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giovedì 28 febbraio 2019

Si parla sempre di Mala Sanità e mai di Carenze Comportamentali dei Medici...

... invece e perché ?!


Ogni qualvolta mi si para davanti un caso come quello odierno, non so a chi devo ringraziare, perché la mia scelta è invece caduta su quella del mio attuale (da quasi 20 anni) medico di famiglia. Professionalmente è bravo, anzi di più, ma ancor meglio (ed è un'impresa esserlo) a livello umano. Ogni volta che mi si presenta qualche piccolo problema, che conoscendomi sa quale sarà la mia risposta, mi dice sempre :” Franco, io per carattere, consiglio, ma non impongo”. E' un professionista che ha capito che prima ancora delle medicine il paziente ha necessità di qualche cosa d'altro, che non siano farmaci, ma che gli dia la sensazione di sentirsi meglio a prescindere.
Io, per questo, da tempo rifuggo dai quei soliti medici (ce ne sono bravi, ma anche di quelli con la puzza sotto il naso, specie se costoro esercitano la professione privata!) che appena ti vedono messo un "po' male", ti indorano (si fa per dire) la pillola con un :” Ma perché si è rivolto solo ora...”. Come se non lo sapessero!!
Però la storia che vengo a narrare, non tratta dei comportamenti di sanitari privati (che sono gravi perché pago), ma di quello di un medico che esercita la sua professione in ambito pubblico (più grave perché a contatto con i socialmente più "deboli") . Quindi mai dire mai !!
Più che per un dovere di riservatezza, non farò il nome di questo medico, solo e semplicemente perché non lo possiedo. Ma sarebbe facilmente individuabile dal momento che so che si tratta di un uomo e che svolge la sua attività in un pronto soccorso e quale, solo che per pudore nei suoi confronti lo classificherò come uno della nostra provincia. 
Racconto la storia con la speranza che leggendola casualmente, attraverso quello che riporto, si riconosca e riconosca principalmente il suo immorale (per un medico ancor di più) comportamento.
Vado a fare una visita di cortesia con mia moglie a casa di una nostra anziana conoscente con gravissimi problemi di salute: più volte ricoverata in Ospedale, a seguito di una recente ricaduta della malattia del secolo. Radioterapia, di nuovo chemio e quant'altro che gli ha procurato il manifestarsi di un aggravamento dell'asma ed altri malanni. Vive seguita da una badante straniera che parla appena qualche parola d'italiano, i parenti sono distanti e quindi, questa mia conoscente, non appena sente che i problemi stanno uscendo fuori da quelli che sembra siano i binari di una sua “normalità”, ricorre alle cure del PS che chiamerò X.
Quando mi ha raccontato il fatto, la signora, che ci crediate o no, ci piangeva su. Ogni giorno che passa è uno di meno di quei pochi che dovrà ancora soffrire e se mi posso permettere di scriverlo, è perché tanto lei non lo leggerà mai, perché non ha né il PC né tanto meno un telefonino di ultima generazione, bensì solo di quelli usi a fare esclusivamente telefonate. E tra una soffiata di naso e l'asciugarsi delle lacrime, alla domanda un po' scontata di mia moglie del come si sentisse, la signora ha così risposto :” Fisicamente male, ma che vuoi, alla fin fine il dolore impari a gestirlo e condividerlo. Moralmente invece sono già come deceduta, sono un peso per tutti, lo sapevo, ma me lo ha confermato anche il dottore e spero solo che mi resti poco a dare ancora fastidio”.
Al che abbiamo chiesto dei chiarimenti del perché di questa sua esternazione. E da qui la confessione, quasi che la vergogna fosse la sua, riferendoci come nell'ultimo suo recarsi al PS abbia trovato questo medico (per carità sarà anche bravo professionalmente) che a livello umano ha dimostrato di possedere invece lo stesso valore di un calzino bucato, visto che appena l'ha vista entrare, ha esclamato :” Di nuovo qui signora !!!? Quanti anni ha 86 ??? (immagino l'abbia detto guardando le carte di ricovero)” al che lei lo ha corretto con un :” No dottore, me ne da uno di più, ne ho 85” e lui ancora più cafonescamente ha replicato con un .:”... bene, ma anche così, che cosa pretende ?”.
Premetto che quando ha sputato questa sentenza (l'ho chiesto alla signora) non sorrideva (come se avesse scherzato), anzi era, diciamo, arrabbiato.
Non sono un leone della tastiera, per cui sono solito riportare il fatto, per come mi è stato riportato, ma non ad offendere non conoscendo la persona di cui ho parlato.
Spero solo che possa leggere quanto ho riferito e riconoscendosi nel virgolettato, comprenda di averla fatta fuori del vaso e magari quando la signora tornerà a “visitarlo” sempre nella speranza che ritorni, la riceva in modo più gentile, educato, ovvero umano. Forse suggerirle delle scuse sarebbe pretendere troppo, ma voglio sperarci scaricando la colpa di quanto accaduto non alla poca umanità, ma solo al frutto di quello stress in cui lavorano gli operatori di tutti i Pronto Soccorsi italiani che seppur non giustificabili, certi atti possono anche risultare, con un certo sforzo, anche comprensibili.








di Franco Giannini

venerdì 23 ottobre 2015

Un libro scritto da e per chi ha cancellato dal dizionario il termine “arrendersi”

Secondo testo di Emily Iavasile, dedicato al figlio Christian ed a tutti quelli che lottano. Con l' annuncio della partenza.

Se il primo impegno di EmilyChristian, il nostro senso della vita” aveva come filo narrativo principale le vicissitudini, le angosce, le difficoltà in cui si imbattono le persone con disabilità dovute a malattie rare (entrambi – madre e figlio – sono malati di leucodistrofia il cui nome preciso è Malattia di Pelizaeus-Merzbacher), questo secondo lavoro è una speciale autobiografia composta da un elaborato e sapiente cocktail descrittivo composto da sensazioni spesso contrastanti tra loro.
In cui però non si troverà mai le parole “rinuncia” o “rassegnazione”, i termini quali “odio” o “rancore”. Forse perchè la famiglia è credente e la Fede ha sempre offerto loro un bastone d’appoggio morale assai importante. Del resto il contenuto dei due libri, invito a leggerli entrambi, potrebbe essere un aiuto disinteressato per quanti si trovano nelle loro condizioni colpiti da malattie rare.
E’ un libro meditativo dove Emily vuole, desidera ed alla fine riesce a portare il lettore ad una riflessione e all’invito a sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica attraverso i suoi messaggi interiori ed i valori concreti suggeriti. Inoltre è anche un profondo arricchimento morale, psicologico e pratico, dove all’interno c’è uno “svolgimento di una vita” da leggere tutta d’un fiato, magari anche rinunciando, per una giornata, a scorrere le pagine di Facebook o ad assistere alla visione di qualche “giornalista” intrattenitrice di uno dei soliti pomeriggi televisi con le sue taroccate vicissitudini strappalacrime.
E l’occasione mi è ghiotta per poter rivolgere un invito alle nostre “Eccellenze” parlamentari dei politici locali, che vista la loro vicinanza in Parlamento alle inavvicinabili (per noi miseri mortali) personalità quali la ministra Beatrice Lorenzin, o la presidente della Camera Laura Boldrini, a far loro dono di una copia di entrambi i libri. Visto mai che oltre che politiche sono anche entrambe mamme, qualche spigolo morale abbia ad arrotondarsi!
La copertina del libro di Emily Iavasile, mamma di Christian CialonaMalattie rare, dicevo, che in Italia, i nostri medici e ricercatori conoscono bene, ma che invece sono volutamente “sconosciute” dalla parte burocratica ed amministrativa della nostra Sanità. Un Ministero che si gestisce alla stessa stregua di un’impresa economica che deve dare utili (il solo imperante Dio guadagno!) e non servizi che salvaguardi la salute e la vita dei cittadini.
Ed è, infatti, sotto gli occhi di tutti come il nostro Governo sia insensibile e sordo alle grida di dolore che si alzano da coloro che, colpiti dalla disgrazia, vogliono avere la libertà e la possibilità di “staccare la spina”. A questo punto allora si potrebbe pensare che Stato sia ben disposto a tutelare chi invece vuol curarsi e guarire. Invece anche qui lo Stato è sordo ed insensibile. Uno Stato che vergognosamente rifiuta quel minimo sindacale di dignità ai suoi cittadini più deboli, sia che scelgano la strada della rinuncia che quella della speranza.
Nel nostro Paese, l’unica speranza che rimane a chi disgraziatamente si trova a combattere con i meandri del menefreghismo governativo è, sempre che poi si riesca a trovare dei canali economici di qualche amico, di qualche volontario mecenate, di staccare un biglietto ed andarsene dai lidi nativi visto come oramai in certi casi, come quello di Christian ed Emily, ci si sente ugualmente stranieri e di peso in terra natia. A fine novembre, infatti, anche la famiglia Cialona abbandonerà l’Italia, avendo deciso di approdare e questa volta definitivamente, alle Isole Canarie (perchè oltre a tanti benefici di natura di servizi, il clima è ottimale per Christian). E si guardi bene che non si tratta di una rinuncia, la loro, ma è il continuare nella lotta di Davide contro Golia, dell’orgoglio contro la vergogna. Andandosene, si lascieranno alle spalle tanta nostalgia, non certo per questa Italia che ci governa, ma solo e principalmente per i parenti e gli amici che qua lasceranno e che pochi non sono.
Buon viaggio cari amici, che la costanza, la determinazione, la speranza non vi abbandonino mai, mai rinunciare, perchè poi il rimpianto di dire “forse, se avessi provato…” vi perseguiterebbe ogni istante.

