mercoledì 30 settembre 2009

QUANDO CULTURA EQUIVALE LAVORO


ovvero: Si potrebbe anche a Senigallia. Montpellier ci insegna


di Franco Giannini


“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Comincia così, con il suo primo articolo, la nostra Costituzione. E forse su quel verbo al presente sta l’errore. In una Italia, composta di italiani, che la storia nei tempi ci insegna, sempre certi solo a parole, un condizionale sarebbe stato più indicato. In una Italia di questi periodi burrascosi economicamente parlando, dove tutto il mondo è un paese, dove noi, almeno dicono e purtroppo ci crediamo, stiamo un pochino meglio degli altri, perché formiche risparmiatrici e non avvezze al rischio, il lavoro è il vero problema di tutto. E proprio perché il lavoro è il fondamento su cui si basa un paese che qui si deve puntare e non certo tamponare con la formula dell’attendismo della cassa integrazione. Cassa Integrazione che non tutti coloro che non lavorano hanno e che per cui nella sua miseria viene veduta da chi non l’ha come una chimera quasi il raggiungerla. Si parla di industria in crisi, di consumi in ribasso, di espatrio di capitali, di un Italia priva di ricchezze del sottosuolo, priva di forze energetiche e quindi succube di chi ciò possiede e che ci vende a caro prezzo per permetterci una sopravvivenza industriale. Io ho sempre ritenuto, invece, che da sempre, gli italiani fossero cittadini privilegiati del mondo, che vivessero in un Eden senza saperlo. Questa mia tesi è stata suffragata domenica 27 settembre dalla trasmissione su Rai Tre di Domenico Iannone “Presa Diretta” titolata, e questo di già la dice lunga, “Oro Buttato” . http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f10cea7e-5374-4f4a-9cde-01cedee93c5a.html?p=0
Dicevo poc’anzi che l’Italia non ha risorse nel sottosuolo, ma dicevo una grossa bestialità seppur non lo credo. Il sottosuolo e le profondità marine italiane custodiscono una vera miniera di diamanti, con tutti i suoi reperti archeologi custoditi gelosamente. E gli unici che ne hanno saputo quantificare il valore, come sempre non sono i nostri politici, sempre affaccendati in altri problemi, ma i “tombaroli” che se non sono persone affidabili, almeno dietro guadagni, salvaguardano pezzi pregiati della nostra storia a chi sa godere della loro bellezza. Non mi si venga a dire che dilapidano, così facendo, i Beni Culturali del paese, perché poi ne spiegherò il motivo. Non dovremmo far altro che costruire una Repubblica fondata su questo tipo di lavoro: scavi di archeologia, restauro, musei, cultura, industria del turismo e quanto altro ad essi collegati. Invece è emerso dall’inchiesta di Iannone solo enormi sprechi, menefreghismo, i soliti intrallazzi politici: La Reggia di Caserta con i suoi viali pieni di buche, i suoi giardini senza alcuna cura lasciati prigionieri di erbaglie incolte, nella Baia di Napoli un museo archeologico tenuto aperto per solo 9 giorni in un anno (no, non è un errore…solo per 9 giorni l’anno!), a Pozzuoli la Piscina Mirabilis http://www.ulixes.it/italiano/i_pg01.html?http://www.ulixes.it/italiano/i_pg02afr06a.html
lasciata in custodia ad una signora ultra settantenne che la apre solo su “ordinazione” e che però ha una reperibilità ubicata solo nella sua abitazione e che il visitatore deve cercarsi. Pubblicità scarsa, ma fatta su costosi-preziosi volumi (vorrei vedere chi sono gli editori!!) stampati a spese di chi?, ma poi mal distribuiti e a sua volta malamente pubblicizzati. Inesistenza di (ne sono solo 4 in tutto!!!) restauratori, archeologi catalogatori che lavorano a progetto, immersi in un precariato sostenuto solo dalla loro passione e volontà. Altro che le battute strumentalizzate e lillipuziane di Bunetta. Scuole di Restauro chiuse da anni. Decine di migliaia di casse, contenenti oltre 300 pezzi ciascuna, con reperti lasciati marcire nei depositi, senza catalogazione e senza sapere quindi neppure il loro valore (Ecco il perché non assolvo i tombaroli, ma in parte li giustifico) . E questo è solo la punta di un iceberg emerso solamente da una inchiesta che riguardava una piccola fetta dello spaccato italiano: Campania. Negli altri paesi fuori dei nostri confini, che nulla o poco hanno, quell’esigue materiale viene valutato come oro e curato in modo diametralmente opposto a quello nostro e gli inviati di questo documentario portavano ad esempio la cittadina di Montpellier http://www.saintclub.it/Montpellier/guida/1996/museo/Fabre un paesino francese che utilizzando le sue limitate ricchezze artistiche, in questo modo ha incrementato turismo e posti di lavoro.
E sulla base di tutto questo, vorrei agganciare il discorso teorico con quello pratico applicandolo alla nostra Senigallia. Era il 24 di febbraio del 2008, quando usando lo spazio che un blog senigalliese mi aveva concesso http://lapiagadivelluto.splinder.com/post/16077900#comment scrivevo una lettera aperta all’assessore Velia Papa, che evidentemente non è giunta a destinazione, suggerendole l’iniziativa di creare un sito archeologico dove ospitare mostre o dove creare posti di restauro di un capitale archeologico che il Sig. Maurizio Landolfi, Funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, studioso dei Piceni, composto da oltre 3000 reperti, non sapeva dove più mettere e come restaurare. Io avevo suggerito come espositore la Rotonda, altri avevano suggerito Palazzo Gherardi, poi successivamente si è liberato l’Hotel Marche. Ora non mi rivolgo specificatamente più a nessuno, perché politicamente siamo in fase di smobilitazione ed in odore di nuove elezioni per il rinnovo della Giunta e gli interessi sono diversi da questi. Però ritengo che per chi si sente in odore di “santità”, per chi sta preparando il suo “Programma” forse dovrebbe leggere, modificare quanto vuole e ritenga opportuno, ed inserirvi la valorizzazione della vera cultura, con la creazione di una mini scuola di restauro, di un museo archeologico da allargare continuamente con i pezzi restaurati, facendo in modo così di creare nuovi posti di lavoro, con il risultato di incentivare il turismo. Si ricaverebbe anche l’utilizzo di qualcuno di quei monolocali di cui tutti parlano non bene e che ora sono utilizzati speculativamente solo 60 giorni all’anno esentasse. Un suggerimento ancora: nulla si fa logicamente gratis, ed il creare quanto sopra illustrato, aiutando magari strutture archeologiche, ma chiedendo come contropartita, raduni, congressi, studi, con cadenze fisse annuali, di studiosi, Archeologi internazionali o di attività correlate. Ritengo che alberghi e ristoranti in primis ne potrebbero solo che beneficiare. Forse sarà solo utopia la mia, ma credo che possa avere la stessa valenza utopica di chi pensa che il turismo si sviluppi solo con alberghi a 5 stelle, circondati dal nulla e quindi poi occupati da chi ?

mercoledì 23 settembre 2009

PANE NOSTRUM... O PANE LORO ???






























































Nuova indagine congiunta di Una Vacanza Dimenticabile e Franco Giannini sull’ultimo grande evento estivo cittadino.


Fine settimana appena passato. Era meglio andare a fare un giro in Piazza del Duca o in gioielleria?
E’ questa la domanda-chiave che potrebbe introdurre l’argomento.
Anche quest’anno infatti si è tenuto Pane Nostrum, classica manifestazione di fine estate dedicata all’arte bianca. Sulla tematica dell’evento assolutamente nulla da dire. Anzi, si potrebbe elogiare pure la scelta del periodo, ottimo per indicare l’arrivo dell’autunno e la riscoperta di prodotti caldi appena fatti, lasciando angurie, meloni e gelati alle spalle.
Come al solito però c’è qualcosa che stona in tutte le iniziative senigalliesi. Si tratta dell’aspetto meramente commerciale che accomuna ogni festa cittadina. Prezzi alle stelle e nulla di accattivante.
Nonostante le segnalazioni, le raccomandazioni, gli inviti, le critiche costruttive sollevate in largo anticipo da cittadini e personaggi noti, pare che anche questa volta siano rimaste del tutto inascoltate.
Esaminiamo comunque al dettaglio l’evento.
Inizia la manifestazione alle ore diciotto di Giovedì 17 Settembre con il taglio del nastro delle autorità. Chi non ha fatto attenzione agli orari si è ritrovato in piazza di mattina credendo che fosse già tutto operativo. In realtà alle ore dodici altro non v’era che un cantiere aperto con operai che attaccavano persino il programma con i chiodi. Sarebbe stato più opportuno iniziare dal mattino magari anche del giorno seguente.
Nell’euforia generale degli amministratori giunti per l’inaugurazione si sono registrate varie dichiarazioni: “Pane Nostrum conclude con onore la nostra stagione turistica" (Angeloni); “Una stagione turistica densa e produttiva, in controtendenza con la crisi che stiamo vivendo (…) Una stagione turistica ben avviata (…) Una manifestazione intelligente che riesce ad unire, non solo metaforicamente, sapori, cultura, arte e tradizioni di questo territorio (…) In un momento di crisi che coinvolge tutti i settori, il turismo è l'unico che ha margini di crescita e Senigallia, con i suoi dati in costante aumento negli ultimi anni ne è la riprova ed è dalla spiaggia di velluto che le Marche devono prendere esempio” (Solazzi – Ass.Reg.Turismo); “Non poteva essere altrimenti, ero certo già dalla prima edizione che con il tempo avrebbe acquistato un successo internazionale" (Guzzonato). Il sindaco di Nicolosi (CT) invece scambia uno pseudo-gemellaggio per la fiera del turismo e tenta di promuovere ampliamente la propria cittadina.
Durante le nostre visite abbiamo notato una ventina di stands di varia natura neppure troppo attinenti. Solo pochissimi infatti erano dedicati direttamente al protagonista. Tre li abbiamo definiti “del nulla”…uno con hostess e stewards di Ostra che reclamizzavano la città, altri due in piazza Manni di cui uno relativo a qualche cosa sul risparmio energetico. Allora sarebbe stato meglio proporre dei punti con macchinari per fare il pane, o per esempio, un museo sulla impastatura con vecchie foto e vecchi strumenti relativi al forno. Ma non finisce qui. C’è stata anche la vaga sensazione che la maggior parte degli stands fossero presenti più per tappare il vuoto e racimolare denari per il suolo pubblico che per il tema stesso.
E questo potremmo definirlo solo l’inizio.
L’attore principale doveva essere il pane concepito come alimento popolare. Il pane nostrum, quello che già oggi si fa fatica a comprare senza tanti "intrugli", quello uso famiglia, con la pezzatura grossa, quello che una volta era un alimento povero che serviva a tamponare i voraci stomaci, è ben distante da quello pubblicizzato che serve invece a solleticare maggiormente quella moda del pane alla Verdone...”famolo strano”, che ci vogliono poi far passare per tradizionale. A questo punto non s’intende neppure questa grande invasione di biscotti, dolcetti o addirittura companatico sotto forma di formaggi, salumi, olio, marmellate e persino miele e vini. Sembra che ogni evento del centro debba per forza trasformarsi sempre in una fiera dell’artigianato.
Ma la nota dolente arriva con la commercializzazione sulla piazza dietro il laboratorio all’aperto. Un bancone lungo una ventina di metri, tanti prodotti da forno di nicchia, belle commesse, quattro casse con i registratori fiscali, ma…nessuna bilancia. Sin da piccoli ci hanno insegnato nei primi anni di scuola che il pane, la frutta, la verdura, la carne possono essere venduti solamente per misurazione del peso dal momento che non si generano tutti uguali. A Pane Nostrum di Senigallia invece si può. Ecco allora una pizza al formaggio “piccola” che costa sette Euro ed una “grande” che ne costa dieci. Ecco panini alle olive del diametro di sei-sette centimetri a settanta centesimi l’uno. Ecco minuscoli maritozzi venduti esclusivamente in coppia a un Euro e cinquanta centesimi. La vendita al pezzo singolo era vietata. Insomma chi ha acquistato qualcosa ed ha voluto vederci chiaro, è stato costretto a fare la prova del nove a casa, con la bilancia della propria cucina. Sperando con ansia di non essere stato derubato. E se i prezzi e le modalità di vendita sono del tutto discutibili, è forse facile anche risalire agli organizzatori di questa trovata a giudicare dai bigliettini accanto ai prodotti con i nomi di quasi tutte le più rinomate panetterie senigalliesi e provinciali. Se la regola è quella di vendere due pasticcini solo in coppia evidentemente qualcuno l’avrà decisa a tavolino per ovvii motivi di convenienza. Naturalmente risulta alquanto strano che la miriade di istituzioni che di solito patrocinano questi eventi non si pongano mai dei dubbi su certe “maniere”.
Assai rare le opportunità gratuite e le degustazioni. Qualche assaggio c’era pure allo stand distaccato di due forni cittadini, ma nulla di che. In tutto il resto della manifestazione…vietato toccare. Per lo meno durante le nostre visite in vari momenti delle giornate non abbiamo incontrato alcuna offerta.
Il successo della manifestazione appare dunque leggermente dubbioso. Da più parti sulla stampa è stata sventolata l’internazionalizzazione della festa e nelle ultimissime ore persino un boom di visitatori (dichiarate oltre quarantamila presenze). Parlare di risonanza internazionale francamente sembra piuttosto azzardato. Non che non ci fossero Francia, Germania e Inghilterra, ma rappresentavano con le loro città proprio quello che potevano fare: un semplice gemellaggio. Strano pure questo record di partecipanti. In vari momenti delle giornate di venerdì e sabato abbiamo potuto intravedere solo poche decine di persone.
Lo stand più affollato era (le foto lo dimostrano) quello dove non si vendeva nulla, si spiegava e si insegnava ai bambini e non solo a farsi il pane da se in modo elementare fatto di teoria, storia ed infine con la pratica. Non abbiamo visitato invece i corsi per adulti.

