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domenica 24 febbraio 2013

Matteo Fraboni: dietro la batteria c’è di più!

In concerto alla Piccola Fenice
Spentesi le luci della Piccola Fenice, torno a parlarne 

C’eravamo lasciati i primi di agosto del 2010 dopo il primo incontro-intervista in una panchina del Parco della Pace. Lui si stava arrotolando una sigaretta con la cartina, con la stessa abilità con cui usa le bacchette sugli elementi della batteria. Poi ricordo che ci eravamo sentiti quando aveva messo in cantiere il suo disco “This Is My Music!” e successivamente, quando Confindustria Giovani lo aveva scoperto e lo aveva nominato “Giovane Cavaliere del lavoro delle Marche“. Era il 15 aprile 2011. 
Al Cavalierato
 Giorni or sono ho saputo che il 12 gennaio, avrebbe finalmente suonato nella sua Senigallia, alla Piccola Fenice, in occasione della presentazione del suo primo CD e sarebbe stato un piacere rivederlo.
La Copertina del suo CD
Ci siamo dati così appuntamento e ci siamo ritrovati al mattino della vigilia dello spettacolo nella sala-bomboniera con le poltroncine in rosso della più accreditata Fenice.
- Ciao Matteo – gli faccio appena lo vedo. Lui si gira verso di me, si toglie gli occhiali e resta per un attimo disorientato.
- Va bene che son passati due anni e mi sono invecchiato ancora maggiormente, ma non mi riconosci? – Non termino la frase che mi si fa vicino e – Franco! - e mi abbraccia.
Così è iniziato il nostro secondo incontro, che ci ha tenuti vicini, per quasi tutta la giornata.
Lo incontro mentre stanno allestendo il palco su cui si esibirà. Stanno sistemando il pianoforte a coda, mentre dalla parte opposta ci sono le borse contenenti alcuni pezzi degli elementi della batteria che dovranno essere assemblati.
- Vedo che ora sei impegnato e non voglio intralciare il tuo lavoro, quindi mi siedo in un angolo, scatto qualche foto e quando hai terminato, parliamo un po’ di te! Ok!
Mi sorride ed un po’ timidamente mi fa – Se non hai fretta, sistemo allora qua e poi anche tu mi racconti un po’! -
Intanto che il piano viene posizionato e si controllano gli accordi, io, senza un preciso motivo mi ritrovo a contare il numero dei posti a sedere ed a constatare che sono 80. E subito mi chiedo se non siano pochi.
Matteo Fraboni alle prese con l'allestimento del concerto a Senigallia
Al m ontaggio della batteria
a 15 anni
Intanto, per ammazzare il tempo, così sovrappensiero mi ritrovo a scattare qualche foto: la panoramica della sala, il posizionamento del piano, Mat che dà istruzioni ed infine quando inizia a montare la sua batteria.
E da qui allora che piano piano, nel timore di disturbare comincio a muovergli qualche domanda.
“Chi ti ha aiutato Matteo a raggiungere i primi piani alti di questa carriera in due soli anni…?”
“Posso rispondere: NESSUNO!? Sicuramente l’attività musicale mi è cambiata molto dopo che ho iniziato a collaborare con tanti musicisti di livello nazionale nell’ambiente jazzistico che era quello che più mi interessava per suonare questo strumento che come vedi sto montando adesso e che è la batteria. In altri generi musicali è solo il motore d’accompagnamento, molto pesante come volumi sonori. Invece nella musica jazz il fascino di questo strumento è che dialoga, colora e improvvisa nella musica con gli altri strumenti come se fosse al pari di un pianoforte o di un fiato quale la tromba o un sax. Quindi le collaborazioni in tutta Italia sono state la chiave di volta anche dal punto di vista di presenza nel panorama italiano per avere un nome, se vogliamo, tra i giovani che si stavano facendo notare sul territorio nazionale. Nel mio primo ingaggio a Roma sostituii un batterista americano su trecento, quattrocento batteristi che potevano essere al mio posto, segno evidente che in qualcosa mi ero distinto. Poi dopo di questo io mi sono trasferito a Bologna, dove facevo il Conservatorio che ho terminato l’anno scorso e dove da allievo sono passato Professore, in quanto ho vinto ben due borse di studio. Ho collaborato con il conservatorio Martini per un progetto musicale di didattica