venerdì 3 ottobre 2008

A PONENTE DEL MISA





















Foto di f.g.: dall'alto e da sx verso dx
L'oggetto misterioso-Marina-Il corridoio verso il mare-L'ex Scalo
L'Italcementi-Via Zanella-Il fosso
Il lungomare di Ponente-La spiaggia con i "denti"-"el puntc'n"

di Franco Giannini

Ogni volta che si comincia scrivere si prova come un attimo di titubanza, un quasi timore del contatto con la carta bianca, la stessa momentanea indecisione si dice, la provi anche chi disegna o dipinge. E’ quasi la medesima indecisione che io provo, ogni qual volta, parto con il desiderio di andare verso il mare, ma che una volta raggiunto quel confine immaginario, neppure poi tanto, che è rappresentato dalla “Nazionale”, devo decidere quali le vie da prendere. Si fa per dire “Vie”, meglio forse sarebbe chiamarli sottopassi, perché questi sono gli unici veri collegamenti monte-mare.
Oggi la scelta è caduta però sull’ opzione di transitare per il “passaggio a livello”, quello che tutti ancora chiamano dell’ “Italcement”. “Toh ! è aperto”, penso tra me e me, poi ci ripenso e sorridendo mi dico “ma quanto sarai fesso, per forza che ora è aperto, i treni che fermano in stazione sono rimasti tre, treni merci in manovra ormai neppure l’ ombra, dopo la chiusura della Italcementi e della Sacelit, e la casellante non c’è più da tempo”.
E qui l’ amarcord della casellante. Il grembiule blu e berretto da ferroviere in testa, che abbassava le sbarre ancor prima che il treno arrivasse alla stazione, poi impettita si metteva con la bandiera in mano sull’ uscio della “guardiola” ad attenderne il transito. Passato il convoglio, le rialzava solo quando questo aveva raggiunto almeno, la località del Cesano.
Infatti, molti erano coloro che passato il treno, spazientiti per l’ attesa, superavano le sbarre con le bici, passandoci sotto non curanti dei richiami della casellante che li redarguiva urlando, per la loro incoscienza, cosa che dava vita, spesso, a scambi di colorite battute smozzicate alla senigalliese.
Superato il dedalo di binari, molti ormai quelli ricoperti d’erba ed opacizzati dalla ruggine, indice di inutilizzo, mi trovo sul proseguimento di via Panzini. A destra il solo muro di recinto della Italcementi, il cancello e quel che resta degli immobili ai suoi lati sede di quelli che furono gli operatori alla pesa, portinai od uscieri e gli uffici direzionali
Sopra la cancellata resiste ancora la scritta, in cemento anch’ essa, in caratteri alti e sottili caratteristi degli anni 30. Dall’ altro lato della strada, di fronte all’ Italcementi, ancora un muro di recinzione, interrotto da una cancellata. I varchi sono chiusi con teli onde coprire la visione interna ad occhi ritenuti indiscreti. C’è da chiedersi il perché, dal momento che dentro ci sono solo macerie: Questa è o meglio era, la Sacelit, dove si lavorava l’amianto ed il cemento per la costruzione dei famigerati manufatti in eternit, per cui, dopo la sua demolizione ci sono state ed ancora perdurano le operazioni di bonifica del suolo e del sottosuolo.
Prendo per via della Darsena su cui svetta “el Camin” e sbuco sul “dock”. A sinistra la banchina con 4 vongolare posizionate al centro della “vasca”, perché il loro “pescaggio” è superiore alla profondità dell’ acqua vicino al molo la cui “secca” è visibile ad occhio nudo. Dall’ altra parte verso il fiume, i lavori di chiusura di quello che una volta era il passaggio che permetteva il collegamento dal canale al porto. Sullo sfondo verso la “Nazionale” i ruderi di quello che fu il Cantiere Navale o meglio se non ricordo male si chiamava Cantiere Escavazione Porti. Alle sue spalle la viuzza a senso unico alternato, regolato dal semaforo, strettissima, sufficiente per il passaggio di sole autovetture. A destra, a chiudere questo ideale perimetro del dock, le casette ad un piano, ormai quasi totalmente disabitate, in attesa solo di essere ingoiate da qualche palazzinar-speculatore, magari anche abusivamente vestito, con abiti non suoi, di falso Mecenate.
Dal lato mare della via della Darsena, troneggia l’ albergo della Vela, che in mezzo a tutto questo senso di abbandono e di degrado sembra quasi spaesato. Alle sue spalle le cinque carcasse delle navi incomplete, lo scalo con uno di questi ruderi quasi in atto di scendere in mare. Solo un pallido desiderio, l’ acqua non è più profonda di un metro, nella sua più totale immobilità, con il velo perenne oleoso, mostra tutto il suo contenuto di “perfetta discarica” mai recuperato e dragato.
Il profumo del pesce fritto, il rumore di piatti e pentole, mi distoglie da questi pensieri e mi trasferisce quasi inconsciamente sulla palazzina di Marina Nuova… Circolo della Vela,… Lega Navale,… Bar,… Ristorante.
Un’oasi nel deserto di un’ incuria giustificata dal fatto che i lavori si dovranno fare quando la legge risolverà problemi incancreniti ormai da decenni.
Il porticciolo di fronte alla Marina è tutt’altra cosa, acqua più pulita, tutto più ordinato, i moli numerati con le loro colonnine munite di prese per la corrente e con rubinetti per l’acqua potabile e non…insomma tutto quello che non è ancora disponibile per chi con le barche (da pesca) ci lavora: chi lavora una camicia, chi non lavora tre! Ma si prega di pazientare perché stiamo lavorando per voi, sembra dire in lontananza il cantiere, anche se disabitato, che ha ridisegnato il porto, una specie di corridoio con 4 stanze una dentro l’altra: l’imboccatura con quella più grande, quella della Marina, poi l’ex scalo ed infine il dock.
Ed i pescatori pazientemente attendono….
Ora sono giunto sul Lungomare, quello che chissà perché continuano a chiamare la “spiaggia dei poveretti”: Il Lungomare di Ponente che termina alla foce del Cesano. Osservandolo dalla battigia sembra una enorme bocca sdentata, dove i denti sono rappresentati dagli alberghi (più alti) e il bordo gengivale dalle casette a uno o due piani (più basse). Anche queste casette, penso che avranno vita breve e malgrado i lavori degli anziani padroni che ritinteggiano (ad ogni estate) le pareti e verniciano le ringhiere che delimitano i giardini, prima o poi saranno anch’ esse inghiottite dal mare di cemento.
Si comincia con l’hotel della Vela, poi andando verso nord s’incontra Il Delfino, poi sull’ area che una volta era occupata dalla “Capolara” dagli alberghi gemelli l’ Universal e l’ International, che tutti per brevità chiamano “gli alberghi gialli” per via del colore dell’ intonaco. Si prosegue poi con il Mareblù, il Bologna, il Corallo, il Faro e ancora più su il Sayonara.
All’ inizio del lungomare una costruzione in legno, che non ho mai compreso a chi e a che cosa servisse se non ad ospitare dei bagni e la rimessa per le barche….ma non ho compreso il perché del materiale usato: il legno. Mi da tanto l’ impressione di inutilità, soprattutto spreco e poco rispetto dell’ambiente (legno=alberi). Poi imbocco l’ ampio e nuovo marciapiedi con tanto di piante e nuovo muretto che delimita la spiaggia e mi accompagna fino al fosso di fronte al Faro Bar. Il marciapiedi lato monte è, invece, in perfetto abbinamento con la “vetustà” delle abitazioni che lambisce. Il fosso, invece, dona alla spiaggia quel che di esotica palude, oasi naturale per le specie di uccelli migratori.
Vorrei proseguire, ma il vicino sottopasso di via Zanella mi tenta, lo attraverso e sbuco sulle Case Popolari denominate la “Tribù dei Piedi Neri” chissà perché, vorrei indagare…. ma la “Nazionale” è li davanti che attende di nuovo lo sconfinamento, ed il verde del semaforo con il suo suono mi sollecita a farlo subito…..

9 commenti:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Mio Dio Franco,
quante cose hai visto,brutte e deprimenti.Se non ci fossero le foto e non fossi tu a dirlo manco ci crederei.Ma poi che senso ha aver ridotto la mia Senigallia di quand'ero laggiù , tutt'altra cosa,comprese le distanze i nomi, quasi pare uno scherzo per mettere paura una verità truccata per spillare soldi e fare dichiarare Zona depressa e chiedere aiuti allo Stato.
Possibile che l'urbanizzazione il progresso l'andare avanti riescano a distruggere più della guerra, quella ultima , l'unica che vedemmo noi più vecchi,io Franco se riguardo le foto e rileggo il tuo scritto mi deprimo ed arrabbio chè oltre a non capire tante cose penso siano stati commessi atti vandalici, violazioni all'anima di chi ha lasciato un pezzo di se laggiù con la speranza un giorno di tornare ripristinare e portare con quiete a termine questa esistenza che sempre meno capisco e condivido.
Ho messo stamane nel mio blog ( anche questo modo di fare dire scrivere mi pare sempre più un trucco uno giochino passatempo , come se fosse la settimana enigmistica del secolo attuale ),la parola Globalizzazione e su di essa dopo avere pensato un pochino mi sono buttato con furia contro chè ho la sensazione serva sempre a giustificare il malo comportamento ,l'oscuro affaire.
Ecco di nuovo ho divagato cambiato pensiero perduto dietro ad un qualcosa magari senza nome, che tra chissà quando sociologi chiameranno come?.
Viviamo attaccati a valori che magari sono solo apparenti,i miei ed i tuoi ideali non combaciano con quelli dell'ottimo Lorenzo,Lui ha ragione sai Franco chè pensa e programma il futuro,noi rimpiangiamo il passato ed anche se nostro amico leale ad un certo momento può mandarci a quel paese entrambi,la poesia i sogni i nostri ricordi rompono annoiano anche i migliori, difficile è già trovarli , poi seppur forti e da portare come esempi logicamente vogliono provare a sfondare cacciare i mariuoli ed i loro accoliti.Noi in bici ripercorriamo le strade ove sono scomparsi i nostri lontani ricordi,polvere amianto cenere e sporca rena,solo.
Arriverà Portoghesi e Senigallia sarà un Luna Park ,ed anche la nostra fantasia nel futuro per quale poi non so troverà sbarrate vie di proprietà venuta da lontano.
Scendi dalla bici Franco andiamo a piedi, facciamo quattro passi , stanchiamoci camminando come faceva l'omino nel finale dei films muti.
Con affetto,
dario.

