a rinnovare simili esperienze?
Non credo che sia questo! Penso invece al bisogno di rendere omaggio a migliaia di uomini e donne senza nome e senza volto che sono caduti vittime dell'ingiustizia e della barbarie. Penso anche al bisogno di "rimuovere la rimozione", la tendenza esistenziale a passare il cancellino sulla lavagna della memoria o, quantomeno, a sfumare il ricordo e la vergogna di appartenere al genere umano. E sì, perchè se qualche volta non si tocca con mano, diventa forte la tentazione di pensare: "Non è possibile! Non può essere vero!"
E le mie mani hanno toccato l'infame muro contro il quale sono stati fucilati migliaia di oppositori politici e di uomini generosi la cui unica colpa era stata quella di aver aiutato altri uomini perseguitati. Hanno toccato il muro di cemento armato della camera a gas, un bunker soffocante dal soffitto bassissimo e senza una finestra, senza un'apertura se non quelle dei forni crematori in cui venivano gettati i cadaveri per trrasformarli in fumo da scaricare attraverso il camino e in cenere da spargere nel fiume o per concimare i campi. Barbarie! Crudeltà! Ma anche la mancanza di qualsiasi rispetto per la persona umana!
Siamo passati davanti alla costruzione dove veniva stoccato il "ziklon B", il micidiale gas usato per eliminare oltre un milione di prigionieri. Siamo passati davanti a montagne di occhiali, di valigie, di protesi che testimoniano il maniacale senso dell'ordine con cui i nazisti conservavano con teutonico zelo gli oggetti delle persone mandate a morire. Ma ci ha agghiacciato il sangue più di ogni altra cosa quella montagna di scarpine da bambini di ogni età, da pochi mesi a pochi anni, che nel loro muto linguaggio sembrano ancora gridare vendetta contro un'azione che farebbe orrore anche alle belve più feroci.
Abbiamo visto Birkenau, il fango in cui "affogavano" oltre centomila prigionieri (la popolazione di Ancona) in uno spazio che è meno del nostro Quartiere Adriatico: anche per noi era un giorno di pioggia e non riuscirei proprio ad immaginare quei luoghi se illuminati dal sole. Abbiamo toccato le tavole dei letti a castello su cui erano ammassati i prigionieri come in alveari umani, e il filo spinato che cerchiava di morte quelle vite ormai quasi spente.
Cerco di immaginare il dolore, la sofferenza, gli stenti, ma soprattutto l'angoscia di quegli esseri umani, strappati ai loro cari ed ignari di un domani tenebroso e funesto.
E la mente torna a ripetere: com'è stato possibile? La cultura e la civiltà germanica, che hanno dato i natali a Kant e a Beethoven, per quale inconcepibile deviazione genetica hanno potuto partorire Hitler, Goebbels, Heickmann e gli altri? Ma soprattutto, perchè milioni di persone hanno potuto non vedere o addirittura approvare quella follia sanguinaria?
E tutte le nostre certezze oscillano paurosamente. La storia, l'economia, la politica, la psicologia delle masse non riescono a spiegare una simile insensatezza, mentre siamo consapevoli che il popolo tedesco non ha certo l'esclusiva di tali manifestazioni di ferocia, che, peraltro, nessun altro popolo ha saputo perseguire con eguale lucida determinazione.
L'ignoranza genera il pregiudizio, il pregiudizio la paura, la paura l'odio. Lo spirito del branco, comune a molte specie animali, si sublima nell'uomo al punto che egli potrebbe sacrificare la propria vita per un amico, ma non riconosce l'essenza umana in un estraneo, in un diverso e lo trasforma in un nemico da odiare, da combattere, da distruggere.
La guerra è l'effetto e al tempo stesso la causa di questo ciclo infernale. Essa cancella tutte le regole e ne esalta una sola: la legge del più forte. La guerra sospende l'umanità di chi non appartiene al branco, altrimenti come sarebbe possibile ucciderlo? La guerra è la cosa più assurda che l'uomo abbia mai inventato: usare la sua "divina" intelligenza per distruggere ed uccidere. Essa è la pianificazione della distruzione e dello sterminio ed è in grado di scatenare gli istinti più feroci.
Non ci sono guerre buone e guerre cattive, guerre giuste e guerre ingiuste: la guerra è sopraffazione e violenza. Non può mai essere giusta perchè punisce gli innocenti e premia sempre il più forte.
Io non posso esecrare Auschwitz e giustificare Hiroshima. Non posso maledire il terrorismo e benedire gli eserciti! La strage provocata da un kamikaze non è diversa da quella provocata dalle bombe di un B52. La guerra dei poveri non è peggiore della guerra dei ricchi. La guerra è guerra ed è sempre infame, qualunque sia l'arma usata.
E allora lanciamo ai nostri giovani questo messaggio educativo, perchè Auschwitz non debba ripetersi: la guerra è un modo inaccettabile per la soluzione delle controversie tra i popoli e tra gli Stati, come ci insegna l'art. 11 della nostra Costituzione; non è e non può essere un male necessario: è un male e basta. Su questo presupposto la soluzione di alcuni problemi internazionali diventa certamente più difficile, ma lo sviluppo etico e civile non conosce scorciatoie. Lavoriamo per un mondo retto da istituzioni rispettose dei diritti umani e dell'ordine democratico. Questo mi ha insegnato Auschwitz!
E' questa un'utopia? Può darsi. Ma esiste un'altra strada per regalare ai nostri giovani un briciolo di speranza in un futuro possibile?
