lunedì 28 dicembre 2009

SENIGALLIA: LE FESTE DEL NATALE, LA DELINQUENZA, L'IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE


di Franco Giannini

Se è vero, questo ideogramma nella scrittura cinese, dovrebbe raffigurare la parola sincerità. Diamolo comunque per scontato che sia vero, intanto mi serviva solamente per introdurre questa parola nel pensiero che vorrei esprimere e che secondo me è venuto a mancare o forse ne è stato travisato il concetto a fini propagandistici e di visibilità.
I giornali on-line, si sono precipitati a buttar giù, rielaborando un comunicato stampa, di un fatto delinquenziale accaduto all'alba del 26 di Dicembre, nell'area Sacelit del porto di Senigallia. Già la notizia era di per sè effervescente in quanto a cavallo tra il giorno di Natale e quello di Santo Stefano. Se poi vi si aggiungeva con un enfasi, da "giornalismo giudiziario", che nel fatto era implicato un extracomunitario, ferito da colpi di arma da fuoco, che era stato ricoverato in Ospedale e sottoposto ad intervento chirurgico, che gli inquirenti seppur ancora in fase di indagine credevano di ravvisare nel fatto, un sistemazione di conti tra bande criminali nel giro della droga...si era di fronte all'ultimo evento sensazionale dell'anno.
La droga, il sangue, la criminalità e in principal modo "Il Marocchino" costituivano un mixer da non farsi scappare...tanto che un quotidiano nazionale con pagina locale, lo ripeteva per tre volte.
C'è da chiedersi allora perchè pochi, e non certo con quella stessa evidenza, si siano soffermati o proprio neppure lo hanno accennato, ad un altro evento accaduto all'alba del 24 Dicembre.
Un peschereccio, il "Nonno Vincenzo" per un problema al timone va ad urtare il molo di Levante del porto di Fano ed affonda. Chi non pensa solo a se stesso, ma agli altri componenti dell'equipaggio ed al salvataggio di quello che è possibile salvare dello scafo, è un extracomunitario, di cui si conosce l'intero nome e non solo la sigla. Si tratta del Tunisino OUAZ HAMZA .
Un delinquente il primo, un eroe il secondo. Il primo con l'attenzione della stampa, il secondo lasciato nel più completo silenzio. Tanti i commentatori che si sono assunti il compito di giudici e filosofi dei mali che l' emigrazione sta portando nelle nostre terre, anche se tutti si dichiarano non di certo razzisti. Di questo sconosciuto tunisino, nessuno (o quasi) ne ha parlato, solo perchè forse sfuggito alla cronaca, dal momento che alle 1,30 del 24 le rotative avevano già stampato ed il 25, giorno di Natale, i giornali erano fermi... Ci vorrei credere, ma non ce la faccio...!!!
Fare un peto in una grande sala, silenziosa e piena di folla, non procurerà mai l'attenzione che può proporla farlo in un luogo aperto, con tanto rumore e la stessa folla.
Ecco, l'interessamento per questo primo caso mi ha dato la sensazione della prima parte dell'esempio, con in più l'aggravante della non involontarietà.

mercoledì 23 dicembre 2009

SENIGALLIA: IL SILENZIO CONCRETO DEL CENTRO DI AIUTO ALLA VITA




di Franco Giannini, già pubblicato su 60019.it
Storie di realtà che lavorano senza le luci dei media. Ogni anno 50 bambini nati grazie al Centro
Ci sono delle realtà che spesso ci sfuggono e di cui ne vieni a conoscenza casualmente. E proprio perché ti si presentano all’improvviso ed inaspettatamente ti lasciano maggiormente stupito. Giorni orsono, facendo alcune ricerche per un altro servizio sulla povertà cittadina, chiedevo ragguagli ad una persona che conoscevo come volontario di un’associazione benefica. Così parlando della situazione cittadina, il discorso si ampliava e cadeva anche sul problema aborto, sulla RU486, che ha richiamato l’attenzione dell’ opinione pubblica, che si è accalorata non poco al problema.
In questa occasione gli italiani si sono riscoperti tutto ad un tratto, chimici, medici, teologi, facendosi colpire dalla solita ondata di emotività del momento schierandosi subito nelle solite fazioni di abortisti e di antiabortisti.
I politici, tuttologi di professione, sembra che siano giunti a delle conclusioni salomoniche, incontestabili in quanto come sempre vanitosamente ritengono, infallibili nella loro efficacia sia fisica che morale, ma che a ragion del vero, per il mio modo di pensare da ateo agnostico, neppure mi son curato di seguire.
Gli Italiani fino ad ieri erano ritenuti un popolo di Santi, Poeti e Navigatori. Ma non è vero che siamo poi proprio così, perché a questi si bisognerebbero allora aggiungere anche gli aggettivi di Esperti, Emotivi, e in principal modo “Scordarecci”. Discutiamo di un problema per 10 giorni poi non ce ne curiamo più: il Caso di Eluana Englaro, uno dei tanti ci insegna… doveva essere varata una legge immediatamente per risolvere un problema di coscienza, ed ancora tutto è fermo.Con il problema della pillola è la stessa cosa… un problema di coscienza, ma questa volta non solo. Perché al problema morale si legano spesso problemi di carattere economico, sociale, etnico, famigliare. Ma di questi problemi, sembra che lo Stato si occupi ben poco e solo marginalmente.
Ecco allora, che parlando con il mio interlocutore sono venuto a conoscenza che qui a Senigallia c’è un Centro che si è fatto carico di aiutare le mamme a risolvere concretamente questi ulteriori problemi che si vuol fingere di non conoscere. Ho chiesto allora alla persona con cui dialogavo, se mi concedeva una intervista, cosa che ha immediatamente rifiutato come tale, in quanto, mi ha detto, il vero volontario è colui che resta nell’ombra dell’anonimato e così dicendo mi ha concesso solamente delle informazioni sul modus operandi del Centro che qui riporto.
Il CAV, ovvero il CENTRO di AIUTO alla VITA nasce a livello locale, qui a Senigallia, solo nel 1980. Esso altro non è che un’Associazione di Volontari che si sono posti come obiettivo primario la difesa della vita umana fin dal suo concepimento.
Un’attività che con il passare degli anni ed i mutamenti che la globalizzazione ha forzatamente portato nel mondo, ha dovuto ad essi adeguarsi. Se prima le fruitrici degli aiuti dispensati dal CAV erano in maggior parte italiane, ora sono divenute in maggioranza extra-comunitarie o comunque straniere. La sede del Centro è ubicata in Viale Anita Garibaldi 2 Tel.: 071 64619 ed è aperto nelle giornate di LUNEDI’ e MERCOLEDI’ con orario 16,30-18,30.
Essendo il Centro un’associazione che vive di offerte, mi permetto di tendere virtualmente per loro la mano con il palmo aperto rivolto verso l’alto, aggiungendo le coordinate bancarie (IBAN): IT90 A 05308 21300 000000012891 e ringraziando anticipatamente fin d’ora quanti vorranno dimostrare un po’ del loro “egoismo”, si egoismo inteso come “farsi del bene, facendo del bene”.
Il Centro consiste in tre stanze di cui una adibita all’accoglienza iniziale, una a guardaroba dove si respira l’aria della natività attraverso i corredini, scarpine, abitini fino ai due anni e la terza come magazzino di cibarie, seggioloni, carrozzine, copertine e quant’altro utile al neonato.
Le pareti della stanza di accoglienza sono tappezzate dalle foto di centinaia di bambini, alcuni dei quali non avrebbero mai visto la luce del sole se non fosse intervenuto l’aiuto del Centro. Durante il primario colloquio i volontari tendono a fornire alle mamme affetto e calore, cercando di farle sentire in famiglia, indipendentemente da quello che è la loro età, il loro stato sociale, la loro etnia, nazionalità e religione.
Relativamente al problema che ciascuna mamma espone durante il primo colloquio, i volontari analizzano il caso ed applicano i provvedimenti più consoni che possono andare dalla distribuzione di cibo, ai servizi essenziali, dall’inserimento delle ragazze madri senza risorse e supporti familiari, in case di accoglienza. Per le mamme che rientrano nei primi tre mesi di gravidanza e in dubbio se portarla avanti o interromperla è previsto, a livello dei Centri di Aiuto alla Vita nazionali, il cosiddetto “Progetto Gemma”, che consiste nell’adozione di mamma e bambino per 18 mesi con il versamento di una quota mensile di 160 €.
Il lavoro dei volontari, appena una quindicina, è impegnativo ma emotivamente coinvolgente, perché porta spessissimo a contatto con forme di povertà totale che convive fianco a fianco con la nostra società del benessere, dell’opulenza, dei consumi, spesso invisibili all’esterno ad occhi poco attenti… o che il più delle volte non vogliono vedere.
Le fonti di finanziamento del CAV fanno affidamento sulle offerte, contributi e donazioni che provengono da singole persone, enti ecclesiastici, gruppi di genitori in occasione di battesimi, comunioni, cresime…e funerali. Organizza inoltre, ogni anno, il “Fiore per la Vita”, cedendo piantine fuori delle chiese in cambio di un’offerta.
Riceve inoltre notevoli donazioni di abitini, scarpine, passeggini, ecc. dalle famiglie con i figli divenuti grandi, mentre i cibi sono forniti in principal modo dalla diocesi e dalle eccedenze dei supermercati.
Il bilancio finale del CAV, non certo quello economico che è di già un successo se chiude in pareggio, si chiude sempre in attivo, perché ogni anno circa 50-60 bambini nascono grazie al suo aiuto poco roboante, ma sicuramente concreto.
Ah…l’anonimo volontario mi ha rivolto una preghiera, quella di inserire un doveroso e sentito “GRAZIE!!” a tutti coloro che si sono prodigati, si prodigano e si augura continueranno a farlo anche in futuro, ogni giorno con le loro offerte di qual tipo esse siano.