ai ragazzi delle superiori con il mio professore di corso di Jazz Giampaolo Ascolese, un batterista romano. In seguito mi sono trasferito a Roma dove ci sono una miriade di musicisti, diversi spazi, anche se la vita è abbastanza complessa, però lì sicuramente ho avuto modo di incontrare tanti altri musicisti ampliando le mie collaborazioni e il mio bagaglio musicale. Sono tutte esperienze che ti fanno crescere per quanto riguarda l’abilità musicale, ma ti fanno crescere anche per quanto riguarda la sicurezza personale di sapere come suoni, per come sai fare tutto il resto. Roma mi ha portato anche ad avere la voglia di registrare questo disco a New York, perché io quando ho iniziato a suonare, fin da quando avevo iniziato a suonare a livello jazzistico, il mio sogno era quello di registrare un disco dove la musica era la mia, dove oltre suonare la batteria componevo anche la musica. Ed è quello che ho fatto, che ho registrato a N.Y e che presento qui questa sera. Nella musica Jazz è andata sempre di moda la ricerca del musicista sempre più bravo, spaventosamente più preparato a livello tecnico di un altro, ma a me la competizione della musica è una cosa che non mi ha mai affascinato, bensì invece mi ha attirato di più la ricerca di una identità musicale, di essere un musicista che suona con un determinato stile, che è riconoscibile sia per come suona uno strumento, ma anche e soprattutto per la sua visione musicale. Ovviamente questo è un approccio non dilettantistico né tanto meno commerciale. Comunque la musica Jazz è una musica che non è che ha accesso ad un grande pubblico, purtroppo o per fortuna, non so, come può essere vista. Con questo disco ho cercato, sto cercando e forse ci sono riuscito, a realizzare proprio questa componente qua. Ho firmato un contratto discografico con una delle etichette storiche che si chiama Via Veneto Jazz che racchiude la crema dei migliori musicisti italiani e questo l’ho fatto da solo, e da batterista con un disco che la critica internazionale ha messo il timbro di Modern Jazz.
Quindi un musicista che fa il jazzista, musica che per antonomasia prevede un’evoluzione, un arricchimento di altre musiche tradizionali, di altri posti e va avanti e non scrive come scriveva Charlie Parker, che era un innovatore degli anni ’50, ma scrive come Matteo che vive nel 2012 e quindi è immerso in una dimensione sociale, in una realtà che è diversa da quella degli anni ’50.
Ed è questo che adesso mi mette in una luce, come leader di un quintetto con una identità musicale con un proprio disegno della musica.
Questa sera al pubblico senigalliese chissà se questo modello di jazz sarà digeribile o sarà complicato, ma a me non interessa. Comunque già diversi biglietti sono stati venduti e considerando che il jazz è una musica molto raccolta ed i posti in sala non sono poi tanti, è di già di buon auspicio per la serata”.
Matteo Fraboni alla batteria ”Matteo, credo che avrai notato che il mio modo di colloquiare con te, fin dai primi tempi, non è quello di una intervista di natura tecnica, perché non ne sarei assolutamente capace e come vedi non chiedo nè nomi nè quantomeno scendo in terminologie specifiche della materia. Il mio è un interesse dell’uomo della strada, o se dovessi darmi un tono, di informarmi su notizie che potrebbero essere necessarie per costruirti una biografia su Wikipedia, perché oramai sarebbe ora. Allora tu mi hai parlato di essere andato a New York ad incidere un disco. Come se fosse la cosa più semplice di questo mondo. Ma come hai fatto, che difficoltà hai incontrato se le hai incontrate, chi ti ha finanziato… E come è nata la storia degli Awards…?”
Matteo sorridendo e prendendo un trepiede della batteria per continuare nel montaggio, mi interrompe proseguendo nel racconto e partendo dall’ultimo pezzo della mia domanda.
