mercoledì 13 luglio 2016

Lo Sport di oggi è quel cocktail agitato nell' enorme shaker...


... dove però viene a mancare l' aroma dell' ingrediente principale, che una volta De Coubertin consigliava. 

Sarà che il tempo passa, sarà che certi ricordi, certi interessi, senza conoscerne il motivo ti assalgono e ti riprendono così, all'improvviso, sarà che con l'età si diventa un po' dei "ruminanti", per qualcuno classificati come dei rompiballe, mentre per altri (forse i più falsi) dei filosofi e grandi osservatori, il fatto è che mi sono trovato a seguire tre avvenimenti sportivi, come da tempo non facevo più. (prima parte : il Calcio).
E più esattamente, la concomitanza dei campionati europei di calcio, del Tour de France e dei Campionati Europei di quella che è considerata la Regina degli Sport : l' Atletica Leggera. 
Le mie riminiscenze sportive da convinto "broccolo" di atleta praticante, nascono nei lontani anni di fine '50 (credo 56/57) da prima come mancato canottiere e con il successivo e definitivo sbarco, dopo neppure un anno, nel sodalizio della storica società anconetana della SEF Stamura, nel settore appunto, dell'Atletica Leggera. Più esattamente nei lanci. Settore dove sono cresciuto, sia di peso corporeo, che di statura, di età, rispettando coscienziosamente di lasciare invariato invece il mio livello di risultati, sempre alquanto scadente, malgrado l'impegno. Ero infatti, diciamo un "atleta" che aveva abbracciato con passione il detto Decoubertiano dell' "essenziale partecipare". Però devo dire che il vivere in quell'ambiente mi fa dire anche oggi, dopo il trascorso di una vita, che quelli sono stati anni (fino al '68) che ricordo sempre con grande piacere e con un pizzico di rimpianto... valli a riprendere, infatti!
Dicevo che quindi mi sono rispaparazzato in poltrona come nel 1960, anno delle Olimpiadi di Roma, cercando di rivivere le stesse sensazioni, con la sola differenza, non immediatamente considerata, di avere 56 anni in più sulla schiena e una tecnologia TV  che non mi ha fatto di certo rimpiangere il vecchio televisore di quel tempo.
E fosse stato solo per quello!!!
Di certo non voglio fare il puritano, ma quando parlavo del motto decubertiano, sapevo che i tempi nel frattempo erano mutati e che in quello shaker gli ingredienti principali contenuti in quel giuramento che fa l'atleta alle olimpiadi moderne :" A nome di tutti i concorrenti, prometto che prenderò parte a questi Giochi Olimpici rispettando e osservando le regole che li governano, impegnandoci nel vero spirito della sportività per uno sport senza doping e senza droghe, per la gloria dello sport e l'onore della mia squadra." erano mutati in : denaro, quattrini, soldi.
Sport, orgoglio della partecipazione, colore della maglia, occupano un posto molto limitato, sempre più ristretto, che il "quanto basta" è stato sostituito da "non serve" nella preparazione di questo cocktail che poi vogliono offrici e darci a bere, come prestazioni sportive.
Quelle società sportive che una volta avevano valori anche educativi, oggi sono quotate in borsa e così facendo hanno assunto il ruolo di Industrie. Quindi lo sport è divenuta un 'industria. E come si sa nell'industria il primo obiettivo è fare business che porti utili. Il come non ha importanza ed il fine giustifica i mezzi. Quindi del sociale ed dell'educativo non c'è rimasto più nulla, perché di questo non gliene frega nulla!!
Il concetto dell' indossare la famosa "Maglia Azzurra", o la sospirata "Convocazione", o la chiamata ai "Collegiali" (almeno nell'atletica di un dì erano traguardi che ti portavi per tutta la vita sportiva, oggi, almeno da quel che si vede, si legge e si sente, procurano invece quasi disturbo, anzi senza il quasi.
Poi più lo sport si fa professionistico, fino a giungere livelli "demenziali" quali quelli toccati con gli ingaggi calcistici, una chiamata in "Nazionale" crea problemi alla società che all' Atleta prescelto. Il timore che si faccia male e che pregiudichi un campionato o una coppa, non ha lo stesso prezzo di una partita con lo scopo di far salire il tricolore sul pennone o sul gradino più alto del podio.
Allora, parlo per il calcio, ci si va con un benestare rilasciato a denti stretti dalla società e condiviso allo stesso modo dal giocatore. Salvo,... salvo, che non si sia dei big da valorizzare (perché anche tra i bravi esiste un livello!!), perché rattoppati per recenti infortuni e quindi in fase di rivalutazione, o degli sbarbatelli che devono dimostrare che il momento di celebrità di cui godono al momento, non si è trattato di un colpo di c..o, ma è dovuta alla loro reale vera abilità.
In questi Campionati europei di calcio, gli stessi commentatori televisivi, hanno tirato fuori il metro comparatore del valore globale (in soldoni!!) di ciascuna squadra, criticando poi che questo valore non confermava quello sportivo. Dimostrazione venuta dalla cenerentola dei campionati, da quella Islanda che "drogata" dal piacere di partecipare, dall'entusiasmo di esserci, dalla soddisfazione di far soffrire "quelli" con la puzza sotto il naso, si è guadagnata la simpatia del mondo calcistico  procurando lacrime ed amaro in bocca ad altre loro colleghe più quotate (sulla carta!).
Non entro di certo sulla tecnicità che si è potuta vedere durante questi campionati, non capisco nulla delle tattiche calcistiche, sono più un osservatore di quello che offre il genere umano (visto dal mio punto di vista che non è quello di uno studioso... ma quando mai ho studiato, io, in vita mia), da semplice osservatore, forse un po' criticone, anzi senza il forse. Ma le lacrime che ho veduto alla fine di ogni singolo evento, che per alcuni ho sentito hanno toccato il cuore, con tutta sincerità, andrò contro corrente, vi prego di scusarmi, ma avevano quasi (non voglio generalizzare) tutte un interesse personale. Chi ha sbagliato i calci di rigore, perché la sua quotazione borsistica potrebbe abbassarsi, chi perché è stato convocato e non ha giocato, perdendo l'occasione di alzare la sua quotazione di mercato, chi perché ha perduto l'occasione e vista l'età non sa se gli si ripresenterà l'occasione per inserire questo titolo nel suo medagliere, chi perché visto come ha giocato si aspetta un ribasso sulla quotazione del mercato che si è appena messo in movimento, chi perché essendosi fatto male, non sa se alla fine della guarigione il suo stato di salute non gli precluderà il proseguo della sua carriera al 100% di come era quando lo hanno portato a questi "stupidi" europei. Chi poi piange perché veramente addolorato... ma basta le dita di una mano, credo, per contenere tutta questa tipologia di partecipanti.
Poi si sa, c'è chi non piange, ma un grosso magone gli resterà per sempre e chi piange delle lacrime che domani saranno asciugate e preso dimenticate.
Del resto loro sono giovani, belli (non tutti, ma i quattrini aiuta!), ricchi e di professione fanno gli sportivi, ed allora il colore della bandiera, l'inno, l'emozione di rappresentare...semplice folclorismo!!
Forse, ma chi lo dice è un vecchio che vive di questa tipologia di rimpianti, non sono degli sportivi, sono più semplicemente degli Atleti mercenari. E "sapppivatttelo" di differenza ce ne passa!!





di Franco Giannini

Nessun commento: