giovedì 22 agosto 2019

Il mio diario dall’ospedale di Senigallia. Attenzione: piatti forti!

Franco Giannini, "inviato forzato" nel nosocomio cittadino, ci parla di tagli, accorpamenti, "voci di corsia" e vitto.

Ci eravamo lasciati con il descrivere le mie esperienze al PS dell’Ospedale (ops… poliambulatorio, perché altro oramai non è di più) e credevo di averne viste in circa 7 ore di permanenza, assai, da rendere difficile l’ arricchire una ulteriore indagine.
Invece, mai dire mai.
Dopo pochi giorni eccomi ricoverato di nuovo, questa volta in Nefrologia e seppur credevo per una toccata e fuga, la permanenza si è protratta per 25 giorni.
Ordunque dopo quanto racconterò, premetto e sottolineo che rimane un profondo rispetto ed infinita riconoscenza per tutte quelle Organizzazioni che si battono affinché il nostro povero nosocomio non vada cancellato dalla lista degli Ospedali qualificati. Onore dunque al loro merito, seppur devo dire che analizzando ogni giorno e toccando con mano, ascoltando come se fossi un confessore, chi vi opera all’interno della struttura, confrontandolo con quello che “abbiamo” rispetto a quello che hanno “assegnato” alla struttura ospedaliera jesina, si comprende come il nostro sia in una speciale fase, come dire, di “concordato preventivo”. Senza se e senza ma! Solo un miracolo lo potrebbe salvare da una chiusura, e visto che sono ateo che più ateo non si può, io a due cose non ho mai creduto, né ai miracoli e né alle promesse dei Politucoli nostrani in principal modo alla vigilia di mandate elettorali. Dicevo che non ho mai creduto e non comincerò di certo ora. Pensare di capovolgere il processo innescato anni fa sarebbe un po’ come nascondere (ingenuamente) la testa sotto la sabbia. Una specie di battaglia contro i mulini a vento descritti dal Cervantes.
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Basterebbe vedere e raffrontarle con il nostro, le dimensioni dell’ingresso centrale del Carlo Urbani, che anche la Malpensa gli invidia, con quel box informazioni che si perde al suo interno. Non parliamo poi del numero delle casse e dei sportelli all’accettazione, che paragonarle con le sparute senigalliesi già da sè fa comprendere quanto siamo calcolati in Regione e quanto i politici si sono battuti perché l’ Ospedale di Senigallia restasse quello che era: se non quell’Eccellenza che riempie le bocche di tanti venditori di fumo e professionisti del taglio di nastri, quantomeno un punto di riferimento per i cittadini di Senigallia.
Seppur anche loro, parlo del Carlo Urbani, hanno di già i loro problemi, se non altro di comunicazione. Una stupidaggine se non fosse che risalta come un biglietto da visita mal riuscito: a quel che sembra il dialetto jesino è la lingua più usata nell’interno delle “stanze”. Le porte sono fermate a metà con fermi metallici nichelati e l’altra metà con fogli di cartone ondulato. Sembra quasi un avvertimento di non dare mai una Ferrari in mano a chi fino a ieri ha usato solo il carro trainato dai buoi, previo un lungo periodo di apprendistato.
Il nostro nosocomio, poverino, invece, “venduto” a suo tempo, “dimenticato totalmente” da quella gentucola che uscita dal portone, dopo aver creato solo danni in ambito sanitario regionale, ora ha anche la faccia tosta di sputare sul piatto di minestra su cui ancora mangia e spera di continuare a mangiare, cerca di rientrare, senza in benché minimo briciolo di dignità, dalla finestra. Le eminenze grigie (pura eufemia), sono affaccendate in altri affari personali di carriera (politica) e di quello che accade all’interno di queste camere di dolore, non gliene può fregar di meno, sempre che prima gliene avesse fregato qualche cosa ed avessero toccato con mano quanto accadeva!
Ci sarà tempo poi ad aprile 2020, insediatisi (io mi auguro di no!) in quegli scranni che contano, ritornare a prometterci quello che continueranno a mantenere solo a livello di parola, che vista da che bocche esce continuerà ad avere valore zero.
Si è già scritto sulla vergogna dei premi di fine anno ai dirigenti che hanno tagliato di più sulle spese sulla pelle dei pazienti. Si è già scritto della vergogna della limitazione del servizio di Aria condizionata, ritornata a funzionare solo dopo l’intervento dei Carabinieri sollecitato da parenti di pazienti ? Pazienti stessi? Forse dagli stessi operatori che non ce la facevano più a svolgere il loro lavoro nel migliore dei modi ?