domenica 20 dicembre 2009

SENIGALLIA: ENNESIMA INTRUSIONE ALLE SCUOLE MORO



di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it

Cresce il malumore tra i genitori. L’unico suggerimento fornito: "Non create allarmismi"


Sono stato indeciso fino all’ultimo, se riassumere e metterci solamente le mie riflessioni, ma poi ho optato per l’integrale pubblicazione di questa lettera. Lettera firmata che per comprensibili ragioni preferisco lasciare nell’anonimato. Da questa lettera trapela non solo la giusta preoccupazione di una mamma, ma un coro composto dalle voci di tanti genitori che hanno fatto di questa signora la loro portavoce.
C’è un articolo sulle pagine di questo quotidiano on-line, che evidenzia come sia sceso il numero di furti e rapine a Senigallia. Non voglio mettere assolutamente in dubbio i dati forniti dalle Forze dell’Ordine, ma i fatti narrati nella lettera mi pongono il dubbio che la Statistica sia una scienza molto elastica o quanto meno elaborabile ed evidentemente i numeri presi in esame, aggiustati a proprio piacimento alla fine confermano la tesi del Trilussa con i suoi due polli…Quando si chiede qualche cosa e l’amministrazione non ha soldi, si usa adoperare spesso la parola PRIORITA’,”ci sono delle priorità…”. Ed a deciderlo quale esse siano adoperando un ”metro tutto loro” sono i nostri Amministratori. In questo caso specifico ritengo allora che mai la parola suddetta debba essere usata in maniera più appropriata nel caso in questione, dal momento che i beneficiari di questa PRIORITA’ dovrebbe essere una scuola ed i suoi “utenti” ovvero dei bambini.Un taglio o un posticipo ad una spesa “meno prioritaria”, potrebbe essere il sistema migliore per investire in un impianto che ritorni a dare quella sicurezza (antifurto, antintrusione, telecamera od altro) che purtroppo le Forze ad essa preposte fino ad oggi non sono riuscite a dare.Ma legando il discorso priorità agli Amministratori decisionali, mi si permetta un’ultima osservazione. Siamo in clima di elezioni per il rinnovo della Giunta Comunale e rivolgendomi a TUTTI i papabili, colori, schieramenti e liste, pongo questa domanda: Non vi sentite un pochino umiliati nel leggere che i cittadini ogni giorno che passa stanno perdendo fiducia nell’operato di coloro che si ritengono dei “Politici” risolutori anche di questi problemi, tanto che stanchi dei vostri silenzi, l’ultimo loro tentativo è quello di rivolgersi al sottoscritto, un’assoluta nullità, non per risolvere ma almeno per renderli di pubblico dominio? Considerate che si è perso il conto delle intrusioni!
Questa l’e-mail:
"Gent.mo Sig. Giannini Franco,
Sono una mamma i cui figli frequentano la scuola primaria Aldo Moro di Senigallia, ed avendo saputo che lei pubblica degli articoli sul sito www.60019.it, DIVERSAMENTE GIOVANI vorrei sottoporle una questione che, a mio parere dovrebbe essere portata a conoscenza di tutti. Poi giudicherà lei!
Da circa due anni la scuola suddetta è periodicamente visitata da presunti ladri (tre o quattro volte l´anno scorso, quest´anno siamo già a sette o otto e siamo solo a dicembre!), queste persone, finora non identificate, inizialmente hanno rubato tutto ciò che c´era da rubare (stereo, soldi della macchina del caffè, ecc.... insomma poca roba). Ora, praticamente non c´è più niente da rubare, ma comunque continuano ad introdursi nella scuola di notte, mettendo a soqquadro i materiali nelle aule in cui si soffermano.
Ogni volta che avvengono queste "visite notturne", il mattino seguente, la bidella che arriva per prima chiama i carabinieri, che arrivano verso le 8.00 - 8.15, e per le 8,40, fanno entrare tutti i bambini dicendo ai genitori che è tutto a posto (normalmente le lezioni inizierebbero alle 8.30). Più volte i genitori sono andati dalla dirigente scolastica (che ora quando ci sono queste incursioni non viene neanche a vedere la situazione), per richiedere provvedimenti come ad es. mettere una telecamera o un sistema di allarme, o almeno di chiudere la scuola per un giorno per disinfettare i locali, ma la risposta è stata che la scuola non ha i soldi (ci sarebbe ad esempio il contributo volontario che danno i familiari....ma lasciamo stare) e i locali non sono mai stati puliti in modo approfondito.
Circa due mesi fa abbiamo raccolto delle firme per perseguire questo obiettivo ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. I genitori sono spaventati dalla possibilità che si tratti di tossicodipendenti e che possano lasciare in giro siringhe infette, anche perché i carabinieri in mezz´ora non possono certo controllare dappertutto. Abbiamo anche parlato con i carabinieri che hanno fatto i vari sopralluoghi i quali ci hanno risposto che esiste questa possibilità (cioè che si tratti di tossicodipendenti), ma noi, come genitori, non dovremmo "creare allarmismi"!
A noi sembra che più che allarmismo qui si voglia in realtà "minimizzare" un pericolo che c´è, e far tacere tutti sull´argomento. Non ci sentiamo ascoltati, e siamo piuttosto spaventati, tantè che alcuni di noi stanno pensando di non mandare più a scuola i propri figli per un periodo, ma saremmo comunque pochi ad avere il coraggio di protestare in questo modo, per cui ci rimetterebbero solo i bambini a non frequentare le lezioni.
Ho voluto sottoporle questa questione conoscendo la sua sensibilità verso certi argomenti, a nome di tanti genitori della scuola, giudichi lei se è il caso o meno di fare uscire un articolo su questo argomento.La ringrazio per il prezioso contributo e le porgo cordiali saluti.
Lettera firmata".

