giovedì 30 aprile 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 9 -






di Dario Petrolati





Il libro che mi fece conoscere Tina Modotti è edito dalla Feltrinelli nella universale economica.
Stampato nel giugno 2006 mi è stato regalato la sera del 20 dicembre dell'anno 2006.
Porta una tonda dedica di ragazza che con la mano sinistra quella sera scrisse "A Dario, per poter approfondire la sua passione sulla bellissima Tina " e sotto, dopo il bollo SIAE, senza virgola, MARIA
Nessun altro aggettivo o fronzoli come d' uso faccio io.
L'ultima di copertina è colorata rosa, colma zeppa di righe ove succintamente il curatore parla della consulta vita - torrida della generosa friulana, che di nome si chiamava Assunta come le terrone o le figlie dei poveri.
Davanti appare un volto bello di donna mesta, in fotografia color seppia e senza tanti fronzoli, di tre quarti, sembra indifferente, pensosa ed anche abituata esser guardata e non solo.
La vita di Tina che ho in mano è stata relazionata da Pino Cacucci e quando Maria parlava rapidissima, mi faceva la dedica, raccontava tutta la verità, solo si bloccò, quando le dissi di non sapere chi fosse e l'autore di cui parlava con tanta familiarità.
Stemmo attaccati come insegnante ed alunno, io e Maria che non si fermava mai quasi un regalo che valeva doppio.
Non mi distrassi un attimo ma tante erano le parole e l'entusiasmo e la giovanissima età che quasi mi vergognai per la mia ignoranza.
Chiamai in soccorso due vecchissimi compagni dalla stanza accanto, chè loro sapevano per forza, dovevano sapere dell'Internazionale, della Guerra di Spagna, rivoluzione perenne in Messico e la caccia senza sosta da sempre ai socialisti ed ai comunisti di tutto il mondo che sempre i capitalisti USA hanno per vizio.
Nulla da fare, loro erano stati compagni sempre, ma solo in Italia e della vita turbolenta intelligente della Modotti sapevano per sentito dire e si staccarono dalla lezione di Maria.
Mi ricordai allora, mentre bevevo dalla sua bocca sincera, delle tante mostre fotografiche tenute a Padova dalle giunte di sinistra.
Avevo a mente il libro strenna distribuito ad una Festa dell'Unità
Tutte foto giganti in bianco e nero con la vita della Modotti e le foto storiche che fece in giro pel mondo ove predicò la lotta proletaria e fissò immagini rimaste simbolo che gridano all'uguaglianza.
Quella ragazza di nome Assunta-chiamata, ricercata come Tina, evangelizzò la ricca mecca del cinema americano allora agli albori, amò-amata guerriglieri-patrioti artisti e tra la morte che sempre le passò vicino suscitò passioni di potenti e dubitabili politici di livello internazionale.
Imparò, imparò quanta ingiustizia sia sparsa per il mondo e le deboli infarinature del padre socialista soccombettero sino a diventare rappresentate del movimento comunista internazionale.
L'uomo fisso che le visse sempre accanto e fu anche il duro che non si commosse per la tragica fine della ragazza sempre fedele ad ideali proletari Vittorio Vidali di Trieste, credette plagiarla.
Ma oltre ad essere altruista-generosa combattente ad un dato punto Tina ebbe dei dubbi e forse li esternò.
Morì ancor giovane ed il suo corpo fu rinvenuto in un taxi a Città del Messico nel 1942.
Morta d'infarto dissero senza tante storie e dubbio alcuno.
Poeti come Rafael Alberti dedicarono poesie ed anche sulla pietra tombale risultano i versi della generosa italiana morta per ideali di giustizia.
Maria, che ora vive tra i Baschi, quella sera mi contò che l'autopsia cui sottoposero i resti della gloriosa Tina, a distanza di tanti anni dettero un altro responso.
Bisogna sapere che la nostra eroina stava aderendo al movimento anarchico internazionale e da Mosca arrivò l'ordine che non si poteva disubbidire al padre Stalin.
Stricnina, niente altro che stricnina, fermò il cuore della donna che aveva dato troppo apertamente oltre se stessa.
Il dubbio e la disubbidienza causarono la sua fine.
Morta tradita dai potenti per i cui ideali credeva avere sempre combattuto.
Poeti e scrittori e artisti seppero la verità ed onorarono almeno la sua memoria.

mercoledì 29 aprile 2009

TERREMOTATI... O.... MILITARIZZATI ???


Pellegrinando ancora sul Web...:
Con beneficio d'inventario, come si dice nei casi non verificati o verificabili di persona, leggo sul blog TERREMOTO un post dal titolo "Il campo di Arischia" che riporto. Ognuno poi può approffondire ulteriormente e farsene una sua opinione personale.
F.G.

Il campo di Arischia
29 Aprile 2009 at 14:03 (Terremoto)
Il campo di Arischia è gestito dalla protezione civile del Molise, dai vicini di casa. È gestito in maniera militare. Abbiamo già mostrato foto dei cartellini che ogni abitante deve portare al collo, senza di questi non si entra e non si esce. E ora ci sono le regole.Delle regole ci vogliono: non è certamente semplice far convivere in pace persone che nemmeno si conoscono o, peggio, si conoscono e non si sopportano, in certi casi.Le regole del campo di Arischia sono assurde, però. Il presupposto di partenza è che nel campo ci sono 450 persone, e si conoscono tutte: un estraneo non passerebbe mai inosservato. L’identificazione tramite numero, e non tramite nome e cognome, ricorda tanto, troppo, altri numeri tatuati sul braccio: al campo ti chiedono solo il numero, per trovarti prima negli elenchi. La gente sente di non avere più un nome, in questa situazione. Senza cartellino non si entra nel campo, nemmeno se al cancello c’è tuo cugino o un tuo amico, che sanno benissimo chi sei.Inoltre la notte, dalle 23 alle 6 del mattino successivo, il campo è chiuso. La Protezione Civile sorveglia il cancello in quell’orario, tenendolo chiuso con tre giri di catena e lucchetto. Catene e lucchetti ad un cancello, ed intorno al campo almeno tre ingressi non sorvegliati ed aperti. Intorno campi e boschetti. Un ottimo sistema di sorveglianza.Al campo di Arischia chiuso, però, succede che Santino Pesce sia fuori a mezzanotte e la sorella, che è al campo gli telefona: la mamma sta male e forse devono portarla via in ambulanza. Santino va al cancello, ma non lo fanno entrare. Spiega della madre, ma nulla da fare: il campo è chiuso.Santino circumnaviga il campo ed entra dal retro. Apriti Cielo! La Protezione Civile gli scaglia addosso la Polizia. Viene segnalato (?) e gli dicono che la prossima volta prenderà una denuncia. Ma denuncia per cosa? Per voler soccorrere la madre? E’ assurdo.Non volevo scrivere delle persone, ma qui le storie sono tante, storie di ordinaria follia. Non si può organizzare militarmente un campo di sfollati. È come se, a casa vostra, vi si impedisse di rientrare dopo le 23. Il campo è la casa degli aquilani ora. La Protezione Civile deve controllare, non giocare al calcio balilla come facevano alcuni dei suoi ieri sera. C’ero anche io, con Santino Pesce, ieri notte. Mentre controllavano lui io sono entrata nel campo, sono rimasta con sua mamma.Non si può bloccare con tre giri di catena un cancello che è l’unica via agevole: gli altri accessi prevedono di scavalcare un fossato, piccolo, ma troppo grande per un anziano. E se una tenda prendesse fuoco, cosa succederebbe? Dentro ci sono stufe, prese elettriche volanti, non è un’ipotesi così remota. La gente come potrebbe mettersi in salvo, di fronte ad un cancello sbarrato saldamente? Per me questa è follia. Si sta meglio da Marco, a Spogna, e di lui vi parleró presto.
Monique (revisionato da Marta)
Seguono diversi commenti che è meglio però leggere direttamente sul blog originario anche perchè aggiornati continuamente.

lunedì 27 aprile 2009

IL TERREMOTO VISTO DA CHI LO VIVE...


E' da subito dopo il terremoto che ha colpito L'Aquila, che ho cercato sul web, chi mi avrebbe potuto fornire notizie da chi si trova sul posto. Mi sono imbattuto casualmente su Miss Kappa ed altri blog ad essa collegati. L'ultimo è stato questo giornale online

Sulle pagine di EFFEDIEFFE, è infatti, che ho letto l'articolo, forse più veritiero, della situazione in cui vivono gli abitanti delle tendopoli aquilane. Più che un articolo, una sequenza fotografica. O come dice l'autore, una lettera di "supplica", inviata al Direttore Maurizio Blondet.

F.G.


"Stimato direttore,

a distanza di diversi giorni, anzi di oltre due settimane dal sisma che ci ha messo in ginocchio, a L’Aquila c’è già qualcuno che ha il modo di riutilizzare internet e scrivere a EFFEDIEFFE. Con tutte le cose che ci sono da fare... non è una cosa scontata, ma il troppo è troppo. In pochi giorni a L’Aquila, sono arrivati tutti... il presidente del consiglio e tutta la pletora di figuranti di destra sinistra e centro... martedì verrà il Santo Padre... e ora... anche il G8.Cosa siamo diventati? Un luogo di pellegrinaggio? So che siamo pittoreschi... lo vedo coi miei occhi... gente vestita di stracci o abiti usati distribuiti dalla caritas, che sguazzano in campi di fortuna allestiti in ex campetti di calcio di periferia o paese... scarpe lorde di fango, occhi spauriti, anziani malati, donne incinte, bambini... ammassati in tende da 12, come animali da stalla, o in palloni ad uso sportivo. Donne anziane che debbono spogliarsi e lavarsi davanti a decine di persone, mamme che debbono fare la fila anche per portare in bagno i bambini, poi bagno... che parola grossa... un lurido cesso di plastica piazzato alla meno peggio... con il serbatoio chimico, puzzolente, malfermo, stretto... Intanto sui giornali tutto va bene... è tutto ripartito... sembra abbiano riaperto le scuole... gli uffici... ... la verità è che siamo come eravamo dopo tre giorni dal sisma: “in mezzo alla m…!!!”.Intanto i media dopo i primi giorni di pietismo e lacrimucce stanno spegnendo le luci... la gente sui loro salotti cambia canale, perchè ci sono le finali di qualche “reality”… (ahahahah che cosa è la realtà???). La gente nei discoris da bar dice già: “Cambiamo discorso ti prego... non ci voglio pensare...” ... ebbene lo si faccia... lasciateci in pace se non volete o potete aiutarci... almeno lasciateci in pace... viviamo in una città distrutta... l’intero centro storico è devastato, presidiato dall’esercito e blindato. Non possiamo tornare neppure a scavare sulle nostre case alla ricerca delle foto dei nostri figli o del nostro gatto di casa... io ho la casa ridotta ad una bottiglia rotta… inagibile... l’ufficio devastato... oltre un decennio di mutui da pagare su immobili da rottamare... una attività in proprio che non beneficerà dei mega appalti che già si stanno approntando a Roma, e qualche poveraccio di dipendente... disperato… spacciato… come me... come noi tutti.Ma il governo che fa??? Ci rompe i c… invece di mandare container e baracche... che sono brutte; i cialtroni che ci governano... ci fa stare accampati, lontani da telecamere indiscrete e filtrando interviste non allineate... la città già blindata diventa totalmente bloccata ... ora pure il G8… perchè??? Per avere ancora più disagi...??? Per far arrivare anche qualche altro elemento di dissesto??? Non basta quello che ci ha riservato la vita? Il nostro destino non è già abbastanza miserando??? Dobbiamo rassegnarci anche alle più sordide e becere strumentalizzazioni bipartisan???Sono arrivati a decine... a centinaia di volontari... con le loro telecamerine e fotocamere amtoriali... ridevano quando arrivavano… poi iniziano a parlare con noi... il loro sorriso sparisce… ne ho visti molti piangere... pediatri nelle tende pediatriche... piangere come vitelli, davanti a bambini che svengono ad ogni minima scossa dello sciame sismico che continua inesorabile... ho visto due bambini un bimbo di sei e una bimba di 8, che hanno perso la parola... semplicemente... non parlano più... Ho visto il terrore negli occhi di mio figlio, mentre i suoi giochi e i suoi mobili gli crollavano addosso, mentre le pareti si fratumavano e la polvere invadeva la casa, ho sentito le grida di terrore di mia moglie che nel buio del black out che è arrivato quasi subito non iusciva ad aprire la porta finestra che dà in girdino perchè gli infissi si sono deformati...Mi sono spaccato i piedi camminando scalzo sui vetri della sala... bottiglie di vino, pezzi di mobili, ho dovuto sfondare tutto usando il mobile su cui allora mettevamo i CD... siamo usciti che la terra aveva smesso di tremare... e intorno la gente urlava nelle scale o fuori in strada... mentre l’odore di metano dalle condutture spaccate aveva invaso il quartiere. Ho visto tutto questo… e ringrazio il Signore, lo ringrazio perchè pur avendo perso tutto, non ho perso nulla... ho con me mia moglie e mio figlio, non ho avuto lutti tra i parenti più stretti... m’è andata di lusso... e la cosa assurda è che non ho perso nè la lucidità, nè il disincanto… nè il coraggio... andremo avanti... siamo vivi... ripartiremo dal niente.... Se mai ci daranno soldi per ricostruire o meglio rabberciare quel che è scomparso per sempre... passeranno per banche, interessi agevolati, bonifici, fatture autorizzate da periti e finanzieri... siamo terremotati... non possiamo chiedere... possiamo solo accettare… o meglio subìre... ma subìre il nostro destino... non essere strumentalizzati in modo indegno... C’è chi di noi ha subito morti strazianti... poche dicono… sul totale delle popolazioni... (che bravi esperti...) poche... perchè solo 300 morti... non sono niente...…ma Cristina.. faceva l’infermiera nell’ospedale che è crollato... era al pronto soccorso... e ora è sotto terapia psichiatrica... non lavora più... è sconvolta... ha visto gente lasciata morire in rianimazione... perchè era troppo malmessa... o anziana... mettevano a questi disgraziati un foglio di carta addosso attaccato col cerotto... e una X rosssa a pennarello... il segno della condanna... c’erano troppi bambini... emorragie... teste spaccate, toraci schiacciati... e ora lei non dorme più... piange... piange sempre... non mangia... non sa più sorridere... Un mio vicino di casa, si è covinto di essere il prefetto questore... chiama i ministeri... parla da solo... è alloggiato in un campo nello stadio! del rugby... e veste lo stesso vestito doppio petto che indossa un dirigente in ufficio... con scarpe da ginnastica rosse però... da settimane... dice di non poter andare da altre parti o con parenti... perchè come prefetto è sempre reperibile…Il dottore del terzo piano lavorava al sert... ora lavora in una tenda blu… dorme in macchina da settimane... lavora a turni, gira i campi a somministrare droghe ai tossici mischiati alla gente comune, per tenerli buoni… e somministra psicofarmaci a palate... neppure per lui ci sono posti in container... e ora però arriva il G8.Non è giusto tutto questo... questo è troppo... scrivo da una roulotte davanti casa... ho collegato un tubo di acqua e un cavo di fortuna, passano attraverso una delle crepe che si sono squarciate sul mio muro di casa... ho collegato internet ricollegando la mia linea dalla chiostrina in strada... ho un bambino che mi ha detto: “papà... quando aggiusti la casa rotta???” Io gli ho risposto... che è troppo rotta… verranno dei signori tra un po’... e ne faranno scempio... hanno già iniziato le demolizioni... ruspe enormi... che spianano tutto... vicoli antichi… ricordi... suoni... mio figlio ha fatto quattro anni... e dice per telefono ai nonni... “nonno... nonno... io abito nella casa di plastica... perchè la casa di mattoni è troppo rotta... domani forse papà torna in casa coi pompieri e mi riprende il cartone dei mostri pelosi...”.Capite il nostro nuovo mondo surreale??? No... so che non potete e forse non volete... so anche che in fondo è inesorabile... persino giusto... chissà... ma almeno chiedo il rispetto del nostro dolore... e per la p… ... lasciateci in pace... lasciateci dignitosamente abbandonati a decisioni più grandi di noi... soli coi nostri drammi, le nostre paure... i nostri rimpianti... ma almeno ci si lasci la dignità. Gli aquilani non hanno l’indole dei piagnoni... non siamo un popolo di sciatti questuanti... siamo un popola chiuso, malfidato, ma onesto, coraggioso... saremo ex pecorai transumanti e contadini di pedemonte... ma non siamo gente vile... rivendichiamo il diritto alla verità... alla dignità... porca p…!!!Io direttore le chiedo un favore... venga a L’Aquila anche Lei... venga a vedere... usi la sua redazione perchè non si spenga la luce su questa nostro unico bisogno... non chiedo una raccolta fondi del c… ... non chiedo aiuti per me o per la mia famiglia in roulotte... (ho dovuto pagarla in contanti... usata... settemilatrecento euro e per fortuna che li ho racimolati tra parenti e amici...) chiedo un suo articolo... dopo che avrà visto i nostri sguardi... sentito le nostre voci... se vorrà venire... cercherò di farla stare meglio che si potrà... magari non in tenda... perchè ci sono già gastroenteriti e polmoniti virali... ma la prego... prego la redazione... non dimenticateci... date voce alla nostra prima necessità... la dignità di esseri umani.Grazie per quello che vorrà fare.


