di Franco Giannini
lunedì 28 dicembre 2009
SENIGALLIA: LE FESTE DEL NATALE, LA DELINQUENZA, L'IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE
di Franco Giannini
mercoledì 23 dicembre 2009
SENIGALLIA: IL SILENZIO CONCRETO DEL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA
domenica 20 dicembre 2009
SENIGALLIA: ENNESIMA INTRUSIONE ALLE SCUOLE MORO
di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it
Cresce il malumore tra i genitori. L’unico suggerimento fornito: "Non create allarmismi"
C’è un articolo sulle pagine di questo quotidiano on-line, che evidenzia come sia sceso il numero di furti e rapine a Senigallia. Non voglio mettere assolutamente in dubbio i dati forniti dalle Forze dell’Ordine, ma i fatti narrati nella lettera mi pongono il dubbio che la Statistica sia una scienza molto elastica o quanto meno elaborabile ed evidentemente i numeri presi in esame, aggiustati a proprio piacimento alla fine confermano la tesi del Trilussa con i suoi due polli…Quando si chiede qualche cosa e l’amministrazione non ha soldi, si usa adoperare spesso la parola PRIORITA’,”ci sono delle priorità…”. Ed a deciderlo quale esse siano adoperando un ”metro tutto loro” sono i nostri Amministratori. In questo caso specifico ritengo allora che mai la parola suddetta debba essere usata in maniera più appropriata nel caso in questione, dal momento che i beneficiari di questa PRIORITA’ dovrebbe essere una scuola ed i suoi “utenti” ovvero dei bambini.Un taglio o un posticipo ad una spesa “meno prioritaria”, potrebbe essere il sistema migliore per investire in un impianto che ritorni a dare quella sicurezza (antifurto, antintrusione, telecamera od altro) che purtroppo le Forze ad essa preposte fino ad oggi non sono riuscite a dare.Ma legando il discorso priorità agli Amministratori decisionali, mi si permetta un’ultima osservazione. Siamo in clima di elezioni per il rinnovo della Giunta Comunale e rivolgendomi a TUTTI i papabili, colori, schieramenti e liste, pongo questa domanda: Non vi sentite un pochino umiliati nel leggere che i cittadini ogni giorno che passa stanno perdendo fiducia nell’operato di coloro che si ritengono dei “Politici” risolutori anche di questi problemi, tanto che stanchi dei vostri silenzi, l’ultimo loro tentativo è quello di rivolgersi al sottoscritto, un’assoluta nullità, non per risolvere ma almeno per renderli di pubblico dominio? Considerate che si è perso il conto delle intrusioni!
giovedì 17 dicembre 2009
SENIGALLIA : QUANDO LE STRISCE PEDONALI NON SI VEDONO
Sicurezza ottenuta tramite la realizzazione di quelle che nel gergo popolare chiamiamo tutti “Zebre”. Appunto “Zebre”, perché ottenute dalla verniciatura di fasce bianche che con l’alternanza di quelle nere ottenute dallo sfondo nero dell’asfalto (meglio sarebbe dire Grigio) danno quell’alternanza di bianco e nero.
