giovedì 19 maggio 2011

Una notte d'arte trascorsa tra l'offerta pubblica e quella privata


di Franco Giannini già pubblicato su 60019.it
Se si fosse trattato di una partita di calcio, da critico(ne), l'avrei descritta così…


La mia non è di certo una critica artistica e di conseguenza chi cercherà tra queste mie righe una recensione sulle opere esposte in questa sei ore notturne d’arte, può perdere solo del tempo.
Quando partecipo come semplice cittadino-cronista ad una qualsiasi manifestazione, seppur ciò non sempre riesce facile come vorrei, cerco però quantomeno di partire di casa nudo del preconcetto, sia di incontrare con certezza la positività, come pure la negatività.

La Notte dei Musei, mi aveva stuzzicato la curiosità, già fin dallo scorso anno. Però la precedente edizione, climaticamente inadatta, mi aveva fatto desistere dal partecipare, preferendo le comode ciabatte casalinghe alle galosce che sarebbero servite per seguire l’evento.

Anche quest’anno si è partiti con il tanto parlare e con il soffermarsi che si trattava di una somma di sinergie tra pubblico e privato. Si descriveva tutto "l’arrosto" che si era messo in forno, e gli imprenditori che si erano assunti a mettere risorse e faccia su quanto andavano a proporre. E dal momento che il tanto parlare fa pensare che forse si potrebbe trattare di pubblicità, sono partito da casa con il blocco notes in una tasca e nell’altra, lo dico con la massima sincerità, almeno una punta di preconcetto.

La prima visita era doverosamente nella Sala del Trono del Palazzo del Duca, ritenendo che dal momento che la prima mostra si apriva là, avrei assistito a quel taglio del nastro, che invece non c’è stato e che per questo mi ha fatto subire moralmente (ma ricredere) il primo gol della serata. Presenti il Sindaco Mangialardi, il suo vice Memè, l’Assessore Schiavoni, il prof. Bugatti.
Il Sindaco non si è tirato indietro nel sottolineare come le nostre "Eccellenze Artistiche" cittadine siano state messe a disposizione sia delle strutture pubbliche che private. Schiavoni invece, relativamente al tema trattato nella mostra della foto stenopeica, ha voluto evidenziare come l’Arte semplice sia sempre quella più bella, come appunto lo è questa branca della fotografia, radice poi di tutte le tecnologie a seguire.
Sala affollata da numeroso pubblico, che visto l’argomento trattato, era armata in buona parte di macchine fotografiche, di cui ognuno faceva gran sfoggio. Numerose anche le signore armate di obiettivi e certamente con occhi più sensibili delle loro macchine. Il numero delle presenze segnava il secondo punto a favore della manifestazione: un secco 0 a 2.

La seconda tappa, almeno per me, era prevista per l’altra mostra organizzata a Palazzetto Baviera. Parola un pò grossa se si considera una sola stanza, un pò "freddina" relativamente ad arredi, ubicazione ed illuminazione: 1 a 2. Anche qua il Sindaco e i suoi due Assessori hanno visitato la mostra.

Ma li ho trovati poi anche alla Galleria Gherardi 30 dove erano esposte alcune opere dell’artista Mario Giacomelli. E qui il tocco personale che l’iniziativa privata, spesso anche se non sempre, sa dare. Una graziosa ragazza ad accogliere il visitatore; luce, tanta; pulizia, tanta; luminosità, tanta. Totale della somma, tanto piacere di soffermarsi ad ammirare e discutere magari invogliati all’acquisto. Il Pubblico della Sala del Trono però sembra essere svanito...Mi prometto di ripassare.
Risultato alla fine di questo primo tempo: 1 a 3 a mio sfavore.

Dopo cena, mi rimetto in cammino e la prossima tappa è il clou dell’arte: la Pinacoteca Diocesana. Immaginavo che fosse quella con il maggior numero di visitatori, ed invece... Il portone della Curia è, detto con un’ eufemia, poco illuminato. Un piccolo manifesto indica timidamente che anche la Pinacoteca partecipa alla "notte dei musei". Timidamente anche io, entro e fortunatamente incontro un sacerdote che esce dal cortile e che chiudendo a chiave la vetrata, mi indica di salire le scale. Giunto alla Pinacoteca, la prima cosa che faccio è quella di informarmi sul numero dei visitatori. La ragazza alla reception mi dice che dall’apertura a quel momento (sono le 21,45) i visitatori sono stati una decina. Considerando che io ne sono uno ed altri tre che mi precedono, fanno parte di un gruppo con l’accompagnatrice che illustra loro i "pezzi pregiati", comprendo che l’affluenza non è quella che mi sarei atteso. E per gli altri 30 minuti che mi trattengo in quelle stanze, posso constatare che solo altre due persone, mi hanno seguito: 2 a 3 non per il motivo dell’affluenza, ma per quello dell’illuminazione.

