martedì 30 giugno 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 13 -






di Dario Petrolati


CIOCCOLATA A COLAZIONE - Pamela Moore

Inevitabile il confronto per gli anni in cui si svolsero i fatti, le giovani età delle autrici, il successo e la paura esistenziale, lo sfruttamento nel cinema, per le avventure apparenti slegate da ogni regola. Erano gli anni caldi facili ove essere belli era anche importante, come la forza se si era maschi. L'apparire insomma lo stupire, il facile e l'ebbrezza della vita che prometteva ubriacature di piaceri, macchine grandi e colorate senza problemi in apparenza. Il mondo in una risata ed il sesso sfrenato senza regole con piaceri immaginati. In Francia era venuta prima l'avventura di Francois Sagan della ricca borghesia con il suo Bonjour Tristesse. Non c'era più la vecchiaia la malattia lo sforzo il dubbio. Solo un futuro lungo assolato fatto di droga e vita senza rendersi conto di quanto attorno c'era. Sin da ragazzi giovanissimi si doveva provare credere di esistere in proprio sfrenatamente, mangiare ogni tempo di vita. Mentre nel mondo intero si svolgevano guerre davvero e l'Africa non finiva mai di ribaltarsi come terra di conquista per i bianchi, che senza scrupolo la consideravano ancora premio per la meglio vita a spese degli indigeni. Nell'altra parte del mondo si vedeva solo luce e chi pagava erano sempre gli altri. Francois Sagan seppur ragazza si perse con i più grandi , con le donne già navigate e sulla via del tramonto. Tribolò senza rendersi conto sino ad esprimere la voglia eterna di vivere, mal concepita tanto che spesso diceva nei giochi in terrazza: Qui giace e non sa rassegnarsi-Francoise Sagan- rideva da stupida quando credeva eterna l'avventura chiamata vita. In America una ragazza sconosciuta ai più scrisse " Cioccolata a colazione ". Si chiamava Pamela Moore era nata nel 1937 e dopo vari ripetuti tentativi nel campo della recitazione teatrale e cinematografica, era vissuta ad Holljwood, sempre andati a vuoto, si trasferi in Europa e qui dopo varie ricerche mentali, dubbi sempre e frustrazioni, si convinse d'inventare una storia di suoi coetanei e scriverne un resoconto. La storia inesistente di gioventù bruciata le procurò un enorme successo editoriale e fama di scrittrice anche se giovanissima. Parevano le vite di Francois Sagan e di Pamela Moore quasi una prova uno scherzo anche crudele del destino o di chi sa e può creare esistenze chiamate anche vita. Esperimenti crudeli e fondi sempre irrorati da bevande e droghe, fughe e ritorni a bocca aperta, sempre ridendo affondando nei sensi e nel nulla che credettero tutto invece. Francoise era abituata sorretta forse da agenti ed interessi economici che la spinsero più a lungo ad esperimentare l'avventura sino a cadere sovente e rialzarsi per produrre soldi. Pamela invece era già fragile e regalava i suoi giorni a tutti anche a coloro che la guardavano ridendo dopo l'avventura sessuale imbombita di droga e bevande misteriose. Erano gli anni dei suicidi facili, delle sfide al cielo, prove e riprove con dio in saccoccia senza sapere, conoscere, amare. La vita presa come avventura - laguna addormentata - scivolate allegre per strade sconosciute. Tutto era lecito e facile-andare e ritornare: recita senza biglietto-tutto gratis. Sola, forse accaldata, prese con rabbia una carabina e si sparò addosso. Forse le era sembrato bello ed ammirevole il gesto stesso che nel 1961 aveva compiuto Hemingway il grande uomo sempre ubriaco scrittore di fama mondiale. Pamela aveva 27 anni e il suo eroe che l'aveva preceduta avrebbe potuto esserle padre. "Cioccolata a colazione" durò varie estati e dopo le edizioni non troppo commerciali si passò alle facili traduzioni da portare in tasca che duravano pochi lettori. Il successo fece arricchire agenti e circoli editoriali, Pamela non seppe mai che poi dopo pochi anni il suo libro sarebbe diventato sempre più raro sino a scomparire dal mercato. Forse l'estremo gesto disperato la farà ricordare tra gli autori minori di una epoca in cui è anche facile morire. Ho letto quel libro e sempre ho pensato alla sorte matrigna dell'autrice, a Francois Sagan, a Jean Seberg. Tre donne legate nella fine drammatica, sfinite, inseguite dalla voglia di non saper vivere. Jean Seberg seppure solo attrice di cinema, ora giace dimenticata nel cimitero degli artisti a Parigi , non troppo lontano dalla tomba di Maupassant. Nessuno volle riconoscerla quando trovarono il suo nudo giovane corpo dentro un taxi parigino. E sempre le tre donne mi fanno pensare-pensare alla vita che non hanno avuto - alla violenza -all'inganno perenne sempre pronto per chiunque. Cioccolata a colazione-ma non solo.

giovedì 25 giugno 2009

SENIGALLIA E LA BETTINO PADOVANO RICORDANO....