Allegati

Chi fosse interessato all’acquisto del/i libri può contattare direttamente l’autrice Emily Iavasile al numero 339/1468406

Franco Giannini
Pubblicato Giovedì 22 ottobre, 2015 su Senigallianotizie.it

venerdì 4 settembre 2015

A tante certezze, replico con qualche mio dubbio !

Ma prima di scoprire questa certezza, qualche domanda ve la siete posta? E una risposta è arrivata all'altro capo del filo?

E di qualche giorno fa che ho letto questo articolo di Michele Bocci su Repubblica, in cui l'estensore dell'articolo incolpa i pazienti di tradimento nei confronti del proprio medico di famiglia. Il tradimento è dettato dal fatto che il paziente dice :"sono malato, ma non mi curo". 
Vero ? Non vero, questo non posso affermarlo, perché non sono spalleggiato da statistiche, come invece lo è l'articolista. Quello su cui mi baso io invece, è l'esperienza personale e le chiacchiere che una volta ascoltavo nell'ambulatorio del mio caro medico di famiglia.
Ora tutto è cambiato. Anche qui, uno come me sempre pieno di dubbi e quindi privo di certezze, non posso certo definire che era tutto meglio prima e che ora, come avrebbe detto il toscanaccio Bartali, l'è tutto da rifare. Una cosa è certa, sfido chiunque e solo su questo a darmene torto, che le novità sono più difficili da assorbire dalle persone anziane, piuttosto che quelle giovani. Lapalissiana la cosa, dirà qualche ben pensante. Ma già se dovesse affermare ciò, comincerebbe con il porre qualche dubbio sull'autorevolezza di questa ricerca, studio, statistica che porta con tanta sicurezza che un bel numero di pazienti hanno una mentalità un po' masochistica.
Per forza di cosa devo risalire indietro di una ventina di anni, quando in una piccola stanza d'aspetto con tante sedie attorno ai quattro muri che la costituivano, tantissime persone socializzavano nel breve e spesso anche lungo periodo di tempo in attesa del medico che era in "giro" per le visite a domicilio. Al centro della stanza, un piccolo tavolo con riviste vecchie anche di mesi e mesi, con le pagine consumate (nel vero senso della parola!) per il gran numero di passaggi di mano in mano. E già si era fortunati, perché non si incappava in pubblicazioni di nuove medicine curative di mali che neppure sapevi che esistessero. L'aria era poco respirabile in estate quando le finestre erano aperte, in inverno poi qualità era peggiore con le finestre chiuse ed ogni volta che entravi dovevi acclimatarti non tanto per la temperatura, ma per l'aria viziata a cui dovevi adattarti. Ricordo che entravi, il medico ti accoglieva (chi più chi meno, logicamente dipendeva dal carattere del medico e da come ti sapevi presentarti!), ascoltava i tuoi problemi, ti faceva domande sui sintomi che avevi e il 90% delle volte ti diceva di spogliarti e ti visitava. Ed era a questo punto che una volta che ti eri rivestito, ti risiedevi davanti a lui il quale ti spiegava il perché l'insorgere del tuo problema, come risolverlo con delle medicine o con esami.
Oggi le cose sono mutate. Quelli che capiscono più di me e sono in maggioranza, definiscono che sia il frutto di studi di settore, di osservazioni e di interviste ai pazienti e che quindi l'unica cosa è provare e poi giudicare.
Non sono certo un addetto ai lavori, ma un gran osservatore, questo posso garantirlo. Ed allora anche io, seppur gli addetti ai lavori mi contesteranno, ho potuto analizzare quanto segue:
Non abbiamo più l'ambulatorio, ma un "Poliambulatorio" dove un bel numero di medici, per dividersi le spese (quindi per un loro interesse economico) di affitto dei locali, del riscaldamento, della luce, dell'acqua, delle pulizie, del condominio, dello stipendio alla segretaria (l'infermiera è scomparsa!) si consociano e si adattano a lavorare in "coabitazione". Qualcuno dirà :" Vabbè, ma a te che te ne frega se loro risparmiano?". Nulla, se questo non influisse nel servizio. Si perché (vorrei trovare un medico che abbia il coraggio di dire che ho ragione!) questo nuovo sistema di Sanità di primo impatto è naufragata:
La socializzazione è andata a farsi benedire, colpa anche di quei cavoli ti telefonini. Non tieni più la vecchia rivista in mano dimenticando di leggerlo perché distratto dai discorsi con altri pazienti in attesa. Oggi tutti a testa bassa su quegli smartphon senza neppure far caso che quello che gli sta accanto è un suo parente. E magari sono lì perchè lamentano problemi alla vista o i primi segni di una cervicale che si sta facendo strada.
I tempi è vero si sono ridotti, perchè essendo ridotto il posto, le visite sono oramai per appuntamento (del resto per che cosa avrebbero assunto una segretaria).
L'aria è rimasta irrespirabile come lo era prima dell'avvento del "Poliambulatorio", viste che lefinestre sono chiuse, perchè c'è l'aria condizionata (che però ricicla in percentuale quella viziata). Resta viziata, ma forse l'acclimatamento è più veloce.
Anche il medico (dai, non mi venite a dire che non è vero, perché affermereste delle grossolane bugie!) se interviene in una visita a domicilio, di deve dar da pensare, come del resto se ti ricoverano all'Ospedale. Se sei un credente comincia a recitare le tue ultime preghiere.
Una volta al cospetto del medico (il camice bianco è sparito, come il grembiule nelle scuole!) dopo i saluti di circostanza e la spiegazione del perché sei lì, il più delle volte (non ho detto sempre per buonismo) ti senti dire :"Bene facciamo questi esami... e una volta che ha il risultato vediamo poi quale passi fare!". Un anno per avere un'esame, una visita specialistica e se lo fai presente ti senti rispondere, ma no... metto che è urgente!
Se poi ti prescrive dei farmaci, ti puoi presentare dalla segretaria, lasciare la lista della spesa come al supermercato e continuare a prenderli per tutto il resto della vita che ti resta da vivere.
A nessuno è venuto a mente che invece, con l'avvento del PC oggi si potrebbe lavorare in senso inverso: Il medico ad impostare sul suo computer, di chiamare il suo paziente (tanto più quando è in età o pazienti con patologie complesse) per una visita di controllo, per un cambiamento di farmaco, vista che la scienza ogni giorno butta sul mercato cose nuove.
Invece solitamente il medico ha notizie dell'andamento del paziente, o quando questo lo lascia perché s'è rotto, o perché (l'Asl o l'Asur non so chi preposto) gli viene depennato dalla lista dei suoi pazienti in quanto deceduto.
Ed io, purtroppo, che sono un tipo "fumino", che rifuggo dalla raccomandazione, che ritengo che ci sia sempre qualcuno che sta peggio di me, a questo tipo di "modernità" non mi so adattare, non mi adatto e credo che per il resto dei miei giorni non mi adatterò. 
Però guai a chi mi da del traditore. Non sono di certo io il traditore. 
E non vorrei che si pensasse che sono il solo, la classica mosca bianca. Nell'articolo si parla solo di terapie in cui le medicine vengono abbandonate. Troppo poco e mal studiata la bugia per trincerarsi dietro il detersivo profumato dello sterilizzatore di coscienza a buon prezzo.
Il medico una volta (parlo agli inizi dei miei ricordi) faceva questo lavoro per un sentimento di missione, come del resto lo faceva il prete, per passione, comunque non certo per la cosa primaria come oggi che è quella del guadagno. Ricordo che mio nonno diceva che il dottore ai suoi tempi lo si pagava anche con i prodotti della terra... Lo so erano altri tempi, altri sentimenti, cose da vecchi insomma. Del resto basta vedere oggi la massa di partecipanti agli esami selezionatori per entrare nel numero chiuso di medicina... Mi chiedo, perché io non ho certezze, ma saranno tutti dei futuri missionari o cacciatori, se non di ricchezza, di una tranquillità economica?







di Franco Giannini

lunedì 30 dicembre 2013

Rassegnazione, indifferenza, silenzio, menefreghismo : é questa la rivoluzione de noaltri ??

Se è questa,... allora la foto del cartello accanto è la nuova e giusta bandiera del nostro scassato Paese.

Nel sottotitolo del mio blog, può essere sfuggito ai più, ma è inserito questo mio pensiero :"Lo Scrivere, non deve essere una ricerca forzata di consensi. Bensì, uno degli antidoti più efficaci, per combattere quel "rododen"T"ro, che la vita quotidiana non lesina di offrirci. Un po' come il "canta che ti passa". Benvenga sempre, però, l' abbinamento del "dilettevole" con l' "utile"". Quindi lo scrivere per me, è liberarmi anche di ciò che ho di felice e da dividere con gli altri, ma anche del rancore che a volte ti pesa nello stomaco e devi rigettare, almeno per poter riprendere fiato. Nel nostro "scassato" Paese, non è che le occasioni per riempirsi lo stomaco di rancorosità, manchino. Altroché ! 
L'ultima che ho riportato riguardava la nostra sanità locale con la sua organizzata disorganizzazione in fatto di prenotazioni. Ebbene, dovrei sentirmi appagato perché l'articolo fin ad ora apparso sul giornale online su cui ho l'onore di scrivere in qualità di collaboratore opinionista, ha toccato le 1700 letture. Ed  invece non lo sono assolutamente!! Mi è venuto a mancare quell'abbinamento del dilettevole con l'utile.
Il mio rododentro sulla Sanità è uscito fuori (il dilettevole!), ma lo stomaco mi è rimasto vuoto solo per poco. 
Si, lo dico con tutta sincerità, sono rimasto deluso per come esso sia stato accolto dai lettori.
Mi spiego meglio: se non ci fossero state tante letture (considerando che non parla di fatti di cronaca, dove la morbosità la fa da padrona!) mi sarei detto che avevo scritto o cose poco interessanti, o esposte male, o non veritiere, ma mi sarei atteso allora, anche qualche parola di presa in giro, qualche critica insomma. Invece nulla, Il silenzio!
Per certi articoli banali, a volte si raggiungono dibattiti inutili, puerili, svilenti sia per chi scrive ed anche, a  volte, per chi li legge.
Qua, che si parla di Sanità, si parla di un argomento che dovrebbe essere caro a tutti, di un Servizio di cui beneficiamo tutti (quando riusciamo a beneficiarne ed anche quanto godiamo di ottima salute, soprattutto in età pediatrica e subito dopo, per accertamenti, vacinazioni e quant'altro). si legge si ma ... si passa ad altro (la venuta a mancare dell'Utile)! Forse su FB con un qualche "Mi piace" ci saremmo salvati la faccia... ma sul giornale, mettere la faccia con un commento... è come schierarsi... meglio fare allora i pesci in barile.
Ho la sensazione che i miei connazionali, conregionali, concittadini, siano stati colti dal virus della Rassegnazione, dell'Indifferenza, di un Silenzio complice di stampo camorristico-mafioso, insomma di un Menefreghismo Complicistico! L'avevo anche scritto, che il mio era un articolo non dettato da una necessità immediata, ma di natura polemica. E devo dire con tutta onestà, che mi aspettavo che qualcuno intervenisse gettando altrettanto pepe nella polemica. Magari per trarne un beneficio alla causa. Magari anche contestandomi! Perché no ? Anzi mi sarebbe piaciuto ancor più. Ma forse questo, oro polemico, del contro, sarebbe dovuto piovere da chi mastica politica locale, dai difensori di queste manovre politiche locali, dove invece, per loro, tutto sta procedendo nel migliore dei modi. Tutto sotto controllo, dicono! Ma si sa costoro, non scendono e non scenderanno mai nel vile linguaggio del popolo. Magari in cuor loro mi manderanno anche a quel paese. Del resto hanno un livello di spocchiosità talmente denso ed impermeabile, che non permette loro di tirare fuori la testa e replicare. Perché poi, diciamocelo francamente, è anche vero, che una volta messoci la faccia con uno scritto questo è documento che resta. Meglio allora parlare, perché appunto "verba volant".                                                                           
Ma ritornando ai miei simili, al popolo di una volta, il vero popolo, ma dov'è finito ?? Almeno fino a ieri lo si chiamava così! Oggi devo credere che questo ha dato posto ad un gregge di pecore. No, nooo, non voglio crederlo. Sarebbe la fine allora...

Possibile che solamente 6 concittadini abbiano commentato (5 su FB) e solo tre esponenti politici comunali (sempre su FB), si siano espressi su quanto da me lamentato?
Questo nuovo mio scritto, anche se può sembrarlo, questa volta, non ha sapore di polemica, ma è solo un vuotare di nuovo la bile di un rinnovato e progressivo senso di rododentro che mi perseguita con il suo svilupparsi progressivo ed inarrestabile, causato dalla forza di impotenza contro l'apatia dei miei concittadini. Non parlo dei politici locali, parlo dei cittadini. Svegliatevi, fatevi sentire che ci siete.  Un'Apatia che ha colpito prima le nostre Istituzioni (per i loro sporchi vantaggi partitistici legati alle loro carriere!!) ed a cui noi ci siamo poi inconsapevolmente (?) adagiati ed adattati. Però, come spesso ci rivolgiamo ai nostri Politici nazionali e locali gridando "Vergogna", altrettanto, con grande sincerità ed auto condanna, lo dovremmo gridare anche a noi stessi. Quando ? Ma semplicemente quando imbufaliti perché i Servizi non funzionano, ci rivolgiamo verso lo Stato urlando "Governo Ladro", non ricordando che con il nostro comportamento gli stiamo facendo da complicemente da"Palo".
Non mi scuso neppure con i miei concittadini per le mie parole nei loro confronti, perché proprio li vorrei provocare e vorrei masochisticamente ricevere un sacco di reazioni contrarie e di disappunto.
Se ciò avvenisse, ne gioierei, perchè starebbe a significare che sotto la sabbia (anche se di velluto) cova vellutamente un fuoco di speranza.  Comunque sia AUGURI di un BUON 2014 a tutti siano essi lupi che pecore... e pesci in barile. Sono convinto che ne abbiamo tutti infinitamente bisogno !!
di Franco Giannini
Questi i commenti dei lettori di SenigalliaNotizie.it :
Michele
2014-01-01 11:32:52
Sig. Giannini a Senigallia per accendere la discussione doveva buttarla su questioni tipo destra o sinistra oppure sul ritorno dei fascisti. Del resto come ha detto lei, ed ha ragione, siamo un popolo di (...omissis...).
Luca
2014-01-01 14:52:10
Il disinteresse politico e, soprattutto, sociale non si ferma solo a Senigallia, ma è generalizzato in tutto il paese. A volte mi chiedo, ma siamo proprio sicuri che questa meschina classe politica tanto (e giustamente) criticata, non sia invece lo specchio reale di noi italiani? Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
roberto
2014-01-01 18:57:16
la gente è stanca e rassegnata, come si può dar loro torto?
Paul Manoni
2014-01-02 09:55:26
Franco, se quello e questo tuo articolo sono il massimo della provocazione che vuoi suscitare nel "popolo", lasciati dire amichevolmente che ti ci dovrai applicare meglio. Molto meglio. Se tanto per dirne una, auspicavi un numero di commenti incisivo, dovevi raccontare di come la magna causa di tutte le inefficienze della Sanità, era l'immigrazione clandestina, gli stranieri e cose simili. Lì si che avresti colpito nel segno, ed avresti ottenuto una tonnellata di commenti a metà tra l'ipocrita bigotto, ed il banale disinformato, tipico del clima natalizio. Spiattellare in faccia ai cittadini che sono "pecore da gregge" e che si meritano di essere trattati come tali, non è certo una provocazione. Semmai è un appunto da "post-it", qualora qualcuno di questi cittadini se lo fosse dimenticato. La prossima volta, ti consiglio di colpire il lettore, babbeo tanto quanto me, ovvio, sul dente che al cittadino duole davvero. Soldi! Soldi! Soldi! Raccontagli di come in merito alla Sanità, non se ne stiano andando solo qualità e servizio dignitoso per il cittadino, ma prende il largo anche il "sacro quattrino", e vedrai come si svegliano a berciare commenti da "indignados" dell'ultimora. Ho lasciato stamattina un commento su un articolo che parla di "evoluzione a Scuola". Sempre in amicizia, tanto per essere un pò spocchioso e provocatore nei tuoi confornti, ti invito a leggerlo. Un carissimo augurio a te ed ai tuoi cari, per un 2014, diciamo migliore va.

venerdì 27 dicembre 2013

Gli AUGURI dalla SANITA' , ancor più graditi, perchè inattesi !!!



