mercoledì 18 novembre 2009

SENIGALLIA : LA PESCHERIA DI OGGI VISTA DAI DIVERSAMENTE GIOVANI





































FOTO : eFfeGi
di Franco Giannini
Articolo già pubblicato su 60019.it
Avevo pubblicato tempo fa un articolo relativo al come operano i rivenditori del pesce al porto, orfani della celebre pescheria del Foro Annonario. A seguito di questo post, avevo avuto modo di ascoltare altri punti di vista relativi al servizio sia per quanto riguarderà il futuro di quella che sarà la rivendita nell’area portuale, quanto per quelli a cui è stata destinata la vecchia bella "Pescheria". Il "Foro", mi si diceva, ora è senz’altro più bello senza macchine. La Pescheria non potrebbe più essere riutilizzata, perché gli attuali operatori preferiscono il contatto diretto con il pubblico direttamente sul molo, dove oltre il pesce si scarica con esso anche tutta la sua la freschezza. E quindi la sua destinazione deve essere orientata verso altro. In effetti, in qualche punto il mio interlocutore non è che avesse proprio tutti i torti e con il suo dire mi aveva fatto nascere dei ripensamenti sul mio iniziale punto di vista. D’altro canto però, leggendo quanto affermava tempo fa in una intervista l’architetto (una signora di cui non ricordo il nome) che aveva curato il restauro del Foro, si veniva a conoscere che lei non era assolutamente concorde con la utilizzazione di tutta questa area. Con gli utilizzi di questi spazi per sagre e spettacoli o feste varie, affermava che non facevano assolutamente bene ai lavori di restauro da lei eseguiti, anzi potevano rovinare quanto recuperato e riportato al vecchio splendore. Ora, con la pubblicazione di queste foto, sicuramente lo sarà anche meno, e si sentirà addirittura scandalizzata ed inorridita. Credo però che lo sarà anche il mio interlocutore, che sarà costretto a rivedere, come mi sono subito riveduto io, un po’ di quel suo ottimismo iniziale. Io avevo definito il Foro "Bello, ma inutile", a seguito di questo però, ora aggiungerei un bel punto di domanda dopo quell’aggettivo "bello". C’è poco da spiegare, le foto parlano da sole! Piccioni morti da tempo ben visibili sulla rete di protezione del soffitto, contenitore di olio esausto posto all’angolo di una delle entrate, appoggiato a terra, senza neppure l’ausilio di un sottopiano che ne raccolga le fuoriuscite di quegli sprovveduti che non riescono neppure a prendere nel foro, il pavimento reso sdrucciolevole e per questo divenuto luogo di smistamento di improperi ad ogni scivolata dei malcapitati che debbono passare di li, parcheggio temporaneo di "apetti" con colature degli oli del motore e delle ruote, una panca di marmo rovinata da vernice o olio. Cose queste che credo non rappresentino l’eccellenza di utilizzo di un’area, che se non più destinata alla rivendita del pesce, dovrebbe stare a rappresentare uno dei tanti "biglietti da visita" di una città che cerca di far traghettare la sua economia da quella industriale, in via di estinzione, se non già estinta, a quella auspicabile turistica e per di più un turismo di èlite. Non so chi sarà il referente che dovrà occuparsi della cancellazione di queste brutture ed alla sistemazione dei danni procurati, come non so chi sia colui che ha impartito l’ordine di destinare quell’angolo della pescheria a centro di raccolta di oli usati. Non mi si può però proibire di pensare che non è stata certamente l’iniziativa di un singolo e semplice operaio, bensì frutto di un ordine impartito da un "responsabile", a cui, visti i risultati ottenuti, sarebbe meglio dare altra qualifica e destinazione. Come pure è grave che fin ad oggi non è stata fatta alcuna segnalazione da chicchessia, essendo il luogo visitato da persone atte al controllo dei rifiuti il cui deposito è inserito all’interno della struttura. Non mi si venga a dire la solita frase usata in questi casi: "… non rientra nei miei compiti!", perché si potrebbe ribattere che non rientra nei compiti neppure il "menefreghismo" qui usato con notevole evidenza. A chiusura di questa segnalazione, mi viene da chiedere…ora i danni procurati alla collettività chi li paga?? C’è un’assicurazione? Se qualcuno scivola, cade e si fa male, non credo che poi si accontenterà di certo di un rimborso per il lavaggio a secco del capo di vestiario macchiato? Ed allora mi domando: sarà sempre ’Pantalone’ per l’ennesima volta, ad aprire i cordoni della borsa, o si individuerà il responsabile, non gli si daranno gli incentivi di produzione, ma gli si chiederanno questa volta i danni?

Nessun commento: