venerdì 29 maggio 2015

Un elettore, io, sull’orlo di una crisi di nervi…

In verità credo di esserci già dentro ed anche in numerosa compagnia...

Quando i Partiti sono entrati in crisi d’identità, il malcontento nei confronti della Politica si è fatto sentire. Ed allora i Capi-Bastone ed i loro politologi, nel timore di perdere le poltrone, consigliavano, inculcavano, proponevano alle proprie truppe cammellate, di non lasciarsi influenzare dalla voci di uno sparuto numero di “Populisti”, ma di andare a votare. “Non vi piacciamo ? Vi comprendiamo, qualche cosa c’è da ritoccare, ma voi turatevi il naso e votateci”. Credo che sia cominciata da qui, da questo suggerimento, l’era dell’astensionismo.
Poi le cose, è risaputo, non sono assolutamente migliorate, tutt’altro. Se le persone sono rimaste quelle, i lati più sporchi della politica, invece pure! Nel frattempo, fresca di conio abbiamo conosciuto la parola Casta ed allora i professionisti della suggestione, gli imbonitori elettorali, i cacciatori di consensi, comprendendo il pericoloso bivio preso dai partiti, tra rettitudine ed il suo contrario, presagendo un nuovo disinteresse ed un maggior numero di astensionisti, non hanno scelto la strada della redenzione, bensì si sono inventati un nuovo slogan. Ed allora, oltre al solito “Vi comprendiamo, si, però stiamo esaminando le cause, ci stiamo lavorando per cercare di porvi rimedio – hanno aggiunto, prendendo così altro tempo - ma voi intanto, dovete ugualmente andare a votare scegliendo il meno peggio!.
Un invito della Comunicazione destinato anche questo a cadere nel classico buco nell’acqua. Non solo il fallimento della Comunicazione, ma ancor più un’attestazione che l’elettorato continua a disaffezionarsi nei confronti di questa politica e politici, sempre più corrotta, egoista, incapace ed insaziabile. Per cui il fenomeno Astensionismo e non so fino a quanto lo si possa poi chiamare così, è in una continua e sembra inarrestabile, lievitazione. Ma è giusto anche ammettere che l’astensionismo non fa perdere neppure la poltrona, è solo una questione di immagine. E loro, anche di questo si nutrono!
Ed allora per dimostrare che i Politici sono vicini, ascoltano la plebe, non sono tutti uguali, sono tantissimi quelli onesti, capaci, sensibili (il problema è che costoro sono facili da trovarsi come i funghi in una stagione di secca!) e forse anche perché nel frattempo il numero delle sedie si sono ridotte, hanno studiato una nuova presa per i fondelli. Si sono inventati, visto il progressivo fallimento dei partiti, le “Liste Civiche”, il cui tasso di riproduzione supera quello dei conigli.
Queste liste, falliti per l’appunto i partiti e per riverginizzare quei tanti visi appassiti dall’estenuante lungo percorso politico (per qualcuno, ma diciamo per i più!) sulle strade impervie della politica, sconnesse, lastricate di tentazioni, corruzioni, collusioni, sono state vendute per apartitiche, apolitiche, senza vertici ma costruite solo sulla “base”. In realtà invece sono solo delle modeste “vetture-scopa” come quelle usate nelle corse ciclistiche. Raccolgono in verità nelle proprie fila, voglio aggiungere bonariamente un rufiano “non sempre”, coloro che con un decoubertianamente sano senso del partecipare (ben custodito nel proprio io), si accontentano di questo, ben conoscendo le proprie limitate forze, vivendo come la luna, di luce riflessa. Scelgono così di apparentarsi con la lista del big del momento per poi gustare rispecchiandosi sulla di lui vittoria e salire così sul carro del vincitore nella remota speranza di assaporare la crocchetta e la carezza, che le potrebbe essere elargita dall’Eletto.
Questo sta accadendo in Italia, ma non è che la nostra realtà, Senigallia, se la passi meglio e si distanzi da quella nazionale. O se proprio vogliamo vederci una differenza, questa è forse ancor più grave. Visto che tutti conoscono tutti e che il rispetto delle persone dovrebbe prevalere sui fatti politici. Sempre! E se non si è in grado di autogestire i propri comportamenti, allora la politica non fa per voi. Invece!