sabato 12 dicembre 2009
VOLTI E NOMI DELLA SENIGALLIA CELEBRE MA MODESTA n.°3: NANDO MARIANI
lunedì 30 novembre 2009
DOPO QUASI 30 ANNI DI NUOVO A SENIGALLIA SPARTERO CUTANELLI
Ma chi conosce la Sig.ra Tenenti Moroni e le sue opere, dava per scontato la bontà dei suoi insegnamenti, la sottolineatura dei difetti degli uomini. Quindi quello che più c’era da analizzare era solo il cast con uno Spartero riproposto dalla compagnia ‘L GRUPP’ DIAL’TTAL’ S’NIGAJA. Com’è logico che sia, l’interprete principale è quello che riceve sempre più consensi, perché solitamente “sfrutta” maggiormente le battute ad effetto che l’autore ha costruito sul personaggio più in luce. Ma questa potrebbe essere anche un’arma a doppio taglio, perché tende anche a porre gli occhi di un pubblico attento, esaminatore e giudice inflessibile. Ma l’arma puntata sullo SPARTERO CUTANELLI, alias Renzo Colombaroni, è risultata assolutamente innocua. I tempi delle battute, gli spazi di silenzio, i toni di voce, la camminata sul palco, il modo di sedersi, i monologhi, i passaggi dal comico al serio, sono stati elementi che mi hanno gratificato veramente. La sua partecipazione non si circoscrive però solo sull’ottima recitazione, bensì va più in là, essendo riuscito a fornire le battute ai suoi colleghi prima come regista fuori del palcoscenico, ma soprattutto “sul palcoscenico”, fornendo i tempi di entrata anche ai suoi colleghi meno esperti, che hanno dimostrato, proprio quando lui era fuori scena, qualche indecisione. E’ una mia idea personale, ma in qualcuno di questi ho notato troppo il “recitare” e poco la “naturalità” di Colombaroni. Il Peo Giambenedetti finale, nelle vesti comiche della baby sitter, sono stati minuti di verà illarità. Come discrete sono state le innumerevoli variazioni di tema della figlia di Spartero nelle vesti di Angiolina.Altra positiva sensazione mi è stata fornita dalla cura data alla scenografia, sobria ma rifacente ai tempi passati: la macchina da cucire, l’orologio a pendolo, il macinino, il tavolo, le tendine con i merletti sulla vetrata della credenza. Piccole cose che però indicano la cura e la passione di tutti coloro che solitamente lavorano in un anonimato “dietro le quinte”.Se dovessi dare un voto al tutto, proporrei un globale 7, da cui andrebbe escluso Spartero la cui rappresentazione meriterebbe un 8. Però sono convinto che nelle prossime rappresentazioni di venerdì e sabato, con il superamento dell’emozione da parte di tutti i protagonisti, le votazioni tenderanno sicuramente ad una lievitazione verso l’alto.Concludendo, un piacevole, sano, spettacolo di tre ore allegro e che alla fine lascia uno spiraglio anche per sdraiarsi a letto e farsi esami di coscienza… sia per gli anziani che per i giovani, che raccomando a quanti sono ancora indecisi se presenziare o meno.
venerdì 20 novembre 2009
FAO: SPENTE LE LUCI MA NON CERTO LA FAME
mercoledì 18 novembre 2009
SENIGALLIA : LA PESCHERIA DI OGGI VISTA DAI DIVERSAMENTE GIOVANI
martedì 17 novembre 2009
GUITTI AL VERTICE DI ROMA: SI MANGIANO ANCHE LE PAROLE
Mentre c'era chi predicava bene che un pezzo di pane è un diritto vitale dell'uomo, altri razzolavano male magari supportati dal dire che con questa occasione bisognava soddisfare esigenze personali in nome del detto "l'uomo non vive di solo pane". Questa potrebbe essere la sintesi finale del risultato che verrà raggiunto dalle delegazioni di capi di stato, di governo, di dittatori accertati ma accettati, una sessantina, riuniti attorno al tavolo indetto falla FAO. Si doveva parlare di fame e si doveva parlare tutti, indipendentemente da quello che si diceva ed allora ecco che ad ognuno sono stati assicurati i suoi 5 minuti a testa di celebrità. Poi tutti chi a mangiare, chi impegnati in incontri salottieri, chi presi da pseudo lezioni mistiche a cui potevano partecipare "solo donne belle-alte" a dimostrazione che la religione propagandata vede la parità nelle donne (quelle bruttine chissà che destinazione hanno?), chi intenti a raccontare barzellette ritendosi valenti declamatori, ma che alla fine hanno fatto ridere solo l'artista del momento, o impegnati nello shopping che Roma è sempre pronta ad offrire. Mi chiedo se questo tipo di buffonate siano esaurite o dovremmo sopportarcele ancora e per tanto tempo, facendo anche finta di credere che il loro primario scopo sia sempre e solo il bene di questa povera gente e di questi paesi. Tutti affermano di voler fare il bene dei paesi dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina, affamati dalle carestie, ma in verità, a questi buffoni che partecipano a questi incontri salottieri, della fame e della povertà non gliene frega nulla a nessuno. O meglio, sono invece interessati a che il tutto resti così com'è, perché le loro potenzialità personali di potere ed economiche abbiano a svilupparsi maggiormente, lasciando invariata la situazione catastrofica esistente o meglio ancora aumentandola. Devo dire con tutta sincerità che non ho mai visto con occhio benevolo questa Agenzia dell' ONU, una delle sue 22 costole inutili : la FAO, fin da quando ero ragazzo. Infatti a scuola già, mi imponevano di fare temi dal sapore retorico, come quelli sulla Festa degli Alberi, sulla Giornata del Risparmio, su quella della Comunità Europea e via dicendo, con i risultati che con il passare del tempo poi si sono veduti. Allora non capivo nulla di politica (e non è che oggi sia migliorato di molto!), ma quelle imposizione già mi davano fastidio. Oggi, con la possibilità di andare sulla rete, apprendere dei dati, mi fa imbufalire anche di più. La FAO è una Agenzia che nasce il 16 Ottobre del 1945, che si trasferisce a Roma nel 1951, che ha alle sue dipendenze 1600 funzionari e 3500 impiegati e che forse, in tutti questi anni, sono i soli che, grazie ai loro discreti stipendi, sono riusciti a mangiare (circa 600 milioni di $ all'anno degli oltre 1700 milioni che arrivano nelle casse attraverso i contributi dell' ONU e di donazioni di privati,) che ha un Direttore che è dal 1993 a capo di questa struttura e che è stato rieletto pur non avendo maturato un briciolo di risultato, anzi da come dicono le stime, la fame è aumentata e continua a crescere e che quindi c'è da chiedersi a che cosa serva ancora tenerla in piedi. Era un vertice talmente importante, questo di Roma, che tutti i paesi ricchi hanno rinunciato a parteciparvi, eccezion fatta per l'Italia, che ricca lo è solo solo per chi la rappresentava. Del resto hanno fatto bene! Con la loro assenza hanno salvato le loro facce e quelle nazionali, rinunciandoa fare altre promesse, già espresse nel G8 dell'Aquila e mai mantenute, come non sono state mai mantenute nei propositi espressi nei confronti degli Aquilani. Eccezion fatta per i Tedeschi, che ci hanno consegnato non soldi ma direttamente le chiavi delle case da loro edificate. Ancora il vertice non si è concluso, ancora promesse, ancora tante parole, ancora, ed è l'ennesimo invito, a promettere che tutto verrà chiarito a Dicembre a Copenaghen in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite, in cui i temi verteranno sull' Ambiente e la Sicurezza Alimentare. Nel frattempo ?? Non è assolutamente bello dirlo ma è un dato di fatto :" Finché il Grasso dimagrisce, il Magro crepa !"
venerdì 13 novembre 2009
SENIGALLIA, "DIVERSAMENTE GIOVANI": BUONA LA PRIMA
Il tutto, appunto, quale frutto ottenuto dal seguito di articoli che segnalavano questa necessità. La cosa mi ha fatto veramente piacere per diverse ragioni: la prima, va da sé, per il risultato concreto circa la possibilità dell’utilizzo del percorso, la seconda perché mi dà l’opportunità per dimostrare a che cosa serve e spero servirà, il servizio di Pensionattivismo a cui si è pensato di dare il nome di “Diversamente Giovani”, terzo per essere riuscito a raggiungere, senza conoscere con precisione i destinatari, l’obiettivo che mi ero proposto: la sistemazione di un’area un pò “dimenticata” che non si sapeva sotto quale giurisdizione cadesse. Si può e si dovrà fare di più, perché oltre al fatto che tutto è migliorabile, qui ancora ci sono da rivedere la sistemazione del suddetto spazio riservato all’handicap perché troppo stretto ed invaso in parte dal “muso” delle macchine parcheggiate, delle aiuole, degli alberi, della raccolta di cartacce ed altro che l’incuria di cittadini “disattenti” (bonario eufemismo) gettano dopo l’aver parcheggiato, del controllo notturno dell’area troppo oscura in prossimità della palestra. Insomma di cose ce ne sono da fare, ma è giusto prendere intanto, anche atto di quanto è stato fatto.Non è stata una battaglia, non c’è stata quindi alcuna vittoria, ci sono state solo delle segnalazioni riportate con una certa decisione, perché rimaste inizialmente inascoltate, ma è il risultato finale quello che conta. Ed in questo caso sembra che un ascolto ci sia stato. Quindi chi ha ascoltato è giusto che si prenda anche la sua parte di ringraziamenti.
mercoledì 4 novembre 2009
lunedì 2 novembre 2009
IN ATTESA DEL MAXI ALBERGO PER IL MOMENTO ABBIAMO UNA MINI PESCHERIA.
