di Dario Petrolati
Edito anno 2006
Dopo aver letto le 164 paginette, compaiono al centro del libro 16 foto in bianco e nero, come riflessione-pausa per rivedere il mezzo secolo trascorso dagli accadimenti di cui si parla. Allora ci si alza un poco malinconici chè la giovane intellighenzia, gli artisti ( Callas -Paxinou ) erano belli e testimoni, fuggiti, quasi rapiti dal tempo che sempre impietoso misura ambizioni, sogni, programmi. Era l'agosto del 1960 ed Arbasino coi suoi amici di buone e colte letture " salta le Olimpiadi di Roma" avendo come meta Olimpia, ovviamente deserta, chè il mondo tutto corse a vedere gli atleti e lo spettacolo dintorno. Partono pel viaggio ed appuntano, fotografano con sete del vedere-sapere congiungere le fatte letture anche coi libri di casa. A ciascuno il suo tempo, quello di Arbasino si confà a chi ama la libertà mentale, i piaceri della vita, uno sguardo acuminato della vita, spiritoso nelle cose e su gli uomini. Gli andirivieni tra quanto si vede ed il già visto. lnsomma a chi predilige la buona letteratura di viaggio, poichè qui si dimostra, una volta di più,come questa forma di scrittura tenda uno sguardo totale nella vita. Proprio grazie alla sua prima caratteristica : La divagazione. Leggendo " Dall'Ellade a Bisanzio " si trova una passata generazione, quasi buffa nel vestire, addobbarsi, sempre tanti maschi e le femmine da conquistare anche contare. Piatti di cibi omerici, talmente grassi ed unti-fritti-tanto pepe ed odori, vero trionfo del lusso che una volta costavano patrimoni. Ci sono naturalmente attente descrizioni dei vari siti, musei dell'antichità classica, ragione prima del viaggetto di formazione :" questo sensazionale Poseidone nudo e bronzeo a gambe e braccia divaricate, da indimenticabile notturno, sul peschereccio, fra branzini e spigole sotto le stelle". Arbasino, si sa, è uomo coltissimo con memoria prodigiosa. Il gioco dei rimandi è inininterrotto, di qualsiasi cosa si parli il lettore resta stordito. Prevale sempre il desiderio di conoscenza dello scrittore-viaggiatore pari al disincanto. Come quando si trova a Delfi sotto un ardito sole, solamente per toccare-vedere " inclite pietre metafisiche". E va giù duro Arbasino anche quando definisce l'antica Delfi niente di più che un'impresa affaristica su basi religiose, ci sono gang di guru per impiantare la giusta speculazione commerciale. Se poi a cantare la Norma a Epidauro c'è la Callas divina, l'entusiasmo è esplicito. Appare immancabile la "soirè tragica" ove prevale la noia e senso del ridicolo. Poi arriva finalmente il treno che porta ad Olimpia. Ma il viaggio è sporco nella vetturetta antica per cui guardare il paesaggio che fuori corre, pare ricordare quasi luoghi italiani. La meta sarà il più bel luogo della Grecia, così verde, dopo tantissimi sassi desolati. L'obbiettivo raggiunto è quello di evitare il prossimo turismo di massa e l'arrivo ad Olimpia, la cui entrata è "quasi bella come l'arrivo a Castelfusano per la Cristoforo Colombo, in pineta". Non soffermarsi troppo sulle belle foto centrali : tanti giovani-bellezze-troppi ricordi. Libro intelligente , raffinato dunque , sempre da tenere in tasca.
1 commento:
Ch'io ti faccia i complimenti
Franco ormai lo trovi superato forse stucchevole
però vedere sul tuo blog quanto io ti rimetto fa sempre un certo effetto
positivo al minimo
io ti ringrazio per la pazienza e la bravura che immetti nello stendere i miei tribolati pezzi
servissero a qualcosa almeno
penso di si
bravo amico caro
dario
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