mercoledì 15 luglio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 14 -




di Dario Petrolati
IL LIBRO : IL GRANDE GATSBY
di Francis Scott Fitzgerald

Questo romanzo è considerato da scrittori e critici anglofoni come il migliore prodotto nel campo della narrativa americana. Anche da James e Dreiser - questo ultimo considerato l'inventore della narrativa americana col suo capolavoro " Un posto al sole" od anche "Una tragedia americana" un doppio titolo per raccontare il grigio della provincia del nuovo mondo. Personalmente forse influenzato dai bei volti di Redford o Alan Ladd, sempre col braccialetto d'oro al polso sinistro, subisco complice, l'epoca, i gesti ed il camminare anche, sempre elegante e profumato. Il romanzo altro non è che l'autobiografia dello stesso autore: storia tragica, prigioniera di alcool, droghe, bellissime facili donne, folli come la sua Zelda. Senza ostacoli i giorni, sempre bramosia di tutto, senza capire cosa. Tutto il racconto è in caduta insistente, forte, peccaminosa. Partenze ed arrivi senza traguardi. L'accaduto viene raccontato dal co-protagonista Nik, che altro non è che la coscienza inebetita dello splendido Gatsby. Sempre c'è pausa, attesa, guardando il nulla sotto accecata luce. Sempre si parla e solo parole non fatti o cose. L'essere-apparire, con la ricchezza sfacciata di dubbie origini, fumare lunghe sigarette sottili, ubriacarsi con miste bevande sui bordi di piscine ove si nuota e fa il bagno anche vestiti e con cappelli di panama indosso, scambi di coppie senza forse accorgersi oppure complici guide veloci di fuoriserie, vestiti senza tasche, tanto chi paga mai si sa o dice. Belli, tutti bellissimi, sempre giovani con odore del sole brillante e ridere senza problemi esistenziali, anche incapaci da risolvere semmai. Tutto è proibito, tutto si fa. Si spara un colpo secco, si muore come per finta e solo d'estate, mai la vecchiaia appare, c'è la bella gioventù e la morte forse esiste scomparendo, anche se violenta. Esagerato, affascinante, col cervello usurato da droghe profumate, inimmaginabili coiti, chè importante è vedere toccare il biondo, il bello. Il resto manco si immagina come servitù nascosta in ombra, con la morte addosso incollata sulla schiena. Dopo la logica vendetta per cui muore assassinato, Gatsby, al suo funerale, pare solo un ubriacone antico venuto di lontano che piano commenta: "eppure c'era sempre tanta gente prima". Nik alter ego di Gatsby si lascia andare sul prato vuoto e pensa, almeno sembra. La vita, l' esistenza, la consumata morte, tutto si conclude come in un eterno addio dubbioso e senza convinzione. L'assoluzione, la ricerca, il sapere cosa non si sa, forse la morte quando essa giunge, mai ci si incontra. Mai la stessa strada, lo stesso momento, vita e morte hanno sempre diversi percorsi, quei-questi pensieri forse aveva Nik, era la stagione del proibizionismo che durò finchè durò, quando tutto cessò allora si tornò a casa dove non si sa. Dopo più in là nel tempo arriverà la guerra, quella che non si vede ma si presagisce e nel mondo moriranno tutti. Quando l'America si sveglia, morde. E' questo il Grande Gatsby, morale senza perchè, che pare anche una grande fuga da una realtà, solo forse immaginata, seppur sofferta.

4 commenti:

enrico dignani ha detto...

DOTTRINA POLITICA E SOCIALE DEL FASCISMO :
(paragrafo 6)

6. Dopo il socialismo, il fascismo batte in breccia tutto il complesso delle ideologie democratiche e le respinge, sia nelle loro premesse teoriche, sia nelle loro applicazioni o strumentazioni pratiche. Il fascismo nega che il numero, per il semplice fatto di essere numero, possa dirigere le società umane; nega che questo numero possa governare attraverso una consultazione periodica; afferma la disuguaglianza irrimediabile e feconda e benefica degli uomini che non si possono livellare attraverso un fatto meccanico ed estrinseco com'è il suffragio universale. Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. Questo spiega perché il fascismo, pur avendo prima del 1922 - per ragioni di contingenza - assunto un atteggiamento di tendenzialità repubblicana, vi rinunciò prima della marcia su Roma, convinto che la questione delle forme politiche di uno Stato non è, oggi, preminente e che studiando nel campionario delle monarchie passate e presenti, delle repubbliche passate e presenti, risulta che monarchia e repubblica non sono da giudicare sotto la specie dell'eternità, ma rappresentano forme nelle quali si estrinseca l'evoluzione politica, la storia, la tradizione, la psicologia di un determinato paese. Ora il fascismo supera l'antitesi monarchia-repubblica sulla quale si attardò il democraticismo, caricando la prima di tutte le insufficienze, e apologizzando l'ultima come regime di perfezione. Ora s’è visto che ci sono repubbliche intimamente reazionarie o assolutistiche, e monarchie che accolgono le più ardite esperienze politiche e sociali.

Anonimo ha detto...

il commento di cui sopra era destinato al post sotto di questo ho fatto un pasticcio ... ciao Dario ti immagino abbronzato e con in mano la vaschetta del gelato al limone.

www.dariopetrolati.it ha detto...

CARO ENRICO,
MI PIACEREBBE VEDERTI
PASSARE UNA SERATA CON TE
MI MANCHI E COME ANCHE ALTRI
NA TU ERI UN PARTICOLARE SENSITIVO
I PRIMI DI SETTEMBRE VERRO' E TI FARò SAPERE
PER ORA NIENTE SOLE PER ME
SONO SEMPRE AL BUIO A CERCARE COSA NON SO
TI PENSO CON TANTO AFFETTO
dario.

www.dariopetrolati.it ha detto...

Copertine così belle solo sulle pagine centrali-culturali-di la Repubblica-
Ancora una volta Franco hai fatto centro.
Sei un artista.
dario.