Li utilizzano i mercatini rionali sia itineranti che fissi, si usano per qualsiasi evento sia fiera che sagra locale, per non parlare poi dell’uso politico sia per le “Primarie”, che per “referendum”, o per quello sindacale sia per i “Sit-in” che per i picchettaggi davanti alle fabbriche durante gli scioperi, e poi ancora per le degustazioni dimostrative davanti ai supermercati, per i terremotati, per le esercitazioni dei vari volontariati, insomma una tenda, in Italia, non la si nega più a nessuno. Siamo un popolo di precari e non solo a livello lavorativo. Si perché un gazebo o una tenda sa sempre di temporaneità. Anche se è vero che un conto è doverci soggiornare per brevi lassi di tempo ed un conto è doverlo fare per lavoro, tutti i giorni con qualsiasi tempo.
Ed il caso preso in esame riguarda proprio il secondo caso. Il commercio del pesce sul molo del porto.
Devo dire che affronto questo argomento con timore, ma non nel senso di esternare la questione, ma con la “paura” che questa mia richiesta venga esaudita in maniera faraonica, come ormai è entrato nell’uso comune delle cose, a Senigallia. Cose mirabilanti per una mirabilante città turistica, che se pure debbo accettare, non condivido. Ma qui il discorso si farebbe più ampio e correrei il rischio di andare fuori tema. Però, onde evitare quanto sopra premesso, dico subito che la mia proposta prevede: tempi brevissimi di attuazione, assenza assoluta di progetti di architetti Vip, esclusione dell’uso di materiale edile, niente marmi di Carrara, nessuna opera fognaria.
Detto questo, però, ritengo che sia gli operatori del “mercato all’aria aperta” che è la rivendita del pesce sul molo del porto senigalliese, che i loro clienti, debbano avere un minimo di conforto, soprattutto d’inverno, ma anche nella stagione calda.
M’immagino, e voglio anche sperarlo, che qualcuno avrà già pensato di realizzare questa nuova pescheria e dove insidiarla definitivamente, ma quello di cui sono quasi certo, sono le date di realizzazione, che per ovvi motivi non potranno essere immediate.
Immediata però, è la necessità per chi ci opera, di una copertura, non solo sulla testa, ma anche nei lati che proteggono dal vento (siamo a 200/300 metri dal mare aperto e non in un ufficio riscaldato), di servizi igienici-chimici, di acqua corrente e non come attualmente dentro contenitori in plastica, cassonetti ad hoc per la differenziata, pedane isolanti dall’umidità che il tipo di vendita rende necessari, depositi per reti e retini che si stanno ammucchiando in modo antiestetico ed antifunzionale e quanto altro necessiti. Come tutto questo, economicamente e in tempi assolutamente brevi?? Montando delle robuste tende similari a quelli che si usano, giusto per un esempio, in occasione dell’evento di Pane Nostrum. Facilmente montabili, ma altrettanto smontabili quando si realizzerà la nuova struttura, sempre che sia stata presa in esame e la si intenda edificare.
Lo spazio non manca, salvo che non sia stato impegnato per altre strisce blu.
Oppure, ma già i tempi immagino si allungherebbero, ospitare le dieci bancherelle (non sono di più!) all’interno dello stabile della Lega Navale e del Gruppo CIMA, trovando a questi altra ubicazione magari nei locali della Associazione Velica in cui è confluita la Lega.