Un’altra festa cittadina purtroppo lontana dalla popolarità e dall’interesse pubblico che merita senz’altro più attenzione.
Intanto per onor di cronaca le quotazioni del grano calano di parecchio ma pane e pasta aumentano. Nell’euforia delle manifestazioni, si sa, non è una notizia interessante.


Fonti:
-stampa on-line
-indagine sul posto
-interviste varie

Fotografie: eFfeGi

domenica 20 settembre 2009

UNA STANDING OVATION PER “FORZA VENITE GENTE”





































Tutte le foto sono state gentilmente concesse dalla Sig.na FRANCESCA BERARDI

di Franco Giannini

Alla Fenice, non poteva terminare che così.

Al termine di uno spettacolo ci si chiede sempre quali siano stati gli ingredienti che hanno permesso il successo di tale rappresentazione e normalmente ci si sofferma sulla validità recitativa degli attori, sulla qualità delle musiche, sulla dinamica dei balletti, sulla suggestività delle scene e così via. Ma credo che nel caso del musical “Forza Venite Gente” siano intervenuti altri fattori, che Francesca Berardi, che nel musical interpretava il personaggio di Santa Chiara, in un suo articolo di qualche tempo fa redatto per il giornale della pastorale giovanile e che mi ha concesso di riportare, tra l’altro così descriveva:” Dentro a questo musical c’è l’impegno di mesi: quest’anno, infatti, siamo partiti a Gennaio perché tutto verrà fatto dal vivo così è stato possibile coinvolgere più persone con le abilità più diverse (musica, canto, ballo, recitazione, scenografia, costumi), non è stato e non sarà facile ma l soddisfazione di vedere così tante persone che si impegnano da tempo tutte insieme per costruire qualcosa di bello, vedere amicizie che in questi mesi nascono e si consolidano, vedere l’affiatamento che cresce giorno dopo giorno, i piccoli progressi, la voglia di fare, di dire, di pensare a qualcosa che ci porta sempre un po’ più in là, un po’ più in alto…bè tutto questo ripaga ogni fatica. I giovani sono tanti, ma è splendido vedere che quest’anno c’è la disponibilità anche di tanti adulti, professionisti, coreografe, attori, sarte che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie energie nell’assoluta gratuità ed altruismo, che ci aiutano e ci spingono a fare bene, che fanno tanto e lo fanno con gioia... ed è ancora più splendido vedere sempre più volti, volti che tornano, volti che rimangono negli anni e volti nuovi, bellissimi, che con umiltà ed impegno si dedicano a tutto questo, volti giovanissimi e persino volti di chi viene da fuori e affronta tanti chilometri per scoprire che…tra un passo di danza e una canzone, tra una nota stonata e una risata nasce qualcosa di inspiegabilmente bello.”
Credo che il segreto del successo di questo lavoro, sia basato proprio sulle parole che il cuore ha dettato a Francesca. Del resto non poteva che essere così visto il ruolo da lei interpretato magistralmente sia come interpretazione ma ancor più con la sua voce cristallina e melodiosa. Logicamente però ai fini dello spettacolo, l’attenzione si sofferma sempre sui personaggi principali che se si prendono i meriti spesso sono soggetti anche a dure critiche. Ma questo non è avvenuto nel nostro caso.
Ed ecco allora che il San Francesco (alias Emanuele Piazzai) non è risultato da meno di Santa Chiara, sia per l’impostazione della voce sia per quella di ballerino già esperto.
Ma i due attori principali Bernardone (Davide Nataloni) e Cenciosa (Maria Savini) si sono superati, tanto è vero che più volte, nella loro recitazione di monologhi o dialoghi, hanno strappato al pubblico applausi a scena aperta. Eccezionali la tempistica e la sua durata intercalata tra il parlato, gestualità e silenzi.
Le coreografie costruite e dirette dal binomio Gresta-Sensini sono risultate impeccabili sia come esecuzione, sia come scelte dei quadri. Splendida esecuzione, per le difficoltà che comportava, quella con le pile emananti fasci di luce nell’oscurità quasi totale della sala. Fasci di luce che accentuano maggiormente allo spettatore gli eventuali “fuori tempo” dei ballerini. Cosa però non verificatasi. Come bella e spettacolare la rimembranza alla ginnastica-danza ritmica, con l’intervento della ballerina con la corda. La distribuzione delle “fumate-nebbiose” mista al sapiente gioco di luci, hanno creato inoltre, dei quadri sublimi e suggestivi nei momenti di maggior misticità. Il coro e l’orchestra, si sono amalgamati perfettamente, senza creare quelle sovrapposizioni di una sull’altra, che finiscono per non farne apprezzare né il canto né la musica. Anche i costumi, nella loro forzata semplicità, per il ruolo povero che dovevano disegnare sui corpi dei loro indossatori, non sono passati inosservati con la loro realtà.
I fili di tutto tirati sapientemente ed impeccabilmente dalla romana-marchigiana Simona Sensini.
Quando avevo chiesto ai ragazzi, durante le prove, se ci fossero stati problemi nel corso del recital alla Rocca, all’unisono mi avevano risposto:” Nessuno…o meglio un piccolo problema con un microfono.”
Ecco lo stesso problema si è avuto all’inizio con la presentazione dello spettacolo con la voce fuori campo…l’unico piccolo neo, ma sempre e solo di natura tecnica.

Però a scenario chiuso, a luci spente, mi viene da chiedere, e la domanda la faccio al “Deus ex machina” della Pastorale, non sotto forma di rimbrotto, ma quasi di supplica :” Don Andrea Franceschini, ma veramente vogliamo di già archiviare tutto ? Non le sembra che tutte le sinergie spese fin qui, così facendo, resterebbero insufficientemente utilizzate ? Non crede che si potrebbero ancora utilizzare per soddisfare il piacere di portare l’insegnamento della parola di San Francesco in altre sedi nel circondario di Senigallia? Che ne direbbe, ad esempio, di portarla a Corinaldo, Arcevia o che so io. Ci vogliamo pensare un po’, prima del "rompete le righe" e porre in cantiere qualche altro progetto? Comunque e non devo certo dirglielo io, ha un vero patrimonio umano tra le proprie mani, da “sfruttare” (nel senso migliore della parola) e a lei va il merito di averlo saputo creare, coordinare e tenerlo unito. Complimenti di vero cuore.”