giovedì 17 dicembre 2009

SENIGALLIA : QUANDO LE STRISCE PEDONALI NON SI VEDONO






















FOTO: eFfeGi
di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it
Se la sicurezza diventa un trabocchetto. E un lavoro mal eseguito un'opera incompiuta
Credevo di essere riuscito a concludere per una volta qualche cosa di buono, ed invece eccomi qua sollecitato nuovamente dalle giuste rimostranze dei fruitori di un servizio che in un certo qual modo pecca nella sua principale utilità: la Sicurezza. Era il 9 di Ottobre del c.a. quando sulle pagine di questo giornale, ringraziavo colui o coloro che si erano adoperati alfine di mettere in sicurezza l’attraversamento di quanti erano obbligati a farlo per recarsi alla Casa Protetta ex Irab di via Cellini.
Sicurezza ottenuta tramite la realizzazione di quelle che nel gergo popolare chiamiamo tutti “Zebre”. Appunto “Zebre”, perché ottenute dalla verniciatura di fasce bianche che con l’alternanza di quelle nere ottenute dallo sfondo nero dell’asfalto (meglio sarebbe dire Grigio) danno quell’alternanza di bianco e nero.
Voglio far presente che quanto vengo a segnalare, non è da considerarsi nel modo più assoluto un voler rimangiarsi i ringraziamenti, perché ritengo che chi fa va sempre ringraziato se non altro per la buona volontà che dimostra, anche se in certi casi come questo, a volte il solo fare non è sufficiente.Dalla data della realizzazione dell’intervento ad oggi (giorno in cui sto scrivendo questo testo) sono appena trascorsi due mesi e più esattamente 65 giorni. La vernice Bianca è stata cancellata dall’uso divenendo così grigia, tanto da confondersi con il grigio del manto stradale. Cosa questa che rende l’attraversamento invisibile agli automobilisti fino all’ultimo momento facendo si che esso è ritornato ad essere privo di sicurezza per coloro che sono costretti ad attraversare questa arteria che è divenuta ormai di massimo traffico ancor più della stessa SS.16.
Diciamocelo francamente, non è stato un lavoro eseguito ad “opera d’arte” con una vernice di primo ordine, ma solo una “sveltina” atta a tacitare la volontà dei richiedenti piuttosto che a soddisfare i reali bisogni che avrebbero dovuto comprendere anche quelli dell’Amministrazione, felice di rendersi utile alla cittadinanza. Le foto non rendono giustizia a quanto affermo, perché scattate con la strada “lavata” dalla pioggia e quindi più visibili e solo se dall’alto. Con la strada asciutta, lo assicuro, è tutt’altra cosa.
Ritengo inoltre, che alle “zebre” doveva far seguito un’installazione di segnaletica verticale che evidenziasse una serie di attraversamenti pedonali e di una scuola nelle vicinanze e non solo quella del divieto di sosta su ambo i lati. Non so se essi siano obbligatori ai sensi del Codice della Strada, sicuramente, almeno per me, lo sarebbero a livello di prevenzione e per mantenere la coscienza tranquilla per aver fatto tutto il possibile tale da garantire una discreta percentuale di sicurezza che so bene che per ovvi motivi, non si potrà mai raggiungere al fatidico 100%.A questa segnalazione voglio far seguire, onde evitare poi di annoiare tornando a parlarne successivamente ancora di Via Cellini, quella di altri abitanti di detta arteria, che si lamentano per lo stato del suo manto stradale, delle velocità dei mezzi che la percorrono non rispettando i legali 50 km/h, ma neppure i 70, andando ben oltre, dell’incuria dello scarico dei tombini che procurano ad ogni pioggia allagamenti del manto stradale. So che il “banco piange” e che se non ci sono fondi non si può né si deve promettere nulla, quindi non chiedo il rifacimento totale del manto stradale, ma almeno qualche toppa “ben fatta”, dei controlli per le velocità ripetuti nel corso della giornata e nelle ore di maggior traffico, lo scarico dei tombini “d’ufficio” senza che si debba ricorrere sempre a segnalazioni.
So anche che questa mia forse resterà ancora una volta lettera morta o nella ipotesi più ottimistica posta in una bottiglia e gettata in mare aperto, che come nei romanzi solo un colpo di fortuna la vedrà dispiegarsi ed essere letta dal personaggio principale. Se così fosse, però, ringrazio fin d’ora chi avrà la bontà di farsene carico, in questo periodo in cui tutti ci sentiamo più buoni o dovremmo esserlo (o così vogliamo far credere) realizzando almeno uno dei “desideri espressi”.Io da parte mia, perchè questo è il compito che si sono prefissato, posso solo promettere di contraccambiare con un’altra segnalazione l’esito positivo raggiunto e con un ringraziamento pubblico, come fatto la volta precedente, o caso contrario divenendo più ancora petulante di quello che già sono, evidenziandone invece l’eventuale l’immobilismo.

sabato 12 dicembre 2009

VOLTI E NOMI DELLA SENIGALLIA CELEBRE MA MODESTA n.°3: NANDO MARIANI



FOTO eFfeGi : In alto Nando alla Tasiera
Sotto da Sx a Dx Luciano Grassi-Luisanna Gresta-Mara Mariani-Nando-Laura Mariani
Fabio Grassi.
di Franco Giannini
gia pubblicato su 60019.it
I 40 e più anni di una "vita artistica" per lo più fissati su di un foglio da pentagramma
Se suonerà e canterà nei giorni 11 e 12 Dicembre in occasione della Maratona di Telethon (ore 16,30-Piazza Saffi) il primo giorno in duo vocale con la figlia Laura e nel secondo con l’intero Gruppo, non solo, ma si ripeterà nella giornata del 20 in Piazza Del Duca (sempre alle 16,30) in occasione della Festa dell’A.V.I.S., evidentemente è un personaggio e non solo per la professione che fino ad ieri ha svolto: quella di infermiere all’Ospedale Civile.
Allora mi son dato da fare per saperne di più, ed ecco che….
No, non potevo essermi sbagliato, avevo compreso bene, il neon verdazzurro che spiccava sul buio della notte, mi indicava chiaramente che mi trovavo di fronte allo show-room di Spoga Arredamenti e se avessi avuto ancora qualche dubbio, il suono ovattato di strumenti musicali che mi giungevano da distante, stava ad avallarmi che le istruzioni che mi aveva impartito Luisanna erano esatte. “Pronto…? Luisanna, ciao …io sono arrivato e sono qua fuori…si…Grazie !”. Appena il tempo di chiudere il cellulare, che il mio “gancio”, mi apriva la porta e mi introduceva nello stanzone dello show-room, pieno di mobili e mi indicava la porta chiusa da cui ora provenivano più distintamente i suoni. Aperto l’uscio, in una stanza non più grande di 4 metri per 4, stavano sei persone, gli strumenti musicali, i tre piedi con gli spartiti, i microfoni, le casse e strano ma vero, riusciva a contenere anche le note che fuoriuscivano dai loro strumenti. Sarà che venivo da fuori, sarà che le note erano quelle di “Happy Xmas”, sarà che le vibrazioni del basso mi colpivano lo stomaco come pugni, sarà che la voce limpida e robusta era carica di calore, che mi sembravano inutili quegli abiti pesanti che tutti indossavamo: la stanza era fredda, ma l’atmosfera che vi regnava era caldissima. Il Gruppo che stava suonando era quello di “Nando e i Satelliti”, che successivamente mi spiegavano era nato nel 2008 da un “ritrovarsi musicalmente” parlando, di amici, che negli anni ’60 - ’70 avevano preso strade artistiche separate, seppure non si fossero mai realmente persi di vista.Oggi il gruppo è così costituito da: NANDO MARIANI alla Tastiera e Voce, LUCIANO GRASSI alla Batteria, suo fratello FABIO GRASSI al Basso e Chitarra. Assenti giustificati in questa serata di prove, ma evidentemente importantissimi almeno per come sono stati descritti dai loro colleghi, l’unico diplomato, musicalmente parlando in flauto, è GIUSEPPE DIAMBRA che però solitamente suona il Sax ma non solo e GIORGIO FERRETTI anche lui alla tastiera e fisarmonica e diciamo con le mani in pasta a livello musicale essendo proprietario della Silver Sound Studio alla Cesanella, specializzata in registrazioni, ed inoltre alla chitarra DIEGO D’ADDERIO. Del Gruppo fanno parte anche un trio di voci femminili che cantano sia come voci soliste che in coro a seconda delle necessità che lo spettacolo richiede. Ne fanno parte MARA MARIANI, moglie di Nando, LAURA MARIANI, la figlia ed ultima ma non l’ultima LUISANNA GRESTA.
Ma è di Nando soprattutto che voglio parlare, come personaggio artistico, rievocante quella Senigallia degli anni della “Spiaggia di Velluto” vacanziera i cui fasti ed i cui ricordi ci riportano sempre alla vecchia “Rotonda” ed alla scomparsa “Villa Sorriso”.Quando entro e mi presento, Nando con una voce chiara e maschia ma suggestiva, sta intonando un brano natalizio, che interrompe immediatamente per stringermi la mano con quella particolare cordialità, caratteristica di tutti quei giganti buoni ai quali egli appartiene. Dopo i soliti convenevoli con tutto il Gruppo, li prego di continuare con le loro prove, in modo che possa rendermi conto di quello che stanno facendo ed in che cosa esse consistano. Ma appena riprendono a suonare e da quello che mi fanno ascoltare, comprendo subito che la serata, almeno a livello di prove se ne è andata. Nando mi offre infatti subito, l’interpretazione di un eccezionale duetto con la figlia Laura a cui lascia però giustamente, vista la qualità vocale, la parte principale dell’interpretazione. A seguire un altro brano sempre in duetto questa volta con Luisanna che lo canta in francese e con un Nando che lo rifà in italiano. Poi con la scusa di un intervallo di riposo il Gruppo mi si mette a mia disposizione delegando la Voce-Tastiera a fare la parte del portavoce.
Nando mi inizia a raccontare della sua esperienza musicale, completamente da appassionato autodidatta che inizia negli anni ’60, con esperienze musicali come cantante a Villa Sorriso, alla Rotonda, al Night-Club Cirro’s in Ancona sotto l’Ascensore del Passetto. Mi parla delle sue uscite oltre confine con il suo amico Ferretti tramite l’Azienda di Soggiorno in Austria ed in Germania. Ed orgogliosamente ricorda quando il Comune e l’ Associazione Albergatori promossero la sponsorizzazione per l’incisione della canzone “Senigallia quando è sera” composta con parole di Sergio Bentivoglio e musicata da Mariani. In quell’occasione si vendettero circa 100 mila copie oggi divenute un cimelio dell’epoca perché introvabili.Nel racconto non poteva tralasciare il ricordo della sua partecipazione (siamo nel ’72) al concorso indetto dal giornale “Sorrisi e Canzoni” per le voci nuove, in cui arrivò primo nella selezione regionale e quinto in quella nazionale, in cui ebbe modo di conoscere i personaggi più celebri della musica di allora. Anche se il suo viso di persona pacifica resta inalterato, la voce lascia trasparire un po’ di amaro in bocca quando mi racconta anche che fu avvicinato da diversi discografici che invece di dare volevano, per lanciare questi ragazzi. Si parlava di cifre intorno ai 30 milioni delle vecchie lire, e già solo da questo si può comprende come e perchè nel nostro paese, la meritocrazia non riesca ad emergere in alcun campo ed è solo con il vile denaro che si vuol far credere di riuscire ad ottenere gradevoli profumi dagli scarichi delle fogne. Quindi Nando preferisce ritornare a Senigallia e proseguire come aveva fatto fin li con le proprie forze ricco solamente delle doti che madre natura gli aveva dato e della sua immensa passione.Il suo repertorio è ampio, anche se è legato ai nomi classici della musica italiana come Battisti, De Andrè, Baglioni e tantissimi altriDopo ci sono le solite strade della vita attraverso le quali quasi ogni uomo è costretto a passare che si chiamano famiglia, matrimonio, lavoro “serio”, figli… ed intanto gli anni passano… ed un bel giorno ci si rincontra casualmente con vecchi amici, si parla un po’ di tutto ma poi il discorso cade sempre nel comune loro vecchio amore “La Musica” e da cosa nasce cosa.
E’ infatti da questo incontro con i fratelli Grassi, che uscivano dallo scioglimento, per dolorose vicende familiari, di un loro complessino nato nel ’75 i “The Sound Corporation” che nasceva l’idea di costituire un nuovo sodalizio. Dopo varie vicissitudini, come si diceva sopra, nel 2008 nasceva infatti, il Gruppo denominato NANDO E I SATELLITI. “Nando” gli chiedo alla fine dell’incontro “mai nessun sassolino nella tastiera…??” Mi guarda quasi stupito ma prontamente mi risponde: “…ma no, io suono e canto per passione…!!”
Però comprendo dal tono della sua voce e quindi voglio sottolineare che trattasi di una mia personale impressione, che di rospi ne deve aver mandati giù, se non altro vedendo che in quella “vecchia” Rotonda degli anni ’80 ed a seguire anche ai giorni d’oggi, tutti ci hanno suonato e neppure sempre i più meritevoli, ed ho una strana sensazione che spesso abbia provato la cattiva esperienza del ricevere la classica sbattuta di porta in faccia, quando anch’egli andava a chiedere un po’ di visibilità. Lo desumo tutto ciò, da quando alla fine mi dice sorridendo: ”…molti si ricordano di me e spesso mi chiedono di partecipare in maniera gratuita per beneficenza… cosa che io ed i SATELLITI facciamo sempre con estremo piacere ed orgoglio!!!” Un Gruppo composto di 3 donne e 6 uomini tenuto unito da quel sentimento principale che appartiene a tutti loro che altro non è che la passione per la musica, tecnicamente diretto da lui, quel personaggio celebre e modesto che risponde al nome di NANDO MARIANI.
E qui la storia non si conclude, ma continua e per seguirne gli ulteriori sviluppi basterà essere presenti nelle piazze su indicate l’11 il 12 ed ancora il 20 di Dicembre.

