giovedì 30 luglio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 15 -




di Dario Petrolati










Questo romanzo scritto nel 1953 è dotato di un fascino che solo quel periodo letterario ebbe che va dall' epoca del "proibizionismo" sino a quasi poco prima la guerra di Corea

Il personaggio reggente è naturalmente Philip Marlowe portato poi sullo schermo da vari grandi di Hollywood nei periodi del bianco e nero eppoi del colorato.

L'oggeto intrigante sempre in ogni dove è una pistola
ovunque abbonda anche se non appare whiscky per tutti chè l'astemia è parola inesistente
ricchezza sfrenata e donne fascinose sempre colorate
in questo triste racconto addirittura tre sono i colori dei capelli delle svanite-perfide-protagoniste :rosso nero biondo platino

Fra tanto inebriante vivere apparente l'ispettore Marlowe viene assunto per scoprire il colpevole di un intrigato assassinio commesso in alta borghesia ove la droga e le bevande sono il vincolo necessario per la giornata da sopportare

e sembra facile trovare il colpevole all'esperto rotto ad ogni avventura poliziotto privato se non subentrassero fatti e misfatti che solo il troppo denaro e la inesistente voglia di vivere ciascuno a modo suo con corruzione e sesso non tentassero deviare ogni indagine iniziata

Il vecchio colonnello ricco da sfondare anche senza guerra incarica Marlowe di scoprire portare la verità e la giustizia alla luce del sole
non sopporta la morte misteriosa della bella bugiarda maga e fata di una delle tre donne imperiture

chiuso nel suo squallido studio con la bolletta del telefono sospesa l'ispettore pensa almeno pare quando la porta a vetri si apre ed una volta la polizia corrotta l'altra un vecchio randagio supposto amico insomma è un gioco all'imbroglio contro il povero onesto Marlowe

da indagatore subisce botte in testa e finisce per essere sospettato oltre che complice anche magari il colpevole che avrebbe dovuto incatenare

regna pesante un atmosfera fatta di giochi a scacchi ove l'autore pare e forse è vero cerchi distrarsi per non pensare alla realtà di vita vera

Il titolo triste languido dal sapore di sangue ed amoroso pare pezzo di verso tronco
vero che "il lungo addio" potrebbe essere estrapolato da un fatto di amore finito senza conoscere la ragione

Si sente come se dietro ad un supposto bianco telone di schermo stesse sempre per cambiare scena ed arrivare la morte da una pistola scarica mentre la droga e l'alcool sono il rifugio perenne nei momenti di sconforto sia dell'ispettore che dell'autore del racconto lungo

pare vendetta mitologica sempre attesa il rifugio nell'alcool quando non si riesce a stare in piedi mentalmente
anche se il proibizionismo è apparentemente cessato la debolezza mista a paura generica regna sovrana solo per giustificare e distruggere anche e magari solo l'apparente

dopo avventure statiche sparizioni logiche pare alla fine quasi Marlowe trionfare e riscuotere la parcella dovuta
ed invece c'è ancora uno scatto improvviso un ribaltamento di personaggi persone chè il povero sempre in canna ispettore si accorge di essere stato solo turlupinato serviva uno qualsiasi per capro espiatorio e la forza del danaro aveva puntato su lui

Chandler Marlowe si accorge dell'inganno cosa significa il sogno la parola amico e forse affoga per non pensare credendo risolvere ogni riflessione nella bottiglia sua amica riflettendo su versi che ruotano attorno alla solitudine el'aggettivo "lungo" gli percuote dentro come significasse la fine di tutto quasi che il nulla fosse sempre esistito

la parola addio risuona triste e presaga anche sulla sorte che attende l'autore del romanzo e più volte la ripete come poi farà per rafforzare anche " addio mia amata"

addio vuol dire solitudine tristezza
e dopo l'addio arriva solo la fine

Credo personalmente che l'epoca e la cultura degli anni venti sino ai fatti di Corea abbiano lasciato le più sensibili anime sia nel campo letterario che dell'arte in genere un segno indifferente come ferita irreparabile

Difficile separare " Belli e Dannati" dal loro autore impossibile e crudele definire romanziere Raymond Chandler-

uomini che sentirono senza aiuto alcuno furono disperatamente soli e la cultura innata il loro esprimersi somiglia a versi di certe tragedie elisabettiane anche se in costumi differenti

resta "il lungo addio" testimonianza valida con troppi perchè e l'autore sente come poeta l'indifferenza della vita

Ho trovato tragico e sempre affascinante questo racconto lungo in uno alla esistenza dell'autore.

