martedì 14 aprile 2009

LIBRI SUL SOFA' DELLE MUSE - n. 8 -

di Dario Petrolati

IL SEMPIONE STRIZZA L'OCCHIO AL FREJUS - Elio Vittorini

Ho sempre amato Vittorini come uomo, per il suo impegno politico, la stazza fisica ed i capelli corti, naso sottile quasi aquilino ed il silenzio che sempre quasi sorridente lo ha circondato senza dolersi quasi irridente nei riguardi della esistenza che pure non fu facile manco per lui.
Faceva, scriveva, pensava da puro greco, come figura immaginata nei versi di Quasimodo.
Visse alla corte del principe degli editori e di lui, oltre la dura stima, condizionò anche il pensiero alto, nella mente ove nel dopo guerra sbocciarono le più belle intelligenze che sotto la dittatura erano state umiliate.
Vittorini aveva uno stile di scrittura che quasi pareva leggere in versi la sua prosa ove posponeva verbi a soggetti e donava un piacere esotico assaporare i suoi racconti che brevi o lunghi pareva avessero ombre antiche, quasi coperte da mitica favola per grandi alla ricerca di quiete e verità.
Queste 156 paginette non so dove comprai, sono racchiuse teneramente da una copertina leggera e povera quasi celeste scolorito, erano nell'intenzione dell'editore (allora il nobile Valentino Bompiani ) opere brevi di varia letteratura.
"Il Sempione strizza l'occhio al Frejus" fu il primo volume di tale collana, finito di stampare il sette settembre del 1948 presso la Cromotipia Sormani in Milano.
Si era da poco messo in proprio il Bompiani, aveva fatto gavetta da Mondadori, volle e ci riuscì, scegliere secondo la propria cultura, sorretta da innato istinto, creare un sito ove si potesse sentire -odorare il sapore di terre mitiche e tra loro quasi inventate. Le collane che nacquero sotto il suo indirizzo sono state ricche e nobili d'aspetto quasi come oggi appaiono i Sellerio ed anche gli Adelphi, contenuti finissimi raccolti in copertine dai colori pastello che quasi si teme toccare temendo ungere o piegare tanto appaiono nella loro delicatezza.
Il libriccino su cui si dovrebbe disquisire, nel suo evolversi pare narri la storia di poveri che vivevano in periferia della Milano che stava rialzandosi dopo la sconfitta ed i bombardamenti dell'ultima guerra.
E' la storia semplice, senza luci, di gente che mangia una volta al giorno ed a volte finge di mangiare, tanta è la miseria, il nulla umile scordato .
Parlano tutti in cucina, mentre la madre conta i soldi che porta a casa il sabato, l'unico che lavora.
Tace ma il suo silenzio pesa come la mole fisica, solo il nonno, sempre chiamato e raffrontato ad un elefante che ha lavorato ovunque, fatto mestieri mitici e pesanti si da divenire simile ai pachidermi che annunciano l'arrivo del circo in città.
Gallerie e montagne, ferro piegato a mano senza attrezzi di quelli che usano i carpentieri, tutto pare esagerato, ma silenzioso, col sapore dell'erba di Lambrate non ancora divorata dal progresso, che in verità avrà altro nome quando i ricchi saranno sempre più ricchi ed i poveri troppo esigenti.
Non c'è azione avventura nel racconto, in silenzio come predestinato, il nonno enorme si alzerà per inoltrarsi nel bosco povero che circonda la casa di periferia.
Nella Foto : Elio Vittorini

1 commento:

www.dariopetrolati.it ha detto...

Grazie Franco,
ogni commento è inutile sei riuscito a dare rubandoti tempo prezioso ciò che io non sono in grado fare
Spero tanto d'incentivare alla lettura chi non l'avesse fatta di questo libro
Questo o altro sempre Vittorini chè sarebbe una scoperta gradita pei giovani di oggi come lo fu per me in altro tempo.
Grazie davvero Franco sei sempre puntuale e serio e prezioso
solo troppo lomtano.
dario.