mercoledì 16 settembre 2009

“FORZA VENITE GENTE” ALLA FENICE…


































































di Franco Giannini



Prima di tediare eventuali lettori che dovessero imbattersi su questo pezzo, lasciando la lettura a metà e nel considerare che la pubblicità è l’anima del commercio, con questo timore, voglio subito evidenziare e consigliare di leggere la cosa più importante di tutto quanto poi seguirà: Venerdì 18 c.m. Alle ore 18,15 al Teatro LA FENICE di Senigallia, i ragazzi di “DESTATE LA FESTA”, si riproporranno, dopo lo strepitoso successo avuto alla Rocca di Senigallia, nella replica di “FORZA VENITE GENTE”.
Il titolo è già di per se un invito, che sarebbe da considerare come una vera occasione perduta, qualora esso cadesse nel vuoto. Vi perdereste due ore di sano spettacolo !!
Il musical originale nasce nel 1981 per la regia e sceneggiatura di Paolicelli-Castellacci. Il musical narra la vita di San Francesco, vista dagli occhi del di lui padre, con tutti i dubbi e gli scontri generazionali che si possono incontrare tra un padre ed un figlio. Una storia di ieri valida anche ai giorni nostri. Ma il tutto, attenzione, è posto in chiave allegra, con l’inserimento, come i musical ci insegnano, di balli e canti, oltre alle solite parti recitate con piglio professionale.
Attori, cantanti, ballerini, costumisti, sceneggiatori, tutti provenienti dalla ormai affermata e datata compagnia dei Ragazzi di Destate la Festa, uniti e controllati nel loro dirompente entusiasmo (un pompiere è sempre bene che ci sia per riportare alla realtà) da Don Andrea Franceschini della Pastorale Giovanile di Senigallia. E questi i loro nomi con il personaggio da loro rappresentato, con la speranza di non averne dimenticato qualcuno: Emanuele Piazzai (S. Francesco), Francesca Berardi (S. Chiara), Davide Nataloni (Bernardone), Maria Savini (Cenciosa), Francesco Piazzai (Diavolo), Rodolfo Papini ( Frate Lupo), Giorgia Giacomini (Sorella Provvidenza), Irene Piazzai (Sorella Povertà), Eleonora Giovanotti (Angelo Biondo), Sofia Lucchetti (Luna), Giada Mancinelli (Sole), Marco Belogi (Frate Leone), Pierluigi Piaggesi (Capo Cavaliere), Roberto Tarsi (Amico di S. Francesco). Da non tralasciare lo spettacolo dentro lo spettacolo per l’inserimento anche di sbandieratori. Costumi e scenografie tutte fatte in casa.
Sarebbe quasi superfluo il dirlo, ma preferisco farlo, vista che la tecnologia di oggi induce a volte a barare, che la musica sarà suonata completamente dal vivo dall’orchestra composta da 14 elementi per la direzione e con gli arrangiamenti di un ventenne: DAVIDE CAPRARI. I cori e le voci soliste saranno invece diretti da CATERINA MANCINELLI, mentre la recitazione e la responsabilità dei dialoghi, cadranno tutte sulle spalle di DAVID BERARDI. Per le coreografie, andiamo sul tranquillo: tre nomi si affiancano dividendosi più che le responsabilità, il piacere degli applausi a scena aperta, che sicuramente non mancheranno, rammentando il successo già avuto alla Rocca: SIMONA SENSINILUISANNA GRESTASIMONA BRECCIAROLI.
Ho lasciato per ultimo il menzionare questo nome, non perché ultima in valore, ma anzi forse proprio per darle un più ampio risalto a chi è e resta il “padre-organizzatore dello spettacolo”, colui e nel nostro caso colei, che può esaltare o meno un’opera con il suo lavoro fatto di attenzione, sensibilità, ricerca della perfezione: la regista, che nel nostro caso è romana e risponde al nome di SIMONA SENSINI.
Onde evitare che qualcuno pensi che il mio sia un ottimismo facilmente trasferibile su carta, ma poi la realtà è tutt’altra cosa, posso solo dire che la mia sicurezza sulla bontà di quello che sarà l’esito finale, nasce innanzi tutto dall’inconfutabile successo avuto nella precedente presentazione e per il fatto che ho seguito da vicino le varie prove che si sono susseguite in questi giorni e che cesseranno qualche ora prima dello spettacolo.
Con tutta sincerità, quando ho assistito alle ultime prove, a cui mi aveva invitato la Luisanna, all’inizio sono rimasto un po’ scioccato, per la confusione che ivi regnava. Ero circondato da indumenti, scarpe, scarpette, bottigliette d’acqua, fresche risate e tanta, tanta carica emotiva. Riuscivo ad udire solo la Luisanna con i suoi continui conteggi "... e 1... e 2..." e così fino a "...e 8..." ed ancora seguiti dall’instancabile cantilenare del seguire i vari passi con il suo “COSI’…COSI’…COSI’…”. Poi la musica ed il coro si sono introdotti nelle prove e lo spettacolo ha iniziato a prendere forma e vita. Ed è allora che anch' io ho ripreso a respirare più regolarmente ed mi sono di nuovo appropriato di quella sicurezza che per un po’ mi aveva abbandonato ed ho pensato che da quei due posti riservatemi dalla Luisanna, mi goderò certamente e nuovamente un gran bello spettacolo. Ai lettori ancora due inviti, legati tra loro: uno il venire a vedere “FORZA VENITE GENTE” ed uno, se ci riuscite, a contestarmi la veridicità della valenza dello spettacolo in toto e su quella più specifica dei vari componenti del cast.


Le foto in costume sono state fornite dagli amici di "Destate la Festa" nella rappresentazione di quest'estate alla Rocca.


Le foto in abiti civili sono invece di EFFEGI e sono quelle delle prove fatte alla Fenice