Di nomi non ne faccio, raramente li faccio e li ho fatti. Ma credo che in questa particolare occasione non ce ne sia neppure bisogno. Voglio sperare da quello che ho scritto e come l’ho descritto, che l’interessato o meglio ancora gli interessati possano riconoscersi. A quel punto le strade sono due, criticarmi com’è giusto che sia o autocriticarsi ponendovi su un rimedio.
Dicevo che anche Senigallia non fa eccezione, anche qui sono spariti i partiti. O meglio c’è un PD che sembra si sia appropriato lo slogan di quella casa di preziosi che cantava: ”Divisi, ma sempre uniti!”. Per loro le “cagnare” sono solo “sani confronti”, le armi improprie (ovviamente, figuratamente parlando), sono le hashtag del tipo “caro amico stai sereno”. Attenti ai colpi alle spalle! Infatti si sussurra che in casa loro i tavoli rotondi sono stati aboliti e nelle riunioni i primi posti ad essere occupati sono sempre quelli a muro. Costoro affermano a denti stretti che sono di “sinistra”, ma non disdegnano di razzolare nelle aie del centrodestra, facendo moine ai vecchi scudo-crociati, non disprezzando di strizzare l’occhio a Forzisti delusi o schegge di passaggio lasciate dall’implosione della bomba Penta-stellata. Insomma per raccattare voti hanno rispolverato, riscritto, riveduta e corretta, la pubblicità di un famoso Carosello. Per loro infatti “Tutto fa brodo”.
E se Atene non ride Sparta piange.
Quelli della “vera” sinistra, i rossi, gli ex-comunisti, si sono disintegrati in liste e listine che li vedranno nelle imminenti elezioni locali e regionali, rasentare con le loro % numeri da prefisso telefonico. Anche questa “rossa-mancina”, come del resto tutti coloro che aspirano ad una poltrona o almeno ad uno strapuntino, da la sensazione del degrado a cui si è giunti con la politica. Continuano a dirci, e a forza di asserirlo se ne sono anche auto convinti, che scendono in campo per il puro senso civico, quando invece la sensazione che offrono è che lo facciano solo ed unicamente per insaziabili Ambizioni personali o remoti trampolini di lancio.
Una volta, ma neppure tanto tempo fa, erano le liste civiche che supportavano i partiti. Oggi si sta verificando una controtendenza, sono i Partiti a supportare le liste civiche, che confluendo così i loro consensi nella civica, le fanno perdere quella verginità su cui inizialmente puntavano, facendole riassumere una precisa connotazione e ricollocazione politica.
Ed allora, sputtanato anche questo sistema della “Lista”, si sta buttando la politica tutta sull’integrità morale della singola persona. Cosa difficile trovarla in campo nazionale, ma molto più facile scoprirla nella nostra piccola comunità senigagliese. Abbiamo e credo di poterlo affermare senza timore di alcuna smentita, 7 (sì sette) candidati tutti irreprensibili, quelli che si presenteranno alle elezioni Comunali per l’ambita poltrona da Sindaco. Ad affiancarli ben 14 liste composte da oltre 300 persone speranzose di aggiudicarsi uno strapuntino nel Consiglio Comunale. Candidati a Sindaco che ho conosciuto tutti personalmente uno ad uno e da cui ho tratto una mia impressione personale che rasenta la certezza, che si trattino tutte di persone, come si usa dire, più che per bene.
Ma vero è che un bravo atleta, non è detto che sia sempre ed anche un ottimo allenatore. In politica è la stessa medesima cosa. Ed allora una persona retta mi offre certamente sicurezza morale, ma non è detto che mi dia la garanzia che nel corso del mandato sappia assolvere al suo impegno nel migliore dei modi, per la mancanza di quel requisito che alcuni credono di scarsa necessità e che risponde al nome di “capacità”.
In fase di voto l’elettore allora dovrebbe controllare che colui su cui cadrà il suo consenso sia persona integerrima ed anche capace. Non solo, ma che gli ideali di base corrispondano con quelli suoi (o no? perché ci eravamo prefissati di spogliarceli di dosso per il bene cittadino?) ed inoltre chi sono i suoi amici sostenitori. Perché anche questo ha il suo peso!
E come mi ritrovo a Senigallia oggi? Dovrei guardare alla serietà e capacità della Persona, quella con la P maiuscola ed invece mi ritrovo dentro un stormo di personaggi simili a tante cavallette che dall’Opposizione passano nelle file della Maggioranza. Nella Maggioranza, individui che lasciano le liste civiche per entrare in quelle politiche. Liste dell’Opposizione che, come si usa dire oggi, implodono, scagliando i loro appartenenti in liste civiche, che da apartitiche, in corso d’opera, assumono connotazioni partitiche.
Per carità, come detto e ribadisco, sette brave persone, quindi da votare tutte, se si potesse e si prendesse in esame solo la qualità morale, con 7 croci, ma che sono a capo non di partiti, non di liste, ma passatemi il francesismo, in un casino che più casino non si può!
Un volgare imbastardimento della politica, che qualcuno ha il coraggio ancora di definire come il “bello della politica”. Una politica che si sente offesa perché qualcuno ha coniato un antipatico quanto nuovo termine “Casta”, ma che altrettanto offesa non lo si sente per essersi dimenticata dell’uso del significato di una parola in disuso che è “Etica”.
Ed allora si preferisce escogitare nuove forme politiche, piuttosto che indossare magari un fastidioso e doloroso busto ortopedico che aiuti a superare quelle distorsioni che la “scoliosi politica” arreca alla colonna vertebrale di nostri amministratori in pectore.
Ecco che allora si preferisce aggirare l’etica e trovare un’ulteriore scappatoia. Una volta erano le liste civiche, da brave devote gregarie, a portare acqua con i loro voti al proprio capitano. Ora, indegnamente, meschinamente, ipocritamente, pur di salvarsi un posto anche da semplice Consigliere Comunale, sono gli stessi partiti, oramai divenuti solo logore sigle, a chiedere di apparentarsi con quelle che si definivano Civiche senza legami di orientamento.
Ed il male che questo è avvenuto, sta avvenendo e magari continuerà nei meandri dei giochi dei compromessi, sfociando nel quasi certo, ballottaggio.
All’interno di questi elenchi, ancor prima del fatidico 31 maggio, purtroppo, osservo persone che si morderebbero il gomito per aver ceduto troppo precipitosamente a certe alleanze, credendo che sotterrata l’ascia di guerra e fumato il calumet della pace i problemi cittadini si sarebbero così risolti. Invece i bambini non nascono sotto il cavolo ed è stato sufficiente lo squillo di tromba della carica degli arrivano i nostri, per riportare le persone, tristemente alla realtà dei fatti. Innocenza, buona fede, chiamatela come volete, ma ora certe prese di posizione si pagano.
Come? Le si possono vedere dalle foto! I Capi Bastone, si fa per dire, perché oggi sono divenute tutte mezzecalzette, sono lì schierate e sorridenti e lui, invece, lo sconfitto comunque vada a finire, sconsolato, con le braccia conserte come a chiedersi “Ma dove cavolo sono finito?“. Forse solo chi scrive può comprendere e partecipare di cuore al suo dramma umano. Essendo anche io un residuato di quella vecchia, stessa sinistra, posso ed immagino come una persona, involontariamente, prematuramente, ingenuamente, venutasi a trovare in quella palude di sabbie mobili vorrebbe ritrovare, oggi, la sua collocazione iniziale, pur sapendo che ora più si agita e più la sua posizione si aggraverà.
Ma se c’è chi da sinistra si è portato in una Civica, mutatasi poi in Civica di centrodestra-destra, altri hanno fatto ancor di peggio. Perché oltre che aver cambiato mano, simbolo, idee, hanno ruminato senza il coraggio di ribellarsi ed oggi in quel piatto in cui hanno mangiato (politicamente s’intende!) per oltre dieci anni, osano sputare.
La stessa pessima e meschina sensazione la offre chi a quelli sopra si è contrapposto per oltre dieci anni quasi credendo di appartenere ad un sesso che non era il suo ed ora, tutto ad un tratto scopre quello suo vero (o almeno lo crederà per un altro quinquennio!), quello degli angeli.
Storie di Movimenti apolitici, dove si narra che nella famiglia convivevano tre fratelli di nome Caino, ma di cui solo uno è riuscito a passare attraverso le maglie della “rete” della sopravvivenza locale e che per dimenticare i trascorsi gli è stato sufficiente cambiare il suo nome in Abele con la benedizione del “Padre”.
