lunedì 4 luglio 2016

Lettera aperta al Principe Antonio De Curtis in arte " TOTO' " !!

Passa il tempo ed evidentemente cambiano gli atteggiamenti dell'uomo nei confronti degli aspetti che la vita quotidiana ci offre.

"Caro PrincipeTotò,
Ma si, diamoci del tu. Considerato che il finale della poesia, tra le tue forse la migliore, 'A livella, me ne da l'autorizzazione decretando che con il sopraggiungere della morte si diventa tutti uguali.
Si, in verità tu mi hai preceduto nel viaggio, ma io nel frattempo quaggiù, ho raggiunto quell'età che ti porta a sederti nella sala d'attesa delle partenze munito del solo biglietto di andata, e per "ammazzare" il tempo (e ti giuro che non è cosa difficile visto il mondo in cui si vive), vede, legge, s'informa ed alla fine tutto questo m' impone di formularmi un' infinità di interrogativi.
Mi sono riletto proprio ieri la conclusione della tua poesia di cui sopra :
'A morte 'o ssaje ched'e".... e una livella.

'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt' 'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme
tu nun t'he fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!"

ed ho provato la sensazione che come quelle vecchie case patrizie, aristocratiche, ma oggi cadenti, seppur vissero giorni opulenti tra stucchi, arazzi e dipinti, dopo anni di gloria, hanno necessità di un restauro. E così anche la tua poesia credo abbia necessità di una rinfrescata. Ed in questo caso non certo per renderla più bella, sicuramente solo più attuale
Si lo so la pubblicazione è, sempre che non vada errato, del  1964 e tu uomo credente e che in punto di morte lasciasti detto ai posteri : «Ricordatevi che sono cattolico, apostolico, romano» non potevi che vedere che un animo umano che a questa ramanzina e confidando che questa avrebbe aperto la mente e portato il novello aspirante alla soglia di San Pietro, si sarebbe pentito e ravveduto.
Invece, caro Principe, dopo oltre 50 anni dalla tua lezione di vita, le cose ho l'impressione che vadano peggiorando. E non certo lentamente!!
La TV ci mostra ogni giorno documentari cruenti, dove il colore dominante è il rosso del sangue ( tu, fortunato, hai conosciuto solo quella in B/N), dove da sottofondo c'è la voce del pietoso velinaro/a di turno che avverte lo spettatore, che le prossime immagini saranno dure da vedere per gli animi più sensibili. La morte è entrate nelle nostre case e non fa più paura, anzi crea curiosità. Ed è per questa curiosità, che definisco morbosa, che le TV mandano previo l'avvertirti e quindi il loro lavarsi le mani, quello che l'utente desidera vedere e che quindi la TV intervalla sistematicamente con i loro minuti di pubblicità che definiscono "tassativa".
Poi c'è INTERNET, con i loro social network (anche questi te li sei perduti, fortunatamente!), dove puoi vedere le scene più scabrose, quelle che la TV si autoimpone di non farti vedere (figurati) e che invece i naviganti dei network, hanno registrato con i telefoni cellulari (anche questi te li sei perduti!!) in foto-video-audio da chiunque ne possieda uno. Cioè da tutti coloro che oggi abitano la faccia della terra. Ed allora, e la cosa è tragica, vedi come durante un terremoto ci sia quello che riprende le scene di palazzi che crollano e la gente che resta sotto, o quello che in attentato in un aeroporto, non corre a mettersi in salvo, ma riprende l'attentatore di turno che spara, la vittima che cade e il sangue che la circonda. Quasi un sadico sentire il piacere nell'assistere al dolore o alla morte Oggi la chiamano invece "immagini cruente di cronaca". Morti che poi il giorno dopo vengono avvolte in frasi gocciolanti di retorica, di falso pietismo, ma sempre con il sottofondo di scorci (quelli più crudi) dell'avvenimento.