lunedì 27 luglio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 11 -



















foto di eFfeGi - clic sulla foto per ingrandire

di Franco Giannini

LUCIANA & LIDIA - Un Binomio di Buoni Sentimenti
Se non fosse per il luogo in cui ho realizzato questa sequenza, se non fosse per le persone fermate nelle immagini, se non fosse per quello che esse rappresentano, se non fosse per la sincerità ed onestà che traspirano dai loro pori, mi verrebbe quasi da dire che le ho spudoratamente "rubate" senza che nessuno se ne accorgesse, insomma uno SCOOP. Invece non è stato così...Tutto nasce, comunque, da un mio furto, anche se favorito dalla complicità della fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto. La persona che appena si intravede alle spalle delle due signore, è mia madre, a cui, due volte al giorno, provvedo a dar da mangiare, perché ormai 93enne non è più capace di svolgere questo primario atto da sola. Non è né onesto e neppure educato, ascoltare e sbirciare di nascosto, ma a volte ti porta ad impossessarti di gioielli che nulla hanno a che fare con la materialità. Ed io ero li dietro e non potevo che allungare l' orecchio ed arrafare quello che potevo. Ed è da questo "Furto", che è nato questo post e questa mia riflessione. Leggevo, come si usa dire, in tempi non sospetti, che per una prostituta, l’errore più grave nella sua professione, sia quello di innamorarsi del suo cliente. Forse piacevole per lui, ma sicuramente doloroso, umanamente parlando, per lei. Mi chiedevo allora, e non me ne vogliano le OSS per il tipo di paragone usato, ascoltando e vedendo ciò che accadeva alle mie spalle, se anche per le operatrici socio sanitarie, potesse valere lo stesso pericolo (di altro tipo di affezione) nei riguardi di un Ospite. Il perché di questo quesito lo si deduce anche dalle foto e me lo sono posto osservando Luciana, (il nome è reale, non inventato), quando una delle ospiti, con una vocina leggera, quasi temesse di disturbare, l’ha chiamata : “ Scusi signora…mi hanno dato le medicine…?? io non ricordo…!!". Intanto, gli altri ospiti, terminato il pasto, in fila indiana, chi con passo incerto, chi in carrozzina, ma tutti con un’ impensabile fretta come se il treno dovesse partire tra qualche secondo, si avvicinavano all’ascensore…per andare poi chi ad occupare il solito posto nella sala di socializzazione (?) chi per ritornare in camera per il riposino pomeridiano. Allora ho visto la Luciana che ha lasciato la carrozzina con uno degli ospiti, si è portata vicino alla Lidia (questo è un altro nome vero) e le ha risposto :” Si... tesoro, te l’ha date l’infermiera…stai tranquilla l’ho visto io!!”. Allora la Lidia tutta soddisfatta le ha risposto :” Grazie signora…!! Che Dio la benedica…!!”. Ho visto di nuovo la Luciana, come folgorata da quella risposta educata e pacata rilasciare le impugnature della carrozzina, fare mezzo passo, fermarsi e ritornare di nuovo verso la Lidia :” Scusami Lidia, mi permetti di farti una domanda molto personale ?? Se vuoi mi rispondi, altrimenti non ha importanza…ma che lavoro facevi quando eri giovane ?? Sei sempre così gentile, ben educata…Scusami, ma sai che mi sorprendi, perché vedi... devi sapere che non tutti gli anziani sono come te, alcuni diventano arroganti, sgarbati ed egoisti, …tu invece… sei sempre così educata e carina con tutti...” E la Lidia, sempre con quel filino di voce quasi timorosa di disturbare o di essere ineducata nei confronti dell’interlocutrice :”…Ho...ho fatto la commessa in un Generi Alimentari e bisognava essere gentili con il pubblico. Poi sono andata a lavorare in albergo, a “La Vela” che era di mia cognata. ....C’era tanto da fare. ...Poi c’è stato il terremoto in Ancona e l’albergo ha ospitato allora i terremotati…Così aiutavo mia cognata e aiutavo anche a chi aveva perduto tutto…poi sono stata anche al bar…” Il tutto detto con la massima semplicità e un senso di invidiabile soddisfatto appagamento personale. Se avesse pronunciato quest’ultima frase a quei tempi, l’avrei potuta archiviare come la solita frase retorica-adulatoria-opportunistica, non oggi però, quando la vecchiaia si riappropria di quell’onesta ingenuità classica, appartenente solo ai bimbi in età prescolare e che poi con il crescere andranno, inesorabilmente, perdendo. Ecco che allora ho veduto la Luciana rimettersi diritta, regalare una carezza alla Lidia, prendere un tovagliolino di carta e portandoselo a quei suoi occhi celesti di Giunonica vikinga, aperti e sinceri, esclamare, andandosene con quel suo "rollio" caratteristico :“ Lidia…m’hai fatto fa proprio du lagrime de core.” Sicuramente erano due lacrime “fuori busta paga”. Ma il vedere questa donna dalla corporatura massiccia, dal volto enigmatico, non spesso propensa al sorriso ma sempre disponibile al colloquio ed al consiglio e con in bocca ormai la sua immancabile parola “tesoro” da regalare a tutti, mi ha stimolato a vergare sul tavagliolino di carta alcuni "fermi immagine". Che dire allora della sua difficoltà nel dare del lei, che dopo un paio di volte precipita in un amichevole “tu” sempre però rispettoso, per non parlare e non ne parlerò, dei guai che tutte queste sue qualità le hanno sicuramente procurato in ambito lavorativo, felicemente superate almeno a livello personale; una donna che vista da lontano definiresti per il suo portamento, più che una OSS, una camionista. Non posso certo dire di conoscerla a fondo, perché non sono ne un parente stretto e neppure un amico (l'amicizia facile la si trova solo su Facebook), ma penso di cominciare a capirla...sa che le porto il più profondo rispetto e so anche che esso mi è gentilmente contraccambiato e per queste ragioni presumo che giunta a questo punto, dopo aver letto tutto questo, sicuramente alzerà gli occhi azzurri e guardandomi in faccia mi dirà :”Franco…ma vaffa…!!” Il che detto da lei, con il suo modo genuino non volgare, per me non avrà il valore di un 'offesa bensì il valore di quel suo modo tutto personale di dirmi grazie. Prezioso come quelle due lacrime spese per l'ascolto di quella lezione di umiltà, educazione e bontà, impartiteci dalla Lidia. Occhio però Luciana...non montarti la testa...perché non sei la sola portatrice sana di tali virtù nella Casa...però di certo l'emblema, l'esempio! Ecco che allora, scritto questo "pistolone", ho chiesto ad entrambi di mettersi in posa, ma di non guardare a me...ma entrambe oneste come sono, non ci sono riuscite. Insomma le foto sono venute come son venute, ma ecco il perché il redattore-fotografo è dovuto rientrare, grazie a loro, nei forzati panni della "persona onesta"...