martedì 15 settembre 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n.17 -




di Dario Petrolati
PROPINQUA LIBERTAS di Luce Fabbri

Prima di tentare la presentazione di questo libriccino di appena 63 pagine ho da ringraziare alcune persone senza l' aiuto e la generosità delle quali mai avrei saputo alcuna "cosa" sia dell' autrice come poetessa che politica nell' anima sin da prima di nascere. Il libro è stato edito a cura di Giampiero Landi responsabile della Biblioteca Franco Serantini che a sue spese, tanta e solo passione, coinvolse la moglie ed altri amici nella traduzione dal castigliano all 'italiano delle poesie che Luce Fabbri scriveva negli ultimi anni di sua vita. Per poter avere la mia copia personale, dopo aver contattato la Biblioteca Serantini, ebbi la fortuna unica di parlare per ben due volte con la compagna di Landi, la quale mi fissò appuntamenti per la sera dopo le 19 affinchè io direttamente potessi esprimere direttamente le mie esigenze. La Signora, di origine cubana, fu di una gentilezza strana, enorme, ma si sentiva o forse fu solo mia impressione, che quasi temeva le ponessi domande anche su Cuba. Erano in giro come al solito dicerie anticastriste e percepii attraverso la voce della Signora, quasi il desiderio che non le chiedessi della Sua Isola, che ancora aveva nell' anima e in mente. Dopo due o tre volte, all' ora convenuta, riuscii a parlare con Landi in persona che io affatto conoscevo, lo stesso però sapeva del mio impegno e mi promise il dono che poi subito arrivò. Attraverso la sua rara onesta voce capii allora che tutta la organizzazione era sulle sue spalle, così come la sede legale in casa sua, le spese delle bollette della luce e le più varie cose chè essendo una onlus e l' anima e la cultura anarchica illuminata, tutto spaziava dalla sua persona fisica sino agli archivi ed i centri culturali ora sparsi per l' Italia. Ma se non erro era del libro di Luce Fabbri che mi ero assunto l' impegno ed allora mi accorgo di avere divagato troppo per cercare di raccontare il mondo e la cultura che questa Donna sprigionò ovunque visse, sempre fuggiasca per motivi politici. E' stata la dittatura fascista in Italia e nei Paesi ove insegnò la democrazia oltre la lingua italiana, sempre a perseguitarla chè il sapere od anche il cercare di conoscere alle dittature sempre è invaso. I versi della Luce Fabbri rispecchiano l' anima anche leopardiana che aveva assorbito nelle sue lunghe letture ed anche attraverso scambi di conoscenze personali come i marchigiani esuli Morpurgo e l' Ottorino Manni che sebbene fosse sempre avvolto in atroci dolori mai si piegò e sempre sino alla fine dei suoi giorni, cercò nella verità laica antiborghese, una risposta che ben sapeva darsi, ma convincere, spiegare contro l' arroganza era altra cosa. Pare quasi una favola la vita dura e sicura che condusse questa Donna colta che non morì violentemente, ma perchè a sempre dare, sfinì il suo corpo e nessun dio le andò incontro che pare quasi la parola anarchia sia stata maledetta tanto con preghiere da far credere che dire anarchico significa essere violento e peggio. La punteggiatura capovolta all' inizio di alcuni versi mi fece pensare dapprima ad errori di stampa, poi con un poco di umiltà dovuta, seppi che invece significa rafforzare l' espressione. Insomma è stato l' avvicinarmi a Propinqua Libertas, a Giampiero Landi, agli Archivi dei Centri Culturali Franco Serantini, un tornare agli anni della grande confusione del '68 in Italia, eppoi alle tante guerre e rivoluzioni soffocate nel mondo dai prepotenti, chè poi la colpa sempre ricadde sugli anarchici scalpellini che volevano anche imparare a leggere. L'emozione e la gratitudine che ho sentito nel toccare queste appena 63 pagine mi fa anche capire che il cammino, il sogno verso un mondo migliore sarà sempre utopia(anarchia) e la musica stonata che assorda come droghe pesanti forse vincerà per sempre. Ho preso l'impegno, sia con Landi che con la Biblioteca Franco Serantini di Pisa, di ricevere per amici che intendono, qualchevolumetto chè al momento non esiste alcuna copia manco a pagarla oro. Aspetto fiducioso da Pisa una risposta, chè perdersi il libro di cui ho tentato dire le emozioni ed i perchè sarebbe sfortuna ladra. Dippoi vedremo come spartirci da bravi cristi ciò che la fortuna ci riserverà.

domenica 13 settembre 2009

AL 4° “VEDOVELLI”. QUESTE LE MIE IMPRESSIONI.








di Franco Giannini
Anche il 4° concorso di Poesia intitolato a “Cesare Vedovelli” deve intendersi archiviato e annoverato nell’album dei ricordi, come un’ altra edizione estremamente posistiva, sia per la quantità di opere pervenute che per la loro qualità. Il concorso articolato su tre sezioni, Speciale Ragazzi, Dialetto e Lingua Italiana, ha visto finalisti 10 concorrenti per ciascuna categoria.
Questi i vincitori di ogni sezione:
Ragazzi: Tocco d’artista (di Tommaso Tinti)
Dialetto: Fonte Funtecchie (di Floredana De Felicibus)
Lingua Italiana: Le mie Stagioni (di Antonietta Calcina)
Per vedere tutta la classifica dei dieci finalisti di ogni categoria
http://www.aclisansilvestro.it/pagine/08%20concorso%20poesie.html
Non sono stati assegnati, perché del resto non erano in palio, altri due premi che non sarebbero stati però fuori luogo averli inseriti. Uno da destinarsi a l’ Organizzazione che si è fatta carico di tutta questa mole di lavoro, sempre diretta dall’infaticabile Anna Maria Bernardini e l’altro, di maggior valore, a quell’insegnante della V° classe della Scuola Primaria “Madre Teresa di Calcutta” di Montelupone, che da due anni sta portando avanti un progetto-programma di studio della poesia tra tutti i suoi alunni. E visti i risultati ottenuti fin qui, fa ben sperare nel proseguo dell’iniziativa e fa piacere, ogni tanto, poter esaltare quanto di “buono” avviene nella nostra Scuola.
Dopo gli immancabili saluti dell’ Amministrazione per bocca degli Assessori Giacomelli e Mangialardi, uno dei giurati, il sig. Maddamma ha voluto rivolgere un gentile pensiero ad una grande donna, esperta in letteratura americana ed anch’essa valente poetessa che da poco ci ha lasciato: Fernanda Pivano. Ed era a quel punto che invitava sul palco un’altra delle giurate, la sig.na Valeria Bellagamba, perchè ci leggesse una delle poesie tradotte dalla poetessa scomparsa dal titolo originale “Song”, Canzone.
Camilla Marcantoni e Alessandro Cicconi Massi, mettevano tutta la loro passione, esperienza e capacità, in questo recital-declamatorio delle 30 composizioni finaliste, accompagnati dal sottofondo musicale di una chitarra discreta che creava la suggestiva ambientazione ad ogni opera.
Quindi, tutto bene, tutto bello, ma che critico uno sarebbe se uno non riuscisse a trovare almeno un piccolo difetto ? Non che questo sia obbligatorio per chi scrive, ma il trovare cose che non vanno, lo sparlare, fa crescere l’audience. Molto probabilmente o sono sfortunato o sono incapace di creare questo tipo di attrazione. Lo ammetto, non sono riuscito a trovare nulla che facesse al mio caso, se non un motivo di riflessione, che mi porta non ad una critica, bensì a porre più sotto forma di suggerimento per gli anni a venire. Appena sono state lette le classifiche, con tutta sincerità, non mi sono trovato concorde con i giudizi formulati dalla giuria. Però si sa che quando il giudizio si basa su dati non matematici come quelli di misure, tempi, pesi, ecc., ma da semplici valutazioni personali, è sempre difficile far combaciare le sensazioni di più persone. Non soddisfatto, allora ho chiesto alla Bernardini se mi poteva fornire le copie dattiloscritte delle poesie, onde rileggermele con più tranquillità. Da questa lettura ho potuto ricredermi, almeno in parte, sul giudizio emesso dalla giuria, ma sopra tutto sull’utilità suggerita da mia moglie che con quel senso della praticità delle donne, aveva suggerito, poco prima alla Bernardini, di consegnare il prossimo anno, all’ingresso, le fotocopie dei lavori finalisti. Onde seguire oltre che la recitazione dei dicitori, anche l’opera attraverso lo scritto. Credo poi che anche un qualche ritocco necessiterebbe alla sezione del dialettale, perché il recitare in vernacolo e poi tradurre in italiano, mi sembra sminuisca ogni tale valore. E’ come bere un bicchiere di buon vino DOC, allungandolo con l’acqua. Racchiuso nel vernacolo c’è tutta la storia locale, che si deve comprendere in ogni vocabolo usato, e spesso ci si sofferma a giudicare se quel vocabolo è stato usato nel modo giusto o è stato italianizzato. Tradurre serve solo a far comprendere il contenuto…ma a quel punto a che serve, tanto varrebbe costruire la poesia in italiano. Allora che fare ? Onestamente non lo so neppure io, se dovessi esprimere una mia sensazione a caldo, direi restringiamo le frontiere, facciamo rientrare in questa sezione solo dialetti della nostra regione. Non certo per motivi campanilistici, ma per una facilitazione di comprensibilità.
Intoccabile, anche se tutto è migliorabile, la sezione Ragazzi: con i suoi contenuti sempre puliti, sinceri, ingenui, privi di retorica, che solo i ragazzi, ancora bambini, sanno esternare.
Arrivederci al prossimo anno.