“No, Franco erano semplicemente dei soldi che mi ero guadagnato e che ho utilizzato per fare questo lavoro. A parte l’edizione, la pubblicazione del disco il resto ho fatto tutto io, tutto, dall’inizio alla fine, dal disegnare le pagine del sito per poi passare alla grafica, alla copertina del disco, a tutto quello che c’è scritto, l’utilizzo delle foto, a come è fatto il CD, l’ordine dei brani il perché di ogni brano che in qualche modo per me era una cosa intima dal momento che per me ogni brano era stata dono di una esperienza: che fosse stato il primo viaggio a N.Y. o l’esperienza in Africa quando sono stato per quasi due mesi piuttosto che una qualsiasi altra. Un brano ad esempio mi è venuto in mente quando in un anno ho fatto 88 mila Km con la macchina e quando passavo le ore in macchina oltre che ascoltare musica me ne canticchiavo altra che avevo in testa, perché i musicisti hanno un po’ questa tendenza, ripassarsi delle melodie, cose così, e quindi un brano è nato in questo modo. Ci sono state poi altre tendenze: un valzer molto più nostalgico che scrissi quando avevo 22 0 23 anni – ne parla come se parlasse della notte dei tempi, non tenendo conto che oggi ne ha solo 29! – che ho scelto di ritirare fuori per registrare questo disco, perché mi rappresentava, sempre per portare ad un discorso di identità musicale. E questo con il contratto discografico, la distribuzione all’estero del disco e tutto il resto, credo di aver fatto i passi giusti per iniziare a sviluppare questa dimensione qua, che per avere 29 anni credo che sia un lavoro abbastanza discreto e nel quale mi sono profondamente impegnato. Quindi mia intenzione è quella di avere la possibilità di continuare sicuramente a fare la cosa che più mi piace: fare musica ricercata e sempre con una mia impronta”.
“Vuoi, per dirla in breve, che chi ascolta la tua musica, un tuo disco, la identifichi immediatamente: questo è Matteo Fraboni,…giusto?”
“Esattamente, proprio perché sono consapevole che il linguaggio che utilizzo non è un linguaggio alla Madonna degli anni ’80, la cosa che mi interessa di più è quella lì senza per forza rifarmi ad un modello o alla tendenza del momento…”
“Si, perché le tendenze poi passano e la buona musica rimane…”
“…appunto e l’identità ugualmente. Poi dopo sono pienamente consapevole che ci saranno persone a cui può piacere ed ad altre no, questione di gusti, ma credo andare a vedere un concerto di Jazz, nelle sue multiforme, è un’esperienza per chiunque, appassionati e non.
Ahh mi chiedevi anche degli Awards. Posso dirti che mi ha informato della cosa il discografico, (in quanto avendo pubblicato un disco di un certo livello…), il resto, per arrivarci bisogna ‘fare’ il musicista, con le collaborazioni, le produzioni discografiche (CD prodotti ed editi da etichette discografiche vere…), concerti etc. … altrimenti non ha senso candidarsi. Per me, in più le gare lasciano sempre il tempo che trovano…a meno che non sei un velocista, un atleta, non un musicista! Come far fare una gara a Van Gogh e Gauguin, chi vince? Chi va più veloce con il pennello? Non credo proprio…..e comunque ancora non ho visto i risultati”.
“Comunque ritornando al disco, sei soddisfatto per come sta le vendite e per quanto ti sta portando a livello di notorietà?”
“La mia casa discografica è la migliore d’Italia. Per quanto riguarda la distribuzione del disco è stata fatta in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Giappone dal gruppo EMI (colosso dell’industria discografica mondiale), quindi per quello non ci lamentiamo, (!) per i concerti qualcosa si sta muovendo, sembra che ci sia un contatto per Sofia, per presentare il mio progetto lì e… ci diamo da fare, dall’estero mi contattano in tanti. Le vendite del disco sono ottime, aspettiamo di vedere i prossimi sviluppi dato che siamo appena partiti”.
“Questa sera, se non sbaglio, chi suona con te non sono gli stessi artisti che hanno inciso il disco a “Brooklyn”?”
“No non sono quelli Newyorkesi, sono tutti italiani, perché purtroppo qui in Italia non ci sono le condizioni economiche per promuovere le serate. Questi sono in effetti i due quintetti:
Matteo Fraboni con George Garzone 
MATTEO FRABONI QUINTET “USA” 
 George Garzone sasofono tenore
Logan Richardson sax alto
Aruan Ortiz piano/rhodes
Rashaan Carter contrabbasso
Io- drums, dirctions&compositions