venerdì 24 luglio 2009

LA SENIGALLIA DEI FIGLI E FIGLIASTRI














































































foto F.G.
di Franco Giannini
Come sottotitolo potrebbe andar bene anche “…Il Bronx…? A due passi da Manhattan”. Come dire il degrado di tanti (e certi) posto alle spalle della decenza di pochi. Degrado, forse il termine che ho usato è troppo grosso, come del resto lo è la definizione “Senigallia città proiettata verso il futuro”. Tutto e tutti siamo proiettati verso un futuro, non si sa quale però e se esso sarà positivo o meno e solo i posteri saranno in grado di poterlo giudicare. Forse allora, quello più adatto, sarebbe incuria. Ma vado per ordine elencando, a mò di lista della lavandaia, il percorso che mi ha portato a “circumnavigare”, quell’isola a ridosso dei parcheggi di via Campo Boario, con un punto di paragone ad un’altra isola che sarà quella dell’area ex-Sacelit. Parto da Via Cellini, provenendo da nord, giro a sinistra per via Monteverdi, supero l’incrocio con via Campo Boario, proseguo fino alla rotatoria del Parco della Pace con il suo simbolo, l’ulivo, piazzato al centro, supero l’emblema americano di casa nostra: le due torri in pediluvio, ( in procinto di essere inaugurate, ancora impacchettate con nastri bianchi e rossi di divieto) giro a destra passando davanti al passo carraio del campo sportivo, ed ancora a destra, verso il lugubre Palazzetto ed ecco che infine esco a riveder le stelle, su quello che è il recente parcheggio ASL. Riveder le stelle… un corno…!! Forse se Dante avesse abitato qui avrebbe scritto a riveder le Stalle. Inizierò con il parlare brevemente dell’incuria di Via Cellini, perché mi sentirei in difetto, in quanto si può pensare che ne parli solo perché parte interessata, abitandoci. Dirò allora solamente che Via Cellini è “carente” sulla cura dell’alberatura (potatura) che sporge sul sottostante marciapiedi (lato monte) procurando “difficoltà” per coloro che transitano sul marciapiedi con la bici, ma anche per chi va a piedi. Non mi si venga a dire che gli alberi non sono proprietà del Comune, perché al cittadino questo poco gliene cale, e per far ordine ci sono oltre al bisticcio di parole, anche le ordinanze comunali. Le multe per chi non le rispetta devono colpire anche coloro che compiono reati che non siano solo il divieto di sosta. Per non dire inoltre che le loro chiome causano “zone buie”, la notte, essendosi, queste, “mangiati” i lampioni. Inutili i lampioni alti 10 mt., tanto equivale allora farli di mt.2,5. Il manto stradale sta collassando in più punti, visto il traffico non più di una semplice via cittadina, ma di un’ arteria vitale per la città. L’incrocio con via Monteverdi è divenuto pericoloso, tanti sono gli incidenti avvenuti, anche se ancora fortunatamente senza gravi conseguenze, se non per chi ha pagato i danni materiali causati. Suggerirei un semaforo, anche se credo che prima o poi, con l’arte del Ponzio Pilato, si preferirà mettere un senso unico alla via. Devo però anche dire che la via, seppur stretta e resa anche più stretta dai parcheggi posti sulla destra, è ben tenuta ed il nuovo complesso edilizio, con gli studi medici, i suoi scivoli antibarriera architettonica, i suoi legni tecnologici di rivestimento, fa il suo bell’ effetto…buono per alcuni scarso per altri…del resto il bello è una cosa molto soggettiva. Anche la fermata sullo stop prima della rotatoria offre a chi si ferma un veduta piacevole, le torri gemelle da un lato, imponenti perché ancora nuove, ed a sinistra il parco. Girare sulla destra, appena oltrepassata la porta carraia del campo sportivo, ti devi però fermare. Devi prendere fiato prima di avventurarti in quella che da passeggiata si tramuta in un attraversamento. La passeggiata la fai con le mani dietro il sedere, l’attraversamento lo fai con passo accelerato, guardingo, timoroso di fare cattivi incontri. Ecco che l’occhio ti cade in quel rudere che per tante generazioni di giovani è stato, ed è ancora il Palazzetto di Campo Boario (quasi la ciminiera Sacelit de noaltri), dove alla mens sana dovrebbe corrispondere il corpore sano. Ma leggendo le scritte che campeggiano sui muri, fa pensare che uno dei due elementi sia venuto a mancare, e che purtroppo a nessuno è venuto a mente che la pulizia cittadina ed il decoro, non cominciano solo con gli slogan come quelli del “cassonetto”. Che dire allora di una pulizia della facciata ed un controllo dell’area, soprattutto la notte?? Attualmente c’è solo la Sicurezza, di non essere scoperto, per chi vive di espedienti illegali. Circondato da alberi, anch’essi lasciati crescere senza alcun controllo, che l’abbracciano, togliendo aria e soprattutto luce ed inondando le abitazioni vicine, della “neve di primavera”. Al posto delle aiuole, che il progettista comunale avrà a suo tempo ben disegnato con fiori e prato all’inglese, per strappare quel oooohhh estasiato di qualche assessore, ci sono arbusti che i nostri nonni campagnoli chiamavano “fratte”. Per carità, utili anch’ esse, per fermare cartacce e residui di buste di plastica, che altrimenti volerebbero via, ma che per la solita incuria, vengono lasciate sul posto in attesa che il tempo svolga il suo lavoro, le degradi, sbriciolandole in minuti frammenti. Il problema, si dirà, è che i mezzi meccanici non possono svolgere il lavoro perché il terreno non lo permette, come se il prendere, oggi, una ramazza in mano sia divenuta un’arte dequalificante e di cui vergognarsi. I parcheggi, considerando anche il luogo in vicinanza di una ASL, sono stati studiati appositamente per procurare distorsioni alle caviglie, soprattutto alle signore, se portatrici di scarpe con i tacchi. Chissà che cosa avrà sognato il progettista, dentro quei riquadri di cemento e terra…fiori e verde pascolo. Invece dove transitano le auto un oleoso nulla, ai lati solo ceppi incolti di erba da campo. . Ma il massimo risentimento lo si prova quando provenendo dal palazzetto salgo attraverso un miniscivolo, su una specie di corridoio, strettissimo, la carreggiata sufficiente si e no ad una carrozzina per handicap, che va restringendosi ancor più visto che i musi delle macchine parcheggiate, con il loro sporgersi, ne occupano già un terzo; non solo, ma rasentando il muro di cinta della ASL, ci si deve fermare di fronte ad una barriera di contenitori della raccolta differenziata. A quel punto il Non Autosufficiente ha due possibilità: o di ritornare indietro facendo una difficile, (anzi impossibile) retromarcia, o di farsi sollevare con la carrozzina e porre a terra sul piazzale. Ho più di una volta letto ed ascoltato che la definizione di colui che occupa gli spazi riservati a queste persone è quella di Incivile, Incosciente. Ora il porre dei contenitori di rifiuti su questo unico, stretto corridoio riservato ai disabili, lo ritengo altrettanto incivile, altrettanto incosciente, con l’aggravante inoltre, del fatto che chi l’ha compiuto è un organo amministrativo, che dovrebbe assumersene le colpe provvedendo immediatamente con una rapida soluzione. Quello che mi chiedo ancora una volta, come si faccia a parlare di nuovo, di grande, di maestoso, di una Senigallia proiettata nel futuro, quando non ci si accorge che non si riesce a gestire quel poco di certo che già si ha, nel caso, usando solo una scopa, un po’ di buona volontà ed assidui controlli. Tutti stanno spendendo articoli sugli alberghi a cinque stelle, le piazze sul mare, siano essi governanti o così dette forze di opposizione, in vista delle elezioni. Tutti hanno fatto, stanno facendo e faranno, ma nessuno che sottolinea quello che non è stato fatto. Salvo che, non sia tutto frutto di un progetto calcolato per un forzato consumismo : prima si degrada e prima si ricostruisce. Ma non lo voglio neppure pensare, è stata solo un’idea balenata dall’amarezza di un certo lassismo, però si faccia modo di fugarmi questa mia balzana idea, approntando quanto prima un’operazione di bonifica nella piazzetta-parcheggio-giardini, che ho indicato.
Chissà chi arriverà prima in questa corsa di bonifica il Comune?? Cittadinanza Fattiva…?? non vorrei che cadesse, comunque, tutto nel più desolante silenzio della calura agostana.
La Piaga, se ci sei batti un colpo…!!!

lunedì 20 luglio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 10 -

Anche in questo caso, mi è stato difficile documentarmi per impaginare il post come avrebbe meritato. L'unica foto di piazza o piazzale Mazzini, che dir si voglia, è questa. L'edicola non so dove sia ubicata... il viso di Maurizio mi è sconosciuto e non è che non lo pubblichi per nascondendomi dietro al dovere della Privacy, proprio non lo conosco....a Padova, a quanto sembra, c'è solamente un'inflazione di immagini di chiese, belle,....ma solo chiese... Nel Web si trova sempre e solo l'eccesso, il troppo. La normalità è sconosciuta e l'edicola e l'edicolante rientra nella "normalità". Malgrado questo, però, ormai credo di meritarmi la cittadinanza padovana, non certo quella onoraria, ma quella, se esiste, di semplice "cittadino virtuale". In compagnia di Dario, quasi ogni mattina, vengo coinvolto ed invitato a "passeggiare", ed allora attraverso le sue poesie, mail, personaggi e luoghi sono arrivato ad avere più conoscenze virtuali patavine che reali senigalliesi ed anconetane, quasi che fosse una mia terza residenza. (F.G.)