Ma i tagli silenziosamente sono continuati in altre forme: esempio? Accorpamento di Nefrologia-Cardiologia a cui non soddisfatti, i settecervelli della nostra sanità locale, hanno pensato bene di aggiungere anche alcuni letti della medicina a lunga degenza. E per giorni, durante le ore notturne, ci siamo sciroppati il grido lancinante e ripetitivo di “Aiuto!” o di “Mamma vieni qui” (Non dico fesserie, ed ho le registrazioni!). Cosa che in un reparto di cardiopatici dove la quiete dovrebbe essere sovrana, era l’elisir delle nottate.
Incompetente quale sono, credo che forse sarebbe stato più indicato che i pochi letti (sempre che i tagli si dovessero fare!) si sarebbero potuti accorpare magari ad un reparto di “ortopedia” dove è meno necessario il silenzio (seppur è giusto precisare che in Ospedale nessun reparto è occupato da “vacanzieri”, ma solo da ammalati) . Ma poi questi accorpamenti sono stati fatti solamente perché il personale è già scarso da tempo, non lo si assume per raggiungere e garantirsi il “famigerato” premio, lo è diventato ancor più con il “problema” ferie (che non è un problema, bensì un diritto dei lavoratori!) e con la conclusione del periodo di apprendistato dei ragazzi della scuola infermieristica di Ancona. Certo che avere degli aiuti, per di più a costo zero a questi “speculatori” da quattro soldi, è una cosa che è sempre piaciuta. Ma è cosa risaputa, e come tale programmabile nel tempo, onde alla fine non fare la figura di “formaggini” piuttosto che Amministratori di provata esperienza.
Hanno raschiato il fondo quando hanno fatto interpellare (dalle coordinatrici di reparto) le persone in ferie per sapere se c’era qualcuno disposto a rientrare o magari fare qualche ora di straordinario. Persone coscienti e responsabili ce ne sono e qualcuna di queste ha accettato, dal momento che non era partita per lidi esotici (non tutti hanno il premio per il raggiungimento dell’obiettivo). Dopo però alcuni giorni queste persone responsabili (non so in quanti) si sono viste arrivare lettere dall’amministrazione che chiedeva (a colui che si era prestato con coscienza) se con le ore di straordinario rientrasse in non so quale tipologia di parametro che non inficiasse la questione economica. Prima l’Amministrazione chiede, poi, almeno questa è l’impressione che se ne ricava, è che si cerchi il cavillo per tirare indietro il lato “B” sostenuta da quella mancanza di riconoscenza che cervelli abituati a ragionare con “Aziende” e quindi “Utili” dimenticano che la Sanità non è un’Azienda bensi è (o dovrebbe essere) un “Servizio”. Tutto questo per cercare il cavillo per non pagare? Non lo credo e non voglio crederlo, ma certo è che l’impressione che se ricava, lascia l’amaro in bocca. Ma perché non si approfondisce prima, se la persona responsabile che ha accettato di offrire la sua presenza rientra nei parametri magari aggiunto ad un grazie (che non c’è mai) della Direzione per la Fattiva Collaborazione.
A proposito di voci…
Si parla, ma all’interno del nosocomio le voci sono quelle “anonime” (perché provengono dal precariato con contratti in scadenza; vorrei vedere i settecervelli come si comporterebbero posti nello stesso piano!) ma ben informate (quasi più di una voce di Dio!), che il servizio di trasporto (una persona per turno) all’interno dei reparti per portare un paziente a fare gli esami (es.: TAC. Eco, Risonanza, ecc) a settembre cesserà. Le persone adibite a questa mansione (precarie) non so quale fine faranno ed il servizio verrà affidato alle OOSS di reparto che saranno costrette ad accettare passivamente ed in silenzio questo nuovo incarico, sempre non perdendo di vista i loro contratti in scadenza. Una volta questi atteggiamenti si sarebbero definiti con un termine “forse” offensivo, ma che credo di poterlo sostituire con quello più educato di “carenza fisiologica del cuore di leone”.
Anche del problema “chiusura” del bar se ne è parlato e quindi non ritorno sulla cosa, ma mi offre la possibilità di parlare di una “Mensa” che non c’è (mancavano gli spazi per la locazione… si disse a suo tempo), della qualità, quantità e tipologia del vitto riservato ai pazienti.
Anche di questo, voci di popolo sussurrano, che anche le cucine che attualmente preparano dette vivande, forse… ripeto il forse… verranno sostituite con cibi sotto vuoto spinto, provenienti da cooperative non di certo a km. 0
Se dopo neppure tre, quattro giorni di permanenza in reparto, qualcuno mi avesse chiesto com’è il vitto, senza pensarci su tanto, avrei risposto, considerando che mi trovavo in un Ospedale e non in un ristorante a tre stelle, che era accettabile, se non altro perché arrivava sempre fumante e bollente. Del resto è senza sale, c’è una dieta da rispettare e di conseguenza le porzioni si basano sul numero quasi sempre ripetitivo degli 80 grammi. Le abbuffate ritornerai a farle a casa tua quando ti dimetteranno.
Poi, mi chiedono di compilare un modulo del menù preferenziale per l’intera settimana. Ed è da qui che cominciano i dolori, perché l’Economo proposto evidentemente sarà anche un “abile” amministratore, ma è monotono negli acquisti, forse scapolo, di conseguenza non essendo mai entrato in un supermercato ad accompagnare la compagna a fare acquisti.
Alla voce “frutta” era indicato “Frutta cotta polpa” ed io ingenuamente sono caduto a piedi pari credendo ingenuamente di trovarmi non una pera, mela, cotta bensì solo ed esclusivamente una mousse, ma non sempre e solo sempre quella, sia pranzo che a cena, di mela. L’economo evidentemente non sa che a pari prezzo le mousse al supermercato ci sono anche di altre tipologie di frutta. Non una questione di prezzo, ma di logica… lo so questa al supermercato, la logica, l’hanno terminata e non si sa quando rifaranno le scorte!
Non parliamo poi della pastina in brodo, che a quanto sembra, lo stesso Economo, non sa che oltre ai suoi quintali di “miarine”“pallini”“pepeti” (non so quale sia il termine esatto, di cui ha riempito la dispensa ospedaliera, esistono altre tipi di pasta (sempre allo stesso prezzo) come farfalline, conchiglie, fiocchetti, stelline, punte d’ago. Ohhh si guardi bene, che il brodo con queste nuove scelte di pastina non ne verrebbe a guadagnare, brodaglia è e brodaglia rimarrebbe, ma sarebbe solo un piccolo valore aggiunto a costo zero ad un vitto non di certo esaltante. Sarebbe come un sorriso il mattino quando ti augurano il buongiorno, non una cura, ma qualche cosa che ti fa sembrare di star meglio. Un pizzico di minor monotonia che potrebbe aiutare come quella operata (una genialità che va riconosciuta al Cesare di turno) nella scelta di certe voci di menù, altisonanti, ma che alla fine ti prendono, a lungo andare (logicamente per chi deve sopportare lunghe degenze) un po’ per i fondelli. Indubbiamente si presentano bene con il menù del giorno posto sul vassoio e con l’augurio di Buon Appetito, un apparire che surclassa come sempre poi la realtà dei fatti. Ecco le varie voci più eclatanti del menù che lasciano a bocca aperta: “Sogliola prezzemolata” – evidentemente sono cuochi, ma no di certo pescatori, non conoscendo come è fatta una sogliola, salvo che non provenga da lidi esotici – “verdure mediterranee al vapore”“coscette di pollo alla cacciatora”“cosce di pollo aromatiche al forno” – se non è zuppa è pan bagnato sostituendo al pomodoro il rosmarino – “Palombo Gratinato”… che per mangiarlo, si consiglia prima di scoperchiare il piatto di turarsi il naso per i “miasmi” dovuti al suo profumo per via della sua freschezza (surgelato, quindi più fresco di così si muore!), “sogliola alla Catalana” – ovvero lessa, con un po’ di pomodoro ed una sola oliva nera a guarnizione… per il termine “sogliola”, rimando a quello detto sopra.
Malgrado tutto credo che la cucina, visto quanto l’Economato le offre, si meriti un voto di piena sufficienza.
Quello che invece non avrei voluto sapere, è che sul vitto che resta non consumato, per dimissioni improvvise o per passaggi a miglior vita, o altro, c’è una specie di accaparramento degli “avanzi” che qualcuno fa (fortunatamente in pochi) per riservarli, non essendoci una mensa, a chi ne fa richiesta (diciamo così). Come sempre tutti sanno, ed essendo divenuta quasi un’abitudine, si gira la testa dall’altra parte. E si guardi bene, non sono scandalizzato da chi opera in questo modo, perché evita che vitto consumabile, alla fin fine finisca nei contenitori dell’umido. Provo solo vergogna verso chi non è ancora, da allora, riuscito a trovare uno spazio idoneo a creare uno spazio idoneo per allestire una mensa. Ma forse non è che non sia riuscito (meglio sarebbe parlare al plurale) se n’è strafregato dal farlo visto che il suo obiettivo è quello… di tagliare il traguardo di fine anno… ma poi se si deve chiudere, che senso ha ricrearci su una mensa.
Ho la documentazione, le foto, di quanto ho scritto, per le voci di popolo che restano tali, altri dovrebbero indagare se solo tenessero minimamente a cuore la dignità di un vecchio Ospedale oramai in coma e senza neppure una bombola di ossigeno che gli dia speranza di allungare di qualche ora la vita. Qui, quelli che contano, hanno preferito optare per il “Non Accanimento Terapeutico”.