negli studi di registrazione
MATTEO FRABONI QUINTET “ITA”
Massimo Morganti trombone, effects
Simone Lamaida sax alto,effects
Emilio Marinelli, piano/rhodes
Gabriele Pesaresi, contrabbasso
Io – batteria, direzione, composizione.
“Altre serate, altro lavoro, progetti …?”
“Dopo questa serata io continuerò a lavorare per la promozione sempre di questo progetto in Italia e all’estero perché suonare all’estero è una cosa che mi fa sempre molto piacere”.
Matteo Fraboni presenta il suo disco alla Piccola Fenice di Senigallia
ancora durante la serata alla Piccola Fenice
A questo punto un lungo rullare dei tamburi, un battere di piatti interrompe il suo parlare, ed appena le note svaniscono, Matteo guardando la sua batteria, ad un tratto esclama:
“Bella eh, vero, Franco?”
Io guardo prima la batteria, poi rivolgo un’occhiata alle poltroncine rosse, dove è seduta tranquillamente intenta ad osservare il suo telefonino, la sua ragazza che poco prima mi aveva presentato. Poi comprendo che l’esclamazione è rivolta alla sua batteria e visto il mio attimo di imbarazzo mi spiega:
“Io ora ho solo questa qua, ma sai questa qui è un gioiellino. Ce ne sono meno di 100 pezzi in tutto il mondo. Comperata in Arkansas pochi mesi fa ed è una delle migliori prodotte nella storia. La Gretsch è un marchio storico. E’ una batteria che fai conto che sia una Stradivari delle batterie. E’ americana, è tutta originale, non è una batteria pesante e questo oramai è diventato il mio set. Quando andavo a Roma mi è capitato spesso di portarmi solo i piatti perché sono legato come sai ad una sponsorizzazione con la ditta turca.
Questa sera sto curando tutto il progetto nei minimi dettagli, dal pianoforte, contrabbasso, tastiera elettronica, poi i due fiati in mezzo composti da un trombonista con gli effetti, perché mi piace sperimentare proporre la musica elettronica però fatta dai musicisti in acustico che mi affascina troppo, il sassofonista contralto e logicamente io alla batteria”.
Altro rullo di tamburo, la batteria è a posto, allora si porta al piano e con una scorsa veloce delle dita sulla tastiera una scala a controllare l’accordo, ma anche a chiudere questa chiacchierata.
Così facendo ci diamo però l’appuntamento per lo spettacolo serale.
Io come al solito giungo un pò prima, la sala si sta riempiendo, ma quello che noto subito si stanno aggiungendo altre sedie ed alla fine vengo a sapere che neppure quelle sono state sufficienti ed alcuni spettatori sono rimasti in piedi.
Degli 80 posti disponibili, si è arrivati alle 130 presenze circa e addirittura alcune persone sono rimaste fuori. Un vero successo se si pensa che questo tipo di musica si potrebbe osare il dire che è riservata a degli intenditori dall’orecchio sopraffino, come quello dei famosi occupanti dei “loggioni” scaligeri e del “Regio” di Parma. Anche il pubblico della Piccola Fenice è stato attento, coinvolto ed estremamente Caloroso. Ha infatti chiesto ed ottenuto il bis e tutto l’insieme dello spettacolo offerto dal quintetto è stato di altissimo livello e quindi apprezzatissimo. Quello che ha fatto oltremodo piacere è il vedere che sono stati venduti anche diversi dischi insomma un vero ‘successo’… come si suol dire.
E credo che la macchina si sia solo messa appena in moto e Matteo mi fornirà quanto prima, altre interessanti occasioni per ritornare ad informare ed aggiornare i suoi concittadini sul suo percorso che ci rende tutti orgogliosi del suo lavoro.