lunedì 30 novembre 2009

DOPO QUASI 30 ANNI DI NUOVO A SENIGALLIA SPARTERO CUTANELLI




di Franco Giannini
già pubblicato su 60019.it
La prima delle tre rappresentazioni previste, termina con una lunga acclamazione da parte di un pubblico entusiasta.
Sono passati una trentina d’anni dall’ultima rappresentazione in quel che fu il Cinema Rossini, eppure Spartero Cutanelli dett’ ’L Birb’, l’opera di Nanda Tenenti Moroni, ha conservato e conserva quella freschezza e quella attualità che a volte invece si perde con il trascorrere del tempo. Le battute, i personaggi, gli insegnamenti, i contenuti alcuni frizzanti ed altri più seri come la vita di tutti i giorni ci propina, si sono intrecciati senza disturbarsi tra loro, tra i ciondolamenti del capo consenzienti, di un pubblico, strano ma vero, in maggior parte attempato.
Ma chi conosce la Sig.ra Tenenti Moroni e le sue opere, dava per scontato la bontà dei suoi insegnamenti, la sottolineatura dei difetti degli uomini. Quindi quello che più c’era da analizzare era solo il cast con uno Spartero riproposto dalla compagnia ‘L GRUPP’ DIAL’TTAL’ S’NIGAJA. Com’è logico che sia, l’interprete principale è quello che riceve sempre più consensi, perché solitamente “sfrutta” maggiormente le battute ad effetto che l’autore ha costruito sul personaggio più in luce. Ma questa potrebbe essere anche un’arma a doppio taglio, perché tende anche a porre gli occhi di un pubblico attento, esaminatore e giudice inflessibile. Ma l’arma puntata sullo SPARTERO CUTANELLI, alias Renzo Colombaroni, è risultata assolutamente innocua. I tempi delle battute, gli spazi di silenzio, i toni di voce, la camminata sul palco, il modo di sedersi, i monologhi, i passaggi dal comico al serio, sono stati elementi che mi hanno gratificato veramente. La sua partecipazione non si circoscrive però solo sull’ottima recitazione, bensì va più in là, essendo riuscito a fornire le battute ai suoi colleghi prima come regista fuori del palcoscenico, ma soprattutto “sul palcoscenico”, fornendo i tempi di entrata anche ai suoi colleghi meno esperti, che hanno dimostrato, proprio quando lui era fuori scena, qualche indecisione. E’ una mia idea personale, ma in qualcuno di questi ho notato troppo il “recitare” e poco la “naturalità” di Colombaroni. Il Peo Giambenedetti finale, nelle vesti comiche della baby sitter, sono stati minuti di verà illarità. Come discrete sono state le innumerevoli variazioni di tema della figlia di Spartero nelle vesti di Angiolina.Altra positiva sensazione mi è stata fornita dalla cura data alla scenografia, sobria ma rifacente ai tempi passati: la macchina da cucire, l’orologio a pendolo, il macinino, il tavolo, le tendine con i merletti sulla vetrata della credenza. Piccole cose che però indicano la cura e la passione di tutti coloro che solitamente lavorano in un anonimato “dietro le quinte”.Se dovessi dare un voto al tutto, proporrei un globale 7, da cui andrebbe escluso Spartero la cui rappresentazione meriterebbe un 8. Però sono convinto che nelle prossime rappresentazioni di venerdì e sabato, con il superamento dell’emozione da parte di tutti i protagonisti, le votazioni tenderanno sicuramente ad una lievitazione verso l’alto.Concludendo, un piacevole, sano, spettacolo di tre ore allegro e che alla fine lascia uno spiraglio anche per sdraiarsi a letto e farsi esami di coscienza… sia per gli anziani che per i giovani, che raccomando a quanti sono ancora indecisi se presenziare o meno.

venerdì 20 novembre 2009

FAO: SPENTE LE LUCI MA NON CERTO LA FAME

di Franco Giannini

La Festa è appena terminata, gli amici se ne vanno mentre su quel tavolo dove si è parlato di FAME, gozzovigliando, non rimangono che le solite misere briciole di parole infarcite di retorica. Solamente una notizia buona, sempre però che sia confermata, è la promessa del Direttore della FAO che non ripresenterà più la sua candidatura. Quando in quel 1994 entro a dirigere la FAO il poco c'era, e quando se ne andrà lascierà dietro di lui questa serie di numeri statitistici che da soli parlano dell'insuccesso dell'uomo come dirigente, degli uomini come capi di stato, delle loro capacità nel voler NON fare, della mancanza di sensibilità, di tatto, di buon gusto.

Durante il vertice sono stai chiesti 44 miliardi di $ a cui si è risposto con il silenzio.

Come nel silenzio è caduta quella promessa dei G8 dell'Aquila in cui i Big si eranno impegnati per versare 20 Miliardi di $. Il nostro Silvio per salvarsi e per salvare la faccia dei suoi compari si adoperrerà per "decidere tempi e modalità".

Nel 2008-2009 dei 784 milioni di $ stanziati solo circa 90 sono andati per la lotta alla fane, perchè circa 42 sono stati destinati all'Ufficio del direttore, 20 per i servizi, 32 per informazione e tecnologia. Poi ci sono gli stipendi per i dipendenti che vanno dai 31 mila € ai 73. Logicamente un dirigente deve guadagnare di più ed allora si va da 157 mila ai 177 mila $, tenendo conto che un direttore però ne percepisce oltre 200. Oltre a questi stipendi da "fame" ci sembra sia lecito affiancare dei benefit quali ad esempio: scuole private per i figli, viaggi aerei, vacanze pagate, traslochi gratuiti, corsi di yoga, massaggi, corsi di degustazione, scuole di danza, di gioco di carte, di golf. Eppoi per chi viene spedito all'estero la diaria ammonta a sole 450 € al giorno.

Del resto, come ci si poteva attendere risultati diversi da quelli ottenuti, da individui che per parlare di fame, inscenavano uno sciopero appunto della fame e poi terminata la sceneggiata siedevano a tavola degustando questo menù:

Foie gras su toast con kiwi - Aragosta in vinagrette - Filetto d'anatra con olive - Composto di frutta alla vaniglia - Vol au vent con mais e mozzarella . Verdure di stagione - Pasta con crema di zucca e gamberetti - Vitello alle olive con pomodorini e basilico - Macedonia di frutta con gelato alla vaniglia - Orvieto classico Poggio Calvelli del 2005.

Per i poveri delegati, appena 3000, non restava che accontentarsi di un semplice Risotto alle arance e zucchine, Salmone, Crepes di Funghi, Dolci.

E paragonando la degustazione con il risultato ottenuto con il vertice, mi vien da dire...UN INSUCESSO VOMITEVOLE.
(Per i dati, mi sono avvalso della consultazione dell'articolo di Lorenzo Sani pubblicato sul RdC.)

mercoledì 18 novembre 2009

SENIGALLIA : LA PESCHERIA DI OGGI VISTA DAI DIVERSAMENTE GIOVANI





































FOTO : eFfeGi
di Franco Giannini
Articolo già pubblicato su 60019.it
Avevo pubblicato tempo fa un articolo relativo al come operano i rivenditori del pesce al porto, orfani della celebre pescheria del Foro Annonario. A seguito di questo post, avevo avuto modo di ascoltare altri punti di vista relativi al servizio sia per quanto riguarderà il futuro di quella che sarà la rivendita nell’area portuale, quanto per quelli a cui è stata destinata la vecchia bella "Pescheria". Il "Foro", mi si diceva, ora è senz’altro più bello senza macchine. La Pescheria non potrebbe più essere riutilizzata, perché gli attuali operatori preferiscono il contatto diretto con il pubblico direttamente sul molo, dove oltre il pesce si scarica con esso anche tutta la sua la freschezza. E quindi la sua destinazione deve essere orientata verso altro. In effetti, in qualche punto il mio interlocutore non è che avesse proprio tutti i torti e con il suo dire mi aveva fatto nascere dei ripensamenti sul mio iniziale punto di vista. D’altro canto però, leggendo quanto affermava tempo fa in una intervista l’architetto (una signora di cui non ricordo il nome) che aveva curato il restauro del Foro, si veniva a conoscere che lei non era assolutamente concorde con la utilizzazione di tutta questa area. Con gli utilizzi di questi spazi per sagre e spettacoli o feste varie, affermava che non facevano assolutamente bene ai lavori di restauro da lei eseguiti, anzi potevano rovinare quanto recuperato e riportato al vecchio splendore. Ora, con la pubblicazione di queste foto, sicuramente lo sarà anche meno, e si sentirà addirittura scandalizzata ed inorridita. Credo però che lo sarà anche il mio interlocutore, che sarà costretto a rivedere, come mi sono subito riveduto io, un po’ di quel suo ottimismo iniziale. Io avevo definito il Foro "Bello, ma inutile", a seguito di questo però, ora aggiungerei un bel punto di domanda dopo quell’aggettivo "bello". C’è poco da spiegare, le foto parlano da sole! Piccioni morti da tempo ben visibili sulla rete di protezione del soffitto, contenitore di olio esausto posto all’angolo di una delle entrate, appoggiato a terra, senza neppure l’ausilio di un sottopiano che ne raccolga le fuoriuscite di quegli sprovveduti che non riescono neppure a prendere nel foro, il pavimento reso sdrucciolevole e per questo divenuto luogo di smistamento di improperi ad ogni scivolata dei malcapitati che debbono passare di li, parcheggio temporaneo di "apetti" con colature degli oli del motore e delle ruote, una panca di marmo rovinata da vernice o olio. Cose queste che credo non rappresentino l’eccellenza di utilizzo di un’area, che se non più destinata alla rivendita del pesce, dovrebbe stare a rappresentare uno dei tanti "biglietti da visita" di una città che cerca di far traghettare la sua economia da quella industriale, in via di estinzione, se non già estinta, a quella auspicabile turistica e per di più un turismo di èlite. Non so chi sarà il referente che dovrà occuparsi della cancellazione di queste brutture ed alla sistemazione dei danni procurati, come non so chi sia colui che ha impartito l’ordine di destinare quell’angolo della pescheria a centro di raccolta di oli usati. Non mi si può però proibire di pensare che non è stata certamente l’iniziativa di un singolo e semplice operaio, bensì frutto di un ordine impartito da un "responsabile", a cui, visti i risultati ottenuti, sarebbe meglio dare altra qualifica e destinazione. Come pure è grave che fin ad oggi non è stata fatta alcuna segnalazione da chicchessia, essendo il luogo visitato da persone atte al controllo dei rifiuti il cui deposito è inserito all’interno della struttura. Non mi si venga a dire la solita frase usata in questi casi: "… non rientra nei miei compiti!", perché si potrebbe ribattere che non rientra nei compiti neppure il "menefreghismo" qui usato con notevole evidenza. A chiusura di questa segnalazione, mi viene da chiedere…ora i danni procurati alla collettività chi li paga?? C’è un’assicurazione? Se qualcuno scivola, cade e si fa male, non credo che poi si accontenterà di certo di un rimborso per il lavaggio a secco del capo di vestiario macchiato? Ed allora mi domando: sarà sempre ’Pantalone’ per l’ennesima volta, ad aprire i cordoni della borsa, o si individuerà il responsabile, non gli si daranno gli incentivi di produzione, ma gli si chiederanno questa volta i danni?

martedì 17 novembre 2009

GUITTI AL VERTICE DI ROMA: SI MANGIANO ANCHE LE PAROLE

di Franco Giannini

Mentre c'era chi predicava bene che un pezzo di pane è un diritto vitale dell'uomo, altri razzolavano male magari supportati dal dire che con questa occasione bisognava soddisfare esigenze personali in nome del detto "l'uomo non vive di solo pane". Questa potrebbe essere la sintesi finale del risultato che verrà raggiunto dalle delegazioni di capi di stato, di governo, di dittatori accertati ma accettati, una sessantina, riuniti attorno al tavolo indetto falla FAO. Si doveva parlare di fame e si doveva parlare tutti, indipendentemente da quello che si diceva ed allora ecco che ad ognuno sono stati assicurati i suoi 5 minuti a testa di celebrità. Poi tutti chi a mangiare, chi impegnati in incontri salottieri, chi presi da pseudo lezioni mistiche a cui potevano partecipare "solo donne belle-alte" a dimostrazione che la religione propagandata vede la parità nelle donne (quelle bruttine chissà che destinazione hanno?), chi intenti a raccontare barzellette ritendosi valenti declamatori, ma che alla fine hanno fatto ridere solo l'artista del momento, o impegnati nello shopping che Roma è sempre pronta ad offrire. Mi chiedo se questo tipo di buffonate siano esaurite o dovremmo sopportarcele ancora e per tanto tempo, facendo anche finta di credere che il loro primario scopo sia sempre e solo il bene di questa povera gente e di questi paesi. Tutti affermano di voler fare il bene dei paesi dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina, affamati dalle carestie, ma in verità, a questi buffoni che partecipano a questi incontri salottieri, della fame e della povertà non gliene frega nulla a nessuno. O meglio, sono invece interessati a che il tutto resti così com'è, perché le loro potenzialità personali di potere ed economiche abbiano a svilupparsi maggiormente, lasciando invariata la situazione catastrofica esistente o meglio ancora aumentandola. Devo dire con tutta sincerità che non ho mai visto con occhio benevolo questa Agenzia dell' ONU, una delle sue 22 costole inutili : la FAO, fin da quando ero ragazzo. Infatti a scuola già, mi imponevano di fare temi dal sapore retorico, come quelli sulla Festa degli Alberi, sulla Giornata del Risparmio, su quella della Comunità Europea e via dicendo, con i risultati che con il passare del tempo poi si sono veduti. Allora non capivo nulla di politica (e non è che oggi sia migliorato di molto!), ma quelle imposizione già mi davano fastidio. Oggi, con la possibilità di andare sulla rete, apprendere dei dati, mi fa imbufalire anche di più. La FAO è una Agenzia che nasce il 16 Ottobre del 1945, che si trasferisce a Roma nel 1951, che ha alle sue dipendenze 1600 funzionari e 3500 impiegati e che forse, in tutti questi anni, sono i soli che, grazie ai loro discreti stipendi, sono riusciti a mangiare (circa 600 milioni di $ all'anno degli oltre 1700 milioni che arrivano nelle casse attraverso i contributi dell' ONU e di donazioni di privati,) che ha un Direttore che è dal 1993 a capo di questa struttura e che è stato rieletto pur non avendo maturato un briciolo di risultato, anzi da come dicono le stime, la fame è aumentata e continua a crescere e che quindi c'è da chiedersi a che cosa serva ancora tenerla in piedi. Era un vertice talmente importante, questo di Roma, che tutti i paesi ricchi hanno rinunciato a parteciparvi, eccezion fatta per l'Italia, che ricca lo è solo solo per chi la rappresentava. Del resto hanno fatto bene! Con la loro assenza hanno salvato le loro facce e quelle nazionali, rinunciandoa fare altre promesse, già espresse nel G8 dell'Aquila e mai mantenute, come non sono state mai mantenute nei propositi espressi nei confronti degli Aquilani. Eccezion fatta per i Tedeschi, che ci hanno consegnato non soldi ma direttamente le chiavi delle case da loro edificate. Ancora il vertice non si è concluso, ancora promesse, ancora tante parole, ancora, ed è l'ennesimo invito, a promettere che tutto verrà chiarito a Dicembre a Copenaghen in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite, in cui i temi verteranno sull' Ambiente e la Sicurezza Alimentare. Nel frattempo ?? Non è assolutamente bello dirlo ma è un dato di fatto :" Finché il Grasso dimagrisce, il Magro crepa !"