di Dario Petrolati


MAURIZIO, L'EDICOLANTE DI PIAZZA MAZZINI

A Padova, in vero, Piazza Mazzini non è. Il nome corretto sia agli angoli che sui muri ed anche sulla toponomastica risulta sempre Piazzale. Ma la gente forestiera ed i patavini insistono nel chiamarla piazza e non è grave o importante il fatto, solo che per loro è sempre la stessa cosa anzi in parecchi elidono pure piazza. Chissà forse per far prima o l'abitudine di non leggere manco le lapidi suggerisce a 'sta gente cocciuta e poco simpatica, continuare in tutto come se fosse un salvaguardare artistico od anche storico. Io che sono precisino ed anche pignolo chè mi arrovello e piace sapere anche il colore dei sassi, mi infastidisco anche per poche benedette "cose". Non succede mica qualcosa. Succede solo che anche se sono oltre trenta anni che abito quassù, non riesco, e nemmeno desidero, capire il dialetto-lingua che sento pronunciare sia fuori che vicino le tantissime chiese. In questo bellissimo Piazzale Mazzini sorgono alberi frondosi sempre colmi di foglie che allagano coi loro colori stagionali, pare quasi vedere uno dei tanti quadri dell' impressionismo francese. E sia la civica amministrazione che i privati nulla fanno per preservare le facciate delle antiche case. Hanno fretta chi ancora non è in là con gli anni e gli studenti caciaroni del Maldura che sempre pare più grande ed ospitale. Le suore che sbucano dai portici della lunga, come biscia, Via Beato Pellegrino, restaurata nei portoni antichi colmi di borchie ottonate, non si fermano mai. Hanno la scusa del pregare, che a due passi sorge la stupenda Basilica del Carmine, ove è vietatissimo nei paraggi chiedere la carità anche ai morti di fame ed agli storpi. Vanno queste tantissime suore di vari ordini avanti ed indietro con mete segrete forse, ma molte, le più ben messe si fermano da Claudia, all'angolo con il Piazzale, per sapere, vedere le ultime novità librarie. Altre le più coraggiose chè vogliono essere sempre informate anche sulla politica, non per altro sono fedeli seguaci di Zanonato, a sua volta ubbidiente sempre alla Diocesi che gli porta voti anche di anarchici, dicevo delle più avvedute suore che attraversano tutto il Piazzale sino a prendere i loro quotidiani senza pronunciare quali, chè ormai Maurizio sa e mentre ritira la moneta porge a ciascuna il desiderato quotidiano. Ho detto Maurizio chè in tutto il Quartiere sanno chi è, come e quando arriva anche al portone delle vie traverse. Scarica e carica la enorme bici con due cassette una anteriore e l'altra dietro, pedala anche con la neve in mezzo alla nebbia o sotto il sole a seconda delle stagioni. Lascia chiusa la edicola sino alle 7. Fa viaggi continui per fornire i clienti ormai abituati alla sua puntualità. A fine mese passa a raccogliere i soldi che ripone e chiude in due borse piene e pesanti. Negli uffici, negozi, i tanti bar, passa il padre a piedi, con un pezzetto di carta ove Ana, colombiana moglie di Maurizio, ha segnato i nomi e le somme da riscuotere. Sempre di ottimo umore e sveglio l'Edicolante di Piazzale Mazzini soddisfa e conosce gusti ed esigenze di tutti i suoi clienti e qualche amico. Con me Maurizio confida la sua delusione politica e quando siamo soli mi racconta vita, morte e miracoli di mezza Padova. La ex Federazione di quello che fu “il Partito” trova i quotidiani già oltre il cancello scorrevole. Io che sono mattiniero esagerato, sento il fischio in strada e vado a raccogliere il pacco, ove trovo anche i miei, che poi divido, chè non desidero sia fatta confusione tra la mia stampa e quella di chi conosco, ma non condivido idee siano esse politiche che altro. Ma da Maurizio, anche se porta i giornali bisogna assolutamente passarci la mattina. Magari prima o dopo la visita alla Wiennese, chè ci sono novità non scritte, ma sentite tra le strade e i luoghi seminascosti della Padova sempre apparente. Si servono della sua edicola e della fiducia dei Quaglia, tale è il suo cognome, persone che decidono o eseguono ordini. Gente che studia, insegna in Facoltà, commercia in strane faccende. Maurizio sa bene chi sono e quando siamo soli sicuri di non essere sentiti allora ci scambiamo i nostri pensieri e quanto altro. Spesso mi regala opuscoli o libriccini fuori commercio, chè sa la mia passione per la poesia ed altre fisime. A Maurizio mancavano pochi esami per laurearsi in farmacia. Ha preferito proseguire il lavoro ereditato dal padre, chè gli permette sentirsi più libero, indipendente. Nonostante la nostra vicinanza, tra il mio ufficio e la sua edicola, dobbiamo faticare per poter sfogare i nostri comuni pensieri-ideali. Io ho la mia attività che mi ruba l'intera giornata e lui sempre fermo, fatti i giri per i signori che desiderano il giornale a casa, lo trovi in mezzo a momtagne di giornali e gente che brontola, brontola. Maurizio ha sempre un sorriso per tutti, ma non si fa fregare, conosce la vita, chè il padre oltre all'edicola gli ha fatto anche scuola delle persone che sanno, contano e di quelle che bisogna diffidare. Oltre Ana, la moglie colombiana, a volte Maurizio porta la bianca enorme gatta che tiene chiusa in macchina accanto l'edicola. Non hanno figli. Credo di avere nell'edicolante del Piazzale Mazzini un referente per i miei tanti, troppi dubbi. Sono ormai 5 anni che ci conosciamo e tra noi non esistono segreti. A Padova naturalmente lo chiamano "giornalaro" e ciò mi irrita naturalmente. Maurizio ha capito benissimo il mio carattere uterino e assieme ridiamo dei nostri difetti. Da amici. Leggiamo naturalmente la stessa stampa e politicamente senza dare spettacolo dai nostri volti traspare un’ amara delusione.

domenica 19 luglio 2009

A P P E L L O !!!!!



