lunedì 26 gennaio 2015

Quinta edizione a Senigallia per il Memorial di volley “Daniele De Duonni”

Le regole restano invariate, ma le iscrizioni prorogate al 24 Febbraio: si parte l'8 Marzo

Una delle cose più belle dei “memorial” è che gli anni passano, ma te ne accorgi soffermandoti per un attimo a far mente locale quando digitando sulla tastiera il dito si porta sul tasto del n° 5. Si sono passati già cinque anni, ma forse a sentirne la loro pesantezza sono solo io, perché loro, i partecipanti, sembrano proprio non accorgersene e come nel primo memorial, continuano a saltare, correre, schiacciare, tuffarsi.
Se fossero tutti dei “ragazzini” non ci sarebbe nulla di strano, il fatto è però che nelle formazioni ci sono persone che hanno superato abbondantemente gli “anta”. Evidentemente il volley è il giusto elisir di lunga e sana vita. O forse è solo Daniele, che da lassù, con il suo sorriso, vede e provvede.
Intanto dobbiamo dire che le iscrizioni sono state prorogate al 24 febbraio 2015 e vista l’assenza temporanea da Senigallia del Deus ex machina, alias Francesco Bramucci, per ogni informazione, iscrizione si dovrà contattare il suo “Alter Ego” Gianfranco Pacenti al n° di cell: 338 7583303.
Il memorial partirà il giorno 8 marzo e dovrebbe terminare (se si raggiungerà il numero massimo delle squadre!) il 17 maggio.
E proprio su questa data che volevo soffermarmi! L’8 marzo è anche la giornata della donna. Perché – la butto lì senza la presunzione di riuscirci, ma con la speranza di venire smentito – non formare uno o più sodalizi in maglia rosa composte da amiche, mamme, mogli (magari un solo uomo sempre in campo) e far dimenticare, per una volta, i sodalizi Scapoli V/S Ammogliati, facendo ricordare invece Donne V/S Uomini?
Vi aspetto allora, come sempre oramai, tutte e tutti il giorno 8 marzo per le consuete foto di rito. Quest’anno, neppure dirlo, sarà obbligatorio il ramoscello di Mimosa!!

Franco Giannini
Già pubblicato Domenica 25 gennaio, 2015 su SenigalliaNotizie.it

domenica 25 gennaio 2015

Riciclo, certificazioni, marchi di qualità, bufale e burocrazia. Prima Parte

Tutte cose serie, che se analizzate però una ad una, eufemisticamente parlando, fanno ridere!

Leggevo giorni fa, che sono stati ritirati dal mercato alcuni lotti di sale, perché contaminati da un’eccessiva percentuale di piombo contenuto nel materiale usato per la fabbricazione della scatola che lo contiene, come oramai avviene nella maggior parte degli imballi di questa tipologia, con materiali riciclati.

E da questa notizia sono partito per risalire ad altri casi similari dove le imputate erano, per l’identico motivo, le cellulose riciclate nella confezione di contenitori della pizza da asporto.
Ora non voglio assolutamente calarmi nel ruolo del giornalista d’assalto e da inchiesta. Per primo, perché già altri lo hanno fatto, secondo perché non né ho la competenza, la capacità e le possibilità e terzo, ancor più importante, perché fare nomi e citare marche di prestigio si corre sempre il rischio di essere citati in giudizi di carattere legale, già persi, ancor prima di cominciare. Quindi il giocare a fare agli eroi lo lascio ad altri con le spalle più larghe.
La mia è solo una modestissima ricerca per soddisfare i miei dubbi, legata alla post-riflessione fatta ad “alta voce” su quelle che sono state le mie impressioni che ho provato via via nel corso del mio “navigare”.
Premetto che non si tratta certo di una lettura indicata per coloro che non hanno tempo da perdere. Per costoro la lettura potrebbe cessare già fin da qui.
Parlare infatti di simili argomentazioni, di questi problemi, porta via del tempo sia a chi ricerca, sia a chi scrive e come del resto a chi legge, magari stimolato a sua volta a documentarsi.
Ed è a queste poche persone che ho pensato, immaginando a livello di documentazione che avrei potuto aiutarli a soddisfare le loro curiosità segnalando alcuni link, che a mio parere ho ritenuti interessanti.
Credo comunque, che in casi similari, tutto quanto si viene a scoprire sia un po’ come quelle famose punte degli iceberg e che per non passare da pressapochisti convenga approfondire quasi fosse un obbligo. Seppur lo penso e lo scrivo, affermo che preferirei sbagliarmi, ma ritengo che più andremo avanti nel tempo e più ci troveremo ad imbatterci in situazioni similari sempre più di sovente.
Infatti quando si cominciò a parlare e discutere sulla bontà in senso lato del sistema Riciclo, sull’educazione al Riciclo, al risparmio che il Riciclo avrebbe portato, al rispetto nei confronti dell’Ambiente che questo Riciclo avrebbe portato, non si è tenuto conto, o si sono sotto valutate le problematiche che questo avrebbero comportato con il trascorrere del tempo.
E vogliamo vedere allora i problemi nello specifico caso della Carta Riciclata?
Va detto che inizialmente questo materiale riciclato avrebbe dovuto avere un periodo di vita, a livello di ricicli, non superiore alle tre volte. Poi con il trascorrere del tempo (come avvenuto per le percentuali nocive di arsenico nell’acqua) si è preferito alzare il numero di riciclaggio a 4/5 ricicli, poi a 5/6 ed oggi in qualche sito internet (ma si dice che questi siti non fanno testo, oppure lo fanno solo quando fa comodo a qualcuno!) si può leggere anche 8 ricicli. Basta vedere nei link riportati a fondo articolo!!
La normativa italiana, fissa per la percentuale di piombo nella cellulosa, un limite di 3 microgrammi per decimetro quadrato, del tutto compatibile con l’uso di cellulosa vergine, anzi c’è da dire che in questa sua verginità non raggiunge mai questo valore. Quando però il cartone è ottenuto da cellulosa riciclata il limite può essere superato anche di 4-5 volte, arrivando a 10 o 15 microgrammi per decimetro quadrato.
E chi e come si controlla il numero di riciclaggi ??
Bella domanda che credo possa essere solo fornita da questa spiegazione.
Più si ricicla e più le fibre della carta perdono di resistenza, si spezzano divenendo sempre più corte perdendo elasticità. Ed ecco che allora il suo utilizzo viene impiegato (o dovrebbe!), all’inizio, per la confezione di cartoni da imballo che assicurino una giusta resistenza, una robustezza allo strappo. Via via aumentando il numero dei ricicli, si finisce con il riciclaggio della carta igienica (e qui si esaurisce per la sua tipologia d’uso) e quello della carta velina.
Ed in mezzo ci sono gli imballi intermedi che fin che durano, non dovendo assicurare grandi resistenze, con qualche riciclo in più, fanno il business di chi ha le mani in pasta… nella cellulosa.
Andando a sfrucugliare nelle pagine di internet si può arrivare ad immaginare (a pensar male si farà pure peccato…) che sia più conveniente, forse, esportare questa cellulosa riciclata in paesi orbi a comportamenti ecologici, con leggi fai da te, che fanno il lavoro sporco per conto di coloro a cui invece sta a cuore la salvaguardia dell’ambiente e che gli ritornano gli imballi belli e stampati a “poche lile”, direbbero loro, salvaguardando a costo zero anche le coscienze (sempre che ne abbiano una magari riciclata!).
Intanto chi volete che faccia i controlli richiesti dalle nostre leggi, in questi paesi dimenticati da Dio, dove la regola principale è solo una :" lavolale 26 ole al giolno e tutto il lesto è solo “optional” ". A parte che già i controlli, anche a casa nostra se ne fanno tanti pochi e quei pochi che vengono fatti, almeno si dice, sempre su preavviso telefonico qualche giorno prima, seppur, come recita il buon Crozza: “Io non ci credo!!”
Però mi permetto di mettere un link pregando di soffermare l’attenzione del lettore su quanto predica la pubblicità in fatto di controlli, che se sono fatti ad egual misura della perfezione di come sono fatte le traduzioni, c’è da stare veramente tranquilli. E si guardi che la merce è pure sottoposta a varie certificazioni.
Ma il problema riciclo, non riguarda solo la carta. Altro osservato speciale è la plastica. Basterebbe solo possedere un elettrodomestico “bianco” ed osservare come le parti bianche in plastica, con il trascorrere del tempo mutano la loro colorazione dalla tonalità bianca originaria identica per ogni componente a gialliccia, ma in toni diversi. Immaginate il perché. E si pensi che per avere una qualità migliore paghiamo anche un costo maggiore, derivato anche dalle certificazioni, che oggi hanno tutte le produzioni.
Ma sulle certificazioni, ne parleremo la volta successiva.


