lunedì 5 novembre 2018

Piove,... Governo voglio sperare da...

... ladro a furbo, meglio ancora se intelligente... mahhh...!!!


Vi ricordate i famosi “Nevoni” contrassegnati dall'anno in cui sono avvenuti? Ebbene io rammento come immediatamente (o quasi) i Sindaci organizzavano squadre di spalatori per pulire le strade dal ghiaccio.
Ricordate il crollo della diga del Vajont, in cui immediatamente scattavano i soccorsi basati oltre che sui soliti VF (osannati ogni qualvolta al bisogno e dimenticati il giorno a seguire per non rispolverare il problema economico!) sulle truppe di Alpini locate nelle caserme confinanti quel territorio.
Devo ricordare il Polesine o l'alluvione di Firenze per far presente come fossero intervenute le forze armate sia nel numero che velocemente, perché allora dislocate dentro le caserme in modo più fitto di quello attuale nel lungo stivale ?
Bene, anzi male, visto i morti ed i danni di quest'ultima settimana ed ancora le ferite non rimarginate dei vari terremoti. Ecco che allora mi augurerei che questo GOVERNO si facesse furbo ed approfittasse di questa catastrofica sfiga, in un evento economicamente fortunato per far ripartire l'economia con nuovi posti di lavoro.
Immediatamente, i sindaci delle località colpite dovrebbero quindi, richiamare tutti i disoccupati e dare loro opportunità di lavoro: dallo spalare il fango, togliere i detriti, a lavori più qualificati a seconda delle loro specifiche mansioni come il sopralluogo e la possibile abitabilità o meno (per ingegneri e geometri) delle case accidentate.
Stilare una lista di ditte (immediatamente e possibilmente non grosse escludendo drasticamente i Sub-appalti) per i lavori a breve e medio termine (e per medio intendo sei mesi al massimo!). Contributi attraverso buoni di acquisto alle famiglie per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici, nelle ditte con cui lo Stato abbia stipulato accordi con prezzi vantaggiosi sia per l'acquirente che per chi acquista (Ditte straniere escluse se queste non operano in Italia). Per gli interventi come il MOSE, iniziato nel 2003 e che ancora non è terminato e che si pensa non risolverà nulla, stendiamo un velo pietoso e i credenti preghino sperando in miracoli. Seppur sembra che anche il Padre Eterno si sia stancato di intervenire.
Sparare milioni, facendoli passare attraverso Regioni, province e comuni, significa che o questi non arriveranno mai e si perderanno negli innumerevoli meandri della politica amministrativa... o se nella migliore delle ipotesi dovessero arrivare, gli attuali neonati, saranno, nel frattempo, diventati maggiorenni.
Io lo voglio sperare, ma credo che invece, ancora per l'ennesima volta, si tornerà a parlare, parlare, parlare ancora di prevenzione come della scoperta dell'acqua calda e magari, nel mentre se ne parla, si torni a rituffarsi nell'acqua bollente, seppur timorosi di quella fredda.
E si, perché l'Italia, il famoso Bel Paese, altro non è che una nazione in cui la cosa che sappiamo realmente fare con indiscussa velocità è la sostituzione delle terminologie. Dopo il “geniale” Petaloso, ecco che la Treccani conia lo “stupendo” termine di Tottilatria.
Ecco che allora, i poveri intellettuali politici messi lì a salvaguardia delle strade (ed anche male in arnese viste le buche incolmabili) e non solo, hanno sostituito via via al termine “Intense precipitazioni” quello più allarmistico di “Bomba d'acqua”, allo “straripamento” di un corso d'acqua, quello più esotico e meno conosciuto da molti di “Esondazione”. La frana è divenuta smottamento, inondazione è diventata allagamento, le raffiche violente di vento sono cambiate in trombe d'aria o marine se queste si spostano sulla costa o sul mare, la valanga può prendere l nome di slavina, il terremoto di sismicità, ma alla fin fine se non è zuppa è pan bagnato. Per chi vi è coinvolto fisicamente è e resterà sempre una tragedia, mentre per coloro che lo sono, ma in maniera amministrativa, il cambiamento del termine è opportuno in quanto potrebbe fungere da “parafulmine” in merito alle loro responsabilità.
Poi oggi tutto è diventato “Eccezionale”, “Inaspettato”, “Improvviso”, ed effettivamente non è che non lo sia, ma il piangersi addosso sempre mentre si piglia la pillola del giorno dopo, lascia schifati e con l'amaro in bocca.
I comunicati stampa che dovrebbero avere lo scopo di salvaguardare le popolazioni dai cambiamenti meteorologici previsti 24 ore prima e classificati con un colore che va dal giallo al rosso suonano spesso come l'urlo di “al lupo al lupo”, perché poi l'evento non si verifica, o se si verificasse l'avviso è “rosso”, l'alternativa sarebbe (per chi crede) pregare raccomandando l'anima a Dio o sperando che i meteorologi, per l'ennesima volta, si sbaglino ancora.






di Franco Giannini

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