Franco Giannini
Gia pubblicato Venerdì 22 febbraio 2013 su Senigallia Notizie.it 
 
Questi i commenti dei lettori di Senigallia Notizie.it :

Dario Petrolati
2013-02-22 11:41:01
io Franco non ho parole per esprimere il mio stupore per l'articolo appena letto.Che tu sia bravo è ormai noto, ma la tua umiltà e capacità di cercare capire anche nei particolari sia la figura che come tutto l'attorno del mondo musicale è veramente commovente pure.Sei riuscito nell'intervista a far capire tante di quelle cose che io mi ero scordato e pure non sapevo. Sei stato bravo anche perchè il tuo spirito curioso ti ha portato oltre a quanto pensavi, tutto il mondo musicale detto nei particolari mi ha fatto capire che esiste tanto che io non so ma è parte di un mondo affascinante.Bravo Franco per quanto spieghi e sei capace di non commuoverti bensì scendere nei particolari che sono inerenti il mondo dell'artista da te fattoci conoscere. Ho visto il video che mi è servito, resto in attesa del seguito dell'avventura musicale del nostro geniale cittadino.Complimenti a te ed a Fraboni.....ciao caro , il tuo amico dario. www.dariopetrolati.it dario petrolati-
Paul Manoni
2013-02-22 14:09:44
Matteo sei un fenomeno, continua così! Un caro abbraccio
Franco Giannini
2013-02-22 15:06:53
Proprio ora apprendo tramite una nota su FB di quanto comunica Matteo Fraboni ai suoi amici: "Ciao a tutti, oggi ho il piacere di comunicarvi che un brano del mio disco, 7 on 4 (Exit Whole), è stato scelto come colonna sonora di "UNCONFORTABLE SILENCE", Short Film diretto da Gabriele Altobelli, Official Entry at the 2013 SOHO International Film Festival of New York City. ENJOY! " Uno dei pochi in Italia che vede una luce, ma intensa, in fondo al tunnel... e non è un treno che venga contro, ma un successo sempre più a portata di mano!!

venerdì 15 aprile 2011

Matteo Fraboni: giovane "cavaliere delle Marche" e relatore ai convegni

















di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it

Oltre la musica allora c'è di più… Confindustria Giovani lo ha scoperto. E Senigallia?

Nel mio piccolo, il 30 settembre 2010, lo avevo presentato come sicura stella nascente della musica Jazz. Lo avevo allora definito nel sottotitolo "Un compositore, un batterista, un artigiano del suono, un senigalliese giramondo…", evidentemente però avevo tralasciato di scrivere "uno Speedy Gonzales dell’arte musicale". Tanto successo in appena un anno, mese più, mese meno.
La "Confindustria Giovani" di Ancona lo ha selezionato, lo scorso anno, come "Giovane Cavaliere del lavoro delle Marche", ricordandosi ancora di lui, giorni fa, per invitarlo a partecipare ad un convegno, sempre indetto da detta Organizzazione, che avverrà il prossimo 15 aprile ad Ancona, dove gli è stato chiesto di narrare le sue esperienze e i risultati ottenuti in questo suo excursus artistico.

La copertina del primo disco di Matteo Fraboni: "This is my music"Si perchè, Matteo, "armato" solo della fiducia nelle sue potenzialità intellettuali, nella bontà del contenuto della sua musica "innovativa" per il suo genere, tanto da saperla proporre e far apprezzare a mostri sacri mondiali del Jazz, è andato ad incidere il suo primo disco, in qualità di compositore delle sue musiche, direttore del quintetto e batterista, in terra straniera: a New York.

E non si è neppure accontentato delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare giocando una partita "fuori casa", ma ha avuto anche l’ardita "sfacciataggine" di andare a scomodare anche i vari "big" internazionali delle varie strumentazioni, formando con gli stessi un quintetto con il quale ha poi inciso questo suo disco "This Is My Music!".