di Franco Giannini

Non ci è riuscita la pioggia, non ci è riuscita neppure la concomitanza di questo Ensemble Musicale con un altro evento importante per la città che si teneva ad un centinaio di metri, non ci è riuscito neppure il solito "campanilismo" italiano, a far si che il pubblico non fosse così numeroso come invece è stato. Ad onor del vero l'unico "neo" iniziale si è avuto con un problema acustico derivante, più dall'acustica in per se stessa dell'auditorium, dall'imperfetto funzionamento dei microfoni. Gli interventi di tutti coloro che hanno introdotto e commentato i brani ed alla fine hanno presentato gli interpreti, sono risultati quasi incomprensibili. Ma voglio ben sottolineare, non certo per loro incapacità comunicativa. Sono riuscito a comprendere solo tre parole, forse perchè pronunciate con più enfasi e con un tono di voce più alta, dall' Assessore ai Servizi Sociali Volpini che, ricordando la figura di Maria Nilde Cerri, così la descriveva "...preparata, colta, disponibile...". Mi hanno colpito queste parole, perché è così che anche io la ricordo...come del resto mi è rimasta indelebile quella foto mentale che ho di Lei quando nel giorno di Natale, con tutti i suoi fratelli, e di conseguenza con tutti gli altri Ospiti, era solita pranzare alla Casa Protetta nella Sala da Pranzo comune, in quel tavolo a destra entrando...
La serata era iniziata con la presentazione dell'evento musicale da parte della Presidente della Casa Protetta Francesca Paci che anche lei, la ricordava, però attraverso dei passi di un libro.
Ma, come del resto rammentava l'invito, ricordando Nilde si riaccordavano gli strumenti e si passava all'ascolto di buona musica. Si iniziava allora con un sestetto, non proprio giovanissimo rispetto l'età media dei componenti che avrebbero poi fatto seguito, di Fisarmoniche che sulle note di "Strangers in the night", spezzavano il così detto ghiaccio iniziale, in una sala dove per la verità il calore si faceva sentire... non certo inteso come temperatura. Ma si sa, poi, che quando entrano sulla scena i "piccolini", si piazzano sulle arpe ed intonano una dolcissima musica che rievoca le cineserie del Sol Levante, il pubblico di già caldo, tende a sciogliersi completamente. I lampi delle fotocamere allora si sprecano, qualche parente tra il pubblico, estrae il fazzoletto...e si soffia il naso per disinvoltura, ma si capisce che si trattiene dal dire con orgoglio "...quella a destra è mia...". Non si smette di battere le mani per la prestazione delle arpe, che si deve proseguire per l'entrata di tutta l'orchestra. Un'orchestra, ed ecco l'accenno al campanilismo di poc'anzi, formata da musicisti della Bettino Padovano di Senigallia, dalla Scuola Musicale Civica A. Vivaldi di Misano Adriatico e dell'Istituto Musicale G.B. Pergolesi di Ancona. Giovani musicisti che si sono preparati, visitandosi e provando, vicendevolmente nelle loro rispettive scuole, con l'unico intento di fare e di far fare ai loro insegnanti, una splendida figura. Cosa in cui sono riusciti perfettamente. Impeccabili nella divisa rappresentata da una semplicissima maglietta bianca, simbolo di candore, pulizia, espresso in questo caso oltre che per l'età anche per la tipologia musicale dei brani scelti, che per gli strumenti adottati (flauti, violini, arpe...), spiccava il rosso-nero dei leggii su cui stavano gli spartiti, quasi inosservati, perché la loro attenzione era tutta rivolta al direttore o alla direttrice dell'esecuzione. Sette i brani suonati, tutti gradevoli e ben accetti ad un pubblico entusiasta e partecipante. Tantissimi gli applausi sia per i giovani esecutori, sia per i loro maestri. Alla fine la loro presentazione, uno per uno, con la concessione e l'orgoglio, ancora per loro è possibile, della confessione dell'età: il più anziano Andrea 17 anni, il più giovane Fabrizio 4 anni, gli altri tutti tra i 5/12 anni. Per tutti il modesto dono di una rosa, unitamente al dono invisibile di un ricordo del tutto personale, per un evento, che essendo per molti il primo, resterà, almeno lo si spera, ma ne sono quasi certo, indelebile nei loro cuori. Concludeva la serata un generoso buffet, offerto dalla scuola Bettino Padovano e servito dal personale della Casa Protetta, in questo caso nelle vesti di volontarie, con l'intento di raccogliere fondi a favore dell'Associazione AUSER, sempre più che disponibile nel volontariato a favore degli Anziani e Non.

