mercoledì 5 agosto 2009

C’ERA UNA VOLTA LO SPORT



di Franco Giannini

Ho ancora impressa quell’immagine stampata in prima pagina di una pupilla fissa che mi guarda, e l’altro occhio, chiuso invece, con lo squarcio sopra l’arcata sopraciliare sinistra, procuratogli da quella molla impazzita che gli aveva infranto la protezione del casco. Sfiga ha voluto che lo colpisse proprio nella parte più vulnerabile del casco, la visiera. Mi rivedo allora, gli attimi di tensione, la telecamera che latita su altre immagini, il telecronista che temporeggia, un’ambulanza si avvicina alla monoposto rossa infilata sotto una coltre di copertoni messi lì per attutire i colpi e poi l’elicottero che porterà Felipe Massa verso l’ospedale più attrezzato. Sembrava si trattasse di cosa serissima, ma fortunatamente tutto nel giro di una settimana, si è risolto positivamente. Già dimesso e ritornato in Brasile per la convalescenza. Le corse automobilistiche, hanno, malgrado tutti gli accorgimenti possibili, un grado di pericolosità superiore a tanti altri sport e quindi non c’è da meravigliarsi che questi fatti possano accadere. Quindi non è dell’incidente che voglio parlare, ma dei comportamenti di quanti vivono in quel mondo che di sportivo ha oramai ben poco. Non si era placata ancora l’emozione di quanti avevano assistito al dramma di questo ragazzo, prossimo papà tra pochi giorni, non si conoscevano ancora quali danni fisici aveva subito, che già i “condor” dell’industria, sempre affamati di successi e con questi, di utili, si gettavano fisicamente sull’ospedale ungherese, per i gesti e le interviste di retorica, e mentalmente alla soluzione ottimale per tamponare il guaio che con tutto ciò si era venuto a creare. Lo spettacolo in questi casi non si può fermare, non c’è alcuna retorica del clown che piange sotto la sua maschera sorridente, si passa sopra il rispetto di quelle forme cavalleresche basilari dello sport di una volta, c’e da salvaguardare il business, ed ecco che allora prevale l’interesse su quello che sono i valori umani. Non si sapeva ancora se il cervello di un giovane fosse rimasto leso, se le funzioni del suo occhio fossero ancora integre, che già si pensava alla sua sostituzione in pista. La Ferrari ha degli impegni da rispettare, economici ben s’intende, perché quelli del fattore umano sembrano svaniti nel nulla, pur se le sue catene di montaggio scorrano tra aiuole di fiori, perché ci si tiene che i suoi operai lavorino nel massimo del confort, o per lo meno devono così apparire per una facciata di perfetta funzionalità. Oggi, in questo mondo, sostenuto dai pilastri di cristallo, cementati con l’egoismo, ormai nulla fa specie, anche queste mancanze di bon ton (eufemismo), ma quello che fa più inorridire, che la scelta del sostituto non sia caduta su di un giovane che ha accettato sospinto da quel famoso pensiero “che il treno passa una sola volta”. No, la scelta è caduta, su un pluricampione mondiale di F1, ultramilionario, non più giovanissimo, che dopo 48 ore posava il fondo schiena su una monoposto e sulla pista del Mugello, inanellava giri su giri, ansioso di poter riprendere da dove si era fermato un anno fa. Il primo pensiero sceso dalla vettura era :”… Dopo qualche giro sono stato in grado di girare su tempi costanti e sono felice della prestazione che ho realizzato. Ora dobbiamo vedere come reagiranno il mio corpo e i miei muscoli nei prossimi giorni". Già, tutto ha reagito bene, forse l’unica parte che ha ceduto è stato il suo interphon interno, che non gli ha affatto comunicato del perché e del per come si trovava lì in quel momento. Il suo procuratore ha subito tenuto a precisare che non lo fa per soldi, perché è già sotto contratto con la Ferrari come consulente. Allora per soldi no, per un fattore umano neppure, tutt’altro, voglia di riscatto neppure (non aveva nulla da dimostrare) c’è da chiedersi allora il perché? Per dimostrare al mondo che ancora vale ? Insomma esibizionismo…allora mi viene da pensare che fino ad oggi la Ferrari non abbia avuto al muretto un consulente ma uno che “gufava” contro…e se così fosse, io quando lo vedo comincio intanto a farmi scivolare le mani in tasca. Ma anche la Ferrari non è da meglio, perché vedendo questo nuovo acquisto, considerando gli insuccessi fin qui ottenuti nel primo periodo dell’anno, comincio a pensare che forse si attendeva proprio un fortuito evento (anche se non di questa gravità) che gli permettesse di ritornare a quel “vecchio” anche nel settore tecnico, magari affiancando a Schumi quel Baldisserri che nel suo piccolo, gli fece vincere diversi titoli (se non vado errato 5), quale suo ingegnere di pista. Non si può che augurare buon proseguo di stagione alla Ferrari, al suo ex-pensionato di lusso (che non lo fa per soldi, ma sembra da quel che si legge percepirà un milione di dollari), ma in principal modo al suo piccolo eroe brasiliano, convalescente ma sempre vestito, come da contratto (?) di rosso con le toppe degli sponsor in primo piano, che dovrà quanto prima rivedere e rimuovere i vecchi significati delle parole “amicizia” e “riconoscenza” in Italia.

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