Franco Giannini
Già pubblicato Sabato 24 gennaio, 2015 su SenigalliaNotizie.it

giovedì 15 gennaio 2015

Michele Droghini, alias Geos, all’Osteria del Tempo Perso di Senigallia

Quando l'arte pittorica incontra quella culinaria: ecco "Nice to meet you"

Quando due arti s’incontrano, il risultato che si ottiene assume quasi sempre un doppio spessore. O quantomeno così dovrebbe essere. E nel nostro caso, almeno a mio modesto parere, è avvenuto. L’arte pittorica di Geos (Michele Droghini) si è “sposata” con quella culinaria di Ale (Alessandro Capomagi), il proprietario, nei locali dell’Osteria del Tempo Perso. E da questa strana, laica unione, a guadagnarci, oltre ai due artisti ognuno nel suo specifico campo, credo sia stata l’intera città.
Ritengo infatti che questo nuovo modo di porgere Cultura non sia troppo invasivo rispetto ad altri eventi certamente più eclatanti e seguiti, ma non per questo, meno interessante, meno appagante, meno coinvolgente, meno emozionante. Un luogo ed una occasione in cui i cittadini si ritrovano, degustano e nel contempo discutono anche di cultura, ben miscelando i piaceri della gola con quelli del sapere.
Ad innescare questo nuovo metodo di fare Cultura riproponendosi al suo pubblico con le sue ultime opere, è di nuovo Geos, che sembra abbia compreso che il suo “atelier” non è più solo la “strada”, che non ci sono solo i muri grigi ed anonimi da rendere parlanti e vivi con le sue opere. Bensì deve guardare ad un’altra tipologia di luoghi e di materiali in cui fermare le sue impressioni, rappresentare i suoi sogni, testare le sue ricerche.
Il “ragazzo” sta, finalmente, acquisendo coscienza della sua continua maturazione artistica e non è più solo l’iniziale artista di strada. Ruolo che deve continuare a coltivare, perché non si deve mai rinnegare i propri “natali” tanto più quando sono di natura artistica. Seppure non sia un critico d’arte, credo di poter affermare che il titolo di “urban art” gli vada, oggi, un po’ stretto e che invece il nostro Michele può, anzi deve, aspirare a vestire degli abiti più a sua misura, salendo su di un gradino sempre più alto. GUARDA LA FOTO GALLERY
Opera pittorica di Michele Droghini, alias GeosE di questa sua maturazione deve essersene accorto anche il nostro Assessore alla Cultura il Prof. Stefano Schiavoni, esperto conoscitore della materia e figlio d’Arte, che già un anno fa inaugurò una mostra di Droghini nei locali della Expo-Ex (Ri-tratti di donna). Oggi, quasi a conferma della mia tesi, è ritornato ad inaugurare anche questa di mostra, e questa volta accompagnato per il taglio del nastro, anche dal Sindaco Mangialardi e dall’Assessore all’Urbanistica Simone Ceresoni, che in fatto di disegno, proprio digiuno non dovrebbe essere. Voglio sperare a convalida della mia opinione e non solo di una mia “visione”!
Anche questa volta Geos Droghini, si è ripetuto nel proporci dei ritratti, ma in questa occasione principalmente con volti di bimbi. Ma quello che più mi ha colpito è il particolare dell’espressione dei loro occhi. Ho fatto una prova ed ho scoperto che coprendo (mi si perdoni il bisticcio di parole!) il resto delle immagini e lasciando visibile solo la parte considerata lo specchio dell’anima, dalla luce che emanano le pupille, si riesce quasi ad indovinarne lo stato d’animo del personaggio raffigurato.
Due chicche, poi, i ritratti faunistici dell’oca e del maiale, posti tra quelli degli umani, in cui, anche qua gli occhi sembrano ripetere il loro verso.
Oggi lo studio si è fermato agli occhi (o almeno io credo), domani forse sarà posto sulle bocche, più in là nel tempo si soffermerà nei nasi, anche se la l’arma vincente di Michele “Geos” Droghini sono, da sempre e più ricercate, le sfumature che ti invitano quasi ad accarezzare, quella che a me vien da chiamare dipinto, ma che lui, con immenso affetto, invece, chiama la “opera”, qualunque e ovunque sia locata.

mercoledì 7 gennaio 2015

Io Vorrei.... un Presidente della Repubblica che...

... ma l'erba voglio non nasce neppure nel giardino del re, figuriamoci in quello di un "ex-re"!!

Poche sono le parole che ho messo io, il resto è solo un collage di "ruberie" tratte dal Web, da interviste di penne illustri o da frasi enunciate dallo stesso Presidente Pertini, che questo si, il mondo ci invidia!
Il perché abbia fatto tutta questa ricerca, risiede nel fatto, o almeno io credo, che noi Italiani abbiamo la memoria corta. Stiamo cercando di trovare un nuovo candidato a Presidente della Repubblica, alcuni criticano quello che sta "abdicando" (tra cui anche io!), ma i nomi che purtroppo escono fuori dal cappello a cilindro quali candidati a questo "Incarico", mi intimoriscono e neppure poco. Evidentemente le esperienze insegnano poco!