Io da perfetto profano di questa musica non mi sono azzardato a buttar giù quattro aggettivi superlativi per esaltare la qualità del suo suono: lo hanno fatto per me i critici del settore che hanno definito quest’opera, ancor prima di essere immessa sul mercato, un vero successo.

Matteo Fraboni Quintet: Logan Richardson al sax alto, Aruan Ortiz al piano e rhodes, Rashaan Carter al contrabbassoCome si sarà compreso, Matteo Fraboni, del resto, è il nuovo talento della musica Jazz, e conscio di queste sue reali capacità, cura ogni particolare con certosina precisione, oserei dire, quasi maniacale, avvalendosi sempre della collaborazione del meglio presente sul mercato.

Ed allora la scelta della casa che produrrà questo suo primo lavoro e ne curerà l’immissione sul mercato, sono le celebri Produzioni dell’Auditorium Parco della Musica di Roma; i componenti del quintetto, celebrità internazionali se non addirittura mondiali, rispondono ai nomi quali: Logan Richardson al sax alto, Aruan Ortiz al piano e rhodes, Rashaan Carter al contrabbasso, Matteo Fraboni alla batteria e per finire Mr. George Garzone al sax tenore, il più grande di tutti.

Mr. George Garzone (sax tenore) e Matteo Fraboni (batteria)Matteo ebbe la fortuna di conoscere Garzone ad Arcevia Jazz, dove George lo invitò a suonare, si complimentò con lui e gli lasciò i suoi contatti. Ed il nostro batterista compositore, non se li è dimenticati ed una volta giunto a NY non si è fatto neppure scrupolo di usarli. Garzone si è reso subito disponibile.

Evidentemente l’impressione provata ad Arcevia era rimasta stampata positivamente nella sua memoria. Ed il fatto che artisti di fama mondiale, quotati da giornali come il N.Y. Post abbiano accettato anch’essi di suonare con il nostro Matteo, la dice lunga sulle qualità del nostro concittadino.
Non più una promessa, ma autentica certezza. Artisti e musica per buongustai del Jazz.

Ora, però, è la volta di Senigallia a scoprirlo ed apprezzarlo!


www.myspace.com/matteofraboni
www.matteofraboniofficial.blogspot.com

lunedì 7 luglio 2008

ESTATE VIOLENTA, ovvero LA QUIETE DOPO LA .....




