giovedì 30 luglio 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - 15 -




di Dario Petrolati










Questo romanzo scritto nel 1953 è dotato di un fascino che solo quel periodo letterario ebbe che va dall' epoca del "proibizionismo" sino a quasi poco prima la guerra di Corea

Il personaggio reggente è naturalmente Philip Marlowe portato poi sullo schermo da vari grandi di Hollywood nei periodi del bianco e nero eppoi del colorato.

L'oggeto intrigante sempre in ogni dove è una pistola
ovunque abbonda anche se non appare whiscky per tutti chè l'astemia è parola inesistente
ricchezza sfrenata e donne fascinose sempre colorate
in questo triste racconto addirittura tre sono i colori dei capelli delle svanite-perfide-protagoniste :rosso nero biondo platino

Fra tanto inebriante vivere apparente l'ispettore Marlowe viene assunto per scoprire il colpevole di un intrigato assassinio commesso in alta borghesia ove la droga e le bevande sono il vincolo necessario per la giornata da sopportare

e sembra facile trovare il colpevole all'esperto rotto ad ogni avventura poliziotto privato se non subentrassero fatti e misfatti che solo il troppo denaro e la inesistente voglia di vivere ciascuno a modo suo con corruzione e sesso non tentassero deviare ogni indagine iniziata

Il vecchio colonnello ricco da sfondare anche senza guerra incarica Marlowe di scoprire portare la verità e la giustizia alla luce del sole
non sopporta la morte misteriosa della bella bugiarda maga e fata di una delle tre donne imperiture

chiuso nel suo squallido studio con la bolletta del telefono sospesa l'ispettore pensa almeno pare quando la porta a vetri si apre ed una volta la polizia corrotta l'altra un vecchio randagio supposto amico insomma è un gioco all'imbroglio contro il povero onesto Marlowe

da indagatore subisce botte in testa e finisce per essere sospettato oltre che complice anche magari il colpevole che avrebbe dovuto incatenare

regna pesante un atmosfera fatta di giochi a scacchi ove l'autore pare e forse è vero cerchi distrarsi per non pensare alla realtà di vita vera

Il titolo triste languido dal sapore di sangue ed amoroso pare pezzo di verso tronco
vero che "il lungo addio" potrebbe essere estrapolato da un fatto di amore finito senza conoscere la ragione

Si sente come se dietro ad un supposto bianco telone di schermo stesse sempre per cambiare scena ed arrivare la morte da una pistola scarica mentre la droga e l'alcool sono il rifugio perenne nei momenti di sconforto sia dell'ispettore che dell'autore del racconto lungo

pare vendetta mitologica sempre attesa il rifugio nell'alcool quando non si riesce a stare in piedi mentalmente
anche se il proibizionismo è apparentemente cessato la debolezza mista a paura generica regna sovrana solo per giustificare e distruggere anche e magari solo l'apparente

dopo avventure statiche sparizioni logiche pare alla fine quasi Marlowe trionfare e riscuotere la parcella dovuta
ed invece c'è ancora uno scatto improvviso un ribaltamento di personaggi persone chè il povero sempre in canna ispettore si accorge di essere stato solo turlupinato serviva uno qualsiasi per capro espiatorio e la forza del danaro aveva puntato su lui

Chandler Marlowe si accorge dell'inganno cosa significa il sogno la parola amico e forse affoga per non pensare credendo risolvere ogni riflessione nella bottiglia sua amica riflettendo su versi che ruotano attorno alla solitudine el'aggettivo "lungo" gli percuote dentro come significasse la fine di tutto quasi che il nulla fosse sempre esistito

la parola addio risuona triste e presaga anche sulla sorte che attende l'autore del romanzo e più volte la ripete come poi farà per rafforzare anche " addio mia amata"

addio vuol dire solitudine tristezza
e dopo l'addio arriva solo la fine

Credo personalmente che l'epoca e la cultura degli anni venti sino ai fatti di Corea abbiano lasciato le più sensibili anime sia nel campo letterario che dell'arte in genere un segno indifferente come ferita irreparabile

Difficile separare " Belli e Dannati" dal loro autore impossibile e crudele definire romanziere Raymond Chandler-

uomini che sentirono senza aiuto alcuno furono disperatamente soli e la cultura innata il loro esprimersi somiglia a versi di certe tragedie elisabettiane anche se in costumi differenti

resta "il lungo addio" testimonianza valida con troppi perchè e l'autore sente come poeta l'indifferenza della vita

Ho trovato tragico e sempre affascinante questo racconto lungo in uno alla esistenza dell'autore.

1 commento:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Scrivere perchè
leggere per chi
pare quasi un gioco facile e forse sciocco
eppure attraverso le righe
i pensieri più o menso espressi a volte si riesce capire
chè piuttosto l'ascoltare rende di certo passivi

La radio per esempio sollecita visioni rende elastico il nervo logico
La tv. per quanto concepita con buona tecnica dà sempre passività

Anche girando la schiena si ha l'illusione di non essere soli che ci sia qualcuno a farci compagnia

Arbasino ricorre allora alla casalinga di Voghera
Io basta che mi metta in punta di piedi sul marciapiedi e sbirci dentro la finestra di tante voci vedo solo una persona che magari si muove fisicamente

Ma il pensiero ormai in quiete ha
chi agisce decide per lei

Così nei libri come nei volti della gente si trova sempre qualcosa che pareva non esistere
inventato.
La solitudine si vince anche leggendo
piuttosto che in farmacia un libro in tasca è compagno

Sempre oltre lo spazio sente e provoca.
dario.