domenica 28 marzo 2010

GLI OSPITI DELLA CASA PROTETTA......


Capitolo 3° I CANTASTORIE

ANGELA: I Cantastorie si mettevano nella piazza e cantavano i fatti. Quando ero piccola zia mi dava quattro soldi per comprare il maritozzo e iop ci compravo le storie.
NELLA: Una volta usava ascoltare le storie. Tu ascoltavi perchè la musica non c'era, passavano con l'organetto e tu davi un soldo.
ANGELA: La storia te la compravi.
UMBERTO: Loro ce ne avevano tante così.
ANGELA: Loro si mettevano....sai dove è il forno di Mancinelli? Proprio lì davanti, nella piazza.
DINA: A Senigallia li ho visti anch' io li da Mancinelli.
UMBERTO: Se uno voleva stare lì ad ascoltare stava quanto voleva. Ad Ancona si buttavano anche soldi dalla finestra, i centesimi.
NELLA: Si, si, è vero!
UMBERTO: C'avevano l'orghanetto, che è come la fisarmonica ma più piccoletto, più ristretto.
ANGELA: I cantastorie ci venivano al sabato, al giovedì, perchè c'era il mercato, e anche alla domenica.
ORNELLA: Una volta, quando ero una fiola, quando succedeva calcò lo dicevano i cantastorie. Io me ne ricordo un pezz' de una:

"Il quindici d'agosto sul far della mattina
usciva Matteotti dalla sua palazzina
gli scellerati erano tre
l'han' ammazzato senza il pèrchè

ANGELA: Io mi ricordo una storiella cantata da un cantastorie sulla piazza di Senigallia, quella tra la piazza della stoffa e la piazza della verdura, di fronte a Mancinelli.

"Gina Forni gentil pastorella
Che l'amore faceva con Tito
Lei sperava che presto marito
Suo ne fosse gentiler così.
"Senti oh Gina io non posso sposarti"
Lei si dò con gran pena a cucire
Una monnica volle apparire
Una vesta infatti si fa.
La domenica appena sull'alba
Lei da suora si veste e va via
Chi la vede non sa chi ella sia
E in chiesa si va.
Già gli sposi son nell'altare
Mentre il prete li unisce e gli dice
"Questa coppia sia sempre felice
e dividerli nessuno potrà"
Escon fuori di chiesa gli sposi
A braccetto tranquilli e contenti
Ad un tratto esce fuori
Una bella e gentil monachella
impegnando (impugnando) una rivoltella
All'amante lei dice così:
"Non per te questa festa di gioia,
ma sarà solo festa di sangue,
tu non pensi a chi soffre e chi langue
trascinata dal tuo disonor."
Mentre Gina fugge lontana
La sposina si getta su Tito
E piangendo abbraccia il marito
Che tradita quel dì la lasciò.
Gina corre e va a casa
Si rispoglia la veste poisticcia
Di vestirsi di nuovo si spiccia
e di corsa in caserma lei va.
Ripresenta si triste e tremante:
"Ho ammazzato il mio amante
che tradita un dì mi lasciò
Quanto prima dovrò partorire
Questo figlio sarà del peccato
Per un tenero amore ho sbagliato
Ora date giustizia di me".
Nella cella la Gina che piange,
lei si pentì di averlo ammazzato,
Giorno e notte in preghiera lei sta.
Non più bianco il vestito da sposa,
ora porta la bionda Maria,
come pazzaella va per la via,
piange e implora il suo Tito così".

....continua...

2 commenti:

leonardo ha detto...

assolutamente straordinario il contributo di queste persone. bravo Franco

tontonlino ha detto...

Ringrazio il blog per avermi fatto trovare questa canzone che mi cantava tempo fa mia madre e di cui ricordavo soltanto l'inizio. Mi permetto di segnalare alcuni versi mancanti, dopo il quarto, infatti, bisognerebbe inserire i seguenti:
"Lusingata da dolci parole
al suo Tito dava l'onore
finché a un tratto
una bella mattina
Tito le dice: "più non batte per te questo cuore
Trova pure un altro amatore
Ché altra donna io devo sposar"
Gina dice "Se tu mi lasci così in abbandono
Lo vedrai te la faccio pagar"