di Dario Petrolati

Un gran fragore acqua, tantissima e vento caldo, tanto da non vedere fuori. Eppure è estate le previsioni del tempo, quelle che dicono sempre il contrario del vero, avevano annunciato alte temperature e bei giorni, almeno quassù nel famoso (?) NORD-EST. Che faccio aspetto, o mi preparo lo stesso, mi metto qualcosa che non stoni, scarpe di certo, quelle portate pochissimo, senza calzini, logicamente, pantaloni di cotone chiari come la camicia larga fintamente trascurata, ma bella e comoda, ed in mano una delle giacche sahariane, tanto per precauzione. Per andare dove poi, che se non smette, ed anche dovesse cessare, per strada e lassù a Piazzola nel Parco di Villa Contarini come sarà ridotto, tra acqua per terra, sul palco e le poltroncine. Meglio telefonare, cercare il servizio organizzativo ed avere confermato o meno se il concerto si terrà lo stesso, oppure hanno deciso per altra data. Difficile trovare liberi i telefoni, nonostante la liberalizzazione, quando servono ed è urgente la chiamata, li trovi occupati o c' è la vocina registrata che ti fa sentire scemo od anche peggio, ti suggerisce di chiamare più tardi e si scusa , dato il notevole traffico di chiamate. Quando sento queste risposte registrate che provengono da chissà dove non puoi rispondere nemmeno che dall' altra parte ove hai chiamato non c' è nessuno, nemmeno un chiarimento, un saluto, tutto automatico, previsto, sono i call - center, inventati sfruttati dalla finanza internazionale che rende ricchissimi oscuri volti senza anima, senza nome, sigle lontane in paesi dai nomi difficili a rintracciare. Pare un gioco tutto siglato in un approssimativo inglese e se capisci capisci altrimenti fa lo stesso. Tu di quà loro di là e via veloce l' offerta per il nuovo contratto vantaggioso che regala ..., regala, perché tu parli, tante ore gratis ,e giù belle ragazze seminude che dicono non so cosa dicono , solo ridono e aprono la bocca che tanto è tutto gratis. Che bluff, eppure c'è il così detto garante, che dovrebbe tutelare il consumatore, ma anche se non firmi in piccolo o perchè hai capito male, la multinazionale ha sempre ragione , ed allora vedi poveri sciocchi, famiglie intere su" Mi manda Rai Tre" invocare strillare , sono sempre spettacoli poco edificanti, gente truffata che non sa come e che fare. Oh ecco finalmente, dopo un'ora di tentativi Piazzola risponde: Il concerto causa temporale è rinviato a data che comparirà domani sui quotidiani locali. Oggi, allora, tutti a prendere Il Mattino o il Gazzettino per sapere a quale data è stato fissato il concerto. La cosa mi dà prurito in quanto mi costringono a spendere un euro in più, solo per sapere il giorno fissato, chè già ho il mio quotidiano affidabile La Repubblica. Gli altri giornali locali o regionali mi danno fastidio chè oltre ad essere concepiti male sono molto pettegoli e superficiali, pieni zeppi di pubblicità per roba che non posso acquistare, per roba inutile dai colori stupidi che riempiono le scaffalature dei supermercati. Logicamente o per rabbia, aggiro l' acquisto obbligato del locale quotidiano, poichè ho in mano ogni mattina l' intero pacco dei giornali della Federazione, del Centro Studi, della Fondazione etc., prendo il Mattino che è tutto interessato sulla tempesta di ieri, con nomi di località e foto di alberi caduti, tetti scoperchiati, ed appare la foto tra l'altre di Piazzola, con un servizio-evento: Rinviato il concerto....., ed allora faccio una fotocopia del tutto e rimetto a posto il foglio che ho usato per interesse personale. Con l' euro risparmiato dall'acquisto del quotidiano ci berrò un caffè ed avrò anche il resto. Questi sono i conti che debbo fare per sentirmi anche meno sfruttato-irreggimentato-stupido. Passata la tempesta, a sprazzi violenta e che a volte interrompeva come svogliata, per poi riprendere quasi dispettosa più forte chè pareva doversi sfogare contro una ingiustizia immaginaria. Invece è la natura, tutto e solo natura, i desideri, i programmi di noi esseri viventi vengono poi, la natura deve fare il suo corso. Ma c'è sempre qualcuno poi che tira fuori il problema ecologico, il buco dell'ozono, la memoria dell'uomo corta irrispettosa. Allora quasi sereno, nella pausa, sono uscito di casa per andare a farmi 4 passi sui marciapiedi bagnati, sotto gli alberi che gocciolavano un poco, per arrivare alla pasticceria d'angolo che sa fare il caffè saporito come quello della Wiennese, quasi. In giro solo macchine veloci che schizzavano acqua da tutte le parti, strade allagate chè i tombini subito si chiudono sulle grate per le foglie cadute, la carta, il di più che seppur pagato-prodotto non serve a nulla. C' è Silvia nel giardino, ha appoggiato il monopattino al muro e mi racconta i successi di scuola, le materie preferite, mentre cerca la lumaca che prima in strada ha raccolto con le mani " per salvarla dalle macchine " e l' ha nascosta nella siepe del giardino per farla vivere. Sorride educatamente come può e sa fare una bambina serena di 11 anni, canticchia sempre e le piace suonare la chitarra. Così invece di trasferirmi a Piazzola e passivamente assistere ad un concerto ho chiacchierato, ascoltato le parole , le belle sorridenti espressioni di questa bambina che mi da del lei anche se ci conosciamo da tanto tempo. Tutto ha una misura, per Silvia chissà quanto saranno 11 anni ?, per me un lampo. Tutto qua, auguri per il tuo futuro bella bambina, ciao Silvia.