domenica 21 giugno 2009

SIAMO TUTTI PINOCCHI E MIOPI




di Franco Giannini

E' di circa un anno fa, l'incontro salottistico della FAO a Roma, dove, a detta di tutti gli intervenuti sia che fossero dei paesi "evoluti" che di quelli "ritenuti sommersi", c'era stato un nulla di fatto. Le parole ufficiali, avevano sancito, che soldi non ce ne erano e che ci si sarebbe dovuti rincontrare per risolvere questo difficile, annoso, angoscioso ( strano che l'unica cosa che si trova in questi incontri, sono gli innumerevoli, falsi quanto spudorati aggettivi) non rinviabile problema. Ecco, che pochi giorni or sono, dopo poco più o poco meno di 350 giorni dal fallimento di quell'incontro, si leva il monito del Santo Padre, che dal Vaticano, "striglia" i potenti della terra, mai impotenti come in questo caso, a gettare un occhio ai diseredati di questo mondo, e grida anche Lui il Suo "Basta con la Fame!!". Quasi all'unisono, la FAO sciorina lì un po' di dati tramite il suo direttore Jacques Diouf, dal 1 Gennaio 1994 alla direzione della FAO: superato il miliardo di persone che soffrono la fame (1miliardo e 20milioni), non c'è più solo fame tra i paesi sottosviluppati, ma è una malattia che sta dilagando anche su quelli che continuiamo a volersi ritenere sviluppati. Ancora sono solo (si fa per dire) un 15/20 milioni gli individui, in questi paesi evoluti, gli affamati. L'incremento di questi nuovi "diseredati di lusso" delle patrie del benessere, nel 2008, hanno avuto un incremento del 15%. L'incremento del numero di affamati invece in tutto il mondo, sempre nel 2008 è stato invece del 11%. E qui gli economisti e gli statistici si deliziano a fare tabelle di dati già passati e quelli di previsioni, che però a coloro che muoiono di fame possono fregare sempre di meno. Il dato più concreto, sta in quel comunicato di un anno fa, in cui ci si dava appuntamento per un nuovo incontro, per decidere, poi, che cosa non si sà. Ma staremo a vedere. Però nessuno ha riportato o quantomeno il dato, se è stato calcolato, non è stato eccessivamente pubblicizzato, di quante morti per fame sia colpevole questo lasso di 365 giorni circa, che i nostri "impotenti" hanno impiegato per riflettere sul che cosa "non fare". Si il non fare, perché alla fine è questo il loro pensiero primario. Infatti queste sono le parole che il Direttore della FAO pronunciava il 17 Ottobre del 2008, a Roma, in occasione della conferenza "World Food Security: the Challenges of Climate Change and Bioenergy”...."Voglio riaffermare con forza – ha dichiarato il Direttore Generale- che abbiamo i mezzi e le conoscenze per sradicare la situazione di fame cronica in cui versano 923 milioni di persone. Sappiamo anche cosa è necessario fare per raddoppiare la produzione alimentare mondiale e riuscire a nutrire una popolazione che si prevede raggiungerà i 9 miliardi di persone nel 2050”..... “Quello che occorre (…) è la volontà politica e il mantenimento degli impegni finanziari presi, per riuscire a fare gli investimenti necessari a promuovere lo sviluppo sostenibile del settore agricolo nei paesi più poveri ”. Come dire allora che trattasi di semplice "negligenza", una semplice mancanza di volontà, dettata dall'abbondanza di egoismo, falsità, menefreghismo. Impegni presi da vari governi per un importo di 22 miliardi di $ nel 2008, ma che sono stati onorati effettivamente per solo un 10%. Solamente il Giappone ha onorato gli impegni presi, per per il 2009 ha infatti versato 78,4 milioni di $ nelle casse della FAO. Anche il presidente di un altro dei tanti enti associazioni, commissioni, istituti, fondi, agenzie che vorticano intorno all'ONU, con apparentamenti vari, un certo Matthew Wyatt del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo -IFAD- sostiene, senza ombra di alcun dubbio, che "...il modo migliore è investire nei piccoli agricoltori. Anche i paesi poveri hanno bisogno di stimoli economici che si concentrino su di essi". C'è, però, sempre il da chiedersi come si intende attuare detto programma, che già i paesi poveri attuano e che non incide, visti i metodi e gli strumenti che essi usano, solo per dare vita a quella che gli economisti chiamano "agricoltura di sopravvivenza". I metodi sono arcaici come arcaici sono gli strumenti che vengono usati. Intanto il nostro Marchionne dice che i suoi trattori non si vendono perché non c'è richiesta. Allora perché non svuotare i magazzini, qui, nel terzo mondo prendendo a pagamento le loro ricchezze del sottosuolo, non però con fini di speculazione come fin ad oggi fatto, ma come merce di scambio, ai reali e giusti prezzi di mercato, salvaguardando quell'impatto ambientale di cui tutti fin ad oggi se ne sono stra fregati. Lo so, fare questo non è impossibile, ma è fantapolitica economica perché manca la volontà di farlo. Meglio parlare, far vedere che ci si da da fare, organizzare incontri conviviali e salottieri tenendo ben ancorati i fondi schiena a quelle poltrone. Ecco allora che già è stato inserito in agenda, per novembre, sempre a Roma, un nuovo incontro il Word Food Summit, patrocinato sempre dalla FAO e che radunerà, guarda caso, i capi di Stato di tutto il mondo. Il programma verterà sul tema "Affrontare il problema Fame alla Radice". Patetici, falsi e neppure Furbi ! Io, invece, da uomo della strada mi chiedo a che cosa serva ma soprattutto quanto venga a costare, un'organizzazione con 1600 funzionari, 2000 impiegati, un "castello" di stanze a Roma, un partorire continuo di meeting. Mi chiedo ancora se sia giusto che un Direttore in auge dal 1 gennaio del 1994 e i cui risultati non è che si siano visti più di tanto, non sia più giusto, oramai, che dopo 15 anni ritornasse al suo paese e lasciasse il posto a qualcun altro con la speranza che realizzi qualche cosa di più di quello da lui fin qui ottenuto. C'è invece una continua speculazione sulla fame stessa, con le quotazioni del grano dimezzate ma con i costi della pasta e del pane in aumento. E questo sia nei paesi ricchi che in quelli "sfigati", proprio a dire che tutto il mondo è un paese e che è ora che si aprano gli occhi e ci si renda conto che non è pensabile proseguire una lotta tra poveri, ma consociare tutte le nostre forze, contro quei pochi "coloro" che in virtù dei loro sporchi ed immensi interessi, promettono ma non mantengono. Promettono e non mantengono accecati da un' ingordigia che non permette loro di vedere le immense masse di affamati che prima o poi invaderanno gli stati più opulenti come immense orde di cavallette, annientando anche i lori interessi. Quindi ciechi , ingordi e stupidi, se solo pensassero che ancora il bancomat post mortem di cui dotare la loro bara non è stato ancora inventato, per cui di conseguenza, saranno costretti a lasciare quanto sono riusciti ad accaparrarsi nel corso di questa vita terrena.

sabato 20 giugno 2009

UN ALTRO COMPLOTTO...PRIMA DEI G8...


Leggo sul blog di MISS KAPPA e pubblico, come da richiesta finale, la lettera inviata al Quirinale.
Se c'è qualcuno interessato oltre alle elezioni anche ai veri problemi reali del paese, può ulteriormente fotocopiare e spedire alla sede ed al numero segnato sotto la lettera. (FG)




Sabato 20 Giugno 2009


Al Gentilissimo Giorgio Napolitano Presidente della RepubblicaAlla Segreteria Generale del Capo dello Stato - (rif.Dott. Marra e Dott. Ruffo).


Gentilissimo Presidente,
stiamo, in questi momenti drammatici, istituendo coordinamenti di cittadini e Sindaci che chiedano a lei un incontro ufficiale per istituire un reale tavolo Istituzionale da insediare al Quirinale e da lei guidato, che porterà a buon fine la ricostruzione in ogni minimo dettaglio soprattutto in merito al capitolo trasparenza investimenti e gare d'appalto.Si intravedono cordate di ditte nordiste che con finte gare d'appalto vengono già inserite nel decreto stesso in discussione in queste ore. Presidente le chiediamo di non firmare il Decreto, di non permettere che attraverso il bavaglio del Parlamento come ormai prassi antidemocratica di questo Governo, si giunga al ricatto verso le popolazioni, basando il decreto sul principio anticostituzionale e di palese violazione del Titolo Quinto della Costituzione. Le chiediamo inoltre di permettere l'apertura di un fascicolo penale e civile per accertare le responsabilità del Governo in merito ai mancati controlli sismici dell'area come erano stati richiesti da Ingegneri dell'Enea in data 12/02/09 (lettere originali pubblicate su La Repubblica in Aprile 2009), attraverso documenti ufficiali inoltrati al Ministro Matteoli.L'accavallarsi di strane anomalie e forti incompetenze da un punto di vista tecnico e scientifico nella protezione civile ormai carrozzone di corruttele dei partiti, ne ha fatto di Bertolaso un capo carismatico indiscusso ed ecco le conseguenze reali di una reale strage di Stato preannunciata anche dalle foto del satellite del CNR scattate sempre tra Dicembre e Febbraio 2009 dove si notava la faglia già in fase di scorrimento la profonda frattura constesso epicentro dove poi si è verificata la catastrofe. Chiediamo giustizia soprattutto perché qualcuno aveva da anni pensato di sciogliere la Commissione Grandi Rischi e in Italia come mi ha precisato il Prof.G.Evangelista di Pisa, membro ed esperto licenziato probabilmente da quella Commissione affinché divenisse nel tempo appannaggio e strapotere esclusivo della finta protezione Civile carrozzone di corruttele e strane assunzioni clientelari (da tempo).Attendiamo celeri riscontri e risposte da lei come sempre all'altezza del ruolo di Rango Istituzionale che ricopre con dignità e nel rispetto delle regole sancite dalla Costituzione. Con stima, la ringraziamo per l'attenzione rivoltaci ieri nel contattarci personalmente e direttamente attraverso la sua Segreteria Generale.

Coordinamento nazionale " Aiutiamo L'Abruzzo" Rocco Carlomagno - progetto solidarietà Basilicata aiuta L' Abruzzo cell.348/5312034
-Manuela Tanturri -Stefania Pace cell 3200245059- Romina e tantissimi studenti , donne e uomini delle istituzioni locali dell'Abruzzo.

Aggiungete il vostro nome stampate e inviate un fax al Quirinale al numero 0646993041

Il Quirinale ci ha contattato ieri pomeriggio chiedendo di fare un fax con i contenuti

Fate girare. Più siamo e più forza abbiamo

mercoledì 17 giugno 2009

QUANDO LE PAROLE NON BASTANO
















di Franco Giannini

Commentare le vignette è come compiere un sacrilegio. Esse o si commentano da sole o evidentemente restano solo come dei semplici disegni, belli o brutti a secondo del nostro gusto di semplici lettori. L'impatto della grafica è una cosa, il graffiare della "satira" è ben altro. Ho rubato questi primi tre lavori da un nuovo blog grafico che sta nascendo e che presento in anteprima. Il nike-name è GIAVA, il cognome mi è famigliare: Valerio Giannini. Il link (il blog è ancora in rodaggio) http://ilvignettista.blogspot.com/ . Disponibile a collaborare anche con altri blogger.... (e-mail giava47@gmail.com )

lunedì 15 giugno 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 12 -

di Dario Petrolati

Peccato ma la natura non guarda in faccia e in tasca. Mi riferisco alla perdita per l'Italia dabbene, quella che ha capito quanto valesse e significasse Susanna Agnelli in toto, senza troppi distinguo. Senza tanti preamboli o storie di sorta mi accorsi di quanto valesse Suni intorno agli anni 60, allora reggeva l'Argentario e le battaglie a favore dell'ambiente erano sempre dure vincenti motivate da eleganti e colti valori. Era impegnata socialmente su molti fronti ed il suo sorriso a bocca chiusa non nascondeva misteri e pur essendo stata mamma di mezza dozzina d'infanti le restava addosso sempre quell'aria aristocratica che sin da bambina la governante inglese le aveva impresso:” mai dimenticare di essere una Agnelli “. Era cresciuta allevata durante il ventennio e di cognomi potenti usurpanti l'Italia abbondava purtroppo. Ma l'educazione di Miss.Parker la vinse sia sulla dittatura fascista che sulla cafoneria dei Savoia e Suni crebbe e capì sin da bambina come bisognava stare al mondo. C'erano posti che si potevano frequentare e in parole sconvenienti la Signora Agnelli non cadde e sempre eretta come fosse un milite aveva giurato dignità da lasciare poi ai successori del suo casato ed a coloro che la scelsero anche come ministro della Repubblica con la Presidenza del colto Spadolini. Rischiò la vita scegliendo la parte onesta del Paese e sino all'otto settembre si comportò da coraggioso difensore della Patria. Ebbe sempre un debole, mai confessato apertamente, per il fratello Gianni al quale l'accomunava una certa somiglianza fisica ed a lui fu vicina nei tristi momenti per la lotta di liberazione. Di cultura repubblicana-storica-mazziniana, Suni era quasi una provocazione in Piemonte, quando i Savoia vendettero il Paese alla dittatura nazi-fascista. Ebbe paura senza strillare e portò sempre a termine le sue battaglie fatte di sani e puliti ideali. Questo libro “ Vestivamo alla marinara”, edito da Mondadori nel gennaio del 1975, altro non è che il diario silenzioso di una Signora nata in una ricchissima famiglia che da contro altare avrebbe potuto avere solo la Monarchia sabauda. Suni non subì mai il confronto, visse la sua esistenza sempre con discrezione e i suoi amministrati dell'Argentario ascoltavano sempre i suggerimenti della loro prima cittadina. Sfogliando queste pagine faccio il conto degli anni che sono passati - acquistai il libro a Verona appena stampato ed il prezzo imposto ammontava a lire 3.000 -. Una stupenda copertina - capanni bianchi ed azzurri - in una solitaria spiaggia - altro non è che una " marina di Carrà " protegge ancora quanto descritto - contato da Susanna Agnelli durante i suoi anni di esposizione civile-politica e quelli della sua origine. Un diario discreto educato di una Signora che ha portato anche onore al Paese che poco l'ha ricorda ora - è bastata una caduta in casa - una frattura non più guarita e Suni in silenzio è andata come un comune piccolo borghese verso la fine. Le sue ceneri - espresse il desiderio ultimo e civile - sono state sparse a Porto Venere, o all'Argentario ?, questo ora mi sfugge. Debbo riprendere e sfogliare ripassare con silenzio questo libro molto educato che non posso scordare anche per la semplicità espressa nello scrivere. Grazie Susanna Agnelli.