Ricevo e raccomando di inoltrare agli amici della libertà.
Laura Camis de Fonseca
domenica 19 luglio 2009
APPELLO PER SALVARE LA VITA DELLA NOTA AVVOCATO DELLE DONNE CONDANNATE A MORTE,
SHADI SADRl'
Associazione rifugiati politici iraniani, Associazione Donne Democratiche, Associazione Giovani iraniani residenti in Italia lanciano un doloroso appello a favore della liberazione immediata dell'avvocato Shadi Sadr, arrestata a Teheran, con l'uso di tanta violenza, durante la marcia verso la preghiera del venerdi. Secondo il racconto dei manifestanti che hanno assistito alla scena dell'arresto, i passdaran in borghese hanno maltrattato e picchiato l'avv. Sadr e l'hanno trascinato per terra e costretta a salire su un furgoncino sotto i colpi dei calci e pugni. La resistenza iraniana già ha espresso le sue forti preoccupazioni e ha chiesto alla comunità internazionale di mobilitarsi per la liberazione dell'avv. Shadi Sadr.Associazione rifugiati politici insieme all'associazione Donne democratiche iraniane e Associazione dei Giovani iraniani in Italia aderiscono anche all'appello della resistenza iraniana e chiediono alle forze politiche italiane e in particolare al governo del presidente Berlusconi di mobilitare tutte le sue forze politiche e diplomatiche per l'immediata liberazione dell'Avv. Sadr. Ci rivolgiamo in particolar modo agli ordini degli avvocati italiani per esprimere una forte condanna e per chiedere l'immediata liberazione dell'avvocato Sadr.
Associazione Donne democratiche iraniane residenti in Italia Associazione rifugiati politici iraniani resideneti in Italia Associazione dei Giovani iraniani in Italia.
Davood Karimi,
presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residentiin Italia
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[R-esistiamo]: gruppo nato nel maggio 2006, luogo di dibattiti e diffusione o ricerca di notizie sull'attività delle Associazioni che tutelano la memoria, di centri culturali o istituzionali, di persone che si occupano di argomenti storici o battaglie civili. Tutti possono inviare idee, notizie, iscriversimoderatore unico a titolo personale e gratuito: PRIMAROSA PIA
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mercoledì 15 luglio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 14 -




di Dario Petrolati
IL LIBRO : IL GRANDE GATSBY
di Francis Scott Fitzgerald

Questo romanzo è considerato da scrittori e critici anglofoni come il migliore prodotto nel campo della narrativa americana. Anche da James e Dreiser - questo ultimo considerato l'inventore della narrativa americana col suo capolavoro " Un posto al sole" od anche "Una tragedia americana" un doppio titolo per raccontare il grigio della provincia del nuovo mondo. Personalmente forse influenzato dai bei volti di Redford o Alan Ladd, sempre col braccialetto d'oro al polso sinistro, subisco complice, l'epoca, i gesti ed il camminare anche, sempre elegante e profumato. Il romanzo altro non è che l'autobiografia dello stesso autore: storia tragica, prigioniera di alcool, droghe, bellissime facili donne, folli come la sua Zelda. Senza ostacoli i giorni, sempre bramosia di tutto, senza capire cosa. Tutto il racconto è in caduta insistente, forte, peccaminosa. Partenze ed arrivi senza traguardi. L'accaduto viene raccontato dal co-protagonista Nik, che altro non è che la coscienza inebetita dello splendido Gatsby. Sempre c'è pausa, attesa, guardando il nulla sotto accecata luce. Sempre si parla e solo parole non fatti o cose. L'essere-apparire, con la ricchezza sfacciata di dubbie origini, fumare lunghe sigarette sottili, ubriacarsi con miste bevande sui bordi di piscine ove si nuota e fa il bagno anche vestiti e con cappelli di panama indosso, scambi di coppie senza forse accorgersi oppure complici guide veloci di fuoriserie, vestiti senza tasche, tanto chi paga mai si sa o dice. Belli, tutti bellissimi, sempre giovani con odore del sole brillante e ridere senza problemi esistenziali, anche incapaci da risolvere semmai. Tutto è proibito, tutto si fa. Si spara un colpo secco, si muore come per finta e solo d'estate, mai la vecchiaia appare, c'è la bella gioventù e la morte forse esiste scomparendo, anche se violenta. Esagerato, affascinante, col cervello usurato da droghe profumate, inimmaginabili coiti, chè importante è vedere toccare il biondo, il bello. Il resto manco si immagina come servitù nascosta in ombra, con la morte addosso incollata sulla schiena. Dopo la logica vendetta per cui muore assassinato, Gatsby, al suo funerale, pare solo un ubriacone antico venuto di lontano che piano commenta: "eppure c'era sempre tanta gente prima". Nik alter ego di Gatsby si lascia andare sul prato vuoto e pensa, almeno sembra. La vita, l' esistenza, la consumata morte, tutto si conclude come in un eterno addio dubbioso e senza convinzione. L'assoluzione, la ricerca, il sapere cosa non si sa, forse la morte quando essa giunge, mai ci si incontra. Mai la stessa strada, lo stesso momento, vita e morte hanno sempre diversi percorsi, quei-questi pensieri forse aveva Nik, era la stagione del proibizionismo che durò finchè durò, quando tutto cessò allora si tornò a casa dove non si sa. Dopo più in là nel tempo arriverà la guerra, quella che non si vede ma si presagisce e nel mondo moriranno tutti. Quando l'America si sveglia, morde. E' questo il Grande Gatsby, morale senza perchè, che pare anche una grande fuga da una realtà, solo forse immaginata, seppur sofferta.

lunedì 13 luglio 2009

PER NON RESTARE IMBAVAGLIATI!!!!

........PER RISPETTO VERSO LA MORIBONDA LIBERTA' DI STAMPA, I BLOGGER, E NON SOLO, OGGI 14 LUGLIO 2009, RESTERANNO IN ASSOLUTO SILENZIO, PER 24 ORE. CHE I GOVERNANTI SAPPIANO PERO' CHE QUESTO NON E' UN SINTOMO DI RINUNCIA, BENSI' TUTT'ALTRO !!!! E CHE LE 48 ORE SE LE RISERVINO PER RIVEDERE QUEL DECRETO CHE ERA GIA' SUPERATO ANCOR PRIMA DI ESSERE PARTORITO. E' QUESTA L'ITALIA CHE GUARDA AVANTI ? O E' UNA ITALIA DA GAMBERI !!!! IL WEB E' PROGRESSO. IL VOSTRO DECRETO SOLO REGRESSO!!!!!
**POSTATO IL 13-7-09 ALLE ORE 23,45**