Ecco allora come vorrei il nuovo  Presidente. Ma il problema è solo dove e come trovarlo! L'impressione che provo a pelle, e qui sta la gravità della cosa, è che non fanno, i politici preposti, alcuno sforzo per cercarlo, visti i nomi dei gettonati che altro non sono che mezze cartucce della politica, rigenerate, ma sempre avanzi di Befana. Tutti Individui anziani, assai lontani dai quei 50 anni di età richiesti per ambire a detta carica. Tutti però ambiziosi del poter concludere la loro carriera politica, quale ultimo loro canto del cigno, partecipando alla Kermesse più importante, per soddisfare l'appetito del solo piacere ed orgoglio personale. Seppur diranno, l'indomani, una volta eletti, che hanno accettato per fare solo ed esclusivamente il bene del Paese. Già così potenzialmente, sarebbero dei falsi, vigliacchi e bugiardi a prescindere dall'insediamento.
Ed ecco come invece io lo vorrei!

C'è chi vola basso andando a Courmayer con un "volo di stato" e invece io lo vorrei che, come Sandro Pertini, il solo, unico, vero, irripetibile, "Presidente", ogni mattina si recasse, con l'auto di servizio, "in ufficio" al Quirinale senza quei grandi apparati di sicurezza che oggi sono considerati obbligatori da coloro che la cui coscienza perde colpi.
Vorrei che a chi lo riconoscesse e lo salutasse, soprattutto i bambini, che il "Presidente" sorridesse e contraccambiasse il saluto in modo spontaneo, come sapeva fare "Sandro". Con quella spontaneità in dotazione a chi ha il piacere di convivere tra la gente. Non certo come coloro che invece lo hanno solo programmato, come solo programmati sono i rituali di visita, dai selfie, agli inni, alle falsità oratorie contenute nei propri discorsi.
Questione di stile! Che volete, qualcuno ci nasce, qualcun altro prova a scimmiottare, ma solo scimmia resta!

Vorrei un Presidente il cui pensiero politico potesse essere efficacemente espresso come in alcune frasi tratte da una intervista a Sandro Pertini nell'agosto del 2008 concessa alla CESP:
« Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. [...] »

Vorrei un Presidente ateo, o credente, che senza alcun timore, dichiarasse la stessa motivazione per cui nel suo studio al Quirinale anche lui, aveva il Crocifisso: sostenendo infatti, anch'egli, di ammirare la figura di Gesù come uomo che ha sostenuto le sue idee a costo della morte.

Vorrei un Presidente che avesse la stessa determinazione con la quale, come descrisse a Enzo Biagi in un'altra intervista, il periodo della sua detenzione al confino, seppur amando in modo sviscerato la madre che aveva chiesto la grazia per lui al Duce :"Qui, nella mia cella, di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna".

Vorrei un Presidente per cui un Montanelli odierno potesse scrivere nuovamente la frase a suo tempo usata per definire Pertini :"Qualunque cosa dica o faccia odora di pulizia, di lealtà".

Vorrei un Presidente che un suo antagonista politico lo descrivesse come fece Malagodi (non certo socialista) con Pertini definendolo :" Un uomo politico senza macchia di equivoci e di sotterfugi".

Vorrei un Presidente che non perdesse mai la dignità, neppure nei momenti più difficili, come lo ricorda il confinato Pertini, anche quando seppur con l'abito da carcerato, riponeva ogni sera i pantaloni sotto il pagliericcio per fargli mantenere la piega in modo che l'indomani fosse sempre vestito modestamente ma in modo inappuntabile come lo era il suo carattere.

Vorrei un Presidente che anche lui confermasse quanto dichiarò ad Enzo Biagi nel corso di una delle interviste : Biagi - Le doti che più apprezza?- e Pertini :"Lealtà, onestà e coerenza" e Biagi di nuovo - E le miserie più spregevoli? - e Pertini :"La superbia, la presunzione, l'invidia" ed ancora Biagi - Che cosa vorrebbe dicessero di lei? - Pertini :"E' stato un uomo che non ha tradito mai i suoi ideali, il movimento dei lavoratori e la democrazia".

Ma solo ora, rispolverando questi aneddoti di una gloriosa, irreprensibile, esistenza, comprendo che io non vorrei l'elezione di un Presidente della Repubblica, bensì che un miracolo si potesse avverare ancora una volta.   





di Franco Giannini