…Io non lo posso fare. Non so né
cantare né tanto meno scrivere versi. Poi mi verrebbe a mancare il
componente primario, quello che oggi si direbbe che crea audience: le
tresche amorose. In verità una ce n’è, meglio, ce ne sarebbero due. Ma
entrambe non creano certamente pruriginosità, semmai al massimo una sana
curiosità.
La prima potrebbe ricercarsi nella passione di Mario Pizzi per gli scacchi, talmente sviscerata da “infettare” anche coloro che gli gravitano attorno in quel determinato momento.
La seconda è legata alla prima, e va intesa come arte abbinata ai “pezzi” degli scacchi.
Si deve sapere allora, che subito dopo il terremoto che ha colpito le terre dell’Emilia, il buon Marione aveva contattato persone del posto per organizzare una specie di torneo di scacchi che coinvolgesse per una giornata i bambini della tendopoli e li aiutasse per qualche ora a evadere da quella sciagura che stavano vivendo. Poi non se n’è più fatto nulla per motivi organizzativi, ma è già dalle prime strette di mano tra organizzatori che comincia a prendere vita la storia di cui parlavo.
Dicevo da una stretta di mano ed ecco che allora dalla parte emiliana, di Carpi: “..piacere, Roberto Pizzi” e Mario di rimando “come ha detto?” e l’altro ancora una volta: “Roberto Pizzi“. Ed allora Mario sorridendo: “L’ho fatto ripetere perchè anche io faccio Pizzi…Mario Pizzi, ma un mio cugino fa invece proprio Roberto Pizzi! Com’è piccolo il mondo!“.
E da questo momento è nata una cordiale amicizia, con Mario non è difficile farla, rinforzata ancor più dalla stessa passione.
Si da il caso che questo Sig. Roberto Pizzi, un po’ di giorni fa, accompagna la figlia a Milano per sostenere un esame all’Università e nel tempo che lei era impegnata all’ateneo, lui ha incominciato, per ammazzare il tempo, a gironzolare per la città. Casualmente s’imbatte in una ferramenta, fin qui nulla di strano, anche perchè la deformazione professionale del suo lavoro, che è quello di carrozziere, gli stuzzica la curiosità, ancor più quanto vede la merce esposta in vetrina. Ed è questo che lo porta ad entrare per soddisfare completamente la sua curiosità.
Infatti è si una ferramenta, ma di un genere tutto particolare, perchè la sua produzione la porta più che ad essere un luogo prettamente commerciale, a quello più sofisticato, più caratteristico, della bottega di un artigiano-artista o artista-artigiano.
I proprietari della ferramenta, i Sigg. Ganassali, sono anni che si tramandano da padre in figlio, la tradizione del costruire personaggi del Presepe, pezzi degli scacchi, bagnanti al mare e chi più ne ha più ne metta, con gli elementi che si possono incontrare in una normale ferramenta: dadi, bulloni, viti, controdadi, corone, ecc. Quello che Napoli fa con la ceramica, Milano lo produce utilizzando bulloneria metallica.
Vedendo questi oggetti, il sig. Roberto, rimane colpito ed estasiato dalla genialità di questi commercianti-artisti. E parlando, con i realizzatori di queste opere e dimostrando loro tutto il suo entusiastico interessamento entra facilmente in amicizia, tanto che quando sta per uscire dal negozio, i Sigg. Ganassali gli vogliono far omaggio di una serie di pezzi per gli scacchi. In un primo momento, quasi respinge il dono, perchè onestamente dice che non saprebbe come utilizzarlo, ma poi il pensiero gli va su Mario, sul suo virus in bianco e nero e li accetta, dicendo che ha trovato colui che simile dono renderà felice e che saprà apprezzarne sia il loro valore affettivo che quello artistico.
Sere orsono, Roberto Pizzi è venuto in quel di Senigallia ed in tale occasione ha voluto donare al nostro buon Mario questi pezzi rari, non tralasciando, all’atto del dono, di dirgli: “Li dono a te, perchè sono certo che tu saprai come farli rivivere“.
Mario infatti così ha fatto. Non si è fatto pregare. Non li ha posti sopra il tavolo del salotto di casa, ma li ha messi subito in bella mostra nel corso della simultanea. L’effetto non si è fatto attendere e non appena li ha posizionati sulla scacchiera il primo commento, mi si passi il francesismo giovanile usato da uno dei tanti ragazzini che affollano ogni serata che ad alta voce ha esclamato meravigliato: “Che figata, Mario…“.
Fortuna ha voluto anche che qualcuno avesse provveduto a fissare ben saldamente i dadi, perchè prima ancora che Mario gridasse, raccomandandosi di “Non Toccare“, le mani dei ragazzi tentavano già di smontarli.
Si pensi che la Vi.da.m. Sas di Ganassali Angela e Giulio & C. Piazzale Lugano, 4 – 20158 Milano – è d’obbligo concedere un minimo di pubblicità, questo è il nome della ditta in questione ideatrice e realizzatrice di queste opere d’arte – aveva anche provveduto sia a verniciare di nero che a realizzare i “bianchi” utilizzando come materiale l’acciaio inox.
Da dire anche che la prima partita con cui sono stati inaugurati i pezzi, è avvenuta proprio tra due ragazzini, sempre sotto l’occhio vigile del maestro Mario.
Da questo momento quindi le scacchiere disponibili sono divenute 25 e chi desidererà farlo, potrà sfidare Mario sulla scacchiera novità, magari anche perdendo; ma volete mettere la soddisfazione di perdere su una simile scacchiera con pezzi pregiati di sì alta fattura?
La prima potrebbe ricercarsi nella passione di Mario Pizzi per gli scacchi, talmente sviscerata da “infettare” anche coloro che gli gravitano attorno in quel determinato momento.
La seconda è legata alla prima, e va intesa come arte abbinata ai “pezzi” degli scacchi.
Si deve sapere allora, che subito dopo il terremoto che ha colpito le terre dell’Emilia, il buon Marione aveva contattato persone del posto per organizzare una specie di torneo di scacchi che coinvolgesse per una giornata i bambini della tendopoli e li aiutasse per qualche ora a evadere da quella sciagura che stavano vivendo. Poi non se n’è più fatto nulla per motivi organizzativi, ma è già dalle prime strette di mano tra organizzatori che comincia a prendere vita la storia di cui parlavo.
Dicevo da una stretta di mano ed ecco che allora dalla parte emiliana, di Carpi: “..piacere, Roberto Pizzi” e Mario di rimando “come ha detto?” e l’altro ancora una volta: “Roberto Pizzi“. Ed allora Mario sorridendo: “L’ho fatto ripetere perchè anche io faccio Pizzi…Mario Pizzi, ma un mio cugino fa invece proprio Roberto Pizzi! Com’è piccolo il mondo!“.
E da questo momento è nata una cordiale amicizia, con Mario non è difficile farla, rinforzata ancor più dalla stessa passione.
Si da il caso che questo Sig. Roberto Pizzi, un po’ di giorni fa, accompagna la figlia a Milano per sostenere un esame all’Università e nel tempo che lei era impegnata all’ateneo, lui ha incominciato, per ammazzare il tempo, a gironzolare per la città. Casualmente s’imbatte in una ferramenta, fin qui nulla di strano, anche perchè la deformazione professionale del suo lavoro, che è quello di carrozziere, gli stuzzica la curiosità, ancor più quanto vede la merce esposta in vetrina. Ed è questo che lo porta ad entrare per soddisfare completamente la sua curiosità.
Infatti è si una ferramenta, ma di un genere tutto particolare, perchè la sua produzione la porta più che ad essere un luogo prettamente commerciale, a quello più sofisticato, più caratteristico, della bottega di un artigiano-artista o artista-artigiano.
I proprietari della ferramenta, i Sigg. Ganassali, sono anni che si tramandano da padre in figlio, la tradizione del costruire personaggi del Presepe, pezzi degli scacchi, bagnanti al mare e chi più ne ha più ne metta, con gli elementi che si possono incontrare in una normale ferramenta: dadi, bulloni, viti, controdadi, corone, ecc. Quello che Napoli fa con la ceramica, Milano lo produce utilizzando bulloneria metallica.
Vedendo questi oggetti, il sig. Roberto, rimane colpito ed estasiato dalla genialità di questi commercianti-artisti. E parlando, con i realizzatori di queste opere e dimostrando loro tutto il suo entusiastico interessamento entra facilmente in amicizia, tanto che quando sta per uscire dal negozio, i Sigg. Ganassali gli vogliono far omaggio di una serie di pezzi per gli scacchi. In un primo momento, quasi respinge il dono, perchè onestamente dice che non saprebbe come utilizzarlo, ma poi il pensiero gli va su Mario, sul suo virus in bianco e nero e li accetta, dicendo che ha trovato colui che simile dono renderà felice e che saprà apprezzarne sia il loro valore affettivo che quello artistico.
Sere orsono, Roberto Pizzi è venuto in quel di Senigallia ed in tale occasione ha voluto donare al nostro buon Mario questi pezzi rari, non tralasciando, all’atto del dono, di dirgli: “Li dono a te, perchè sono certo che tu saprai come farli rivivere“.
Mario infatti così ha fatto. Non si è fatto pregare. Non li ha posti sopra il tavolo del salotto di casa, ma li ha messi subito in bella mostra nel corso della simultanea. L’effetto non si è fatto attendere e non appena li ha posizionati sulla scacchiera il primo commento, mi si passi il francesismo giovanile usato da uno dei tanti ragazzini che affollano ogni serata che ad alta voce ha esclamato meravigliato: “Che figata, Mario…“.
Fortuna ha voluto anche che qualcuno avesse provveduto a fissare ben saldamente i dadi, perchè prima ancora che Mario gridasse, raccomandandosi di “Non Toccare“, le mani dei ragazzi tentavano già di smontarli.
Si pensi che la Vi.da.m. Sas di Ganassali Angela e Giulio & C. Piazzale Lugano, 4 – 20158 Milano – è d’obbligo concedere un minimo di pubblicità, questo è il nome della ditta in questione ideatrice e realizzatrice di queste opere d’arte – aveva anche provveduto sia a verniciare di nero che a realizzare i “bianchi” utilizzando come materiale l’acciaio inox.
Da dire anche che la prima partita con cui sono stati inaugurati i pezzi, è avvenuta proprio tra due ragazzini, sempre sotto l’occhio vigile del maestro Mario.
Da questo momento quindi le scacchiere disponibili sono divenute 25 e chi desidererà farlo, potrà sfidare Mario sulla scacchiera novità, magari anche perdendo; ma volete mettere la soddisfazione di perdere su una simile scacchiera con pezzi pregiati di sì alta fattura?
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