domenica 12 luglio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 9 -





di Dario Petrolati


IL PERSONAGGIO : TINA ANSELMI

Tina Anselmi è nata a Castelfranco Veneto nel 1927. Stupenda cittadina che dette anche i natali al Giorgione-il pittore della " Tempesta". Seppure sia vissuto poco il magnifico artista è passato alla storia dell'arte come uno dei massimi espressionisti di paesaggi e figure mitologiche, anticipando nel tempo e di tanto, la quiete e la vivacità degli "impressionisti"anche per la purezza del tratto quasi raffaellita. La vaghezza anche sempre aleggia come fosse presago dei pochi anni di vita serbatigli dall'ingrato destino. Di certo le sue opere catalogate e riconosciute come originali non superano il numero di trenta. Dimentichiamoci del Giorgione senza scordarlo però e torniamo alla nostra eroina. La Tina come la chiamano quassù. Crebbe in zona contadina tra zolle di terra spaccate da sudori di fatica dei più grandi, in mezzo a vaste distese piatte e generose che sempre hanno ripagato i lavoratori che iniziavano la giornata col sole e la chiudevano al suo tramontare. Tina crebbe all'ombra del Campanile vicino la parrocchia assieme alle altre bambine che avevano sogni e preghiere in testa sino al tempo furioso in cui arrivò il morso della guerra. Fatti e misfatti molto sanguinosi forse non turbarono la certezza della ragazza chè sapeva per fede e studi anche la storia della vita. Subito senza alcun dubbio Tina seppe scegliere la giusta parte ed anche se giovanissima aderì alla Resistenza. Aveva appena 17 anni e come staffetta a piedi e con la pesante bici vecchia da uomo fu " assunta" dalle brigate Cesare Battisti-Combattenti dei Reparti Volontari per la libertà. Poco più che ragazza Tina passava tra spari e fiamme - morti e feriti per portare cibo ai combattenti ed anche ordini scritti su lisi fogli di carta. Vestiva da contadina senza mai pensare alle sue umili origini contribuendo a chè la Patria fosse salva e non disonorata. A poco a poco la guerra terminò lasciando lutti e lacrime in ogni famiglia e Tina si accorse che la sua più spensierata età di ragazza stava compiendosi. Senti un forte richiamo alla partecipazione civile e non disarmò. Cominciò a fare politica attiva per la Democrazia Cristiana quassù nel Veneto ove tutti la conoscevano e sapevano di Lei. Alle prime libere elezioni nazionali Tina fu eletta deputato per la Camera ove portò esempio e richieste della gente di ogni fede. Ininterrottamente dal 1968 al 1992 fu sempre eletta con larghissima voce di consensi. Nel 1976 divenne addirittura Ministro del Lavoro e della Massima Occupazione ed il fatto fece scalpore in quanto donna. Tina tirava sempre avanti senza badare a chiacchiere cercando nella coerenza di realizzare l'impegno per il quale era stata scelta. Nell'anno 1978 fu eletta Ministro della Sanità ove cercò di continuare nel difficile intento che Le era stato assegnato. Nonostante i Suoi alti incarichi Istituzionali Tina continuò ad avere una vita privata modesta senza mai dimenticare le sue origini, la gente che aveva in Lei fiducia, ed essere sempre un esempio per il popolo che poteva scegliere i suoi rappresentanti. Negli anni 1981-1985 presiedette la Commissione d'inchiesta sulla Loggia P2. Furono anni duri e difficili fatti di trabocchetti e corruzioni- ma Tina non piegò mai la schiena e senza paura forse tirò diritto per adempiere quell' impossibile difficilissimo dovere che sempre la sostenne. Fu minacciata fisicamente molte volte chè scoprì quanta corruzione aleggiasse nell' intero Paese in ogni rango anche i più impossibili. Tina, da forte ex contadina, istruita, resse senza mai ascoltare suggerimenti e consigli anche di padroni di banche. La Sua integrità pagò cara tanto che il suo stesso partito non la candidò più chè creava problemi la verità per la quale la ex staffetta sempre combattè. Nelle pause politiche ritornava sempre quassù nella vecchia umile casa da dove molti anni prima era partita per Roma. Anche adesso nonostante l'età e la feroce malattia che sempre l'accompagna tentando di portarla via per sempre, Tina Anselmi non dice mai di no quando la vanno a prendere per testimonianze storiche chè la sua figura fisica e la sua voce che se ne sta andando pure sono lapidi di fronte alle quali nessuno osa contraddire. Più volte qualcuno ha tentato di fare il Suo nome per conferirLe la carica di Senatore a vita. Tina schiva cm'è si scansa anche perchè sa che ancora c'è gente che non perdona la sua presidenza della P2. Più volte a Roma quando era potente la videro per Via Condotti o a Piazza di Spagna sotto Natale camminare da sola con un sacchetto di castagne arrosto sola con la scorta lontana qualche metro. Allora Tina Anselmi pensava alla Sua Terra lontana alla scelta di vita che aveva fatto e chissà cosa altro chè sempre riservata e generosa questa Signora è stata.

sabato 11 luglio 2009

SBAGLIARE E' UMANO MA PERSEVERARE E'...




di Franco Giannini



Quando ti senti "imbarazzato", l'unico sistema, è mettere due dita giù per la gola e liberarti...