Per non parlare poi di chi ha fatto il suo cavallo di battaglia, in barba alla modestia e travalicando a volte il limite della sopportazione, con l’abuso di termini quali: Eccellenze (seppur non rivolto ad organi ecclesiali) per ogni dato statistico amministrativo conseguito; per ogni problema di Sanità si parlava di Area Vasta, perché riempiva la propria bocca seppur lasciava amareggiata quella degli utenti sanitari. Risultati che erano sufficienti definire come soddisfacenti, seppur gli scarsi risultati elargiti sempre con parsimonia dagli organi regionali venivano suddivisi in modo “matrigno” tra noi e gli altri paesi nostri confinanti, senza aprire bocca se non per dire Grazie. Modalità che già a suo tempo molti “Gufi” contestavano; Non parliamo poi delle fanfare per il numero di Bandiere che si sono accantonate nel sacrario del buon fare ; Non parliamo del modo con cui si è gestito fantozzianamente nei confronti delle varie autorità di livello superiore a nostro comunale, nel periodo dell’alluvione e post alluvione. Erano personaggi regionali, provinciali, (lasciamo da parte quelli governativi!) che si dovevano ossequiare, non tanto per motivi Istituzionali, quanto perché della stessa corrente politica. E solo oggi ci si accorge che queste correnti erano pericolose, erano poco attendibili, e che hanno fatto poco e male.
Ma guarda un po’. Basta un cambio di un simbolo e ci si accorge che la persona con cui avevi convissuto ore idilliache, spartito successi strepitosi, condiviso le stesse idee, aiutato a far divenire le Marche un modello (di che?? Dell’imprenditoria non credo!) è invece una perfetta nullità, un incapace, uno di cui non ci si può fidare. Possibile che nessuno si chieda: “Ma così, tutto ad un tratto?” La risposta è no, ci son voluti almeno oltre 10 anni. Milioni di metri cubi di acqua sono passati sotto i ponti, tante cose anche belle si sono fatte, Senigallia ha cambiato volto, che a qualcuno piaccia ad altri meno, è doveroso ammetterlo, ma ad onor del vero quello che mi lascia veramente perplesso e con tanto amaro in bocca, è il segno più che evidente che lo si scopre solo oggi la scarsa affidabilità di un voltagabbana con il quale si è condiviso la stessa tessera, si sono difesi gli stessi programmi. Evidentemente ci si è nutriti sempre e solo con spaghetti alla amatriciana, non certo, almeno ogni tanto, con un bel consommé fatto con il brodo di sapiente aquila.
E del voltagabbana che vogliamo dire? Qualcuno l’ha scelto non per le sue capacità, ma per le mancate capacità dei suoi avversari. E questo mi porta alla mia adolescenza quando mio nonno, per spaventarci (ma sapevamo che scherzava e gli tenevamo la spalla) dalla tromba delle scale, mentre salivamo a casa dopo aver combinato una marachella ci urlava: ”Intanto che salite cominciate a pensare che morte scegliete!”. Il bello è che lui e noi scherzavamo, questo e chi lo spalleggia, purtroppo, fa sul serio.
I passaggi “Dal turarsi il naso” al “ Votare il meno peggio”, dalla “Lista Civica” prima maniera al “Non alla lista ma alla Persona” ci porta sempre all’ultima scelta, Astensionismo o Croce?
Io credo nella croce (non inteso come simbolo religioso), sia in ambito nazionale, regionale o comunale che sia. Una voce magari inascoltata la mia, ma che, se non apro bocca, non batto ciglio, sarà sempre ed ancor meno ascoltata. Non mi illudo però neppure, come intendono farmi credere, che in mano abbia un’arma. Spero solo che non sia un ennesimo proseguo di una croce (e questa volta non sulla scheda) ma quella che politicamente ci perseguita vista l’ incapacità risolutiva dei problemi che ci attanagliano dovuti all’incompetenza degli Amministratori, purtroppo, che mi sembrano più che dei novelli statisti dei modesti travet.
Come pure gradirei che il vincitore, almeno per una volta ed almeno in questo ci venisse incontro, non scimmiottasse come già qualcun altro ha fatto in modo patetico (ma il personaggio in questione non è in grado di offrire di più), che magari vincendo e toccando il 30-40-50%, esaltasse tale vittoria, magari facendo seguire il solito “di Tutti”. Perché sarà sempre da fare un calcolo tenendo conto del numero % di coloro che dimostreranno il loro dissenso, la loro disaffezione verso il modus operandi della politica, ovvero astenendosi dal voto. Che comunque vada è una sconfitta. Questa si che è di tutti!