Ma un pensiero veloce mi passa quasi per caso…e se per incentivare e per non decentralizzare il commercio del centro, si dicesse “portiamo questa vendita di nuovo nella vecchia pescheria del Foro Annonario…” nooo, eh!! Sarebbe come chiedere troppo e magari sarebbe affermare “ forse ci eravamo sbagliati….”.
mercoledì 28 ottobre 2009
VISIONI, VOLTI, DESIDERI...INESAUDITI
Dicevo, fino ad ieri, perché poi, la sua ultima caduta l’ha costretta a letto non per gravi problemi, ma per semplice precauzione, fornendomi quella possibilità di avvicinarla, con una doverosa visita come Michelina meritava, che da tempo, per l’appunto, desideravo, anche se non proprio in questo modo. La sua cameretta è situata al secondo piano dell’edificio, all’inizio di un lungo corridoio e vede la porta aprirsi verso l’interno della stanza, nascondendo, quasi a proteggerlo, il suo letto. Entrando quindi non la vedi, ma con in mano la maniglia della porta, per trovarla sei costretto ad un curioso :“ Bubù…zacttt!!”, come si fa con i bambini piccoli quando ci si nasconde e si riappare all’improvviso. E così che ho anche fatto anch' io, come da manuale del perfetto imbecille, dimenticandomi che ho un' età che dovrebbe consigliarmi comportamenti più consoni. Ma lei, molto più lucida di me, non è rimasta affatto sorpresa, mi ha rivolto un sorriso assolutorio e compiacente, mi ha allungato una mano e mi ha invitato ad entrare con il suo :”Venite avanti…”. Si perché Michelina, strano no, ma mi da del Voi !
Appena mi ha visto, gli occhi gli hanno cominciato a sorridere e mi ha iniziato a raccontare le fasi dettagliate della caduta. Si guardi bene però, che non si è trattato di uno “coercitivo stupro verbale”, bensì di un volontario racconto in cui c’è stata la sua volontà di volermi rendere partecipe di quello che mi veniva narrato: aneddoti, pensieri, riflessioni, speranze. E spiegandomi della dinamica della caduta mi diceva che nella sfortuna il Signore ci aveva buttato uno sguardo e l’aveva protetta. Io conoscendo la sua devozione a San Padre Pio e sapendo che le facevo piacere, aggiungevo che forse c’era stato anche una Sua intercessione. A quel punto Michelina, mi ha rivolto il suo sguardo, ha fatto di si, con un cenno del capo e sollevandosi un po’ e con fatica dalla montagna di cuscini, cercando di girarsi meglio verso di me, con una voce sospirosa, quasi mistica, mi ha chiesto :”Anche voi siete devoto a Padre Pio ?”.
Andate a dirglielo voi, che io sono un inguaribile penitente, un agnosta prima ancora che ateo… Che potevo a quel punto risponderle se non con un :” Si Michelina…sempre stato!!!” Una bugia a fin di bene, che non sono riuscito a controllare. Però, forse, è proprio da questa bugia che è scaturita tutta la sua fiducia nei miei confronti ! Dopo un attimo di pausa, alza i suoi occhi chiari, me li punta in faccia e mi dice :” Dovete sapere che tempo fa…” e giù a raccontarmi un fatto molto riservato e personale che riguarda la sua famiglia e che non è né giusto né necessario riportare “…in questa triste occasione, avevo la morte nel cuore, non ricordo neppure se dormivo o me lo sono sognato, o ho avuto la visione di un Padre Pio che sorridente mi invitava a stare tranquilla che il tutto si sarebbe sistemato. Cosa che poi avvenne anche se non completamente. Ricordo che in questa visione, chiamiamola così, vidi al fianco di Padre Pio anche un uomo con una coppola che gli copriva per metà il viso. Io non sono riuscita a capire chi fosse. Solo più tardi mi sono resa conto che si trattava del mio marito defunto, che evidentemente ora era vicino a Padre Pio”.
Visto che di già una volta, Michelina, mi aveva fatto presente di un suo desiderio nel poter avere un’immagine del Santo nella Casa che ora la ospita, non ho potuto far meno di confessarle che mi stavo adoperando affinché questo suo desiderio si avverasse. Ed al che, mi rispondeva sorridendo felice :” …e chi volete che vi dica di no !!??”.