venerdì 13 novembre 2009

SENIGALLIA, "DIVERSAMENTE GIOVANI": BUONA LA PRIMA
























FOTO: eFfeGi
di Franco Giannini
(già pubblicato su 60019.it)

Quando la costanza dà sempre buoni frutti. Rimossi i cassonetti sul marciapiede dell'Asur in via Campo Boario
Il “Grazie” lo formulo ugualmente anche se non so a chi rivolgerlo con precisione, perché non conosco nè fisicamente né istituzionalmente colui o coloro che si sono adoperati affinchè il risultato finale fosse la definitiva rimozione dei cassonetti che impediva il passaggio sul corridoio riservato ai portatori di handicap, ricavato a ridosso del muro di recinzione della ASL, nel parcheggio di Via Campo Boario.
Il tutto, appunto, quale frutto ottenuto dal seguito di articoli che segnalavano questa necessità. La cosa mi ha fatto veramente piacere per diverse ragioni: la prima, va da sé, per il risultato concreto circa la possibilità dell’utilizzo del percorso, la seconda perché mi dà l’opportunità per dimostrare a che cosa serve e spero servirà, il servizio di Pensionattivismo a cui si è pensato di dare il nome di “Diversamente Giovani”, terzo per essere riuscito a raggiungere, senza conoscere con precisione i destinatari, l’obiettivo che mi ero proposto: la sistemazione di un’area un pò “dimenticata” che non si sapeva sotto quale giurisdizione cadesse. Si può e si dovrà fare di più, perché oltre al fatto che tutto è migliorabile, qui ancora ci sono da rivedere la sistemazione del suddetto spazio riservato all’handicap perché troppo stretto ed invaso in parte dal “muso” delle macchine parcheggiate, delle aiuole, degli alberi, della raccolta di cartacce ed altro che l’incuria di cittadini “disattenti” (bonario eufemismo) gettano dopo l’aver parcheggiato, del controllo notturno dell’area troppo oscura in prossimità della palestra. Insomma di cose ce ne sono da fare, ma è giusto prendere intanto, anche atto di quanto è stato fatto.Non è stata una battaglia, non c’è stata quindi alcuna vittoria, ci sono state solo delle segnalazioni riportate con una certa decisione, perché rimaste inizialmente inascoltate, ma è il risultato finale quello che conta. Ed in questo caso sembra che un ascolto ci sia stato. Quindi chi ha ascoltato è giusto che si prenda anche la sua parte di ringraziamenti.

lunedì 2 novembre 2009

IN ATTESA DEL MAXI ALBERGO PER IL MOMENTO ABBIAMO UNA MINI PESCHERIA.
































































Vignetta: di Valerio Giannini
Foto: di eFfeGi


di Franco Giannini
articolo di già pubblicato su 60019.it
Senigallia, come del resto tutta l’Italia oggi, all’ombra di gazebo.

Non sono ancora le sette, e già ci sono capannelli di persone infreddolite, che attendono, nei pressi della “passerella” sul Misa, che ritornino in porto, le prime barche con il pescato della nottata. I volti sono tutti di persone anziane, poche le signore, e tutti con quelle caratteristiche che li fa definire come “gente del popolo”. La parlata, il modo di vestire, gli argomenti di cui discutono e nell’acquisto, la gestione oculata della spesa. Chi può permetterselo, buon per lui, preferisce fare l’acquisto nel vivaio, anche se i prezzi del pesce sono leggermente superiori, ma si sa che le comodità si pagano. Mentre si cerca di ripararci dall’ aria gelida che viene dal mare, nascondendoci dietro fortunosi paraventi, alcuni, muniti dei primi “passamontagna” preparano le bancarelle per la vendita, ponendole al coperto, si fa per dire, di gazebo precari muniti del solo tetto su “piedi” instabili. E’ strano come in Italia, e quindi anche a Senigallia, oggi, ogni necessità, ogni problema, ogni manifestazione, sembra si debba svolgere al coperto di una tenda, di un gazebo, come fossimo diventati tutti degli artisti circensi.
Li utilizzano i mercatini rionali sia itineranti che fissi, si usano per qualsiasi evento sia fiera che sagra locale, per non parlare poi dell’uso politico sia per le “Primarie”, che per “referendum”, o per quello sindacale sia per i “Sit-in” che per i picchettaggi davanti alle fabbriche durante gli scioperi, e poi ancora per le degustazioni dimostrative davanti ai supermercati, per i terremotati, per le esercitazioni dei vari volontariati, insomma una tenda, in Italia, non la si nega più a nessuno. Siamo un popolo di precari e non solo a livello lavorativo. Si perché un gazebo o una tenda sa sempre di temporaneità. Anche se è vero che un conto è doverci soggiornare per brevi lassi di tempo ed un conto è doverlo fare per lavoro, tutti i giorni con qualsiasi tempo.

Ed il caso preso in esame riguarda proprio il secondo caso. Il commercio del pesce sul molo del porto.
Devo dire che affronto questo argomento con timore, ma non nel senso di esternare la questione, ma con la “paura” che questa mia richiesta venga esaudita in maniera faraonica, come ormai è entrato nell’uso comune delle cose, a Senigallia. Cose mirabilanti per una mirabilante città turistica, che se pure debbo accettare, non condivido. Ma qui il discorso si farebbe più ampio e correrei il rischio di andare fuori tema. Però, onde evitare quanto sopra premesso, dico subito che la mia proposta prevede: tempi brevissimi di attuazione, assenza assoluta di progetti di architetti Vip, esclusione dell’uso di materiale edile, niente marmi di Carrara, nessuna opera fognaria.
Detto questo, però, ritengo che sia gli operatori del “mercato all’aria aperta” che è la rivendita del pesce sul molo del porto senigalliese, che i loro clienti, debbano avere un minimo di conforto, soprattutto d’inverno, ma anche nella stagione calda.
M’immagino, e voglio anche sperarlo, che qualcuno avrà già pensato di realizzare questa nuova pescheria e dove insidiarla definitivamente, ma quello di cui sono quasi certo, sono le date di realizzazione, che per ovvi motivi non potranno essere immediate.

Immediata però, è la necessità per chi ci opera, di una copertura, non solo sulla testa, ma anche nei lati che proteggono dal vento (siamo a 200/300 metri dal mare aperto e non in un ufficio riscaldato), di servizi igienici-chimici, di acqua corrente e non come attualmente dentro contenitori in plastica, cassonetti ad hoc per la differenziata, pedane isolanti dall’umidità che il tipo di vendita rende necessari, depositi per reti e retini che si stanno ammucchiando in modo antiestetico ed antifunzionale e quanto altro necessiti. Come tutto questo, economicamente e in tempi assolutamente brevi?? Montando delle robuste tende similari a quelli che si usano, giusto per un esempio, in occasione dell’evento di Pane Nostrum. Facilmente montabili, ma altrettanto smontabili quando si realizzerà la nuova struttura, sempre che sia stata presa in esame e la si intenda edificare.
Lo spazio non manca, salvo che non sia stato impegnato per altre strisce blu.
Oppure, ma già i tempi immagino si allungherebbero, ospitare le dieci bancherelle (non sono di più!) all’interno dello stabile della Lega Navale e del Gruppo CIMA, trovando a questi altra ubicazione magari nei locali della Associazione Velica in cui è confluita la Lega.