Ecco allora.... Non erano trascorse che poche ore da quelle tragiche 3 e 32, che si già si era cominciato a rompere tutto ciò in cui non ci era riuscito neppure il terremoto, fornendo al mondo intero la notizia che questo G8-2009 si sarebbe tenuto a L'Aquila. E così è stato come il nostro condottiero, in veste di amichevole anfitrione più che di responsabile politico, si era riproposto. Nel ruolo di fedele maggiordomo tuttofare, in regolare maglietta blu di ordinanza, non è mai mancato ai compiti riservatigli, il responsabile dell'emergenza. Ora tutti stanno tirando, anche se disinvoltamente senza farsi quasi accorgere, un respiro di sollievo. Gli "amici" se ne vanno, che inutili serate...
A questo punto i risultati ottenuti in questi rapporti, visto il tempo impiegato, sarebbero da ritenersi più che altro "sveltine", che hanno lasciato insoddisfatte sia le "ladies G8", sia chi si attendeva più eclatanti conclusioni. Il primo giorno i lavori sono iniziati con una colazione di lavoro dalle 13 alle 15, l'indomani dalle 10 alle 12 con cena di gala, la terza giornata saluti, conferenza stampa e smontaggio del tendone...e trasferimento del circo. Più che proficui scambi, intensi rapporti, hanno dato l'impressione di coiti interrotti... e quello che si è ottenuto una tentata gravidanza in provetta, che come il più delle volte avviene però, porta a sterili aborti. Si è anche parlato di clima...tutti daccordo, e la Cina, se pur assente il premier, con il suo "Si, però..." ha rimandato tutto e tutti a più in là. Per la produzione di Anidride Carbonica, tutti propensi ad abbassarla, tutti consenzienti nella necessità di ridurla fino all'80%..."Si però, entro il 2020 o il 2050...come dire "intanto noi non ci saremo". Si è parlato pure di Fame nel Mondo, non certo quella dei signori presenti, che hanno svolto il loro ruolo di persone informate dei fatti, seduti davanti a tavole imbandite ( e ridicole, le false le immagini, oserei dire offensive, quelle delle loro ladies con il bicchiere rosso di "Porridge"- non so neppure come si scriva- per salvare i bimbi dell'Africa. Fossero state a casa ed avessero devoluto il loro costo ai problemi africani avrebbero reso, seppur infinitesimale, un piccolo ma reale contributo...!!) . Del resto dove meglio si poteva parlare di fame, ancora una volta e se non a tavola !! Ed ecco che allora hanno risolto questo biblico problema, decidendo di destinare all'Africa 20 miliardi di $ ripartiti in tre anni. Che bello, se fosse vero e se non fossero inclusi in questa cifra anche i contibuti di già a suo tempo promessi (dove sta il dovere di verità ?), ma mai onorati. Noi, almeno, da buoni italiani e per tacitare una specie di coscienza, per bocca del nostro leader massimo, ci siamo scusati della dimenticanza... Si è parlato anche, non fidandoci di come questi importi potrebbero essere usati (e diciamocelo francamente, noi in questo abbiamo una certa esperienza!) di come controlleremo periodicamente l'avanzamento e la veridicità dei progetti decisi dai paesi che ne beneficeranno. Io la persona adatta a questi controlli l'avrei ! Meglio non potrebbe essere indicato a svolgere questo compito che ancora lui, l'uomo con la maglietta blu: l'uomo delle "sfighe", che dopo i terremoti, le alluvioni, gli incendi,... perché no...anche la fame? Ma, non bisogna essere sempre pessimisti, ecco che guardando bene a fondo qualche risultato c'è stato, anche se un po' fuori del G8 Aquilano, ma sempre merito di detto riflesso. Uno in Russia, con una riduzione dell'armamento atomico ed uno in casa nostra con un gemellaggio CINA-FIAT e non solo, la cui utilità io, però, la giudicherò sui risultati concreti più che sulle carte firmate, ancor più poi, quando si parla di contratti con i cinesi. Un dato di fato però, lo si è ottenuto anche tra i G8, quando entusiasticamente hanno saputo della partenza precipitosa del presidente cinese, per un piccolo problema venutosi a creare in patria e che solo lui con bonaria, paterna, salomonica decisione poteva porre termine. Deve essersi tirato un gran sospiro di sollievo, non dover parlare durante il corso dei lavori, di Tibet, Rispetto dei Diritti Civili, Libertà di Espressione, e proprio mentre ad oriente stavano spirando venti tempestosi che offuscavano anche il Web. Da uomo della strada mi sono chiesto, il perché però si sia parlato di questi problemi, ma solo per l'IRAN e non per la CINA: che possano entrarci, quei profitti di cui anche il Papa ha tanto parlato e forse inutilmente, perché si sa, non c'è più sordo di chi non vuol sentire?? In fin dei conti, la politica si sa, in questi incontri non è che sia poi il piatto principale, ma solo un contorno tra i tanti primi piatti da facciata. Mi chiedo infatti a che serva portarsi dietro le mogli, ma quando mai si è visto dei lavoratori che portano al lavoro le consorti. Se è vero che quello del politico è un lavoro come gli altri e non un beneficio, mi chiedo, inoltre, a che serva tutta quella ostentazione di regali, ed oltretutto anche "pacchiani" come anelli per le signore con l'emblema del G8, collier, e libri con la copertina in marmo bianco del peso di 25/30 kg, vesti da camera, mobili che ostentatamente vengono sottolineati "sobri", ma sono tutti griffati, in quanto non certo acquistati al supermercato. La sorpresa, però, finale l'ho avuta quando ho ascoltato che questa esperienza, improduttiva già da sempre, vorrà essere ripetuta, non solo, ma anche allargata...ma allora qui c'è da dire che "perseverare è diabolico...", non lo "si fa, lo si è". Ho visto la Sua immagine durante la conferenza stampa finale. "Ho fatto quasi un miracolo", ha detto autoelogiandosi, ma con un viso stanco, tirato, grinzoso e superinc...to, (forse dimentico anche che "chi si loda si sbroda") con il quale ha annunciato un altro vertice di questa "fiera delle vanità", ancora a L'Aquila, anche se con altri contenuti. Chissà, che forse abbia deciso di abbandonare la politica, per ritornare a fare il lavoro che meglio gli era riuscito, l'impresario teatrale...il capocomico? del resto il G? altro non è che un teatro itinerante.

lunedì 6 luglio 2009

G8 - LE "STELLE" CI STANNO A GUARDARE...



di Franco Giannini

Già da giorni, ma oggi in principal modo, i notiziari delle TV, con un maggior scassamento quelle non governative (che oggi c'è da chiedersi quali esse siano) ci danno le più ampie assicurazioni di come i "grandi" vivranno sonni tranquilli ed altrettanto sarà il loro soggiorno. Tutto tranquillo, tutto sicuro, pasti ottimi ed abbondanti, la veduta dalle loro suite si aprirà a perdita d'occhio sulle miserie di questa popolazione silenziosa, educata, civile, comprensiva....ed invisibile. Chissà se si chiederanno, non vedendola :"...ma dove sono gli uomini, le donne, i bambini..." Chissà se qualcuno avrà il coraggio di rispondere :"...per sicurezza ...li abbiamo relegati nelle loro tende, ma hanno assicurata l'ora d'aria dopo la mezzanotte...del resto è da un po' che li alleniamo...ormai sono dei campeggiatori professionisti!". La Roccaforte del Perfezionismo è situata in quel condominio della Scuola della Guardia di Finanza che si dice non più di proprietà dello Stato già dal 2004 quando un certo sig. Siniscalco mise sul mercato per conto del Governo (credo con un governo non di sinistra) più di 300 beni. Tra questi anche la caserma che fu ceduta ad un Fondo Immobiliare costituito da nomi celebri (il si dice è sempre d'obbligo!!!!...ma è anche vero che voce di popolo è voce di Dio!): Srg spa, del gruppo Finnat, Imi, Barclays, Royal Bank of Scotland, Leheman Brother, venute quest'ultime, alla ribalta anche per altri motivi. Ed il fatto che non ci siano smentite in tal senso, fa supporre che almeno se non tutto qualche verità sia stata centrata. Chissà se è centrata anche la notizia del "..quanto mi/ci costi.." di affitto questo "monolocale". Si parla di 13 milioni di € annui, più un 10 milioni per ristrutturare, stuccare, adornare, imbottire gli occhi degli ospiti che verranno con l'ostentazione di cui si nutre il nostro puffo. Ma quello che non è stato mai smentito, quindi da ritenere se non vero almeno in odore di verità, è anche tutto l'apparato sotterraneo di questa caserma di cui si parla. Contiene i caveau della Banca d'Italia con fondi di riserva della Zecca, è talmente vasto che si gira in auto (si parla di 23 ettari ??), un bunker sostitutivo di quelli romani in caso di attacco di un ipotetico nemico...anche informatico, un eliporto per far atterrare oltre che gli elicotteri anche gli aerei a decollo verticale, una santa barbara, ed altro ancora. I costi per tenere in piedi in questa occasione irripetibile ce li suggerisce Bertolaso in una delle sue tante dichiarazioni ":...Alla Maddalena il solo costo per la sicurezza dei Grandi era quantificato in 118 milioni, e là avremmo dovuto affittare due navi, che ci sarebbero costate altri 10 milioni, per ospitare i 3000 giornalisti accreditati. Con il trasferimento all’Aquila queste cifre vengono ricondotte a numeri risibili. A spanne - ha proseguito Bertolaso - le spese che dovremo affrontare saranno quelle per interpreti, mezzi di trasporto e opere leggere per l’adattamento della caserma Giudice di Coppito. Una somma che dovrebbe oscillare tra i 10 e i 30 milioni di euro..." ed ancora "...«si renderà questo summit molto più sobrio e più serio". Alla faccia.... So solo che già mi vedo il finale di questa sceneggiata dall'alto di questo palco, queste "star" che ci guarderanno con quel pizzico di compassione istituzionale che mai guasta in questi casi, e come negli altri precedenti incontri salottieri dei G (il numero varia a seconda degli umori) tenutesi per altri problemi, uno a caso la Fame, i risultati conseguiti saranno i soliti: Il Nulla. So anche che il nostro piccolo ciambellano dopo essersi sbracciato con pacche a destra e manca, tra sorrisi a 56 denti e schiamazzi in prima fila, ostentando la ormai demenziale ripetitiva battuta sull'altezza, si getterà in pasto delle TV, più gonfio del solito, per annunciare al popolo intero :"...che sono state gettate basi solide, ci siamo trovati tutti coesi (è impossibile tralasciare oggi questa parola in un'intervista) affinché si faccia qualche cosa di veramente serio per sollevarci da questi problemi che attanagliano il mondo" per poi dimenticarsene e successivamente chiedere magari all'Africa un falso SCUSA!!. Mi ricorda tanto quella barzelletta che girava tanti anni fa circa la ripartizione di una sottoscrizione fatta per lenire la fame in India: erano stati sorpresi dei tizi che intorno ad una montagna di soldi si distribuivano le banconote e dicevano: "questo è per te, questo è per me e questo è per l'India...." e giù manico ad ombrello. Non me ne vogliano gli indiani...è logicamente una stupida barzelletta che non offende certo la loro dignità, ma quella di chi si spartiva i soldi. Lo stesso risultato lo si è avuto con la FAME, con l'AFRICA, con l'ANIDRIDE CARBONICA, con la PACE nei paesi dimenticati e lo sarà anche per i SACRIFICI AQUILANI, per i problemi MONDIALI il risultato è di già di per sè scontato.