E questo è il bigliettino con cui mi sono arrivati!!

Valido, almeno fino alle ore 09,40 del 17 di novembre 2014
"Diversamente Giovani" non poteva non concludere in modo più personale, l'anno corrente. 
Le mani un po' legate, o meglio la bocca un po' cucita, con il filo della legge di stabilità, la famigerata spending review, che non ti permette di iniziare a parlare (nel mio caso scrivere!) che subito ti bloccano con questa scusante. A volte veritiera ed a volte utile ed opportuna per sgusciare dal discorso, come un anguilla dalle mani del pescatore.
Dicevo personale, perché questa volta nessuno mi ha telefonato per le solite lamentele, nessuno mi ha inviato foto, non ci sono strade da sistemare, buche da chiudere, cassonetti dell'immondizia da vuotare, contestazioni sulla rateizzazione di tasse da ribattere. Finalmente, una volta tanto, un gradito, gentile, impensato Augurio di fine anno. Da chi? Ma da parte della Sanità Regionale, quasi come personalizzata per il sotto scritto.
Del resto lo si sa oramai, la nostra Sanità' rientra nell'eccellenza, nel Gotha di quelle nazionali. Tutti ci vogliono scimmiottare questo nostro modello e se non lo fanno, non è per altro, è solo perché esso è tutelato da un previdente (e provvidenziale?) copyright.
Non mi salverò dietro nessun nome fittizio, quindi, e vengo a raccontare la storia in prima persona.
Essendo un portatore di Pace-Maker, non avendo mai avuto più problemi, è da diversi anni che mi "dimentico" di farmi controllare da un cardiologo. Un'acutizzarsi del dolore causato da un'ernia discale, mi ha costretto ad andare dal medico di famiglia. E' che così parlando, mi ha chiesto da quanto non andavo più da un cardiologo. Da una domanda come fa il parroco :" Da quanto tempo è che non ti confessi ?" è nata la richiesta di una visita cardiologica. Visita che voglio sottolineare, non riveste assolutamente una necessità di urgenza, come neppure la scelta di un nome ben preciso dei medici in lista.
Ma la mia è solo per una segnalazione di come "S"funzioni la nostra Sanita' in Italia. I mezzi economici sono sempre meno, gli sprechi sempre più, non parliamo di corruzione. Eppure c'è il miracolo all'italiana : Tutto funziona ugualmente bene, anzi di più. E' da qui che nasce la parola Eccellenza !! Perché? Siamo in una fase di Riconversione, di Ristrutturazione, di Riorganizzazione, della nostra SANITA', dicono!! Ed allora ti parlano di Aree Vaste, di Zone, di Ospedali di Rete. Il paziente non capisce, ma del resto non deve capire, si deve solo fidare. Il compito allora viene affidato ai nostri rappresentanti locali (vestiti delle casacche politiche) che vergognosamente si genuflettono alla volontà partitica (del resto lo sporco lavoro qualcuno lo dovrà pur fare! o no!!??) e si adattano al ruolo di persuasori (che mentendo sapendo di mentire!!) invitano i cittadini a stare tranquilli, perché gli strumenti per un'eccellente assistenza, ci sono stati e continuano ad esserci. Infatti, nella realtà poi, basta mettere le mani in tasca, pagare privatamente una prestazione ed un'ottima  e tempestiva assistenza è assicurata per l'indomani. Magari negli stessi centri pubblici, come Ospedali o Poliambulatori.
Nel mio caso, che poi è il caso di tanti, (anticipo che ci sto creando su, volutamente, una polemica), posso anche attendere, perché, al momento, ho la fortuna di stare bene... ma parlare di eccellenza sanitaria la nostra, mi si vorrà scusare, una visita cardiologica prenotata il giorno 27 dicembre 2013 e prevista per il 17 Novembre del 2014 sa solamente di due cose : O una formidabile presa in giro (un eufemismo per non cadere nel volgare e solo un paravento per ovviare alla mancanza di capacità gestionali), o come io la ritengo volutamente per sdrammatizzare buttandola sullo scherzoso, un augurio di lunga vita al Paziente, pazientemente in lista di attesa.
Certo, è giusto e voglio anche evidenziarlo per ragioni di correttezza, che l'avrei potuta anticipare al 18 Marzo del 2014, ma in quel di Arcevia. 
Anche qui si potrebbe crearci su un'altra polemica. Su ad Arcevia, ad un anziano chi ce lo accompagna? Chi gli paga le spese del viaggio? E' esente dalla prestazione, ma non dal viaggio! E poi, con 80 gg., vi sembra di fornire una assistenza immediata ? Forse rientrerà nell'alibi delle leggi, non certo in quello della coscienza!!
Io sono un po' come San Tommaso e se non tocco, non credo. Sono convinto infatti che i pesci grossi della nostra politica  usino altri canali per curarsi (e la Sanità oggi non è  più il o un "Servizio" alla collettività, ma è un servizio ad uso esclusivo della manipolazione della politica regionale e comunale). Tranquilli che costoro non intasano di certo, comunque, i CUP. I quattrini, le raccomandazioni, le precedenze, sono gli eventuali loro strumenti. Noi, come cittadini, dobbiamo però controllarli ed ostacolarli con assiduità e senza timore, mantenendo il fiato sul loro collo. Devono temere il "naso" del cittadino. L'invito è a documentarsi e rendere pubblico, quello che si può, visto che la "Privacy" è una cosa che solo a loro riempie la bocca, è sputtanarli al momento opportuno. Io, nel mio piccolo, ci sono. 
Ringrazio, allora, perchè so stare agli scherzi, per questa tipologia di auguri che però, visto l'argomento, non mi sembra opportuno contraccambiare, ma che rivolgo loro con quelli più sereni di un più "Onesto" 2014. Cosa, che so, sarà per loro difficile, se non impossibile.
Da "Diversamente Giovani" a TUTTI un Buon e Felice 2014!!!






di Franco Giannini 


Questi i commenti dei lettori di SenigalliaNotizie.it :

e39
2013-12-29 22:42:16
Complimenti! E' una presa d'atto precisa, giusta, concreta e senza preamboli che denuncia senza urla l'attuale situazione del servizio ospedaliero di Senigallia. Mia suocera, 92 anni, x tante prestazione si rivolge all'assistenza privata fatta dai medici in servizio alla nostra Asur, mia moglie o una delle mie figlie si rivolgono a strutture private di Rimini. Io fortunatamente non ho problemi se non piccoli, quindi gli spiccioli li conservo strettamente!!!!

domenica 2 giugno 2013

Alla mia nipotina insegno perchè si dice :"Piove, Governo Previdente !!!"











Quindi, non più " Piove, Governo Ladro...!!"

E' proprio vero, non si finisce mai d'imparare !!
Si spara ogni qualvolta scaricando così ad ogni occasione, tutte le colpe sui vari governi che si succedono nel nostro Paese. E anche le pioggie sono entrate a far parte dei proverbi e sono divenute un'ottima scusante politica per liberarci delle nostre frustrazioni, stress e malcontenti di carattere governativo. Ma effettivamente, poi, guardando le cose nel verso giusto, alla fin dei conti, non è che ci si possa lamentare dei nostri governanti. Si badi bene, che lo sto dicendo solo in chiave ironica!

Ecco alcuni motivi che mi portano a questa ironia . 
E' Il 3 maggio quando la mia nipotina, in un ospedale pubblico di una  cittadina (che lasciamo nell'anonimato!), decide di venire alla luce. Il tempo giusto da parte dell'ostetrica di informarci dell'avvenuto parto, i dovuti felici complimenti ai due genitori e poi la discesa negli scantinati, a vedere la piccola nuova arrivata, nelle "catacombe" dell'Ospedale, eehhh si !! dov' è posizionata la "nurse" con le relative incubatrici.
Perchè lì... ?? Volete capire più dei dottori? (anche questo detto ironicamente!!) No non ho detto medici curanti, ho detto dottori (nel senso di Amministratori!). 
Mia nipote è stata messa in incubatrice, per sicurezza, avendo preferito anticipare di qualche giorno la venuta in questo mondo (beata innocenza !). Dopo l'euforia e la felicità dell'evento, ecco che l'occhio va a soffermarsi sulle persone, sulle piccole cose che ti circondano ed ecco che da buon "ficcanaso" brontolone, l'occhio mi si sofferma sui cartelli allegati ad ogni incubatrice. Nome, Cognome, data ed ora di nascita, peso, misure, e .... guarda, guarda, la prima schedatura del Governo centrale. L'attribuzione del Codice Fiscale. Giusto il tempo del primo bagnetto, della prima visita pediatrica, una discesa con l'ascensore ai piani bassi, ed ecco che, cara la mia principessina, non potrai più sfuggire alle grinfie di questo "Governo Previdente".
Tessera Sanitaria

E no piccolina, oramai sei qui e non puoi più ritornare nella pancia di mamma, se fosse stato possibile l'avremmo già fatto prima tutti ! Ma poi devi sapere, ( è una balla, ma tu fai finta di crederci, intanto devi abituartici ), che ogni cosa che fa il Governo lo fa e lo farà sempre nel nostro assoluto ed immediato interesse. Infatti l'attribuzione del Codice Fiscale è il primo passo per avere la Tessera Sanitaria, che ben hai visto ti è arrivata immediatamente,...si fa per dire... dopo 25 giorni ! A che cosa serve la Tessera Sanitaria ? Bella domanda che mi fai piccolina! Credo che serva scaramanticamente ad aiutarti nel pensare di non stare veramente mai male. Perchè solo non avendone bisogno di utilizzarla, ti resterà sconosciuto che, se i tuoi genitori superano un determinato reddito (miserabile reddito), devono pagare il ticket per le prescrizioni di medicine, analisi strumentali e di laboratorio, non ti racconto poi i drammi da superare nel caso di malattie rare, devono pagare il latte in polvere con cui ti nutri, i pannolini che "incoscientemente" sporchi... Mi chiedi perchè? Semplicemente perchè hai la fortuna (o la sfiga?) di essere nata in una famiglia "fortunata economicamente" in bilico tra reddito minimo e qualche centinaio di € sopra il minimo (del resto si chiama Governo Previdente perchè certe cose le prevede e di conseguenza provvede che non gli si ripercuota contro), con un papà che lavora (non per un diritto costituzionale, ma perchè ha avuto il c...o (scusami principessa!) ha avuto il "popò" di non avere ancora perduto questo "previlegio" ed una mamma (altra beneficiata!) ex interinale in maternità per ancora due mesi e poi in disoccupazione... Ma intanto tu, con il tuo bel Codice Fiscale sei entrata a fare parte di questa sciagurata comunità, ti sei caricata sulle tue spalle da scriciolo di tre chili, un debito di soli 30 mila € che sarai chiamata a pagare in qualche modo, prima o poi... ma forse "più prima" che poi, di quanto tu possa solo immaginare. Dico tu, ma guarda bene, vale invece per tutti gli esserini che ad ogni istante vedono la luce. Ed altra cosa che ho capito, anche se in ritardo, perchè quando i bimbi vengono alla luce tengono gli occhi chiusi... Per non vedere quello a cui vanno incontro... ma è troppo tardi!! Come ??!! Di chi è la colpa ?? Piccolina,... lo sai che mi vergogno dirtelo! Sputami pure in faccia, perchè la colpa, almeno questo è quanto dice il Governo Previdente, è di nonno tuo! 

Di tutti i nonni. Ci dicono che ci siamo comportati tutti come degli irresponsabili. Come ho fatto a dilapidare tutti sti quattrini? In verità principessina, onestamente non lo so : non ho acquistato immobili, non sono andato mai in vacanza...MAI..., ho sempre lavorato per quarant' anni, non ho mai pagato una "Escort" ma solo Fiat, non ho soldi nè in paradisi fiscali nè in quelli nazionali, seppur sono stato disoccupato in due periodi per un totale di una decina di mesi non ho percepito mai l'assegno di disoccupazione ed il posto di lavoro me lo sono  cercato, trovato, seppur ripartendo da zero, ma è anche vero, e lo dico per dovere di onestà, che almeno un posto da manuale allora, ancora lo si trovava. Ed è con questo pensiero che vado a letto la sera e mi ci alzo il mattino, un dubbio che mi assilla tutta la notte, ancor di più ora che sei nata tu. Sarebbe bello scoprire come e dove ho buttato tutti questi soldi che una volta si chiamavano lire. Sai?, valevano di meno rispetto alla nuova moneta che si scrive così €, ma guarda caso ci compravi il doppio della merce. Comunque se lo dice il Governo Previdente, che tuo nonno o meglio tutti i nonni hanno sperperato queste cifre, sicuramente devi dargli ragione, loro hanno economisti e trilussiani che lavorano per loro, difficilmente sbagliano, al più possono edificare "cappelle maestose" i cui costi logicamente ricadono sui "fedeli sudditi". Ma quando sarai un po' più grande e nonno sarà passato a miglior vita (di questo son più che sicuro! di stare meglio di dove sono ora!) ti invito a chiederti anche... ma questo Governo Previdente o meglio tutti i Governi Previdenti, non sono formati anch'essi da nonni ?  Ed è possibile che costoro siano tutti senza macchia e senza paura... di aver sbagliato in "qualche" cosa? Ed un altra domanda che dovrai porti è quella del perchè non nascono più bambini... ma forse questa non te la porrai, perchè troppo stupida per una signorina troppo intelligente (voglio sperare) e proprio per questo, l'unico forse a porsela sarà ancora una volta il Governo Previdente di turno in quel momento. Perchè vedi, cambiano i Governi, si definiscono previdenti, ma quel che resta è la loro stupidità. Che sia qui la risposta al quesito ??
Franco Giannini

sabato 15 settembre 2012

Volti e nomi della Senigallia celebre ma modesta n°19: Margherita Angeletti

...quale medicina migliore per l'animo altrui, che il saper ascoltare in silenzio e successivamente regalare una parola di conforto ?

Nel DNA delle piccole-grandi donne c’è qualche fattore genetico che evidentemente le lega e le porta a librarsi un palmo sopra a tutti gli altri. Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi-Montalcini, Aung San Suu Kyi, Marie Curie, Grazia Deledda, e per giungere ad una nostra corregionale Maria Montessori, scriccioli di donne, tutte cuore e cervello.

Se mi permettessi di paragonare la nostra dr.ssa a queste donne, certamente non le farei un favore, al massimo un sopito augurio. Però, il suo modo di porsi, il suo pensiero, la passione che mette in quello che fa, la disponibilità, il senso di votarsi al prossimo, mi hanno portato a relazionarla con i personaggi su elencati, seppur con un obiettivo distacco.

So anche che alla dr.ssa Margherita non piacciono i “riflettori” a cui ha fatto fare cortocircuito. Ma io mi sono permesso l’ardire di rimetterli in funzione per sole 24 ore. Giusto il tempo di una veloce pubblicazione di questo scritto.
Ho promesso e mi sono ripromesso di non parlare con lei, neppure di politica, cittadina, regionale o nazionale. Quello che più interessa ad entrambi, in questo colloquio, sono gli esseri umani. Quelli con meno vantaggi, economicamente, ben s’intenda!
Un consiglio. Si guardi bene che il pezzo che ho scritto è lungo. Non è un articolo, non è un reportage, non è uno scoop, è semplicemente un racconto che però alla fine può regalare fiducia, non per come è scritto, ma per i contenuti in esso raccolti e raccontati.
Quella fiducia che a volte si perde per carenza di conoscenza, quasi con il timore ancestrale per tutto ciò che si ignora. Una lettura che consiglio da farsi, quindi, armati di pazienza, o altrimenti, sarebbe più opportuno sospendere qui, fin d’ora.
Era da tempo che facevo la “corte” a Margherita (mi ha concesso, anzi preteso, onore tutto mio, di darle del “tu”) e metabolizzavo l’idea di strapparle un’intervista. L’interesse era maturato da tempo “origliando” tra i suoi scritti e le sue foto rubati nelle sue pagine di Facebook nonché ascoltando i suoi interventi di carattere sociale sollevati in Consiglio nel suo ruolo anche di Consigliere Comunale.
Da questo avevo compreso che mi trovavo di fronte ad una specie di dottor Jekyll e mister Hyde, per via, ben s’intenda, delle sue due personalità: la dr.ssa Angeletti e la dr.ssa Margherita.
La prima dispensatrice di diagnosi e farmaci, come del resto è ovvio fra chi normalmente pratica questa professione.
La seconda, la dr.ssa Margherita, una specie di confessore, che invece silenziosamente ascolta, si immedesima, poi quasi in “punta dei piedi”, non stacca il foglietto del ricettario, ma con un sorriso, dispensa il consiglio sul da farsi. Accade anche che si carichi a volte, sulle sue esili spalle, problemi ancor più grandi di lei, portandoseli a casa per cercare, in tranquillità, di risolverli. Quali un posto di lavoro da trovare, una cura particolare da concordare con uno specialista magari suo amico, a cui inviare una lettera di presentazione e raccomandazione, una questione di usanze tra due etnie diverse che si sono incontrate e scontrate, da risolvere, magari, proprio tra le sue mura domestiche, come del resto già avvenuto.
Solo con me si è “scontrata” appena l’ho contattata telefonicamente dopo averle inviato un breve messaggio personale: “Ok… diamoci allora del “Tu”, però se vuoi rimanere mio amico non devi più usare nei confronti dei miei amici il termine ‘Diseredati’…“. Che poi, francamente, non era neppure un mio termine, ma un riportare il modo di dire usato da altri e dal sottoscritto preso solamente in prestito.
Ma non sono stato il solo, come poi nel corso del nostro colloquio ho avuto modo di appurare. Anche con alcuni suoi pazienti, da lei definiti “indigeni” locali perché brontolavano in quanto nell’ambulatorio c’erano troppi visi stranieri: “In certe occasioni bisogna farsi sentire, alzandolo, il tono di voce…” mi dice sorridendo.
Mentre si parla del più e del meno, mi chiede scusa per un attimo di interruzione di cui ha bisogno, in quanto deve inviare un sms: “altrimenti – mi dice – mi dimentico“. Quando ha fatto, mi guarda e con un viso soddisfatto e felice mi dice: “Sai a chi ho mandato l’sms? Ad un mio rifugiato che è andato a Verona per incontrare una persona e che questa mattina, come usa fare del resto anche spesso, mi ha inviato un suo messaggino con l’augurio di buona giornata… ma sono in tanti a farmi di queste piccole gradite attenzioni… sono veramente tutti gentili e carini“.
E mentre pian piano si spoglia dell’impaccio iniziale della conversazione viene raccontandomi di alcuni episodi di vita amicale tra lei ed i suoi migranti. Ed allora mi racconta, con viso disteso quasi che rivivesse i momenti, di alcuni flash delle sue giornate: “… quando sono a cena dagli amici tunisini e mangiamo tutti insieme, come vuole la tradizione, il “cuscus” nello stesso piatto, come quando la “vu cumprà?” senegalese Amina, viene nel mio studio portandomi in dono i suoi vestiti più belli, come quando Gharbi e Zaineb, una coppia di tunisini, vengono a casa mia, portandomi in dono il pane fatto da loro in casa, come quando l’amica turca, seguendo un suo rito, mi prepara il caffè e poi mi legge i fondi – poi scoppiando a ridere mi racconta come – alla festa locale del PD, sono rimasta con l’auto “chiusa” da alcune moto nel parcheggio che mi impedivano di uscire. Alcuni posteggiatori, tutti ragazzi di colore, avendomi riconosciuta, hanno spostato sollevando di peso la moto per farmi uscire. Vedi Franco, questa è la mia vita ed è proprio il genere di vita che sognavo da bambina“.
Si guardi bene che questa che parla non è la dr.ssa Angeletti, ma la dr.ssa Margherita… o forse solo Margherita, figlia di un ferroviere con l’hobby della pesca!
D – «Dunque Margherita, per metterti a tuo agio e tranquillizzarti, intanto ti dico che il nostro sarà un semplice colloquio, non un’intervista. Quelle le lasciamo fare ai giornalisti professionisti. Mi devi vedere, quindi, solo come un amico a cui racconti le tue esperienze lavorative e quello che esse ti hanno regalato, i tuoi viaggi, la tua vita, quello che credi comunque utile a fare sia la tua conoscenza che quella dei tuoi migranti».
R – «Mi chiedi di parlarti di me. Lo sai che mi sento un po’ in imbarazzo a parlarti della mia sfera privata o della mia sfera pubblica, della mia vita di medico o della mia vita di consigliere comunale? Per ovvi motivi la mia sfera privata è top secret, gli avvenimenti del consiglio comunale sono quotidianamente pubblicati da tutta la stampa locale. Resta la mia vita di medico, anche se il medico, il consigliere comunale e la Margherita nel suo tempo libero sono un’unica persona.
Esercito la professione di medico da quasi trent’anni e sono innamorata di questo lavoro. Mi ritengo fortunata perché io sin da bambina volevo fare il medico e dirò di più, volevo fare proprio il medico di famiglia. Tutto, vedi, si èsvolto come da copione. Poi il destino, diciamo così, mi ha portato ad avere tra i miei pazienti numerosi migranti di varie etnie: africani, asiatici, americani ed est europei».
D – «Allora diciamo: un’unica persona ma con varie sfaccettature. Ecco che comunque già sei entrata nell’argomento a cui più tenevo. Migranti, migrazioni, esperienze loro e tue. Nel corso di quest’ultimo ventennio (meglio datarlo per non incorrere in errori, diciamo allora 1990-2010) hai notato qualche cambiamento evolutivo, relativamente al loro flusso?»
R – «Negli anni ’90 la percentuale a Senigallia era molto più bassa. I miei primi pazienti stranieri erano tunisini e marocchini. Ricordo che tra di loro c’era anche una famiglia di integralisti islamici fuggiti per motivi politici dalla Tunisia. Io sono molto curiosa, mi piace conoscere persone con abitudini di vita differenti dalle mie e così cerco di capire ascoltando e non giudicando. Poi, nel tempo, sono arrivati i senegalesi, i pakistani, i bengalesi, i peruviani, i colombiani, i boliviani ed anche qualche paziente dalla Repubblica Dominicana. Ma poi ancora le badanti polacche, rumene, ucraine e albanesi. Nel 2007, per puro caso, in seguito alla rinuncia di un collega, sono stati affidati alle mie cure dei profughi afgani e nigeriani ospitati da una struttura alberghiera di Marzocca, in attesa di asilo politico. Più tardi ancora sono arrivati dei somali e da più di un anno il Comune e l’Asur mi hanno affidato l’incarico di curare una cinquantina di profughi approdati a Lampedusa dalla Libia, provenienti da varie nazionalità dell’Africa e dell’Asia».
D – «Immagino che questo comporti non solo il “dica 33″, “tossisca”, “un’aspirina e passa tutto”».
R – «Quotidianamente sono a contatto non solo con le loro patologie ma anche con i loro stati d’animo. Non è facile trovarsi all’improvviso in un paese con clima, alimentazione, impostazioni di vita completamente diverse. Sono dei ragazzi, alcuni di loro da poco maggiorenni, che lavoravano in Libia, fuggiti dalla guerra, con la morte negli occhi. Alcuni di loro mi hanno solo accennato, perché ancora non riescono a raccontare, cose viste e subite. Passano le loro giornate andando a scuola. C’è chi va a scuola di italiano, chi va a scuola serale, molti hanno brillantemente superato l’esame di terza media italiana ed aspettano una risposta positiva dalla Commissione di Caserta che esamina la possibilità di un asilo politico. Tutti aspettando un lavoro, che, ahimè!!, per tutti è sempre più difficile da trovare».
D – «Permettimi una curiosità. Per una visita medica, sei tu ad andare da loro o viceversa ?»
R – «Dipende dalla gravità del caso, ma comunque vengono spesso nel mio ambulatorio. Vero è che i pazienti italiani, seppure dopo alcune difficoltà, hanno iniziato ad accettarli. Del resto sono molto educati ed hanno un grande rispetto nei confronti degli anziani».
D – «Altra curiosità di carattere medico: quali sono le maggiori e più frequenti patologie che incontri? Faccio la domanda non per una curiosità, come dire, morbosa, ma proprio per dare un taglio all’ignoranza delle voci che circolano e che si dicono timorose che i migranti “portino” malattie infettive!»
R – «Dici bene… ignoranza e non aggiungo altro! I malanni più frequenti di cui si lamentano, sono dolori diffusi alle articolazioni, alle ossa ed ai muscoli dovuti al clima umido a cui spesso non sono abituati. Spesso presentano coliti e gastriti, mal di testa, insonnia, ansia e depressione. Malattie legate allo stato di preoccupazione permanente in cui vivono».
D – «Ed immagino che è qui che la dr.ssa Angeletti si toglie il camice bianco ed indossa i panni della dr.ssa Margherita, quando non addirittura, magari con le donne, si spoglia anche di quel “dr.ssa” per offrire solo l’amicizia di Margherita. Giusto?»
R – «Non è così facile, ma dico che si, a volte a loro basta un sorriso. La terapia migliore è ascoltare senza chiedere, sono dei ragazzi e ragazze lontani dai loro affetti e dal loro ambiente. Mi hanno insegnato e mi insegnano tante cose. Mi allargano la mente; con loro sto conoscendo un po’ l’Africa e le sue diverse etnie.
Viviamo tutti un periodo non facile, la disoccupazione sta toccando livelli record. E se per noi è difficile, dobbiamo pensare che per questi ragazzi lo è ancor maggiormente. Il perché dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti …dico dovrebbe! Spero che tutti non lo affermino solamente con un cenno del capo, ma lo comprendano con il cuore. Essere qui soli, catapultati in una realtà diversa ed in un ambiente spesso ostile. Siamo portati a giudicare male e a temere ciò che non conosciamo, siamo spesso troppo ancorati alle nostre tradizioni, alle nostre abitudini. E’ un peccato perché in questa maniera ci precludiamo aperture a nuovi orizzonti e a nuove conoscenze. Mi parlavi dei miei rapporti con le donne! Ehh si!! Un traguardo raggiunto grazie alla mia professione. Un gran bel rapporto, quello che ho instaurato con le donne migranti».
D – «Raccontaci per cortesia, perché sono anche queste curiosità che aiutano a conoscere e a far crescere anche noi al di fuori di queste realtà, le differenze tra un’etnia e l’altra, sempre che ne esistano».
R – «Solo semplici esempi. Le pakistane e le bengalesi avvolte nei loro manti colorati, di solito, hanno più difficoltà nell’apprendere la lingua italiana. Sembrano meno integrate rispetto alle donne africane. Molte di loro non riescono ad avere figli e ciò costituisce un grave problema, anche sottoponendosi a cure ormonali e a fecondazione assistita. Mi piace paragonare ciò alla scarsa fertilità di tutti gli animali in cattività. In un paese così diverso dal loro, senza affetti familiari, senza amiche, passano le loro giornate spesso sole in casa, nell’attesa del ritorno dal lavoro del marito. Le donne Sudamericane sono simili a noi in tutto, sanno però essere più allegre e spensierate».
D – «E da qui a divenire amica, almeno per te, per il tuo modo di pensare e di avvicinare queste famiglie, il passo immagino sia stato breve. Oppure mi sbaglio, perché hai dovuto guadagnarti la loro fiducia?»
R – «Di alcuni migranti, tunisini e marocchini che ho conosciuto negli anni ’90, si, sono diventata amica pian piano, ma neanche dopo tanto tempo, infatti due anni fa ho avuto anche l’onore di essere ospite di una famiglia di Casablanca in Marocco. Ho vissuto qui con loro per una settimana durante il periodo del Ramadan cercando di seguire il loro ritmo di vita.
Che dirti di più se non che ho imparato tanto, mi hanno dato tanto. E voglio proprio concludere questa mia intervista con una frase che ho appreso in questa circostanza in questa casa Marocchina e che dice tutto: ‘Con La prima tazza di te che bevi in questa casa sei il benvenuto, con la seconda tazza sei un amico, con la terza tazza sei considerato uno di famiglia’».
Io vorrei ancora continuare, ma comprendo che altri impegni incombono e devo terminare anch’io. Lo faccio però, scusandomi perché avevo cominciato con il formulare una promessa che poi ho finito con il non mantenere. E solo alla fine me ne sono reso conto. Avevo promesso infatti che non avrei parlato di politica, ed invece… Non considerando che se non è politica questa, la politica allora non esiste!
A questo punto spero solo di aver suscitato almeno un minimo di interesse e qualora non fossi neppure riuscito in questo intento, la colpa è da imputare tutta al sottoscritto che, malgrado la buona volontà, non è riuscito, purtroppo a smuovere le coscienze di cuori evidentemente granitici.