Luca D’Antonis"

sabato 25 aprile 2009

OGGI E' IL 25 APRILE


« Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini. »
Piero Calamandrei




di Franco Giannini

...Aggiungere altro sarebbe incomprensibile, per chi vuol restare sordo e cieco, oppure sarebbe definito come solo uno sfogo generazionale, retorico, annuale, dai più giovani. Ma solo i volutamente inconsapevoli non sanno che il poter beneficiare di questo "lusso", chiamato Libertà, di cui non possono apprezzare a pieno i benefici, perchè resi assuefatti dal suo uso quotidiano ed abitudinario tanto da farle perdere il suo vero valore, va ricercato sul sacrificio vitae di tanti conosciuti e sconosciuti. Sappiano però, che la bontà ed il valore nutritivo di un pezzo di pane, anche se secco, lo si comprende solo quando la fame diventa quella reale del terzo mondo. I veri valori, di cose e persone, li si comprendono solo quando esse vengono a mancarci . Ma attenzione, quando ci accorgiamo della loro perdita, però, è sempre troppo tardi !!

venerdì 24 aprile 2009

SENIGALLIA 2.0 - IL LAVORO NEL WEB


di Franco Giannini

Visto l'esiguo numero delle persone presenti, si sarebbe potuto pensare ad una serata noiosa, relatori pesanti, interventi privi di contenuti. Tutt'altro. Certo che la validità del detto "Cerco lavoro...sperando di non trovarlo", visto l'esiguo pubblico, non è stata smentita. Di lavoro se ne parla oggi, ancor più di ieri visti gli attuali momenti di crisi, ma ieri sera ho avuto la spiacevole sensazione che ci sia anche tanto...come dire, non trovo la giusta parola...menefreghismo è troppo forte..., sfiducia... è troppo buonista, forse "mancata conoscenza dei mezzi per la ricerca" ... Io, ancora una volta, mi sono trovato un po' nel posto sbagliato, dal momento che dal problema ormai sono fuori per ragioni anagrafiche, ma ho ascoltato con interesse ed enorme piacere, perché ho veduto oltre quel tavolo, il rovescio della medaglia di quei giovani del succitato detto popolare. Una volta introdotta da Andrea Garbin, ho assistito estasiato alla valanga di entusiasmo con la quale Eleonora Voltolina ci ha illustrato il suo Sito-exBlog La Repubblica degli Stagisti al servizio dei giovani universitari alla ricerca di stage garantiti (dal suo bollino) in aziende altrettante sicure. La sua è stata un' esposizione dettagliata, interessante, frizzante, piena di suggerimenti, impegnata, che ha reso onore a lei in primis, alla sua giovane età, ed a tanti giovani (sono poi tanti ?) come lei. Ha fatto poi seguito seguito la relazione di Marco Scaloni, che ci ha meravigliato (neppure tanto conoscendo in tanti la sua preparazione in materia!) con l'elenco dei numerosi siti (es. jobcrawler.it , Monster ) che si occupano di cercare opportunità di lavoro, ma ancor più le modalità per proporsi ( claimID ) , intese sia "come" e soprattutto "dove". Con la sua solita modestia, ci ha anche dimostrato, con documenti in rete, anche i frutti che tale sue ricerche gli hanno prodotto personalmente ( Linkedin ) , come le richieste di collaborazione da parte di alcune aziende conosciutissime, sparse per il mondo. Concludeva la serie di interventi, con la voce pacata e distensiva (che credo faccia parte degli attrezzi del suo mestiere), Gianluca Antoni, con l'illustrazione del suo Trovareillavorochepiace . E tra le tante sue spiegazioni ed affermazioni, me ne sono appuntata in memoria una che mi ha maggiormente colpito: la rete è si interessante, aiuta, ma non dobbiamo mai dimenticare che chi ha veramente in mano le nostre sorti è sempre l'uomo, perché è dall'intelletto dello stesso che dipende poi anche quelle programmazioni virtuali, sempre frutto delle esperienze di tutti i giorni. Ma malgrado sia convinto che questa del Web sia una ulteriore possibilità per cercare lavoro o migliori condizioni per chi già lo possiede, ritengo che, almeno ancora oggi sia circoscritto a chi beneficia di un' istruzione superiore, conoscenze di altre lingue (dove l'inglese la fa da padrone), titoli di studio particolari con specializzazioni ricercate e conoscenza della navigazione in rete. Per il povero "diavolo", l'operaio, l'artigiano, o similare, a cui viene mancare tutti questi supporti , beh... per costoro non la vedo poi così facile come si vuol far credere. E' con questo dubbio, del resto tutto mio, che ho lasciato la sala, con un arrivederci alla prossima discussione e con la sola certezza che gli unici ad avere torto, nella serata, sono stati solamente gli assenti.