Queste due ultime righe sono per me le più difficili da scrivere. Ma da persona anziana lo devo fare. L’ultima a morire deve essere però la speranza e per questo voglio augurarmi di essere smentito nel mio pessimismo.
Del resto domani è un altro giorno, e si vedrà! Speriamo non sia ancora un lumicino di falsità.

Allegati

Franco Giannini
Pubblicato Venerdì 29 maggio, 2015 su SenigalliaNotizie.it 

Questi i Commenti dei lettori di SenigalliaNotizie.it:

un povero tra i poveri (di politica)
2015-05-29 15:36:23
"CARO FRANCO" Condivido pienamente ii tuo pensiero e la tua speranza. Sappiamo benissimo che in queste elezioni non c'è una lista civica pura e apartitica come nel 2010. Sono tutte schierate come da fac-simile della scheda elettorale, ma anche se corrono da sole, con un loro candidato sindaco, sappiamo su che carro sono pronti a buttarsi per appoggiarli al ballottaggio. Quindi tirando le somme sono sempre gli stessi partiti politici e sempre le stesse persone, salvando un unico schieramento che per la prima volta si presenta a Senigallia ed ha tutto da provare a se ed agli altri. Nutro la speranza, in questo momento triste, politicamente ed economicamente, che i cittadini di Senigallia comprendano il valore del loro voto e vadano tutti ai seggi per far capire a quelle persone che ci governeranno che si può cambiare e bisogna aver fiducia nei cambiamenti e nei giovani. Sappiamo tutti cosa è stato fatto in questi anni e cosa ci aspetta. Inutile nasconderci la verità che contrasta notevolmente con i proclami politici di questi ultimi giorni. Notevolmente deluso da questa campagna politica, dagli schieramenti, dalle solite liste civiche, da molte persone presentate (credo che Senigallia ha e merita molto di meglio che la rappresenti)comunque andrò a votare cercando di non otturare il naso. Se posso fare un invito, a te ed alla redazione, scrivete un articolo, su come si vota e cosa è il voto disgiunto e come si fa, con la speranza che i presidenti di seggio lo leggano. Comunque lo scrivo : Come si vota nei Comuni superiori ai 15mila abitanti  Nei Comuni con più di 15.000 ( tra cui SENIGALLIA ) abitanti si vota sempre con una sola scheda, sulla quale si troveranno i nominativi dei candidati per la carica di Sindaco affiancati dal simbolo o più delle liste che lo appoggiano. L’elettore può esprimere il proprio voto secondo tre diverse modalità: 1. tracciando un segno solo sul simbolo di una lista, in questo modo la propria preferenza viene data alla lista contrassegnata e al candidato Sindaco da quest’ultima appoggiato; 2. tracciando un segno sul simbolo di una lista, con eventuale preferenza per uno dei candidati alla carica di Consigliere appartenenti alla stessa lista, e tracciando un segno sul nome di un candidato Sindaco non collegato alla lista votata: in questo modo si effettua il cosiddetto “voto disgiunto”; 3. tracciando un segno solo sul nome del Sindaco, votando così solo per il candidato Sindaco senza indicare preferenza per alcuna lista. Nei Comuni con più di 15.000 abitanti è eletto Sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno). Qualora nessun candidato raggiunga tale soglia si tornerà a votare il 14 Giugno per scegliere tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti (ballottaggio). In caso di parità di voti al primo turno, verrà ammesso al ballottaggio il candidato alla lista più votata (maggiore cifra elettorale) e, in caso di ulteriore parità, verrà ammesso il più anziano di età (gli stessi criteri saranno usati in caso di parità nel ballottaggio).  Al secondo turno viene eletto Sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Per stabilire la composizione del Consiglio si tiene conto dei risultati elettorali del primo turno e degli eventuali ulteriori collegamenti nel secondo. In pratica, se la lista o l’insieme delle liste collegate al candidato eletto Sindaco nel primo o nel secondo turno non hanno conseguito almeno il 60% dei seggi ma hanno ottenuto nel primo turno almeno il 40% dei voti, otterranno automaticamente il 60% dei seggi. I seggi restanti saranno divisi tra le altre liste secondo il criterio proporzionale delle preferenze ottenute. Ciao Franco e grazie sempre.
 

Nessun commento: