lunedì 30 novembre 2009

DOPO QUASI 30 ANNI DI NUOVO A SENIGALLIA SPARTERO CUTANELLI




di Franco Giannini
già pubblicato su 60019.it
La prima delle tre rappresentazioni previste, termina con una lunga acclamazione da parte di un pubblico entusiasta.
Sono passati una trentina d’anni dall’ultima rappresentazione in quel che fu il Cinema Rossini, eppure Spartero Cutanelli dett’ ’L Birb’, l’opera di Nanda Tenenti Moroni, ha conservato e conserva quella freschezza e quella attualità che a volte invece si perde con il trascorrere del tempo. Le battute, i personaggi, gli insegnamenti, i contenuti alcuni frizzanti ed altri più seri come la vita di tutti i giorni ci propina, si sono intrecciati senza disturbarsi tra loro, tra i ciondolamenti del capo consenzienti, di un pubblico, strano ma vero, in maggior parte attempato.
Ma chi conosce la Sig.ra Tenenti Moroni e le sue opere, dava per scontato la bontà dei suoi insegnamenti, la sottolineatura dei difetti degli uomini. Quindi quello che più c’era da analizzare era solo il cast con uno Spartero riproposto dalla compagnia ‘L GRUPP’ DIAL’TTAL’ S’NIGAJA. Com’è logico che sia, l’interprete principale è quello che riceve sempre più consensi, perché solitamente “sfrutta” maggiormente le battute ad effetto che l’autore ha costruito sul personaggio più in luce. Ma questa potrebbe essere anche un’arma a doppio taglio, perché tende anche a porre gli occhi di un pubblico attento, esaminatore e giudice inflessibile. Ma l’arma puntata sullo SPARTERO CUTANELLI, alias Renzo Colombaroni, è risultata assolutamente innocua. I tempi delle battute, gli spazi di silenzio, i toni di voce, la camminata sul palco, il modo di sedersi, i monologhi, i passaggi dal comico al serio, sono stati elementi che mi hanno gratificato veramente. La sua partecipazione non si circoscrive però solo sull’ottima recitazione, bensì va più in là, essendo riuscito a fornire le battute ai suoi colleghi prima come regista fuori del palcoscenico, ma soprattutto “sul palcoscenico”, fornendo i tempi di entrata anche ai suoi colleghi meno esperti, che hanno dimostrato, proprio quando lui era fuori scena, qualche indecisione. E’ una mia idea personale, ma in qualcuno di questi ho notato troppo il “recitare” e poco la “naturalità” di Colombaroni. Il Peo Giambenedetti finale, nelle vesti comiche della baby sitter, sono stati minuti di verà illarità. Come discrete sono state le innumerevoli variazioni di tema della figlia di Spartero nelle vesti di Angiolina.Altra positiva sensazione mi è stata fornita dalla cura data alla scenografia, sobria ma rifacente ai tempi passati: la macchina da cucire, l’orologio a pendolo, il macinino, il tavolo, le tendine con i merletti sulla vetrata della credenza. Piccole cose che però indicano la cura e la passione di tutti coloro che solitamente lavorano in un anonimato “dietro le quinte”.Se dovessi dare un voto al tutto, proporrei un globale 7, da cui andrebbe escluso Spartero la cui rappresentazione meriterebbe un 8. Però sono convinto che nelle prossime rappresentazioni di venerdì e sabato, con il superamento dell’emozione da parte di tutti i protagonisti, le votazioni tenderanno sicuramente ad una lievitazione verso l’alto.Concludendo, un piacevole, sano, spettacolo di tre ore allegro e che alla fine lascia uno spiraglio anche per sdraiarsi a letto e farsi esami di coscienza… sia per gli anziani che per i giovani, che raccomando a quanti sono ancora indecisi se presenziare o meno.

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