Non potevo certamente deluderla, a quel punto, dandole un dolore, confessandole che invece avevo ricevuto se non proprio una risposta negativa, un sibillino Ni.
Che le potevo dire allora, se non che nessuno avrebbe detto di no, ma che comunque io sono un “cappa tosta” e farò del tutto perché questo suo desiderio abbia a realizzarsi.
La struttura sarà anche laica, come laico è anche l’Ospedale, ma se nella Casa si è trovato spazio per una Chiesetta, per l’effige di Papa Giovanni Paolo II e per il Crocifisso in Sala da Pranzo, c’è da ritenere che con un pò di buona volontà, queste sante effigi si possano stringere idealmente e religiosamente parlando, facendo posto per aggiungere anche quella di Padre Pio. Cosa che ha fatto per l’appunto l’Ospedale aggiungendo addirittura una statua di questo santo a grandezza naturale.
A quel punto, non c’è due senza tre, ho buttato lì la terza bugia ed ho detto con la faccia più soave di cui disponevo al momento (cosa non facile per me…in qualsiasi momento) e le ho detto :“…fai conto già di poter pregare sotto l’immagine, non so di quale tipo, ma sicuro che ci potrai pregare…chi potrà dire di non volerla!!! Ma intanto prega affinché ciò si avveri !”
Chissà se quelle sue preghiere, che un giorno arrivarono in Paradiso, da Padre Pio, per una volta non colpiscano anche quei sentimenti di noi umani, a lei molto più vicini anche come distanza??Comunque sia, Michelina, io "so na capa tosta…" e se ci è andata buca questa prima volta, con la buona stagione, riandremo nuovamente all’attacco e chissà che questa volta sia quella buona e che la risposta, per intercessione di Padre Pio, non riesca a mutare quel NI in un definitivo SI !!!
martedì 27 ottobre 2009
N° 2 - VOLTI E NOMI DELLA SENIGALLIA CELEBRE, MA MODESTA: ANNALISA GRAZIOSI.
di Franco Giannini
Ecco che puntuale, me la vedo comparire : Bionda, minuta, carina il che non guasta mai, elegante-sportiva, con il borsone in spalla più grande di lei. Dopo gli usuali convenevoli, s’infila i pattini, indossa la tuta sportiva della società per cui gareggia, la Team Roller Senigallia e si scattano subito alcune foto che per sfondo hanno ragazzini che giocano a basket. Il passaggio successivo è il sederci sulle poltroncine rosse della gradinata per cominciare quello che solitamente viene denominata “ intervista”. Ma la mia non è un’ intervista, come le premetto subito, ma un ascolto attento di quella che sarà la sua storia e che io poi mi adopererò di ampliare con qualche richiesta di precisazioni magari intriganti.
Annalisa Graziosi nasce ad Ancona 27 anni fa e più esattamente il 2 febbraio del 1982. Il suo primo paio di pattini li calza, quasi ancor prima di imparare a camminare, all’età di quattro anni e mezzo. E qui il suo primo ricordo, quasi un aneddoto : la mamma, ex nuotatrice, la voleva mandare a nuoto, ma lei invece fu attratta dallo sport che praticava una sua amichetta, appunto il pattinaggio, e fu amore a prima vista fin da quel momento! Il suo periodo scolastico culmina con il conseguimento della laurea in Scienze della Formazione, in quel di Urbino, con un 110 e Lode (Lei però non vuole che lo dica, per via della sua modestia). Questo le procura un lavoro come Educatrice professionale nell’ambito della disabilità, presso l’Ex Casa della Gioventù “ARCHE’ “ di Senigallia, dove trova oltre che il giusto sostegno economico anche quello della disponibilità che le concedono per i tempi di pausa che la sua attività di Pattinatrice Artistica le richiede. Si perché nel frattempo Annalisa è cresciuta, di età, ma anche di livello sportivo con un incremento delle ore di allemamento. Rimane infatti legata alla sua prima società, la Società Montedago di Ancona, fino al 2003, quando sentendosi pronta e provando nel suo intimo, la necessità di dare una svolta alla sua carriera decide di lasciarla. Finalmente si sente convinta e fiduciosa di possedere quelle qualità e potenzialità per fare un balzo in avanti. Comprende infatti, che la struttura anconetana, malgrado la buona volontà, non riesce e non può offrirle quanto le necessita. Per quel balzo di qualità che si propone, per entrare nelle numero uno, ha necessità di essere circondata da uno staff che sia anch’esso un numero uno. E’ infatti il 2003, l’anno che contrassegna “la svolta” decisiva e quello da cui può partire per impinguare il prestigioso Palmares che poi sotto riporto.