di Franco Gianninj

mercoledì 7 agosto 2019

Le incertezze delle nuove elezioni comunali senigagliesi : tutte

O ne vedremo delle belle, o vincerà ancora il Gattopardo...

Siamo di già alla vigilia delle Elezioni Comunali e Regionali : In questo momento avrei problemi personali ben più importanti di salute da risolvere (sempre poi che mi si risolvano), ma da dove mi trovo e nei rari momenti che funziona internet, leggere i nomi dei "volontari" pronti a sacrificarsi per il bene della città (mai che fossero personali o di partito), credetemi mi fa bene alla salute, perché (scompisciare)...mi favorisce la minzione. Il problema che si pone ora tra i due primi "eroi" pronti a sacrificarsi per il bene della cittadinanza (mai un briciolo di sincerità) sta tutto nuovamente dal votarli con la molletta al naso scegliendo il meglio del peggio (un vero rebus). Se così fosse uno continuerà ad aver bisogno di una badante contabile, l'altro, ascoltando quello che di lui pensa il personale ospedaliero, dovrebbe fare come fanno i gamberi: un bel passo indietro. 
Ma esiste un problema ! Quale ? E' che guardando attorno, dall'altro lato della sponda (nell' opposizione), se Sparta piange Atene non ride... Non vedo un'unione tra loro, cosa che potrebbe o non potrebbe decretare la svolta e senza la quale ritorneranno a perdere voti, ma vincere nuovamente le elezioni. Comunque sia e comunque vada, Senigallia la vedo ancora una volta, come quella vecchia che, guardandosela allo specchio, mestamente esclamava : "Come me la vedo brutta" !! Io mi auguro solo una cosa di poter essere ancora lì, nel periodo elettorale, per poter ascoltare ancora promesse da mercanti senza ritegno da politucoli con un gran coraggio o meglio faccia tosta da vendere. Seppur Il loro primo problema sarà quello della comunicazione di cui entrambi (i primi di cui ho parlato senza fare nomi) non sono solo un po' carenti, ma sono totalmente digiuni (salvo che non abbiano un novello, seppur attempato, Gabriele d'Annunzio che scriva loro i testi). Mai come in questo caso, la chiusura di queste quattro righe poteva essere più ad hoc, con un "chi vivrà vedrà" 









di Franco Giannini

lunedì 5 agosto 2019

Lettera aperta agli operatori del Reparto di Nefrologia-Dialisi del nosocomio senigalliese

"Grazie a chi mi supporta e mi sopporta da 20 giorni"