Un caro saluto
Aldo
sabato 8 agosto 2009
FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 12 -
di Dario Petrolati
Rosetta – Cesare – Teresa - Andrea
Quando per caso o incontri preziosi ci si trova tra noi e si dice uno dei nomi
sopra detti subito capiamo di chi si parla e di cosa.
Rosetta,detta anche Rosina, è la Molinari che venne da Parma tanti anni or sono.
Cesare il marito era quel Milani, padovano di Padova.
Teresa è la Martini , maestra elementare a Padova Sud.
Andrea era il Redetti , medico della mutua, a cui mezza Padova ricorreva a tutte l'ore.
Da uomo sempre in moto aveva pure il tempo e lo trovò di mantenere la lontana promessa fatta a Teresa.
Senza rumore o storie varie un giorno si sposarono.
Rosetta quando va in una di quell'isole della laguna mi spedisce sempre cartoline ,immagini di tanti anni fa
Quando ritorna a Padova si siede accanto a me e mi racconta di quando assieme a Cesare andava di qua e di là, percorsi sempre identici che lei romantica ed infatuata del suo bel marito vedeva come ragazza quasi ed anche più sognatrice delle protagoniste dei libri che sempre lesse e tuttora
non smette.
Rosetta parla in perfetto italiano ed anche ora che si trova nella terza età ,sempre di rosso vestita, elegante ma sobria,racconta racconta, sempre di luoghi e persone.
Andò in America quando non si poteva,essendo ella comunista,conobbe persone che io vedo in copertine di libri,è stata Consigliere Regionale per molto anni,dirigente dell' U.D.I a livello nazionale, consigliere provinciale a Padova e molte volte in Comune ha Celebrato matrimoni con la fascia tricolore al posto del Sindaco e la gente da lei unita sempre racconta "come sapeva unire" Rosetta Molinari.
Per tanti anni partecipò a intese per la difesa delle donne e ideò battaglie sempre in prima fila in difesa dell'aborto e del divorzio.
Le imprese di Rosetta non finiscono mai anche ora i giovani la chiamano per un consiglio ,una iniziativa , sempre nella tutela dei laici anche ora la Padova che studia si rivolge a Lei che sempre disponibile col sorriso a tutte l'ore aiuta anche nelle sottoscrizioni per iniziative che ad altri parrebbero impossibili.
Sempre a piedi coi mezzi tacchi linda come fosse una borghese qualsiasi i Padovani dabbene la salutano come se fosse sempre " la Rosetta che può con garbo a tutto rimediare".
Porta l'età anagrafica come se avesse fatto un segreto patto.
Le figlie dottoresse da lontano la seguono chè la loro mamma non sa mai darsi una regolata e si dimentica l'età.
Ogni volta che passa e dopo avere raccontato le "novità"saluta con un abbraccio sbarazzino.
Eh. Rosetta Molinari non abbandona la Piazza.
Del suo Cesare ,quando ne parla,è come se fosse andato via per una missione politica e che tra poco tornerà. Mai malinconici discorsi si vede che ha visto e sa cosa è il mondo.
Dall'altra parte di Padova a sud verso il Bassanello ove sono le piscine che la Calligaris ben conosce avendoci passato mezza vita in allenamenti che non finivano mai,abita la maestra Teresa Martini coniugata Redetti.
E' una piccola casa in via Beccaria chè per ritrovarla ogni volta mi danno l'anima ,tanto è anonima e piccola la via.
Teresa conobbe Andrea in Campo di concentramento,fu meno fortunata della sua amica Tina Anselmi che riuscì invece a non farsi catturare.
Andrea seppure giovanissimo era già medico e Teresa che insegnava alle elementari statali si conobbero da prigionieri in campo tedesco e mentre si adopravano sempre per aiutare chi era meno coraggioso di loro due,forse la fede politica li aveva resi più sicuri,ebbero anche tempo d'innamorarsi e giurarsi amore eterno anche dopo la liberazione o la fuga.
Dopo travagli sacrifici e lutti arrivò il giorno che Andrea e Teresa si ritrovarono a Padova e non persero tempo nel mantenere il giuramento che da prigionieri si erano fatto.
Andrea riprese la professione di medico della mutua oltre che dei disagiati della Padova Sud e Teresa Martini Redetti riprese i libri e la strada che conduceva alla sua scuola elementare per insegnare ai bambini.
Libri , libri antichi e preziosi mi mostra Teresa che tiene nascosti anche sotto i camini perennemente spenti.
Mi vuol fare per forza il caffè,raccoglie l' Unità che ci dona esprime qualche brusco parere su questo momento e piano mi accompagna alla porta chè ha da fare.
Di Andrea Redetti partigiano valoroso,suo marito, poco mi parla mostra il grande quadro da cui è stata tratta copertina di un libro che racconta le gesta eroiche compiute in tempi ormai lontani.
Teresa scivola sempre sulla Costituzione , è innamorata immensamente della nostra "Costituzione della Repubblica".
Queste donne: Rosetta e Teresa tengono duro sperano anzi mi dicono che prima o poi ritorneremo ad avere lo spirito che pare scordato per strada.
p.s.
questo lo dedico a Giuliana.
con affetto.
dario.
mercoledì 5 agosto 2009
C’ERA UNA VOLTA LO SPORT
di Franco Giannini
domenica 2 agosto 2009
2 AGOSTO - LA STRAGE DI BOLOGNA
http://ilvignettista.blogspot.com/
di Franco Giannini