Gli amici
dei miei amici sono anche amici miei. E per questo l'importanza che a loro riservo non è di certo della stessa importanza e riservatezza di quella che si offre comunemente sulle pagine dei
social network. Quando poi questi sono presentati da persone comel'amico Dario Petrolati, allora, assolutamente le porte non vanno
aperte, bensì spalancate. Considerando poi la qualità eccelsa di
questo personaggio, PIETRO RANDI, classe 1924, posso considerarmi orgoglioso, onorato e fortunato di poter ospitare sulle pagine del mio modestissimo blog questo suo scritto . Un documento storico, vissuto in
prima persona, che racconta la vita succedutasi nel corso degli anni e che ha coinvolto ben 4 generazioni in una libreria per la quale sono passate tutte le migliori intelligenze di
Padova nel corso di oltre un secolo di vita. Quasi che fosse, ma sono certo che sicuramente lo è stata, l'ombelico
della cultura patavina e non solo. Ma in questa Italia, dove tutto
il buono scompare sempre sotto la falce dei tagli economici, anche le
librerie non ne sono rimaste esenti. Infatti lo scritto risale al 2006, ma gli eventi come si vedrà ne hanno modificato il finale. Ma non vado oltre e vi lascio
alla piacevole lettura della storia senza un titolo preciso e che
quindi semplicemente inizia così... (fg)
“Se è
vero che quella del libro è una malattia, la mia salute ne è
favorevolmente minata fin dalla nascita. Libraio di terza
generazione, carico di anni oltre cinquanta dei quali spesi fra i
libri, mi guardo indietro e mi convinco che quella dei geni non è
una frottola. Fu mio nonno paterno Giovanni Battista (Foto) (1875 – 1931),
scampato con la famiglia all'età di sette anni dal paesino di
provincia della Bassa Padovana Masi sulle rive dell'Adige, dove era
nato, per lo straripamento del fiume del 1882, a trovare lavoro in
una libreria di Padova, la Drucker, e dopo qualche anno vedersi
offrire l'acquisto di altra libreria di Padova, la Draghi, fondata
nel 1850 da Angelo Draghi (1831- 1915 libraio nonché attivo
patriota) che gli eredi mettevano in vendita. L'acquistò a rate,
godendo della fiducia degli eredi del Draghi, provando quella
straordinaria emozione quale fa bene rivivere Pietro Galletto nel suo
“Galantuomini padovani dell' 800” (edito dalla Draghi nel 1993)
ricordando la figura di Giovanni Battista Randi. Aveva appena
quarantacinque anni Giovanni Battista quando diventava paròn
della Draghi ma godeva della
straordinaria esperienza acquisita alla scuola del Drucker e di una
grande fiducia nelle proprie forze.
L'attività
della Draghi, gestita per settant'anni dal suo fondatore, diventata
Randi, vantava oltre alla stima di clienti e fornitori, una vasta
rete di rapporti con i principali editori esteri, principalmente in
Germania.
Era
anche poliglotta, il Drucker, come documenta un piccolo diario che
gelosamente conservo sul quale, con minuta calligrafia, registrava la
quotidiana attività in libreria in italiano, in inglese e francese
annotandovi in caratteri greci i frequenti appuntamenti galanti.
Giovanni
Battista Randi, mio nonno paterno, paròn Titta
come veniva affabilmente chiamato, fu libraio ma anche illuminato
mecenate fra l'altro fece dono alla Magnifica Comunità Cadorina
dell'autografo del “Cadore” di Carducci, con una lapide posta
sulla facciata sovrastante la vetrina della libreria ricordò la
nascita, ivi avvenuta nel 1842, di Arrigo Boito musicista e
letterato. Ne fu erede materiale e spirituale il figlio Giuseppe
(1901 – 1978) mettendo a buon profitto i geni ereditati dal padre.
Sotto la sua guida la libreria acquisì nuovi spazi ingrandendosi,
nuovi reparti imponevano una più assortita disponibilità di libri,
sua l'iniziativa per la “Saletta degli incontri” alla quale
accedevano i numerosi circoli culturali della città, sua inoltre la
realizzazione di una galleria d'arte, La Chiocciola, che al primo
piano della libreria accoglieva i nomi più significativi dell'arte
contemporanea.
Nascevo
io, era il 1924, inconsapevole erede di tradizione e storia
trasmessami dal gene nel quale la malattia del libro occupava il 90%.
Smessi
gli studi universitari, nell'immediato dopoguerra davo libero e più
ampio spazio alla mia predestinazione genetica : la libreria.
Parigi
era il cuore pulsante dell'attività culturale, editoriale e libraria
del momento e a Parigi, all'ombra della potente Hachette di Bd. Saint
Germain, ebbi modo di avvicinare quel mondo, conoscenze ed amicizie
che avrebbero accompagnato il mio impegno librario. A Parigi mi
attraeva il mondo universitario del quartiere latino, prodigo di
iniziative, di incontri, di fermenti culturali e filosofici che
imponevano alla scena mondiale il primato culturale francese. A St.
Martin faceva testo l'esistenzialismo di Sartre, mentre Jean Cocteau,
Albert Camus, Antoine de Saint Exupery vantavano tirature che
diffondevano nel mondo la nuova cultura francese, era ministro e
letterato André Malraux. Una lettera di Diego Valeri mi presentava a
Bedarida, titolare della cattedra di letteratura italiana
nell'Istituto di Rue de l'Ecole de Medecine. Un brevetto di lingua e
letteratura francese ottenuto alla scuola della Sorbona diretta dal
severo professeur Fouché (faites les grimaces, ci imponeva
insegnando la corretta pronuncia) concludeva il mio stage parigino. A
Parigi mi attraevano anche i bouquinistes, curiosavo nelle loro
“boites à bouquins” nelle quali trovavo ed acquistavo quelle
partiture musicali in formato tascabile nelle edizioni originali
stampate di Ernst Eulenburg a Lipsia negli anni '30 nella “Kleine
orchester Partitur Ausgabe” al prezzo di un marco o poco più,
diventate rare. Soddisfacevo il mio interesse alla musica rivivendo
così anche recenti esperienze di orchestrale.
Fu
la successiva esperienza newyorchese ad aprirmi la finestra
sull'altro versante del mondo del libro, il versante sconfinato della
lingua inglese con la quale i grandi editori facevano conoscere al
mondo le scoperte sempre più sofisticate e d'avanguardia delle
ricerche scientifiche e della tecnologia americana, poi Londra da
dove partivano i messaggi della nuova cultura inglese, libri stampati
in centinaia di migliaia di copie destinati al vastissimo mondo
anglofono, pacchi e casse di libri indirizzati ai mercati di Sidney,
Melbourne, Cape Town, Montreal, il Commonwealth sul quale non
tramontava mai il sole. Poi la Spagna, un mare di librerie e di
editori dalle dimensioni imprevedibili, un altro mondo, quello di
lingua spagnola, dove editori come Aguilar, Espasa, Gili, Herder,
solo per ricordare i maggiori, riversavano e commercializzavano in
altro versante del mondo la loro produzione. Rientravo nell'orizzonte
economicamente piccolo della libreria padovana con un bagaglio di
conoscenze e di rapporti da mettere a profitto all'ombra dell'antica
e gloriosa Università insieme alla quale, oltre al caffè Pedrocchi,
l'ormai antica libreria Draghi rimaneva punto di riferimento e
d'incontro per la città. Aldo Carboni, studente nell'università
patavina, intervistato da Enzo Crea (Sole 24 Ore di domenica 8
febbraio 2004) bene ricorda i Maestri dell'Ateneo patavino : ConcettoMarchesi, Magnifico Rettore nel difficile '45, e Manara Valgimigli
entrambi ospiti quotidiani ed amici della libreria, il primo rapito
suo malgrado a Roma dalla politica, il secondo sottratto anch'esso a
Padova per la breve parentesi ravennate chiamato a reggervi la
Classense, erede spirituale del suo maestro Giosuè Carducci. Il
Valgimigli si confidava in libreria con la Lea e successivamente con
me quando gli venne gravoso salire la pur comoda scala “la
Chiocciola” che portava al primo piano della libreria che ne
ospitava l'amministrazione. Lo accompagnava quotidianamente alla
libreria il fidato autista Fortunato il quale pilotava in modo
maldestro per le tortuose strade di Padova e della provincia la
piccola Bianchina nella quale Valgimigli trovava spazio con non poca
fatica.
Negli
anni tanti e tanti letterati, scrittori, politici, artisti,
ammiratori devoti lasciavano la loro testimonianza d'affetto alla
libreria, ricordando spesso un'antica frequentazione universitaria,
testimonianze affidate ad un elegante quaderno che tutt'ora
gelosamente conservo in uno scatolone pieno di storia. GiovanniSpadolini che non mancava di visitare la Draghi ogni qualvolta a
Padova, il primo aprile 1985 vi scriveva “con affettuosa
ammirazione rivivendo tanti anni dopo l'ombra di Valgimigli”. Un
piccolo libro pubblicato nel 1950 a cura di Oliviero Ronchi a
ricordare i 100 anni di vita della libreria porta le testimonianze di
Giuseppe Fiocco, Concetto Marchesi, Manara Valgimigli, Diego Valeri.
Nella
testimonianza indirizzata a Giuseppe Randi, mio padre, così si
esprimeva Concetto Marchesi con lettera da Roma del 20 dicembre 1949
“nè l'Università né Padova potranno scrivere in questi ultimi
cento anni la loro intima storia senza tener conto di quella libreria
sotto il breve portico di via Cavour” e oltre “ma nei miei
ritorni a Padova – la città diletta – dove non ho più la mia
vecchia casa né la mia vecchia scuola ho una cosa che è ancora mia
e non invecchia: è quella bottega di libraio dove la mia vita di
studioso, di Maestro, di amico continua, come sempre”.
Al
primo piano della libreria che ospita il mio piccolo tavolo di lavoro
oltre quelli più grandi delle fanciulle addette all'amministrazione,
sono appesi ad una parete tanti piccoli ritratti con dedica: amici,
frequentatori, clienti che hanno lasciato una traccia nella storia
della libreria, che a nominarli imporrebbe per ciascuno di essi un
ricordo, un episodio. Di tanto in tanto qualcuno s'aggiunge, segni
del tempo che trascorre.
Mi
guardo indietro, anche la mia vita è ormai quasi storia, la libreria
padovana, la Draghi, continua, continuerà ancora quando io non ci
sarò più, siamo su questa terra come una fragile meteora, la
continueranno i miei figli, anch'essi eredi dei miei stessi cromosomi
tempi impietosi imporranno delle trasformazioni ma non potranno
cancellare una storia appassionatamente vissuta.
Pietro
Randi
PS:
L'attività della libreria Draghi, passata nel frattempo ai miei
figli, è cessata nel luglio 2011
Padova
06/04/2012
1 commento:
grazie Franco,
oltre che amico sei davvero brav-
-issimo e non solo io lo dico sostengo,visto il prof.,nostro Presidente Giorgio Roverato ?,oggo chiamerò Randi e consegnerò quanto dovuto....Grazie un abbraccio amico mio..
dario.
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