Ringraziamenti sentiti solamente ed esclusivamente a coloro che se li meritano…nel mio specifico caso a tutti gli operatori del Reparto di Nefrologia-Dialisi del nosocomio senigalliese.
In verità avrei preferito porgere questi ringraziamenti, immediatamente dopo essere ritornato a casa, ma invece la permanenza si sta, purtroppo, prolungando.
Per cui dopo 20 giorni che tutto lo staff mi supporta e mi sopporta, era il minimo quindi che potessi fare anticipando queste righe, rispetto a quella che sarà la data delle mie dimissioni.
Contrariamente a quello che solitamente si fa, mi sembra simpatico, almeno per una volta, iniziare la scalata partendo dalla base con quelle persone che spesso non vengono prese in considerazione, come invece meriterebbero.
Voglio allora iniziare con il ringraziare le divise rosse delle signore della cooperativa di pulizia, gli allievi del corso OSS, e tutte quelle ragazze/i della scuola infermieri di Ancona che stanno facendo praticantato in questo reparto.
Ragazze/i impagabili il cui sorriso, aperto, allegro, coinvolgente e nel contempo rispettoso, al tuo risveglio, dopo magari una notte passata tra diversi problemi è un primo placebo per quello che sarà poi il resto della giornata. Un gruppo questo, ascoltando anche il giudizio delle infermiere che le/i seguono, sono veramente in gamba professionalmente, dotati istintivamente di gran serietà e voglia di apprendimento, piacere per quel lavoro per cui stanno studiando : cose non sempre facili da trovarsi oggi in tanti giovani.
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Un ringraziamento particolare anche alla Manuela da me ribattezzata “cerisciola”, la vivandiera, visto il braccino corto nella distribuzione delle colazioni e pasti. Lei sa bene che sto scherzando e che la sua empatia mi ha veramente colpito aiutandomi a superare spesso momenti “no” con le sue battute.
E poi come dimenticare da questa virtuale lista gli “Angeli del reparto” : tutte le infermiere/i, che alla notte sorvegliano il tuo sonno. Il mattino sono lì pronte/i ad augurarti con un bel sorriso e nel pomeriggio pronte/i a dispensare le terapie.
Tutte/i seguite da un professionale silenzioso e modesto “dietro le quinte” operato dalla loro coordinatrice di reparto.
Alla sommità di questa virtuale montagna, alloggiano gli “dei”. Ovvero i medici.
E qui, vista l’importanza vitale del ruolo che svolgono, non posso non citarli uno ad uno : La Dr.ssa L. Fattori alla quale faccio le mie pubbliche scuse per il mio primo brusco impatto, ma che dopo una frazione di secondo mi sono ravveduto ed ho compreso di quale doti umane fosse ella dotata. La Dr.ssa C: Masella, dolcissima con il suo immancabile sorriso rasserenante. Poi il Dr. G. Giacchetta, che posso dire di avere appena intravisto nei miei primi giorni di ricovero. Di lui mi ha immediatamente però colpito la sua affabilità e disponibilità. Sarà forse che entrambi siamo anconetani ? Ma non credo! Sono sensazioni che si sentono a pelle, ed io questa sensazione ho provato e credo di non essermi sbagliato.
E per ultimo, ma non di certo l’ultima, la “Primaria”, a me piace chiamarla così (direttore – direttrice sono termini che lascio ad altri !), nella persona della Dr.ssa Emilia Fanciulli. Una professionista che non gira attorno al problema, ma lo affronta con decisioni immediate. Lo dico con profondo rispetto, ad un primo contatto può anche sembrare una “burbera”, ma ritengo che si tratti solamente di una maschera indossata onde risultare più credibile nella gestione di un reparto di Nefrologia e Dialisi che organizzativamente gira perfettamente, come il bilanciere di un orologio svizzero. Ma poi alla fin fine si scopre quello che effettivamente è : una persona dal cuore tenero.
Tenero si, ma non disponibile a lasciarsi posare la mosca al naso, come mi ha dato dimostrazione di saper fare nel corso di una querele con un altro suo collega di fuori Comune.
A tutti, un GRAZIE, GRAZIE ed ancora GRAZIE !!!






di Franco Giannini

venerdì 5 luglio 2019

Gli ultimi due bricioli di dignità che possedevo...

... li ho spesi tutti in questo Pronto Soccorso, che malgrado le sue innumerevoli deficienze, si attesta, almeno questo vogliono farci credere, tra la media italiana.

E per molti burocrati, amministratori, politici, questa potrebbe essere ritenuta quasi una nota di merito.
Alle 7 Stelle dell'Orsa Maggiore, o almeno loro si pensano tali, va l' augurio di poter provare i servizi, non certo per malvagità nei loro confronti, ma solo, per vedere con dati di fato, se continuano poi a crederlo. Loro con i loro deretani seduti comodamente nel corso dei loro incontri salottieri che chiamano tavoli rotondi neppure si rendono conto quel che avviene in quei porti del dolore che sono i PS.