Si trasferisce quindi a Senigallia, passa al Team di Mauro Guenci, un nome che già di per se stesso è anche una garanzia. Si affida completamente sia alla sua nuova allenatrice, la Sig.ra Sara Locandro, una celebrità nazionale ed internazionale nel campo del pattinaggio artistico, che a Luca Bernacchia, preparatore atletico, nonchè pattinatore ed inoltre suo compagno nella vita di coppia. A questi si aggiungono Angelo Lombardi fisioterapista, che dal suo nome trae evidentemente i flussi magnetici che trasferisce poi alle sue mani. Infatti sembrava che per via di un’ernia discale, la carriera della nostra Annalisa avesse a cessare anzitempo, ed invece le sue manipolazioni l’hanno rimessa in campo ”più competitiva che pria”. Solo “con un piccolo problema” che Angelo esercita la sua professione in quel di Pescara. Ed allora, essendo gli atleti esseri “robustissimi” ma anche facilmente “fragili” e soggetti a rompersi, si doveva trovare anche qualcuno bravo, ma più vicino e disponibile nell’immediatezza. La scelta è caduta allora su Fabrizio Agostinelli del Centro Futur Sport di Pianello d’Ostra che oltre alle indiscusse capacità professionali è anche un portatore sano di tanta pazienza e sempre pronta reperibilità. Ed a questi nomi, da due anni circa, si è aggiunta anche la figura di Luisanna Gresta che cura le linee, l’equilibrio, la postura in pista della nostra Annalisa, ma in principal modo sta curandone la sicurezza in se stessa, perché questa deve avere valori del 100% infatti a questi livelli il 99% non è sufficiente. Un altro nome di qualità, con un titolo di ex campione mondiale degli anni ’90 nei suoi trofei, è quello del coreografo Sandro Guerra, che oltre alle coreografie le sceglie anche le musiche. I fili della regia finale però è sempre nelle mani della Sig.ra Locandro che oltre seguire la tecnica, assembla e coordina il tutto e tutti. Il problema però è che anche lei è di Pescara ed il suo lavoro di allenatrice la porta sovente anche in altre città e ciò costringe Annalisa a continue rincorse ed a macinare non pochi km per raggiungerla ed allenarsi almeno un paio di volte a settimana, sotto la sua visione.
Eh si, il pattinaggio e ancor più specificatamente quello artistico, è uno sport che viene denominato “minore”, dilettantistico, ma i cui costi non sono minori di tanti altri considerati “maggiori” e professionistici. Si pensi che uno di quegli abitini fatti di lustrini e paillettes ha un costo che parte da circa 400 € per salire verso l’alto, per non parlare poi di pedaggi autostradali, gasolio ecc. E mentre per i professionisti dei sport maggiori si parla di ingaggi di milioni di €, qui si pensi che si fanno sacrifici solo per giungere a medaglie che se d’oro e per un mondiale possono valere massimo 5000 €, ma se già si parla d’argento possono fruire economicamente un semplice zero.
Va da sé che a questo punto le chiedessi, il come si fa allora a mandare avanti questa macchina. La risposta è stata: I Sacrifici, la Famiglia, la Società e per quel che riguarda l’attrezzatura la Federazione. E qui mi racconta un altro aneddoto legato appunto al finanziamento. Già nel 2006, il padre dopo i complimenti per una gara da cui ritornava, gli aveva chiesto : “Allora Annalisa a quando i chiodi….? ” . Logicamente si riferiva alla cessazione della carriera sportiva della figlia, ma di conseguenza anche a quella di suo primo mecenate !