mercoledì 22 aprile 2009

PASSAPAROLA CITTADINI

Ricevo due inviti a pubblicare... e così faccio...per soddisfare la prima curiosità, basta un semplice click su:
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAkZeQZFhRTU00qbwbhUaCVHGG8kXF82dlQyk6GOfWa_BdddoaOFcSvqCIbz4zQDutpJGMAh0ykD-UgpB8asbt5kgN9cl_YCcrpNqwgXIlTkoHlbQOrac_9clWBuK8oGiuv0rsqMk-JdY/s1600-h/VOLANTINO24.04.jpg

per soddisfare la seconda curiosità cliccare invece su:
http://quilly.splinder.com/post/20378181/INIZIATIVA+%22NON+RIFIUTARMI%22

Si ringrazia per l'attenzione

OGGI 22 APRILE : AUGURI SIG.RA RITA



di Franco Giannini

Rita Levi Montalcini, nasce a Torino il 22 Aprile del 1909. Si laurea nel 1936 in medicina, una facoltà in cui le donne non erano certo ben viste dagli uomini, ma anzi considerate "femmine troppo emancipate". Fece parte della scuola medica sul sistema nervoso diretta dall'istologo Giuseppe Levi, altamente specializzata dal momento che da questa università uscirono poi altri premi Nobel quali Salvador Luria e Renato Dulbecco. Nel 1938, veniva "sollecitata" dalle leggi razziali del regime, ad emigrare in Belgio. Ed ancora una volta i maschi crucchi, con l'invasione del Belgio costringevano, imponendo la loro autorità, eravamo nel frattempo arrivati nel 1940, ad un frettoloso ritorno a Torino. Il suo continuare quegli studi di ricerca sul sistema nervoso, malgrado tutte le difficoltà, dimostrava di gran lunga, la diversità che esisteva-esiste ed esisterà, tra la stupidità e l' intelligenza. Esistono donne ed uomini intelligenti, come pure altrettanti sono gli stupidi di entrambi i sessi. Credo che la Rita Levi Montalcini sia l'unica donna della Storia d' Italia, e non solo, che con semplicità, facendo prevalere la Sua intelligenza, sia riuscita ad umiliare l'ambizione e l'autoritarismo dell'uomo inteso come maschio, dimostrando che l'intelligenza non è una prerogativa del sesso, bensì una dote ricevuta in dono con la vita, che deve però essere, in seguito coltivata ed usata solo per nobili fini. Credo però, che anche le Sue lotte, abbiano insegnato alle donne di oggi, che certi traguardi si debbano ottenere per "meritati meriti" e non solo per umilianti leggi concessionarie, che alla fine poi, com'è facilmente possibile constatare oggi, facilitano le carriere di donne appariscenti fisicamente, ma non altrettanto intellettualmente....quanto meno ciò ancora, è tutto da dimostrare. Gli uomini del resto, con il loro "Mens Sana in Corpore Sano" hanno notevolmente deluso e se fino ad oggi hanno resistito non lo si deve certamente alla loro prevalenza in fatto d' intelligenza, ma ad un forzato remissismo femminile, imposto con la forza e dettato dall' uso dei tempi. Spesso si fa l'augurio di ancora cento anni di vita, a individui, che poveretti, hanno la sola sfortuna che il loro padrone di casa, il cuore, ancora batte. So che la Rita Levi mai e poi mai leggerà queste misere righe, ma mi chiedo quale tipo di augurio dovrei a Lei rivolgere, che i cento anni li ha raggiunti, con una lucidità che io non ho mai avuto. L'ho veduta oggi rispondere agli auguri del Presidente della Repubblica, in piedi, davanti al microfono, senza un benché minimo appunto. Non so se me lo permetterebbe, ma io oso...vorrei augurarLe "ancora cento anni di vita", ma questo non è un augurio da cioccolatino, bensì un augurio sincero ma anche dal sapore egoistico: il poter beneficiare ancora per tanto tempo del suo sapere, della Sua lucidità....almeno finché duri la mia, anche se di già un pochino appannata.
FOTO : Rita Levi Montalcini

martedì 21 aprile 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 3 -


di Dario Petrolati

EMILIO MENTI " detto Bruno"


Bruno abita a Cadoneghe. Ci si vede raramente.

Sempre c' incontriamo nel Cortile.
Raramente usa la sdrucita rossa utilitaria.
Quando sta meglio o c'è il sole in cielo o dentro la sua mente allora viene in bici. La inchiava col catenone si presenta tutto in jeans, compreso il cappellino, lo piega e racchiude più volte in tasca. Ci sorridiamo sempre anche quando non c' è voglia o ragione alcuna per farlo, ma siamo amici-Compagni anche nell'animo- e se dapprima ci si tende la mano poi subito ci abbracciamo. Ci scrutiamo lungamente i volti per rivederci bene ed anche dentro. Usciamo dal Cortile sempre tirando a sinistra per Via Beato Pellegrino. Dopo la pausa avanti la Libreria di Claudia proseguiamo un poco avanti -Palazzo Maldura-Piazzale Mazzini-i grandi alberi. Sempre, ma sempre davvero Bruno ed io prendiamo fiato sotto la Basilica del Carmine.
Ci giriamo attorno mirandola come fosse stupenda donna d'epoca dipinta ed osannata nel più grande silenzio ed anche più. Bruno, da artista, mi ripete, spiega ogni curva, ogni retta, tutta la beltà fascinosa e storica del nostro Cupolone verde ramato. Si tira avanti.
Scivola poi logicamente sul suo passato di funzionario del P.C.I. Esperienze politiche senza compromessi.
Mi ricorda quando andava pei casoni con i tetti di paglia ed i pavimenti in terra battuta. Di sera ed anche a notte chè l'aspettavano i pescatori di laguna. Con mezzo bicchiere di vino a testa si teneva la riunione politica e si parlava tutti senza bisogno di urlare. Si esaminavano i bisogni per la giustizia proletaria. Anni ed anni durò l'impegno politico di "Bruno".