Io posso affermare, quello che andrò scrivere, oltre sei ore vissute tra luci ed ombre, che ho potuto provare direttamente sulla mia pelle e la mia storia è la stessa che tanti altri, portantini della CRI, degenti, medici, infermiere/i e pazienti, presi uno ad uno, in separata sede, potrebbero raccontare ancor più dettagliatamente,  e magari anche più dolorose e drammatiche.
Quando poi penso al termine "Pazienti" credo che questo sia stato coniato ad hoc proprio in un Pronto Soccorso e non di certo pensando a questi come malati doloranti, bensì a persone dotate di immensa dose di calma. Io mi permetterei di dire, purtroppo di "Rassegnazione".
Ordunque le porte del Pronto Soccorso mi si aprono con l' arrivo al triage, accompagnato da tre militi volontari della CRI equipaggio di un'ambulanza, previdenti che ogni mio minimo movimento non mi procuri ulteriori dolori, esattamente alle 16,48 di un giorno "X".
Sdraiato sulla barella, con gli occhi socchiusi per i dolori, dopo uno sballottamento per la discesa della lettiga dall'ambulanza, ad un tratto mi sento prendere la mano. Apro istintivamente gli occhi e mi ritrovo con le luci del soffitto negli occhi in un corridoio che mi illuminano la visione  quasi che fossi passato ad altra vita di trovarmi in un mondo che non mi appartiene e che non merito assolutamente da emerito peccatore quale sono e sono stato: il sorriso di un bel volto sorridente che mi chiede informazioni su quelle che sono le mie problematiche fisiche, mi riporta alla realtà. Le dico che nella cartellina e nella busta che ho al fianco sulla barella troverà tutte le indicazioni che mi sta chiedendo unitamente alla relazione del medico di famiglia, lo stesso poi che ha chiamato il 118. Sempre sorridente e gentile, mi impartisce la prima dose di quel medicamento sempre più difficile da trovarsi nelle farmacie e nei supermercati in genere : il "Placebo di un sorriso" che non costa nulla ma aiuta a sopportare quello che ti attende. "Ok!! Bene, stia ora tranquillo, questa la prendo io e so ho bisogno di altro chiamo il suo medico che conosco anche personalmente"
Si giusto un "placebo", perché, da questo incontro ravvicinato di primo tipo, non ne seguirà un altro fino alle 19,30 circa. E si guardi bene che non sono tra i più sfortunati, perché ci sono degenti che vantano record di attesa notevolmente più lunghi del mio. Quello che si inizia ad imparare immediatamente, non appena inizi la navigazione in questo mare di dolore, è il mai lamentarsi, perché quello al tuo fianco è più sofferente di te, è più tempo che attende una visita dal medico, è più solo di te che magari hai un parente al tuo fianco e che al bisogno, se non sei in grado di alzarti, può allungarti il "pappagallo". 
Parlo di questo aggeggio, perché un anziano,  degente non deambulante ed in attesa dell'arrivo dei suoi famigliari, suonato il campanello, dopo un quarto d'ora di attesa, ha visto comparire un' infermiera inserviente alla quale chiedeva con un fil di voce, l'oggetto, in quel momento, del suo primario desiderio per assolvere la funzione che non riusciva più a trattenere . "Provvedo subito", la risposta. Poi dietro front richiamata da altri compiti evidentemente con il diritto di priorità. Passano altri 10 minuti, per il poveruomo interminabili, se non che un giovanotto parente di un altro "paziente", toccato nei sentimenti altruisti, va nel ripostiglio e "rubato" l'oggetto del desiderio lo "dona" al povero anziano.
Passano ancora 15 minuti ed ecco comparire, un'altra inserviente che rivolgendosi all'intera camerata di "pazienti", uomini e donne, perché nei Pronto Soccorsi, chissà se le 7 stelle della nostra sanità ne sono al corrente, quella tanto decantata riservatezza ha ceduto il posto alla promiscuità tra uomini e donne e chissà che tra non molto sarà allargata anche agli animali, che senza tanti peli sulla lingua, chiede :"Qualcuno ha chiamato per un pappagallo?"
Le battute a mezza bocca, si sprecano... I nomi delle 7 eccellenze della nostra Sanità Locale colpevoli di tanto malcontento emergono sussurrate e bisbigliate e che per riguardo non a loro, che nel bene e nel male di questo si nutrono, ma solo per le loro famiglie, è meglio evitare farli.