Franco Giannini
Già pubblicato Venerdì 14 settembre, 2012 alle 2:06 su Senigallia Notizie.it
Questi i commenti dei lettori di Senigallia Notizie.it :
 
Valeria Valenti
2012-09-14 09:25:53
Conosco Margherita professionalmente parlando: è stata una cliente del mio studio artistico. Quanto fosse speciale l'avevo intuito. Ora ne sono certa. E anche orgogliosa. E anche felice che un pezzo di me sia tutti i giorni sotto i suoi magici occhi. Viva Margherita sempre. Grazie
Un lago di Lacrime
2012-09-14 12:16:43
La consiglera Angeletti nel 2010 ha dichiarato 82.423 euro. Alla faccia !!!! Ha trasformato il solito buonismo catto-comunista in un (...omissis...). La vorrei vedere in mezzo ai lebbrosi di Calcutta senza prendere un soldo invece di farsi stipendiare dai contribuenti italiani. Vai (...omissis...) con i guanti bianchi !!!!!!
Franco Giannini
2012-09-14 19:38:23
Non so quanto abbia dichiarato e quanto dichiarerà di reddito la Dr.ssa, non facendo parte, io, nè delle Fiamme Gialle e neppure del personale Equitalia. Non sono qui neppure a farle l'avvocato d'ufficio, perchè non ne ha necessità, sapendosi difendere da sola e poi non sarei neppure in grado di farlo. Comunque da quello che denota il suo livore, mi fa pensare che può essere dettato o da suoi problemi personali o causato da sua immensa invidia (logicamente per il vil denaro, del sociale non gliene frega nulla!!). Ma lascio sempre la libertà di espressione e di contestazione a chi legge quello che scrivo, considerando che siamo un paese libero e democratico. Quello che invece contesto, egr. Lago di Lacrime, sono i suoi insulti gratuiti e come dire il suo modo di trincerarsi un pò codardamente dietro un anonimato. Potrei risponderle o rispondergli, con un egual linguaggio (proveniendo orgogliosamente da quell'estrazione popolana maestra di vita in certi frangenti!), ma non sarebbe giusto per me, perchè dovrei rinchiudermi in un ascensore e scendere ai suoi stessi livelli. Comunque un consiglio. Prima di sparare inesatezze circa il mandare o andare a "Calcutta" a spese, come dice lei, della collettività, si informi meglio sui comportamenti verso il sociale usati dalla Dr.ssa, perchè a quello che mi risulta non è così come lei le descrive! E qui chiudo!!
Paul Manoni
2012-09-14 22:42:10
Con tutto che poi, alla fine, quanto dichiari di reddito la Dr.ssa Angeletti, a me francamente non può fregare di meno, se poi svolge il servizio che svolge per la collettività, e su quei soldi ci paga le tasse. Margherita è una brava persona. Onesta. Altruista, e smaccatamente interessata ai diritti delle persone. Persone come lei, ce ne vorrebbero a tonnellate in questo paese.

sabato 28 luglio 2012

Le famiglie con disabili si costituiscono in un comitato spontaneo

Un'esigenza, questa, derivante dalla necessità di avere un soggetto dialogante con l'Amministrazione

Assemblea delle famiglie con disabili per l'assistenza domiciliare Qui, nel loro comunicato, letto dalla Sig.ra Donninelli, mamma di Gabriele, uno dei ragazzi disabili, anche lui presente in sala, è spiegato in modo chiaro e dettagliato quali sono stati e continuano ad esserlo i motivi che li hanno spinti a prendere questa iniziativa.