maddeche ha detto...

caro Franco, oggi mi arriva il progetto dell'ex Sacelit - Italcementi, con le sue torri e le sue "palazzate" (si chiamano così, non è colpa mia)

boh, chissà, comunque i "denti" di marina vecchia sono destinati ad aumentare

Franco Giannini ha detto...

Dario, io penso che i ricordi appartengano solo ai loro proprietari e non debbano essere usati come puri e semplici piagnistei. La stessa cosa penso anche delle migliorie. Esse sono necessarie, perchè fa parte di quel processo legato al progresso il quale avanza di pari passo con il "nuovo-moderno", che non deve essere solo bello, ma anche e soprattutto utile. Il "bello" è molto soggettivo. l' utile è per tutti.
E' qui si sente puzza di speculazione che ti vogliono vendere con spudorata falsità di benessere per le generazioni di domani.
Cemento a tutto spiano...., appartamenti per villeggianti, Hotel a 16 stelle, centro storico svuotato dei suoi vecchi abitanti ed ormai come la City di Londra, solo uffici, i negozi stanno sparendo, le doppie case aumentano ma non si trova un appartamento da affittare....sensi e controsensi della vita senigalliese.
A ridisegnare la nuova Senigallia, architetti ottantenni con le loro idee innovative...il progresso che se è vero che sia il loro, "avanza", sarebbe meglio, come si usa fare con il cibo, allora metterlo da "parte".
Tutto questo per dirti, che non vivo di ricordi, vorrei che il nuovo fosse principalmente utile.
Allora case per chi ne ha bisogno, decenti ma non di lusso, ad affitti accessibili relativamente ai redditi, porto di pari utilità sia per il diporto turistico ma soprattutto per una marineria che da esso ne ricava un reddito per il sostentamento famigliare...bello e raggiungibile, decidere che cosa vorrà fare Senigallia una volta "divenuta grande", se mai ce la farà, con questa sua vocazione turistica...Nei grandi alberghi vanno chi ha quattrini e costoro vogliono porti turistici, con fondali accessibili ai mega Yacht, vogliono divertimenti, vogliono negozi di alta classe, insomma vogliono....e noi vorremmo dargli solo la camera da 40 mq ed un conto in proporzione...???
Ecco, allora non ci sto, so che non posso farci niente, ma almeno lasciami la libertà di imbufalirmi.
Vuoi un' ultima chicca. Alle ex-colonie Enel, ci sono consultazioni pubbliche perchè vorrebbero anche li edificare, alberghi ecc. (non certo case popolari), spostando, in quel tratto, il lungomare vicino alla ferrovia, in modo di far avanzare gli edifici in riva al mare...e chiedono alla cittadinanza cosa ne pensa.
Cosa vuoi che se ne pensi??? I proprietari dei terreni e delle case interessate saranno propensi perchè il loro valore ne verrà accresciuto e gli altri saranno scontenti perchè vedranno un lungomare (si chiana così perchè??)interrotto e ripreso più avanti. Come vuoi chiamarlo questo nostalgia di ricordi, nuovo che avanza, o maledetti interessi?