Rubava il tempo al suo lavoro chè disegnava e dipingeva acquerelli veneziani anche su scatole di cartone. Bruno ha quella dote che incanta: fissa con occhi celesti l'obiettivo da stendere coi suoi colori e come ricamatrice svelto combina righe volti barche e rivi acque venete. Si sentono sentimenti, cieli, voli veloci di uccelli che vanno liberi da un campanile all'altro.
Sempre per strada, Bruno mi parla dei giochi bambini che con Hugo Pratt combinava nei Campielli a Venezia. Le tante leggere allegre bevute per corti e ponti dall'apparenza sempre cadente. Tanto mi racconta Bruno ed anche di "Corto Maltese" quando dalle mani e la mente di Pratt partiva pel mondo sempre alla ricerca di belle avventure.
Si gira per Ponte Molino guardiamo le mura e mi spiega fotografa e disegna e ricorda.
Spesso mi regala qualche acquerello con dedica e si ritorna a pensare.
Prima di tornare al Cortile ove si trova il mio posto di lavoro, Bruno mi spiega anche cosa era la disuguaglianza sociale prima.
Quando ancora il Sindacato ed il Partito scendevano in Piazza contro i torti che la classe operaia subiva. Sempre prima. Una volta, pochi anni fa.
C'erano Compagni sempre in moto e si credeva in un futuro diverso, molto differente dal presente. C'è sempre tanta rabbia educata in Bruno e mai una parolaccia da lui ho sentito, solo scorci, colori, pennelli, prospettive, futuro dell'uomo.
Un giorno, mentre leggeva le mie poesie e pensava come illustrare il libro ("Luoghi", raccolta di poesie di Dario Petrolati - NdR) disse:" Vedi Dario è difficile il regalo che debbo farti. Tu voli alto sempre coi sogni ed i dubbi. "
Il " forse" bellissimo che sempre aleggia è difficile anche se affascinante rappresentare.
Il più alto ed intelligente complimento l'ebbi da Bruno che sempre insiste chè debbo scrivere sempre quello che vedo. Poi il futuro sarà quel che sarà. E' sempre una lezione di vita il tempo dei miei incontri con Bruno Menti.
Sale in bici sorride ed il saluto verde pulito mi ricorda Anna - la Suorina laica -, come lei, prende la curva e fa ciao con il braccio alzato.

FOTO : Alcuni acquerelli di Emilio Menti detto "Bruno" donati dall'artista alla famiglia Petrolati.

mercoledì 15 aprile 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 2 -


di Dario Petrolati

PIETRO RANDI - Libreria Draghi

Arrivando a Padova
da Torino-Roma-Napoli o altra parte d'Italia, oltre al Santo, il Caffè Pedrocchi, subito viene a mente ed anche il " bisogno" di vedere-respirare l'aria che aleggia ancora tra i libri della DRAGHI ove si formò e fermò la cultura dell'Italia del Lombardo-Veneto e dell'Italia tutta poi.
I bus dei pellegrini scaricano folla coi ceri in mano che gridano, piangono, al continuo miracolo.
L'alta e grassa borghesia si reca allo storico Caffè Pedrocchi con le sue salette in velluto dai vari colori, col sapore antico, quasi pensando d'imbattersi nella sagoma ricordo di antichi patrioti, quelli che fecero l'unità d'Italia.
In silenzio con discrezione altri vanno a "vedere" la Libreria Draghi quella che era sempre stata a Piazza Cavour, sono studiosi, studenti, amanti del libro.
Sempre eretto in piedi ad ogni ora del giorno, con la cravatta fissata alla cinta dei pantaloni chè non scivoli nei movimenti, quasi fosse una divisa, c'è Lui, il Sig. Pietro Randi.
L'Uomo che ha visto, parlato, udito sin dall'età di quattro anni, tutti coloro che hanno costruito libri col loro sapere.
Non ha età il Sig. Randi, di certo ha superato gli ottantadueanni.
La Famiglia proviene da Bassano del Grappa ove possedeva una cartiera, poi per passione e dovere, venne a Padova, ove, oltre a vendere libri, fondò varie Case Editrici specifiche specie per la Università.
In Piazza Cavour accorparono, i Randi, varie stanze, ricoprendo in legno antico le pareti sino ai soffitti, c'erano tavolini per poggiarsi e consultare, poltrone in stile.
I commessi tutti in là con gli anni, possedevano una memoria prodigiosa, chè sapevano il posto giusto ove si trovava il libro cercato, bastava chiedere e pur senza computer eccolo lì o qua il cercato libro, dopo aver scelto per pagare all'uscita c'era una sola cassa, mai in fila sempre in silenzio con rispetto.
Alle pareti erano fisse foto in bianco e nero, sempre con dedica, di persone famose per tanti meriti.
La cultura è tutta passata di qui e chi ha preso un libro alla Draghi sente quasi di avere un valore aggiunto.
Venne il 68, la contestazione confusa e violenta, nessuno toccò la Draghi.
Altri si misero a vendere libri anche nei supermercati, Draghi non si adeguò bensì continuò a produrre cultura come sempre, l'impegno era sempre un impegno.
Pietro Randi, pur di mantenere la promessa fatta dagli avi, non vendette il negozio, per esigenze personali fu costretto a trasferire la Libreria in Via Santa Lucia, zona pedonale, con due vetrine squadrate moderne e arrivarono giovani dipendenti con luci soffuse.
Ma lui il Sig.Randi è sempre lì per dare consigli e raccontare a chi chiede.
Funge da "Testimone".
Alla minima incertezza sbuca lui e risolve il problema.
Per caso e per fortuna mia, ho incontrato una sera il prestigioso umile Randi, usciva dal Maldura ove frequenta lettere e sino ad ora ha sempre superato le prove col massimo profitto, -che vuole -, mi diceva, - ora ho più tempo e mi sono iscritto.-
Ed io sfacciatamente risposi senza mancargli di rispetto quasi per prova:- che vuole magari andare in bettole a giocare a carte , lei non è tipo, farebbe brutto -.
Ci siamo messi a ridere piano piano e cominciò così la nostra amicizia, chè Lui addirittura mi regala, cavandoli dalla sua borsa, libri che furono dei suoi nonni o parenti lontani, tutti con dediche, quei libri che solo una volta io gli menziono con sospiri.
Arrivano i Diego Valeri, Manara Valgimigli, opuscoli e statuto dello scomparso Partito d'Azione, roba di famiglia e lui sa di stupirmi ogni volta che apre la sua borsetta.
Trova sempre scuse per giustificarsi quando mi viene a trovare in ufficio.
Io mi trovo un poco a disagio se entro nella sua libreria che subito si alza e mi viene incontro e ad alta voce dice che io sono suo amico il suo - Leopardi marchigiano - e mi presenta gente che io non so chi sia.
Randi sorride e mi invita spesso a casa sua, sono 77 scalini, è casa antica, manca l'ascensore, ma lungo la salita ci sono tutte le foto che una volta apparivano in libreria, mi ha promesso che lascerà il tutto al nostro Centro Studi per la Fondazione Randi.
Darsi del tu così come se fosse bere un bicchier di acqua, ricevere libri in regalo, diventare suo amico e confidente senza tante storie.
La gente quando mi vede in giro con Lui saluta entrambi osservando il Voi ed il Lei anche per me .
Fa sempre un certo effetto andare a spasso con uno degli ultimi "Testimoni" ancora in giro per le antiche vie di Padova.


Nella foto: Giovanni Battista Randi...il fondatore (1875 - 1931)

martedì 14 aprile 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 8 -

di Dario Petrolati

IL SEMPIONE STRIZZA L'OCCHIO AL FREJUS - Elio Vittorini

Ho sempre amato Vittorini come uomo, per il suo impegno politico, la stazza fisica ed i capelli corti, naso sottile quasi aquilino ed il silenzio che sempre quasi sorridente lo ha circondato senza dolersi quasi irridente nei riguardi della esistenza che pure non fu facile manco per lui.
Faceva, scriveva, pensava da puro greco, come figura immaginata nei versi di Quasimodo.
Visse alla corte del principe degli editori e di lui, oltre la dura stima, condizionò anche il pensiero alto, nella mente ove nel dopo guerra sbocciarono le più belle intelligenze che sotto la dittatura erano state umiliate.
Vittorini aveva uno stile di scrittura che quasi pareva leggere in versi la sua prosa ove posponeva verbi a soggetti e donava un piacere esotico assaporare i suoi racconti che brevi o lunghi pareva avessero ombre antiche, quasi coperte da mitica favola per grandi alla ricerca di quiete e verità.
Queste 156 paginette non so dove comprai, sono racchiuse teneramente da una copertina leggera e povera quasi celeste scolorito, erano nell'intenzione dell'editore (allora il nobile Valentino Bompiani ) opere brevi di varia letteratura.
"Il Sempione strizza l'occhio al Frejus" fu il primo volume di tale collana, finito di stampare il sette settembre del 1948 presso la Cromotipia Sormani in Milano.
Si era da poco messo in proprio il Bompiani, aveva fatto gavetta da Mondadori, volle e ci riuscì, scegliere secondo la propria cultura, sorretta da innato istinto, creare un sito ove si potesse sentire -odorare il sapore di terre mitiche e tra loro quasi inventate. Le collane che nacquero sotto il suo indirizzo sono state ricche e nobili d'aspetto quasi come oggi appaiono i Sellerio ed anche gli Adelphi, contenuti finissimi raccolti in copertine dai colori pastello che quasi si teme toccare temendo ungere o piegare tanto appaiono nella loro delicatezza.
Il libriccino su cui si dovrebbe disquisire, nel suo evolversi pare narri la storia di poveri che vivevano in periferia della Milano che stava rialzandosi dopo la sconfitta ed i bombardamenti dell'ultima guerra.
E' la storia semplice, senza luci, di gente che mangia una volta al giorno ed a volte finge di mangiare, tanta è la miseria, il nulla umile scordato .
Parlano tutti in cucina, mentre la madre conta i soldi che porta a casa il sabato, l'unico che lavora.
Tace ma il suo silenzio pesa come la mole fisica, solo il nonno, sempre chiamato e raffrontato ad un elefante che ha lavorato ovunque, fatto mestieri mitici e pesanti si da divenire simile ai pachidermi che annunciano l'arrivo del circo in città.
Gallerie e montagne, ferro piegato a mano senza attrezzi di quelli che usano i carpentieri, tutto pare esagerato, ma silenzioso, col sapore dell'erba di Lambrate non ancora divorata dal progresso, che in verità avrà altro nome quando i ricchi saranno sempre più ricchi ed i poveri troppo esigenti.
Non c'è azione avventura nel racconto, in silenzio come predestinato, il nonno enorme si alzerà per inoltrarsi nel bosco povero che circonda la casa di periferia.
Nella Foto : Elio Vittorini

venerdì 10 aprile 2009

IMPRESSIONI SOLO PERSONALI


di Franco Giannini

Ancora una volta sono rimasto deluso da quello che il servizio pubblico televisivo ci avrebbe dovuto fornire. A cominciare da riprese che avrebbero dovuto essere senza il supporto della voce dei telecronisti, visto il tema che raccontavano . Al massimo mi sarei atteso di assistere alle riprese di questa mesta cerimonia, suddividendola per rispetto dei defunti e dei parenti, almeno in tre parti : una prima superficiale, quasi da gossip, per garantire la solita visibilità a coloro che sono intervenuti ai funerali di Stato per accondiscendere al desiderio di apparire, come ormai uso dei soliti profanatori dell' amministrazione statale, in auto blu, sempre auto-autorizzati a speculare sul dolore altrui. Una seconda (e chi lo dice è un non credente) solamente dedicata alla funzione religiosa nel pieno rispetto che essa richiede. Ed infine una terza, con commenti ed interviste delle solite facce note. Ma questo non è avvenuto per il solo motivo che il pubblico avrebbe avuto il privilegio dell'uso del telecomando. Quello che mi è saltato subito all' occhio è stato il contrasto che regnava sul piazzale della caserma della Guardia di Finanza di Coppito : la compostezza dei famigliari delle vittime che faceva a "pugni" con l' indecenza delle facce di bronzo dei politici presenti, responsabili chi più che meno, di tanto orrore. Tutti schierati in prima fila, ben in vista, con la faccia di circostanza consona al momento, quasi fossero in posizione per una foto ufficiale ad uno dei tanti G seguito dal numero sempre variabile. Le bare schierate, ognuna con l' ultimo saluto floreale personalizzato, dei famigliari. Qualcuna invece non aveva neppure quello, completamente sprovvista o per desiderio personale, o forse perché membro di una famiglia cancellata che non esiste più. Una ventina le bare bianche e quella che più mi ha colpito la visione di una di queste, posta sopra a quella più grande e più scura del proprio genitore, quasi quale ultimo abbraccio. Il sottofondo musicale della cerimonia religiosa, il senso di raccoglimento dei famigliari, le letture dei brani della seconda lettura, le inquadrature delle bianche bare, la maglia della nazionale di rugby sopra la bara di un eroe, atleta di questo sport della squadra aquilana, che si è immolato nel salvare altre vite in pericolo, erano in contrasto completo con le interviste dei telecronisti che proprio in questi momenti di sensazioni, ricordi, silenzioso raccoglimento, spendevano e facevano spendere parole utili a nessuno, con interviste scontate colme di sola falsa retorica e che andavano fastidiosamente e ineducatamente a coprire i canti e le letture religiose. Mentre si continuava la cerimonia, mi chiedevo quanto sarà costato, in soldoni, lo spostamento di tante personalità inutili in quel luogo: macchine, autisti, uomini di scorta, staffette. E quanto lavoro ed intralcio avranno creato con la loro presenza, distogliendo personale delle forze dell'ordine e disturbando i volontari che stanno ancora soccorrendo e lottando contro il tempo per salvare ancora, se possibile, qualche vita. Sarebbe bastata una sola figura, quella del Presidente della Repubblica, che avrebbe dovuto rappresentare il Popolo Italiano in toto. Del resto questa figura istituzionale la paghiamo per svolgere, oserei dire, quasi per questo che è uno dei principali suoi compiti. Ed invece c' è stato anche chi, non pago della sua presenza in loco, è uscito fuori dallo schieramento istituzionale per andare, anche se non richiestogli, ad abbracciare e baciare, in un momento centrale di raccoglimento della fase religiosa, i famigliari che neppure lo vedevano perché le lacrime gli impedivano di vedere il suo viso. Ma con questa sua comparsata, è riuscito però a centrare il suo intento. Le telecamere lo hanno inquadrato, distante dai politici, ma in mezzo ai tanti eroi del volontariato in generale, quasi ad assumersene i meriti, ben sapendo che costoro sono quelli che con il loro lavoro hanno in parte salvato le organizzazioni che essi rappresentano e che hanno fatto, checchè non lo si voglia ammettere, acqua ancora una volta (Gli obiettivi quindi erano spesso su di loro e di riflesso anche su di Lui). Si è parlato e si continuerà a parlare di gente che ha scavato con le mani e ne abbiamo viste le ferite, ma questo non è certo sintomo di organizzazione, ma è un sintomo di degrado da terzo mondo. I singoli (i volontari), si sono salvati, lo Stato, in questo caso, un po' meno. Ora ha un' altra possibilità di recupero di immagine, fare subito, con umiltà, con onestà, con capacità, senza esibizionismo, senza manie di grandezza, con i fatti, tutte le opere necessarie affinché tutti possano ritornare con un tetto sopra la testa e soprattutto (e qui sta il difficile) consegnare i colpevoli alla Giustizia dei quasi 280 omicidi, gettando la chiave della loro cella. Omicidi si, perché il terremoto è un evento che farà sempre paura, ma se controllato non uccide. Quelle che uccidono sono l' ingordigia, la malvagità, la predisposizione al delitto, l'arsura di potere, che fortunatamente sono nel DNA non di tutti, ma di sole alcune persone, che proprio perché malate, vanno curate rinchiudendole e mettendole in grado di non poter più nuocere all'intera collettività.
FOTO ricavata da:

martedì 7 aprile 2009

NON LI LASCIAMO SOLI !!! AIUTIAMOLI !!

di Franco Giannini


Quando La Piaga scioglie le campane, non c'è da chiedersi il perchè, evidentemente ha i suoi buoni motivi e l'unica cosa è rispondere e precipitarsi nel luogo indicato per il raduno. Figuriamoci allora, se possiamo mettere in discussione la validità di questo ultimo suo richiamo. Mio padre mi parlava sempre del terremoto del '30, di quando fresco di patente, era dell' '11, come autista, era stato adibito al trasporto dei feriti da Senigallia ad Ancona. Nel '72 venni coinvolto personalmente nel terremoto di Ancona, il cui sciame sismico durò per tantissimo, che mi procurò danni all' abitazione e mi costrinse ad "emigrare" a Senigallia. Quindi so perfettamente cosa significhi essere dei terremotati. So che cosa si prova in quegli istanti immediatamente successivi al boato. Il panico che ad alcuni paralizza mente e membra, ad alcuni fa commettere anche gesti di corraggio che a mente fredda mai rifarebbe. So che cosa si prova, il giorno dopo, quando si è consoni di aver salvato la pelle tua e dei tuoi cari, ma di aver perso economicamente tutto. So che cosa significa la rabbia di vedersi dimenticati dallo Stato (e così è sempre stato, checchè esso dica e le cicatrici dei vecchi terremoti lo stanno ancora a dimostrare). Come so pure, amaramente, che cosa significhi fare gli "orgogliosi": io sono stato uno di questi, ma, deluso dallo Stato, certamente non lo rifarei. Qui però c'è da tendere una mano alla popolazione ed allora, consenziente, preferisco, nei confronti dei politici, passare ancora una volta da fesso. Ancora una volta preferisco fare la parte del polemico e non quella della "scena voltastomaco" dell'armistizio partitistico, perchè tutti si rendano conto di essere o essere stati colpevoli in questa staffetta governativa centenaria. Qui sotto riporto per intero e non con un semplice link, il comunicato inviato da La Piaga, onde evitare la benchè minima giustificazione di non poter entrare e leggere o quant'altro. Invito i Blog non Senigalliesi di riprendere l'iniziativa e magari riproponendola con un passa parola anche in altre città e regioni d' Italia. Insomma come una Cittadinanza Fattiva Italiana che vada oltre le solite carte di credito, ai c/c delle varie banche o delle varie TV. Esse avrebbero fatto molto prima devolvendo gli introiti pubblicitari della serata dedicata al terremoto, ma sempre intervallata dai breck pubblicitari, che chiedere l'elemosina ai cittadini !!
Questo il comunicato :
Qualche mese fa abbiamo fatto una giornata di Cittadinanza Fattiva, riverniciando un sottopassaggio della Città. Anche oggi vorremmo fare qualcosa di utile per le popolazioni dell'Abruzzo colpite dal terremoto.
Non possiamo fare nulla di materiale, probabilmente saremmo solo d'intralcio.
Ma possiamo fare una donazione, una raccolta agile e veloce, senza tante fanfare o appelli alla solidarietà, che in questo momento non sembrano indispensabili.

L'appello alla raccolta fondi viaggia sul web, alla velocità della luce, e voi siate altrettanto veloci: portate la vostra offerta presso le redazioni di Vivere Senigallia - via Verdi 103A o presso la redazione di 60019.it (presso Netservice) in via Mercantini 34. Una redazione si trova a Nord di Senigallia e una a Sud: vi abbiamo agevolato in tutti i modi, passate dieci minuti del vostro tempo a far del bene.
Le redazioni stanno predisponendo delle scatole per raccogliere i fondi, non avrete ricevuta del vostro versamento che resterà anonimo, la solidarietà si basa sulla fiducia e le popolazioni dell'Abruzzo hanno fiducia in voi.

La raccolta delle donazioni durerà fino a mercoledì 15 aprile, il versamento sarà effettuato nei giorni successivi ad uno dei conti correnti predisposti Pro popolazioni colpite dal terremoto. Garanti dell'operazione sono Michele Pinto, Luca Ceccacci e Paolo Talucci (Rincolvati).