lunedì 7 settembre 2009

RATTI COME "RONDA DELLE PESCHE" ?

Foto: eFfeGi. Le 4 pesche, di giorno e senza ratti.
di Franco Giannini
Immagino che quando il 27 agosto pubblicai il post "Alla punta del Molo : Ratti ? O Gatti?", in molti avranno storto il naso e sorriso ironicamente. E magari, chi doveva prendere provvedimenti, avrà sospirato con aria di sufficienza e si sarà sentito sollevato pronunciando le fatidiche parole di sempre: "il solito rompic....ni che non ha nulla da fare".
Forse, e spero proprio di sbagliare, augurandomi, anzi, che dei provvedimenti siano stati presi per l' occasione evitando così che anche Senigallia non abbia a comparire nelle pagine dei giornali nazionali, come invece accaduto per la città di Catania. Infatti venerdì 4 c.m. era riportato sulla pagina delle brevi notizie curiosità, che alcuni pescatori dilettanti catanesi, mi sembra fossero in tre, che stavano pescando sugli scogli del lungomare Belliniano, sono stati aggrediti da un gruppo, non di malintenzionati bensì da quello di una decina di ratti. Si ratti !! E quello che è più ancora allucinante è che solo dopo l' intervento dei Vigili del Fuoco, via mare ben inteso, muniti di idranti, sono riusciti, non senza difficoltà, ad allontanare questi animali, ed a recuperare i malcapitati portandoli "in salvo" sul loro gommone, quasi in stato di shock per lo spavento preso.
Io con tutta sincerità, non ho corso questo rischio. Mi hanno corso si tra i piedi, ma senza spavento (loro! io un po' sicuramente!) e non mi hanno mostrato la dentatura, ma forse solo per il fatto che era il 23 (un buon numero) o forse perché cadeva di domenica (festivo anche per loro), o forse perché erano in vacanza. Comunque, scherzi a parte, a Catania il comune ha preso un immediato provvedimento di derattizzazione...se non fatto ancora, non sarebbe un provvedimento da scimmiottare?

venerdì 4 settembre 2009

VIA CAMPO BOARIO : AVANTI PIANO...QUASI INDIETRO !









































di Franco Giannini

Era il 24 Luglio, quando sia su questo mio blog, che sul giornale on line VS (in data 27 luglio) http://www.viveresenigallia.it/?page=articolo&articolo_id=208027 postavo un articolo con il titolo: "LA SENIGALLIA DEI FIGLI E FIGLIASTRI" descrivente la situazione di precaria decenza degli spazi limitrofi a via Campo Boario. Ero più che certo che, dati gli impegni estivi in cui "la Senigallia che Può", incontrava in quei giorni, l'appello sarebbe caduto nel vuoto. Comunque sono sempre stato dell'idea del "tentar non nuoce" e così malgrado il dubbio ho buttato giù, quello che il mitico "Gianni Brera" chiamava ironicamente un bel "pistolotto". Pochi giorni fa, prima dell'inizio della Fiera Campionaria, che si svolge per l'appunto in quell'area, ricevevo una telefonata da un abitante della via che tutto festoso, mi ringraziava perché qualcosa sembrava si stesse muovendo... Quella mattina, infatti, mi diceva che erano intervenuti degli operai che avevano iniziato ad estirpare le erbacce sulle aiuole. Mi sono un po' meravigliato, ma sarebbe stupido non confessare che la cosa mi ha procurato, al momento, una certa soddisfazione. Ho allora, come mio costume, critico si ma sempre altrettanto rispettoso, ripreso carta e penna, o meglio mi sono seduto davanti al PC, ed ho incominciato a buttare giù una lettera di ringraziamento alle "forze sconosciute" che avevano impartito tali ordini, anche con una celerità sconosciuta per certi apparati pubblici. Ma poi, da "vecchia meretrice" quale sono, visti i tempi all'italiana, viste le esperienze giornaliere in materia, mi sono suggerito che l' attendere forse la fine dei lavori, prima dei ringraziamenti, sarebbe stata cosa più intelligente. Mai suggerimento fu più azzeccato! Infatti dopo tre, quattro giorni circa che si estirpavano le erbacce, iniziava la Fiera Campionaria, i lavori si interrompevano (almeno così credevo!) perchè quell'area veniva destinata a parcheggi riservati agli espositori. Terminata la Fiera, credevo che ci rimetessero le mani, ed invece è rimasta come era stata lasciata, con le erbacce estirpate essiccate al centro delle aiuole. E' allora che ho compreso, che i lavori erano iniziati solo per nascondere, come ebbe a dire una mia amica, l'immondizia sotto il tappeto, in occasione della Campionaria. Ecco che allora mi sento in obbligo di rimettermi davanti al PC e ridenunciare lo stato di abbandono in cui regna questa zona. Io non sono un tecnico e lo si vede forse da quello che scrivo e da come lo scrivo, ma è anche vero che, come cittadino, dovrei beneficiare e lo gradirei, di una risposta, meglio se pubblicamente su queste pagine. Se ho errato in qualche valutazione, gradirei conoscere il perché ho errato, dove ho errato, se non altro per permettermi quelle scuse di cui tutti dovremmo essere capaci di formulare sono, scuse oppure ringraziamenti per quegli eventuali miglioramenti che si dovessero apportare. Mi si dia dell'asino, ma una risposta la mi si deve pur dare. Giorni or sono, un diversamente abile scriveva che aveva incontrato difficoltà nell'accedere alla nuova struttura della PS. Si sbagliava perché lo scivolo esisteva, ma quello che ho apprezzato è stata la comunicabilità di un funzionario di Polizia, che gli ha risposto e lo ha anche invitato ad andare sul posto per prenderne visione: per la serie quando le Istituzioni sono vicine alla Cittadinanza. Al parcheggio del Campo Boario, oltre che al problema aiuole e degrado, esiste anche il problema, sicuramente il più importante, che è quello della barriera architettonica, che ho anche documentato fotograficamente. Il bello è che qui gli scivoli esistono, ma i percorsi sono ostruiti dai contenitori della Differenziata. Nessuno, malgrado le oltre mille letture tra VS e Blog, mi ha ribattuto che ero caduto in un errore ( e chi tace acconsente!!), ne, tanto meno, qualcuno si è sentito in obbligo di provvedere a rimuovere quelle barricate. Ho atteso la fine della fiera, ho lasciato trascorrere qualche altro giorno, ho scattato nuove foto che qui pubblico, e pazientemente mi rimetto in attesa di avere notizie, meglio se concrete, piuttosto che promesse su carta destinate poi con i caldi del periodo ad evaporare nel nulla di fatto. In tempi ormai passati ebbi modo di definire certi lavori come belli, cari, ma inutili. Oggi credo di poterlo e doverlo riaffermare quando vedo questi scivoli, queste aiuole secche, senza un filo di verde, con degli alberi anoressici, poste lì solo come cestini per rifiuti, corsie preferenziali per i portatori di handicap semi occupati dal muso delle vetture parcheggiate. Se la volta precedente il mio scritto, pur se letto, come dicevo, da un migliaio di persone, non lo è stato da chi invece lo doveva, ritengo che questo secondo tentativo sarà ugualmente destinato a cadere ancor più nel vuoto, visti gli impegni attuali di fine estate di chi potrebbe essere interessato, ma rivolti esclusivamente alle stesure statistiche delle bontà che la stagione turistica ha riscontrato, al numero di affluenze dei vacanzieri, ai risultati economici, al successo delle varie Fiere, ai nuovi incontri salottieri in previsione delle imminenti elezioni, a cui si è aggiunto ora anche il caso di Villa Bucci. Un caso che sta coinvolgendo e distraendo molti cittadini senigalliesi, che ad un tratto si sono scoperti tutti esperti in edilizia, economisti, giuristi, pochi a dire il vero gli esperti "doganieri" che possano spiegarci dove inizia e dove finisce il confine che esiste tra legge e moralità, sempre che ce ne sia uno. Lo so, cose grosse ed importanti, ma per queste piccole?? Che si debba attendere di istituire un nuovo assessorato alle minuterie, per cominciare a credere che effettivamente l'amministrazione (è d'obbligo la lettera minuscola visto come attualmente ci ascolta!) penserà anche a queste, per loro, ritenute"quisquilie" ? Minuterie o cogl...rie che, mai dimenticarlo però, portano attraverso i beneficiari, nelle casse dell'amministrazione, tasse ed anche riconoscenza espressa sotto forma di consensi alle elezioni...e le elezioni sono vicine!!