venerdì 12 giugno 2009

GIOVANNI UN SENIGAGLIESE SENZA UN "PAPI"



di Franco Giannini

...Ma quando si dice il caso...!!
Ieri (11 Giugno) ero anche io in notevole anticipo sull'orario di un appuntamento e non sapendo come colmare questo vuoto temporaneo, mi è venuto a mente che avrei potuto partecipare ad una festa di compleanno in cui ero stato invitato . Il festeggiato non era però né una velina, né tanto meno un minorenne. I regali portati in dono non erano di valore come può esserlo un braccialetto di fattura, ma erano sicuramente più utili a chi ne beneficiava. La mamma ed il babbo, non erano e non potevano del resto essere presenti, per ragioni evidenti dei dati anagrafici, che darò in seguito. Ma c'era anche in questa festa di compleanno, se solo qualcuno lo avesse voluto e cercato, tanto personale di "camera", "sala" e "cucina", a cui stringere la mano e con cui farsi fotografare. Si farsi fotografare perché non mancavano neppure le macchine fotografiche ed i flash dei telefonini. Arrivo a dire che non mancava neppure l'orchestra con il cantante. Oh !! di certo non era il celebre (?) Apicella, ma un altrettanto, solo più umile, duo di recente costituzione: la "Francy & Renzo Band" . Si festeggiava alla Casa Protetta di Senigallia, già ex IRAB, il 70° compleanno di Giovanni. I giornalisti veri, a libro paga di papi, avrebbero, a questo punto, scritto: "...che chiameremo Vittorio , per motivi di privacy...". Qui invece non sono dovuto ricorrere a questo mascheramento, perché non c'era assolutamente bisogno, non c'era infatti nulla di cui vergognarsi. Questa che vi racconto, quindi, è una storia vera di cui voglio fare dono. Una storia, questa di Giovanni, strappalacrime, che mi ha raccontato con estrema dignità e con una punta di orgoglio per essere riuscito, in questa sua vita tormentata, a colmare un vuoto che lo ha sempre tormentato. Figlio di Mazzolani Vittorio e Gasparetti Wanda, Giovanni Gasparetti, classe 1939 e più esattamente l' 8 Giugno (il compleanno è stato festeggiato l'11 per motivi di carattere logistico) viene alla luce, prematuro, all' Ospedale di Senigallia. La mamma, forse spaventata da questa nascita prematura che riteneva avesse potuto intaccare la salute del neonato, dopo appena 7 giorni lo abbandona. L'abbandono dà subito atto alle procedure legali per l' affidamento del nascituro al brefotrofio con il cognome della madre. E qui Giovanni rimane fino al febbraio del 1947, quando decidono di trasferirlo, quasi che fosse un pacco postale, in un brefotrofio della Capitale. Il soggiorno romano non è più duraturo di quello senigagliese, ed infatti nel 1952, dopo 5 anni di permanenza, l'organizzazione istituzionale del tempo (rimasta disorganizzata anche ai giorni nostri) decide di riportare "il pacco" a Senigallia. A questo punto una mente normale, supportata da sentimenti caritatevoli, visti i gestori di questi istuti, avrebbe dovuto ritenere consono fermarlo nella sua città natale. Ed invece no. Dopo neppure 6 mesi, il 28 Gennaio del '53 gli assegnano un'altra destinazione: questa volta è un istituto della CARITAS del piccolo Cotolengo di Modena. Qui come si può ben immaginare c'era di tutto....fortunatamente, si fa per dire, riesce a guadagnarsi "un posto lavorativo" all'interno dell'istituto...non retribuito, ma che gli permetteva piacevolmente per lui, almeno di rendersi utile, dote questa che poi le è rimasta e che ancor oggi usa per soddisfare le richieste degli "Ospiti" dell'attuale Casa di Riposo e di tutto lo staff del personale. Ma anche questa permanenza era destinata ad un altro trasferimento. Ed infatti nel '73 faceva rientro a Senigallia, quale ospite definitivo dell'allora IRAB. Nel periodo modenese, gli avevano proposto di prendere il cognome paterno, ma lui, o per un innato senso d'orgoglio o perché non sufficientemente istruito sui meriti di detto passaggio, rifiutava (rinunciando, definitivamente senza saperlo a quel titolo nobiliare paterno di Barone, anche se decaduto, che gli sarebbe spettato di diritto, come ne aveva beneficiato il fratello Vittorio) preferendo mantenere quello della mamma. Una volta a Senigallia, il richiamo del sangue, gli faceva sentire la necessità di incontrare e conoscere questa madre che lo aveva abbandonato, la necessità di costruire il percorso a ritroso di quella che chiamavano vita, la necessità di conoscere anche quel fratello più giovane di lui di un anno. Attraverso indagini svolte nel comune di Senigallia e in quello di Modena, riusciva finalmente a rintracciare, grazie