Uscito dalla Pinacoteca, mi incammino per andare verso l’Area Archeologica della Fenice. Spero che anche qui sia passato qualche Amministratore e mi auguro che possa confermare quello che sto per dire. Una volta che ho preso la stradina in discesa che porta all’Area, visto il buio pesto che regnava, credendo che fosse chiusa, sono ritornato sui miei passi e non convinto, mi sembrava una cosa impossibile, ho fatto il giro delle transenne che delimitano l’area dei lavori in corso per la sistemazione dei giardini, fino a giungere, dalla parte della strada, all’altezza della porta d’ingresso degli scavi. Filtrava una debole luce dall’interno e solo il fatto di intravedere due ombre di persone che stavano uscendo, mi ha dato la certezza che l’Area era aperta.
Liberi di crederci o meno, ma non sono stato il solo ad avere questo problema, perchè poi uscendo, mi sono imbattuto in una coppia di ragazzi uno dei quali con il telefonino stava dicendo: "No, no, venite, sta uscendo una persona, è aperto...".
Sarei felice se qualcuno avvallasse la mia stessa sensazione. L’Area Archeologica certamente, malgrado l’imboscamento del luogo, mi è risultato quello più visitato e qualitativamente ben curato a livello di cultura dell’accompagnamento dei visitatori: 3 a 3... ma forse qui c’era un rigore che non mi è stato assegnato. Quando sono entrato, quello che più mi ha colpito, è che c’erano una quindicina di persone tra cui due famiglie che avevano affidato i loro 6 bambini alla accompagnatrice-cicerone, che poi parlando ho saputo rispondere al nome di Laura, e con la quale avevano stretto un rapporto interessato ed amichevole, che finito il giro erano dispiaciuti a doversene andare.
Oltre alle persone da me incontrate durante la mia permanenza, ho potuto vedere che altre avevano firmato il registro e che non tutte, come ho fatto anche io, preferivano rinunciare a questo atto: 3 a 4 ed a segnare certamente non sono i reperti archeologici, ma è Laura per come li illustra.

Ultima tappa è stata quella del Musinf, un pò più illuminato nella sua scalinata, ma l’ingresso è anche qui in penombra. Anche qui il pubblico non creava ressa … "città della fotografia" si, ma il troppo a volte... penalizza.

Prima di ritornare a casa, faccio di nuovo la strada inversa per l’ultima occhiata alla galleria Arearte. I visitatori si contano facilmente sulle dita di una sola mano, ma le luci dall’interno, attraverso le vetrine, se solo ci fossero le persone interessate, servirebbero a bloccarle ed attrarle al loro interno.
Palazzetto Baviera, con quella cancellata e con il buio del giardino e quella frazione di luce che proviene dalla stanza, ricorda molto i "lumini" in un camposanto...

Ero prevenuto... ma mi sono dovuto ricredere sia sulla bontà dell’iniziativa, sia sull’interessamento dell’Amministrazione, che come dicevo l’ha seguita con interesse, in ogni sua fase per tutta la durata.
Non posso esprimermi, in quanto assente, sulla bontà dello spettacolo presentato al Museo della Mezzadria dai ragazzi del Liceo Classico Perticari con la rappresentazione della tragedia greca "Le baccanti", come pure quello offerto dagli Artisti Fluxus a Palazzo del Duca.

Nel complesso la manifestazione è sicuramente riuscita. Il pubblico è mancato, ma ora i senigalliesi non potranno dire che a Senigallia non si fa cultura, gli assenti hanno sempre torto! Però l’organizzazione del Privato, ha di gran lunga distanziato quella del Pubblico.

La mia non vuole essere una critica, bensì un suggerimento per il prossimo anno. La pubblicità è l’anima del commercio, dove commercio per l’Amministrazione sta come "scaturire interesse per quel che essa costruisce". La cultura è di già di per se stessa difficile da far digerire, ma se poi si spendono energie, senza pubblicizzarle e renderle evidenti...allora il lavoro fatto va a farsi benedire.

Il prossimo anno, forse, meno brochure, meno volantini, meno manifesti, ma una freccia in più che indichi ed una lampadina che attragga ed illumini, perchè lì, in quel giorno ed in quell’ora c’è quel dato evento.

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