martedì 1 settembre 2009

VOLTI E NOMI DI UNA SENIGALLIA CELEBRE, MA MODESTA



























Le Foto sono state gentilmente concesse dall' artista. Da guardare dall'alto al basso e da sx a dx. Cliccare su la foto per avere l'ingrandimento

- Nella quotidianità giornaliera

- Espressione e Sentimento

- Gresta-Cecchettini

- L'artista in una figura classica

- ...ed in un passaggio moderno

- Nelle due foto in B/N a Corinaldo nel Concerto per Voce Recitante di "Canto notturno di un pastore errante dell' Asia" con G. Di Mauro per la regia di P. Pirani


di Franco Giannini


Gli amici che hanno la bontà mista alla pazienza di leggermi e seguirmi nelle mie avventure narrative, quando si imbattono in personaggi legati alla Casa Protetta, esclamano :” Un altro !!?? Ma qualche cosa di più allegro…!!!??. Ecco, questa volta penso di accontentarli, narrando una storia di una persona che, per me soltanto, inizia circa sei anni fa, ma proprio alla Casa Protetta, dove ella prestava e presta lavoro. Quello che ricordo perfettamente che mi colpì immediatamente, furono i suoi capelli nerissimi, come pure gli occhi, il suo portamento eretto, il suo fisico minuto ma scattante e sportivo, il suo trucco deciso, ma mai volgare, il suo abbigliamento fuori servizio, elegante, estroso che mi rievocava sapori orientali. La cosa mi portava a ricordare uno sceneggiato dei miei tempi giovanili : Sandokan. In questa persona rivedevo materializzata la figura di Marianna, la Perla di Labuan, come soleva chiamarla Kabir: appunto così fragile, così eretta, minuta ma nel contempo forte, carnagione abbronzata ma non di colore, gentile, premurosa, delicata nel parlare, modesta e schiva dall’essere “primadonna”. Poi un giorno la vidi presentare uno spettacolino da lei organizzato, preparato e coreografato, per gli anziani della Casa, con il coinvolgimento di diverse sue colleghe, cosa che mi fa pensare, ora, che tra i tanti aggettivi usati fin qui ho tralasciato quello di “paziente”. Da quel giorno quando parlo di lei in casa, con mia moglie, non uso il suo nome, ma quello più appropriato di “la ballerina”. E’ passata di acqua sotto i ponti, mi è rimasto sempre un desiderio sopito da grafomane quale sono, e solo pochi giorni fa sono venuto a conoscenza di suoi spettacoli estivi in Senigallia, ed ecco che mi è ritornata a mente questa mia vecchia ambizione. Ora l’ho tirata però troppo alla lunga e di già mi immagino quanti dei miei amici lettori si staranno chiedendo: “ Ma allora dici chi è costei…!!”, ed allora tolgo il velo del mistero e soddisfo la curiosità rivelandone anche il nome : LUISANNA GRESTA. Si suol dire che l’età anagrafica delle donne non debba mai essere rivelato, ma con Luisanna è possibile, perché non rappresenta un’offesa per lei, ragazza del ’58, ma eventualmente potrebbe suonare spiacevole nei confronti di altre signore, sue coetanee che potrebbero guardare con una punta di bonaria invidia, come custodisce la sua carta d’identità. Una ragazza, appunto del ’58, a cui l’orologio si è fermato dieci anni prima. E’ al “Caffè dei Portici” che mi rilascia la sua intervista, o meglio come ho avuto modo di precisarle, un sua narrazione della sua vita soprattutto artistica. Si, perché l’intervista mi sembra più un mezzo per “denudare” la persona anche di fatti privati che non vorrebbe divulgare, mentre a me interessa conoscere solo quello che può e vuol dire.
I suoi interessi sportivi-artistici, iniziano nel ’74, quando conosce la Ginnastica Ritmica in cui emerge come discreta atleta. Oramai è nel mondo dello sport e quindi al termine degli studi superiori si iscrive all’ Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF) di Urbino, da dove, a soli 20 anni, se ne esce con la laurea. Ma il passo dalla ginnastica ritmica alla danza è breve, anche perché il lavoro come insegnante di educazione fisica, la porta a Roma. Città questa dove vivono gli artisti arrivati, quelli che lo credono, quelli che lo vorrebbero, ma in principal modo coloro che studiano per diventarlo, anche se poi come dice la canzone del Morandi “Uno su mille ce la fa”. Non posso non dimenticare che la passione per la danza ha fatto rinunciare alla nostra Luisanna una cattedra fissa d’insegnante di Educazione Fisica, per seguire la sua taratura artistica. A Roma, appunto, la nostra Luisanna ha la fortuna (cercata?) di incontrare RENATO GRECO da cui prende, nel corso di uno stage, lezioni di danza. La Danza però è droga, come pure è studio, uno studio che non ti abbandonerà più, fintanto che non appenderai le “scarpette al chiodo”. Ed ecco che allora non si ferma a Roma, ma comincia il desiderio di volersi perfezionare sempre più e la ricerca di questa perfezione la porta a girare per l’Europa: Zurigo, Lione, Nizza, Lisbona…e poi di nuovo in Italia. Ed è nel corso di queste sue peregrinazioni di studio e ricerca che ha modo di conoscere maestri-artisti di fama mondiale del calibro di ANDRE’ DE LA ROCHE, con il quale studia per due anni e con cui è rimasta amica e ha continuato a tenere i contatti. Poi ancora il GARRISON ed il STEVE LA CHANCE insegnanti della scuola di ballo della trasmissione televisiva “AMICI”, ed ancora MAURO ASTOLFI, SILVIO ODDI, MAURO MOSCONI…e scusatemi se è poco!!