Ma un pensiero veloce mi passa quasi per caso…e se per incentivare e per non decentralizzare il commercio del centro, si dicesse “portiamo questa vendita di nuovo nella vecchia pescheria del Foro Annonario…” nooo, eh!! Sarebbe come chiedere troppo e magari sarebbe affermare “ forse ci eravamo sbagliati….”.

mercoledì 28 ottobre 2009

VISIONI, VOLTI, DESIDERI...INESAUDITI

di Franco Giannini
Certamente ci sarà qualcuno che dirà :“ Ma Franco…allora sei monotono…!!!” e non è detto che questo qualcuno sbagli! Però, come si dice, le veline si sposano con i calciatori perché entrambi praticano lo stesso ambiente, così come avviene per gli attori e come spesso capita a tutti coloro che bazzicano nello stesso ambiente. Ed a uno “sfigato” come il sotto scritto non può accadere che la stessa cosa, oramai sposarmi no, due errori sarebbero troppi, ma vivo la stessa vita di coloro che frequento giornalmente. Con l’aggravante per me che non so da che cosa possa dipendere, ma credo che sia la stessa cosa che colpisce i viziati, i drogati, gli abitudinari. Ecco che ad un tratto quel pensiero ossessivo contro il quale avevi lottato fino a quel momento si impossessa di te e ti ritrovi dentro al bar a consumare l’ennesimo caffè, ad accendere la ventesima sigaretta, a sniffare un’altra dose. Fino a ieri, anch’io avevo lottato per cercare di farmi i fatti miei, non volendo invadere la privacy di Michelina (il nome e la storia sono veri e l'autorizzazione alla sua pubblicazione mi è stata gentilmente concessa da entrambi i suoi figli), di questo scrigno umano che nell’arco dei suoi oltre ottanta anni, ha racchiuso nella sua memoria, ancora perfettamente lucida, innumerevoli ricordi. Ricordi, che come per quasi per tutti, sono fatti di aneddoti piacevoli, ma anche dolorosi. Poi, invece, il mio desiderio di scrivere si è impossessato ed io ho ceduto senza opporre resistenza a questo bisogno interno che sentivo.
Dicevo, fino ad ieri, perché poi, la sua ultima caduta l’ha costretta a letto non per gravi problemi, ma per semplice precauzione, fornendomi quella possibilità di avvicinarla, con una doverosa visita come Michelina meritava, che da tempo, per l’appunto, desideravo, anche se non proprio in questo modo. La sua cameretta è situata al secondo piano dell’edificio, all’inizio di un lungo corridoio e vede la porta aprirsi verso l’interno della stanza, nascondendo, quasi a proteggerlo, il suo letto. Entrando quindi non la vedi, ma con in mano la maniglia della porta, per trovarla sei costretto ad un curioso :“ Bubù…zacttt!!”, come si fa con i bambini piccoli quando ci si nasconde e si riappare all’improvviso. E così che ho anche fatto anch' io, come da manuale del perfetto imbecille, dimenticandomi che ho un' età che dovrebbe consigliarmi comportamenti più consoni. Ma lei, molto più lucida di me, non è rimasta affatto sorpresa, mi ha rivolto un sorriso assolutorio e compiacente, mi ha allungato una mano e mi ha invitato ad entrare con il suo :”Venite avanti…”. Si perché Michelina, strano no, ma mi da del Voi !
Appena mi ha visto, gli occhi gli hanno cominciato a sorridere e mi ha iniziato a raccontare le fasi dettagliate della caduta. Si guardi bene però, che non si è trattato di uno “coercitivo stupro verbale”, bensì di un volontario racconto in cui c’è stata la sua volontà di volermi rendere partecipe di quello che mi veniva narrato: aneddoti, pensieri, riflessioni, speranze. E spiegandomi della dinamica della caduta mi diceva che nella sfortuna il Signore ci aveva buttato uno sguardo e l’aveva protetta. Io conoscendo la sua devozione a San Padre Pio e sapendo che le facevo piacere, aggiungevo che forse c’era stato anche una Sua intercessione. A quel punto Michelina, mi ha rivolto il suo sguardo, ha fatto di si, con un cenno del capo e sollevandosi un po’ e con fatica dalla montagna di cuscini, cercando di girarsi meglio verso di me, con una voce sospirosa, quasi mistica, mi ha chiesto :”Anche voi siete devoto a Padre Pio ?”.
Andate a dirglielo voi, che io sono un inguaribile penitente, un agnosta prima ancora che ateo… Che potevo a quel punto risponderle se non con un :” Si Michelina…sempre stato!!!” Una bugia a fin di bene, che non sono riuscito a controllare. Però, forse, è proprio da questa bugia che è scaturita tutta la sua fiducia nei miei confronti ! Dopo un attimo di pausa, alza i suoi occhi chiari, me li punta in faccia e mi dice :” Dovete sapere che tempo fa…” e giù a raccontarmi un fatto molto riservato e personale che riguarda la sua famiglia e che non è né giusto né necessario riportare “…in questa triste occasione, avevo la morte nel cuore, non ricordo neppure se dormivo o me lo sono sognato, o ho avuto la visione di un Padre Pio che sorridente mi invitava a stare tranquilla che il tutto si sarebbe sistemato. Cosa che poi avvenne anche se non completamente. Ricordo che in questa visione, chiamiamola così, vidi al fianco di Padre Pio anche un uomo con una coppola che gli copriva per metà il viso. Io non sono riuscita a capire chi fosse. Solo più tardi mi sono resa conto che si trattava del mio marito defunto, che evidentemente ora era vicino a Padre Pio”.
Visto che di già una volta, Michelina, mi aveva fatto presente di un suo desiderio nel poter avere un’immagine del Santo nella Casa che ora la ospita, non ho potuto far meno di confessarle che mi stavo adoperando affinché questo suo desiderio si avverasse. Ed al che, mi rispondeva sorridendo felice :” …e chi volete che vi dica di no !!??”.
Non potevo certamente deluderla, a quel punto, dandole un dolore, confessandole che invece avevo ricevuto se non proprio una risposta negativa, un sibillino Ni.
Che le potevo dire allora, se non che nessuno avrebbe detto di no, ma che comunque io sono un “cappa tosta” e farò del tutto perché questo suo desiderio abbia a realizzarsi.
La struttura sarà anche laica, come laico è anche l’Ospedale, ma se nella Casa si è trovato spazio per una Chiesetta, per l’effige di Papa Giovanni Paolo II e per il Crocifisso in Sala da Pranzo, c’è da ritenere che con un pò di buona volontà, queste sante effigi si possano stringere idealmente e religiosamente parlando, facendo posto per aggiungere anche quella di Padre Pio. Cosa che ha fatto per l’appunto l’Ospedale aggiungendo addirittura una statua di questo santo a grandezza naturale.
A quel punto, non c’è due senza tre, ho buttato lì la terza bugia ed ho detto con la faccia più soave di cui disponevo al momento (cosa non facile per me…in qualsiasi momento) e le ho detto :“…fai conto già di poter pregare sotto l’immagine, non so di quale tipo, ma sicuro che ci potrai pregare…chi potrà dire di non volerla!!! Ma intanto prega affinché ciò si avveri !”
Chissà se quelle sue preghiere, che un giorno arrivarono in Paradiso, da Padre Pio, per una volta non colpiscano anche quei sentimenti di noi umani, a lei molto più vicini anche come distanza??Comunque sia, Michelina, io "so na capa tosta…" e se ci è andata buca questa prima volta, con la buona stagione, riandremo nuovamente all’attacco e chissà che questa volta sia quella buona e che la risposta, per intercessione di Padre Pio, non riesca a mutare quel NI in un definitivo SI !!!

martedì 27 ottobre 2009

N° 2 - VOLTI E NOMI DELLA SENIGALLIA CELEBRE, MA MODESTA: ANNALISA GRAZIOSI.

