A questo punto per mettere un po’ di pepe nel colloquio, mi sono azzardato di fare la più classica delle domande, quella dei sassolini …nei pattini. La pronta risposta è stata :”Nessuno, anzi dirò di più che nutro una gran soddisfazione, in tutto l’ambito del pattinaggio a rotelle che mi ruota attorno, perché ho avuto sempre da tutti, tanta comprensione e non mi so spiegarne il motivo, forse perché hanno visto in me il brutto anatroccolo quasi divenire cigno…”
Ed alla mia richiesta se avesse allora qualche rammarico, sorridendo e guardandomi con quei suoi occhi azzurri quasi sussurrando :” Quello di non aver potuto partecipare ad una Olimpiade perché questo è uno degli sport ancora non inseriti nei Giochi!!”
Ma mi parla anche del rammarico del tempo perduto quando ancora non credeva nelle sue potenzialità, anche se…ritiene poi ripensandoci che perduto proprio non lo sia stato, infatti le è servito ad essere umile, ma nel contempo perseverante nel raggiungimento dei suoi traguardi. Allora il discorso lo porto sul futuro, e chiedo se sarà fatto di quei famigerati chiodi o di nuovi traguardi. Sorride ancora, e mi dice che fra una decina di giorni, la sosta che divide una stagione dall’altra, perché un più lungo periodo sarebbe sportivamente deleterio, riprenderà gli allenamenti. Infatti a Marzo è previsto un raduno collegiale della nazionale di tre giorni. Poi successivamente le Coppe di Spagna e di Germania la porterà a Luglio a partecipare ai Campionati Italiani in cui verranno selezionati gli atleti che parteciperanno agli Europei e Mondiali. Il 1°- 2° - 3° andranno ai Mondiali ed il 4° - 5° - 6° agli Europei. Lei punta di nuovo ad un mondiale. Io, nel mio piccolo, lo spero, come pure le auguro di trovare qualche persona disposta a farle da sponsor talmente intelligente da comprendere che con poco, potrebbe far conoscere la sua attività o il suo nome fuori dai confini italiani legandolo a quello dell’immagine di questa ragazza. Questione di fiducia. Un esempio? Eccolo!
Quest’anno lei era giunta agli Italiani 8° per un problema ad una scarpetta, la cui sostituzione le aveva procurato un grave handicap, negandole la qualificazione per gli europei. Però il CT della Federazione, usando un comportamento totalmente opposto a quello usato dal suo collega calcistico con il povero Cassano, credendo in lei, gli aveva dato fiducia ed offerto un’altra chance. E dopo questa nuova prova l’aveva selezionata alla fine ugualmente per gli europei, permettendole di aggiudicarsi la medaglia d’argento.
Annalisa, grazie anche al suo sapersi porre, alla fiducia che si è guadagnata anche nell’ambito sportivo in generale, oltre che in quello delle “Rotelle”, è stata eletta nella Giunta Provinciale del CONI quale Rappresentante degli Atleti.
Vuol concludere questo suo racconto, con un ringraziamento, rivolto a tutti coloro che hanno fatto si che il sogno si potesse concretizzare, per la struttura della pista di pattinaggio delle Saline, con un augurio che a questa si possano aggiungere in breve, sia gli spogliatoi che la copertura dell’impianto, magari facendo ricorso a quei contributi che la Comunità Europea potrebbe fornire. Questo perché renderebbe l’impianto appetibile oltre che per gare internazionali, anche come Centro Permanente della Federazione Italiana di Pattinaggio.
IL PALMARES di ANNALISA GRAZIOSI:
Anno 1999 : 2° Coppa Europa (Juniores)
Anno 2000 : 3° Coppa Italia (Juniores)
Anno 2003 : 3° Campionati Italiani – 3° Campionati Europei
Anno 2004 : 1° Coppa Italia
Anno 2005 : 2° Coppa Germania – 2° Campionato Italiano – 3° Campionato Europeo –
3° Campionato Mondiale
Anno 2006 : 1° Campionato Italiano
Anno 2008 : 1° Campionato Italiano – 3° Campionato Mondiale
Anno 2009 : 2° Campionato Europeo –1° Coppa Italia