al suo impegno e forza di volontà, e conoscere questa mamma, con la quale, pur continuando a vivere in quella che ormai era divenuta la sua definitiva Casa-Famiglia, ha intessuto ottimi rapporti filiali, fino al giorno del suo decesso. La stessa cosa è avvenuta nei riguardi del fratello che invece aveva beneficiato del cognome paterno ed era riuscito a costruirsi un percorso lavorativo, a lui invece sempre negato, quale infermiere all’ Ospedale cittadino. Giovanni, questo piccolo grande uomo, dalla camminata fatta di tanti brevissimi e veloci passi, quasi un susseguirsi di scatti procuratigli come da una molla interna, un connubio di riservatezza, cortesia, educazione, disponibilità, non è un ospite “chiuso”, ma lo si può incontrare con facilità in giro per Senigallia. Una volta era un “cliente “ del bar Memè, poi del bar dell’AVIS entrambi poi chiusi per cessata attività, ed allora ha spostato il suo luogo di ritrovo nella pizzeria Mancinelli e al bar Italia. Sempre ordinato nel vestire ed amico di tutti. Lo ricordavo simpaticamente, quando un paio di anni fa, o forse anche più, in una fredda giornata febbraiola di carnevale, mascherato da “Zorro” seguiva i carri allegorici, festoso e lieto di poter partecipare in maniera fattiva. Ieri pomeriggio. ho sostituito questa immagine, con quella più attuale di un Giovanni altrettanto festoso, a capotavola (vedi Foto), in giardino, circondato dai suoi “angeli bianchi” e da tutti gli “Ospiti della Casa” che gli facevano festa: in quella Casa che dal ’73 è oramai ospitata tutta la sua numerosa "famiglia" non di sangue, ma sicuramente di affetti.. Sul tavolo, oltre ai segni del rinfresco, pasticcini e bevande, pacchi e pacchetti dono: una borsa in pelle nera, un pigiama, una camicia, un profumo, una copertina della Domenica del Corriere montata su vetro e datata 11-17 giugno 1939 ed altro ancora. Lui, impeccabile quanto emozionato, non riusciva a contenere l’entusiasmo. Ogni tanto si alzava, impacciato da quelle sue mani che non sapeva dove e come mettere: allora una volta le posizionava sulle tasche dei pantaloni, ora dietro la schiena, imbarazzato dai tanti complimenti, dagli abbracci e baci che riceveva dalle OSS, dal personale ausiliario, dalle volontarie, dai famigliari degli “Ospiti” della Casa. Non potevano mancare per fargli gli auguri il Vice Presidente della Casa, affiancato dal Segretario. Immancabile la leader delle volontarie,.. DJ,... ballerina,... animatrice di tutti gli eventi della Casa, quella che è da tutti conosciuta più semplicemente come la Giorgia. Ed allora, che dire di Francesca, che malgrado un piccolo e fastidioso malanno, è intervenuta ugualmente, come già detto, passando dal solito abituale servizio di sala a quello di cantante ? Sovrintendeva, con l’occhio di un’istitutrice tedesca, finché il tutto filasse via “liscio” la responsabile della Casa: Maria Grazia. Per un pomeriggio, Emanuela, la fisioterapista, abbandonati i pantaloni e maglietta bianchi della divisa di lavoro, aveva indossati quelli più femminili ed idonei per presenziare, quale famigliare acquisita di Giovanni. Si perché è così che lui la considera. “E’ la più buona con me” anche se subito quasi pentito, timoroso di aver mancato di rispetto alle non nominate, aggiungeva :”…ma anche tutte le altre mi vogliono bene…” . A questo punto, sadicamente, ho abusato della sua ingenuità e disponibilità e gli ho buttato li altre domande per farlo sbilanciare : “…e la più bella, chi è ?” La risposta immediata è stata :” Serena…è la più giovane”, ed ancora “…e la più simpatica ? risposta:“….ma la Marisa…sempre così allegra!!”. " ed ancora :"...e quella che canta meglio ?", sorride bonariamente “…manco a dirlo…, ma è la Francesca…senti come canta “Mamma”…!!”. Effettivamente, girandomi di fianco, Sante, un Ospite della Casa, si stava asciugando le lacrime per la commozione che questo motivo le aveva trasmesso. Zelinda, un’altra delle Ospiti, vicino alla postazione musicale, sorreggendosi alle maniglie della sua carrozzina, in piedi, si lasciava andare ad un piacevole dondolio a tempo di musica, che sicuramente le rammentava i tempi giovanili dei balli domenicali. Non so il “papi” che cosa possa aver ricavato dalla famosa festa di compleanno, però sicuramente so quello che io ci ho guadagnato: una lezione non da poco fatta di umiltà, serenità, dignità, come oggi è difficile poter assistere. Sarebbe stata, invece, un toccasana, per queste attuali generazioni, perennemente insoddisfatte e per questo sempre stressate.

