mercoledì 12 dicembre 2012

13 Dicembre 1982 - La Frana Barducci

nella foto di Omar Abbondanza il cartello che ti annunciava la frazione


Vissuta da un anconetano emigrato a Senigallia. Ovvero le ferite si rimarginano, ma lasciano il segno! Qui, quelle nei ricordi...

Delle tre gravi calamità che ha colpito Ancona, posso dire "Io c'ero" solo nelle prime due. Fortunatamente ho evitato di dire "non c'è due senza tre", solo perché 10 anni prima, "Terry", sfasciandomi la casa, mi aveva "consigliato" di espatriare in quel di Senigallia. Ma, già da diciasettenne, avevo messo i piedi a bagno durante l'alluvione del 5 settembre del 1959. Quasi un apprendistato per la partecipazione (come militare) a quella, di ben diversa gravità, di Firenze.
Alluvione, terremoto e frana, tre eventi catastrofici, di eguale gravità, ma credo, con un impatto diverso nei confronti dell'opinione pubblica. Sarà perché l'alluvione portò via con la furia dell'acqua una decina di vite umane? Sarà che il terremoto stressò gli anconetani per oltre un anno con scosse continue? Sarà perché il raggio d'azione solitamente è più ampio e coglie impreparate molte più persone O sarà forse perché l'alluvione ed il terremoto, non si preannunciano, non bussano alla porta,...la sfondano senza concederti il tempo di pensare. Ecco che allora ne rimani più impressionato. Della frana, spavento si, ma riesci a metabolizzare tutto il giorno dopo, constatando la gravità dei danni e magari con le mani nei cappelli, ti ritrovi a ringraziare "la buona sorte" perché ti ha permesso di raccontare la storia.
Le frane solitamente, qualche avviso, magari piccolo, lo danno come crepe, scricchiolii, spostamenti magari millesimali. E qui in questi casi dovrebbe intervenire immediatamente il tecnico. Ma si sa come sono andate sempre le cose in Italia. Il tecnico interviene, ma poi la decisione spetta al politico del momento, che magari rimanda per non colpevolizzare decisioni prese magari avventatamente.
E questa infatti è anche la storia della Frana Barducci. Tutti gli abitanti dei quartieri di Palombella, Borghetto, Torrette e Posatora, conoscevano la storia di quel lembo di terra di circa 1700 metri di larghezza per oltre 200 ettari di estensione, che è stato da sempre denominato frana Barducci, per la sua instabilità. Eppure si continuava ad abitarci e a rilasciare nuove licenze edilizie, perché la gente era abituata a convivere con questi fenomeni. Ed anche l'attuale Ospedale di Torrette non è che sia stato edificato molto distante dalla frana !!
Ma quello che fu ancor più grave è che questi permessi vennero rilasciati anche per costruire in quei terreni, due grossi Ospedali, un pensionato per anziani di lusso come il Tambroni, il distaccamento della Polizia Stradale e la sede della Facoltà di Medicina.
La cittadinanza, invece in proprio, pagò (i dati sono disponibili in rete) con oltre 850 abitazioni distrutte e con l'evacuazione immediata di oltre 3500 persone.
E mentre scrivo mi salgono alla mente i ricordi sbiaditi dai 30 anni trascorsi, che via via però si fanno più nitidi.  Allora ricordo che il giorno successivo andai di persona a vedere i danni di cui parlavano tutti e che ritenevo fossero ingigantiti. Ricordo che alla visione della strada ribaltata, delle voragini venutesi a creare, delle mura dei palazzi spaccati, delle colonne di cemento armato spezzate in due, il primo pensiero che mi venne alla mente fu quello di una "immensa fortuna", se la frana non si fosse portata via delle vittime.
Ricordo che osservando come era ridotto l'Oncologico, pensai subito a quale immenso lavoro siano stati chiamati il personale degli ospedali, i volontari, i VF, e tutte le Forze dell'Ordine, tra i pericoli dei crolli da una parte e la tempestività delle operazioni nelle fasi concitate dell'evacuazione dei pazienti. Si guardi bene, non uno, bensì due gli Ospedali da evacuare nonchè un ricovero per anziani !!
Ricordo la caserma del distaccamento della Polizia Stradale, con finestre e pareti cadenti, come pure la Facoltà di Medicina con i suoi muri, le sue colonne oramai fuori squadro ed i pavimenti sollevati ed obliqui.
Ricordo lo Stabilimento Angelini senza più un vetro intatto nei finestroni.
L'autolavaggio-foto di Omar Abbondanza
Ricordo quell'autolavaggio all'ingresso del Borgetto, uno dei primi "spazzoloni" del tempo, "affogato" tra macerie e zolle di terra piovuta dall'alto.
Ricordo il gran numero di persone che sia aggiravano tra le macerie senza proferire una parola. Gli unici rumori quelli dei motori dei camion, che si adoperavano al salvataggio della mobilia di coloro che avevano, buon per loro, dove poterle custodire.
Ricordo le rotaie della ferrovia, che erano riuscite a mettere in pratica quel progetto politico di moda di cui si parlava in quel periodo (o giù di lì): quella famosa "convergenze parallele". Rotaie che la forza della natura era riuscita a piegare in tante esse continue.
Ma le conseguenze della frana, come per il terremoto,  non si fermarono e proseguirono ancora per lungo periodo. E tra i ricordi del post evento ricordo personalmente, abitando io a Senigallia ed avendo i miei genitori e parenti in Ancona, il giro che dovevo fare ogni qualvolta dovevo raggiungere la città. Perché  la Statale Adriatica s'interrompeva, a Sud, all'altezza del vecchio stabilimento ACRAF medicinali di Angelini, per ritornare ad essere percorribile, a Nord, dal ristorante Carloni. Si doveva allora passare dietro le spalle della frana, salendo verso Posatora, per poi uscire al Pinocchio e scendere in città. Finchè non vennero colmate le voragini, costruita una nuova strada sempre in continua manutenzione perché soggetta a "mòvese", come dicevano gli anconetani.
Ricordo come gli edifici pubblici (ospedale, pensionato, caserma) nel loro assoluto abbandono, divennero per lungo tempo, fino ad esaurimento merce, un supermercato gratuito, per il recupero di arredamenti, laterizi, infissi in alluminio, sanitari... C'era il rischio che qualche cosa potesse venir giù, ma c'era chi incurante rischiava per guadagnarci su qualche cosa.
Ricordo come in queste aree, il silenzio da quel  fatidico 13 dicembre del 1982, non si sia più interrotto.
Ora la zona di Posatora colpita dalla frana è stata destinata a parco, quella verso mare e stata messa in sicurezza. La frana, come si usa fare quando la stalla è stata aperta e gli animali sono usciti, viene costantemente monitorata 24 ore su 24.

Alcuni link utili per chi volesse saperne e vedere di più:

http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=photo&media=48897
http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/Esclusivo-le-immagini-della-terribile-frana-di-Ancona-del-13-dicembre-1982/7236/
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Ancona
http://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/index.html?pg=1&idart=5229&idcat=3
http://digilander.libero.it/snowingtime/barducci.htm     (in questo link le foto di Omar Abbondanza)

e cliccando su video esplicativo i danni reali, attraverso un montaggio fotografico di Guidi Paolo.

Franco Giannini

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