Ma una sulle tante che ho ascoltato, tra il mordermi le labbra per il dolore ed il tenermi l'addome per il ridere seppure non ne avessi voglia, è stato quando nel silenzio rotto solo da qualche sospiro, ha prevalso lo squillo del telefonino di una moglie di un uomo in attesa da tempo della visita del medico. Un omone di oltre 150 kg con problemi per una minaccia di probabilità di trombosi alle gambe (riferisco quando detto dai due interessati), che rassicurava alla figlia che ancora nessuno lo aveva veduto, ma che lo avevano "almeno" sistemato in un lettino. E lui, con vocione e facendo seguito ad un richiamo di Santi a testimoniare quello che diceva, replicava con una cadenza che mi richiamava la residenza oltre il Cesano "... ma che caxxo stai a di, un lettino ?? ma questa è 'na barella". E così dicendo scivolava sempre più verso il fondo di questa.
Ma ancora non sapevo che le ciliegine, più amare, mancanti sulla torta, sarebbero venute post il mio incontro con la dott.ssa che giungeva solo alle 19,30 circa e malgrado le oltre due ore e mezzo mi dovevo ritenere un fortunato.
Un paio di domande, due palpazioni all'addome, i prelievi di sangue con successiva introduzione attraverso flebo di un antidolorifico (Paracetamolo), esami delle urine, raggi x ed ecografia, tempo 10 minuti si e no, ed uscivo dalla stanza già con i dolori in via di soluzione.
Ma non ne vorrai sapere tu più del dr. ?? ed allora ingoi il rospo, il dolore nel frattempo si è calmato e ti senti pronto ad affrontare con "pazienza" qualunque altro problema.
Infatti, ancora la strada da percorrere era lunga. Raggi x fatti nello spazio di un quarto d'ora al massimo, ma poi ritornavo al mio posto "branda", che da militare era di certo più confortevole, in attesa della eco.
Erano circa le 20,30 quando viene a prendermi con la carrozzina, per la Eco, un altro degli "angeli di corsia" per portarmi negli scantinati dell'Ospedale, molto simili a quelli di Parigi descritti sui "Miserabili" di Victor Hugo. Del resto noi che siamo di più di quei miserabili di questa società rispetto a quella di allora ? Si romanzo anch'io, lo so, ma non crediate che poi mi allontani più di tanto!! Per l'andata ed il ritorno da questa spedizione, non abbiamo incontrato anima viva. Lì sotto può accadere di tutto, perché la sorveglianza, è posizionata (e del resto c'è assoluto bisogno anche lì) all'ingresso del PS.
Ma arrivato all'ambulatorio della Ecografia, eccoti comparire un giovanotto in pantaloni corti, che riconosco per medico non certo per il camice bianco con tanto di nominativo scritto sul cartellino, come credo invece debba essere, ma solo perché così viene salutato educatamente dall'infermiera ed a cui faccio eco.
Non so, ma mi sembra abbia risposto a mezza bocca ai saluti, quando con un'autorità che neppure un Nobel per la medicina, avrebbe usato, e che comunque la buona educazione gli avrebbe imposto (ancor più per la sua laurea) affronta la povera infermiera, dicendole che lo hanno chiamato perché reperibile, ma che lui era lì da venti minuti ad attendere che gli venissero portati i pazienti e fino ad allora non aveva visto nessuno.
Ascoltate, ascoltate... ed a testimonianza delle mie parole ci sono sempre quelle dell'infermiera, :" Voi dovete radunare i pazienti e poi portarmeli, non che io arrivo prima e debbo attendere...". A questo signore (poi anche medico) sono sfuggite diverse cose che già da sole lo mettono, almeno a mio avviso, dalla parte del torto:
1- non ci si rivolge così ad una donna, mai !
2-non ci si rivolge così ad una collega di lavoro oltretutto subordinata ed in presenza di un estraneo.
3-non si va nel posto di lavoro, seppur fa caldo, seppur fuori orario, e l'ha detto lui che era arrivato da 20 minuti e quindi aveva avuto anche il tempo di farlo (se solo avesse voluto!) senza uno straccio di camice bianco; se fosse stato in spiaggia presumo sarebbe arrivato in slip !
4-non si fanno scenate per problemi di lavoro, davanti a dei pazienti (che dovrebbero essere tranquillizzati visto il loro stato e non impensieriti nella speranza che il radiologo abbia una tranquillità psichica nel corso del loro esame)
5- Non si fanno scenate-rivendicazioni di quel tipo, perché non sai mai chi sia quella persona che ti è davanti
6-"Radunare" lo usa a casa sua quando parla delle suo gregge...