Ritornata a Senigallia prende a ballare sia come solista che in coppia con un altro celebre senigagliese doc : MASSIMO CECCHETTINI. Entrambi formarono un binomio destinato a restare negli annali della danza moderna della nostra città ma non solo. Ma si sa l’arte, quella pura, la vera, quella con la A maiuscola per intenderci, fatta di espressionismo, sensazioni, stati d’animo, sudore, sacrificio, è stata sempre matrigna economicamente, poco redditizia, e quindi i suoi cultori prima o poi hanno dovuto cercarsi un lavoro continuo che permettesse la sopravvivenza sia del corpo che dell’ideale. Ma la danza ha un grande potere, quello di dotare di una forza d’animo impossibile credere che aleggi un simili piume. Gli incessanti esercizi alla sbarra che finiscono per inumidire il parquet di questi stanzoni che più che palestre sembrano saloni con tutti quegli specchi, oltre che rafforzare i muscoli, rafforzano lo spirito e già per questo, almeno un traguardo lo si taglia sicuramente. Luisanna non è da meno, si trova un lavoro, supera i tempi duri, e sa solo Iddio quanti ce ne sono stati!, prosegue nello studio della sua passione e nel contempo comincia anche ad impegnarsi in campi attinenti alla danza, quali la coreografia e l’insegnamento. Cose che la portano ad avvicinarsi al mondo del MUSICAL e delle Rassegne di Danza. Buttati lì solo due titoli di spettacoli: “'l diavul. fa l. pentul. ma no i cuperchi”, poi l’eccezionale versione live del Musical “IESUS CHRIST SUPERSTAR” (vedi foto B/N : Gresta e l’attore G. Di Mauro) replicato poi in tanti teatri italiani. E mentre mi racconta tutto questo, sul suo viso non compare alcuna velatura di rimpianto, non c’è traccia di sassolini nelle scarpette, c’è solo un sorriso aperto, dolce, una mostra di una dentatura bianca, perfetta che si stacca per contrapposizione sulla sua accentuata abbronzatura. Io e solo io invece da perfetto pachiderma lasciato libero in cristalleria, mi chiedo come faccia a possedere queste doti di tranquillità, mi chiedo come mai talenti del genere non vengano aiutati ad emergere, come possa Senigallia non tutelare e valorizzare simili ricchezze umane. Dico ciò, perché continua con questo suo racconto di vita artistica, che mi raffiguro sempre, sospesa in continuo volo, portata dalle forti braccia del suo partner, con gli occhi sorridenti ed estasiati e soddisfatti di colui che ha fatto un buon lavoro. Ed ecco che allora con tantissimo, immenso altruismo mi introduce sul discorso dei suoi allievi. La parola “allievi”, viene sussurrata per sincera modestia quasi che fosse una parolaccia, ma nel contempo con un grande orgoglio. Ed è allora che lentamente, quasi timorosa di dimenticare qualcuno, che mi elenca e mi sottolinea “…miei allievi e tutti sparsi per il mondo!” i nomi di DEBORAH FORMICA che balla a Colonia, di FRANCESCA GAMBELLI ballerina a NEW YORK, di GABRIELE GUMA che danza a Philadelphia e che dire di GIULIA OLIVETTI che è entrata negli studi delle TV italiane. Una pausa di riflessione, deve assolutamente non dimenticare nessuno, la sua generosità non glielo permetterebbe, ma invece esalta due sue allieve, ma anche colleghe ed aggiunge “…grandi professioniste affermate” : VALERIA CHIARINI e BARBARA FELICI, con le quali collabora nella scuola di danza classica-moderna che entrambi hanno aperto qui a Senigallia. Ma il lavoro, la professionalità di Luisanna, ha fatto in modo anche di portare il nome di Senigallia e delle Marche in TV (questo nel 2005), collaborando con i migliori maestri di danza sportiva per portare coppie scelte di professionisti. Tutti questi nomi che vanno da Deborah Gambelli a Barbara Felici, passando per Massino Cecchettini e senza mai perdere di vista la nostra Luisanna, sono tutti senigalliesi, sono tutte persone che hanno tenuto e tengono ancor ora alto il nome di questa città, e che da questa dovrebbero ricevere, a mio avviso, più che fascio di luce di una pila almeno un fascio di luce di uno spot. Lo dico io, petulante e polemico non lo richiedono loro, sono troppo buoni, bravi, onesti, educati, come la loro dottrina impone, per saperlo fare. Ma i suoi successi non termina qui, perché un altro di cui orgogliosamente mi parla è quello raggiunto da un’altra sua giovane allieva ed anch’essa nostra concittadina: la pattinatrice Graziosi del Team Roller Senigallia, che ha conquistato la medaglia d’oro ai recenti Campionati Italiani di Pattinaggio Artistico a Rotelle e che ha gareggiato seguendo gli insegnamenti, consigli e su sue coreografie. Al momento del congedo, non ho potuto evitare la solita banale domanda, ma non farla mi sarebbe sembrato di peccare in trascuratezza :” Luisanna, ed ora che cosa sta preparando, quali sono i futuri obbiettivi, cosa intende fare da grande ?”. Mi ha guardato sorridente e mi ha risposto :” Sto lavorando con altri amici in uno spettacolo, che dovrebbe andare verso la metà di settembre qui, in Senigallia. Ma sa, noi artisti siamo sempre un po’ scaramantici e non le dico allora altro…sappi però che sarà tra i primi ad esserne informato”. Poi mi ha garbatamente ringraziato per l’incontro (…lei ha ringraziato me…!!!) ha inforcato la sua bici bianca e con una pedalata decisa si è dileguata nel traffico cittadino della serata.