FOTO : fornite da Annalisa Graziosi

La 1°foto in alto è con la sua allenatrice Sig.ra Sara Locandro


di Franco Giannini
(Articolo pubblicato anche su 60019.it )
La grazia di una farfalla, doti atletiche, musica di sottofondo ed il tutto posizionato su due pattini: questo signori è il Pattinaggio Artistico, il mondo di Annalisa!
Inizialmente l’appuntamento era previsto alla pista di pattinaggio delle Saline, ma l’inclemenza del tempo ci ha poi costretto ad optare per quel Palazzetto dello Sport di Via Capanna, un po’ tabù ed un po’ chimera, per chi del pattinaggio fa il suo sport del cuore. Il motivo ? La delicatezza del parquet…almeno così si dice!
Ecco che puntuale, me la vedo comparire : Bionda, minuta, carina il che non guasta mai, elegante-sportiva, con il borsone in spalla più grande di lei. Dopo gli usuali convenevoli, s’infila i pattini, indossa la tuta sportiva della società per cui gareggia, la Team Roller Senigallia e si scattano subito alcune foto che per sfondo hanno ragazzini che giocano a basket. Il passaggio successivo è il sederci sulle poltroncine rosse della gradinata per cominciare quello che solitamente viene denominata “ intervista”. Ma la mia non è un’ intervista, come le premetto subito, ma un ascolto attento di quella che sarà la sua storia e che io poi mi adopererò di ampliare con qualche richiesta di precisazioni magari intriganti.
Annalisa Graziosi nasce ad Ancona 27 anni fa e più esattamente il 2 febbraio del 1982. Il suo primo paio di pattini li calza, quasi ancor prima di imparare a camminare, all’età di quattro anni e mezzo. E qui il suo primo ricordo, quasi un aneddoto : la mamma, ex nuotatrice, la voleva mandare a nuoto, ma lei invece fu attratta dallo sport che praticava una sua amichetta, appunto il pattinaggio, e fu amore a prima vista fin da quel momento! Il suo periodo scolastico culmina con il conseguimento della laurea in Scienze della Formazione, in quel di Urbino, con un 110 e Lode (Lei però non vuole che lo dica, per via della sua modestia). Questo le procura un lavoro come Educatrice professionale nell’ambito della disabilità, presso l’Ex Casa della Gioventù “ARCHE’ “ di Senigallia, dove trova oltre che il giusto sostegno economico anche quello della disponibilità che le concedono per i tempi di pausa che la sua attività di Pattinatrice Artistica le richiede. Si perché nel frattempo Annalisa è cresciuta, di età, ma anche di livello sportivo con un incremento delle ore di allemamento. Rimane infatti legata alla sua prima società, la Società Montedago di Ancona, fino al 2003, quando sentendosi pronta e provando nel suo intimo, la necessità di dare una svolta alla sua carriera decide di lasciarla. Finalmente si sente convinta e fiduciosa di possedere quelle qualità e potenzialità per fare un balzo in avanti. Comprende infatti, che la struttura anconetana, malgrado la buona volontà, non riesce e non può offrirle quanto le necessita. Per quel balzo di qualità che si propone, per entrare nelle numero uno, ha necessità di essere circondata da uno staff che sia anch’esso un numero uno. E’ infatti il 2003, l’anno che contrassegna “la svolta” decisiva e quello da cui può partire per impinguare il prestigioso Palmares che poi sotto riporto.
Si trasferisce quindi a Senigallia, passa al Team di Mauro Guenci, un nome che già di per se stesso è anche una garanzia. Si affida completamente sia alla sua nuova allenatrice, la Sig.ra Sara Locandro, una celebrità nazionale ed internazionale nel campo del pattinaggio artistico, che a Luca Bernacchia, preparatore atletico, nonchè pattinatore ed inoltre suo compagno nella vita di coppia. A questi si aggiungono Angelo Lombardi fisioterapista, che dal suo nome trae evidentemente i flussi magnetici che trasferisce poi alle sue mani. Infatti sembrava che per via di un’ernia discale, la carriera della nostra Annalisa avesse a cessare anzitempo, ed invece le sue manipolazioni l’hanno rimessa in campo ”più competitiva che pria”. Solo “con un piccolo problema” che Angelo esercita la sua professione in quel di Pescara. Ed allora, essendo gli atleti esseri “robustissimi” ma anche facilmente “fragili” e soggetti a rompersi, si doveva trovare anche qualcuno bravo, ma più vicino e disponibile nell’immediatezza. La scelta è caduta allora su Fabrizio Agostinelli del Centro Futur Sport di Pianello d’Ostra che oltre alle indiscusse capacità professionali è anche un portatore sano di tanta pazienza e sempre pronta reperibilità. Ed a questi nomi, da due anni circa, si è aggiunta anche la figura di Luisanna Gresta che cura le linee, l’equilibrio, la postura in pista della nostra Annalisa, ma in principal modo sta curandone la sicurezza in se stessa, perché questa deve avere valori del 100% infatti a questi livelli il 99% non è sufficiente. Un altro nome di qualità, con un titolo di ex campione mondiale degli anni ’90 nei suoi trofei, è quello del coreografo Sandro Guerra, che oltre alle coreografie le sceglie anche le musiche. I fili della regia finale però è sempre nelle mani della Sig.ra Locandro che oltre seguire la tecnica, assembla e coordina il tutto e tutti. Il problema però è che anche lei è di Pescara ed il suo lavoro di allenatrice la porta sovente anche in altre città e ciò costringe Annalisa a continue rincorse ed a macinare non pochi km per raggiungerla ed allenarsi almeno un paio di volte a settimana, sotto la sua visione.
Eh si, il pattinaggio e ancor più specificatamente quello artistico, è uno sport che viene denominato “minore”, dilettantistico, ma i cui costi non sono minori di tanti altri considerati “maggiori” e professionistici. Si pensi che uno di quegli abitini fatti di lustrini e paillettes ha un costo che parte da circa 400 € per salire verso l’alto, per non parlare poi di pedaggi autostradali, gasolio ecc. E mentre per i professionisti dei sport maggiori si parla di ingaggi di milioni di €, qui si pensi che si fanno sacrifici solo per giungere a medaglie che se d’oro e per un mondiale possono valere massimo 5000 €, ma se già si parla d’argento possono fruire economicamente un semplice zero.
Va da sé che a questo punto le chiedessi, il come si fa allora a mandare avanti questa macchina. La risposta è stata: I Sacrifici, la Famiglia, la Società e per quel che riguarda l’attrezzatura la Federazione. E qui mi racconta un altro aneddoto legato appunto al finanziamento. Già nel 2006, il padre dopo i complimenti per una gara da cui ritornava, gli aveva chiesto : “Allora Annalisa a quando i chiodi….? ” . Logicamente si riferiva alla cessazione della carriera sportiva della figlia, ma di conseguenza anche a quella di suo primo mecenate !
A questo punto per mettere un po’ di pepe nel colloquio, mi sono azzardato di fare la più classica delle domande, quella dei sassolini …nei pattini. La pronta risposta è stata :”Nessuno, anzi dirò di più che nutro una gran soddisfazione, in tutto l’ambito del pattinaggio a rotelle che mi ruota attorno, perché ho avuto sempre da tutti, tanta comprensione e non mi so spiegarne il motivo, forse perché hanno visto in me il brutto anatroccolo quasi divenire cigno…”
Ed alla mia richiesta se avesse allora qualche rammarico, sorridendo e guardandomi con quei suoi occhi azzurri quasi sussurrando :” Quello di non aver potuto partecipare ad una Olimpiade perché questo è uno degli sport ancora non inseriti nei Giochi!!”
Ma mi parla anche del rammarico del tempo perduto quando ancora non credeva nelle sue potenzialità, anche se…ritiene poi ripensandoci che perduto proprio non lo sia stato, infatti le è servito ad essere umile, ma nel contempo perseverante nel raggiungimento dei suoi traguardi. Allora il discorso lo porto sul futuro, e chiedo se sarà fatto di quei famigerati chiodi o di nuovi traguardi. Sorride ancora, e mi dice che fra una decina di giorni, la sosta che divide una stagione dall’altra, perché un più lungo periodo sarebbe sportivamente deleterio, riprenderà gli allenamenti. Infatti a Marzo è previsto un raduno collegiale della nazionale di tre giorni. Poi successivamente le Coppe di Spagna e di Germania la porterà a Luglio a partecipare ai Campionati Italiani in cui verranno selezionati gli atleti che parteciperanno agli Europei e Mondiali. Il 1°- 2° - 3° andranno ai Mondiali ed il 4° - 5° - 6° agli Europei. Lei punta di nuovo ad un mondiale. Io, nel mio piccolo, lo spero, come pure le auguro di trovare qualche persona disposta a farle da sponsor talmente intelligente da comprendere che con poco, potrebbe far conoscere la sua attività o il suo nome fuori dai confini italiani legandolo a quello dell’immagine di questa ragazza. Questione di fiducia. Un esempio? Eccolo!
Quest’anno lei era giunta agli Italiani 8° per un problema ad una scarpetta, la cui sostituzione le aveva procurato un grave handicap, negandole la qualificazione per gli europei. Però il CT della Federazione, usando un comportamento totalmente opposto a quello usato dal suo collega calcistico con il povero Cassano, credendo in lei, gli aveva dato fiducia ed offerto un’altra chance. E dopo questa nuova prova l’aveva selezionata alla fine ugualmente per gli europei, permettendole di aggiudicarsi la medaglia d’argento.
Annalisa, grazie anche al suo sapersi porre, alla fiducia che si è guadagnata anche nell’ambito sportivo in generale, oltre che in quello delle “Rotelle”, è stata eletta nella Giunta Provinciale del CONI quale Rappresentante degli Atleti.
Vuol concludere questo suo racconto, con un ringraziamento, rivolto a tutti coloro che hanno fatto si che il sogno si potesse concretizzare, per la struttura della pista di pattinaggio delle Saline, con un augurio che a questa si possano aggiungere in breve, sia gli spogliatoi che la copertura dell’impianto, magari facendo ricorso a quei contributi che la Comunità Europea potrebbe fornire. Questo perché renderebbe l’impianto appetibile oltre che per gare internazionali, anche come Centro Permanente della Federazione Italiana di Pattinaggio.

IL PALMARES di ANNALISA GRAZIOSI:

Anno 1999 : 2° Coppa Europa (Juniores)
Anno 2000 : 3° Coppa Italia (Juniores)
Anno 2003 : 3° Campionati Italiani – 3° Campionati Europei
Anno 2004 : 1° Coppa Italia
Anno 2005 : 2° Coppa Germania – 2° Campionato Italiano – 3° Campionato Europeo –
3° Campionato Mondiale
Anno 2006 : 1° Campionato Italiano
Anno 2008 : 1° Campionato Italiano – 3° Campionato Mondiale
Anno 2009 : 2° Campionato Europeo –1° Coppa Italia