Ma veniamo a te ed alla tua ristrutturazione dell'animo in partenza per l' Aldilà. 
Queste morti non hanno la stessa valenza, lo stesso periodo di attenzione, le stesse parole (immancabilmente come dicevo, retoriche). Vanno classificate a seconda dove esse avvengono. Se avvengono nei paesi ricchi, hanno la giusta attenzione per conoscere chi erano le vittime, le loro biografie, le famiglie che queste lasciano. Non solo, ma essendo avvenute in pochi giorni una serie di attentati da parte dei fanatici dell' ISIS, in concomitanza dei campionati europei di calcio che si svolgono in Francia (altro paese colpito recentemente da questi delinquenti!), su quell'Internet di cui ti parlavo, si sono scatenati commenti non sulle morti, ma sul fatto di come essi siano stati ricordati in fase di manifestazione. Io mi chiedo allora se forse non sarebbe stato moralmente più giusto e conveniente fermarla del tutto e non fare solo i perbenisti per un minuto
Non solo, ma può sembrare il mio un razzismo alla rovescia, (e giuro che non lo sono ne al diritto e neppure alla rovescia!) ma è questa solo la mia sensazione, che se a rimetterci la pelle sono degli occidentali (figuriamoci poi se nazionali), il risalto che si da, è maggiore, rispetto a quello che si ha quando ad essere colpiti sono quelli di altre etnie. Per avere una conferma su quanto sto dicendo, è sufficiente accendere la TV.
Si veda quello all' aereoporto Ataturk di Istanbul, o quello di Dacca in Bangladesh con molte vittime occidentali (in quest'ultimo nove italiani) ed allora ci sentiamo tutti inorriditi.  La sensazione di malessere che si ha leggendo le loro storie, certo tocca maggiormente il nostro stato emotivo.
Ciò non toglie però che il giorno dopo, due scoppi contemporanei ad un Centro Commerciale di Baghdad fa oltre 200 morti e circa 300 feriti (coinvolti un numero imprecisato di bambini) e sia immagini che commenti, seppur ci siano stati, non sono stati però così coinvolgenti e commoventi come i precedenti. Nessuna biografia, nessuna storia commovente da narrare. Tutti dei perfetti anonimi. Dei numeri. Eppure, come portano alcuni giornali, molte di queste ultime vittime stavano guardando quando sono avvenuti gli attentati, grazie sempre ad INTERNET caro Totò, quegli stessi campionati europei di calcio sul cui "terreno polemico" si sono svolti commenti, che per risultare umani e buonisti, hanno assunto quello della pateticità o quanto meno un grado di puerilità mescolando il sacro (la morte) con il profano (lo sport).
E lo dico io, caro De Curtis, che non sono cattolico, apostolico, romano o se lo sono, è solo sulla carta. E neppure sono un pentito dell'ultima ora per motivo di interesse e rufianismo. Ma la morte per me, merita rispetto, qualunque essa sia la professione della vittima, che la sua cittadinanza, il colore della pelle, il suo grado di istruzione, l'ammontare del suo reddito, la sua religione, il suo credo politico, la sua appartenenza ad una squadra sportiva, ecc.
E quello che più mi spiace (perchè guardo con un certo compiaciuto egoismo chi ha la Fede, ma quella vera!) è che vedo che più ci s'inginocchia e si pronuncia il "mea culpa mea culpa mea maxima culpa", che si scambiano il segno di pace, ma poi al "ite missa est", appena fuori ritornano ad essere egoisti e pensare prima per se stessi.
Non so se riterrai opportuno modificare quei tuoi versi, la vedo dura, di certo va solo a te, il mio sincero Grazie, paziente Principe De Curtis, per aver avuto la bontà di ascoltarmi fin qui, permettendomi di scaricare una parte di quel veleno che certe situazioni mi creano in corpo.
Il tuo sempre affezionato ammiratore
FG  "




di Franco Giannini

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