lunedì 8 giugno 2009

FIGURE DI PERSONE... NON DI CERTO VIP - 7 -



di Dario Petrolati


ANNA MAZZA - la suorina laica-

Solo la seconda o terza volta che la incontrai o meglio venne, mi accorsi anche perchè lo sottolineò con grazia indimenticabile, che Anna era una suora. Stava laureandosi qui al Maldura in lettere e filosofia. Indossava sempre uno spezzato grigio-azzurro e portava calze chiare come tutte le ragazze della sua età. Non era estate e manco inverno una stagione ancora indecisa ed allora sempre libera di pensiero Anna appariva sorridente e carina come tutte le ragazze della sua stagione. Aveva un accento particolare un verso nel parlare che le donava attenzione e fascino colto come se davanti avessi a che fare con un personaggio della Magna Grecia portato ai giorni nostri quasi una Irene Papas in una delle sue indimenticabili rappresentazioni teatrali. A rate ogni volta mi raccontava dell terra di origine il suo paese-città : Pizzo Calabro, della famiglia alto borghese eppoi cadeva seria Anna quando il discorso scivolava su sua madre. Ogni volta che ci si incontrava anche per strada e lei sempre in bici gialla con la targhetta di cartone mi raccontava piena di sorrisi ed abbracci anche davanti la Basilica del Carmine, poggiava la bici al muro e sorridente mi parlava del suo Camus - Sartre. Per sfida forse aveva quasi finita la tesi per gli esami e il raffronto tra i due filosofi francesi -l'esistenzialismo-. Anna portava anche se aveva un piccolissimo crocifisso in legno che appena si notava tra il bavero aperto della camicetta bianca e leggera. Due leggerissime lenti da lettura quasi senza montatura ed i capelli alla maschietta mori che le donavano leggerezza birichina. Ogni volta dopo la chiacchierata seria e sorridente saliva in bici e poi girandosi col braccio sinistro mi salutava con un ciao ciao dirigendosi verso le cucine-mense popolari per aiutare Suor Lia che da sempre guida i volontari che danno da mangiare ai poveri . Erano una volta adibite per gli extracomunitari eppoi la povertà che non guarda in faccia alcuno costrinse anche tanti padovani a correre da Suor Lia , fare la lunga fila , occupando un lungo tratto di Via Tommaseo quasi davanti la Stazione. Nel silenzio senza tanto chiedere anonimamente arriva di tutto da Suor Lia, mangiare e vestire, è una istituzione talmente necessaria ormai che D'Alema allora presidente del Consiglio, fece la sua prima tappa scortato dalle macchine di Stato, quelle azzurre per capirci, proprio da Suor Lia. Fu per la sua campagna elettorale un colpo furbo , fece rumore e stupì tanto. A me, per inciso, che già sapevo D'Alema in tante cose e seppure votassi da quella parte, la cosa il gesto m' infastidì, provai ancora più distacco verso l'uomo politico di sinistra più bravo ma sentivo per averlo visto in altri frangenti un certo senso di timore, freddezza-calcolatore anche nei sentimenti più profondi. Ad Anna quel giorno non chiesi nulla. Anna parlava sempre con paura come se fosse in un antro di Sibilla della depressione femminile e in particolare della madre laggiù nella sua terra. Mi diceva sempre che ogni traguardo di vita raggiunto ogni decisione ogni conquista le era costata una settimana di rancore da parte della madre. Si chiudeva muta a piangere, diceva Anna, nella sua camera e inchiavata la porta non parlava con alcuno specie con lei. Parti da Pizzo e arrivata a Padova prosegui negli studi sempre ottenendo il massimo dei voti. Oltre il lavoro presso Suor Lia aveva come recapito una delle Case dei vari ordini monacali qui sotto i portici di Via beato Pellegrino, una stanzetta dentro quei palazzi lucidi, Anna teneva i suoi libri ed i pensieri. Quando si laureò venne ad abbracciarmi all'aria aperta proprio davanti la Wiennese. Era una ragazza splendida con l'aria di maestrina laica che sempre dava consigli su tutto dalle letture alle civiltà sepolte. Prima di partire per Parigi ella mi sconsigliò ripetutamente col dito e disse più volte: "...no Dario , Parigi no ,... è cupa" . Ricordo l'espressione ed il sorriso preoccupato quando ripeteva Parigi cupa.
Io feci di testa mia ormai avevo deciso. Quando tornai nulla mi chiese e si riprese a frequentarci come prima senza mai nominare nè la Francia e, men che meno Parigi che sembrava le facesse paura. Un giorno per strada le chiesi quale dei due preferiva tra Camus e Satre ed ella mi diede una risposta distruttiva come se avesse dentro un presagio qualcosa di nascosto che non osava dirmi. Anna quando vedeva le "sorelle tutte più anziane", in fin dei conti aveva solo 32 anni , per il fatto di non avere ancora preso i voti, diventava seria e distaccata. Mi spiegò più volte che era una suorina laica ma tra noi si parlava di tutto e di tutti. La sua apparente allegria tutte quelle effusioni dettero fastidio all'Ordine tanto che un giorno fu trasferita in Toscana a reggere un collegio di bambini. Per Padova, le sue " sorelle", Anna era troppo rivoluzionaria, era sempre in movimento, tra preghiere, studi e lavoro e scombussolava il loro perenne silenzio anche per strada. Mi salutò senza dir nulla, senza piangere apertamente, anzi finse di ridere e quando arrivò alla nuova sede mi scrisse ch'era felice. Ora mi scrive mi racconta , mi parla delle sue giornate, dei bambini, dei traguardi. Per le ferie di agosto è andata giù dai suoi in Calabria. Ha fatto i bagni al mare e si è rasserenata. Sempre mi chiede di dare acqua ai fiori bianchi che non le diedi quando partì, che quando passo accanto al Cupolone, così Anna chiama la Basilica del Carmine guardo e penso a lei. In cambio ogni mattina dice una preghiera per me: le mie mi disse valgono il doppio. E' venuta una sera di settembre a trovarmi sempre di corsa sempre uguale. Parlava veloce e bello come sempre ci siamo abbracciati come amici-fratelli, tremanti. Ho osservato a lungo il suoi vestiti qualche segno senza far domande indiscrete: Anna è ancora Suorina laica, non ha preso i voti. Quando ci scriviamo io mi permetto, mi raccomando chè sempre temo diventi suora completa, chè ancora Anna si vede e si sente ragazza.

giovedì 4 giugno 2009

LETTERA APERTA - ASSE L'AQUILA / ROMA

Del cavalier, l'arme, gli amori, io non canto... Leggo e pubblico quasi di contrabbando una missiva a Lui indirizzata da una pulzella maggiorenne, che in attesa di partire, con altri suoi concittadini, per una crociera rigenerante, da tempo promessa, a bordo di una suggestiva caravella, a Lui rivolge un pubblico invito. Chissà se accetterà ? (F.G.)
Dal blog di Miss Kappa
copio ed incollo:
Egregio Cavalier Berlusconi, sono una terremotata, Aquilana dalla nascita. Vivo da due mesi la condizione di sfollata, senza la prospettiva immediata di una casa e di un lavoro. Purtroppo non sono nella possibilità di organizzare una gran festa. Vivo in un container di 10 mq, acquistato a mie spese, per scongiurare la triste realtà delle tendopoli, provata nei primi giorni dal sisma, e per eludere anche quella dell'alloggio sulla costa, che mi avrebbe portata lontana dall'unica cosa che mi resta: la mia terra. So che Lei passa spesso dalle mie parti e tutti noi Aquilani gliene siamo grati. So che tornerà, in vista del G8. Spero che voglia continuare a farlo anche dopo, ad elezioni e riflettori spenti sui potenti. Mi piacerebbe, se riuscisse a trovare del tempo libero, invitarLa ad una festa che vorrei organizzare espressamente per Lei. Dispongo di un grande spazio all'aperto, per altro bellissimo, circondato dalle nostre splendide montagne. Troverebbe tanti terremotati come me, persone piene di aspettative e di domande. Troverebbe anche nonni e nonne, zii, cugini, nipoti, e cuochi, camerieri, operai, artigiani,disoccupati. Si potrebbe festeggiare. Si potrebbero fare tante foto.Lei, con la sua verve, sono certa riuscirebbe a sollevare il nostro morale. E forse a darci qualche speranza, rispondendo alle nostre domande. Domande semplici, di persone che soffrono. E che hanno paura per il loro futuro. Domande che chiedono risposte altrettanto semplici: questo è quello che posso darvi, questo è quello che mi aspetto da voi.Son certa che nessuno potrebbe strumentalizzare la Sua graditissima presenza. Chi La invita è una donna più che matura e Le garantisco che nessuna delle nostre ragazze ha ambizioni di diventar velina o personaggio politico. Ogni malinteso sarebbe scongiurato all'origine e sia la sinistra che la stampa, italiana e straniera, non potrebbero che elogiare un atto tanto generoso.La Sua immagine personale, qualora servisse, ne uscirebbe ancor più rafforzata.Venga Presidente a saggiare i nostri umori reali, troverà anche qualche comunista come me, ma non mangiamo più bambini. Soprattutto ora, terremotati, vorremmo solo delle risposte concrete ed un piano reale di ricostruzione delle nostre vite e delle nostre case e della nostra identità, al quale contribuire con tutto l'impegno personale. Venga a prendere i suoi impegni con noi,gente comune, come noi prenderemo i nostri con Lei. Sarebbe un regalone per tutti noi, e di piccante ci sarebbe solo il nostro peperoncino, sulla salsa per gli spaghetti.
Buttato giù da Anna alle ore 09,11 di Giovedì 4 Giugno 2009

CINA - 20 ANNI GETTATI

di Franco Giannini

20 anni sono passati da quel 4 giugno. Mi ricordo perfettamente quel giovane in camicia bianca che osò sfidare i carri armati cinesi, con in mano, a mo di arma, un micidiale sacchetto di plastica, sulla piazza vuota di Tienanmen. Pensavo che quel carro non si fermasse ed invece i cingoli si arrestarono ad un metro dal petto del giovane studente. Si pensava che quel gesto fosse la chiave di volta di un periodo da dimenticare. Invece la "svolta" non c'è stata. Continuano le repressioni. Continuano a fregarsene delle contestazioni occidentali pro-Tibet, di cui tutti ci siamo dimenticati. Oggi due sono le bandiere esposte e scolorite...quella arcobaleno della Pace e quella del Tibet. Continuano ad usare la pena di morte come primo deterrente per la sicurezza del paese e contro la corruzione che anche là non si fanno mancare. Continuano a sbarcarci merce contraffatte e pericolose perché insicure e nocive, che noi occidentali, solo in parte, riusciamo a fermare, incapaci di usare, per motivi economici, quella stessa vigliacca determinazione che invece adoperiamo per "controllare" il flusso dei barconi degli emigranti. Quasi, anzi senza quasi, che la legge economica prevalga su quella umanitaria. Continuano incessantemente e con un lento stillicidio di emigrazione clandestina, la conquista dei mercati occidentali, schiavizzando i loro stessi individui, utilizzando la loro mafia gialla, molto più pericolosa che la nostra, per il controllo di traffici commerciali quasi mai rientranti nei canoni della legalità. Continuano ad acquistare, snobbando quelli che sono i normali prezzi di mercato, con denaro anonimo, senza provenienza, abitazioni, stabilimenti, quando non industrie automobilistiche come avvenuto in USA. 20 anni sono trascorsi da quel giorno, tante chiacchiere si sono spese in quel lasso di tempo che le Olimpiadi si sono rubate, facendoci credere che con esse i popoli occidentali e non, avrebbero avuto una rivincita su questi comportamenti incivili, anti commerciali, inumani. Ci siamo genuflessi, prostrati, ci siamo sentiti superiori a certi atteggiamenti, perché tutte le genti ne avrebbero avuto beneficio. Invece, siamo rimasti succubi, timorosi, di questa pericolosa "peste"che non è certo quella suina, bensì quella della "febbre gialla". Quel capitalismo che sparla ogni giorno del comunismo, in occidente, ogni minuto secondo, in oriente, è disponibile a cambiare casacca e vendere ideali figli patria e bandiere, per un contratto commerciale che gli procuri guadagni. Se siano lordi poi non interessa. Però domani, qua da noi, sai quanti discorsi carichi di retoriche falsità verranno sciorinati ben sapendo che resteranno solo parole al vento, perché i cinesi non le ascolteranno mai, in quanto ancora una volta, la censura è già scattata. Noi occidentali su questo, si sa, siamo i migliori. Un' unica speranza ci resta: le dittature, qualunque esse siano, la storia insegna, prima o poi, sono destinate a cadere...e con loro, in maniera impietosa, anche i dittatori.