Un problema “esploso” nell’arco di una decina di giorni, senza preavviso, che ha gettato queste famiglie in un quasi panico, seppure sono abituate a vivere con problematiche improvvise. Hanno dovuto repentinamente o mettere le mani in tasca, chi ne aveva la possibilità, o cambiare il piano ferie, o persino ridurre le ore lavorative.
E non si sentono assolutamente rassicurati dalla promessa che a settembre il tutto rientrerà nella normalità. Velocemente è stata presa la decisione della riduzione delle ore, altrettanto velocemente i famigliari chiedono che tutto venga ripristinato a partire dai primi di agosto. Non la si deve intendere come una minaccia, bensì come una convinta promessa, però se immediatamente non si vedrà la luce in questo tunnel, le famiglie si vedranno costrette a prendere altre iniziative eclatanti. Si, perchè per tutto c’è un limite!
Essere avvisati, anzichè dagli organi amministrativi, da un educatore che si è assunto (o lo hanno incaricato-costretto?) la responsabilità di questa informazione, già la dice lunga sulla carenza comportamentale nel fornire l’ufficialità (che non c’è stata!), ma la gravità maggiore e più importante, oserei dire la primaria in questi casi, è la sensibilità impiegata.
Tantissimi erano i famigliari presenti nella sala con i loro figli, ma sono convinto che avrebbero potuti essere ancor di più, se non fossero stati costretti a restare in casa per ovvi motivi, perchè privi di quel supporto per cui si stanno lamentando e che per qualcuno di loro non si è solo ridotto, bensì è venuto a cessare totalmente.
La motivazione delle ore a zero sembra sia dovuta al fatto che il disabile preso in questione è “maggiorenne”, anche se altre voci si sono subito aggiunte replicando con un “non è vero, perchè al mio è accaduta la stessa cosa pur essendo minorenne!
Ho parlato di mancanza di sensibilità, ma ritengo con assoluta sincerità ed onestà, che debba trattarsi non certo dovuta a malanimo o quanto altro, bensì solo ad una ignoranza (nel senso stretto del termine di ignorare) alcune sfaccettature di quelle problematiche che si possono pensare di comprendere, ma che solo chi le vive quotidianamente ne conosce perfettamente ogni minima piega e sfumatura.
Servizi sociali, asur, medici, sono tutti informati, preparati, professionali e vicini quanto si vuole, ma poi terminato il loro lavoro ritornano alla personale quotidianità, come del resto è giusto anche che sia, ma è da quel momento che le famiglie con i disabili devono affrontare, continuare a risolvere da sole tutte le situazioni che si presentano nella loro gravità e solitudine delle pareti domestiche.
Ed è qui, in questo momento che il “pensare di comprendere“, non è più sufficiente e diviene lacunoso. Noi da fuori crediamo di poterle afferrare nella loro drammaticità, ma solo chi le vive sulla propria pelle può capirlo. Infatti nel corso della conferenza stampa qualcuno diceva che una famiglia con un disabile al suo interno, prima o poi è destinata, con il passare del tempo, a divenire una famiglia anch’essa disabile.
Ad aiutarci a comprendere certi problemi il Sig. Alberto Marinetti, ex giornalista, settantenne, che con una signorile pacatezza ci ha illustrato brevemente come si svolge la sua giornata di padre di un figlio disabile e con il sostegno ridotto a 6 ore: “…prima erano 18 h, poi sono scese a 15, poi ancora a 12 ed ora a 6… alla notte devo dormire con Gianmarco perchè da solo non riesce a girarsi, poi c’è il cado, il sudore, quindi il mio di riposo è condizionato alle sue esigenze e quando si fa giorno inizio la giornata già stressato per come ho trascorsola notte. Poi ci alziamo, facciamo colazione, poi passeggiata, a fare la spesa e verso le 11 ci attende la piscina…mi vedete voi a 70 anni in piscina, lo tiro su, lo metto giù, questo in continuazione? Poi pranzo, riposo pomeridiano e di nuovo passeggio verso le 17, perchè uscire in estate è obbligatorio … c’è un dettaglio però interessante che i nostri rappresentanti politici dovrebbero sapere. I nostri figli, come Maddalena, Linda ed altri di cui non conosco i nomi, almeno tutti quelli con particolari gravità, avrebbero diritto di fare un esposto per omissione di pubblico servizio… poi giunge di nuovo la sera, che ci trova stanchi ed affaticati per cui si torna finalmente a riposare, almeno lui, perchè per me, ad attendermi c’è di nuovo un accumulo di stress…“.
Per la Sig.ra Paola Marcellini, invece il Comune non ha idea di che cosa significhi dare assistenza tutti i giorni per 24 ore ad un disabile, altrimenti non si sarebbe mai sognato di chiedere se in famiglia ci sono altri familiari disposti a dare anche loro questa assistenza.
Infatti c’è da dire che quello che non va giù a questi familiari è stato anche il contattare, da parte dei servizi sociali, le famiglie singolarmente, chiedendo se erano disposte a compartecipare alle spese, quali erano i loro redditi, se avevano zii o nonni che potessero aiutarli.
E questo contattare le famiglie separatamente è stato visto come un “taglio alla trasparenza!“. A me ha fatto ricordare, e l’ho anche detto ad alta voce, certi comportamenti mi hanno riportato ai tempi delle “battaglie” sulla complanare e la successiva capitolazione da parte di qualcuno che si lasciò convincere. Affrontarne uno alla volta alla moda degli Orazi e Curiazi.
Non è piaciuta neppure l’uscita da parte degli amministratori che si sono detti, come riportato dai presenti, non più disponibili al ruolo di Bancomat nei confronti di un’ASUR su cui sembra stiano riversando tutte le colpe.
Altra domanda che si pongono questi genitori è il perchè i finanziamenti per certi eventi non solo si sono trovati, ma sono stati incentivati per il corrente anno ed anche per il futuro 2013.
Nel loro caso, dice l’Amministrazione, non ci sono stati tagli, ma la riduzione delle ore sono dovute al fatto che nel 2012 si sono verificati 13 nuovi casi aventi anch’essi diritto all’assistenza. Da 126 del 2011 si è passati agli attuali 139, un 10% in più che ha causato una riduzione di orario del 50% in meno. Qui veramente la matematica sembra diventi un’opinione.
Se già ci sono di questi problemi oggi, domani nel 2013, le ore saranno ancora ridotte? Si perchè il numero delle persone aventi diritto – non nascondiamoci dietro un dito, ma guardiamo le cose in modo reale, anche se l’augurio è quello di sbagliare totalmente la previsione – è destinato a crescere.
Del resto la situazione economica che si affaccia all’orizzonte è cosparsa di nubi temporalesche che non promettono nulla di buono. C’è da chiedersi allora che cosa farà la nostra Amministrazione?
Il primo intervento è quello di mettere sul tavolo, in modo concreto, il termine Priorità. C’è da chiedersi allora sono prioritari i balli (che pure fanno muovere l’economia in un settore turistico come il nostro), o la sopravvivenza di certi servizi che forniscono anch’essi sopravvivenza nel vero senso della parola (continuando anch’essi a dare lavoro a chi opera in quest’ambito).
Si, perchè oltre alle famiglie, a fare le spese di questa ulteriore stretta di cinghia, sono stati coinvolti anche educatori, assistenti e quanti altri operanti nel settore (una cinquantina in cassa integrazione).
Comunque a tutti questi giovani (sono tutti giovanissimi) laureati, mal pagati, professionalmente molto preparati, le persone in sala, hanno voluto con un semplice e caloroso applauso ringraziarli tutti per come si dedicano con devozione a questo lavoro.
Vorrei poter trasferire qui anche gli sfoghi di questi giovani, che ho ascoltato per più di un’ora terminata la conferenza stampa, ma andrei fuori tema.
Anche se credo che la loro voce, anche se in forma anonima dovrebbe andare amplificata ed ascoltata, sempre che ci sia chi voglia ascoltare.
Come pure altro grido di allarme lanciato da parte dei genitori sull’attuale stato del PEI (Piano Educativo Individuale) che minaccia di scomparire anche qui per riduzione del personale in servizio.
Il primo atto si è appena concluso, ora si attendono gli sviluppi. Se ci sarà convocazione da parte dell’Amministrazione, si voglia tener conto di far cadere la scelta su di una location atta a contenere sia i numerosi presenti, che sono certo interverranno, sia le carrozzine che li accompagneranno.

Franco Giannini
Già pubblicato su Senigallia Notizie.it
 
Giusè
2012-07-25 22:37:08
Ma l'amministrazione che dice?
Papà di un bimbo disabile
2012-07-26 14:16:26
Intanto un grande plauso va dato a queste famiglie che hanno avuto la forza e il coraggio di riunirsi in così poco tempo per un loro sacrosanto diritto. Purtroppo la questione delle ore assistenziali ai disabili è un problema che non riguarda solo il comune di Senigallia, ma anche altri comuni limitrofi e credo anche a livello nazionale. La crisi stà avendo effetti sempre più devastanti specialmente in famiglie già messe a dura prova con figli o comunque persone del nucleo famigliare portatori di disabilità. Credo che le amministrazioni comunali in genere, dovrebbero rendersi conto che le famiglie hanno bisogno del massimo aiuto di tutti in quanto probabilmente non capiscono lo stress che l'assistenza 24 ore al giorno porta in ogni singolo genitore che molto spesso deve anche lavorare per riuscire a pagare le varie spese quotidiane sia per il disabile, sia per mutui, bollette ecc. ecc. Ricordo anche che oltre al suddetto problema delle ore assistenziali, spesso e volentieri subentrano altri problemi, tipo le trafile per gli ausili, la mancanza di conoscenza della malattia con conseguente spostamento continuo della famiglia, le ore di assistenza a scuola ecc. ecc. In conclusione il mio desiderio sarebbe quello di vedere molte più famiglie riunirsi come in questo caso per far sentire la propria voce alle istituzioni che devono iniziare a rendersi conto che non si ha a che fare con dei numeri, ma con degli esseri umani che spesso e volentieri insegnano a noi cosa significa avere dignità.
cadillac
2012-07-26 15:50:27
l'appuntamento per il prossimo incontro è già stato fissato, potete prendere contatti con la coordinatrice.
questi i commenti dei lettori di Senigallia Notizie.it :