sabato 4 luglio 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 8 -

Ci si potrebbe chiedere, il perché e la correlazione di questo mazzo di fiori con il personaggio descritto. Nulla! E' solo un modo mediatico per presentare le mie scuse, alla Sig.ra Giovanna, per non essere riuscito a trovare nel web, altre foto o link che ampliassero visivamente e documentaristicamente, quanto da Dario illustrato con rispetto ed ammirazione. Una persona non certo sconosciuta, ma sicuramente umile e schiva dai ringraziamenti per tutto quello che ha fatto, fa e continuerà a fare a dispetto di chi vorrebbe, invece, impedirglielo. (F.G.)


di Dario Petrolati


Giovanna Punzo : un personaggio involontario


A Piazzale Mazzini oltre al bar dei cinesi, l'edicola di Maurizio, c'è anche la figura di Giovanna Punzo, la Signora Istituzione che io ebbi la fortuna d'incontrare una mattina di qualche anno fa.
E' una Signora Antica con la schiena ancora diritta nonostante gli ultra 80 anni passati-subiti da un tempo. Era il 2 giugno e con il Corriere della Sera ben piegato sotto le braccia sentivo 'sta signora brontolare con una gran voglia di contestare ogni persona e cosa sul suo cammino. Senza troppo vedere e prevenire tentò di attraversare il grande Piazzale, chiamato dai padovani Piazza Mazzini, anche se le vetture tiravano diritto senza badare ai pedoni che numerosi attraversavano lo spazio ignorando le strisce pedonali. Mi preoccupai, almeno tentai di trattenere, avvertire la signora, che era pericoloso ed anche contro la legge e l'incolumità fisica camminare ove veniva a mente, senza osservare alcuna regola. Io non sapevo chi fosse e dato l'aspetto molto dimesso, quasi la scambiai per una povera che si arrangiava a tirare avanti, o facendo pulizie, o altre faccende in casa d'altri. Giovanna Punzo aveva ed anche ora porta usurate scarpe da tennis fuori misura, un pullover scuro senza colore alcuno, ed una gonna talmente portata che rimaneva addosso solo per pietà. Ormai piuttosto che farla incorrere in un pericoloso incidente la presi-trattenni per un braccio e chiedendole scusa per l'atto cercai di capire chi fosse e subito reagì spiegandomi perché intendeva attraversare la strada come e quando voleva. "Mi chiamo Giovanna Punzo e come libera cittadina non intendo subire ordini o vessazioni da chiunque, stimo la libertà ed il pensiero conseguente-la Costituzione Repubblicana-sono in poche parole libera pensatrice che anticipa la dignità totale di ogni persona ossequiente la legge italiana. Io sono la vedova dell'ex Presidente del Tribunale di Padova a sua volta figlio del Presidente del Tribunale di Verona che sentenziò la condanna contro Ciano ed i suoi accoliti". Visto che l'ascoltavo tacendo e con interesse la Signora Punzo mi trattenne sul marciapiedi eppoi come per istinto mi volle portare su in casa sua, davanti l'edicola di Maurizio, un appartamentino povero, pieno di scarpe spaiate sotto mobili vecchi, assieme a qualche gattone che le faceva compagnia. Era una casa povera - povera vissuta senza più persone oltre Giovanna. Mi raccontò più volte l'avventura della sua vita, l'aiuto che spesso forniva alle povere ragazze che facevano la vita e per questo si era presa botte in testa e sulla faccia dagli sfruttatori, l'abbandono del figlio grande che ormai viveva in Germania con una docente universitaria che però le serbava odio senza ragione. E questo le sembrava insopportabile. Giovanna legge, comprandolo ogni mattina, il Corsera, e sempre mi chiede preoccupata sulla fine del nostro povero Paese :"Che ne sarà della nostra Italia" dice spesso-quasi sempre-. "Non è bastato il fascismo, la dittatura, ora anche 'sto avventuriero che sta azzerando coscienze e trascina giù forse l'impossibile la nostra bella Italia". E giù a parlare del futuro, del passato, della gioventù, della sua vita sprecata, buttata così.
Giovanna Punzo è una povera vecchia ancora lucida, laureata, che si preoccupa del futuro tutto, ed ogni volta riprende a chiedermi consigli per salvare la Sua Patria. Nell'ambito del grande Piazzale ed anche oltre, tutti la conoscono, ma Lei è sempre di fretta come se avesse qualcuno ad aspettarla. Giovanna è sempre sola e vorrebbe aiutare sempre qualcuno, anche se è Lei ad avere bisogno di tutto. Questa è Giovanna Punzo che sempre si aggira da queste parti. Se qualche volta non la si vede in giro, subito tutti ci agitiamo e magari Lei sta dando da mangiare a qualche randagio gatto.