Grazie

sabato 4 aprile 2009

SENIGALLIA 2.0 - Puntata n° 5 -


di Franco Giannini
Se qualcuno, qui, pensa di leggere un resoconto tecnico della serata di ieri, beh, può interrompere la lettura. Basti solo il dire che per me quel "Linux e dintorni" , più che un qualche cosa attinente alla rete, al PC, mi richiamava a qualche cosa di editoriale o al personaggio DJ (anche se poi ho potuto prendere visione di un finale con la S.
La mia preparazione tecnica è di basso livello, anzi è proprio sotto il "piano stradale" : accendere e spegnere il PC, entrare in internet, pigiare sulla tastiera! Le parole in inglese di cui riesco a comprendere il significato e l' uso sono Blog, Chat, Enter, Account, Wikipedia, Youtube, e recentemente anche Facebook. Figuratevi quindi ieri sera, quando per tutta la serata mi sono trovato di fronte a persone dai visi pallidi, ma che parlavano con lingua biforcuta. Mi sembrava di essere capitato nel posto sbagliato in un' ora sbagliata tra persone di un altro pianeta. Ho avuto la stessa sensazione che può provare un giapponese nell' ascoltare un' aria lirica cantata in italiano...ne ho, come poi ho avuto modo di dire, apprezzato la "musica". Si, perchè, se di buona parte mi sono perduto i reali contenuti, però penso di aver anche appreso qualche cosa (una goccia nel mare) su quanto di nuovo c'è in questo mondo in continua evoluzione. Lorenzo Franceschini, intanto, mi ha aiutato ad avere una rivalsa sulla lingua inglese, affermando che parola "Free" può indurre in inganno in quanto utilizzata nell'indicare sia quelle italiane di "Libero" e "Gratuito", che non sono poi la stessa cosa. Infatti i programmi liberi sono una cosa e quelli gratuiti un' altra.
Da David Fabbri, invece, sono venuto a conoscenza, che in settembre si terrà un corso relativo a quanto trattato per coloro che come me attendono una nuova versione di "non è mai troppo tardi" per apprendere anche come usare il PC.
Ma la parte della leonessa, l' ha fatta la Sig.ra Flavia Marzano, quando ci ha introdotto nella giungla delle "amministrazioni" che potrebbero (anzi dovrebbero!!) guadagnare economicamente usando programmi liberi evitando quelli "privati", ma che non si sa per quale motivo (e qui stendiamo un velo pietoso preferendo fare la parte dei finti tonti) tutte o qusi l' esaltino ma poi alla fine preferiscano "battere il passo"sul posto. Ed a rimetterci, come sempre, sono solo i contribuenti.
La Marzano ci forniva anche una serie di link, per un eventuale approffondimento dei disegni di legge riposanti in parlamento, che non elenco perchè disponibili sul Senigallia 2.0 , a dimostrazione che molto se ne parla o meglio si "disegna", ma poi tutto resta nei cassetti del dimenticatoio.
In Europa le cose vanno un pò meglio che in Italia, anche se poi nella Comunità Europea nei concorsi vengano preferiti (semplice eufemismo) i software proprietari.
Una lezione che più di rete sapeva di sana economia politica....e guarda caso i politici che avrebbero potuto ampliare il discorso tecnico-economico e politico, in questa serata erano in altre faccende affaccendati. Sarà per un' altra volta!!

venerdì 3 aprile 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 1 -

Molti sono i personaggi conosciuti solo per la pubblicità che si son fatti o che gli altri hanno fatto, a volte meritatamente e qualche volta un pò meno. Altrettanti però, sono coloro che pur avendo operato nel corso della loro vita in modo altamente meritorio, sono sempre rimasti all'ombra della loro stessa, ma ingiusta, modestia. Ed è proprio ad alcuni di questi ultimi, suoi amici o semplici conoscenti, che Dario rivolge la sua sempre acuta e precisa attenzione, presentandoceli uno ad uno e facendoceli apprezzare per quanto di buono essi hanno fatto. Apriamo questa rassegna con la figura dell' Avvocato Giorgio Tosi. -FG-



di Dario Petrolati

Conoscevo di Tosi carta intestata: "Studio legale avvocati Tosi-Rosini"
Richieste dettagliate di risarcimenti danni per clienti ch'ero ancora liquidatore sinistri.
Sempre, lavorando pei padroni ( banche d'assicurazioni ne sapeva qualcosa Bertold Brecht ) ho provato anticipare onorari e largheggiare, per minimizzare la sorte.
Mai che mi fosse riuscita una volta, e, più alzavo la voce onorari, dall'altra parte l'Avv. Tosi non accoglieva e da rara persona anche allora, mi pregava, cortesemente, di ripassare voce per voce le richieste del danneggiato.
Rabbia e presunzione mi suggerivano sempre calma, chè sempre restavo con la speranza infame, di far arricchire l'ingiusto padrone dell'istituto finanziario.
Ero appena arrivato da Torino, ove prima esercitavo, sempre con mansioni di liquidatore pel padrone dallo stemma del leone alato.
Trovai Padova in brutti tempi, era il 68 : spari, fuga, cazzotti neri e rossi, avvocati, sempre generose donne, tanta delusione fra troppa corruzione.
Rosini, il socio di Tosi, era quasi sempre a Roma per alti impegni poitici e Giorgio tirava avanti con la schiena diritta sempre lo Studio.
Io non sapevo, praticavo ambienti facili e la mia morale sarebbe poi arrossita al confronto dei due avvocati comunisti.
I processi storici-L'oro di Dongo - il Vajont - Massimo Carlotto e tanti altri, in specie quelli che tutelavano i diritti dei lavoratori, una catena di liti processuali a livello anche nazionale.
Giorgio Tosi avvocato, aveva ed ancora ha, passioni di camminatore, ha scalato le più alte vette esistenti coi figli, nipoti e la fumatrice immancabile, ora perduta, compagna di vita, ed il leggere, partecipare, essere presente sempre, ovunque e scrivere poesie-storia di quell'Italia che lo ebbe prigioniero e partigiano, del Paese che ingrato con lui, come coi giusti, ora dimentica.
Sempre dalla parte minoritaria, quella dei giusti, che sempre danno sino anche ad essere scordati.
Abita al centro prima di Ponte Molino a destra e sui balconi antichi sventolano sempre bandiere lavate e stirate della pace.
Ora ch'è rimasto vedovo, ha ripreso a scrivere più di prima, la sua compagna nelle scalate con la sigaretta in bocca era sempre prima.
Sono libri piccini scritti per non dimenticare il passato, per dare consigli ai giovani ed anche bambini, favole, crudi racconti e quasi femminee osservazioni sulla delicata natura che stiamo distruggendo.
A volte lo incontro alla Wiennese, magro, magrissimo, elegante ovunque, sempre cammina veloce come se facesse tardi.
Non ha remore l'avv. Tosi e quando si accorge che non mi sono raso, mi sgrida in pubblico : ”Petrolati non farlo, cos'è sta barba” .
Poi viene a trovarmi in ufficio e mi regala l'ultimo libro che ha scritto.
Con grafia tremante mi scrive affettuose parole e scappa via.
Per le strade di Padova è sempre solo, come preso da mille pensieri-appuntamenti.
Pratica le zone pedonali e si ferma con gli amici, che assieme abbiamo, per parlare e spiegare, ascoltare.
Dall'amico Pietro Randi, ultimo erede della libreria Draghi, all'avvocato Rosini che raramente ora viene da Venezia , al Prof-medico Lenci che tentò sino all'ultimo salvare Berlinguer, (quelli furono giorni che vissi sulla pelle ch'ero per caso in Federazione) a Clara Doralice dolcissima amica ottantenne partigiana prigioniera, al suo Vincenzo Morvillo medico dei poveri come Redetti lo fu per la Padova Sud, la Rosetta Molinari e quanti ancora altri che l'Italia grata, sempre dovrebbe ricordare.
Erano tantissimi ed ora sempre meno per ragioni anagrafiche.
Prima che fuggano che siano rapiti dalla natura debbo ricordare anche nei particolari queste Figure.