7-Immagino che per la reperibilità percepisca qualche euro in più. Se è poco poteva pensarci prima e scegliersi un altro lavoro.
8- Mai prendersela con un tuo subordinato, quando sai che questo esegue un compito a loro comandato e lo fai solo perché è più facile prendersela con i più deboli piuttosto che con i tuoi pari grado. Prendi il telefono, visto che non puoi andarci di persona in quanto in pantaloni corti, e parla con un tuo pari grado, affrontandolo alla pari !!
Questo ultimo gradino potrebbe essere descritto con  aggettivo che io preferisco non definire.
Ma l'infermiera ha avuto il coraggio di replicare nei modi e toni, anche troppo educati, ricordandogli che lei eseguiva degli ordini che le erano stati impartiti dai suoi superiori, ordini che lei aveva eseguito alla lettera e che se aveva comunque rilievi da fare, li facesse, pure, nelle sedi che riteneva più idonee.
Poi ho saputo il perché di queste risposte fatte seppur cortesemente e di cui me ne sono compiaciuto.
Talmente compiaciuto, che mi sono offerto a testimoniare sull'accaduto, qualora l'infermiera in questione ne avesse bisogno.
La cosa che non auguro a nessuno è quella di capitare nei reparti, figuriamoci quindi nei Pronto Soccorsi, a cavallo dei cambi turno!
I tempi comprensibilmente si allungano logicamente per il passaggio delle consegne...
E come nei fuochi artificiali di agosto che concludono la stagione turistica, il finale dello spettacolo pirotecnico è quello più ricco.
Alle 23,10 vengo chiamato da una infermiera perché la Dr.ssa mi vuole dimettere.
Appena entro, dopo i convenevoli di rito, mi dice che dalle carte che avevo portato con me di analisi, eco, tac, risultava che da qualche mese mi portavo avanti una situazione inspiegabile e che secondo lei, il mio medico di famiglia avrebbe dovuto risolvere con una visita urologica.
Faccio presente, che in primis il mio medico non ha nessuna colpa, perché me lo aveva prospettato non appena erano sorti i primi problemi e che era stata una mia sola unica volontà di evitare, essendo il nostro Nosocomio oramai allo sfacelo, di andare fino ad Jesi. Cosa che lei mi confermava con un suo "Non lo so fino a quando continueremo a restarci anche noi..." Quello che non chiedeva erano le motivazioni !! Quelle sembra non interessino nessuno!!
Poi con fare saccente, di quella che prende in mano la situazione, mi dice "Prendo appuntamento per domani per una visita urologica a Jesi, oppure preferisce dopodomani?". Ma del problema dei dolori addominali, ancora nulla so !! E comincio a pensare che anche i "grandi" o che si ritengono tali, possono farla fuori del vaso...
Va per dopodomani, mi segna una terapia da iniziare i mattino seguente a base di antibiotici (sono le 23,15), scrive tutta la cartaccia per accontentare i  burocrati e la burocrazia e ci congeda!
Al che chiedo, sono in pigiama e con le ciabatte, a casa mi riaccompagna l'ambulanza ? Fa eco uno sghignazzamento che fa molto più male che un sorriso aperto, perché sa tanto presa per i fondelli dello scemo del paese. "Ma quando mai, o chiama il taxi o qualche parente che lo venga a prendere".
Io dentro di me e non certo esternandolo a voce, (almeno un briciolo di educazione, perduto quello della dignità, ancora lo posseggo) li ho mandati  tutti a ... e sono certo, per la veemenza con cui l'ho fatto mi abbiano preceduto in quella via Cellini che fortunatamente, per me, non è distante.
Ma se mi fossi trovato ad abitare in uno dei quartieri più distanti ? mani in tasca o a rompere ai parenti !!! Una cosa che rientra nella normalità !
Il giorno "X" indicato dalla Dr.ssa con la puzza sotto al naso mi sono recato in quel di Jesi. Non appena un urologo (non uno degli ultimi arrivati, ma uno di quelli che contano) dopo aver letto la relazione del PS di Senigallia, senza neppure visitarmi, e questa volta lui sghignazzando, mi ha detto :" Ma qui chi ce lo ha mandato. Il suo non è un caso da sballottamento tra pronti soccorsi. Ed il problema poi dei dolori addominali, lo hanno risolto almeno ?" Ha fatto una relazione da portare al mio medico curante, e l'unico contatto che ho avuto con questo cortese medico è stata quella della stretta di mano seguita da un aperto sorriso.
Così raccontando, ora si è aperta una battaglia, chi chiuderà prima il PS di Senigallia o il sottoscritto??







di Franco Giannini