lunedì 2 novembre 2009

IN ATTESA DEL MAXI ALBERGO PER IL MOMENTO ABBIAMO UNA MINI PESCHERIA.
































































Vignetta: di Valerio Giannini
Foto: di eFfeGi


di Franco Giannini
articolo di già pubblicato su 60019.it
Senigallia, come del resto tutta l’Italia oggi, all’ombra di gazebo.

Non sono ancora le sette, e già ci sono capannelli di persone infreddolite, che attendono, nei pressi della “passerella” sul Misa, che ritornino in porto, le prime barche con il pescato della nottata. I volti sono tutti di persone anziane, poche le signore, e tutti con quelle caratteristiche che li fa definire come “gente del popolo”. La parlata, il modo di vestire, gli argomenti di cui discutono e nell’acquisto, la gestione oculata della spesa. Chi può permetterselo, buon per lui, preferisce fare l’acquisto nel vivaio, anche se i prezzi del pesce sono leggermente superiori, ma si sa che le comodità si pagano. Mentre si cerca di ripararci dall’ aria gelida che viene dal mare, nascondendoci dietro fortunosi paraventi, alcuni, muniti dei primi “passamontagna” preparano le bancarelle per la vendita, ponendole al coperto, si fa per dire, di gazebo precari muniti del solo tetto su “piedi” instabili. E’ strano come in Italia, e quindi anche a Senigallia, oggi, ogni necessità, ogni problema, ogni manifestazione, sembra si debba svolgere al coperto di una tenda, di un gazebo, come fossimo diventati tutti degli artisti circensi.
Li utilizzano i mercatini rionali sia itineranti che fissi, si usano per qualsiasi evento sia fiera che sagra locale, per non parlare poi dell’uso politico sia per le “Primarie”, che per “referendum”, o per quello sindacale sia per i “Sit-in” che per i picchettaggi davanti alle fabbriche durante gli scioperi, e poi ancora per le degustazioni dimostrative davanti ai supermercati, per i terremotati, per le esercitazioni dei vari volontariati, insomma una tenda, in Italia, non la si nega più a nessuno. Siamo un popolo di precari e non solo a livello lavorativo. Si perché un gazebo o una tenda sa sempre di temporaneità. Anche se è vero che un conto è doverci soggiornare per brevi lassi di tempo ed un conto è doverlo fare per lavoro, tutti i giorni con qualsiasi tempo.

Ed il caso preso in esame riguarda proprio il secondo caso. Il commercio del pesce sul molo del porto.
Devo dire che affronto questo argomento con timore, ma non nel senso di esternare la questione, ma con la “paura” che questa mia richiesta venga esaudita in maniera faraonica, come ormai è entrato nell’uso comune delle cose, a Senigallia. Cose mirabilanti per una mirabilante città turistica, che se pure debbo accettare, non condivido. Ma qui il discorso si farebbe più ampio e correrei il rischio di andare fuori tema. Però, onde evitare quanto sopra premesso, dico subito che la mia proposta prevede: tempi brevissimi di attuazione, assenza assoluta di progetti di architetti Vip, esclusione dell’uso di materiale edile, niente marmi di Carrara, nessuna opera fognaria.
Detto questo, però, ritengo che sia gli operatori del “mercato all’aria aperta” che è la rivendita del pesce sul molo del porto senigalliese, che i loro clienti, debbano avere un minimo di conforto, soprattutto d’inverno, ma anche nella stagione calda.
M’immagino, e voglio anche sperarlo, che qualcuno avrà già pensato di realizzare questa nuova pescheria e dove insidiarla definitivamente, ma quello di cui sono quasi certo, sono le date di realizzazione, che per ovvi motivi non potranno essere immediate.

Immediata però, è la necessità per chi ci opera, di una copertura, non solo sulla testa, ma anche nei lati che proteggono dal vento (siamo a 200/300 metri dal mare aperto e non in un ufficio riscaldato), di servizi igienici-chimici, di acqua corrente e non come attualmente dentro contenitori in plastica, cassonetti ad hoc per la differenziata, pedane isolanti dall’umidità che il tipo di vendita rende necessari, depositi per reti e retini che si stanno ammucchiando in modo antiestetico ed antifunzionale e quanto altro necessiti. Come tutto questo, economicamente e in tempi assolutamente brevi?? Montando delle robuste tende similari a quelli che si usano, giusto per un esempio, in occasione dell’evento di Pane Nostrum. Facilmente montabili, ma altrettanto smontabili quando si realizzerà la nuova struttura, sempre che sia stata presa in esame e la si intenda edificare.
Lo spazio non manca, salvo che non sia stato impegnato per altre strisce blu.
Oppure, ma già i tempi immagino si allungherebbero, ospitare le dieci bancherelle (non sono di più!) all’interno dello stabile della Lega Navale e del Gruppo CIMA, trovando a questi altra ubicazione magari nei locali della Associazione Velica in cui è confluita la Lega.

Ma un pensiero veloce mi passa quasi per caso…e se per incentivare e per non decentralizzare il commercio del centro, si dicesse “portiamo questa vendita di nuovo nella vecchia pescheria del Foro Annonario…” nooo, eh!! Sarebbe come chiedere troppo e magari sarebbe affermare “ forse ci eravamo sbagliati….”.

2 commenti:

www.dariopetrolati.it ha detto...

vi capisco sempre meno
non tu franco amico sano
non capisco il casino la confusione il gusto nel rendere o meglio tentare di rendere brutto ciò che era bello
di rado ormai ma quando vengo giù e vedo quel vuoto di panche in pietra sento ancora l'odore del pesce e le voci di chi chiamava per vendere
Avevano nomi e prononomi originali
erano senigalliesi e parlavano bene tale lingua
ora c'è vuoto il vuoto del vuoto un'attesa di nulla
sento chiacchiere nemmeno una cicca per terra
perchè chi ci vuol guadagnare ikn modo sporco non so
prima era più bello minimo senigallia appariva con la sua pescheria ed aveva dignità.
dario.

Franco Giannini ha detto...

Non è proprio come tu pensi Dario.
Restaurata la pescheria è bella,... ma inutilizzata ed il Foro, salvo il mattino e neppure tanto, è quasi sempre vuoto. Non c'è più aggregazione salvo che per le varie sagre e qualche spettacolo nei tre mesi estivi.
Quindi un bello inutile!