www.dariopetrolati.it ha detto...

Se non ti volessi bene come amico,se non ti stimassi,terrei il broncio chè la parola piagnisteo appiccicata al mio sfogo sul tuo bel servizio mi ha ferito,Franco,è vero quel che dici tutto vero, ma la reazione mia è stata quella tutta che ho descritto di corsa come sfogo.
I miei rimpianti ricordi sono miei,lo so, ed io credevo , facendoti partecipe, di quanto subito ho provato nel vedere Il Cantiere ,le belle immagini mi hanno rattristato,chè logicamente per costruire bisogna demolire,ma cosa sarà e quale io non immagino o meglio non lo concepisco con la mentalità le usanze e costumi dei senigalliesi che ora non ci sono più.
Ora è altra cosa vero,altra cosa a cui io non debbo e posso volgere i miei,solo miei,ricordi.
Comunque il tuo servizio è spietatamente bello.
Sempre e più di prima tuo amico, troppo distante nello spazio e nel tempo,
dario.

Franco Giannini ha detto...

Forse Dario, non sono riuscito a spiegarmi come avrei invece voluto fare, e di questo me ne scuso.
Ma quel "piagnistei" non era riferito alla tua persona, bensì principalmente a quelli miei ed un pò nella generalità che la gente usa farne.
Spero di essere stato questa volta un pò più chiaro,comunque sia accetta le mie scuse a prescindere dalla chiarezza...

www.dariopetrolati.it ha detto...

Fra noi niente scuse Franco,mi fido e stimo te più e più ancora ,se fosse possibile.
Io sono permaloso ,anche ed oltre avere altri difetti (troppi),solo paura la mia di perdere l'AMICO.
dario.

LorenzoMan ha detto...

Beh, il viaggio comincia più o meno in Via Mamiani, dove sono nato io e prosegue in zone mie come di tanti miei concittadini. Rimpiango il non aver scattato delle foto, non aver fermato le immagini di una città che ormai è irreversibilmente cambiata, come forse è giusto che sia, e che ancora cambierà. Sai cosa dovremmo fare Franco? Dovremmo fissare una data, o più date, ed immaginare una passeggiata a Senigallia nelle diverse epoche, anni '60, '70, '80 e '90. Tanto per non dovermi sforzare a raccontare ai miei figli com'era la loro città.

Franco Giannini ha detto...

@ Lorenzo
L' idea è certamente ottima. Le dovrei cominciare però da '70, prima abitavo ad Ancona e se venivo a Senigallia ero con la mente distratta da altri più giovanili interessi. Solo però che si dovrebbe fare una ricerca fotografica non semplice...in modo di poter entrare il più realmente possibile in quelle passeggiate che proponi.
Sono d' accordo con te quando dici che Senigallia è giusto che cambi, si adegui ai tempi, non lo sono quando i cambiamenti sono dettati dalla speculazione e non dalle necessità che il progresso quasi ci impone.

LorenzoMan ha detto...

A questo era riferito quel "forse".
Mi sta bene partire dai '70, anche perchè prima io non c'ero proprio. L'invito lo potremmo esternare a tutti i bloggers (Quilly soprattutto) e rimediare un pò di foto qua e la.
Domenica vado a pranzo dai miei e comincio la ricerca, scannerizzo e faccio sapere.